Storia dell’arrampicata libera dall’Alpinismo al Deep Water Solo (4-4)
di Guglielmo Magri, Istruttore della Scuola Franco Gessi di Bassano e collaboratore della Scuola Giuliano Mainini di Macerata
Il ritorno sulle grandi pareti
Aperture a spit dal basso
Naturalmente con questo stile la via non può essere considerata salita in libera in apertura a causa dei resting per piantare i chiodi.
Normalmente perciò l’apritore o i ripetitori ripercorrono la via successivamente cercando di salirla in libera senza utilizzare i riposi.
Con le vie aperte in questo stile nasce il concetto di “grado obbligatorio”, di grande importanza, ma di difficile valutazione.
Si tratta della difficoltà massima in libera fra una protezione e l’altra non eliminabile con passi di artificiale.
Dovrebbe essere valutato con la scala boulder, ma ciò non è semplice su una via di più tiri.
Arrampicata libera su vecchie vie artificiali
Una nuova tendenza fu quella di “liberare” vie aperte con l’uso dell’arrampicata artificiale.
Mauro “Bubu” Bole sulla via Couzy alla Cima Ovest di Lavaredo
Solitarie slegati su vie alpinistiche (free solo)
Si tratta di uno stile molto antico (vedi Paul Preuss), ma ultimamente balzato alla ribalta con svariate grandissime salite.
Hansjörg Auer sulla Via Attraverso il Pesce, Marmolada
Alexander Huber sulla Hasse-Brandler sulla Cima Grande di Lavaredo
Il ritorno del Boulder
Negli ultimi 10-15 anni la disciplina del boulder (già spinta in avanti dal francese Jacky Godoff negli anni ’80, NdR) l’arrampicata su massi ha avuto uno sviluppo impetuoso e molti forti scalatori si sono dedicati ad essa raggiungendo difficoltà molto elevate in singoli passaggi.
Gli ultimi sviluppi degli anni Duemila
La rincorsa al 9b
Negli ultimi anni è stato diverse volte dichiarato, ma spesso su tiri di lunghezza elevata e quindi aumentando la difficoltà con aumento della continuità.
Solo ultimamente sono stati dichiarati 9b su tiri di lunghezza.
L’arrampicata su monotiri su protezioni rimovibili (trad climbing)
In Inghilterra è una disciplina che esiste da sempre e che negli ultimi anni si è ulteriormente sviluppata e diffusa (trad climbing).
In questo tipo di arrampicata non viene valutato solo il grado tecnico, ma anche la pericolosità.
Sui gradi più elevati non è tuttavia importante la prestazione a vista.
In Italia si è cominciato a discutere e a rivalutare l’arrampicata su protezioni naturali, soprattutto in zone vocate a questo tipo di specialità (per tipo di roccia e conformazione).
A settembre del 2010 si è tenuto un primo raduno organizzato dal CAAI in Valle dell’Orco dove stanno nascendo nuovi monotiri in questo stile e dove si stanno rivalutando le vecchie vie aperte senza spit.
Arrampicata slegati su acque profonde
Questo stile, denominato Deep Water Solo unisce la semplicità del Free Solo con la relativa sicurezza dovuta alla possibilità di cadere.
Ultimamente anche Chris Sharma ha realizzato importanti salite in questo stile.
Il futuro è appena cominciato
Le prospettive future
Tanti tipi di arrampicata libera
Quale sia il futuro della scalata, non è ancora possibile dirlo, quello che è certo è che oggi esistono diversi tipi di arrampicata libera in cui anche se il gesto atletico è lo stesso, altrettanto non si può dire della filosofia e dei suoi interpreti principali.
Ci sono stati innumerevoli scontri e polemiche fra i fautori di uno stile o dell’altro, ma forse oggi tutti questi universi non sono più così distanti e l’incomunicabilità non appare più insormontabile come un tempo.
Non è più solo il chiodo ad espansione a fare da discriminante ma la forza, le idee, la fantasia ed il cuore degli arrampicatori stessi.
L’evoluzione riparte da qui…
Bibliografia
1. Storia del Free Climbing, Fabio Palma su Uomini e Pareti, Versante Sud;
2. L’assassinio dell’impossibile, Reinhold Messner in La Rivista mensile del CAI, 1968;
3. Settimo Grado, Reinhold Messner, 1973 Istituto Geografico de Agostini, Novara, e 1982 Görlich Editore, Milano;
4. La breve stagione del Free Climbing, Maurizio Oviglia, presentazione al Corso IAL CMI 2007;
5. Nuovi Mattini, il singolare 68 degli alpinisti, Enrico Camanni, 1998, I Licheni, Vivalda Editore;
6. Rock Paradise, Maurizio Oviglia, 2000 Versante Sud.
FINE
https://gognablog.sherpa-gate.com/storia-dellarrampicata-libera-1/
https://gognablog.sherpa-gate.com/storia-dellarrampicata-libera-2/
https://gognablog.sherpa-gate.com/storia-dellarrampicata-libera-3/
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Ciao Alessandro, ti chiedo davvero scusa per quanto ho scritto questa mattina, ma putroppo le pubblicazioni che mi arrivano su Facebook, probabilmente non mi sono arrivate per ordine,”non di certo per causa tua”..Ed allora non mi sono accorto… Infatti ero rimasto molto sorpreso perchè conosco la tua competenza nel campo.. Ne approfitto per ringraziarti per le bellissime, e interessanti cose che pubblichi.. e grazie ancora per avermi precisato il tutto.
Ciao.
SALVO.
Caro Salvo, forse non ti sei accorto che questa che hai letto è solo la quarta (e ultima) puntata.
Nella seconda (passa su con il mouse per vedere il link)
http://www.banff.it/storia-dellarrampicata-libera-2/
e nella terza (passa su con il mouse per vedere il link)
http://www.banff.it/storia-dellarrampicata-libera-3/
Manolo è stato trattato e citato (come sicuramente merita).
Leggendo l’evoluzione dell’arrampicata, trovo strano che non sia stato citato “MANOLO” colui che è stato il pioniere e l’evoluzione dell’arrampicata moderna, oltretutto essendo ancora oggi alla sua venerata età di 56 anni ad altissimi livelli…. Quale altro alpinista o arrampicatore è stato, e lo è ancora, per ben 35 anni a livelli alti? Anche se sono certo che a lui fa piacere non essere stato citato, perchè non ama farsi troppa publicità.. A lui piace semplicemente fare quello che fà, “scalare” senza confrontarsi con nessuno…