Strategie giovani e digitali per la montagna
di Alessandra Longo
(pubblicato su verticales.it il 27 marzo 2017)
Lettura: spessore-weight*, impegno-effort*, disimpegno-entertainment*
Sharing economy. Un nome nuovo per un concetto antico che da sempre vive sulle Alpi.
È la pratica della condivisione, dell’attività comunitaria capace di ottimizzare le forze in assenza di grandi risorse di proprietà. Nei borghi di montagna si concretizzava nell’uso dei forni in comune, nelle corvèe (i lavori collettivi di manutenzione agricola), nella gestione dei pascoli.
E oggi? Nelle borgate il senso di unione viene sempre meno e la condivisione passa sempre più dai social. Basta un click per rinnovare i legami? La solidità di una community resiste anche fuori dallo schermo?
Prevarrà la digital disruption che stravolge, se non elimina, interi settori di mercato?
Andrea Vailati, imprenditore in montagna. Un bel connubio tra digitale e ambientale
Con questa riflessione Andrea Albanese di SMMDayIt ha inaugurato il pomeriggio del convegno Montagna Futura. Strategie digitali e giovani delle Montagne di Lombardia tenutosi a Milano martedì 14 marzo 2017 a cura di ERSAF, Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste.
Strategie digitali non solo per i giovani. Tante teste bianche al convegno per lo sviluppo delle montagne di Lombardia organizzato da ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste).
La presenza web è un fatto imprescindibile. Le pmi (piccole e medie imprese) di montagna su questo versante faticano ancora. Arrancano per l’assenza oggettiva di connessione veloce. E va bene. Poco scuse invece per la ritrosia soggettiva. Ancora oggi, troppo spesso, l’imprenditoria in quota non coglie il digitale quale strumento di marketing. Esempi?
Siti aziendali che non rispondono alle esigenze degli utenti e un uso poco professionale dei social, una risorsa business che – solo su Facebook – coinvolge 1,87 miliardi di persone i cui 28 milioni in Italia. Tutti potenziali clienti che interagiscono quotidianamente attraverso lo smartphone per una durata media di 40 minuti.
Come cogliere questo straordinario bacino di utenti e potenziali clienti?
MOBILE
Inseparabili. Sotto i 40 anni la distanza massima che ci separa dallo smartphone è di 80 cm. I contenuti devono quindi essere necessariamente veicolati in forme responsive (visualizzabili da tutti i device: smartphone, tablet, ecc.), narrative (storytelling e video) e immediatamente comprensibili (seguendo i linguaggi più consoni ai vari canali, dalla sinteticità di Twitter al fascino visivo di Instagram).
CHATBOT E WHATSAPP
L’88% dei millennials, la generazione dei nati negli anni duemila, apprende quanto accade nel mondo attraverso i social e commenta in diretta eventi, notizie, aggiornamenti. I canali diventano non solo fonte di informazione, ma anche di dialogo diretto. In crescita lo sviluppo di chatbot, programmi che utilizzano la messaggistica per servizi di customer care, diffusione di offerte e promozioni, supporto negli acquisti su e-commerce, ecc.
CONTENUTI DI VALORE PER LE REALTA’ DI MONTAGNA
Il trash, il sensazionalismo, la compravendita di followers non giova alle imprese di montagna. L’acquisizione di una buona conoscenza degli strumenti propri della comunicazione digitale deve accompagnare una forte attenzione per i contenuti, visivi e testuali. Trasmettere un messaggio è come confezionare un dono. Lo si fa con attenzione e responsabilità. A maggior ragione in un contesto come quello alpino dove uno slogan o una foto possono indurre nel destinatario una percezione non aderente alla realtà con, talvolta, conseguenze drammatiche.
Quanto incide l’immagine mediatica della montagna adrenalinica, iperattiva, “no-limits” sull’eccessiva confidenza nelle frequentazione delle vette anche in condizioni non ottimali? E che conseguenze avrà la Suv-cultura sul rispetto dei divieti di accesso alle strade in quota per i mezzi motorizzati? I fuoristrada, imitando le gesta pubblicitarie, tentano di attraversare i tracciati sciistici: è successo nel 2016 a Pescara e lo scorso gennaio a Prato Nevoso e a Torgnon.
Interrogativi che ci spingono a ripensare la comunicazione di montagna su di una premessa etica, capace di orientare non solo le scelte di consumo dei clienti, ma soprattutto le loro azioni nella fruizione del “prodotto” montagna.
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