Un nuovo sentiero per le nuove Dolomiti
di Gianfranco Valagussa
Lettura: spessore-weight(1), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(1)
Un nuovo sentiero sulle Dolomiti? Ma dove? Segue quasi sempre un sorriso ironico. Quando però aggiungiamo “nel Gruppo del Cridola” l’atteggiamento sparisce e si trasforma in seria sorpresa perchè, si sa, non stiamo parlando delle Dolomiti proprietà collettiva, di quei gruppi montuosi con strade, rifugi, impianti, elicotteri che si finge di non vedere sostenuti da ipocrite giustificazioni. Qui la proprietà è di chi ci va, per qualsiasi scopo e quando torna lascia tutto in ordine come lo ha trovato, non sempre ma sicuramente molto spesso.
Non si tratta di un sentiero fatto di nuovo, con solchi precisi, bollatura standard, scalette e corrimano: con la tracciatura GPS qui non vai da nessuna parte, è inutile, bastano occhi e sensibilità sui piedi, è un sentiero da sentire ma che non ha bisogno di parlare.
Cima Giaf dal Sentiero del 50°
Di qui sono passati per migliaia di anni i camosci, controllati dai rapaci. Poi generazioni di cacciatori hanno lasciato il segno nei nomi di luogo, nelle varie grotte. Infine i pionieri dell’alpinismo. Ma chi? I soliti paesani trasformatisi in Guide Alpine per racimolare qualche soldo? No, i primi sono stati, direttamente per questo versante, Oscar Schuster, l’esploratore delle pareti fassane e del Caucaso, morto in un campo di prigionia durante la Grande Guerra, che conquista la Cima Ovest del Cridola e passa per cresta alla orientale, già vinta da Julius Kugy con Pacifico Orsolina. Poi Antonio Berti con il fido Luigi Tarra trovano una calda via alla cima principale. Prima invernale nel 1930 di Emilio Comici e Giorgio Brunner. Mica bruscolini! Anni ’80, Ferruccio Svaluto Moreolo e i Ragni di Pieve tracciano una serie di vie proprio sopra il bivacco.
L’avvicinamento avviene dalla Val Talagona parcheggiando presso il piccolo ma accogliente rifugio Casera Cercenà, poi si raggiunge la Capanna Sociale Baita Montanel che con tutti gli accessori, legna-gas-luce, consente una ottima sosta. Il balzo avviene il giorno successivo. Per cengia di camosci nella parte bassa della parete ovest di Cima Herberg si valica Forcella del Crodon di Scodavacca. Nel Cadin di Montanel conviene salire in cima all’omonima vetta: da qui si vedono tutti i colossi dolomitici orientali e la Cresta di Confine.
Il Nodo di Scodavacca da ovest
Nel nuovo versante, quello della Val Prà di Toro, il Col de l’Utia (utia è antica denominazione latina di rifugio per cacciatori) governa l’ingresso a quei quasi duemila metri di cengie che raggiungono l’ampio valico di Forcella Scodavacca. E’ un susseguirsi di guglie e pareti inesplorate: si passa dal Landro dei pionieri, un antro profondo dove non si può tirare diritti senza sedersi ed ammirare la migliore visione su Monfalconi e Spalti di Toro. Dal sentiero salgono verso l’alto due itinerari di Wolfgang Herberg e le salite alle due vette del Cridola segnalate con i soli ometti. Oggi anche i climber, Gianmario Meneghin in testa, hanno scoperto i solari appicchi dell’Ago.
Sul Sentiero del 50° (Cridola)
Un vecchio mondo che si rinnova e si ripresenta pronto ad essere usato, in silenzio e senza clamori. Le nuove dolomiti, sconosciute e solitarie, terreno di un gioco che ha radici lontane, tra avventura e nostalgia.
Sul Sentiero del 50° (Cridola)
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Scusate tanto il ritardo ma è un periodaccio e a casa non ho la linea…
1 Non si tratta di spit per la progressione ma solo di 3 fittoni a “coda di maiale” in due tratti di roccia pessima
2 Non vi è nessuna attrezzatura verso le cime, neanche segnali.
3 Per noi si trattava di far conoscere una zona meritevole dal punto di vista ambientale.
4 La Baita sociale ospita un numero massimo di 8 persone, quindi un accesso molto limitato.
5 La nostra intenzione è di condividere una esperienza unica promuovendo una visione delle Dolomiti diversa.
In qualsiasi momento saremmo felici di ospitare chiunque voglia toccare “con piede” l’itinerario e poterne discutere in loco.
Gli spit prolificano. Dicono pochi ma intanto vi sono.
Tante belle parole, tanti bei propositi, poi su Montagne 360 leggo: “Non si tratta di un sentiero comune, accessibile a chiunque: questo è un tragitto selvaggio destinato a chi ama l’avventura e la libertà esclusiva.[…]I rari passaggi di I-II grado sono superabili con la buona volontà e il piede fermo. Sono posti in loco, inoltre, pochi spit per la progressione e l’assicurazione. ”
Alla faccia dei pionieri dell’alpinismo che salivano dalla val Talagona.
Si staranno rigirando nella tomba.
Scusate tanto il ritardo, ma tra i danni “Vaia” e congressi e assemblee sezionali ho avuto poco tempo…
Maria Antonietta, dal cognome direi che abiti in zona… Per il tuo compagno a quattro zampe direi che dipende dalla taglia. Vi sono tre punti dove sicuramente occorre prenderlo in braccio.
Antonio, grazie per aver apprezzato lo spirito dell’iniziativa. Ce ne saranno altre, se riusciamo una all’anno e tutte attorno al Nodo di Scodavacca.
Giovanni, sicureamente per giugno sarà segnato con un apposito marchio per distinguerlo dai sentieri accatastati CAI. Entro giugno uscirà un volume dedicato al sentiero con cartine e immagini illustrative con asterischi per il riconoscimento delle cime. Ricorda se vai con il figlio che devi prenotare le chiavi http://www.caidomegge.it oppure vai sul sito del Rifugio Cercenà.
Molto bello finalmente anche nelle Dolomiti Unesco meno conosciute si incominciano a costruire percorsi per tutti. Meglio poi senza scalette, per chi come me che soffro un po’ di vertigini. Questa estate voglio proprio andarci con mio figlio, così vede anche lui i camosci. E’ ben segnalato? Trovo da qualche parte la mappa?
Mantenere l’autenticità aiuta a mantenere un mondo autentico dove ognuno si misura con le proprie sensazioni, esperienze e apprezzare la bellezza dei luoghi in una montagna vera.
Sembra veramente un giro magnifico. Secondo voi è possibile farlo col cane? Grazie e complimenti per il vostro prezioso lavoro.