Un ricordo di Ignazio Cossu

Un ricordo di Ignazio Cossu
di Mirko Giorgi
Foto di Mirko Giorgi (salvo diversa menzione)

Chi ha conosciuto Ignazio Cossu sa quanto fosse profondamente legato alle sue radici barbaricine. Era un amore esclusivo, ruggente, geloso. Quello che prova un piccolo per la madre: un incontenibile bisogno fisico di lei. Era un continuo andirivieni tra San Gavino Monreale, dove viveva, e i Supramontes. Che fosse per restaurare ovili abbandonati con Pino Casu e Giampietro Carta, riscoprire antichi sentieri con Sebastiano Cappai e la sua banda de iscalas, o promuovere la salute mentale dei suoi pazienti camminatori, non era mai a corto di buone ragioni per ricongiungersi col lato selvaggio della sua isola, a oriente del Gennargentu. E quando saltava un giro, spesso si imbronciava e faceva i capricci, proprio come un fanciullo.

Alessandro Coni e Angelo Brega a Sentieri di Libertà, Valle del Pardu, 2016.
Perda Liana, 2016. Foto: Filippo Bragianti.

Conobbi Ignazio nel luglio del 1998, a Cala Sisine. Io stavo raccogliendo idee per una monografia di Alp sulla Sardegna, lui qui ci veniva a nidificare d’estate, con la sua estesa rete famigliare. Come un uccello di rovo piazzava le tende e la dispensa in una macchia impenetrabile di olivastri e carrubi sul fianco nord della codula. Una cupola verde, invisibile dai lati e dall’alto. Come usa. Conosceva molti interessanti dettagli, innumerevoli segreti di quel patrimonio dell’umanità racchiuso tra Urzulei, Baunei e Dorgali, dove andavo spesso a scalare. Dopo un po’ eravamo già sotto a fare progetti per la settimana entrante, con la faccia rivolta verso l’interno della codula e l’acqua all’ombelico. Le braccia tese, a indicare questo e quello del vicino entroterra roccioso. Alle spalle della spiaggia c’è una natura meravigliosa, e in quel luglio afoso andava penetrata di primo mattino, quando è ancora mezza addormentata. Ci attirava un vallone molto intimo e suggestivo: Bacu su Orruargiu, il canalone del roveto, dove la locale sentieristica (sparita da tempo) vanta una storia millenaria. La sera stessa mi infilai poco distante dalla sua accessoriata e freschissima tana. A illuminare a giorno Punta Plumare c’era la luna piena, nel chiuso del boschetto non filtrava nulla. Quella confortevole alcova avrebbe allietato una lunga serie di estati future, ma ancora non lo sapevo.

Alba a Cala Sisine. Foto: Melchiorre Pizzitola.
Aldo a Bacu sa Ena, Baunei, 2020.
Alessandro Coni e Antonello Lixi sotto la Perda Liana, 2016. Foto: Filippo Biagianti.

Nel settembre 2022, a Cala Sisine, Ignazio si sveglia all’alba e avverte i primi sintomi della malattia. Se ne accorgono subito anche gli amici presenti, che lo vedono molto strano, come disorientato e assente. “Non era più lui”, diranno in seguito. Qualche ora dopo viene visitato da sua figlia Eleonora, medico psichiatra, che lo fa ricoverare d’urgenza al Brotzu di Cagliari. Appena otto mesi dopo, sempre qui, a Cala Sisine, precisamente dal suo picco calcareo che sovrasta la sua spiaggia totem, un ristretto gruppo di amici e familiari onora la memoria di Ignazio con una breve e intima cerimonia. Mi sale la rabbia quando penso che da questo straordinario affaccio sul golfo di Orosei, nella primavera del 2021, Ignazio ha compiuto lo stesso rito per sua moglie Rosalba Atzeni, ammazzata dallo stesso stronzo tumore.

Bacu Arala e la parete di Punta Su Carcassu, Baunei.
Giampietro Carta, Istrada Sa Ena, Baunei. Foto: Alessandro Dardani.

Mi piace parlare del carattere di Ignazio, raccontarlo agli amici che non l’hanno conosciuto di persona. Non è difficile descriverne la tempra. Aveva il coraggio di parlar chiaro, svelto di lingua, e quando non trovava le parole per dirlo, glielo leggevi in faccia da che parte stava, te lo diceva la mimica. Sebbene il suo radicalismo giovanile si fosse di molto acquietato, se toccavi certi tasti politico-identitari con il tono e il linguaggio sbagliati, si ammutoliva di colpo e ti squadrava dritto. Era il suo modo di segnalarti che tenevi fra le mani un ordigno fatto in casa, rudimentale e di dubbia provenienza. Proprio per questi tratti il suo profilo ha poche sfocature, i colori sono saturi, le forme nette. Bastava scambiarci due parole per saggiarne la consistenza. Lineare e liscio come un tronco di ginepro cotto dal sole. Arrembante come un temporale d’estate. Di una dolcezza che profumava di miele amaro, quello di corbezzolo. E poi un’energia tellurica, che era il suo dono di natura. Un giacimento inesauribile di passione e desiderio. Al polo opposto della noia. L’esatto contrario della depressione.

Gole del Barile (Monte Pollino, Calabria)
Ignazio Cossu sul Su Passu Malu, 2020, Baunei.

Se le cose giravano male, la sua grinta positiva rassicurava tutti. Con le sue scariche di adrenalina risvegliava il gruppo dal coma della rassegnazione. Erano folate fresche e improvvise, utili a disperdere i fumi tossici della paranoia, così la marcia poteva riprendere, di regola al passo del più debole. Se durante un trekking terapeutico facevi il ganzo, l’opportunista o l’imboscato, poteva anche strapazzarti con le sue sfuriate da capo branco, e non c’era cartella clinica a fare da scudo al suo feedback indignato, ti trattava da pari a pari. Non tutti gli psichiatri con cui ha collaborato apprezzavano i suoi modi un po’ ruvidi, ma sapevano bene che i ragazzi lo adoravano, si fidavano ciecamente di lui. Perché non c’era traccia di cattiveria nella sua genuina impulsività. Forse è stata una pedagogia un po’ rude, ma ha svezzato tanti timidi, li ha liberati dalla vergogna che castra, dalla routine oppressiva del piagnisteo.

Osini, 2016. Ignazio Cossu (a sinistra) e Fausto De Stefani. Foto: Filippo Biagianti.
La cengia di S’Istrada Longa, Baunei. Foto: Alessandro Dardani.
Marco e Roberto, Piscina Irgas, Villacidro, 2020

A tanti ha fatto le veci del padre. Che lo volessero o meno a lui veniva naturale farlo, era tagliato per quella parte. La sua sola fisicità faceva da collante e dava stabilità all’insieme. Un mastice tanto potente da tenere unita, per oltre vent’anni, una comunità molto larga e sfrangiata, dove ogni equilibrio è provvisorio, e ogni conquista, personale o collettiva che sia, rimane a lungo precaria e fragile.

Massimiliano, Gabriella e Giancarlo in sosta
Massimiliano in crisi

Le tre edizioni di Sentieri di Libertà, il convegno itinerante lanciato nel 2014 dalla Libera Comunità Terapeutica della Sardegna, hanno coinvolto un migliaio di pazienti e operatori sanitari locali e del continente. Ricordo con gioia l’abbraccio rituale a Perda Liana del settembre 2016, quando 350 persone in maglietta rossa, mano nella mano, formarono una catena umana attorno al caratteristico tacco. Facce stravolte dalla felicità, sorrisi pieni di speranza, Ignazio coi lucciconi che grida nel walkie: “ci siamo, ci siamo… il cerchio si sta chiudendo”.

Sentieri di Libertà: catena a Perda Liana, 2016
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Trekking terapeutico, 2020

Ha fatto da traino a tante importanti iniziative regionali. Ha mobilitato associazioni, enti pubblici e privati sul fronte caldo della lotta allo stigma. Si è gettato nella mischia a viso aperto, a proteggere i suoi “guarenti” dalla violenza subdola dei pregiudizi, a difenderli dall’indifferenza assassina dei cinici.

Con Antonello Lixi, Efisio Solinas, Sergio Soro, Luca Carcassi e Alessandro Coni, è stato un pioniere nella terra vergine della Montagnaterapia. Un capofila del movimento sardo. Sicuramente il suo innesco, nei primi anni del nuovo millennio.

Ci lascia su un sentiero ben visibile e ben tenuto. Sono tracce di lui che non possiamo perdere.

Trekking terapeutico nel Supramonte di Baunei, 2020
Ultimo tratto della Codula di Sisine. Foto: Alessandro Dardani.

I documentari
Semus Fortes (2011), Mirko Giorgi e Alessandro Dardani; selezionato alla 59° edizione del Trento Film Festival;
Andalas de Libertade (2018), Filippo Biagianti;
Madre dei Nervi (2018), Mirko Giorgi e Alessandro Dardani; Premio Solidarietà alla 66° edizione del TFF;
Sanendi (2022), Mirko Giorgi con Andalas de Amistade.

Trailer di Semus Fortes:

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Un ricordo di Ignazio Cossu ultima modifica: 2023-09-02T05:52:00+02:00 da GognaBlog

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31 pensieri su “Un ricordo di Ignazio Cossu”

  1. Sei stato per noi tutti oun faro e un mentore così  come lo sei stato per tutti i toui compagni di viaggio e di avventure. Non ho mai dubitato delle tue potenzialità ma dopo aver letto queste memorie mi accorgo di aver perso molto  più di un fratello perché hai lasciato un impronta  indelebile per tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerti. 

  2. Chiunque ti abbia conosciuto non potrà mai dimenticarti… la tua assenza è assordante.. voglio pensarti felice e sorridente.. riposa in pace …

  3. Mio prezioso amico,mi hanno raccontato che una volta di là ci si dimentica un po’ di tutto: sarà per viaggiare più leggeri, o per il piacere di ostinarsi a ciò che eravamo di qua, o per provare di nuovo qualcosa.
    […] È rassicurante. 
    Tu, per fare dispetto: ricordati, almeno un poco. 
    Ti aiuto io.
     
    Scarpe e zaino sono la cosa più importante. Le scarpe devono essere resistenti, controlla bene la suola: c’è sempre da camminare tanto e si passeggia raramente; un passo alla volta si fanno tutte le salite … e pure quelle scomode discese. Lo zaino: né troppo grande, né troppo piccolo; dipende da quanto tempo si resta ma, nel dubbio, più grande che piccolo, con quattro scompartimenti: lo sai te. 
    Due litri d’acqua. Quando c’è sete saprai che è buona anche calda e se pensi che siano pochi, vedrai: basteranno, ce n’è abbastanza che si può darne via un po’, ma ognuno deve portare la propria, per darne via un altro po’; arrivati ad un punto di sosta, dovrà pur esserci qualche persona a cui offrire qualcosa di meglio? Tu scambiala col racconto del viaggio che hai percorso. Se non ti credesse, mostrale quanto sono logori gli scarponi; e se continuasse a non crederti, per quanto affascinata, portala con te e vedrà una felicità che è da non crederci nemmeno a vederla: la tenevi nel tuo zaino apposta. Le piacerà, quanto basta a restare un po’ insieme. Un’altra volta. Trovatevi dei testimoni, scrivano un poema che vi racconti. […] Un’altra volta.
    Una giacca per il vento e per la pioggia; e la bandana per la testa: ad averla la si può perdere … e per fortuna; so che starai maniche e pantaloni corti come al tuo solito: un vizio serve a tutti, tu continua a scegliere quello più innocente. 
    Il coltello, casomai qualche animale del luogo voglia fare compagnia per pranzo, per cena; e l’armonica, ché a volte è un buon pasto anche una musica. 
    In ultimo, le cose serie: i-panini-imbottiti. Siano mai meno di quattro fette di salumi per panino, si mangia tutti uguale e tutti insieme. Fanne una regola, l’unica che valga tenere. Ad essere di vedute ristrette con l’affettato lo si diventa anche in altri modi; eppure, qualcuno si deve sacrificare e non si possono salvare tutti: servono pure loro, che rinunciano ai grandi orizzonti. È gentilezza anche questa: al contrario, ma pur sempre gentilezza. Non farglielo notare in modo troppo brusco e non essere troppo severo. Soprattutto quando se lo meritano.
     
    La cosa più bella è che incontrerai tante persone: qualcuna resterà un mistero, molte ti vorranno bene, altre molto male; l’importante è che ti vogliano, così come sei, per come sei, in tutti i modi in cui è possibile volere qualcuno. […] Volerti libero, addirittura. A questo ricordati di badare te. Potrebbero perfino imparare, se solo ti vedessero esserlo. […] Che ci fai nei boschi?! […] Allora ci sarà tutto ciò che serve: se non lo avrai te, te lo daranno loro. E viceversa. Non mancherà mai nulla, basta saper guardare al bene. Gli amici saranno quelli con cui condividi la vita, in tutte le esistenze che ti capiteranno e in quelle che ti sceglierai. Li ritroverai sempre. […] Questo, però, non ricordarlo troppo bene: sarà bello accorgersene ogni volta, fingendo che sia per caso. Senza renderne conto, invece, ti scriveranno lettere che sanno come preghiere; questo, invece, ha sempre i suoi perché.
     
    […] Pausa finita. Sei pronto? Abbiamo riso, abbiamo discusso, siamo stati in silenzio, si è perfino pianto. […] Non ci è mancato nulla, abbiamo guardato bene: enormemente bene. Quanta luce.
    Vai. Apri te. 
    Ti lascio un po’ di distacco, per imparare che ce la facciamo, ce la facciamo; perché da soli, in fondo, non lo siamo mai, è solo per il piacere di poterci ritrovare. Io resto ancora un momento, qui. A Sud – Inverno. Staremo di fianco e poi ti seguo. Dove indichi te, verso le Pleiadi: tanto è solo mezz’oretta, è la luce che corre veloce. Arrivati lì, ne facciamo un’altra e a quel giro, però, apro io e segui te: svettiamo per Cassiopeia; impiegheremo un giorno o due, forse di più: avremo il tempo, con tutti i nomi con cui riusciremo a chiamarlo, senza sapere come ci chiameremo noi. Come ubriachi: decideremo poi di che cosa. Voglio portarti in un posto, lo so solo io: sta poco più a Nord di lì, è meglio che in Primavera. C’è un albero che non conosco: non ha ancora un nome abbastanza bello. Forse. Mai incontrato il padrone ma, se fosse arrabbiato per l’invasione di campo, ci metti una buona parola tu, per me: con te, si calma anche lui; magari gli servono giardinieri: sei mai stato giardiniere? Sanno prendersi cura. Ti si addice.
     
    […]
     
    Ogni tanto ricordati. Guarda indietro. Io ti faccio un gesto come per salutarti, senza salutarci mai veramente: vuol solo dire che possiamo continuare. […] Lo facciamo sempre. 
    Tuo amico. In ogni dove, in ogni quando e in ogni modo: quelli nostri.
    Amen / Così voglio che sia.
    Ovile Carta – 02 VI 2022 )

  4. Ciao Ignazio
    Ti ho incontrato una volta sola ,ma ricordo bene l’energia e la vitalità che sprigionavi.
    A leggere i commenti è chiaro che sei stato un faro per tanti.
    Le persone come te rendono il mondo migliore 

  5. Aver conosciuto Ignazio è stato un onore e un privilegio,e un grazie per aver condiviso mille momenti e ricordi indelebili.Si,come scrive Mirko,Ignazio è stato un Capofila del movimento Sardo della Montagnaterapia.Ignazio non era solo un amico e Presidente di Andalas de Amistade.Ignazio è Andalas de Amistade.Grazie

  6. Ignazio è arrivato nella nostra famiglia a metà degli anni ottanta e ci ha conquistato subito con la sua parlata e i raccontini dei suoi trascorsi nel suo amato paese di Atzara con i famigliari e i cari amici d’ infanzia. Ci divertiva con il suo intercalare in un dialetto per noi oscuro ma affascinante  e per merito suo personalmente ho riscoperto un mondo che fino ad allora snobbavo: i canti e i balli sardi. Ad ogni occasione tirava fuori l’armonica e suonava i brani più  famosi della nostra tradizione: momenti indimenticabili  i dopo cena a Sisine. Per me il ricordo è  inscindibile con quello della mia amata sorella. Sarete per sempre  con me.

  7. Con Ignazio ho camminato giusto il tempo di scoprire e conoscere la sua semplicità. Una semplicità capace di suscitare in me sentimenti di bellezza e appartenenza. Da te ho ricevuto più di quanto stessi cercando. Grazie.

  8. Nei primi anni ottanta, conobbi Ignazio e fu subito intesa: iniziammo ad andar per sentieri, a noi sconosciuti, in Supramonte. Segnavamo sulle carte ogni itinerario percorso. Quelle linee hanno formato una intricata ragnatela a dimostrazione dei chilometri percorsi insieme, talvolta con altri amici, spesso anche da soli.
    Durante quelle escursioni abbiamo avuto talvolta anche accese discussioni sugli orari da rispettare, sulla scelta delle direzioni da prendere o altro e in quelle occasioni si faceva notare la sua “genuina impulsività” come ha sottolineato Mirco.
    Il carattere delle persone, viene messo in risalto durante i momenti di massimo impegno e davanti alle difficoltà.
    Quando voleva esprimere un concetto di cui era estremamente convinto, non esitava a controbattere con voce forte (aveva il pregio di averla alta di natura), alternando italiano e “Atzarese”e gli altri si dovevano mettere in fila e aspettare il turno.
    Poi la sera, davanti al fuoco, mentre lo spiedo girava, nel silenzio della notte incombente era un piacere ascoltare i suoi aneddoti di vita vissuta in gioventù.
    Lui era fatto così: non c’erano mezze misure, solo taglie forti e dritto per la propria strada.
    Schietto, sincero ed espressivo.
    Si rivolgeva a tutti nello stesso modo e con lo stesso tono: nobili e plebei, ignoranti e sapienti.
    Lui era fatto così: schietto, sincero, trasparente (a leggerne le espressioni) e generoso, pronto a dare una mano a chiunque al bisogno.
    Lui era fatto così: la sua presenza si sentiva sempre (anche a distanza); le persone come lui, dove passano, lasciano il segno e questo segno rimarrà per sempre nella nostra memoria e non lo dimenticheremo facilmente.
    Ciao Ignazio.
     

  9. Caro Ignazio, ti ricordo come un uomo forte ma anche dolce .Hai saputo abbracciare tuti noi e ci hai accompagnato nella crescita, ci hai fatto prendere consapevolezza di noi stessi come donne e uomini che possono volare alto, superare le difficoltà della vita. Salire le vette delle montagne ti insegna proprio questo a non arrendersi mai e tu sei stato maestro, amico, fratello. Ti porto nel mio cuore e non ti dimenticherò mai. Grazie. Riposa in pace.

  10. Ignazio caro, ci manchi tantissimo, ci manca il tuo coraggio, la tua geninuita’, il tuo modo di essere un uomo libero. Ai preso tutti quanti noi per mano e lungo i sentieri dei boschi abbiamo camminato insieme e ci siamo sentiti aperti verso la vita e soprattutto verso noi stessi come persone integre e libere dal pregiudizio di una società a volte poco accogliente verso la malattia mentale. Andiamo avanti a testa alta come tu ci hai insegnato. Grazie Ignazio 

  11. Ignazio Carissimo sì; sei nel mio cuore e vi rimarrai per sempre, nella quotidianitá delle mie giornate nel mio cammino, al mio fianco, in un ricordo indelebile, bello, genuino, buono, in giorni indimenticabili trascorsi e vissuti con te, ora con i nostri amici di camminata del Trekking. Lui; una grande speciale e grandiosa persona. Ora che sei al fianco della tua amata Rosalba lì riposa in eterno ma; presto verremo lì a trovarvi e salutarvi come in un stretto dolce tenero abbraccio. Ora spetta di continuare quello che io e noi abbiamo in sospeso per noi con il tuo vivo insegnamento. Grazie ! 

  12. Ignazio ti porto con me in tutti giorni nn c’è momento in cui nn ti sento vicino mi manchi tanto e ti ringrazio per tutto quello che mi hai insegnato in tutti questi anni riposa in pace un giorno ci riconteremo in un mondo spero migliore

  13. Quando sono arrivata lì da voi non avevo ancora capito cos’è essere in una famiglia che labora insieme… grazie x avermi fatto sentire a casa .

  14. Ignazio ha seminato troppo per andar via indisturbato. Spero di rincontrarlo e godere ancora della sua genuinità. Chi ha avuto la fortuna di vivere intensamente la sua utile compagnia deve essergli riconoscente continuando a vivere nel migliore dei modi, per sé e per il gruppo.
    Ciao Ignazio

  15. Dobbiamo superare l’ostacolo, c’è franata una montagna davanti al ns cammino ke era bello allegro e spensierato. È duro da metabolizzare questo lutto, ci manca un piede una gamba, una mano da stringere, siamo orfani come i suoi figli. In ognuno di noi c’è qualcosa di Ignazio, è grande l’eredità che ci ha lasciato. Dobbiamo attingere dalla sua forza e determinazione e dal coraggio che ha avuto quando ha perso Rosalba e rimuovere quei massi di dolore e solitudine interiore che nn ci permettono di vedere il sentiero e l’orizzonte per proseguire verso i ns traguardi: stare bene!! Insieme! In montagna e in ogni dove, come ci ha insegnato. Non si può dimenticare un uomo che con il fil di ferro aggiustata gli scarponi a un ragazzo per permettergli di stare al passo con gli altri. Questo è solo un episodio, si potrebbe scrivere molto sulla sua generosità e di come affrontava le difficoltà a volte con semplicità. Un uomo di altri tempi, concreto, ma anche all’avanguardia, avanti nel progettare nuove possibilità per tutti noi..Adesso sei in vacanza per sempre insieme a Rosalba a Cala Sisine come avresti voluto. Ogni tanto passeremo a farvi un saluto. Andalas De Amistade Trekking

  16. Grazie Mirko per aver ricordato con la tua bravura l’indimenticabile Ignazio  siamo stati molto fortunati a conoscerlo e ci ha voluto un mondo di bene.

  17. É stato facile volerti bene, Ignazio. Nei miei ricordi ripesco la tua forza, il tuo sorriso, l’energia contagiosa e travolgente e l’affetto che riservavi sempre agli amici. Il ricordo più bello (non l’unico in verità), che molto mi ha insegnato é stato l’ultimo, quando mi hai raccontato il travaglio degli ultimi giorni della tua amata Rosalba. Eravamo in spiaggia a Cartoe, ne hai parlato in modo  sereno, quella serenità di chi non ha nulla da rimproverarsi e di chi ha amato ed ha la certezza di amare per sempre la sua compagna. Mi ha colpito il tuo modo di raccontare perché mi ha fatto riflettere sull’importanza della positività nell‘affrontare la vita, di minimizzare la disperazione e di dirigere le energie verso le cose belle che ci vengono regalate ogni giorno. Sei stato un bel modello da prendere ad esempio. Ciao e dovunque tu sia finito ti penserò 
     

  18. Ciao, Ignazio. Non ti ho conosciuto di persona, ma la tua fama ha sempre aleggiato sopra la nostra famiglia grazie ai racconti di mio cognato Mirko. Il suo articolo su di te e le splendide foto che contiene mi fanno pensare che resterai a lungo tra di noi. Finchè esisteranno e resisteranno “la magia del Supramonte, i carrubi di Sisine, le camminate di connessione con sè stessi” e tutti coloro che si dedicheranno ai tuoi “guarenti”. GRAZIE per quello che sei stato su questa terra

  19. Che emozione leggere queste parole e che nostalgia rivivere i ricordi di queste immagini. Se chiudo gli occhi posso ancora sentire il suono limpido della sua risata e la forte stretta del suo abbraccio, il suo sguardo dolce e penetrante. Conserverò sempre nel cuore l’immagine di lui seduto fra i carrubi di Sisine, l’armonica in bocca e un mirto sul tavolo, circondato dagli amici di una vita.

  20. Grazie Mirko, per il ricordo di Ignazio, che ho conosciuto in un’occasione della proiezione del film Semos Fortes.
    L’impressione fu subito positiva. Mi colpì la sua prorompente vitalità e la passione per il suo lavoro.

  21. Grazie di cuore Mirko e a tutte le persone che hanno voluto bene a Ignazio, GRAZIE 

  22. Una faccia aperta, invitante, un modo schietto di trattare. É stato un gran piacere il poco tempo che abbiamo condiviso e vogliamo pensarlo ancora così: a Cala Sisine il Posto di Ignazio era un punto di riferimento per tutti e tale rimarrà.
    Grazie a Mirko per un testo che non cede alla tristezza, che ora tende ad avere la meglio. 

  23. Sperando sia a disposizione, ho chiesto alla mia sezione del Cai di mettere in programma « Semus fortes ».

  24. Gli abbracci di Ignazio erano forti e totali, sembravano durare per sempre. Incontrarlo era esporsi ad un’energia che ti contagiava, anche se eri giù di tono. Un protagonista generoso, sempre al centro per la comunità. Sembra impossibile non ci sia più, ma so che a Sisine ritroveremo i suoi occhi che ridono in ogni luogo, ad ogni inquadratura.

  25. Il racconto che Mirko fa di Ignazio lo riporta qui in mezzo a noi e lo rende ancora una presenza forte e importante. Non un ricordo,  anche se purtroppo non ho avuto modo di conoscerlo meglio, penso che forse non gli sarebbe piaciuto essere un ricordo, ma piuttosto una assenza presente, gioiosamente ingombrante, sempre vicina a tutti,  solida e serena.

  26. Splendido articolo che restituisce un quadro molto vivo di Ignazio Cossu, così profondo che mi sembra d’averlo conosciuto e, in ogni caso, mi dà il coraggio di proseguire con le pratiche di connessione con se stessi e la Terra che propongo durante le mie camminate.

  27. Una persona che non dimenticherò mai, la sua  di umanità rimane come esempio .Dispiace la sua prematura dipartita.

  28. Ignazio Cossu un ricordo indelebile per chi ha avuto la grande fortuna di poterlo conoscere e dividere con lui la magia del Supramonte.

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