Lavori in corso: questo post è una bozza, che verrà aggiornata con altre salite registrate nella zona man mano che le ricerche proseguiranno.
Un po’ di storia delle Torri di Trango
di John Middendorf
(work in progress pubblicato su Mechanical Advantage – Tools for the Wild Vertical il 6 febbraio 2024)
A metà degli anni Novanta ho compilato per l’American Alpine Journal tutte le informazioni che ho potuto raccogliere sulle Torri di Trango, ma erano incomplete. Il mio compagno di cordata della Grande Torre di Trango, Masanori Hoshina, mi ha recentemente fornito la sua lista di salite e tentativi sulle Torri dil Trango, che ha arricchito notevolmente la storia, e ho messo insieme alcuni appunti nel corso degli anni da quando ci sono stato.
Alcuni dei tentativi in questo massiccio sono tra le più grandi epopee dell’alpinismo, e i racconti delle grandi conquiste in parete di ogni decennio includono un cast di scalatori tra i più prolifici al mondo. La prima ascensione della Nameless Tower (Torre di Trango) nel 1976 da parte di Martin Boysen, Mo Anthoine, Joe Brown e Malcolm Howells dimostrò che le bigwall remote d’alta quota erano possibili; presto seguirono squadre americane come quella di Dennis Hennek, Galen Rowell, John Roskelley, Jim Morissey e Dennis Hennek, oppure quella di Kim Schmitz, Bill Forrest, Ron Kauk e ancora Roskelley, che spinsero ulteriormente i limiti su nuove vie di bigwall nella zona. Negli anni Ottanta furono Hans Christian Doseth, Franček Knez, Greg Child, Randy Leavitt, Michel Piola, Michel Fauquet (che scese in parapendio nel 1987), Voytek Kurtyka, Erhard Loretan, Wolfgang Güllich, Kurt Albert, Bernd Arnold, Miguel Gallego, solo per citarne alcuni: tutti nomi noti dell’arrampicata, molti dei quali con alle spalle spettacolari linee di bigwall in tutto il mondo, oltre ad altre grandi imprese.
E negli anni ’90 Catherine Destivelle, Jeff Lowe, Takeyasu Minamiura, Masanori Hoshina, Mark Wilford, Rob Slater, Todd Skinner, Young Chu, Jim Beyer, Jared Ogden, Brad Jarrett, Warren Hollinger, Wally Barker, Mark Synnott, Alex Lowe, Robert Caspersen: tutti hanno messo alla prova il loro coraggio nel Trango con squadre di talento, così come Xaver Bongard e io quando ci siamo uniti per la nostra via del 1992, The Grand Voyage sulla Grande Torre di Trango. Nel corso di questi anni ci sono state molte altre ascensioni degne di nota su cime appartenenti allo stesso gruppo, tra i ghiacciai Trango e Dungee, variamente denominate Trango Monk, Little Trango, Trango Castle, Chateau e Trango Pulpit, così come le vicine torri di Uli Biaho, Shipton Spire, e The Flame, tutte mete di spedizioni internazionali provenienti da Norvegia, Svizzera, Francia, Spagna, Italia, Slovenia, Repubblica Ceca, Germania, Polonia, Giappone, Corea, Canada, Gran Bretagna e America, un’arena di scalate davvero internazionale riservata ai migliori arrampicatori di bigwall del mondo.
Negli anni ’90 era laborioso raccogliere informazioni esaurienti da così tante fonti, ma ora potrebbe essere possibile compilare dati più completi sulla storia dell’arrampicata del massiccio.
Info anni ’90
Negli anni Novanta, le informazioni sulle scalate internazionali erano spesso riportate solo brevemente nelle riviste in lingua inglese, come il seguente resoconto dell’AAJ del 1989:
Prima ascensione in libera della Nameless Tower. Anche i tentativi sono grandi storie e di interesse storico, come quella che Kurt Albert mi raccontò quando lo incontrai per la prima volta in Patagonia, a proposito del team tedesco che nel 1988 si stava dirigendo verso il Campo II del Pilastro Norvegese della Grande Torre di Trango, quando il seracco sospeso sopra di loro crollò improvvisamente e un muro di ghiaccio di 50 metri si scagliò loro contro durante l’avvicinamento. Si salvarono, con qualche osso rotto, tuffandosi in un crepaccio.
O gli agghiaccianti resoconti di Greg Child sull’American Alpine Journal:
A volte ci imbattevamo in informazioni sulle bigwall nelle riviste d’arrampicata europee, spesso sbavando sui bellissimi topos delle vie realizzate da Michel Piola.
Di tanto in tanto era possibile trovare una copia di una rara rivista internazionale per trarre qualche spunto:
Per tradizione, le prime relazioni erano inviate all’American Alpine Journal su richiesta di Hubert Adams Ad Carter:
Le prime ricerche
Di seguito sono riportate le informazioni che ho pubblicato nel 1992, dopo il mio viaggio sul posto:
Ho potuto aggiornare alcuni dettagli per un articolo su Mountain Review #2 (maggio/giugno 1993), con un grafico elaborato sulla base del mio schizzo qui sopra:
Nel 2000 ho pubblicato sull’American Alpine Journal un aggiornamento (link qui), di seguito le note originali:
Ho concluso con: “Quale sarà il futuro delle possenti Torri di Trango? Lo spirito meraviglioso catturato dall’arrampicata più audace, più leggera e più veloce, si spera che prevalga”. E così è stato.
Info aggiornate
Qui sotto c’è principalmente il testo tradotto da Masanori Hoshina con alcune mie modifiche: è l’elenco più completo sulle scalate di Trango, ma ci sono alcune ascensioni mancanti e degli errori, sia nelle nazionalità che nell’ortografia dei nomi, magari anche per via della traduzione; per favore mandate un’e-mail a deuce4@bigwalls.net con le vostre modifiche e correzioni (e io aggiornerò).
Cronaca delle Torri di Trango e delle scalate
1974
Torre Uli Biaho. Team francese (6 alpinisti tra cui Jean Fréhel) fallita dopo poco più di metà della salita del Pilastro Sud-ovest (500 m di dislivello).
1975
Nameless Tower. Team britannico (Joe Brown, Mo Anthoine, Bill Barker, Martin Boysen, Ian MacNaught Davis e Dave Potts) sconfitto a 150 m dalla vetta. Il ginocchio di Martin Boysen si è incastrato in una fessura della parete superiore (Boysen Crack) e ci sono volute tre ore per uscirne.
A proposito di Nameless Tower: questo nome è stato dato erroneamente da Galen Rowell, mentre il nome corretto sarebbe Trango Tower (Torre di Trango). Qui in questo testo abbiamo preferito mantenere il nome “Nameless”.
Cascadia (Grande Cattedrale). La spedizione italiana del CAI Belledo diretta da Giulio Fiocchi riesce a salire lo sperone sud-ovest della cresta (Giuseppe Lafranconi, Benvenuto Laritti, Gianluigi Lanfranchi e Amabile Valsecchi) e la parete sud (Pierino Maccarinelli, Sergio Panzeri, Giacomo Stefani, Carlo Duchini e Daniele Chiappa).
1976 – Nameless Tower
Nameless Tower, parete sud-ovest. Prima salita di Martin Boysen e Mo Anthoine, seguiti il giorno successivo da Joe Brown e Malcolm Howells.
1977 – Grande Torre di Trango
Dei sei membri del team USA (tra i quali Dennis Hennek, Galen Rowell, John Roskelley e Kim Schmitz), ben cinque compiono la prima salita in stile alpino dal Trango Glacier lungo il couloir della parete sud-ovest.
1979 – Uli Biaho
Il team statunitense (John Roskelley, Kim Schmitz, Ron Kauk e Bill Forrest) sale per la parete est (VII 5.8 A4): 10 giorni di stile yosemite in un solo push e con l’uso di portaledge.
1983
Grande Torre di Trango. Un team neozelandese (Graeme Dingle e altri 4) sale a 6100 m per la parete ovest, ma desiste per mancanza di tempo e per le cattive condizioni del ghiaccio.
Castello di Trango (Chateau). Un team francese (Patrick Cordier, Erik Decamp, Robert Wainer) sale il pilastro che porta alla Spalla sud del Castello, senza andare oltre per via della mancanza di permesso. 1300 m, 50 lunghezze di corda, delle quali 30 superiori al V grado UIAA. Scendono dal couloir sulla parete ovest.
1984 – Grande Torre di Trango, Pilastro norvegese
Il team norvegese di Hans Christian Doseth e Finn Daelhi, che inizialmente opera con i compagni Stein Aasheim e Dag Kolsrud, sale il Pilastro nord-est con un dislivello di 1500 m (VII 5.10+ A4). Doseth e Daehli compiono la prima salita dell’East Summit, ma muoiono durante la discesa in corda doppia.
Nameless Tower. Un team britannico (David Lampert, Ian Lonsdale, Andrew Atkinson, Stuart Holmes e Alan Scott) tenta una nuova via a sinistra della prima salita britannica nel 1976, ma fallisce a causa del maltempo a 6100 m. La via sarà completata da una spedizione spagnola nel 1989.
Il team statunitense (Scott Woolums e Andy Selters) sale una nuova via sulla cresta nord-ovest della Grande Torre di Trango in 4 giorni in stile alpino dal Trango Glacier.
1985
Castello di Trango (Chateau). Il team giapponese (tre membri dell’Hōdai Climbing Team, tra cui Takatori Takamitsu) ha scalato la cresta sud-est fino alla terza cima, a 5400 m. Un altro team giapponese (Hiroshi Aota, Toshiyuki Kikuchi) si è impegnato sulla parete sud della Spalla Est (40 lunghezze!), rinunciando poi per pesante nevicata.
1986
Nameless Tower. Il team nippo-polacco (Wojciech Kurtyka, Noboru Yamada, Kenji Yoshida, Kasuhiro Saito) viene sconfitto dopo aver salito quattro lunghezze al di sopra della cengia nevosa della parete est.
Il team USA di Greg Child, Randy Leavitt e Tom Hargis, dopo aver terminato l’ascensione sul Gasherbrum IV, si è spostato alla Nameless Tower per tentare una nuova via sulla parete sud-est.
La cordata italiana di Arnaldo Pinter, Oscar Piazza e Renzo Vettori sale leggermente a sinistra della via norvegese sul Pilastro Nord-est ma, giunta a 5760, m è costretta a scendere a causa di una e ha scalato la parete superiore fino a 5760 m, ma è tornato indietro. Sofferente per via di una valanga di polvere a di fessure troppo ghiacciate nel campo di neve mediano (1987 AAJ).
I tedeschi Helmut Münchenbach, Christoph Krah e Peter Popal hanno tentato una torre di 5900 metri adiacente alla Grande Torre di Trango. Hanno fallito a 300 metri dalla cima (1987 AAJ).
Si sa poco di un tentativo di Michel Piola.
1987
Nameless Tower. Il team sloveno della parete sud-est (Franček Knez, Slavko Cankar, Bojan Šrot) apre le lunghezze del terzo inferiore della via con corde fisse e poi sale in stile alpino fino alla cima. Il grado più alto è (IX A0) e Knez avrebbe sempre fatto da capocordata. Questa via diverrà nota come Via Jugoslava, poi anche via Slovena.
A proposito di nomi, Mire Steinbuch scrive: “Per quanto ne so, nessun nome della via jugoslava è stato cambiato in un altro, anche se è stata salita da alpinisti sloveni, sia da soli sia in squadre miste di altre nazionalità jugoslave. In passato gli alpinisti sloveni a volte invitavano alpinisti di altre repubbliche nelle squadre di spedizione come scusa per chiedere soldi a Belgrado, come nel caso della spedizione sull’Everest del 1979 per la cresta ovest che è stata salita da sloveni, anche se c’erano anche tre membri di altre repubbliche. Non è quindi irrispettoso chiamare la via di Franček Knez “via Jugoslava”. Dopo tutto, sono stati Franček e il suo team a chiamarla così“.
I due nomi dunque coesistono, anche se ora si preferisce “via Slovena”.
Nameless Tower. Il team svizzero-francese (Michel Piola, Stéphane Schaffter, Patrick Delale e Michel Fouquet) completa il contrafforte ovest della Nameless Tower, poi Fauquet vola dalla cima al campo base in parapendio. La via si chiamerà Gran diedre Desplamado (25 lunghezze, 5.11 A4)
Castello di Trango (Chateau). Un team giapponese sale la placca sulla parete est, traversa la Torre est dalla Spalla est e sale direttamente la parete terminale fino alla cima. In AAJ è detto che questa salita alla P 5753 m era guidata da Reiji Nonaka e che della spedizione facevano parte anche la moglie del leader, Yukiko, assieme a Toshikazu Fujita, Takao Sasaki e Masahiro Oto. Hanno scalato 63 tiri sulla parete est e sul contrafforte sud-est, una via difficile (VI+, A2), che ha richiesto 15 giorni. Hanno raggiunto la vetta l’8 settembre. Quest’anticima della Grande Torre di Trango era stata tentata senza successo da due spedizioni giapponesi nel 1986.
1988
Nameless Tower, team polacco-svizzero (Wojciech Kurtyka ed Erhard Loretan). La loro nuova via divenne nota come via Kurtyka-Loretan, una linea che collega abilmente le fessure della parete est (5.10 A4). Sono stati necessari due tentativi a cominciare dal 24 giugno. Alla fine sono riusciti il 13 luglio, dopo otto giorni di arrampicata effettiva. La via è di 29 lunghezze di corda, 1100 m, ED+, con sei tiri di A3. Hanno fissato 600 m di corde fisse.
Nameless Tower. Il team giapponese (5 alpinisti tra cui Masaharu Gandou) tenta di aprire una nuova via tra la Kurtyka-Loretan e la Via Jugoslava sulla parete est, ma si ferma a causa del maltempo a soli 150 m dalla vetta. Torna indietro per la Via Jugoslava.
Spedizione tedesca della Nameless Tower: Berndt Arnold, tedesco orientale, e Kurt Albert, Wolfgang Güllich, Wolfgang Kraus, Thomas Lipinski, Martin Leinauer, Jörg Schneider, Martin Schwiersch, Jörg Wilz, Helmut Münchenbach, tedeschi occidentali. Kraus, Lipinski, Schneider e Wilz hanno salito la Nameless Tower lungo i tiri iniziali (220 m) della Kurtyka-Loretan poi hanno attraversato alla via Jugoslava per raggiungere la vetta. Il 3 settembre Wolfgang Kraus, Jorg Wilz, Thomas Lipinski e Jorg Schneider hanno raggiunto la cima per la via Kurtyka-Loretan, dopo un tentativo sul Grande Torre di Trango, seguiti il 6 settembre da Kurt Albert e Wolfgang Güllich che (con Bernt Arnold, Martin Leinauer, Helmut Münchenbach e Martin Schwiersche) hanno effettuato la prima salita in libera della Nameless Tower (26 tiri, 5.12).
Grande tentativo tedesco al Pilastro Norvegese della Grande Torre di Trango. Münchenbach, Albert, Arnold, Güllich, Leinauer salgono 25 tiri del Pilastro Norvegese fino alla cengia nevosa in 14 giorni, ma poi si ritirano a causa delle cattive condizioni, scrivendo in seguito: “Questa deve essere una delle vie più difficili del Karakorum”.
In seguito Bernd Arnold si è procurato fratture al bacino e alle costole cadendo in un crepaccio e ha dovuto essere portato via in elicottero, sfortunato epilogo di un viaggio raro per l’asso dell’arenaria della Germania Est.
Grande Torre di Trango, team canadese di Eric Sambo e Doug Dean. Dean ha tentato la salita in solitaria della parete nord-ovest della via statunitense dal bivacco a 5330 m, ma è stato bloccato da un pericoloso manto nevoso appena sotto la vetta e ha dovuto scendere.
Grande Torre di Trango. Il team italiano di Maurizio Giordani, Maurizio Venzo, Rosanna Manfrini e Kurt Walde sale la Torre di Uli Biaho tra il 17 e il 21 giugno. In seguito, Giordani sale in solitaria la via americana sulla parete nord-ovest in 9 ore dalla partenza. La stessa via è salita per la terza volta due giorni dopo da Maurizio Venzo e Kurt Valde.
Uli Biaho. Il team francese (guidato da Yves Astier) sale due vie diverse sulla parete sud della Torre orientale.
1989
Nameless Tower. Greg Child e Mark Wilford tentano una nuova linea a destra della Kurtyka-Loretan sulla parete nord-est in stile alpino, ma falliscono a 5850 m (5.10 A4) dopo essere rimasti intrappolati per sette giorni in una portaledge, che alla fine si rompe a causa del continuo processo di formazione e scioglimento del ghiaccio.
Nameless Tower. Il team spagnolo di Miguel Ángel Gallego Chiri Ros, Jose Luis Clavel, Jose Seiquer apre una nuova via tra il contrafforte ovest e la parete sud-ovest. Nella parte finale si uniscono alla via franco-svizzera del 1987 proprio nel punto in cui (6100 m) il team britannico si era fermato nel 1984. Sono stati necessari 19 bivacchi per un totale di 36 tiri con corde fisse.
Nameless Tower. Il team tedesco di Wolfgang Güllich, Kurt Albert, Milan Sykora, e Christoph Stiegler effettua la prima salita (rotpunkt) di Eternal Flame (35 lunghezze, 5.12c A2), compresi 11 tiri di 5.11 e due di 5.12, la via di roccia più difficile mai realizzata in Himalaya o nel Karakorum, secondo Albert.
Un team austriaco-americano ha salito la Kurtyka-Loretan?
Grande Torre di Trango. Pat McNerthney e Greg Collum hanno tentato il Buttress Southwest sul Southwest Peak, ma hanno rinunciato dopo pochi tiri perché troppo impegnativo. Dopo aver scalato una cima sotto i 6000 m sul versante dell’Uli Biaho, Matt Kearns e Dan Cawthon hanno tentato la prima salita del Southwest Buttress ma hanno rinunciato a causa della neve pesante dopo una tempesta.
Uli Biaho. Tentativo sulla parete est da parte del team di Stefan Stuflesser (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12199028803)
Tentativo sulla parete sud-est dell’Uli Biaho, utilizzando lo stesso canalone di avvicinamento della cordata di Roskelley nel 1978.
In giugno, i neozelandesi Nick Craddock, Paul Rogers, Murray Judge, Guy Cotter (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12199127301) ripetono la via italiana (5.10, A3, quattro giorni di salita, due di discesa).
Cattedrali del Baltoro. Jim Beyer (USA) ha rivendicato una salita in solitaria del Thunmo 5866 m. Dal Dunge Glacier ha iniziato con tre difficili tiri di artificiale, impiegando tre giorni. La parete superiore è stata scalata in stile alpino; ha impiegato nove giorni per salire 600 m di roccia (big-wall) e 1000 m di terreno misto, per un totale di VII 5.I0d A4. Sembra l’impresa più straordinaria della stagione.
1990
Nameless Tower. Il giapponese Takeyasu Minamiura apre una nuova via, Steppenwolf (5.10 A4+), in stile solitario alpino. Dopo la salita, tentando la discesa in parapendio, precipita. I compagni avviano, con successo, una delle più incredibili operazioni di soccorso alpinistico di tutti i tempi.
Grande Torre di Trango. I giapponesi Masanori Hoshina, Satoshi Kimoto, Takaaki Sasakura e Masahiro Kosaka effettuano in 25 giorni la seconda ascensione del Pilastro Norvegese (VII 5.12 A4 compresa una variante nella parte bassa a destra della via originale), ma non possono salire la vetta della Cima nord-est per mancanza di tempo. Per saperne di più: https://www.bigwallgear.com/p/minamiura.
Nameless Tower. Jeff Lowe e Catherine Destivelle, assieme a una troupe televisiva, tentano di salire in libera la via Kurtyka-Loretan ma, a causa del ghiaccio sulla via, ripiegano sulla via Jugoslava per la seconda salita in libera.
Grande Torre di Trango. Sotto la guida di Antonio Perezgrueso della Televisione spagnola, Fernando Cobo, Jon Lazcano, Guillermo Banales e Máximo Murcia arrivano a tre o quattro lunghezze di corda dal completare una nuova e difficile via sul contrafforte sud-ovest della Grande Torre di Trango (AAJ 1991).
Gli spagnoli Miguel Berasaluce, Adolfo Madinabeitia e Antonio Miranda (Desnivel, n. 68, dicembre 1991 e AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12199224701) ripetono il Pilastro Norvegese (con variante iniziale giapponese).
1992 – Il Grand Voyage
Grande Torre di Trango. La cordata svizzero-americana di Xaver Bongard e John Middendorf scala la parete est strapiombante con una linea indipendente, continua in comune col Pilastro Norvegese per tre tiri e mezzo al di sopra della cengia nevosa, indi prosegue ancora su linea indipendente sul lato nord del pilastro superiore: 15 giorni passati a scalare Le Grand Voyage (VII 5.10 A4+ WI3), per completare la seconda salita della Cima nord-est dal lato est.
Nameless Tower. Il team americano di Greg Child e Mark Wilford effettua la prima salita di Run For Cover (VI 5.11 A3+) a destra della via Slovena.
Nameless Tower. José Chaverri, Lorenzo Ortiz e Santiago Palacios hanno fissato 750 metri di corda nella parte inferiore della via Kurtyka-Loretan per sette giorni. Il 7 luglio hanno fatto l’ultimo tentativo, che si è concluso dieci metri sotto la vetta a causa della neve verticale e non consolidata. Chaverri si è poi unito ai baschi Kike de Pablos e Jon Lazkano che avevano già sistemato metà della via Slovena. Il 19 luglio, Chaverri e de Pablos sono stati raggiunti dal buio poco sotto la vetta e hanno preferito calarsi nella notte.
I coreani Cho Kukkya, Cho Chonghwan, So Hoyoung e il coreano-americano Chu Young ripetono la via Jugoslava (AAJ). Cho Dukkyu, Cho Chonghwan, So Hoyoung e il coreano-americano Chu Young ripetono la via Jugoslava (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12199325803) e anche: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12199425501).
Grande Torre di Trango. Un team australiano sale e fa BASE jump da sotto l’East Summit. Glenn Singleman scrive: “Nel 1992 Vlad Moroz, Geoff Gabites, Nic Feteris e io abbiamo salito gran parte della via di Andy Selters del 1984, tranne che per la traversata a sinistra (est) verso la cima E/NE sopra il colle. Lindsay Griffin chiama questa via “NW Ridge”. Dopo aver raggiunto la cima, Nic e io abbiamo attraversato e sondato il bordo della linea di seracchi a NW fino a trovare una cengia da cui saltare. Questa è stata la parte più spaventosa della spedizione. Abbiamo dato un’occhiata all’uscita del Pilastro Norvegese, ma non era abbastanza verticale per saltare. Quando abbiamo provato a guardare più in basso lungo il pilastro nord, abbiamo trovato la possibilità di farlo. In seguito, alcune guide alpine fiamminghe hanno ripetuto la nostra salita e il nostro salto e poi hanno scalato e saltato il Nameless. Grandi atleti (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12199326300)”.
Shipton Spire. Primo tentativo (Gregory Collum, Andy Selters, Chuck Boyd, Mark Bebie (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12199326601). Andy scrive: Nel 1992 ho incontrato i BASE jumper, che sono venuti al nostro campo base di Shipton con Greg Child perché Greg sapeva che avevo fatto la via (alla cima del Great Trango nel 1984). Li ho rassicurati che la nostra via era molto ragionevole e che se avessero avuto fiuto per il terreno l’avrebbero trovata. Certo, se c’è neve nuova oppure si è all’inizio della stagione, il pericolo di valanghe potrebbe essere una preoccupazione, e ho sentito che almeno una squadra successiva ha avuto problemi. Il rischio di crepaccio era modesto o minimo. Non ho dubbi che Scott e io ci siamo imbattuti nella via più facile e sicura della vetta. La cosa più bella pubblicata sulla nostra scalata è stato il mio articolo su Mountain Magazine”.
1994
Nameless Tower. Un team coreano (4 membri tra cui Wang Kisu) entra nel ghiacciaio del Trango per aprire una nuova via sulla parete sud, ma rinuncia dopo che due alpinisti sono feriti dalla caduta di massi sul ghiacciaio.
Grande Torre di Trango. Al ritorno al campo base dopo un tentativo, i membri del team giapponese dell’Università di Keio scoprono che i loro passaporti erano stati rubati. La denuncia del furto ha ritardato le loro attività: dopo aver salito 6 tiri sulla parete inferiore, a 5300 m rinunciano.
Trango Pulpit. Il duo australiano di Stefan Eberhard e Gerry Style ha completato la via di 600 m Trango Dreaming (VI 5.10a A3+).
1995
Nameless Tower. Prima salita della parete nord della Nameless Tower da parte della squadra statunitense di Eric Brand, Jared Ogden e Kevin Starr con Willy Benegas (argentino): Book of Shadows (5.10b A4 WI4 1150m).
Da Alpinist 11: “Hanno preso il grande spigolo, che hanno chiamato Book of Shadows. Con un canalone di avvicinamento rastrellato da valanghe di fango e bombardamenti aerei, e tiri caratterizzati da artificiale A4 e roccia spesso marcia e verglassata, questa via si colloca tra le oggettivamente più pericolose e tecnicamente difficili del Trango. Dato il freddo perenne della parete nord, è anche un’impresa masochistica come nessun’altra sulla torre. Il team ha utilizzato sei corde per la salita in stile capsula, si è accampato in portaledge e ha raggiunto la vetta il 4 agosto dopo un’ultima spinta di diciotto giorni“.
Nameless Tower. Prima salita team-free di Carboy Direct (5.13a), una variante della via Kurtyka-Loretan: Todd Skinner, Mike Liligren, Jeff Bechtel e Bobby Modell.
Nameless Tower, parete nord-ovest. Il team basco di Mikel Zabalza, Fermín Izco e Antonio Aquerreta compie la prima salita di Insumisoa (5.11 A3+ 915 m).
Nameless Tower. Paul Pritchard e Adam Wainwright hanno salito la Via Slovena. Dopo aver inizialmente scalato la spalla dal Dungee Glacier (Andy Cave e Wainwright) prima di ritirarsi a causa di una tempesta, hanno poi utilizzato le corde fisse di Cowboy Direct per tornare alla Spalla e scalare in altri tre giorni da lì alla cima e ritorno. Lo stesso giorno in cui hanno raggiunto la cima (13 agosto) è stato il giorno della tempesta che ha ucciso Alison Hargreaves e il resto della squadra sul K2. Celia Bull, Kate Phillips e Donna Claridge hanno tentato la via Slovena. Dal Dungee Glacier, Noel Craine e Paul Pritchard hanno risalito il canalone che porta direttamente alla parete nord dopo essersi ritirati dalla tempesta, e Crane è caduto in un crepaccio rompendosi un paio di costole.
1996
Shipton Spire. Prima ascensione della parete est, Charles Boyd, Greg Child, Greg Collum, Greg Foweraker: 36 tiri, 5.11-A4 fino a circa una dozzina di metri sotto la cima (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12199732005 e http://publications.americanalpineclub.org/articles/12199938902).
Nameless Tower. Tatsu Shinohara, Toshi Kikuchi e Takeshi Nagano ripetono la via Jugoslava (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12199732004).
1997
Nameless Tower. Gli americani (USA) John Rzeczycki, Brad Jarrett, Warren Hollinger e Wally Barker compiono la prima salita di Wall Fiction (5.10 A4 WI3), linea a destra di Book of Shadows sulla parete nord (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12199832301).
Grande Torre di Trango. Un team coreano di quattro membri ha salito una variante di 12 tiri della via Norwegian Buttress, che ha poi seguito fino alla East Summit: tra di loro Youn-Jung Shin, la prima donna a raggiungere la vetta della Grande Torre di Trango; Choi Seung-Chul è stato anche il primo a lanciarsi con il parapendio da una delle cime del Great Trango.
Shipton Spire 5852 m. Mark Synnott e Jared Ogden hanno aperto una nuova via sulla parete est della Shipton Spire 5852 m chiamata Ship of Fools (VII 5.11 A2+ WI6), trascorrendo 20 notti in parete e raggiungendo la vetta il 6 agosto (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12199802100).
Nameless Tower. Stenstrom e Nilsson ripetono la via Jugoslava (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12199832202).
1998
Shipton Spire. Free as Can Be, Inshallah (VII 5.12 A1, 1400 m) sulla parete sud-est della Shipton Spire (alias Hainabrakk Central Tower), dal 13 al 27 luglio, Steph Davis, Kennan Harvey, Seth Shaw (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12199908000).
1999
Nameless Tower. Nuova via degli spagnoli Gabriel Besson, Claude-Alain Gaillan, David Maret e Fredéric Roux: Claire de Lune (VI 5.10d A3, 1230 m) a sinistra della via spagnola del 1989.
Grande Torre di Trango, West Summit. Gli americani Alex Lowe, Mark Sinnott e Jared Ogden compiono la prima salita di Parallel Worlds (VII 5.11 A4), sulla parete nord-ovest in 28 giorni.
Grande Torre di Trango. The Russian Way (VII 5.11 A4, 2675 m), sulla “prua” della parete nord-ovest della Grande Torre di Trango (15 luglio-10 agosto 1999) è la nuova via di Alexander Odintsov, Ivan Samoilenko, Igor Potankin e Yuri Koshelenko.
Yuri scrive: “A quanto pare il nostro team ha effettuato la prima salita di Trango West. Ho grande rispetto per i ragazzi del team TNF (si riferisce alla salita di Parallel Worlds, NdR), ma non hanno raggiunto la cima per un paio di tiri. Sono partiti dalla luce delle piattaforme e non hanno preso i ramponi. Alex è poi caduto sul ghiaccio sottile sotto la cima, e in seguito i ragazzi sono scesi fino alla portaledge e poi sono scesi lungo la via di salita. Abbiamo portato con noi la tenda Bibler e abbiamo percorso l’intera cresta occidentale del Trango e siamo scesi lungo il pendio di neve e ghiaccio. In seguito ho scalato il tratto in cui Alex è caduto, c’erano davvero 20 metri di ghiaccio molto brutto, su una lastra inclinata di 60/70 gradi, non c’era nessuna sosta. A proposito, sul Trango ho usato il telaio di una portaledge in titanio che Ivan Samoilenko aveva realizzato per l’A5“.
Trango Pulpit. More Czech, less Slovak (VII 7- A2, 53 lunghezze, 2100 m) è la via di Thomáš Rinn, Ivo Wondráček, Jaroslav Dutka e Pavel Weisser sullo spigolo sud-est. Mentre Wondráček ne ha abbastanza e scende, il 29 luglio gli altri tre seguono la via americana del 1977 (sono altre 13 lunghezze) fino alla vetta della Grande Torre di Trango. Riscendono per lo stesso itinerario della salita.
Trango Pulpit. Diretta norvegese (VII A4 5.11, ca. 2200 m) sulle pareti nord-est e nord del Trango Pulpit 6050 m, 28 giugno-4 agosto 1999 (più due giorni di posa corde fisse): Robert Caspersen, Gunnar Karlsen, Per Ludvig Skjerven, Einar Wold.
Questo video documenta la salita alla Diretta Norvegese al Trango Pulpit.
Grande Torre di Trango. Farfalla perduta: il team tedesco composto da Thomas Tivadar, Gavor Berecz e Oskar Nadasdi è arrivato con l’intenzione di stabilire una nuova via sulla parete nord-ovest dal Trango Glacier, solo per trovare le linee ovvie già occupate. Hanno salito 35 tiri indipendenti a sinistra di Parallel Worlds prima di unirsi a quella via. Tuttavia, dopo 39 giorni e 44 tiri, sono stati costretti a ritirarsi a poca distanza dalla vetta, dopo che una tempesta li aveva imprigionati per tre giorni (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12200033503).
Anni 2000 (incompleto)
2000: For Better or for Worse (VII 5.12a WI3, 3.500′) sulla Torre Est di Hainabrakk (ca. 19.024′), 25 giugno-27 luglio, Heather Baer, Roxanna Brock, Brian McCray e Steve Schneider (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12200102300).
2000: Jonathan Copp, Mike Pennings salgono Freebird (VI 5.11d A1, 3.500′) sulla Cat’s Ears Spire (ca. 18.800′), 15-17 luglio, prima salita della cima; Tague it to the Top (VI 5.11 C2, 3.700′) sulla parete est della Hainabrakk East Tower, 26-28 luglio, nuova via e seconda salita della vetta; Inshallah (VII 5.12 A1, 4.300′) sulla Shipton Spire (a.k.a. Hainabrakk Central Tower, 19.700′), 4-6 agosto, seconda salita della via (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12200101400).
2001: Quattro spedizioni hanno visitato il gruppo di Trango con l’obiettivo di salire vie di roccia di alto livello sulle famose pareti di granito. La Trango Tower 6245 m (Nameless Tower) è stata tentata da due spedizioni. Il team brasiliano di Waldemar Niclevicz ha ripetuto la via Slovena “standard” sulla parete sud-est. Gli alpinisti giapponesi guidati da Shogo Kada volevano scalare una nuova via sulla parete est, ma hanno raggiunto solo 5100 m. Due spedizioni molto diverse hanno tentato la Grande Torre di Trango 6286 m. Twid Turner ha guidato un team britannico che sperava di salire una nuova via sulla parete est di 1400 m a sinistra del Pilastro Norvegese, sopra il Dunge Glacier: tuttavia, il maltempo li ha costretti a ritirarsi da 5700 m.
Glenn Singleman ha guidato un team australiano che intendeva filmare un base jump da vicino alla cima del Great Trango. Due membri del gruppo hanno raggiunto la vetta attraverso la via della cresta nord-ovest il 13 giugno, prima che una tempesta bloccasse i progressi e gli alpinisti si ritirassero al campo base. L’intera squadra si è quindi recata in Australia prima di tornare in Pakistan per organizzare una seconda spedizione in vetta. Il 2 settembre sei membri del gruppo hanno raggiunto la vetta, ma le condizioni non erano ritenute ideali e il progetto di saltare dalla cima è stato abbandonato.
Shipton Spire 5852 m: Mauro Bubu Bole e Mario Cortese salgono Women and chalk sulla parete est (senza vetta ma che si innesta su Ship of Fools del 1997). La via è stata aperta dal 26 luglio al 15 agosto 2001: Fabio Dandri ha curato le riprese fotografiche e video (https://www.planetmountain.com/it/notizie/arrampicata/women-and-chalk-in-trango-di-mauro-bubu-bole.html).
2002: The Flame (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12200310600 e http://publications.americanalpineclub.org/articles/12200336001).
2003: Grande Torre di Trango. Un team di Odessa (Ucraina), composto da Alexander Lavrinenko, Vladimir Mogila, Vital Yarichveski e Alexey Zhilin, sale una via nuova (provvisoriamente chiamata via Ucraina) sullo spigolo ovest, fermandosi però a due tiri e mezzo dalla Cima sud-ovest.
2004: Cresta sud-ovest della Grande Torre di Trango fino alla Cima Sud-ovest, Azeem Ridge (54 tiri, 5.11R/X A2 M6), Kelly Cordes e Josh Wharton, 24-28 luglio 2004. Kelly riferisce anche che nel 2005 un team slovacco ha fatto nuova via a destra della via Azeem Ridge che si unisce a questa vicino alla cima.
2004: Trango Monk (5.10 A2), Tomaz Jakofčič e Miha Valič.
2005: Pulpito di Trango, via Azazel (Yann Mimet, Jean-Yves Fredriksen, Martial Dumas, Sam Beaugey), dal 22 giugno al 10 luglio 2005. (1500 m, 300 m di avvicinamento, neve e passi di V o V+ per giungere al campo 1, quindi 26 lunghezze di VII A3+ M6 WI4 6a). Si svolge tra la cresta sud-est (More Czech, less Slovak; Dutka-Rinn-Weisser, 1999) e la parete nord-est della Norwegian Direct (Casperson-Karlsen-Skjerven-Wold, 1999) AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/12200636200).
2007: Grande Torre di Trango. Un team di giovani scalatori della città siberiana di Krasnoyarsk, in Russia, ha completato due prime ascensioni sull’enorme parete nord-ovest della Grande Torre di Trango 6286 m, una delle più grandi pareti di roccia del mondo. Dal 7 al 12 luglio, Evgeny Belyaev, Igor Loginov, Alexey Kommissarov e Alexander Mikhalicyn hanno salito un nuovo percorso vicino alla direttissima russa The Russian Way (VII 5.11 A4, 2000 m, 66 tiri e 2750 m di arrampicata, Koshelenko-Odintsov-Potankin-Samiolenko, 1999) fino alla base della parete sommitale, poi si sono spostati verso l’alto e a destra per guadagnare la cresta sud-ovest. I due gradini superiori di questa cresta sono stati poi saliti fino a una delle cime iniziali (la cosiddetta Cima ovest) della lunga cresta merlata e quasi orizzontale che porta alla Cima sud-ovest 6250 m. Con un tempo non perfetto, con periodi di pioggia battente e forti venti, i quattro russi hanno salito 21 tiri fino alla base della parete sommitale, dove hanno posizionato il loro terzo campo portaledge. Il 10 ha segnato un cambiamento del bel tempo, permettendo al team di progredire rapidamente nella sezione superiore, dove hanno trovato tracce di passaggi precedenti (la loro via deve aver condiviso terreno comune con l’Azeem Ridge, salita da Kelly Cordes e Josh Wharton nel 2004, ma l’attrezzatura trovata dai russi è molto probabilmente (corde fisse, spit, ecc.) quella lasciata da Guillermo Banales, Fernando Cabo, Jon Lazkano e Máximo Murcia, che hanno salito la cresta fino a meno di diciassette tiri dalla Cima sud-ovest nel 1990). Il 12 luglio i quattro russi hanno ricevuto previsioni meteorologiche poco promettenti, così, lasciando gran parte del loro equipaggiamento al bivacco, hanno optato per una corsa veloce verso la cima. La tempesta si era già scatenata quando hanno raggiunto la Cima ovest, così, nonostante il consiglio via radio del campo base di riposare una notte sulla montagna prima di tornare il giorno successivo, i quattro hanno deciso di abbandonare parte dell’attrezzatura e di scendere rapidamente verso il campo base, che hanno poi raggiunto in tarda serata. Anche se finora non è stato indicato il grado, si dice che la salita sia stata in libera al 75%.
Nel frattempo, Vladimir Arkhipov, Serguey Cherezov, Yuri Glazyrin, Oleg Khvostenko, Andrey Litvinov e Alexander Yanushevich si trovavano sul lato sinistro della parete, tentando di completare la linea (via Ucraina) salita fallita per poco nel 2003 dal team di Odessa composto da Alexander Lavrinenko, Vladimir Mogila, Vital Yarichveski e Alexey Zhilin. Questi quattro, arrampicando in stile capsula, avevano impiegato circa venti giorni per raggiungere il loro punto più alto, trovando la linea di salita del pilastro prominente sotto il ghiacciaio pensile sorprendentemente avara di punti deboli e con fessure molto sporche, il che significava che solo un terzo della via poteva essere salito in libera. La parete sommitale era ricoperta di ghiaccio e, poiché la via ha richiesto molto più tempo del previsto, la squadra è stata costretta ad abbandonare la scalata appena 100 metri verticali sotto la vetta (circa due tiri e mezzo). A questo punto avevano stabilito nove campi portaledge, ma ormai avevano esaurito completamente le scorte di cibo e carburante. Le difficoltà massime dei quarantasei tiri saliti erano 5.11 e A4.
I sei russi hanno iniziato la via il 6 luglio e hanno raggiunto la cima il 16 luglio. Hanno fatto cinque campi e hanno impiegato in totale undici giorni invece delle due settimane previste. Per uno e mezzo di questi giorni sono rimasti confinati nei portaledge a causa del maltempo. Il 14 luglio, Cherezov e Khvostenko avevano più o meno forzato la via verso la cresta della vetta attraverso un periodo di maltempo particolarmente brutto, e il team poteva solo sperare di resistere a una tempesta il giorno successivo. Ma quella notte le nuvole si sono diradate, il mattino seguente era bello e il team è riuscito a raggiungere la vetta, riguadagnando il campo base il 17 luglio dopo aver rimosso l’attrezzatura. Questa era solo la prima parte della spedizione dei giovani russi, al loro primo viaggio nell’Himalaya-Karakoram. Il 22 luglio erano al campo base del Broad Peak 8047 m e si stavano preparando per un tentativo su questo Ottomila. Fonte: https://alpinist.com/newswire/two-new-routes-on-great-trangos-northwest-face/.
2008: Grande Torre di Trango. Un team norvegese (Rolf Bae, Bjarte Boe, Sigurd Felde, Stein Iver Gravdal) ha raggiunto la vetta in 27 giorni dal Pilastro Norvegese (VII 5.10+ A4) sulla parete nord-est.
2009: Nameless Tower. I fratelli tedeschi Alex e Thomas Huber riescono a liberare tutti i tiri di Eternal Flame. Dopo aver superato in libera la traversata a pendolo, attendono diversi giorni in condizioni di maltempo. Poi riprendono l’arrampicata, salendo in libera tutti i 24 tiri fino al grado più difficile, 5.13a, in 4 giorni e raggiungono la vetta (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/13201212942).
2011: Nameless Tower. I russi Viktor Volodin, Dmitry Golovchenko, Sergey Nilov e Alexander Yurkin compiono la prima salita di No Fear (6b+, A3) sulla parete nord-ovest in 10 giorni (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/13201212935).
Grande Torre di Trango. Una nuova via sull’enorme parete nord-ovest, salita dalla russa Galina Chibitok e dalle ucraine Marina Kopteva e Anna Yasinskaya, è stata premiata con il Piolet d’Or russo 2011, la prima volta che un tale riconoscimento è stato conferito a un team tutto al femminile. Parallelniy Mir (Mondo parallelo) è il parallelo della via del team di Krasnojarsk del 2007 (che ha completato la linea quasi ultimata nel 2003 dagli ucraini di Odessa), salendo il ripido fianco destro dell’importante pilastro arrotondato sul lato sinistro della parete.
Dopo aver fissato per tre giorni le corde sulla sezione iniziale della parete, le tre donne (una quarta era malata ed è rimasta al campo base) hanno intrapreso una salita in capsula, trascorrendo 32 giorni in parete, prima di raggiungere la Cima sud-ovest. Hanno salito 49 tiri, hanno fatto nove campi portaledge, hanno piazzato 75 spit (8 mm forati a mano) e 343 chiodi, ma hanno lasciato in parete solo gli ancoraggi per le calate in corda doppia e gli spit; hanno scalato in libera fino al 6a, in gran parte nella sezione inferiore, con le difficoltà principali rappresentate dai difficili tiri in artificiale fino al moderno A3. Complessivamente hanno valutato la via 6B (russo) e VI/VII (US). Con un’altezza di circa 2000 m e uno sviluppo di arrampicata di 2580 m, è difficile pensare a un’altra nuova via tutta al femminile su big wall nei Greater Ranges che si avvicini a questa salita.
Sembra che i tiri dall’11° al 16° coincidano più o meno con la linea Lost Butterfly del 1999, mentre sulla parete finale (dal 40° tiro in poi) Parellelniy Mir e la via Krasnoyarsk sono identiche. Le tre donne si sono alternate quotidianamente nei carichi di lavoro: due arrampicavano, mentre la terza riposava o trasportava i carichi. I primi 20 tiri circa, che portano alla base del pilastro, sono stati in gran parte in libera (5b-6a), con molti brevi tratti di A1 e A2. I successivi 18 sono stati in gran parte fatti in artificiale, in A2 e A3 (sezioni di otto o più movimenti di skyhook tra gli spit). Fino a questo punto il tempo era stato generalmente buono, ma è peggiorato fino a diventare quasi invernale. I successivi tiri lungo la spalla fino alla parete sommitale avrebbero dovuto essere semplici, ma a 6000 m e con un tempo rigido non lo sono stati. Sulla parete sommitale le fessure erano piene di ghiaccio e hanno dato luogo a un’arrampicata complessa di artificiale e misto, anche se più facile rispetto al pilastro sottostante. Hanno raggiunto la cima in una bufera di neve alle 21.00 del 25 agosto, dopo aver quasi esaurito le scorte. Durante i tre giorni di discesa non hanno mangiato più o meno nulla. Tuttavia, se non ci fosse stato il maltempo durante la parte superiore della scalata, avrebbero anche esaurito l’acqua. Kopteva stima che in condizioni perfette la maggior parte dei tiri potrebbe essere liberata fino al 7b (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/13201212936).
2013: Grande Torre di Trango. I polacchi Marcin Tomaszewski e Marek Raganowicz aprono Bushido (46 tiri di A4 VII+) sulla parete nord-ovest. 19 giorni di arrampicata e 2 di discesa (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/13201212833).
2013: Uli Biaho Tower, pilastro sud: via nuova di Matteo Della Bordella, Luca Schiera e lo svizzero Silvan Schupbach (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/13201212835).
2013: Uli Biaho Tower, parete est, nuova via in stile alpino (dopo aver salito la via Slovena alla Nameless Tower in 1,5 giorni): Eugeny Bashkirtsov e Denis Veretenin (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/13201212836).
2017: Grande Torre di Trango. I russi Gor Stdaltsev, Ivan Temelev e Anton Kashevnik aprono Inshallah sulla parete sud-ovest (AAJ: http://publications.americanalpineclub.org/articles/13201214705 e anche: http://publications.americanalpineclub.org/articles/13201214707).
2022: Nameless Tower. I catalani Edu Marin, con il fratello Alex e il padre Francisco, compiono la seconda salita in libera di Eternal Flame.
2022: Nameless Tower. La coppia italo-austriaca di Barbara Babsi Zangerl e Jacopo Larcher ha salito in libera Eternal Flame in 6 giorni, ciascuno senza cadute e in un solo push.
Nota
Ho raccolto ulteriori informazioni e continuerò a spulciare le riviste, quindi aggiornerò presto, ma nel frattempo scrivete a deuce4@bigwalls.net per ottenere modifiche e correzioni.
Fonti aggiuntive
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Visto che si parla non solo delle due torri di Trango ma anche delle torri vicine (Shipton Spire), nel 2001 c’è Bubu Bole e company con “Women and chalk” (senza vetta ma che si innestava su “Ship of Fools” del 1997).Segnalo anche che Minamiura nel 1990 è “precipitato” ma è ancora vivo, dopo che l’hanno salvato i compagni con – mi azzardo a dire – la più incredibile operazione di soccorso alpinistico di tutti i tempi (sto scrivendone il racconto).
C’è una cosa che mi ha sempre lasciato perplesso. Le Cattedrali del Baltoro sono effettivamente bellissime, ma perché l’altro versante è così trascurato, tranne, forse , il Masherbrum?
Eppure ci sono pareti e cime che non sfigurano con le altre, in particolare nelle collaterali Biarcedi e Naating…
Comunque articolo proprio interessante
Articolo interessante, con lodevole ricerca storica.
Si ha conferma, ancora una volta, che l’alpinismo in Asia non è fatto solo di vie normali sugli ottomila, con elicottero al seguito, traccia battuta, corde fisse, bombole a ossigeno, sherpa con servizio tutto compreso, ecc.