Ultima fermata: Terra

Secondo Guido Dalla Casa il Pianeta è arrivato al capolinea e l’ecologia profonda è l’unico modo per invertire la rotta della distruzione.

Ultima Fermata: Terra
di Daniel Tarozzi
(pubblicato su viviconsapevole.it il 21 maggio 2016

Voglio proporre ai lettori di Vivi Consapevole i contenuti di un incontro che ha preceduto, attraversato e seguìto il mio vagabondare per il nostro straordinario Paese. Sto parlando dei miei colloqui con Guido Dalla Casa, studioso di filosofia dell’ecologia e di filosofie orientali, grande saggio e divulgatore.

Tra le motivazioni che mi spinsero a partire c’era, infatti, la ricerca dei punti in comune tra diversi pensieri e movimenti: decrescita, transizione, permacultura, bioregionalismo, ecologia profonda. Quest’ultima è la cornice, il punto di partenza e forse il punto di arrivo di ogni altro pensiero che intenda davvero costruire un futuro “possibile”, per un essere umano integrato con il pianeta che lo ospita e le altre specie che lo abitano. L’alternativa è l’estinzione. La nostra.

Ma lasciamo la parola a Guido Dalla Casa, in un’intervista iniziata molti anni fa e terminata proprio in questi giorni (maggio 2016, NdR).

Oggi si parla molto di ecologia e spesso a sproposito. Prima di tutto come definiresti l’ecologia?
L’ecologia è il sentimento profondo che ci dice che tutto è collegato, che non possiamo danneggiare una parte senza danneggiare il tutto, che facciamo parte di un unico Organismo (l’Ecosistema, o la Terra) insieme a tutti gli altri esseri senzienti: il primo valore è il benessere dell’Ecosistema, da cui consegue anche il nostro.

Che cos’è l’ecologia profonda e come si differenzia da quella di superficie?
L’ecologia profonda è un movimento filosofico e di pensiero, una visione del mondo a sfondo panteista che richiede un profondo rispetto per tutti gli esseri senzienti (e quindi anche gli ecosistemi) e per tutte le relazioni che li collegano. Non assegna alla nostra specie un valore particolare, ma la considera completamente parte della Natura.

L’ecologia di superficie resta antropocentrica e quindi non modifica il sottofondo di pensiero della cultura occidentale: richiede soltanto di diminuire il più possibile gli inquinamenti e salvare alcune aree intatte per il beneficio dell’uomo. Considera la Terra come la nostra casa. In sostanza, tutto può andare avanti come prima, con altre fonti energetiche e qualche depuratore.

Quali sono i concetti fondamentali su cui si fonda l’ecologia profonda?
Una visione sistemica del mondo, una filosofia non-dualista, il riconoscimento della sacralità della Terra e del diritto a una vita degna per tutti gli esseri senzienti.

Che cosa significa avere una visione olistica del mondo?
Non spezzettare l’universale, considerare sempre l’aspetto sistemico-globale ed evitare di cadere in dualismi tipo mente-materia, Dio-mondo, uomo-natura e simili. In una visione olistica l’intero è più della somma delle parti. Si pone l’accento più sulle relazioni che sui singoli componenti.

Quali i limiti del mondo contemporaneo e quali le prospettive che la deep ecology propone?
I limiti del mondo contemporaneo sono dovuti al fatto che si basa sullo sviluppo economico, sistema lineare con una sola variabile (il denaro), incompatibile con la Biosfera, sistema complesso con un grande numero di variabili. Nell’Ecosistema possono esistere solo cicli chiusi, mentre il sistema economico preleva e scarica qualcosa di fisso (risorse e rifiuti). Inoltre, il sistema economico pretende di crescere all’infinito in un pianeta finito. Il fatto che sia durato per due secoli significa soltanto che la sua fine è vicina, per il modo di procedere dei fenomeni esponenziali. Le prospettive proposte dalla deep ecology sono un completo mutamento di paradigma, che porta al sentire consapevolmente la rete che collega qualunque essere o evento; all’estinzione del desiderio per i beni materiali; all’amore compassionevole verso tutti gli esseri senzienti.

In breve, cosa possiamo fare ora?
Soprattutto diffondere le basi del nuovo paradigma e mettere in discussione tante idee considerate “evidenti” solo perché respirate fin dalla nascita. Parlare spesso con grande considerazione e rispetto degli altri esseri senzienti e della sacralità della Terra, evidenziare che l’idea fissa dello sviluppo non è propria della natura umana, ma è nata solo in una cultura in un determinato momento della sua storia. Inoltre, possiamo tenere comportamenti ecologicamente virtuosi e ridurre il più possibile i consumi. Anche trascorrere un periodo di tempo in qualche area quasi-intatta può essere molto utile per noi stessi e per meditare su dove sta andando il mondo.

Come è cambiata la tua definizione dell’ecologia profonda in questi anni?
Come definizione di fondo, non ha avuto praticamente alcun cambiamento, salvo un miglior affinamento relativo ad alcune acquisizioni nel campo scientifico-filosofico, con libri del tipo Le dieci illusioni della scienza di Sheldrake, Entanglement e Sincronicità di Teodorani. In generale, è aumentata la componente mentale-spirituale, che attribuisce una maggiore spiritualità al mondo naturale, e di conseguenza una necessità di estendere l’etica a tutta la Natura. Credi che movimenti come quello della decrescita lo rappresentino in qualche modo? Il movimento della decrescita è certamente inseribile in un quadro di Ecologia Profonda, ma non lo rappresenta appieno, soprattutto perché i vari movimenti della decrescita usano quasi sempre il linguaggio dell’economia e non si occupano della posizione della nostra specie in Natura. Per usare un linguaggio più rigoroso, la decrescita è una condizione necessaria ma non sufficiente in un quadro di Ecologia Profonda.

Cosa pensi degli accordi sul clima firmati a Parigi?
Un pregio dell’incontro e dei conseguenti accordi di Parigi è che hanno fatto parlare dei problemi reali e hanno fatto conoscere al grosso pubblico qualcosa della situazione mondiale. La grave mancanza è quella di aver parlato soltanto dei mutamenti climatici, che sono un effetto, non la causa. Invece i problemi veri sono la mostruosa crescita demografica (80-90 milioni in più ogni anno su una popolazione di oltre sette miliardi di umani) e la crescita economica, che è una malattia della Terra. Non ne hanno parlato, anzi è stato detto che lo sviluppo economico non si tocca. Inoltre: fissare un limite, già tardivo, all’aumento di temperatura invece che all’emissione di gas-serra che lo provoca è una presa in giro. Per ottenere qualche risultato occorrerebbe cessare immediatamente l’estrazione e il consumo dei combustibili fossili (carbone, petrolio e metano) e porre fortissime limitazioni al trasporto di merci e al traffico in generale.

Mi dai una brutta notizia e una buona notizia rispetto a questo momento storico, visto dal punto di vista dell’ecologia profonda?
La brutta notizia: con l’inerzia del sistema e l’avanzamento esponenziale dei due eccessi (popolazione e consumi) che distruggono la Vita, qualunque provvedimento non riuscirà a evitare una forma di collasso di questa civiltà. Ci possono essere però provvedimenti molto utili per attenuare gli effetti negativi, per cui vale certamente la pena continuare ogni azione e diffusione. La buona notizia: la consapevolezza del problema è in forte aumento, forse avanza anch’essa con legge esponenziale. Poi, si può sempre sperare in un “meraviglioso imprevisto”. In un sistema complesso, ci sono le biforcazioni-instabilità, c’è il cosiddetto effetto-farfalla.

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Ultima fermata: Terra ultima modifica: 2023-06-20T04:54:00+02:00 da GognaBlog

7 pensieri su “Ultima fermata: Terra”

  1. Mi pare manchi il 98% delle forme viventi sul pianeta, le piante….eppure non solo sono qui da milioni di anni ma ci permettono di vivere con quello che per loro è scarto, rifiuto. Non sono senzienti?

  2. Con riferimento al commento 4 di Grazia:
    Ho usato l’espressione “esseri senzienti” nel senso dell’Ecologia Profonda (con la quale mi sento molto in sintonia) e in particolare del suo fondatore in Occidente, il filosofo norvegese Arne Naess:
    L’espressione “essere senziente” comporta un’estensione dell’espressione (più biologica) di “essere vivente”, perché comprende anche gli ecosistemi, come una foresta, una barriera corallina, una palude, e così via, gli esseri collettivi (alveare, termitaio, formicaio, stormo di uccelli, ecc.), al limite l’intera Ecosfera (Gaia): vi sono comprese le relazioni fisico-mentali fra le singole entità viventi e inorganiche che le compongono. “Senziente” non è sinonimo di “cosciente”, ma di solito si tratta di entità con inconscio-coscienza (non separabili, e in proporzioni diverse) come siamo anche noi. Sulla totalità terrestre, riporto da un libro dello scienziato-filosofo inglese Rupert Sheldrake: “Se Gaia è in qualche modo animata, allora deve possedere qualcosa di simile a un’anima, un principio organizzatore con fini e obiettivi propri. Ma non dobbiamo supporre che la Terra sia cosciente solo perché sembra viva e provvista di intenzionalità. Potrebbe essere cosciente, ma se lo fosse la sua coscienza probabilmente sarebbe incredibilmente diversa dalla nostra, che è inevitabilmente influenzata dalla cultura e dal linguaggio degli uomini. D’altro canto potrebbe anche essere completamente inconscia. Oppure potrebbe, come noi, essere una creatura dalle abitudini inconsce provvista, a volte, di una certa dose di coscienza. Questo interrogativo deve restare aperto.    …….
                Che cosa cambia se consideriamo la natura viva piuttosto che inanimata? Primo, mettiamo in crisi le ipotesi umanistiche su cui la civiltà moderna è basata. Secondo, instauriamo un rapporto diverso con il mondo naturale e acquistiamo una prospettiva diversa della natura umana, Terzo, diventa possibile una nuova sacralizzazione della natura.”   (da: La rinascita della Natura, Corbaccio, 1994)

  3. Ciao Fabio,
    uno dei problemi del progresso (e su questa definizione potremmo stare a chiacchiera per giorni) è che aumentando l’efficienza della produzione, aumenta anche il consumo di una data risorsa, visto che ne  aumenta la richiesta.
     
    Esistono tanti metodi per ridurre i consumi e tra questi c’è l’andare in bicicletta e acquistare cibi meno processati e imballati, se poi te li vai a raccogliere (le bacche!), meglio ancora.

  4. “Per ottenere qualche risultato occorrerebbe cessare immediatamente l’estrazione e il consumo dei combustibili fossili (carbone, petrolio e metano) e porre fortissime limitazioni al trasporto di merci e al traffico in generale.”
     
    Presumo che il signor Dalla Casa, sempre “moderato” nei suoi giudizi e nelle soluzioni proposte, si muova soltanto a piedi o in bicicletta, si nutra di bacche e frutti di bosco, si curi con infusi di erbe medicinali. Dico bene?
     
    Parlando seriamente, il furore ideologico quasi sempre mette in fuga le persone (per fortuna): è controproducente. Nei casi in cui è prevalso nelle società umane, ne sono derivati i peggiori abomini e dittature della storia.

  5. “I problemi veri sono la mostruosa crescita demografica e la crescita economica” dice Dalla Casa.  Nell’ultima risposta afferma però che la consapevolezza di questi due problemi (popolazione e consumi) è “davvero in aumento”. Per quanto riguarda il primo, ossia la crescita demografica, non direi proprio. Demografi, filosofi, politici, economisti, pensatori, giornalisti, da almeno una decina di anni non solo ignorano totalmente questo problema ma addirittura esaltano e promuovono la crescita demografica. Un mondo di vecchi fa paura.  Si direbbe che siamo davvero giunti al “capolinea”. C’è solo da sperare in un “meraviglioso imprevisto”…

  6. La Terre sera tranquille, lorsque l’homme lui aura tout pris ;
    alors l’homme disparaîtra,
    et la Terre revivra.

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