Dal 7 febbraio per due settimane Cortina ospiterà 600 atleti e 3 mila addetti tra staff tecnici e media per il primo grande evento mondiale nell’era CoViD-19. Una specie di prova generale per le Olimpiadi.
Una bolla di neve a Cortina
(500 milioni dai Mondiali nell’anno nero del circo bianco)
di Roberta Paolini
(pubblicato su Affari e Finanza, settimanale economico de La Repubblica, del 25 gennaio 2021)
Mentre il “circo bianco” viene nuovamente rimandato, compromettendo quasi completamente la stagione sciistica, Cortina è pronta per il grande evento iridato. Il CTS ha confermato le porte chiuse. Ma dal 7 al 21 febbraio 2021 i Campionati del mondo di sci alpino si faranno, sarà un evento televisivo e digitale; senza pubblico a bordo pista dunque. E soprattutto i quattordici giorni di gare che porteranno sulle Dolomiti oltre 600 atleti da 70 nazioni sarà anche il primo appuntamento sportivo di livello internazionale al tempo del Covid-19. Per realizzarlo tra le Dolomiti ampezzane è stata realizzata una bolla simile a quella in cui si è conclusa la stagione dell’Mba Usa, con tutte le squadre e gli atleti concentrati nel Disneyworld di Orlando in Florida. Non è stato solo questione di predisporre spazi attenti alle esigenze del distanziamento ma di costruire una “regia digitale” per dirigere flussi di traffico e spostamenti. A questo è servito l’intervento di AlmavivA, che ha sviluppato la “situation room” da dove vengono monitorati in tempo reale lo stato delle strade, la videosorveglianza nei punti critici per la gestione dei flussi, gli eventi anomali associati alla mobilità (ad es. incidenti, traffico, eventi atmosferici), gli aggiornamenti sulle condizioni meteo, la fruibilità di parcheggi, presidi medici e anti-CoViD-19, distributori, la localizzazione della navette, integrate anche da informazioni e servizi relativi ai principali luoghi d’interesse. In questo sistema, Telepass, “presenting sponsor” dei Campionati, ha poi implementato per le particolare esigenze dei Mondiali il suo servizio Skipass, già attivo in altri 20 comprensori, per un totale di oltre 1.500 km di piste. Oltre ad aver realizzato il sistema di controllo degli accessi all’area. Era già successo, per uno strano gioco del destino, che Cortina rischiasse di perdere i mondiali per cause di forza maggiore, nel 1941, nel pieno del secondo conflitto. Poi si fecero, ma vennero annullati a causa della scarsa partecipazione. Ora accade di nuovo che, nel bel mezzo della crisi pandemica del secolo, all’ombra delle Tofane torni il grande sci mondiale.
«Vogliamo comunicare al mondo che a Cortina siamo pronti per vincere la sfida di organizzare un grande evento sportivo internazionale nel pieno di una pandemia», aveva detto qualche settimana fa Alessandro Benetton, presidente di Fondazione Cortina 2021. Per l’imprenditore, eccellente sciatore, una moglie che si chiama Deborah Compagnoni e grande innamorato delle Dolomiti, «come le Olimpiadi di Cortina nel 1956 furono la vetrina di un’Italia che aveva messo il turbo del miracolo economico dopo la seconda guerra mondiale, così i prossimi Mondiali di Cortina 2021 sono l’icona di un Paese che contrasta la pandemia e si rialza, per tornare a guardare al domani con la fiducia».
Ad assistere gli atleti, oltre 3 mila persone tra addetti ai lavori, volontari, tecnici, preparatori atletici, skimen e dirigenti. A tifare per loro sono previste almeno 500 milioni di persone collegate in diretta tv da tutto il mondo attraverso 600 media accreditati. A questi numeri si somma la popolazione digitale, presente con contatti, condivisioni attraverso i social media.
La stagione sciistica è quasi totalmente rovinata. L’ennesimo rinvio dell’apertura degli impianti per i primi di febbraio mette fuori gioco gli arrivi dall’estero e compromette definitivamente la stagione. Con un danno per tutto il sistema alpino e appenninico fra i 4 ed i 5 miliardi di euro, secondo i calcoli del vice presidente della Valle d’Aosta e assessore allo sci Luigi Bertschy. Se questo è lo scenario che sta attorno alla bolla di Cortina, i campioni che sfrecciano sulle lame all’ombra delle Tofane la gente li vedrà in tv, niente bordo pista. Ma questo non impedirà l’impatto futuro che gli investimenti. Il progetto dei Mondiali sarà fruibile a tutti, facendo sentire parte dell’evento anche i tanti fans che non potranno essere fisicamente a Cortina. Tribune virtuali, virtual media centre, streaming e contenuti esclusivi sull’App di Cortina 2021 e nuovi progetti con le tv, sono solo alcuni degli strumenti attraverso i quali sarà possibile godere dell’evento iridato.
Il piano delle infrastrutture ha previsto un investimento di fondi pubblici e privati del valore circa 100 milioni di euro, gestiti da Valerio Toniolo, Commissario straordinario ad acta per la realizzazione del progetto sportivo dei Mondiali: di questi, 40 milioni sono stati stanziati dal governo con il decreto legge 50/2017, 28 dai fondi di confine, 23 dagli investitori privati e 1,2 dal Comune di Cortina d’Ampezzo. Alle cifre vanno sommati i 50 milioni di euro stanziati attraverso Fondazione Cortina 2021 per la parte di promozione e organizzazione degli impianti. Infine, 50 milioni di euro sono stati stanziati tramite i finanziamenti regionali di “Montagna Veneta” per incentivare la riqualificazione del comparto dell’hospitality ampezzana.
Legato ai Campionati del mondo di sci è anche il piano di investimenti per l’accessibilità a Cortina -in capo ad Anas – per un valore complessivo di 270 milioni di euro per le fasi di progettazione e realizzazione. Complessivamente, il giro d’affari stimato si attesta a circa mezzo miliardo di euro, ma l’indotto sarà più alto: secondo una ricerca dell’ANEF (Associazione nazionale degli impianti a fune) la ricaduta economica della realizzazione di un solo impianto è di 6,7 volte superiore all’investimento.
Il Campionato non servirà a salvare la stagione, anzi, ma il ritorno della Regina sul proscenio dello sci mondiale apre altre opportunità. «Se dal lato economico purtroppo si è avverato lo scenario peggiore per gli operatori della montagna, dall’altro lo svolgimento dei Mondiali a Cortina mantiene inalterato sia il loro fascino che il ritorno di immagine a livello planetario – spiega Marco Michielli presidente di Federalberghi – Saranno mondiali blindati ma non per questo in tono minore e confidiamo siano viatico verso le Olimpiadi invernali del 2026: cinque anni che vedranno le nostre montagne al centro dell’attenzione mondiale». Cortina conta 55 alberghi per un totale di 4.200 posti letto. Il fatturato della provincia di Belluno ha un valore per gli impianti di risalita pari a 60-70 milioni di euro a stagione invernale, e circa 450 milioni di fatturato nell’indotto dello sci. Le perdite per il settore turistico in generale sono attualmente del 90%.
Roberta Alverà, presidente Albergatori Cortina, racconta: «Da fine febbraio la pandemia ha cancellato la finale di Coppa del mondo di sci e i campionati italiani di sci paraolimpico; le prenotazioni degli stranieri, e anche di molti italiani, dalla primavera a tutta l’estate. Si è salvato solo il mese di agosto, ma un mese non fa una stagione». Gli alberghi in estate sono stati aperti quando le perdite delle strutture sfioravano già il 60%. «A Natale avrebbero dovuto aprire 20 hotel – prosegue – ma ne ha aperto la metà. Abbiamo più dato un servizio che avuto un guadagno. Lo spirito che accompagna un po’ tutti è, da un lato la voglia di ripartenza, e dall’altro la massima incertezza sul futuro. Chi si mette in gioco facendo anche assunzioni di dipendenti non sa come procederà il seguito della stagione. Le prenotazioni sono veramente poche e nessuna sicura. Intanto gli alberghi di Cortina vedono i fatturati crollare al 90%. Confidiamo nei Mondiali, che saranno comunque a porte chiuse e non basteranno ad ogni modo a risanare le ferite, a recuperare chiusure e perdite. L’operazione d’immagine sarà però potente per tutta l’economia della nostra montagna, e questo ci aiuta a guardare avanti».
Mondiali di sci a Cortina: solo business?
di Carlo Crovella
Non è un caso, forse, che l’articolo sopra riportato sia stato pubblicato su un inserto denominato Affari e finanza. Non me ne voglia la giornalista, ma il testo risponde all’esigenza di un certo “tipo” di lettori e di operatori economici. L’esigenza di concepire la montagna (e gli eventi sportivi in generale) come una mucca da mungere fino all’esaurimento. “Beati gli operatori locali – mi sembra di sentire le lamentele del resto d’Italia – che avranno una pioggia di 500 milioni di euro!”. Oppure: “Che sfiga, noi povere stazioncine che non possiamo ambire ad ospitare i mondiali! Piove sempre sul bagnato!” e via discorrendo.
Non è così che va vista la montagna: una mucca da mungere in fretta, perché del doman non v’è certezza. Specie in epoca di pandemia. Che sarà degli impianti nel prossimo futuro? Torneranno le settimane bianche, i charter inglesi o russi, gli alberghi pieni con feste danzanti? Chissà “Intanto portiamoci a casa questi 500 milioni”, questa è la sensazione di fondo.
Che poi, tutti ‘sti soldi finiscono più o meno nelle stesse tasche. Le solite. Certo un po’ di effetto cascata riguarderà anche il piccolo bar o il negozietto di paese, ma non è lì il vero business. Non è cosa per montanari, è roba da Affari e finanza…
Mi domando, in via collaterale, quale fondatezza etica abbia poi l’investimento di 40 milioni stanziati direttamente dal Governo. Siamo alle porte di una possibile crisi sociale (con fine marzo termina il divieto dei licenziamenti), che investirà profondamente tutto il Paese, come conseguenza della pandemia. Da mesi non arriva la cassa integrazione, non arrivano i ristori, gli esercizi chiudono in tutta Italia, la politica fa le bizze e… 40 milioni di euro veleggiano zitti zitti verso un evento sportivo. Probabilmente sono già stati erogati, come cittadini non potremmo riprenderli in mano e assegnarli ad altri obiettivi. Ma si tratta di soldi della collettività: una fettina di quei 40 milioni è versata da ciascun cittadino italiano. Serviranno veramente? Rilanceranno l’immagine turistica di Cortina e delle sue valli? Avremo rifugi pieni la prossima estate o il prossimo inverno, solo perché russi, tedeschi, inglesi e cinesi hanno visto i mondiali di sci in TV?
Ho i miei dubbi. Non ho intenzione di mancare di rispetto a nessun residente, specie se operatore economico. Rispetto le esigenze reddituali di ciascuno: tutti dobbiamo mangiare, ma forse la grande crisi della pandemia dovrebbe spingerci a rivedere i modelli di sviluppo, in particolare per la montagna, specie per la montagna invernale. Dovremmo propendere per una montagna “diversa”, meno pista e più attività alternative (purché naturali e non forzate): un obiettivo del genere potrebbe giustificare investimenti pubblici anche superiori. Ma si sa che la politica italiana, nazionale come locale, manca di “visione”…
Anche i cittadini mancano di “visione”: si fa la danza intorno al fuoco (evviva! evviva!), perché si è vinto il biglietto della lotteria, aggiudicandosi una qualche manifestazione sportiva, che porta una pioggia di milioni. Arriva una torta da spartire, una manna dal cielo. E’ un regalo della sorte (o della capacità di maneggiamento delle decisioni politiche), non è “sano” lavoro del montanaro che “costruisce” faticosamente un nuovo futuro per le sue valli. Finché restiamo concettualmente attaccati al vecchio modello, non ce ne libereremo mai.
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Per intanto devono fare i conti col meteo, ogni cronoprogramma ingegneristico gestionale ..dovra’ essere aggiornato.Prima pioggia e poi neve fresca..primo appuntamento spostato..poi si prevede calata di aria fredda ..Oggi assistito a siparietto di trasmissione riempitiva..i logo sull’abbigliamento e sci degli ospiti non accreditati da sponsor pagante avevano lo sfumo..pensavo a obbiettivo di telecamera appannato.Meno male ogni tanto apparivano riprese col drone di cime dolomitiche dalla zona..ancora senza logo…ma con qualche software di elaborazione immagini…ci arriveremo .
Se la ricaduta e’stimata 6 ,7 volte tanto, perche ‘ non pagano quelli su cui ricade la pioggia d’oro? Si accontentino di 5 come fattore ed il resto lo restituiscano a chi anticipa 40 milioni di fondi governativi.
Forse è meglio accettare il sacrificio di alcuni luoghi, peraltro già fortemente antropizzati e cercare più possibile di preservare il resto. Gli appetiti economici sono talmente tanti, non si possono fermare o ameno la vedo molto, ma molto difficile. Tanto per parlare di Cortina e/o di Courmayeur (purtroppo di esempi se ne possono fare parecchi), è più di un secolo che vengono sfruttate in ogni modo possibile e sicuramente la prossima estate vedremo delle signore bene vestire The North Face/Gucci. Per curiosità andatevi a vedere i prezzi…
https://www.gucci.com/it/it/st/capsule/the-north-face-gucci?gclsrc=aw.ds&gclid=Cj0KCQiA6t6ABhDMARIsAONIYyyx0dkiRqKqYSQQwVohBR0szWgb-AI5jaCwYjuFJYX6-GxH1FRt_54aAjvkEALw_wcB&gclsrc=aw.ds
Che stiano nelle loro bolle, io sto nel resto cercando di mantenerlo al meglio
Totalmente d’accordo con l’analisi di Carlo Crovella. Aggiungo peraltro anche lo scempio ambientale che è stato fatto per la preparazione di questi mondiali. Una vergogna alla faccia della Green Economy!
Bravo Carlo Crovella. Analisi precisa ed esaustiva dei milioni di euro… INVESTITI O BUTTATI…per questo evento. Specialmente i 40 milioni stanziati dal governo. Soldi dei cittadini, anche quelli che hanno chiuso bottega! Vergognoso leggere i privilegi ottenuti dai privati, per poter seguire la Marcialonga sulle loro TV. Povera Italia.
Se questa pandemia finirà e non ne arriverà un’altra a breve scadenza tutto ritornerà presto come prima, il mondo di Affari e Finanza riprenderà a funzionare a pieno ritmo, ci saranno solo modifiche marginali di facciata, tutte inneggianti all’ormai logoro e malinteso concetto di sostenibilità. Tutto ciò ovviamente in un’ottica a breve scadenza, il futuro fa paura a tutti quelli che hanno ancora un cervello funzionante, anche a quelli che non lo dicono. Nell’alternativa “turismo morbido” si potranno investire solo le briciole, perchè si tratta di un turismo virtuoso che non potrà mai interessare se non marginalmente la folla dei turisti di massa (meno male, altrimenti sarebbe davvero la fine anticipata della “bella montagna”, che non potrà mai sostenere certi numeri). Cortina non è più purtroppo quella delle favolose Olimpiadi 1956, meglio ormai considerarla un’area sacrificale, un luna park in cui convogliare le masse del sovraffollamento globale, evitando semmai la politica nefasta dei collegamenti ad altre aree. Meglio i lunapark ben circoscritti che l’invasione globale delle cavallette insomma, purtroppo bisogna imparare ad accontentarsi. Intanto godiamoci in TV lo spettacolo dei mondiali. Perchè non si può negare che si tratta di atleti eccezionali e di riprese eccezionali. E vediamo per una volta almeno una parte dei milioni di contributi statali come spesi bene, per assicurare ai tanti milioni di pistaioli nel mondo che con gli impianti chiusi non possono sciare (e meno male che non si sono improvvisati tutti scialpinisti!) la possibilità di sognare un po’.
Dio, che tristezza tutto ciò!
Purtroppo Sofia Goggia si e’ infortunata e non partecipera’ come atleta…
Speriamo che le gare si possano vedere su reti Rai
La visione in diretta di Marcialonga 2021 richiedeva abbonamento a Sky sport…mentre in bolletta energia elettrica si paga la tassa che in parte finanzia la Rai.Il paradossso e’stato che nemmeno TUTTI i locali Fiemmesi – Fassani con la strada bloccata e ricoperta di neve per tratti di pista dal giorno prima fino alle 15 del 31 e le famiglie dei volontari non abbonati che prestavano braccia e tempo hanno potuto assistere in tv.Disagi per tutti ma previlegi e introiti per una cerchia ristretta..le ricadute non sono a pioggia.Sara’ cosi’ anche a Cortina?