Una vita trad… tra friend e pannolini

Un’ispirante intervista a James Pearson e Caroline Ciavaldini. Tra le tante pagine dell’arrampicata di alto livello, alcune tra le più ispiranti sono quelle che hanno come protagonisti compagni di cordata legati tra loro dal sangue o dagli affetti.

Una vita trad… tra friend e pannolini
di Alberto Milani
(pubblicato su UP Climbing 2024) 
Foto di Raphael Fourau

Diverse le coppie di fratelli fortissimi, come i Pou, gli Huber, i Petit, i Bindhammer e molti altri, così come le coppie che hanno trovato l’amore proprio grazie alla comune passione per il verticale. Iconico è il caso di Robyn Erbesfield e Didier Raboutou, conosciutisi nelle gare di Coppa dei Mondo negli anni ’90, prima diventati marito e moglie e poi anche genitori di Shawn e Brooke, attuali stelle dell’arrampicata mondiale.

Gli esempi illustri sono moltissimi altri, come Luisa Iovane e Heinz Mariacher, Christian Core e Stella Marchisio, Jacopo Larcher e Barbara Zangerl o la coppia protagonista di questa intervista, James Pearson e Caroline Ciavaldini. Chi siano James e Caro probabilmente è cosa ben nota alla maggior parte di coloro che stanno leggendo queste righe…

Caroline Caro Ciavaldini su Le Voyage.

Fin dai suoi esordi il britannico si è dimostrato un enfant prodige dell’arrampicata trad e uno dei più arditi nell’affrontare vie con cadute potenzialmente disastrose. Negli anni i suoi risultati sono stati innumerevoli, nel Regno Unito quanto fuori, culminando nel 2020 con la prima (e unica) ripetizione di Tribe a Cadarese e nel 2023 con la prima salita di Bon Voyage ad Annot. Quest’ultima, valutata E12 o alternativamente 9a, è con Tribe la via trad più dura al mondo e si presenta come una variante all’8b di Le Voyage, uno dei tiri più famosi in questo stile ed esso stesso opera di James. Bon Voyage ha visto in questo 2024 le ripetizioni di Adam Ondra e Seb Berthe, che ne hanno confermato la durezza.

La francese Caroline è stata invece una climber agonista per il primo decennio del 2000, spesso ai primi posti in Coppa del Mondo Lead, per poi lasciare le competizioni e dedicarsi alla roccia. Proprio come James si è dedicata al trad e quest’anno ha raggiunto il top proprio con Le Voyage, di cui ha realizzato la seconda salita femminile dopo Barbara Zangerl.

Oltre al notevolissimo livello dei loro risultati, è anche un’altra la particolarità della loro relazione: quella di essere genitori di due splendidi bambini! Da sempre la genitorialità in arrampicata è un tema piuttosto controverso, e non è raro sentir sostenere come i figli possano essere poco compatibili con lo status di climber, a causa dello stile di vita e della “logistica” che richiede. Una controversia in realtà soprattutto italiana che è l’evidente manifestazione di una concezione molto limitata dell’arrampicata e del suo ruolo nella vita, specialmente per chi non è un professionista e non ha quindi la necessità di “fare la prestazione” per guadagnarsi il pane quotidiano.

James e Caro professionisti invece lo sono e oltretutto sono climber trad, per i quali il rischio assume un ulteriore peso alla luce del loro ruolo di genitori. Per questi motivi, con ancora più evidenza sono una bellissima dimostrazione di come arrampicata e genitorialità si possano perfettamente integrare anche ai livelli più alti di una disciplina arrampicatoria così estrema. Questo è un grande valore aggiunto, che a mio parere rende ancora più significativi i loro risultati e rappresenta un esempio positivo per qualunque climber, indipendentemente da quanto sia alto il proprio livello o sia intensa la propria dedizione per l’arrampicata e indipendentemente dai propri progetti di vita al di fuori dell’arrampicata.

In questa intervista ho chiesto a James e Caro di ripercorrere non solo la loro storia di climber con i risultati che l’hanno caratterizzata, ma anche di parlarci della loro vita di genitori-arrampicatori, alla ricerca di un equilibrio e di un’armonia che sono perfettamente possibili. Un’intervista ricca di contenuti, per uscire dalla ristrettezza di vedute che spesso affligge il mondo dell’arrampicata, ulteriormente aggravata da un contesto sociale più ampio in cui la genitorialità è sempre più bistrattata e svalutata…

Caroline, James: ci potete raccontare come è avvenuto il vostro diverso avvicinamento all’arrampicata?
Caro e io veniamo da contesti alpinistici molto diversi. In realtà veniamo da contesti molto diversi del tutto, ma questa è un’altra storia per un’altra volta. Caro è cresciuta circondata dalle regole rigide e dai seri allenamenti del mondo delle competizioni, mentre io ero più uno spirito libero, circondato solo da rocce buone (ma molto piccole) e tanta pioggia! Entrambi abbiamo sviluppato stili e culture di arrampicata molto diversi, tanto che quando ci siamo incontrati per la prima volta ci comprendevamo a malapena. Da allora abbiamo imparato tanto (e stiamo ancora imparando) l’uno dall’altra, e le nostre differenze ci ricordano che anche se pensiamo di capire tutto quello che c’è da sapere su un argomento, ci sarà sempre un punto di vista diverso. È importante fare un passo indietro e aprirsi ad altri punti di vista.

Vita familiare da climber!
James Pearson in uscita da Bon Voyage.

Quali sono le circostanze che hanno portato al vostro incontro e come avete condiviso la vostra passione comune per l’arrampicata? Una passione che vi ha portato prima a scalare per un paio di anni in giro per il mondo e poi a creare una bellissima famiglia insieme!
Ci siamo conosciuti durante una vacanza di arrampicata sportiva in Turchia nel 2010, e per i primi tre o quattro anni non abbiamo fatto altro che viaggiare senza sosta. All’inizio non eravamo sempre insieme, perché Caroline gareggiava ancora nel circuito di Coppa del Mondo e io ero spesso via in spedizione con altri partner. Intorno al 2012, Caroline ha smesso di gareggiare e abbiamo anche allineato la maggior parte dei nostri sponsor, il che significa che abbiamo potuto vivere, viaggiare e arrampicare a tempo pieno insieme.

Lo facciamo da allora, anche se dopo essere diventati genitori nel 2018 abbiamo cambiato il modo di viaggiare, e ora non prendiamo più l’aereo, preferendo esplorare più vicino a casa quando possibile, utilizzando i mezzi pubblici o le nostre biciclette.

Ora, con due bambini, il tempo è più breve che mai, ma questo lo rende semplicemente più prezioso e significa che la motivazione per l’arrampicata non è mai difficile da trovare. Credo sinceramente di essere un climber molto migliore oggi rispetto a 10 anni fa, quando avevo la libertà di fare quello che volevo, quando volevo, dove volevo. Immagino che non sai mai veramente cosa hai finché non se ne va. Mentirei se dicessi che non sogno più quella libertà, ma avere figli e responsabilità al di fuori del mondo dell’arrampicata mi ha davvero dimostrato quanto siamo fortunati ad avere uno sport così meraviglioso nella nostra vita. Anche se abbiamo molto meno tempo per arrampicare e allenarci rispetto a prima, se organizzi bene quel tempo puoi essere altrettanto, se non più, efficace. In fin dei conti, avere figli ti dimostra anche che l’arrampicata è solo arrampicata, e se fallisci nel tuo progetto o hai una brutta giornata, non è davvero la fine del mondo. Questa particolare realizzazione mi ha tolto così tanta pressione, e senza quella pressione schiacciante, l’ironia è che in realtà ho iniziato a scalare molto meglio!

James, tu sei probabilmente l’arrampicatore trad più forte e conosciuto al mondo. Al di là dei numeri e dei gradi ci puoi dire quali sono state per te le vie più significative dal punto di vista personale e a cui dai il maggior valore nella tua crescita come arrampicatore e uomo?
Non sono sicuro di essere d’accordo, ma grazie comunque per le parole davvero gentili. È difficile individuare una via in particolare come più o meno significativa rispetto alle altre, perché la verità è che ogni via che salgo ora tende ad avere un significato per me. Come dicevo sopra, senza il lusso di un tempo infinito, dobbiamo scegliere attentamente le nostre vie e i nostri progetti, e negli ultimi cinque anni ho fatto pochissime vie o boulder a cui non fosse attribuito un significato più grande. Alcune di loro sono state un ottimo modo per misurare i miei progressi personali e persino mostrarmi che è possibile migliorare verso la fine dei trent’anni, con due figli. Alcuni di loro sono stati bellissimi giorni fuori con la mia famiglia, e altri sono stati bellissimi giorni fuori quando eravamo solo io e Caro. Una cosa che sto davvero cercando di fare in questi giorni è trovare piacere in ogni giorno in cui vado ad arrampicare, qualunque cosa accada. Facevo molta fatica con progetti più lunghi, spesso mi sentivo come se mi stessi costringendo ad andare a provarli, e spesso finivo la giornata frustrato per la mancanza di progressi. Oggi cerco di considerare ogni giorno come un’opportunità per divertirmi, e quando ti distacchi dall’obiettivo finale di salire in libera una via, puoi imparare a goderti il processo anche di avere una “brutta giornata”.

Anche per te, Caroline, quali sono stati i risultati nella tua carriera che ritieni essere stati fondamentali per plasmarti come arrampicatrice e persona?
Dico sempre che ho avuto diverse vite da arrampicatrice… ora possiedo la mia terza… All’inizio ero una garista e se dovessi individuare un successo sarebbe la vittoria della Coppa del Mondo a Chamonix. Quel ricordo è sempre fonte di motivazione per me. Ma ad essere onesti anche i fallimenti sono stati cruciali per plasmarmi. Poi sono diventata un’arrampicatrice d’avventura… forse La Voie Petit e The Quarryman sono due grandi vie, due ricordi del cuore. È stato davvero allora che ho iniziato a inseguire i miei propri sogni nell’arrampicata! E ora sono una climber e una mamma. È cambiato molto il modo in cui penso all’arrampicata… Non è diventato meno importante per la mia felicità, ma i gradi sono meno importanti.

Vita familiare da climber!
James Pearson su Bon Voyage

Ad Annot tu, Caro, quest’anno hai ripetuto Le Voyage mentre tu, James, sei l’autore anche di Bon Voyage, una delle vie trad più dure al mondo. Che cosa rappresenta Annot nel vostro percorso di arrampicatori?
James: Sia io che Caro abbiamo sicuramente passato molto tempo ad arrampicare ad Annot negli ultimi anni. Non direi che sembra una seconda casa, perché, nonostante sia nel sud della Francia, è ancora a circa quattro ore di macchina da dove viviamo. Tuttavia, stiamo entrambi iniziando a conoscere il posto abbastanza bene e abbiamo trascorso molte giornate fantastiche lavorando sulle incredibili vie o semplicemente esplorando le grotte e la foresta con i nostri bambini.
Per me Annot rappresenta l’armonia dell’arrampicata. Bouldering, arrampicata sportiva e arrampicata trad convivono tutti fianco a fianco, dando a ogni arrampicatore in visita la possibilità di rimanere saldamente nella propria zona di comfort, o spingersi alla scoperta di nuovi orizzonti.
L’arrampicata è uno sport così incredibile perché noi come scalatori abbiamo la possibilità di espandere e sviluppare costantemente nuove abilità, il tutto riparandoci sotto l’ombrello del “climbing”.

Caro: Per me, Annot è il luogo in cui ho ricominciato a avere un progetto dopo il secondo figlio. Mi sono data una nuova regola: riuscire a essere felice ogni singolo giorno del processo. Anche nei giorni in cui sembrava che non stessi facendo progressi… L’unico modo per farlo era permettere a me stessa (e quello era un processo nuovo) di non riuscire forse mai a realizzare la via, anche se ci avessi davvero provato. Ho imparato molto e ho trascorso dei momenti molto belli su Le Voyage. A volte da sola su una statica. Ho finalmente preso coscienza che l’arrampicata non ha importanza, nel senso che qualunque cosa realizziamo non ci cambierà la vita… È “inutile” ed è questo che ci piace di essa!

Una convinzione erronea di molti arrampicatori/arrampicatrici è quella che i figli possano mettere fine alla propria attività arrampicatoria o limitarla fortemente. Voi siete la dimostrazione di come ciò non sia vero e di come si possa scalare sempre ai massimi livelli anche da genitori con bimbi al seguito. Che pensate a tal proposito sulla base della vostra esperienza?
Come tante cose nella vita, essere genitori è esattamente ciò che ne fai. È chiaramente un impegno enorme, e per me e Caro è sicuramente la cosa più grande che abbiamo fatto insieme nella nostra vita, ma anche quella cosa che ci porta maggior gioia e gratificazione. Penso che siamo piuttosto fortunati ad essere climber professionisti perché questo ci ha costretti a trovare un modo per combinare i nostri figli nelle nostre vite di arrampicata. Non è sempre facile, ma è possibile. Posso immaginare se l’arrampicata fosse solo un hobby, come sarebbe facile lasciarsela scappare quando le cose si fanno difficili.

Come vivete in particolare la vostra dedizione per il trad “di frontiera” con i relativi rischi e, appunto, l’essere genitori?
Questa domanda è un po’ più complicata e una per la quale non abbiamo davvero la risposta. Oggettivamente parlando, non esiste alcun motivo giustificabile per scalare pericolose vie trad, dove l’unica ricompensa è arrivare sani e salvi in cima, e la conseguenza del fallimento potrebbe essere quella di lasciare i propri figli senza genitori. Facciamo proprio questo, e quindi o siamo così guidati dal nostro ego da renderci ciechi a tutto il resto, oppure c’è qualcosa di più profondo, di meno tangibile che accade qui. Ho provato molte volte a scrivere di questo e a spiegare i miei sentimenti, ma, in tutta onestà, faccio fatica a dargli un senso, anche a me stesso. Il meglio che posso darti è una breve poesia che mi è stata inviata qualche settimana fa da un tipo di nome J.D. Bailey… :

La paura può mantenerci in vita e trattenerci dal vivere. Ama ciò che fai, o muori, non nella morte, ma nella vita”.

Come vedet,e l’attuale mondo dell’arrampicata con tutte le trasformazioni che ha avuto in questi ultimi anni, la massificazione, le Olimpiadi, l’invasione incontrollata e poco consapevole dell’outdoor?
L’arrampicata non è sicuramente lo stesso sport di quando ho iniziato 20 anni fa. Non è né una cosa buona né una cosa cattiva, è semplicemente quello che è. Le cose si muovono e si sviluppano, a volte girano in tondo. In questo momento c’è un enorme boom con l’arrampicata indoor e le Olimpiadi, il che significa che ci sono molte più persone che arrampicano, e alcuni di loro si stanno dirigendo verso le falesie all’aperto. Questo può portare alcuni problemi, soprattutto a causa della mancanza di educazione, ma in tutta onestà penso che ci siano meno persone che scalano all’aperto di quante ce ne siano mai state, e il sangue nuovo può solo essere una buona cosa. Non sono sicuro che potresti essere un “arrampicatore indoor” per tutta la vita… Sono sicuro che c’è qualcuno che può smentirmi, ma per me la vera magia dell’arrampicata è stare nella natura e, come ho detto prima, avere la possibilità di arrampicare in tanti modi diversi. Quando le persone iniziano ad arrampicare all’aperto, iniziano anche a capire quanto sia speciale questo mondo e quanto sia importante per noi cercare di proteggerlo.

Quali sono i vostri progetti futuri arrampicatori e non arrampicatori?
Ci sono vie che voglio provare, boulder che voglio completare e posti che voglio visitare. L’elenco è lungo e la vita è breve. So che non avrò mai tempo per fare tutto, e va bene così, è ciò che lo rende speciale. Ho anche un sacco di progetti in cantiere. In questo momento siamo davvero impegnati nella ristrutturazione della nostra nuova casa vicino a Briançon, nelle Alpi francesi. Abbiamo lavorato a case come questa negli ultimi 10 anni, ma questo è un progetto davvero grande. Lo abbiamo riportato a quattro muri di pietra e abbiamo ricostruito tutto il resto. A parte questo, che richiede una notevole quantità del nostro tempo, Caro è molto impegnata nello sviluppo di “Grimpeuses”, un festival di arrampicata focalizzato sulle donne, così come in molti altri progetti filantropici sull’arrampicata. Trascorro molto del mio tempo a pensare e sviluppare prodotti legati all’arrampicata, come prese e attrezzatura per l’allenamento, scarpette da arrampicata o protezioni trad.

Dal vostro punto di vista, quali sono i futuri orizzonti del trad?
Personalmente, per me il futuro dell’arrampicata trad consiste nel combinare l’arrampicata fisicamente più dura con una buona protezione. I runout lunghi vanno bene (in realtà lo rendono più interessante), ma non dovresti mai avere la sensazione di trovarti in una posizione in cui è probabile un grave infortunio. Tuttavia, c’è sicuramente spazio perché qualcuno possa spingere avanti l’estremità più audace e pericolosa dello spettro. Ci sono stati relativamente pochi progressi in questa parte dell’arrampicata trad dalla fine degli anni ’80, e penso sia giusto dire che lo scalatore trad medio è molto meno coraggioso/stupido di quanto lo fosse una volta. Penso che ciò abbia principalmente a che fare con il fatto che è molto più facile progredire fisicamente che progredire mentalmente. Se guardiamo i numeri… Quando Johnny Dawes salì Indian Face nel 1986, probabilmente circa 7b+, stava probabilmente scalando intorno al 7c+ su spit, e il livello massimo era 8c+. Oggi il livello massimo è 9c, ma le vie più difficili con una caduta “da morte certa” sono intorno all’8a! Gli standard sportivi sono progrediti di quasi sei gradi, ma il trad audace solo di tre.

Una vita trad… tra friend e pannolini ultima modifica: 2025-03-21T05:29:00+01:00 da GognaBlog

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34 pensieri su “Una vita trad… tra friend e pannolini”

  1. Se un genitore muore in montagna era un irresponsabile scavezzacollo. Se uno muore d’infarto mentre correva sempre per assicurare ai figli i migliori studi e il fine settimana a Courmayeur in Suv, viene considerato un bravo padre di famiglia.

    Questo è una convinzione piuttosto radicata nella nostra società: se muori d’infarto perchè sei stressato dal lavoro, dal produrre e guadagnare sempre di più denaro e posizioni professionali, sei un GANZO da prendere ad esempio. E comunque sei giustificato.

  2. Ok grazie del chiarimento capisco benissimo cosa intendi … L’unica cosa su cui non riesco a essere d’accordo è il discorso dei conti si fanno alla fine….cioè ragionare col senno di poi è in senso logico quasi sempre sbagliato…..secondo me i conti si dovrebbero fare prima

  3. Mah, chi non l’ha già fatto si legga I conquistatori dell’inutile di Lyonel Terray. I capitoli in cui parla del suo lavoro di guida, intendo. Erano altri tempi, ma secondo me i concetti sono ancora attualissimi. E c’è poesia!
    Certo che se uno/a imposta la sua vita sul principio: produci-consuma-crepa, ti saluto.
    Lo sanno quelli che venerano, anche involontariamente, questo credo imperante, che ne esistono anche altri?
    Se un genitore muore in montagna era un irresponsabile scavezzacollo. Se uno muore d’infarto mentre correva sempre per assicurare ai figli i migliori studi e il fine settimana a Courmayeur in Suv, viene considerato un bravo padre di famiglia.
    Concetti da rivedere profondamente,  sempre secondo me.
    Io penso che si debba essere egoisti e lo insegno anche ai miei figli, perché solo da grandi egoisti si può pensare, e semmai praticare, l’altruismo.  Le passioni bisogna assecondarle e non relegarle al cosiddetto tempo libero che alla fine cos’è?
    La vita dura un lampo. Forse meno.
    Lasciamo sentimento, non soldi.

  4. Ciao fetido…
    Mi voglio chiarire. Premetto che non piace scrivere sui blog perché spesso, da un argomento , ci troviamo poi a discutere di “aria fritta”.
    Far coincidere un attività arrampicatoria/alpinistica con la vita familiare, e con questo intendo moglie e figli piccoli da gestire, è molto improbabile.
    Le scelte di lavoro diventano obbligatorie (es. il part time ) viene escluso x minor retribuzione .
    Il tutto diventa una questione di tempo, responsabilità e doveri.. di conseguenza meno montagna , quindi, le ambizioni e le prestazioni passeranno in secondo piano.
    Certo, ognuno è libero di fare le scelte che vuole, anche  di dedicare la propria vita totalmente all arrampicata, è una  responsabilità anche questa, non sono qua a criticare o giudicare nessuno, ma mi permetto di domandare..Scelta giusta o scelta sbagliata?.. boh solo  alla fine lo sapremo…

  5. Cosa intendi con escamotage per non prendersi responsabilità? Mi sembra ingiusto e falsamente moralista 

  6. Difatti fare la stessa cosa x 40 anni , l ho scritto anche io che è inutile ..
    Per responsabilità, mi riferivo al mantenere certi equilibri, cosa che arrampicare tutti i giorni non si “sposa” molto bene con il concetto famiglia, soprattutto se la passione è a senso unico.
     

  7. Non mi crea nessuna limitazioni 
    Ho solo parlato in generale..
    Perché scrivi questo?
    Cosa te li ha fatto pensare?
    Non ti sarai mica sei sentito tirato in “causa”..

  8. Fabrizio, le sovrastrutture che abbiamo ci fanno credere che le persone responsabili sono quelle che fanno per 40 anni la stessa cosa ogni giorno, più o meno, per garantire un futuro alla famiglia che hanno voluto generare.
    Ci sono anche altre strade, giuro. I figli possono arrangiarsi e magari vengono su più svegli anche senza una laurea, i genitori possono vivere delle loro passioni (noi lo facciamo) e non crederti che così si evita lo stress. I lavori da “saltimbanco” necessitano di creatività e energie continuamente. Un posto fisso, o comunque un lavoro più convenzionale, danno anche delle garanzie che da libero professionista non puoi dare per scontate.
    Provare prima di credere.

  9. E quale sarebbe il problema per te,  se uno non si prende responsabilità. Ti crea un disturbo, qualche  limitazione? Ti condizionerebbe  le tue di scelte o le sue?

  10. Sinceramente i conti si fanno bene prima. Io la responsabilità di scalare quasi tutti i giorni me la son presa molti anni fa facendo enormi sacrifici.

  11. La vita è fatta di priorità.
    È molto più Inutile dell arrampicata stare davanti ad un PC o un macchinario tutti i giorni per 40 anni, ma dal momento che decidiamo di fare famiglia , quell’ inutilità, diventa necessaria per rendere dignitosa la vita dei propri cari.
    Sicuramente chi dedica la vita all arrampicata, vivrà più spensierato e meno stressato dagli impegni quotidiani, ma spesso è un ” escamotage” per non prendersi responsabilità.
    I conti si fanno sempre alla fine.

  12. Un’ opera d’arte, da un dipinto, a una canzone, a un libro, potrà anche non cambiarti la vita, ma influenzartela, ispirartela si.

  13. Si esatto , come l’arte in generale se vuoi è inutile ma necessaria….la gioconda non ti cambierà la vita però…..

  14. Si è tutto molto personale.
    Per motivi fisici sto cercando di smettere, però l’arrampicata è stata per me molto utile e per questo mi piace. Mi dispiace che i 2 tipi dell’articolo la considerino una cosa inutile e che non cambierà la loro vita.
    Per questo ho detto al commento 5

  15. Direi per me è inutile in senso assoluto ma necessario in senso relativo a me stesso e al mio mondo

  16. Infatti il punto è sul significato che diamo alla parola utile e al suo contrario…..

  17. Arrampicare non è affatto inutile!
    Fa stare bene, da soddisfazione e non ultimo, a me da un reddito con cui sopravvivere con la mia famiglia. Mica è poco.
    E comunque, come ogni cosa, ha un significato in relazione a chi lo fa. Il senso glielo da ognuno di noi.
    Un pò come alle montagne, che per alcuni, io fra questi, sono bizzarri mucchi di sassi e per altri il tabernacolo della propria fede.
    Ognuno scelga…

  18. Utile questo dialogo sull’ inutile.
    Nel caso della coppia mi sembra ci siano piu “Utili”nell inutile e non solo per il loro professionismo.
    Benassi condivido!anche se “solo “per 20…
    Tornando a pasta di fissan  e  pannolini dell articolo visto il grado che salgono un pannolone al loro posto mi farebbe comodo più dei friend.
     
     

  19. Non sono d’accordo con l’inutilità dell’arrampicata, dell’alpinismo. Dal momento che fa parte di me, che mi garba, che ci dedico una bella fetta della mia vita, che dopo più di 40 anni di attività non mi è venuta ancora a noia, anzi se non posso farlo mi manca,  non vedo perchè la dovrei considerare inutile. 

  20. Io non sono mai stato focalizzato solo sull’arrampicata , ma trovo bello che esistano delle cose belle ed inutili, come diceva Terray.

  21. Mi rendo conto che è tutto molto personale…quindi considero interessanti tutti i punti di vista….arrampicare è bello proprio perché è inutile

  22. Fare qualcosa di utile vuol dire fare qualcosa dove tu stesso possa dire: “è utile quello che faccio”.
    Che poi sia utile per te o per gli altri poco importa.
    Che sia lavare la macchina, andare in chiesa, respirare, meeting di lavoro o vie trad.
    Se tu ilfetido passassi una vita a fare una cosa che ti piace ma consideri inutile, sarebbe un po’ deprimente.
    Mi sembra una vita che sta racchiusa prigioniera in un imbrago.
    L’automatismo è delle macchine non dell’uomo.

  23. Il senso credo sia proprio che per chi vive scalando non importa se professionista o no è un po’ come respirare ….. è automatico fa parte del tuo modo di essere è talmente parte di te che non ti cambia la vita realizzare qualcosa è inutile ma indispensabile….come respirare …non è che ti danno un premio se respiri bene …però se non respiri…..
    Per CLA ma cosa intendi per utile ? Tipo andare in chiesa la domenica e lavare la macchina il sabato pomeriggio? O meglio fare carriera e fare meeting di lavoro……?????

  24. Una domanda per Cla e Gelido: voi avete qualcosa di utile che ha cambiato la vostra vita?

  25. “Ho finalmente preso coscienza che l’arrampicata non ha importanza, nel senso che qualunque cosa realizziamo non ci cambierà la vita… È “inutile” ed è questo che ci piace di essa!”
    Proprio per questo dovrebbero fare altro e fare qualcosa di utile che gli cambierà la vita.

  26. Complimenti Matteo, grandi realizzazioni alla tua età! Meglio tardi che mai…

  27. Non so se hanno la tranquillità economica, magari sono pieni di soldi. Ma essendo climber professionisti, che quindi vivono con quello che “realizzano” se vogliono continuare ad esser sponsorizzati, dovranno continuare a  “realizzare”.

  28. “Ho finalmente preso coscienza che l’arrampicata non ha importanza, nel senso che qualunque cosa realizziamo non ci cambierà la vita… È “inutile” ed è questo che ci piace di essa!”
    Una delle cose più vere che abbia mai sentito!

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