TSM 2021, uno slalom l’ampliamento sciistico sul Terminillo
di Ines Millesimi
La neve sul Monte Terminillo, considerato storicamente “la montagna di Roma”, è arrivata per tutti e il merito non è di nessuno. E questa è una buona notizia. Il CoViD-19 ha fatto scoprire agli italiani le montagne, la soddisfazione di stare all’aria aperta e di godere di quello che i monti e le vallate sanno offrire in termini di naturalità, attività e servizi. Il Monte Terminillo 2217 m se visto dalla città appare isolato con una netta forma trapezoidale e i versanti ricadono su 5 Comuni nella Provincia di Rieti. Ultimamente è balzato al centro dell’attenzione e della frequentazione turistica con code incredibili di macchine e congestioni presso bar e ristori. Nuovi turisti e vecchi frequentatori della montagna di prossimità si sono riversati sul Terminillo che negli anni addietro era caduto in abbandono e non riusciva a riguadagnare punteggio rispetto ai suoi favolosi anni ‘60 e ‘70, poiché sono più competitive le offerte turistiche improntate sullo sci nelle località dell’Appennino abruzzese, soprattutto per le reti di trasporto.
Invece il trend si è capovolto all’improvviso. Tutte le seconde e terze case affittate, tutti gli hotel pieni da giugno 2020. Senza spendere un soldo di pubblicità il Terminillo ormai è ritornato a essere per tutti “bellissimo”, “meta da sogno”, “un paradiso naturale”, “una meta da vacanza”, “un gioiello di cui non conoscevamo l’entità”. Così si legge sui Social, con tanto di gruppi “Amo il Terminillo”. La RAI gli ha dedicato servizi speciali come la recente puntata di “Linea Bianca”. Questa novità si inserisce in un contesto di gusti sociali in cambiamento. Il vero miracolo attualmente è la scoperta della montagna grazie a due fenomeni imprevedibili, la pandemia e ora la tanta neve.
Ci sono coloro che dicono che il Terminillo non può restare un posto “per cervi vecchi”, e che sarcasticamente se la prendono con gli ambientalisti che lamentavano “sul Terminillo non nevica più”. I bruschi e repentini cambiamenti climatici mostrano che ci possono essere annate formidabili in tema nevicate, ma i ghiacciai continuano a ritirarsi e intanto gli scienziati ricordano il 2020 come l’anno record più caldo dell’ultimo decennio (https://scienze.fanpage.it/perche-la-neve-che-sta-cadendo-in-italia-non-smentisce-i-cambiamenti-climatici). Abbiamo interpellato Marina Baldi, climatologa del CNR tra i firmatari dell’appello al Presidente Mattarella sul tema Climate change and Global Warming: “Dopo un autunno particolarmente mite, a dicembre le perturbazioni hanno iniziato a fare il loro ingresso alle nostre latitudini portando precipitazioni anche intense e diffuse e una situazione meteorologicamente ben più dinamica. La neve è comparsa sulle Alpi e sull’Appennino centrale, anche a quote relativamente basse. Intorno all’Epifania, la tempesta “Filomena” si è abbattuta sulla Spagna e ha dato luogo a nevicate abbondanti anche a Madrid, ed ha attratto aria più fredda, polare-marittima, sull’Italia, facendo scendere le temperature soprattutto sull’arco alpino. La neve è caduta sulle Alpi e sul centro-sud tirrenico (Emilia, Toscana, Umbria, Lazio), e Sardegna. Quindi tanta neve e a bassa quota in Appennino, anche se i quantitativi non sono stati comunque “da record”. A causa delle temperature non sufficientemente basse, il manto nevoso risulta non consolidato, di breve durata e instabile, con elevato rischio valanghe, come più volte è stato registrato negli anni recenti, complici i cambiamenti climatici ed inverni non sufficientemente freddi”.
Leggiamo le carte
Nel mentre, il progetto di ristrutturazione e ampliamento sciistico TSM (ne abbiamo parlato il 10 giugno 2020, vedi https://gognablog.sherpa-gate.com/terminillo-stazione-montana-un-progetto-decisamente-fallimentare) è quasi arrivato al termine del suo lungo e complesso iter amministrativo, ma non è completa la lista delle valutazioni per l’autorizzazione finale. La politica bipartisan che sponsorizza il progetto brinda e festeggia, salvo poi rileggere con maggiore attenzione le carte e riaversi da un brutto sogno (ad uno dei Comuni è stato respinto il nuovo impianto sciistico, tra i più impattanti del sistema, quello che doveva collegare Sella di Cantalice agli impianti di Campo Stella in Vall’Organo). Intanto i tecnici valutatori della Regione Lazio sono ancora a lavoro e in trincea. I politici e i tecnici non hanno la stessa formazione, gli stessi ruoli e obiettivi, spesso giungono a conclusioni opposte soprattutto quando si parla di governance, di scelte di complessità e di futuro sostenibile per la Next Generation EU. Il che rende questa progettualità un vero slalom.
Con tanta neve il 31 dicembre è arrivato il parere di Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA) positivo, anticipando in modo inusuale l’imminente parere definitivo della VIA (Valutazione d’impatto ambientale), ma con qualche bocciatura e con significative prescrizioni, a riprova che la valutazione riconosce soprattutto l’impatto estensivo sulla grande faggeta da tagliare, il bosco della Vallonina, per farne piste da sci che insistono su zone a conservazione speciale tutelate dall’Unione Europea da una specifica direttiva. La VINCA, in sintesi, dichiara: bocciatura dell’impianto a Sella di Cantalice, partire prioritariamente dal bacino preesistente, utilizzare il trasporto delle seggiovie solo d’inverno e chiuderlo d’estate, chiedere lumi su costi economici e ambientali dell’innevamento artificiale.
All’oggi 12 gennaio manca il parere di Valutazione d’Impatto Ambientale che può giungere con ulteriori prescrizioni, e infine l’autorizzazione definitiva all’apertura dei cantieri. Sono giorni quindi di grande tensione e spaesamento. Aspettative e realtà dei fatti non coincidono tra i Comuni interessati al progetto, tra i soggetti portatori di interesse, tra gli schieramenti politici, ognuno dei quali si prende pubblicamente il merito di una presunta “vittoria”, tra i cittadini divisi in due schieramenti opposti. Le comunità sono divise tra i fautori del Sì TSM che si muovono in nome del lavoro e del rilancio dell’economia turistica promessi dal business plan TSM e i fautori del No TSM i quali, forti di un cartello di 20 associazioni ambientaliste (tra le più note il CAI Lazio, WWF Lazio, Mountain Wilderness Italia, Salviamo l’Orso, ecc.) temono lo scempio della montagna, prestiti ingenti e bilanci in rosso per i Comuni uniti nel consorzio di gestione dei nuovi impianti e movimenti di terra di ruspe che eroderanno a macchia di leopardo il territorio, in attesa di nuovi e potenziali investitori privati, sempre che arrivino con capitali puliti e non grazie a infiltrazioni malavitose, come è accaduto purtroppo in qualche parte d’Italia. Ora i politici pensano di inserire la progettualità del Terminillo all’interno del Recovery Found, forti del fatto che si tratta di zone svantaggiate che hanno subito la tragedia della sequenza sismica del 2016-17.
Cambieranno per sempre i pendii, si taglieranno ettari di faggete e si rimodellerà la montagna a proprio uso e consumo. E’ utile ricordare le parole del noto scrittore Paolo Cognetti, anche se sul Terminillo sono previste nuove seggiovie, non funivie: “Poi lo scivolo va innevato, perché è ormai impossibile affrontare l’inverno senza neve artificiale: a monte della pista viene scavato un enorme bacino, riempito con l’acqua dei torrenti d’alta quota e con quella dei fiumi pompata dal fondovalle, e lungo l’intero pendio vengono posate condutture elettriche e idrauliche, per alimentare i cannoni piantati a bordo pista ogni cento metri. Intanto decine di blocchi di cemento vengono interrati; nei blocchi conficcati piloni e tra un pilone e l’altro tirati cavi d’acciaio; all’inizio e alla fine del cavo costruite stazioni di partenza e d’arrivo dotate di motori: questa è la funivia. Mancano solo i bar e i ristoranti lungo il percorso, e una strada per servire tutto quanto (https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/03/montagne-distrutte-e-costi-in-aumento-quando-sciate-fateci-caso)”.
Colpisce la posizione isolata di Legambiente Circolo di Rieti che difende a spada tratta questo progetto di ampliamento sciistico che, secondo loro, produrrà invece un impatto modesto perché insiste in zone parzialmente antropizzate, e che permetterà, nelle misure di mitigazione previste, il recupero dei Vivai Forestali, una proposta di rilancio green avanzata dallo stesso circolo di Rieti. Tutto ciò cozza con quanto sostiene Legambiente nazionale, che definisce il caso Terminillo “un accanimento terapeutico” (https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2020/03/dossier-nevediversa-2020.pdf) e che sta ora stilando il nuovo rapporto nazionale sulla neve con gli scellerati progetti impiantistici a Cortina e sul Monte Catria, nelle Marche.
In più l’attenzione sul “caso Terminillo” è alta anche sulle Alpi dopo l’intervento di Messner apparso sulla Gazzetta dello Sport a tutela della montagna e contro i maxi ampliamenti sciistici fuori luogo, fuori tempo e a basse quote in Appennino. Sono state strumentalizzate le sue parole con titoli gridati di recente, quando il fuoriclasse degli Ottomila ha difeso i lavoratori della montagna (https://www.rainews.it/tgr/trento/video/2021/01/tnt-messner-lancia-allarme-montagna-c5d25198-3b47-41cb-88f3-a83b3f609f7e.htmlhttps://www.rainews.it/tgr/trento/video/2021/01/tnt-messner-lancia-allarme-montagna-c5d25198-3b47-41cb-88f3-a83b3f609f7e.html). Ci sono stati a seguire articoli sulla stampa nazionale (La Repubblica, Il Fatto quotidiano, Il Manifesto) a riprova che il caso Terminillo non è solo d’interesse locale, ma è un modo di operare comune per convincere i territori sulle Alpi, come sugli Appennini: non importa a quale quota, si scassa la montagna vuota e si consegna allo sci da discesa perché porta reddito “certo” ai territori.
Ne è prova il recente articolo del 23 dicembre di Pietro Lacasella che sulla sua pagina Alto-rilievo/Voci di montagna molto seguita su FB, intitola “Dal Terminillo a Passo Rolle: la scommessa continua” . E precisa: “La formula è quindi molto simile a quella attuata dai giocatori più compulsivi: anziché mollare e guardare altrove, alzano la posta nella speranza di recuperare ciò che hanno perso. Con la piccola sottolineatura che, in questi casi, i soldi e i territori scommessi spesso sono quelli della collettività”.
Diamo i numeri
TSM Terminillo Stazione Montana Turismo Responsabile è un progetto molto ambizioso per la ristrutturazione e l’ampliamento degli impianti sciistici sul Monte Terminillo nato nel 2008, legge regionale n. 3, su iniziativa dei progettisti che hanno consegnato ai politici, alla Provincia di Rieti, alle associazioni di categoria, ai sindacati questa intuizione: unire due bacini sciistici piccoli e in crisi, distanti geograficamente tra loro e creare lo scavalco della montagna per dare lavoro, sviluppando al massimo il turismo di massa. Per fare ciò si sarebbe operato con la delocalizzazione degli impianti abbandonati e, in compensazione, si sarebbe provveduto all’interramento dei tralicci dell’Enel, si sarebbe intervenuto con il taglio di faggete lungo il tracciato e con la piantumazione di nuovi alberi in altri luoghi imprecisati della Regione (metodo compensativo sostenibile, la legge lo prevede); inoltre si sarebbe cercato di seguire, laddove possibile, il tracciato della strada, per dimostrare che gli interventi proposti per i nuovi impianti e le piste da discesa avvenivano in luoghi antropizzati; infine si sarebbero costruiti nuovi rifugi per dare lavoro, nuovi parcheggi, nuovi bacini di raccolta di acqua piovana per l’innevamento artificiale, in considerazione che le piste sono tutte sotto i 1900 m, fuorché una nuova che si sarebbe andata a creare proprio grazie allo scavalco tra le due valli. Facendo un conteggio di massima, per sciare in pista gli sciatori passerebbero più tempo seduti sulle seggiovie, fermi sui nastri trasportatori dotati di cappottina in plexiglass per ripararsi dai venti e in fila in macchina per raggiungere le piste dalla capitale.
Questo il progetto in sintesi: 10 seggiovie, 7 tapis–roulant, 37 km di nuove piste, 7 rifugi, 2 bacini di raccolta acqua piovana, 17 ettari di bosco tagliati nella Vallonina, bosco di altissimo pregio con alberi vetusti (tra i 150 e i 200 anni, con alcuni esemplari che potrebbero risalire a 400 anni, perciò protetto da Rete Natura 2000), circa 8,7 km di trincee su praterie non riproducibili. “Il tutto in un’area che prevede la presenza di aquila reale, lupo, orso, e che doveva essere candidata a sito UNESCO proprio per le sue antiche faggete”, dichiarano i Verdi ed Europa Verdein un loro comunicato, presentando ricorso presso l’Unione Europea (https://www.ilmessaggero.it/rieti/rieti_terminillo_stazione_montana_verdi_ricorso-5680729.html). Il finanziamento ammonta a 20 milioni di euro di soldi pubblici da parte della Regione Lazio, ma il progetto complessivo stimato del TSM è oltre i 50 milioni di euro + IVA. Chi mette gli altri 30? Risposta: una cordata di privati. Finora mai palesati, dal 2008. In realtà la spesa sarà molto più alta ogni anno che passa. Nel frattempo un Comune, quello di Leonessa, è riuscito a spendere la propria quota parte e a risistemare gli impianti sciistici preesistenti a Campo Stella.
All’oggi restano 11.500.000 euro di soldi pubblici da spendere prima della scadenza dello stesso finanziamento, già da troppo tempo congelato; infatti il progetto era sotto l’osservatorio della Corte dei Conti che hanno messo in mora i sindaci per non aver speso i soldi regionali (https://www.ilmessaggero.it/rieti/terminillo_stazione_monatna_daniele_sinibaldi_regione_progetto-3581826.html; https://www.ilmessaggero.it/rieti/terminillo_stazione_monatna_daniele_sinibaldi_regione_progetto-3581826.html).
Perché tutto questo tempo? Sembra un vestito usato troppo corto che la sarta deve confezionare come abito da sera lungo, ma la stoffa non c’è. Anche grazie alle pressioni del cartello degli ambientalisti che hanno prodotto negli anni le osservazioni, il TSM ha subito degli stop, delle bocciature nel corso del complesso iter amministrativo da parte dei tanti uffici preposti alla valutazione. Nel corso degli anni si passa a un restyling: dopo TSM1, giudicato non sufficiente perché ancora troppo impattante sull’ambiente, si ha il TSM2, più ridotto nell’impatto. Ma non si molla il concetto di fondo: il collegamento delle valli e lo scavalco, costi quello che costi in termini di perdita di ambiente, habitat, paesaggio, finanze pubbliche e poi ricerca prevedibile di assistenzialismo per far quadrare le casse dei Comuni. Il business plan del TSM2 parla per certo di 310.000 presenze nel 2025, con un flusso di cassa sempre positivo e crescente. I sindacati sono convinti che ciò porterà più di 4.500 posti di lavoro (https://corrieredirieti.corr.it/news/home/1593129/terminillo-sindacati-progetto-tsm2-portera-oltre-4-500-posti-di-lavoro.html).
Il Terminillo diventa in definitiva il nuovo Eldorado, una straordinaria storytelling che affascina tutti. Una parte della gente si convince che questa promessa ottimistica sia già realtà e si schiera a favore. Il sentire comune è conquistato da questa favola: non leggono i documenti ma i titoli dei giornali online con dichiarazioni pro TSM, non vogliono sentire critiche o dubbi, “gli ambientalisti sono quelli del no e non sanno proporre alternative”. Agli ambientalisti in realtà vengono concessi pochissimi minuti di replica nelle interviste in tv e nessun tavolo istituzionale serio per concertare con un ruolo di pari grado una più autentica visione del rilancio del Terminillo.
Scossone mediatico e nuovi scenari
A luglio 2020 le 19 associazioni ambientaliste riunite sotto un unico fronte #NOTSM lanciano una petizione nazionale, in meno di un mese raccolgono oltre 15.000 firme che consegnano in Regione Lazio organizzando flash mob con mascherine e striscioni su diversi punti interessati agli impianti, contemporaneamente. Si registrano subito le reazioni scomposte e irritate dei sostenitori, tanto che una piccola frangia su FB trascende con toni di minaccia, sarcasmo e derisione con l’utilizzo strumentale e illecito delle immagini personali dai profili altrui. Oggi il cartello rilancia la petizione giunta a quota oltre 17.000 firme: https://www.change.org/p/regione-lazio-salviamo-terminillo-fermiamo-un-progetto-inutile-e-dannoso-notsm.
Le Associazioni scelgono di non denunciare e di non avere paura a parlare anche individualmente, non solo attraverso comunicati stampa sotto un solo cartello. Hanno più volte evidenziato con le loro puntuali osservazioni le criticità, anche in merito alla procedura di un progetto complessivo non scorporabile, su cui i proponenti hanno messo le mani più volte in tanti anni per rientrare via via nelle norme di tutela e salvarne la visione di partenza: il grande circo bianco di impianti di sci da discesa che circumnaviga il massiccio per collegare le due stazioni sciistiche già in essere (ma da riammodernare), quella storica nel Comune di Rieti a Pian de Valli e quella nel Comune di Leonessa di Campo Stella (Ines Millesimi, Terminillo: futuro nero per il turismo bianco, “Trekking & Outdoor”, n. 3, agosto – settembre 2020, pp. 48-57). Quest’ultima è riuscita nel suo intento, nel Leonessano oggi si pratica lo sci da discesa e vengono battute le piste di fondo, c’è lo spazio riservato alle famiglie con figli per divertirsi con lo slittino, c’è la possibilità di fare scialpinismo e ciaspolate. A Pian de Valli gli impianti di risalita per la gran parte sono chiusi, ancor prima delle norme antiCoViD-19, perché obsoleti e si deve rinnovare la concessione.
Tantissimi turisti non solo reatini, intanto, si sono riversati nella zona per praticare fondo, scialpinismo, ciaspole, o solo per passeggiare facendosi selfie sulla neve; tantissime famiglie hanno scelto il Terminillo per passarvi qualche giorno con i loro figli, hanno dormito e mangiato in quota, fatto acquisti e rilanciato l’economia nei giorni in cui non c’erano zone rosse.
Si è ancora in tempo per scongiurare degli interventi irresponsabili ed economicamente fallimentari, sempre con soldi pubblici, su un massiccio pregiato e piccolo come il Terminillo, facendo avanzare il cronoprogramma dei cantieri in base agli investimenti, cantieri che resteranno aperti e incerti in questa crisi economica globale e scempieranno irreversibilmente il territorio, molto meno vasto di quello che si percepisce. Ogni paragone con le catene montuose delle Alpi e delle Dolomiti è fuori luogo, perché il Terminillo è piccolo. Chi non è favorevole al ripristino della Stazione sciistica a Pian de Valli? E’ nata tanti anni fa del secolo scorso, è storia del territorio ed è stata abbandonata non certo per colpa del cartello ambientalista.
Le associazioni hanno prodotto critiche e argomenti per la salvaguardia di questa montagna, oggetto di un ventennale assalto della monocultura dello sci, ma hanno anche fornito proposte e strumenti per rilanciare l’economia delle aree interne, a cominciare dalla banda larga che favorirebbe il ripopolamento dei giovani e “diversamente giovani” che vogliono trasferirsi un po’ di tempo in valle o in montagna per avere uno stile di vita meno convulso. In epoca di smartworking in cui non è più obbligatorio legarsi a un luogo fisico fisso in cui lavorare i “ritornanti” possono rappresentare anche questa categoria.
Quando si chiedono le alternative per una riqualificazione e per un rilancio, l’elenco è semplice: ammodernare subito gli impianti sciistici sulla Stazione storica di Pian de Valli rimodulando il TSM rapidamente, il rischio è di perdere il finanziamento. Mettere a sistema tutte le attività sportive e ricreative con accompagnamento o senza: sci di fondo, scialpinismo, ciaspole, piste per lo slittino dei bambini, trekking, bike, e-bike, passeggiate turistiche e tematiche per le persone con scarso allenamento per raccontare la storia dei luoghi, delle vallate e dei personaggi che hanno fatto la storia del Terminillo e della località turistica. Potenziare e differenziare per qualità e offerta il ristoro e l’accoglienza anche con B&B e servizi chiavi in mano per i weekend lunghi. Rendere attivo il cinema-teatro ristrutturato e molto capiente. Realizzare un grande parco giochi gratuito per bambini progettato in legno e fruibile anche da bambini con disabilità per favorire l’integrazione. Sistemare la palestra e gli spogliatoi del Campo d’Altura, oggi ecomostri in cemento abbandonati. Potenziare i servizi (mettere un ufficio turismo e un polo informativo per prenotare passeggiate, realizzare la banda larga, un punto bancomat, potenziare i noleggi di attrezzature compresa l’e-bike, inserire un sistema di pulmini elettrici per decongestionare il traffico privato). Organizzare gite a cavallo. Riutilizzare l’ex piscina coperta, mai finita, per farla diventare un centro di attività indoor (palestra di arrampicata, centro del gusto ed enoteca, spazio benessere e palestra discipline dolci). Nelle vallate favorire nuove opportunità di piccola imprenditoria legate alla dimensione turistica, agricola, zootecnica, di gestione del bosco e della selvicoltura nel solco della tradizione e dell’innovazione, con la riscoperta di produzioni locali della terra e prodotti di biodiversità a marchio unificato. In generale è sempre auspicabile facilitare l’accesso alla terra per un’agricoltura sostenibile di prossimità perché la pianura è legata alla montagna e usufruisce delle sue risorse: il massimo di biodiversità e di varietà geo-morfologica e climatica, l’acqua, alberi e piante che contrastano il dissesto idrogeologico.
Bisognerebbe superare il tempo di fronti contrapposti, ma cooperare affinché sul Terminillo tutte le attività sportive siano di pari grado, d’estate e d’inverno. Ed essere fermi nel salvare lo scavalco e il collegamento dei due bacini sciistici.
Ci sono pressioni forti di tante persone e giovani che hanno a cuore l’ambiente, e sono state completamente inascoltate. Perché non esiste solo il target degli sciatori di pista come turisti sul Terminillo e in Vallonina. E la vera e duratura riqualificazione della montagna nasce dall’equilibrio di realtà differenti, dalla coesistenza pianificata e cooperativa di funzioni e istanze diverse, non da stereotipi fuori tempo e fuori luogo, dall’inseguimento di trend dalle traiettorie passeggere abbarbicate al tornaconto economico individuale e istantaneo.
Una diffida spedita a tutti gli Uffici
Per scongiurare questo, in vista dell’ultimo parere decisivo della Valutazione d’Impatto Ambientale, è partita il 7 gennaio la diffida formale da parte del cartello ambientalistaTerminillo, mentre i Verdi hanno pronto il ricorso in sede europea e il comune di Cantalice, messo al palo, minaccerebbe il ricorso al TAR.
Se si inizia con le opere sulle quali c’è un pieno accordo, c’è il tempo poi per verificare se il rilancio dell’economia sul Terminillo è sufficiente per soddisfare le domande, non solo la domanda dello sci da discesa. Bisogna rispondere a nuovi stili di vita più moderni e attuali che sono cambiati, anche sul piano dell’abitabilità in montagna; le riserve economiche sono poche e i presupposti normativi, con un’attenzione sociale e politica diversa, dovrebbero dare dignità e visibilità alla montagna, luogo di altezze dove si produce e si consumano le riserve pulite del pianeta.
Su Cantalice, Micigliano, Leonessa (comuni interessati al progetto TSM) arriveranno parte dei fondi europei relativi alla Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI, per il 2021 complessivamente in Italia oltre 31 milioni di euro), che rappresenta la politica innovativa di sviluppo, di ripopolamento e di coesione territoriale più moderna, con sostegno della competitività territoriale sostenibile, al fine di contrastare nel medio periodo il declino demografico sulle aree interne. E’ tempo di mettersi attorno al tavolo con un nuovo atteggiamento politico e amministrativo non più basato su logiche vecchie, e co-progettare la visione di tutto il territorio del Terminillo e dei Monti Reatini per non perdere definitivamente le opportunità. La Montagna playground, come viene stigmatizzata da Mauro Varotto nel libro Montagne di mezzo (Einaudi 2020), è uno stereotipo da superare, è una montagna imprigionata in una insostenibile caricatura, un non luogo, una reiterazione generalizzata e pervasiva di pochi caratteri. Terminillo non serve al pubblico urbano, non è oggetto di consumo, è fruizione democratica per tutti. Non può ritornare a essere un panorama arcaico di montagna senza uomo, né proprio ora essere lasciato andare alla sua inerzia, tra scarti e nuovi abbandoni. Dove sono le persone di talento che capiscono, curano, cooperano e promuovono la complessità e l’unicità del luogo?
Non si dovrebbe continuare a operare in termini di contrapposizioni inconciliabili con i Comuni interessati. Ciò ha fatto comodo alla vecchia politica ed è un atteggiamento estraneo alla complessità del 2021 e delle sue nuove sfide. Bepi Mazzotti nel XX secolo diceva che “il cittadino, imponendosi col diritto del numero e del denaro, vuole che la montagna sia non com’è, ma come la sua invadente superficialità la desidera”. Ma è possibile nel XXI secolo una nuova via.
Comunicato stampa del cartello delle Associazioni Ambientaliste
8 gennaio 2021 (vedi in alternativa https://www.rietinvetrina.it/tsm2-associazioni-ambientaliste-il-2021-sancira-linsostenibilita-economica-e-ambientale-del-progetto/)Terminillo
Addendum 1
E’ dell’ultimo momento la notizia delle reazioni alla bocciatura da parte della Corte Costituzionale e alla diffida. Su formatrieti.it del 10 gennaio 2021 si legge:
“Molte sono le preoccupazioni derivanti dalla bocciatura del Piano territoriale paesistico regionale (Ptpr) del Lazio da parte della Corte Costituzionale (sentenza n.240/2020), il Presidente della Provincia di Rieti, Mariano Calisse, da sempre vicino al mondo dell’imprenditoria locale, si unisce a professionisti e aziende che vedono sfumare una importante opportunità data fino ad ora per assodata: ‘Gli obiettivi del Superbonus 110% già difficilmente raggiungibili dati i vincoli urbanistici, saranno ancora di più complicato conseguimento con la notizia della bocciatura del Ptpr della Regione Lazio, così come un impatto negativo si avrà per tutti coloro che hanno richiesto il permesso di costruire con nulla osta ambientale. Il rammarico nel sapere che il Piano realizzato nel 2019 è stato eccepito e annullato dalla Corte Costituzionale per mancanza di dovuti passaggi amministrativi è forte, ma purtroppo ancora più forti saranno i danni economici derivanti da questa negligenza. Per tale ragione auspico che l’iter autorizzativo venga riaperto e che si giunga presto alla risoluzione del problema’”.
Addendum 2
Lazio, la Regione verso l’ok all’abbattimento di 17 ettari di boschi secolari per ampliare gli impianti da sci al Terminillo
di Vincenzo Bisbiglia
(pubblicato su ilfattoquotidiano.it il 9 gennaio 2021)La giunta Zingaretti ha annunciato l’imminente conclusione, con parere positivo della valutazione di incidenza ambientale, dell’iter per l’approvazione del progetto di ampliamento del comprensorio sciistico in provincia di Rieti. Ma i verdi ricorreranno in Europa Tornare a sciare sul Terminillo con neve artificiale porterà l’abbattimento di 17 ettari di bosco in una zona speciale di conservazione, tutelata dall’Unione europea. Con buona pace della lotta agli effetti dei cambiamenti climatici, gli stessi che – secondo i pareri diffusi degli ambientalisti – hanno portato via la neve (naturale) da quella che una volta era la “montagna dei romani”.
La Regione Lazio nei giorni scorsi ha annunciato l’imminente conclusione, con parere positivo della cosiddetta Vinca (valutazione di incidenza ambientale), dell’iter per l’approvazione del progetto di ampliamento del comprensorio sciistico del Monte Terminillo, in provincia di Rieti, a 70 chilometri da Roma. Il piano, denominato Tsm2, prevede il raddoppio delle piste con 10 nuovi impianti di risalita, tre bacini per l’innevamento artificiale pari a 136mila metri cubi, 42 chilometri di piste da sci, con un costo di circa 20 milioni di euro. La Regione ha investito ben 12 milioni nell’ambito dei finanziamenti destinati alle aree colpite dal terremoto del Centro Italia del 2016 (il Patto per lo sviluppo dell’area del sisma firmato il 26 maggio 2017).
Tuttavia il progetto, come detto, pone un tema ambientale piuttosto serio, sollevato a più riprese in questi mesi. Le nuove strutture si faranno spazio grazie all’abbattimento di 17 ettari di faggeta vetusta tra i 150 e i 200 anni – con alcuni esemplari che arrivano arrivare ai 400 anni – e circa 8,7 chilometri di trincee su praterie non riproducibili. Il tutto in un’area che prevede la presenza di esemplari di fauna protetta come aquile reali, lupi e che era in corso per il riconoscimento di sito Unesco. L’acqua per la realizzazione dei bacini d’innevamento verrebbe invece recuperata dalle falde e corsi d’acqua limitrofi.
“L’area del Terminillo dagli anni ‘80 ha subito un forte calo di presenze turistiche portando tutta la montagna a un progressivo declino dovuto all’irrazionale gestione degli impianti esistenti”, spiegano Angelo Bonelli e Filiberto Zaratti, esponenti di Verdi ed Europa Verde. Non solo. Da anni le nevicate in tutta l’area appenninica reatina sono in progressiva diminuzione ma, notano i componenti del partito ambientalista, “il cambiamento climatico in corso non esiste nelle valutazioni fatte dalla Regione Lazio”.
Cosa potrebbe accadere ora? In settimana, fanno sapere fonti regionali, si dovrebbe arrivare all’approvazione della valutazione d’impatto ambientale (Via), che fornirà il nulla osta per la realizzazione del progetto. In Regione sono pressoché sicuri dell’esito positivo. Ma secondo Bonelli e Zaratti – assessori regionali con il centrosinistra ai tempi di Piero Marazzo (2005-2009) – non si sarebbe dovuto nemmeno arrivare alla valutazione del piano. Il decreto del ministero dell’Ambiente del 17 ottobre 2017 – articolo 5 comma 1 lettera m – infatti, vieta la realizzazione di nuovi impianti da sci nelle zone a speciale conservazione.
Il dipartimento Ambiente della Regione Lazio, però, obietta che per quella data la Provincia di Rieti aveva già redatto una prima versione del relativo piano urbanistico. I Verdi, invece, fanno notare che non era ancora avvenuta l’approvazione (e quindi l’adozione) del provvedimento, interpretazione che porterà gli ambientalisti a fare ricorso in sede europea.
Nonostante le polemiche, la giunta guidata da Nicola Zingaretti sembra voler tirare dritto. “Il progetto di riqualificazione e ampliamento del comprensorio sciistico è stato fortemente voluto da questa amministrazione – fa sapere Claudio Di Berardino, assessore alle Politiche per la ricostruzione – e oggi con soddisfazione possiamo descrivere il progetto come una sintesi tra le esigenze di sviluppo turistico nel pieno rispetto del territorio e delle bellezze naturalistiche”. Non solo. Secondo l’assessore laziale, si tratterebbe di “un progetto risultato di revisioni significative rispetto a quello proposto anni fa e che è stato poi approvato, a fronte di un capillare lavoro amministrativo, a tutela di tutti”. Nel provvedimento regionale, viene fatto notare, sono previsti “rimboschimenti compensativi” rispetto ai 17 ettari abbattuti, nelle zone Valle del Sole, Rialto, Bosco Cardito e Valle della Meta.
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informo i lettori che nostro malgrado e a non curanti delle 22.000 firme raccolte per evitare lo scasso del Monte Terminillo e del bosco di pregio della Vallonina, è arrivata giorni fa l’ultima autorizzazione favorevole al TSM, la VIA, quindi a breve ci sarà l’autorizzazione della Regione Lazio a dare il via ai lavori. Intanto i Verdi hanno depositato ricorso al Parlamento Europeo e le 20 associazioni ambientaliste del cartello stanno concertando il ricorso al TAR Lazio. Avremo ancora bisogno di voi….
Alberto Peruffo grazie per la tua proposta che accogliamo con molto a piacere a nome delle 20 Associazioni ambientaliste mobilitate per salvare la Vallonina, con la sua faggeta vetusta che un tempo si pensava di candidare a Bene UNESCO (a riprova di come i tempi e le persone siano cambiati) e il Monte Terminillo. Il TSM è uno scasso della montagna. Molti si stanno ricredendo dopo che abbiamo con tenacia ne abbiamo fatto un caso a livello nazionale. Avrebbero voluto che restasse un affare territoriale, strapaesano. Ora andremo a verificare tutta la complessa problematica degli USI CIVICI della Vallonina, anche lì siamo certi che troveremo magagne. Ho capito questo, la gente che non sa non si vuole informare e vedere la polvere sotto il tappeto. Consegna la propria sensibilità a chi si narra vincente, per fiducia, come se scendesse lo spirito santo. Detto ciò, noi perseveriamo e facciamo luce su questo oscurantismo della montagna consegnata alla monocultura dello sci da discesa. Le alternative ci sono per uno sviluppo sostenibile, è che con queste nostre proposte la torta da spartire è minore. VI ASPETTIAMO AL TERMINILLO, sono a disposizione, con l’apertura delle Regioni, a organizzare con voi una marcia sul Terminillo accompagnandovi “sui luoghi del delitto” con gli altri rappresentanti. GRAZIE !
Grazie Ines del prezioso approfondimento.Ho parlato con alpinisti e attivisti del Nordest. Tutta la nostra vicinanza e siamo pronti a scendere per fare una grande manifestazione. Restrizioni Covid permettendo, si potrebbe prendere spunto dalla Marcia per il Cansiglio (curata da Toio De Savorgnani), o della recentissima Camminata contro la riduzione del Parco della Lessinia (organizzata da Alessandro Anderloni e Francesco Sauro). Quest’ultima ha bloccato la decisione della Regione Veneto, tanto è stata partecipata e forte nei contenuti. Da noi c’è molta forza ambientalista unita. Si potrebbe fare una marcia di livello nazionale.Restiamo a disposizione e un caro saluto. >> Marcia della Lessina, gennaio 2020 > https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2020/01/ven-Parco-Lessinia-Verona-Manifestazione-Ambientalisti-25c67796-f9f2-4d4e-a794-56b4894f1c7d.html
ULTIM’ORA caso TSM. Mentre Legambiente rilascia finalmente un comunicato in cui dichiara il NO ai nuovi impianti sciistici in aree naturalistiche protette, oggi si occuperà del caso anche il Ministro dell’Ambiente Costa
RIETI
Interrogazione parlamentare al ministro Costa su Terminillo stazione montana.
Interrogazione parlamentare al ministro Costa su Terminillo stazione montana
Mercoledì 13 Gennaio 2021
RAI audizione oggi ore 9.30
RIETI – Le senatrici Paola Nugnes e Elena Fattori del Gruppo Misto, dalla presidente del gruppo Loredana De Petris e dalla senatrice Virginia La Mura (M5s) hanno interpellato interrogato il ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio Sergio Costa per chiedergli se è a conoscenza «dell’istruttoria e delle valutazioni tecniche operate dalla Regione Lazio e se non ritenga per quanto di propria competenza verificare il pieno rispetto delle norme di conservazione relative alle Zone speciali di conservazione e delle Zone di protezione speciale della rete Natura 2000, i cui habitat e specie faunistiche risulterebbero minacciati per effetto delle numerose e rilevanti opere per la ristrutturazione e l’ampliamento degli impianti sciistici nel comprensorio sciistico del Monte Terminillo».
«Il progetto di riqualificazione e ampliamento del complesso sciistico -si legge nella nota- sul quale la Regione Lazio sta terminando la procedura di Valutazione d’impatto ambientale – spiega Paola Nugnes – comporterebbe il taglio di 17 ettari di faggete secolari, compromettendo la conservazione di diverse specie faunistiche protette. Sono migliaia i cittadini che hanno sottoscritto una petizione per scongiurare il via libera definitivo al progetto da parte della Regione Lazio».
«È incomprensibile – dice ancora la Nugnes – come si possano ancora investire risorse pubbliche in un progetto più volte bocciato e che non fa i conti con gli effetti dei cambiamenti climatici in atto. Basti pensare che nella stagione invernale 2019-2020 non si sia registrato un solo giorno in cui le precipitazioni nevose abbiano garantito sufficiente neve per sciare. Abbiamo bisogno di rilanciare ed innovare un modello di turismo sostenibile, a vantaggio delle comunità locali, dei turisti e soprattutto delle nostre amate e fragili montagne, che devono essere tutelate come beni del paesaggio. Per questo abbiamo chiesto al Ministro – conclude Nugnes – che venga anche garantito il rigoroso rispetto delle norme di tutela sui beni e le aree sottoposte a vincolo paesistico, anche alla luce del quadro giuridico che si è determinato nel Lazio per effetto dell’annullamento del Piano paesaggistico regionale da parte della Corte Costituzionale».
Al di la di visioni diverse sulla fruizione della montagne e della montagna appenninica in particolare 2 sono i punti oggettivamente non discutibili checchè ne dicano i “tifosi delle 2 fazioni :
1) Il cambio del clima ed il riscaldamento globale non permette piu lo sfruttamento economico della montagna a quote cosi basse. Non per niente gli investimenti sono solo pubblici ( ….quindi il denaro anche di chi non vorrebbe i nuovi impianti ) , non si trova un solo investitore privato che metta i propri soldi in questi progetti ( Terminillo nel Lazio, M. Catria nelle Marche , Cerreto Laghi in Emilia Romagna, Ovindoli- Magnola , Passo Lanciano, Scanno, Cappadocia in Abruzzo ) che evidentemente sono considerati “falliti” in partenza.
2) Le zone del massiccio del Terminillo dove sono previsti i nuovi impianti sono vincolate da 20 anni nella Rete Natura 2000. Un impegno preso volontariamente e ratificato dal nostro paese con l’Europa. Quindi chi ha progettato il TSM questo lo doveva sapere prima di stracciarsi le vesti adesso per le mancate autorizzazioni non concesse nel 2015 e che tardano ad arrivare anche oggi, 5 anni dopo. Se la classe politica reatina non fosse quel che è….vale a dire completamente inadeguata a governare, avrebbe utilizzato 10 anni fa i fondi stanziati per rifare gli impianti andati in malora da anni e magari rifare il look a Pian de Valli, e su questa soluzione insieme ad un altro modello di turismo avrebbe trovato l’appoggio e la collaborazione di tutti , anche delle associazioni ambientaliste . Ma no….si è voluto rincorrere la chimera del mega sviluppo come se Terminillo potesse diventare come SKI Dolomiti…..e adesso i denari dello stanziamento ( che Campo Stella ha gia usato in parte per rifare la sua seggiovia ) non bastano piu nemmeno a rifare il vecchio…..complimenti !
invece il cieco sfruttamento è OK .
Grazie dei vs commenti, grazie anche a Giorgio che saluto e a tutti quelli che ci stanno aiutando firmando la petizione. Ora siamo a 19.000 firme, corriamo per salvare il bosco della Vallonina dallo stupro. Ho letto l’ignoranza sprezzante di chi non conosce il nostro bosco con faggete vetuste, ultracentenarie, alberi di 400 anni, di specie protette come il tasso (pianta). Questo posto mantiene habitat e specie di pregio che vanno salvaguardati. Questo posto cade in letargo da novembre a maggio che è chiusa la strada alle bici e alle moto, e alle poche macchine che vi passano col segno della croce perché a Iaccio Crudele ci sono pericoli di cadute massi sulla strada. Che a volte viene chiusa. Venite a vederlo questo polmone verde. Non è pellet, non è legna da ardere. È la vita. Va preservato. E riqualifichiamo gli impianti da sci già esistenti, basta impianti nuovi una volta per tutte, e in tutta l’Italia!
Prima fanno tutto meglio è per tutti.
Il Terminillo non merita di essere abbandonato ha potenzialità immense frenate da un cieco ambientalismo.
Il progetto di sfruttare il versante nord, la creazione di riserve d’acqua (bacini artificiali ) non solo non è dannoso, ma è anche utile, sia all’ ambiente che all’economia locale.
I faggi possono essere ripiantati, non sono sequoie.
Era necessario un approfondimento del genere, che dovrebbe avere la massima diffusione e diventare oggetto di confronto fra tanti. Grazie professoressa Millesimi per aver dedicato tempo a rendere chiara la situazione.
Come auspica Daidola, forse il virus penserà a definire le sorti della faccenda, come fu per il pepe nel Medioevo.
Firmata la petizione, pronti ad agire intanto con chi ha a cuore il Terminillo a 360 gradi.
Le pandemie sono troppo lente per fare pulizia. Poi s’inventano il vaccino. Inoltre certi personaggi sono talmente marci dentro che anche i virus gli stanno alla larga.
Ci vorrebbe un’altro giudizio universale, un mega cataclisma, che faccia piazza pulita di questo mondo marcio.
Io confido che, con o senza l’aiuto delle pendemie (rispetto al quale non mi strappo le vesti), riemerga una fruizione della montagna invernale come descritto nel passo dell’articolo che riporto qui sotto:
Tantissimi turisti non solo reatini, intanto, si sono riversati nella zona per praticare fondo, scialpinismo, ciaspole, o solo per passeggiare facendosi selfie sulla neve; tantissime famiglie hanno scelto il Terminillo per passarvi qualche giorno con i loro figli, hanno dormito e mangiato in quota, fatto acquisti e rilanciato l’economia nei giorni in cui non c’erano zone rosse.
Io mi sto convincendo che in realtà il “popolo” dei turisti sarebbe pronto per un cambio di passo. Certo finché resta in piedi la tentazione di salire su una seggiovia, anziché sudare per salire a piedi, il popolo non cambia da solo le proprie abitudini: prevale la comodità. Occorre quindi estirpare la comodità. Se per un qualsiasi motivi (pandemia o altro) di colpo cambia alla radice il modello, di gente che ha voglia di andare in montagna lo stesso (con il nuovo modello) ce n’è, eccome. Purtroppo i numeri economici dei due modelli non sono confrontabili (dal mio punto di vista dico: “per fortuna”) e questo condiziona le prese di posizioni degli operatori e dei politici.
Arriveremo mai a registrare una “rivoluzione” dal basso? Questo temo di no: non aspettiamoci che sia l’esercito dei pistaioli a dire “basta!” anziché “pista!”. Però, con l’aiuto di fenomeni oggettivi (come, da questo punto di vista, le pandemia…), c’è terreno per “educare” i pistaioli (educare= e-ducere, tirare fuori da…). Dal canto nostro (di noi che amiamo le montagne) tiriamoci su le maniche e, ciascuno nel suo campo, diamoci da fare. Non tutto è perduto! (La prima cosa da fare, ovviamente, è bloccare ogni progetto di nuovi impianti). Ciao a tutti!
Il mondo è diviso in due fazioni più o meno numericamente equivalenti in cui la stupidità umana alla Carlo Cipolla sembra regnare sovrana. Probabilmente ci penseranno le pandemie a risolvere i problemi.
La “valorizzazione” del Terminillo non e’nata sotto una buona stella , ma sembra proseguire “con invadente superficialità” supportata da nuove tecnologie che consentono all’homo faber un ulteriore “se po fà” .Almeno OGGI si puo’dibattere e manifestare opinioni contrarie…senza finire al confino.