Ultimo giorno da prof dopo 50 anni in ateneo

Dopo 50 anni di insegnamento, Giorgio Daidola a 81 anni ha lasciato l’Università.

Ultimo giorno da prof dopo 50 anni in ateneo
di Luisa Maria Patruno
(pubblicato su L’Adige del 25 marzo 2025, aggiornato)

«Dal 26 marzo 2025 con l’università ho chiuso: continuerò la mia attività di scrittore e giornalista di montagna». Il professor Giorgio Daidola, docente di Analisi economico finanziaria delle imprese turistiche all’Università di Trento, ha compiuto 81 anni nel novembre 2024 e quasi quasi non ci vuole ancora credere che questa sia stata davvero l’ultima sessione di laurea nella quale è stato relatore (il laureando era Marcello Tezzele, consigliere comunale a Folgaria). Fosse stato per lui, infatti, sarebbe andato avanti ad insegnare, perché adora il confronto con gli studenti, ma il Dipartimento di economia e management ha deciso di togliere un corso che teneva, in «Sostenibilità e turismo», e quindi, dopo 50 anni di insegnamento e ricerca all’Università di Trento, finisce questa lunga carriera accademica, che ha rappresentato solo una parte della vita avventurosa di Daidola, divisa tra alpinismo, sci estremo e mare.

Giorgio Daidola

Professor Daidola, a 81 anni dovrà dire addio all’Università. Come ci si sente?
Diciamo che mi ero posto l’obiettivo di raggiungere gli 80 anni insegnando e ce l’ho fatta. Negli ultimi dieci anni, dopo essere andato in pensione a 70 anni, come tutti i professori, ho tenuto il corso di «Analisi economico finanziaria delle imprese turistiche» in cui insegnavo a leggere i bilanci e a utilizzarli a fini manageriali, cosa che ritengo molto utile, dando una impostazione molto diversa rispetto ai corsi teorici di ragioneria che sono molto diffusi nelle facoltà di Economia. Io ho cominciato a insegnare alla Scuola di amministrazione industriale di Torino in cui avevano dato un’impostazione di Business School che ho importato a Trento quando ho avuto il primo incarico.

Quando è arrivato a Trento?
Era il 1975 nella libera Università di Trento. Ho avuto grande soddisfazione con il mio approccio un po’ all’americana nella lettura dei bilanci, che è stato molto apprezzato dagli studenti, alcuni dei quali sono diventati manager importanti. Penso a Diego Cattoni, amministratore delegato di Autobrennero, che nel 1989 (nella foto) è stato, insieme a un altro studente, il primo laureato in Economia e commercio dell’Università di Trento. Ma tra i miei studenti ci sono stati anche l’attuale direttore generale dell’Università, Alex Pellacani, e Giancarla Masè, che lo ha preceduto. Tra i docenti ricordo Michele Andreaus, che è stato mio collaboratore. Tutti hanno apprezzato questa mia impostazione.

Le è dispiaciuto che abbiano tolto il corso dunque?
Non tanto perché era il mio, ma perché lo ritenevo importante per una laurea in turismo. Ma evidentemente i colleghi non hanno la sensibilità per queste cose. Il primo ad esserne sorpreso è stato il rettore Flavio Deflorian che mi ha chiamato. È stato molto carino.

Lei non è solo un professore, ma anche un esperto di montagna e di sci. Con il suo libro Ski Spirit. Sciare oltre le piste si è aggiudicato il Premio Gambrinus. Come ha conciliato questa attività con la docenza?
Per molti anni ho fatto il pendolare fra Trento e Torino, dove ero direttore della Rivista della Montagna e ho sviluppato un’attività giornalistica importante, mi dividevo tra le due città e nel fine settimana sceglievo dove andare a sciare in base alla neve che c’era. Se posso fare un’autocritica, come docente, è che avrei dovuto essere più presente. Ma il miglior complimento che ho ricevuto è stato quando una studentessa, dopo aver superato l’esame, ha tirato fuori il mio libro Ski Spirit, dove racconto le mie più belle esperienze di viaggi con gli sci, dall’Antartico agli Ottomila, e mi ha chiesto la dedica.

La passione per il mare, invece, da dove viene?
L’ho scoperta per caso quando un amico, a fine anni ’70, mi ha invitato su una barca. Ho capito che quella sarebbe stata una esperienza essenziale per la mia vita. Dovevo comprare una mansarda a Trento, che oggi sarebbe stato un investimento, invece ho comprato una barca per attraversare l’oceano. Il vantaggio di fare il professore universitario è che puoi prenderti un mese per andare in barca a vela e fare più viaggi all’anno con gli sci. Il mio più grande desiderio è sempre stato quello di unire lo sci e la vela.

Ma come ha fatto a unire la vela e lo sci?
Ad esempio andando a sciare a Stromboli.

Scusi?
Sì, le isole in fondo sono montagne. Stromboli è un vulcano sempre attivo. Non lo consiglio a nessuno, perché è pericoloso e si rischia la vita, ma sono sceso con gli sci tra la lava. Passi tutta la notte in punta e poi calcoli quanto tempo passa tra un’eruzione e l’altra, con gli scarichi di lava, e decidi di partire in quel momento e di passare sotto le bocche del vulcano facendola franca.

Perché si fanno queste cose?
Non lo so. Era il periodo che Toni Valeruz per allenarsi per le sue discese estreme scendeva dai ghiaioni con gli sci. Allora, con alcuni amici ci siamo detti: perché non lo facciamo anche noi? Così parecchie volte abbiamo preso la funivia di Pordoi e siamo scesi dai ghiaioni del Sella. Non erano bravate, dal punto di vista dell’allenamento sono molto utili. Poi sono sceso con gli sci anche dalle dune del deserto del Namib, ma quello è puro trastullo, divertimento, non è pericoloso. Oggi va molto di moda sciare nel nord della Norvegia. Si affitta una barca e si va da un fiordo all’altro.

La sessione di laurea del 1989 in cui Diego Cattoni, attuale amministratore delegato di Autobrennero, fu il primo a laurearsi in Economia e commercio a Trento. Il relatore era il professor Giorgio Daidola (primo a sinistra con i capelli lunghi).

Qual è stato il suo ultimo viaggio?
Sono appena tornato dal Tajikistan, tra Afghanistan e Cina, nel cuore dell’Asia, sulla strada del Pamir, a 4000 metri, un paradiso dello scialpinismo, ogni montagna lungo la strada è una scoperta e non c’è nessuno.

Le idee non le mancano.
No, ho tanti progetti, ma ora devo cercare di fare i conti con l’età, mi accorgo che sono sempre più lento nei dislivelli notevoli. Quest’anno compirò 82 anni.

E continua, però, anche a scrivere. Al Film Festival della montagna sarà presentato il suo ultimo libro No fall lines. Di che si tratta?
Sarà presentato il 26 aprile 2025 al Salotto letterario del Film Festival. Ci ho lavorato tre anni. È un libro che fa la storia dello sci estremo, quello che oggi viene chiamato sci ripido.

Giorgio Daidola, 81 anni, è torinese ma è approdato all’Università di Trento nel 1975, dove ha introdotto alla facoltà di Economia un approccio all’americana nella lettura dei bilanci. Andato in pensione a 70 anni, ha però continuato a insegnare per altri dieci Analisi economico finanziaria delle imprese turistiche.

Accanto all’attività accademica è stato direttore della Rivista della Montagna. Maestro di sci, ha scritto libri e articoli sullo scialpinismo e la vela d’altura, altra sua grande passione. Vive da 28 anni a Frassilongo in Val dei Mocheni, in un maso che ha ristrutturato.

Ultimo giorno da prof dopo 50 anni in ateneo ultima modifica: 2025-04-03T05:33:00+02:00 da GognaBlog

Scopri di più da GognaBlog

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

35 pensieri su “Ultimo giorno da prof dopo 50 anni in ateneo”

  1. Uniquisque faber fortuna sua, caro Giorgio, ci si spreca quando non si scia.

  2. Si chiamano esempi, servono a rendere più chiaro un pensiero…anche se pare non funzionino sempre.
     
    Non ho criticato i fascisti, Salvini, la Santanché o Briatore. Non ce n’è alcun bisogno.
    Li ho usati come esempio per dire a Gianni, non è il tuo status a essere miserabile, lo sono i commenti, perfettamente in linea con chi li ha espressi.
     
    Non che Gianni ne abbia bisogno, il suo intervento era decisamente sarcastico, ma mi piace aggiungere i miei 5 cent, per così dire.
     

  3. @ 32
    Gianni Battimelli, correttamente, si è riferito a certi commenti su Giorgio Daidola, a mio giudizio fuori luogo.
    Mi spieghi però che c’entrano Salvini, la Santanchè, Briatore e il “fascista che dà lezioni di democrazia”? Queste persone sono ovviamente criticabili – come tutti, del resto – ma farlo qui mi sembra che c’entri come i cavoli a merenda.
    E coloro che hanno criticato Daidola non si sono dichiarati elettori della Lega o di Fratelli d’Italia né simpatizzanti dei metodi di Briatore. Sono tue illazioni, del tutto gratuite.

  4. Beh Gianni, dovresti però considerare chi sono quelli che commentano con il tono che ti angustia…
     
    Voglio dire, un fascista che da lezioni di democrazia, un Salvini che parla di scelte razionali, una Santanché o un Briatore che esaltano la morigeratezza o la sostenibilità non meritano nemmeno lo sforzo di un ‘fanculo.
     
    Non ti curar di loro, ma guarda e passa

  5. Insomma, a giudicare dal tono prevalente dei commenti, se uno (o una) fa di mestiere il professore (peggio se universitario) è un parassita che non sa cosa significa lavorare, ma se dopo il pensionamento continua a essere attivo intellettualmente è un egoista che toglie il lavoro ai giovani.
    Dopo aver preso coscienza del mio miserabile status, non mi resta che suicidarmi.

  6. È evidente che non ha mai lavorato veramente in vita sua e che ha avuto tanto tempo per fare altro come accade sovente in ambito accademico. Vedo attraverso l’esperienza di mio figlio che i professori universitari sono troppo spesso arroganti, poco disponibili e con nessuna voglia di fare lezione. Arrivano in ritardo, spiegano quando hanno voglia, trattano gli studenti senza alcun rispetto (leggere Emma Ruzzon, portavoce degli studenti di Padova per i dettagli). Questo accade soprattutto nelle facoltà non di tipo scientifico (giurisprudenza, economia, lettere, filosofia ecc,). Buona sciata professore, il tempo ora non le mancherà …. neanche prima a dire il vero.
    ps concordo sul fatto che a 70 anni ti puoi togliere dalle palle e lasciare il posto ad un giovane.

  7. …”o porti la solida  busta paga oppure non te la do!…
    La Mori a Celentano prima della celebre canzonetta del ’71.

  8. “Si lavora per vivere. Non si vive per lavorare”.
    Alberto Benassi.

  9. @20. “Quelli che lavorano veramente”.
    Certo che voi di destra non vi smentite mai, per voi la cultura (scientifica, umanistica, artistica ecc) è il primo fardello da eliminare. Per voi conta solo quante tonnellate di calcestruzzo si producono.

  10. A proposito, vi ricordo che il professor Aristogitone di tanto in tanto si diletta a commentare qui sul GognaBlog…

  11.  “Quaranta anni di insegnamento, in mezzo a queste quattro mura scolastiche.”
    (professor Aristogitone, Alto gradimento)

  12. Fa’ un lavoro che ami e non lavorerai un solo giorno in vita tua.” (Piero Angela)

    Punti di vista.
    Io amo andare in montagna, mi piace molto fare alpinismo, ma non l’avrei MAI trasformato in un lavoro.

  13. Che sa da fa’ pé campa‘.”
    (il Pensatore, Indietro Tutta)

  14. Piero Angela poteva risparmiarsi di dire certe cazzate, per rispetto a quelli che lavorano veramente e non i “PAROLAI ” come lui che ce  lo abbiamo avuto sul gobbo tutta la vita!!!

  15. “Fa’ un lavoro che ami e non lavorerai un solo giorno in vita tua.” (Piero Angela)

  16. Continuare a lavorare dopo la pensione, per alcuni è una necessità economica, per altri è egoismo di non voler lasciare lo scettro, per altri ancora è la paura della noia di finire su una panchia a leggere il giornale, perchè per loro il lavoro è tutto, non sanno fare altro, hanno i paraocchi, oltre al lavoro non vedono altro.

  17. Conoscendo le capacità di Giorgio da tempo immemore (anche se NON l’ho mai frequentato in ambiente professionale), sono convinto che gli studenti, che hanno avuto il privilegio di seguire i suoi corsi universitari, si considerino dei “fortunati”, a maggior ragione quelli dei corsi che formalmente Giorgio non avrebbe più dovuto tenere avendo nel frattempo già raggiunto l’età della pensione.

  18. Il corso di ” raccolta di pomodori” invece continua ad andare alla grande.
    Ci si può iscrivere alla sede dell’università di San Marzano e alla sede distaccata di Pachino.

  19. Corso di:
     «Analisi economico finanziaria delle imprese turistiche»
    Super esperto di : ” lettura dei bilanci all’americana”.
    Carlo:
    Sai a quanti a portato via il lavoro???
    Talmente tanti che hanno eliminato il corso!
     

  20. Se uno non ha saputo scegliersi la compagna adatta non si capisce perché deve togliere lavoro ad altri. È una questione di etica

  21. Dopo uno studio su decine di esemplari, ma non per esperienza personale, posso formulare la seguente teoria su :
    “Lavoro oltre la pensione”.
    I casi da me studiati continuavano a lavorare per anni dopo la pensione, perché a casa avevano una moglie talmente rompicoglioni che la loro casa era la sede di lavoro. Non c’era scelta, era una questione di sopravvivenza.

  22. @ 9 e 10

    Siete capaci di criticare senza volgarità e offese, brutta razza di vecchi invidiosi?

  23. Andare in pensione e continuare a lavorare….. fino a 81 anni! C’è gente che non ha il senso della decenza: lascia il posto a chi ne ha bisogno vecchio ingordo.

  24. Fra le caratteristiche che ammiro in Giorgio è che, seppur torinese (quindi tendenzialmente a rischio di esser anche lui un bougia-nen) invece è un gran viaggiatore. Ammiro questa sua propensione, neh, ma non necessariamente la invidio, perché su di me non attecchirebbe. credo che a perderci dal suo ritiro accademico siano gli studenti, mentre noi appassionati di scialpinismo potremo beneficiare di tanti prossimi libri che scriverà a manetta avendo ancor più tempo a disposizione

  25. Tanto di cappello al Prof… anche se quando dici “ho sciato tra la lava” gli altri possono immaginare scenari non realizzabili per Stromboli 🙂

  26. Stefania 1), hai fatto caso che Daidola vive a Frassilongo? Uno dei comuni “depressi” che la provincia autonoma di Trento ha inserito tra quelli in cui se ci vai a vivere praticamente ti regalano casa e ristrutturazione?
    Sarà che anchio vivo in un posto sperduto, ma  il nesso con quello che dici tu ce l’ho visto subito.
    Ognuno veda un po’ quello che vuole.

  27. Dimensione sci! Quel numero gigante in cui apparvero monosci e snowboard per la prima volta. Credo che fosse l’84. E poi i libri.
    Penso che ogni sciatore dovrebbe leggersi Ski Spirit e Sciatori di montagna. Vengono meglio le curve!
    Complimenti professore!
     

  28. …insomma a questo signore la vita gli ha dato proprio tutto senza nessuna inceppatura…beato lui!

    Se l’è anche cercato (non solo regalato)  quello che ha avuto.

  29. Giorgio Daidola lascia l’insegnamento universitario… non quello sulle montagne del mondo. Perchè nella sua vita, in tanti anni è stato, e continua a esserlo per chi lo conosce, fonte d’ispirazione e guida per quanti hanno provato a vedere e vivere l’avventura e l’esplorazione con un paio di sci ai piedi. Grazie Giorgio di tutti questi anni d’insegnamento fra i pendii imbiancati.

  30. E si Stefania, come dicono da noi:
    ” rend piussé un culpet de pena che un culpet de sciena” 

  31. …insomma a questo signore la vita gli ha dato proprio tutto senza nessuna inceppatura…beato lui!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.