Una velina irricevibile

Qualche settimana fa, la lobby di Cervinia pro impianti di risalita nel Vallone delle Cime Bianche ha inviato a testate giornalistiche e operatori dell’informazione una velina con un testo propagandistico gonfio di insensatezze, di falsità, e amenità varie.

Una velina irricevibile
(quella della lobby pro impianti Cime Bianche)
a cura dell’Associazione Ripartire dalle Cime Bianche

In corsivo il testo del comunicato stampa Un collegamento, grandi opportunità. Una visione per il futuro.
In tondo le chiose dell’Associazione Ripartire dalle Cime Bianche.
Alla fine del documento chiosato è la consegna della petizione al Consiglio Regionale.

Un collegamento, grandi opportunità. Una visione per il futuro
1. Il Progetto
È uno dei progetti, al momento in fase di studio, più significativi di tutte le Alpi: il collegamento funiviario fra il comprensorio del Cervino-Matterhorn e quello del Monte Rosa, ovvero tra il Colle delle Cime Bianche e Frachey. Un trait d’union intervallivo tra Sud e Nord delle Alpi che darebbe vita a un comprensorio montano eterogeneo, unendo popolazioni e tradizioni. Il progetto, il cui studio di fattibilità si concluderà solo nell’autunno 2022, punta a creare valore e nuove opportunità di crescita per le comunità locali e per il territorio e ad attrarre un turismo moderno e di qualità, con esigenze completamente diverse dal passato.

Pura ideologia regressiva
Tutti sono capaci di costruire funivie e piste per lo sci (prossimamente in plastica) o in bolle indoor, perfino a Dubai. Un’idea di sviluppo ancorata al modello novecentesco, fossile, dell’occupazione del suolo e del territorio, come se il nostro pianeta fosse infinito e l’emergenza climatica fosse affare di altri e non frutto di ogni scelta che si compie adesso in ogni luogo. La Valle d’Aosta e le regioni alpine sono chiamate a scegliere: voler attirare, convogliare e sbalordire i turisti portandoli in comode cabine, magari climatizzate e arredate Swarovski, in luoghi simbolo di eccezionale bellezza, ove un selfie condiviso vale più dello sguardo al paesaggio. Oppure uscire dalla logica delle bolle tecnologiche che s’interpongono fra l’uomo e la natura, che deresponsabilizzano i visitatori, banalizzano ogni meta, e promuovere la scoperta, ognuno con le proprie capacità fisiche, intellettive, sensoriali, di un territorio che presenta una ricchezza straordinaria di natura, di cultura, di storia, di tradizioni, di tipicità in ogni vallata, in ogni villaggio, ad ogni svolta di sentiero. Questo è il turismo moderno.

Tutto ciò tenendo conto degli aspetti ambientali e di sostenibilità economica, nonché del parere della popolazione locale interessata. A questo proposito, già nel 2015, si è svolta una consultazione informale sul territorio che ha visto più dell’85% dei residenti delle zone coinvolte favorevoli al progetto.

Falso
Nel 2015, a seguito della presentazione delle magnifiche opportunità di un progetto di collegamento, fu inviato – in fretta e furia, senza confronto alcuno – un questionario vergognoso per la sua faziosità ai soli capifamiglia (ritorno al medioevo).
Ad Ayas risposero favorevolmente in 230 su 600 famiglie: non è difficile vedere che i numeri non tornano.

L’investimento economico, stimato in circa 66 milioni di euro, è tra i più rilevanti degli ultimi anni per opere di infrastruttura di tutta la Valle d’Aosta e, anche per questo, richiede ancora attente valutazioni di carattere ambientale, economico e di fattibilità. Risale infatti al 2019 l’assegnazione dell’incarico a Monterosa Spa da parte della Regione per l’emissione di un bando per la realizzazione di uno studio di fattibilità approfondito e trasparente finalizzato a valutare l’impatto complessivo del progetto. Lo studio è in corso d’opera e al momento non si conoscono ancora né eventuali tempi di realizzazione né tantomeno la tipologia di impianto.

2. Cinque valli, tre regioni, due nazioni
Un po’ di numeri
Cinque valli (Valtournenche, la Val d’Ayas, la valle di Gressoney, la valle di Alagna e quella di Zermatt), tre regioni (Valle d’Aosta, Piemonte e Vallese), due nazioni (Italia e Svizzera) e ben 5 comprensori (Zermatt, Cervinia-Valtournenche, Champoluc, Gressoney e Alagna): sono questi i grandi numeri del nuovo collegamento.

C’è di meglio
C’è un itinerario storico che collega le valli attorno al Monte Rosa, è il Tour du Mont Rose, un trekking straordinario ad anello di 8/9 giorni, che interessa anche la Valle Anzasca (Macugnaga) e la Saastal sul versante svizzero. Una proposta escursionistica da promuovere e migliorare (già molto apprezzata dai paesi asiatici) per scoprire da vicino il territorio del Monte Rosa e non solo sorvolarlo, senza magari neppure sapere in quale valle ci si trova. In estate non sarebbe possibile promuovere il vagheggiato percorso in infradito da Alagna a Zermatt perché il collegamento Gressoney/Ayas è incompleto… e a volte al Plateau Rosa e sul Piccolo Cervino fa ancora freddino.

Un unico comprensorio che unirebbe in 30 minuti di tragitto le diverse ski area del Cervino Ski Paradise e del Monterosa Ski, tutte collegate sci ai piedi per un totale di 75 piste da discesa.

Falso
In inverno non sarebbe un comprensorio sci ai piedi perché nel Vallone delle Cime Bianche non si può sciare e da Zermatt e da Cervinia gli sciatori che arriverebbero ad Ayas sarebbero prossimi allo zero, dovendo passare ore sugli impianti fra andata e ritorno, per fare una sciatina al Bettaforca dopo essersi imbottigliati a Ciarcerio.

Attualmente il comprensorio Matterhorn Ski Paradise (Breuil-Cervinia, Valtournenche, Zermatt) offre 380 km di piste, quello del Monterosa Ski 200 km. Con il nuovo collegamento i chilometri totali di piste diventerebbero 580.

Falso
Sul sito web dell’Hotel gestito dal Sig. Bruce McNeill si promuove il comprensorio sciistico Zermatt/Cervinia con 350 km di piste (360 km sui siti specializzati) che sommati ai 130 km di piste del comprensorio del Monte Rosa da Alagna ad Ayas fanno 490 km complessivi. Nella propaganda sono già diventati 580, probabilmente immaginando di collegare Zermatt con Estoul (Brusson), con Weismatten (Gressoney-Saint-Jean), con Torgnon, con Champorcher… naturalmente sci ai piedi.

Attenzione: non si parla di costruire nuove piste da sci (che comporterebbero opere gravose e lavori dal forte impatto ambientale), bensì di allargare gli orizzonti e le possibilità. Ad esempio si aprirebbe al freeride una zona di oltre 12 km di lunghezza per un totale di 2289 metri di dislivello: un vero paradiso per gli amanti della neve fresca senza compromettere in alcun modo la tutela del territorio.

Falso
Il Vallone delle Cime Bianche, salvo rare mete riservate allo scialpinismo (per esempio il bivacco Città di Mariano) non si presta allo sci fuoripista (freeride). Il versante orografico dx (Courtod) è perennemente sotto valanga salvo 15 giorni l’anno in primavera inoltrata. Nella Comba di Aventine si passerebbe fra massi sporgenti e si dovrebbe risalire dai pianori di Rollin e del Mase: non propriamente l’ideale per lo sci in discesa.

Discese a parte, il collegamento permetterebbe a chiunque, sciatori e non, di ammirare un panorama unico, con vista sconfinata su ben 38 delle 82 vette alpine sopra i 4000 metri: dai versanti Sud e Nord del Monterosa ai tre versanti del Cervino/Matterhorn, dal Gran Combin al Weisshorn fino al Monte Bianco e anche il Monviso, solo per citarne alcuni.

Pornoturismo
Prendiamo a prestito la definizione dell’affermato albergatore altoatesino Michil
Costa
 per indicare il consunto modello turistico mordi e fuggi, che vorrebbe trasformare l’arco alpino in una sorta di orgiastico luna park con un sfruttamento indecente del territorio e impianti di risalita ovunque. Qui per favorire uno sguardo fugace, “porno” alle vette del Monterosa. Tutte vette già ampiamente visibili e avvicinalbili con gli impianti esistenti.

Oltre lo sci
Maggiori possibilità per gli sciatori e tempi ridotti di spostamento, ma non solo. Il nuovo collegamento porterebbe con sé diversi vantaggi ad ampio respiro. Innanzitutto la destagionalizzazione del turismo di montagna: è vero che lo sci è oggi l’elemento di maggior attrazione per le valli, ma l’attenzione va puntata anche sulla valorizzazione di un’offerta estiva attrattiva, alla riscoperta di tante altre possibili attività outdoor in quota. Per questo, il progetto si propone di garantire una fruibilità che copra l’intero arco dell’anno: d’inverno come d’estate si potrebbe infatti raggiungere sia il Piccolo Cervino sia Zermatt e viceversa.

Siate seri
Con gli impianti esistenti e con quello in costruzione fra il Plateau Rosa e il Piccolo Cervino è possibile raggiungere Zermatt da Cervinia senza sorvolare il Vallone delle Cime Bianche. Quindi si terrebbe aperto il collegamento di Cime Bianche per permettere a qualche passeggero di raggiungere il Piccolo Cervino da Ayas per farsi un selfie nei mesi di maggio, giugno, settembre, ottobre e novembre, quando tutti gli altri impianti ad Ayas sono chiusi?… ma siate seri.

Destagionalizzazione, accessibilità e nuove opportunità
La destagionalizzazione aprirebbe nuove opportunità di fruizione del territorio: vivere la montagna tutto l’anno significa offrire al turista sportivo attività ed esperienze diverse, ben oltre lo sci. Trekking e mountain-bike, ad esempio, diventerebbero il volano per aprire a nuovi mercati: a piedi o in bicicletta, d’estate si potrebbero scoprire i “safari tour” attraverso percorsi panoramici in quota. Si andrebbe a definire un itinerario che partendo da Torgnon e passando da Chamois, Cheneil, Valtournenche, il Breuil, porterebbe a scollinare dal colle delle Cime Bianche, per poi giungere fino ad Alagna passando dalla Val d’Ayas e la valle di Gressoney. Un percorso magnifico, unico nel suo genere, il tutto sempre assistiti dagli impianti di risalita.

Arrampicata sui… vetri
Nel versante sud del Monte Rosa sono innumerevoli gli impianti che portano in quota per raggiungere rifugi e mete alpinistiche. Gli escursionisti richiedono sentieri segnalati, punti di appoggio, spazi incontaminati. Per la mountain-bike in Valle d’Aosta c’è a disposizione una rete di 1.000 km di strade poderali e di piste dedicate. Si risolva il problema della responsabilità per la percorrenza delle strade consortili. La funivia nel Vallone delle Cime Bianche avrebbe come unica conseguenza la trasformazione del sentiero principale che lo percorre in una sorta di pista di downhill. E’ questo che si immagina?

Sport ma non solo: non scordiamo ad esempio il lato gourmet, che negli ultimi anni è diventato una delle chiavi di attrazione più importanti su tutto l’arco alpino. Poter offrire esperienze e tour enogastronomici, far conoscere piatti locali e ricette antiche fa la differenza in un’ottica di turismo internazionale, moderno e di qualità. Il gusto si unisce alla tradizione: fondamentale per la valorizzazione del territorio è riuscire a proporre tour alla scoperta del costume e dei prodotti delle popolazioni alpine. L’offerta turistica potrà prevedere anche itinerari botanici, attività di bird watching e gite accompagnate alla scoperta della fauna, per consentire a tutti di entrare ancora più in sintonia con la natura unica di queste montagne. Da questo punto di vista, grande attenzione verrebbe posta ai sistemi di imbarco affinché consentano un facile accesso anche alle persone con disabilità.

Vergogna
… per l’utilizzo ipocrita della disabilità. Si pensi a consentire l’accesso alla Valle d’Aosta in treno, a permettere l’accesso su autobus, navette e alla funivia del Plateau Rosa, a predisporre servizi e itinerari inclusivi per le diverse disabilità. A titolo esemplificativo: con un investimento non di decine e decine di milioni, ma di ca. diecimila euro, si potrebbe creare un breve percorso accessibile alle carrozzelle che dall'arrivo della funivia di Sant’Anna a Gressoney-La-Trinité porti al terrazzo della vicina cappella, dal quale si può godere di una visione incomparabile sul massiccio del Monte Rosa e che potrebbe essere agevolmente attrezzato anche per le persone con problemi visivi.

Il nuovo collegamento potrebbe poi avere risvolti anche di tipo culturale e divulgativo. Educare alla montagna è un argomento più che mai di attualità: non c’è luogo migliore dell’alta quota per verificare gli effetti del riscaldamento globale e interpretare il futuro delle nostre montagne. Per questo potrebbero essere organizzate sul territorio escursioni, percorsi e attività di sensibilizzazione per bambini e ragazzi: l’esperienza in prima persona sul ghiacciaio non solo consente di toccare con mano il suo stato attuale, ma permette di conoscere da vicino anche il suo ciclo vitale acquisendo così una maggior consapevolezza in tema di sostenibilità ambientale.

Spudorati
Forse che attualmente non si può arrivare in quota e sui ghiacciai al Plateau Rosa o a Indren per rendersi conto del loro progressivo e accelerato arretramento? Dovuto alla crisi climatica, procurata dall’eccesso di emissioni climalteranti che con nuove energivore infrastrutture non si farebbe che incrementare, e che occorre invece ridurre per non arrivare ad un punto di non ritorno.

3. Una visione sostenibile per il futuro delle comunità di montagna
Il progetto non può restare un’utopia. Rappresenta un’evoluzione necessaria per sostenere il futuro della montagna e delle sue comunità. Un’opportunità significativa per imprimere un cambio di passo in ottica futura e per sviluppare un turismo moderno lungo tutto l’anno in una delle zone più affascinanti dell’arco alpino, sposando al contempo la sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Sostenibilità ambientale
Una certezza: la realizzazione del collegamento avrebbe il minor impatto possibile sul territorio. Il tema della sostenibilità ambientale è infatti uno dei pilastri su cui si basa lo studio tecnico di fattibilità. Un fattore dal quale non si può prescindere poiché riguarda da vicino le stesse comunità che vivono in questi luoghi e che hanno chiaramente a cuore l’interesse e la preservazione dell’ambiente circostante. La tutela della natura rappresenta dunque una prerogativa fondamentale. Fortunatamente il rispetto dei principali criteri di sostenibilità trova un valido alleato nell’innovazione tecnologica in campo ingegneristico che oggi consente di realizzare progetti con materiali a basso impatto ambientale nonché facilmente removibili e smantellabili.

Spudorati
La consegna ricevuta dal gruppo che sta eseguondo lo studio di fattibilità, su mandato delle società Cervino SpA e Monterosa SpA, è di cercare di dimostrare che in qualche modo e a qualunque prezzo il collegamento Cime Bianche si possa fare. Qualunque tipo di impianto sfregerebbe in modo irreversibile un paesaggio eccezionale e produrrebbe impatti irreversibili: si pensi solo ai mega plinti in cemento. Come produrre un taglio su un dipinto di Botticelli.

Il trasporto effettuato con impianti di risalita a fune ha sicuramente un minor impatto ambientale rispetto ad altri sistemi di trasporto: è elettrico (in Valle d’Aosta viene utilizzata l’energia prodotta dalle centrali idroelettriche, quindi energia verde), ha un basso inquinamento acustico, occupa meno spazio (il suolo potenzialmente occupato è molto ridotto rispetto a quello riservato ai percorsi per auto, treni, aerei). Spostarsi con gli impianti di risalita rappresenta inoltre un risparmio di tempo e di energia rispetto all’auto. È questo un altro inconfutabile plus in termini di ecosostenibilità: il tragitto che separa Champoluc da Zermatt è di 240 km, ovvero circa 4 ore di auto. La linea del collegamento invece sarebbe di soli 10 km.

Assurdità
Quante auto si muovono annualmente da Champoluc a Zermatt per motivi di lavoro o altri impegni? Dieci, venti, cento? Possono andare tranquillamente a prendere gli impianti a Cervinia, meglio se con un’auto elettrica.

Sostenibilità economica e sociale
Realizzare il collegamento significherebbe creare nuove e diffuse opportunità e garantire un’importante ricaduta economica a favore di tutta la regione. Se altre zone alpine (si pensi alla Svizzera, alla Francia e all’Austria) hanno anche ultimamente investito in progetti moderni e innovativi per ampliare la propria offerta sciistica e turistica, la Valle d’Aosta, come del resto le altre Regioni immediatamente a Sud delle Alpi, è rimasta pressoché ferma: un collegamento del genere permetterebbe di rimettersi al passo coi tempi, creare nuovi stimoli, dare nuove opportunità ai giovani dei suoi territori.

Visione del passato
L’idea che si debba continuare a occupare nuove aree integre in alta quota è messa in discussione in tutto l’arco alpino… Infatti, perfino a Zermatt un intero versante orografico è lasciato libero da impianti di risalita e riservato all’escursionismo e a percorsi tematici.

Il progetto porterebbe valore aggiunto alle comunità locali, puntando su un turismo evoluto e di qualità. E sulla scia delle dinamiche di un circolo virtuoso, è logico ipotizzare che si registrerebbe un maggiore afflusso di turisti, con la conseguente necessità (o meglio, opportunità) di ampliare e potenziare le strutture turistiche in loco. L’indotto, va da sé, sarebbe decisamente molto interessante. Non si tratta di correre dietro a un turismo di massa, ma di rendere questa zona delle Alpi molto più appetibile, soprattutto per il pubblico internazionale. Secondo molti studi di settore, nei prossimi anni si assisterà all’arrivo crescente di turisti dai Paesi emergenti, in primis quelli asiatici. Persone desiderose di scoprire le città d’arte e di ammirare le Alpi: un nuovo tipo di clientela che non vuole solo praticare sport invernali ma vivere esperienze uniche. Con il nuovo collegamento non solo si potrà sciare per 12 mesi l’anno, ma si potrà portare in quota un’ampia platea di pubblico che altrimenti non potrebbe godere di queste cime, tra cui il Monte Rosa e il Cervino, famoso in tutto il mondo e dal forte richiamo turistico anche grazie al collegamento con Zermatt.

Falso
Spiegate perché oggi non si può sciare 12 mesi l’anno. Per la mancanza di funivie nel Vallone delle Cime Bianche, dove non si può sciare neppure un mese? O forse per il riscaldamento globale che ha impedito nel 2022 lo sci estivo al Plateau Rosa? L’eventuale turista asiatico, interessato a visitare l’Europa in 4 giorni, non transiterebbe mai dal Vallone delle Cime Bianche. Farebbe Malpensa (shopping a Milano), Funivia Cervinia/Zermatt con selfie sul Piccolo Cervino, Zermatt… Parigi o Vienna.

Lo scopo, dunque, è quello di destagionalizzare l’offerta rendendo fruibili tante bellezze naturali per 365 giorni l’anno. Sport, attività outdoor, tour botanici ed enogastronomici, percorsi alla scoperta delle tradizioni locali, appuntamenti culturali: l’offerta turistica allargherebbe il suo ventaglio di possibilità creando al contempo valore intorno al mondo della montagna.

Falso e ipocrita
Il Vallone delle Cime Bianche è un luogo che incanta e meraviglia, perché nel suo insieme presenta una straordinaria varietà e stratificazione di ricchezze naturalistiche, paesaggistiche, storico- culturali e archeologiche. Gli impianti funiviari deturperebbero per sempre queste bellezze. Altro che renderle fruibili! Cosa c’entrano le tradizioni locali, l’enogastronomia e così via con gli impianti nel Vallone delle Cime Bianche? Nulla.

In termini pratici, il progetto sarebbe una risposta concreta alla crisi che questi territori stanno oggi attraversando: occorre investire per poter dare la possibilità alle generazioni future di essere competitive e proporre un’offerta che sia un fiore all’occhiello per tutti le aree coinvolte. Nuove strutture e nuove infrastrutture, nuove opportunità e nuovi posti di lavoro: tante leve importanti per evitare lo spopolamento delle valli soprattutto da parte dei giovani.

Infondato
I dati ci dicono che Valtournenche e Ayas sono in crescita demografica e non sono al momento a rischio di spopolamento. Sul piano economico e sociale sarà già assai impegnativo mantenere e ammodernare gli impianti esistenti e immaginare nuove opportunità di sviluppo, oltre lo sci. Lo spopolamento riguarda i comuni di media montagna, quali Challand, Lillianes, Perloz, Ponboset, Fontainemore. Quanto ai giovani, occorre tener conto delle loro aspettative che non sono esclusivamente legate alle attività turistiche. Sono oltre 7.000 i valdostani fra i 18 e i 49 anni che vivono all’estero per fare esperienza ma anche perché la Valle d’Aosta non offre occasioni di lavoro stimolanti. Al concorso per 3 guardaparco al Parco regionale del Mont Abvic hanno partecipato 200 candidati, per 9 posti al Parco Nazionale del Gran Paradiso hanno partecipato in 1.100. Costituendo il Parco regionale del Monte Rosa, conprendente il Vallone delle Cime Bianche, si creerebbero 16/20 posti di lavoro qualificati permanenti.

4. Il Comitato promotore: Cervino Monterosa Paradise
“Connecting Nature, Sharing Beauty”, collegare la natura per condividerne la bellezza. La filosofia alla base del progetto è racchiusa tutta in questa frase. Poche parole che compongono il motto stesso del Comitato Promotore Cervino Monterosa Paradise, nato nel 2020 con lo scopo di sostenere il piano di lavoro per la realizzazione del collegamento tra il Colle delle Cime Bianche e Frachey, fornendo e diffondendo informazioni corrette e trasparenti.

Senza senso
Slogan e parole d’ordine vuote, prive di senso, per rovinare la natura e deturpare la bellezza del Vallone delle Cime Bianche. L’etimologia greca del termine Paradiso significa giardino, dunque luogo ameno, incontaminato…

A oggi il Comitato conta oltre 600 membri tra operatori del territorio, aziende, imprenditori e privati cittadini, valdostani e non. Tutti, con passione ed entusiasmo, condividono l’ambizione di creare valore per il futuro delle aree coinvolte, nessuno escluso. Un lascito concreto per le generazioni future, nel rispetto dell’ambiente e della montagna.

Il presidente
Presidente del Comitato Promotore Cervino Monterosa Paradise è Bruce McNeill. Nato in Belgio da padre scozzese e mamma inglese, ha scoperto Cervinia da ragazzino grazie alla passione dei suoi genitori per la montagna. Col tempo l’ambiente e la cultura alpina diventano parte della sua vita e del suo percorso personale e professionale. Oltre a essere maestro di sci, McNeill gestisce un hotel a Cervinia dove vive con la moglie (valdostana) e i due figli. Ed è proprio l’interesse e la passione per la Valle d’Aosta e per il suo futuro a guidare l’entusiasmo con il quale sostiene il Comitato.

Non una parola sul Vallone delle Cime Bianche
Non c’è da stupirsi che la lobby pro impianti di Cervinia non dica una sola parola sul Vallone delle Cime Bianche, area inserita dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta nel sito Natura 2000 “IT1204220 Ambienti glaciali del Monte Rosa” dove è vietata la “realizzazione di nuovi impianti di risalita a fune e nuove piste da sci…” (Decreto Ministeriale 17 ottobre 2007 e Delibera della Giunta Regionale 1087/2008). Il Vallone delle Cime Bianche presenta nel suo insieme una straordinaria varietà e stratificazione di ricchezze naturalistiche, paesaggistiche, storico-culturali e archeologiche. Un vallone unico per natura, storia e cultura, dove l’impronta dell’uomo arricchisce – senza alterare – la magnificenza dell’ambiente naturale. Risorse uniche che potrebbero diventare il perno per azioni di sviluppo locale finalizzate ad apportare benefici economici e sociali all’insieme della comunità. Dietro il profluvio di slogan e propaganda fasulla, l’interesse reale della lobby di Cervinia è fare marketing per costruire. Costruire palazzi. Come essa stessa infatti ben esplicita qui, dal minuto 4.55.

Consegnata la petizione al Consiglio Regionale
Più di 2.300 firme, di cui oltre 2.000 complete della documentazione richiesta, consegnate alla segreteria del Consiglio regionale per la salvaguardia del Vallone delle Cime Bianche. Una petizione di “peso”: tre casse per 25 kg.

Venerdì 28 ottobre 2022, Piermauro Reboulaz, Presidente del CAI Valle d’Aosta e Marcello Dondeynaz, referente dell’Associazione Ripartire dalle Cime Bianche, hanno consegnato alla segreteria del Consiglio regionale della Regione Autonoma Valle d’Aosta la petizione per la salvaguardia del Vallone delle Cime Bianche, corredata da 2.335 firme, di cui 2.065 complete di tutta la documentazione richiesta (auto dichiarazione di residenza e nazionalità più copia del documento d’identità).

Una petizione di peso, non solo per la mole della documentazione, ma soprattutto per la vasta adesione di valdostane e valdostani dell’intero territorio regionale che ritengono che il patrimonio di questa regione (essenzialmente ambiente, beni culturali, paesaggio, bellezza) vada valorizzato e non dissipato, rappresentando il Vallone delle Cime Bianche il caso maggiormente emblematico.

Inattesa, all’annuncio della chiusura della petizione, la richiesta arrivata da più parti di volerla sottoscrivere, di voler consegnare le ultime firme raccolte, tanto che in pochi giorni si sonoaggiunte ulteriori 400 firme.

Grazie davvero alle tante persone che si sono impegnate per questo risultato, donne e uomini, ragazze e ragazzi, spesso assai distanti dalla poltica, che hanno messo cuore e passione in questa campagna. Valdostane e Valdostani, di ogni ceto sociale, che amano la loro terra, libere da ogni condizionamento, molti operatori turistici, molti che vivono in montagna e di montagna.

Per i conoscitori del Vallone delle Cime Bianche, non residenti in Valle d’Aosta, qui il link per far pesare la loro opinione: https://www.lovecimebianche.it/index.php/agisci

Le bellissime immagini del Vallone girate da Beppe Busso, con il montaggio di

Martina Bevilacqua, sono commentate da alcune delle voci che, con brevi messaggi video, ci hanno supportato in questa campagna. Li potete riascoltare/rivedere tutti quanti a questo link:

Questo è l’elenco completo delle testimonianze:
18/06
Piermauro Reboulaz – patois/italiano

18/06
Marcello Dondeynaz – patois/italiano

21/06
Maurizio Portolani – francese/inglese

24/06
Daniele Pieiller – patois/italiano

27/06
Enrico Camanni

30/06
Miriam Begliuomini

03/07
Marta Burgay

06/07
Marica Forcellini

09/07
Nina Mercurian Salza

12/07
Rodolfo Soncini Sessa

15/07
Martina Bevilacqua – patois/italiano

18/07
Vanda Bonardo

21/07
Paolo Cognetti

25/07
Aurelio Danna – Italiano/patois

28/07
Marzia Verona

01/08
Jean Maresca testo

04/08
Xavier Vigorelli

08/08
Piero Lampiano

11/08
Marco Onida

15/08
Alina Piazza

18/08
Isabella Foieri

22/08
Alessandro Fulci

26/08
Renata Briano

30/08
Alessandro Gogna

04/09
Petronio e Mazzotti

08/09
Francesca Becquet

14/09
Ugo Manera

16/09
Toni Farina

19/09
Maria Grazia Gavazza

22/09
Sergio Enrico

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4
Una velina irricevibile ultima modifica: 2022-11-27T05:11:00+01:00 da GognaBlog

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15 pensieri su “Una velina irricevibile”

  1. Ottime idee. Amesso che i destinatari non siano preda di incantesimi altri. 

  2. Quando leggo il termine “valorizzazione” mi tremano le vene. Anche in questo pur nobile contesto la valorizzazione significa disseminate la montagna di  Q-code, in modo che si guardi il cell anziché attorno??? Impianti di risalita leggeri, in modo da portar su la chiunque in scarpe coi tacchi a che vada al caffè della stazione di arrivo??
    La montagna è la cura dei mali moderni,: andia, stress, dipendenza tecnologica. Tutte malattie che di curano camminando nei boschi respirandone gli effluvi. Esistono gia molti percorsi certificati in questo senso. E di sicuro sono privi di Q-code, bar e seggiovie. Si accompagni il turista lungo il bosco narrando le magnificenze dei meccanismi naturali, anche sotto i dismessi paloni seggioviari, gli si faccia notare la geologia, l’idrologia, la geomorfologia. Lo si faccia con guide competenti, preparate e formate che salgano in accompagnamento al prezzo di un biglietto seggioviario. Il tutto gestito dalle comunità locali con finanziamenti che ora danno a funivie, ristoratori, imprese straniere per la cura del bosco. In capo a non molto tempo avremo turisti degni di tale nome, curiosi e di poche pretese .

  3. Condivido questo interessante intervento di Marco Albino Ferrari:
     https://www.ildolomiti.it/montagna/2022/il-cai-ormai-e-ambientalista-lex-presidente-caveri-usa-il-termine-come-un-insulto-albino-ferrari-e-se-cambiassimo-con-attento-allambiente-suona-diverso-eh
     
     
     

  4. Comunicato stampa del CAI Valle d’Aosta e del Comitato Ripartire dalle Cime Bianche:
    Vallone delle Cime Bianche. Le nostre proposte: un Unicum geologico.

    Il proposito di realizzare impianti funiviari nel Vallone delle Cime Bianche si sta scontrando con la realtà di un territorio che presenta indiscutibili valori naturalistici, che è tutelato dalla vigente normativa europea, statale e regionale, e che per la sua conformazione non è adatto allo sci. Prova ne è che si è pubblicamente esplicitato di incontrare enormi difficoltà a stabilire la localizzazione della stazione intermedia.

    Il Vallone è un ecosistema delicato e prezioso, che verrebbe irrimediabilmente alterato e deturpato dagli impianti funiviari, mentre potrebbe diventare il punto di forza per uno sviluppo  armonico e duraturo della Val d’Ayas, grazie alla valorizzazione delle unicità che possiede. Infatti, queste attendono solo di essere rivelate al grande pubblico per innescare una nuova offerta turistica, che non può più essere incentrata solo sullo sci.

    Il Vallone delle Cime Bianche è un luogo che incanta e meraviglia il visitatore, passo dopo passo, perché presenta una straordinaria varietà e stratificazione di ricchezze naturalistiche,  paesaggistiche, geologiche, storico-culturali e archeologiche.

    Dal punto di vista geologico è un Unicum.

    L’eccellenza del vallone è legata alla sua eccezionale natura geologica” scriveva già nel 1990 il Prof. Giorgio Vittorio Dal Piaz e ne invocava la protezione con la costituzione di “Parco dell’Oceano Perduto”.

    Il Vallone delle Cime Bianche è infatti unico per le ricche e complete testimonianze dell’antico oceano, che sta all’origine delle Alpi :
    a) per la completezza dei vari elementi costituenti il fondo oceanico (serpentiniti del mantello, antichi gabbri e basalti della crosta oceanica, antichi sedimenti) in uno spazio raccolto e ben delimitato;
    b) per la loro distribuzione in tre livelli chiaramente distinti, dal basso: la litosfera oceanica profonda, la crosta di origine magmatica, il margine lagunare delle Cime Bianche e, ancora al di sopra, la successione oceanica di origine sedimentaria (Roisettaz, Tournalin);
    c) per la leggibilità delle varie associazioni mineralogiche nelle rocce, che illustrano sia le fasi di massima profondità (eclogiti, rocce a granato e giadeite), sia le successive fasi di risalita in superficie (in particolare la cosiddetta pietra ollare).

    Questa combinazione è un Unicum perché in nessun altro luogo delle Alpi sono presenti contemporaneamente tutte queste tre  caratteristiche.

    Il Vallone non offre al visitatore solo le tracce dell’antico oceano e della successiva formazione delle Alpi, ma mostra anche chiare evidenze dell’attività geologica recente, sia in campo geodinamico (evidenti movimenti del terreno guidati dalle forze profonde della Terra), sia in campo glaciologico.

    Proponiamo pertanto:
    L’attivazione di un sistema di visite guidate del percorso geologico, ideato dal compianto Francesco Prinetti (https://andarpersassi.it/). Il percorso potrebbe anche essere reso disponibile associandovi un’app georeferenziata o dotandolo di targhette Qrcode, per poter ascoltare l’illustrazione dei diversi punti d’interesse. Il Cai e l’Associazione Ripartire dalle Cime Bianche sono a disposizione per ogni forma di collaborazione con gli enti territoriali. Il materiale illustrativi del percorso è reperibile in 4 lingue quì: https://www.lovecimebianche.it/index.php/il-vallone/itinerari;

    La creazione all’Alpe Mandria, raggiungibile  con gli  impianti di risalita esistenti, di un Centro Visita dell’Oceano Perduto, dove con apparati multimediali sarà presentata la storia dell’orogenesi alpina, la storia cioè delle forze che hanno innalzato e modellato le Alpi, come proposto dal Prof. Rodolfo Soncini Sessa ( https://youtu.be/Dkm-CAXNLYw);

    Il Vallone potrebbe così diventare sempre più meta di visitatori interessati alla conoscenza del territorio e favorire l’utilizzo anche primaverile e autunnale degli impianti di risalita nel comprensorio di Frachey/Champoluc, con un’offerta culturale in grado di attrarre ogni giorno centinaia di visitatori.

    La creazione del Centro Visita dell’Oceano Perduto, assieme alla creazione del Museo Diffuso di Ayas, già in corso di attuazione, renderebbe possibile proporre Ayas quale UNESCO Global Geopark (https://en.unesco.org/global-geoparks), che nel campo della geologia è titolo equivalente a quello di Patrimonio dell’Umanità.  

    Ayas, 27 novembre 2022

  5. Sono sempre più convinto che per contrastare queste cose a nulla serve protestare nei palazzi. Si riesce solo, quando va bene, rinviare la speculazione. L’unico modo, credo, che ci resta è il boicottaggio. Immaginate la apertura di una nuova “cosa sostenibile” che rimanga assolutamente deserta per una stagione e più. Certo, la devastazione resta….ma sarebbe (credo) l’ultima. È sui mancati guadagni che dovremo impegnarci…tutti
     
     
     

  6. Il progresso è infatti sostenuto da tutta la politica, di sinistra, di destra e di centro (è bene sottolinearlo),

    I predoni sono ben distribuiti e non si fanno scrupoli. 
    Il problema che hanno l’appoggio e/o  il menefreghismo delle masse.

  7. In tutto questo chiedo se per caso  vi sia stata qualche presa di posizione delle guide Ayas e Cervinia.
     

  8. E’ sufficiente (si fa per dire…) vietare i nuovi impianti, ovunque sul territorio nazionale. Poi, progressivamente, si smantellaranno quelli esistenti, riducendoli di numero e trasformando gli impianti pesanti (es seggiovie a 6-8 posti) in impianti leggeri (veloci skilift individuali).

  9. Nonostante le tragedie sempre piu frequenti che colpiscono questo paese: frane, alluvioni; si continua a chiudere gli occhi e ha non voler capire che non è con la cementificazione, con la continua aggressione all’ambiente naturale,  il modo giusto di rapportarsi con l’ambiente naturale italiano, per sua natura, molto fragile. L’ingordigia finanziaria rende tutti cechi e sordi. 

  10.  “La concezione del progresso, sostenuta da tutta la politica, nonché dal pensiero della maggioranza degli uomini della strada, permetterà questo, e se non questo, altri uguali progetti”
    Penso, purtroppo, che Merlo abbia ragione. Il progresso è infatti sostenuto da tutta la politica, di sinistra, di destra e di centro (è bene sottolinearlo), insomma da tutti quelli del “politicamente corretto” e dalle masse beate che li supportano.
    La vergogna sta nell’abuso che le lobbies con le loro sicure stampelle politiche fanno della parola “sostenibilità”. La usano spudoratamente nei loro proclami. A proposito di quella di Cervinia ce lo ricorda Marco Albino Ferrari con una bella riflessione su Facebook. Il collegamento attraverso Cime Bianche è addirittura promosso sul mensile gratuito per i viaggiatori sulle Freccie delle Ferrovie dello Stato Italiane. Nell’articolo (occorre avere pietà per chi lo ha scritto) non si fa cenno allo scempio che provocherebbe il mega impianto ma si dice che la “parola chiave” per un progetto così sensazionale  è “sostenibilità”>.
    Se questo è un progetto “sostenibile” c’è da vergognarsi a usare ancora questo termine che dovrebbe essere utilizzato con un significato ben diverso. 
    La verità è un’altra, conclude Ferrari: non si vuole fare questo collegamento per soddisfare economicamente una domanda inesistente ma per poter “comunicare” sui media che si è “i più grandi”, sbandierando numeri sensa senso e spesso anche fasulli. Analogamente  ai centri commerciali, che devono essere “sempre piu estesi per battere la concorrenza”. Alla faccia della parole chiave “sostenibilità”.
     

  11. La concezione del progresso, sostenuta da tutta la politica, nonché dal pensiero della maggioranza degli uomini della strada, permetterà questo, e se non questo, altri uguali progetti.
    Gli argomenti della “velina” sono i soliti. Sono quelli che ci hanno portato esattamente qui dove siamo. Davanti ad una montagna insormontabile, se non in un solo modo: la diffusione della consapevolezza che il pensiero di chi ha generato il problema ambientale non può generare anche la sua soluzione.
    L’incantesimo della sostenibilità, dell’impatto zero, dell’economia circolare, del riciclo nutre la maggioranza delle persone e forse tutte le giovani persone.
    Come può il sistema capitalistico compiere azioni non speculative? Come può rinunciare alla sua stessa biografia predatoria?
    Le Cime Bianche sono un granello. Fare qualcosa a loro favore e lasciare intonsa la concezione progressista del mondo, è tempo perso.
     

  12. Sull’ambiente i governi sono reticenti. Magari quelli che fanno e immaginano interventi folli come questo, di impatto terribile, sono molto amici dei ministri. Devono pure avere un’immaginazione a compartimenti stagni perchè ignorano decisamente tutti i disastri che periodicamente accadono in Italia. Probabilmente i morti e i disastrati sono sempre gli altri. Bisogna dare legame e continuità a tutte le iniziative sull’ambiente in generale. Le sensibilità ci sono. Bisogna dare loro la forza che meritano.

  13. Ho un particolare ricordo del Vallone delle Cime Bianche. Negli anni 70 mia mamma accompagnò me e mio fratello al Colle Superiore delle Cime Bianche partendo con l’autobus da Challant a Saint Jacques e poi naturalmente a piedi. Mio padre, operaio in fabbrica, era assente perché sceso in città a lavorare. In quegli anni una famiglia come la nostra poteva trascorrere più di un mese in montagna affittando un paio di stanze senza acqua calda. Tutti ci salutavano lungo il sentiero con il magnifico paesaggio, una donna con due ragazzini che da sola faceva tutte quelle ore di camminata non era molto comune. Ricordo che al al Colle ci fosse un bel vento gelido, qualcuno ci offrì pure del tè caldo e ricordo anche un cane che si accompagnò per un bel pezzo. Al ritorno a Saint Jacques fummo colti dal temporale, e l’autobus non c’era, mia mamma non si sarebbe mai osata fare l’autostop, ma io che ero il più piccolo, sotto la pioggia alzai senza vergogna il dito ed in un attimo ci raccolse una famiglia di genovesi che ci riportò fino a casa.

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