Temporale

Temporale
di Elisa Cortelazzo
(pubblicato su camoscibianchi.wordpress.com l’11 novembre 2022. Il post rientra nella rubrica “Il movimento delle donne solitarie”, curata da Emanuela Provera. Qui il link alla rubrica per coloro che fossero interessati a leggere ulteriori contributi)
foto di Elisa Cortelazzo

Era da diversi anni che ci pensavo e il 23 maggio 2021 sono finalmente partita da Finale Ligure per iniziare la traversata delle Alpi, che volevo esplorare e conoscere. L’ho fatta da sola, in una volta sola, tutte a piedi, allenandomi alcuni mesi, con uno zaino che conteneva un sacco da 15 kg di pellet. Ho concluso il mio viaggio il 9 settembre 2021 a Monfalcone e ora vi racconto una giornata tra tutte quelle che ho trascorso attraversando flora e fauna dell’arco alpino.

Allenamento psico-fisico prima della partenza e test attrezzatura

Ceresole Reale, Piemonte. È già mattina, e mi alzo controvoglia. Ho dormito così bene stanotte, su di un vero materasso! La mia tenda giace accartocciata tra due letti a castello, un guscio vuoto. Velocemente impacchetto le mie cose e le comprimo con movimenti meccanici nello zaino. Me lo carico in spalla e apro la porta della camera. Il mio umore cambia all’improvviso: sopra lo squallido cortile interno dell’ostello, dove gironzolano galline e tacchini, splende un cielo senza nuvole, e i fianchi della montagna sono rischiarati dall’alba. Scendo nel bar, al piano di sotto, dove la proprietaria mi sta aspettando con una deliziosa torta di mele, fatta in casa. Mi abbuffo, ringrazio, saluto e parto.

È una giornata tipicamente piemontese, ormai ci sono abituata: con una dritta, ripida salita di più di 1000 metri di dislivello, su un sentiero tutto pietre e scalini. Non posso dire di lasciare il paese dietro di me, ma sotto di me. Infatti, più procedo e più San Lorenzo diventa un piccolo puntino ai miei piedi, in basso ma non più lontano. Di fronte a me le montagne sembrano vicinissime, posso vedere tutta la strada che ho percorso il giorno prima. Mi trovo in una piccola valle laterale alla famosa valle dell’Orco, dove ho trascorso un giorno di pioggia e riposo a Ceresole Reale. Oggi è il 23 giugno 2021 un giorno importante, il trentesimo giorno di cammino! Sono partita esattamente un mese fa, lasciandomi alle spalle il mar Tirreno che bagna la spiaggia di Finale Ligure.

Lago d’Eugio 1875 m nel Parco nazionale del Gran Paradiso

Ho vissuto mille avventure e superato tante prove. I miei nervi a questo punto sono un po’ tesi, la pioggia sempre presente e la neve che ancora ricopre i passi più alti mi hanno tolto la gioia di ammirare la bellezza delle montagne, costringendomi a sentieri di bassa quota, a notti in ostelli e camminate nella nebbia. La mia meta, il mar Adriatico a Trieste, è ancora molto lontana, e mentre continuo a salire penso a come affrontare i prossimi giorni con maggior entusiasmo. Intanto la giornata di oggi non si differenzia dalle altre: dopo molta fatica per superare 1200 metri di dislivello verticale, raggiungo finalmente il passo e mi ritrovo nella nebbia. Così inizio la discesa senza neppure fermarmi, e arrivo al lago d’Eugio. Il cielo è plumbeo e non promette niente di buono, ma mi fermo ugualmente per un pranzo veloce in cima alla diga. Inaspettatamente una porta si apre alle mie spalle, e dalla casa del guardiano esce un ragazzo sorridente, che con la mano mi fa cenno di entrare. Mi chiede di me, cosa faccio e dove sto andando, e soprattutto, come mai sono da sola? Sono abituata a queste domande e alla faccia stupita, mista a rimprovero, delle persone quando rispondo che la mia è una scelta: ho intenzione di camminare da sola per quattro mesi. Ma stavolta è diverso, Andrea e il suo collega mi ascoltano affascinati, mentre una moka borbotta sul fuoco. Purtroppo, non posso restare, fuori il cielo è sempre più scuro, così li saluto e ricomincio a salire tra mughi e rocce affilate. Le prime grosse gocce cadono sul mio zaino, facendomi accelerare il passo. Arrivo al valico nella nebbia fitta, seguo i bolli rossi dipinti sui sassi, fino a raggiungere il bivacco Blessent.

Bivacco Blessent 1970 m

Questo bivacco mi fa pensare al castello errante di Howl1: un salvifico riparo che sbuca dalla nebbia nel momento opportuno, ugualmente storto e sgangherato. E ugualmente magico. Mi arrampico sulla scaletta che porta all’ingresso, e come chiudo la porticina il cielo si apre con un possente tuono, e inizia a rovesciare sulla terra acqua mista a ghiaccio, con una furia incontenibile. Io rido di gioia nel mio angusto riparo, sporco di cacche di topo e troppo basso per stare in piedi.

Interno del bivacco Blessent

Gonfio il materassino per non sdraiarmi sui materassi sudici, e mi lascio cullare dal rombo del temporale, chiuso ermeticamente fuori dal mio riparo. Passa più di un’ora prima che la natura si plachi. Quando anche le ultime gocce hanno smesso di picchiare sul tetto apro la porta del bivacco e infilo svogliatamente la testa fuori. L’aria fredda mi congela il naso, mentre un raggio di sole mi acceca per un momento. Quando apro gli occhi resto senza fiato. Le nuvole lasciano filtrare raggi di luce, che piovono sulle montagne bagnate in fasci dorati, illuminando le cime attorno a me. Esco dal bivacco emozionata, e quando mi giro a momenti faccio cadere la macchina fotografica per lo stupore: un enorme arcobaleno incornicia la valle. I suoi colori sono così vividi che appare come qualcosa di materiale, un ponte colorato che unisce i due versanti della valle, dal punto dove sono partita ieri a quello dove andrò domani.

Sembra un messaggio che leggo come fosse rivolto a me, per festeggiare il mio mese sul cammino, per dirmi che posso continuare, perché anche la pioggia prima o poi finisce. Con le lacrime agli occhi rimango immobile finché i colori non si affievoliscono per lasciare il posto alla notte. Mi infilo nel sacco a pelo con una nuova certezza: non importa quanto pioverà e quanto sarà difficile, porterò a termine il mio viaggio, perché la bellezza è dietro ogni angolo!

Arcobaleno

Elisa Cortelazzo, classe 1994, è amante della montagna e appassionata di lunghi trekking ad alte quote. Nata e cresciuta in città, a Padova, un ambiente che le è sempre stato stretto. Lo scoutismo le ha insegnato l’amore per il cammino, il CAI quello per l’alta quota. Ha studiato scienze forestali con il sogno di trasferirsi finalmente tra le sue amate Dolomiti. Dopo vari pellegrinaggi e lavori occasionali ha deciso di realizzare il sogno di percorrere a piedi tutte le Alpi, e cercare la sua strada tra i monti. L’ha infine trovata nella bella Val di Zoldo, e nel lavoro di Guida Escursionistica.

Temporale ultima modifica: 2022-12-24T05:24:00+01:00 da GognaBlog

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7 pensieri su “Temporale”

  1. Finalmente ognuno apre un po’ di cuore.
    Bei commenti. 
    Da GognaBlog.
    Che ognuno mediti su ciò che ha vissuto appieno, o sui suoi rimpianti. Tanto non saremo mai sinceri del tutto, o forse solo restii, come giusto, a parlare di quello che ci portiamo sulle spalle.
    Vedere ragazze o ragazzi che provano, fanno, raccontano, è occasione sempre di belle sensazioni e fa spumeggiare ricordi.
    In un modo o nell’altro.
    Qui leggo tutto un gruppo, tra quelli che mi piace leggere di più. Colgo l’occasione per augurarvi buone feste!

  2. Marcello, ispirato.
    C’è un passo successivo alla segnalazione del modo del creare soffocato da quello del ripetere.
    È quello di esprimerlo non solo come critica ma come elemento sostanziale da rivalozziare affinché l’opera sia compiuta con uno spirito più ampio di quello personale, affinché raggiunga quello comunitario, politico, culturale.
    Farsi carico del male del mondo (qualunque sia) è la sola modalità di emissione di energia idonea a ridurlo. Denunciare il proprio resta un semplice interesse personale. Un modo tende a passare, l’atro a creare conflitto.

  3. «Meglio seguire il cuore che la testa che poi si rischia di diventare come certi che scrivono anche in questo blog che, brrr.»
     
    Costoro dicono invece che, cosí facendo, non si segue il cuore ma si ragiona “di pancia”.
    … … … 
    Con l’esperienza di vita io consiglio a un giovane: «Va’ dove ti porta il cuore, ma durante il viaggio usa la testa».
     
    La frase è suggestiva, ma nella pratica esistono ampi margini di interpretazione, variabili da una persona all’altra.
    Giunti poi all’età in cui si tirano le somme, il giudizio finale non potrà essere che uno dei tre che seguono: 1) ci si pente di quanto fatto; 2) si rimpiange quanto non fatto; 3) si è felici di quanto fatto, ma al contempo la nostra carne viva si accorge che ciò che fummo ora non siamo piú.
    Cosí è.

  4. Una vera passione è totalizzante.  Gli/le appassionati/e di qualcosa, se hanno il pensiero di come arrivare a fine mese, significa che non hanno passione abbastanza. E da soli è tutto più facile. Si può vivere con poco, se non ti fa schifo dormire sulle vacche di topo, almeno all’inizio. 
    Se a 20 anni non sei libero/a di poterti prendere 4 mesi da impegnare in quello che ami di più,  significa (tranne rarissimissimi casi) che hai sbagliato tutto.
    Il sistema studio-lavoro-famiglia per com’è concepito dalla maggior parte di noi è una forzatura che presto diviene noia e piattezza facendoti buttare gli anni migliori.
    Il nomadismo era la nostra origine, farlo per 4 mesi nella vita, mi sembra persino poco.
    Meglio seguire il cuore che la testa che poi si rischia di diventare come certi che scrivono anche in questo blog che, brrr.

  5. Un grande in bocca al lupo!
    E beata te, che sei tra i pochi fortunati a poterti permettere di dedicare mesi a queste belle esperienze.

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