Un’economia per il bene comune, una finanza sostenibile

«L’attuale sistema economico è insostenibile», ha detto Papa Francesco pochi giorni dopo la presentazione della sua enciclica Fratelli tutti, dedicata alla fratellanza anche in economia.

Un’economia per il bene comune, una finanza sostenibile
(nelle parole di Papa Francesco)
di Elisabetta Tramonto
(pubblicato in valori.it il 14 ottobre 2020)

Parla di fratellanza universale e amicizia sociale, di disuguaglianza, di dialogo la terza Lettera enciclica firmata da Papa Francesco. Ma parla anche di economia civile, di terzo settore, di buona politica, di critica al noeoliberismo, di armi e di parità di genere.

Papa Francesco ha firmato la sua terza enciclica Fratelli tutti. © DorSteffen/iStockPhoto

Il Pontefice l’ha firmata ad Assisi sulla tomba di San Francesco. E le ha dato un titolo Fratelli tutti, preso in prestito da alcune parole del celebre Cantico delle creature

Abbiamo approfondito i temi affrontati da Papa Francesco, nell’enciclica e non solo, con Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia politica presso l’Università di Roma Tor Vergata, autore di La ricca sobrietà. Economia politica (e politica economica) della enciclica Laudati Sì, ispirato alla precedente Lettera del Santo Padre, in cui il docente riconsidera i fondamenti dell’attuale modello di sviluppo economico.

Papa Francesco ha firmato la sua terza enciclica intitolata Fratelli tutti. © Birute/iStockPhoto

Economia e finanza sostenibili
Quale visione dell’economia e della finanza emerge da questa enciclica?
È un’enciclica che parla molto della nostra società e delle sue distorsioni, di un’economia che rispetti l’uomo e l’ambiente, che includa, di un binomio tra economia e politica «al servizio del vero bene comune e che non siano ostacolo al cammino verso un mondo diverso». Sono temi che il Santo Padre aveva affrontato anche nella precedente Enciclica Laudato si’ e che qui ribadisce con ancora più forza. Torna (come già nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium), contestandolo con forza, sul tema dello “sgocciolamento” a valle del denaro dei ricchi come soluzione quasi automatica al problema delle diseguaglianze.

Papa Francesco ha parlato anche di finanza sostenibile
Pochi giorni dopo la presentazione dell’enciclica (il 10 ottobre 2020), nel videomessaggio trasmesso durante il Ted-Countdown, Papa Francesco ha affrontato il tema della gravità dell’emergenza climatica in atto e dell’importanza di non continuare a investire su aziende che non attuano politiche orientate alla sostenibilità. «L’attuale sistema economico è insostenibile – ha detto Francesco – Siamo di fronte all’imperativo morale, e all’urgenza pratica, di ripensare molte cose: come produciamo, come consumiamo, pensare alla nostra cultura dello spreco, la visione a breve termine, lo sfruttamento dei poveri, l’indifferenza verso di loro, l’aumento delle disuguaglianze e la dipendenza da fonti energetiche dannose. Tutte sfide. Dobbiamo pensarci».

Papa Francesco parla di finanza sostenibile al Ted-Countdown

E di transizione energetica…
Sì, è un concetto già espresso tante volte in passato e che rappresenta uno dei passaggi chiave della sua Enciclica Laudato si’ per una ecologica radicale. «Occorre una “transizione energetica” –  ha detto in proposito Papa Francesco – una sostituzione progressiva, ma senza indugio, dei combustibili fossili con fonti energetiche pulite. Abbiamo pochi anni, gli scienziati calcolano approssimativamente meno di trenta, per ridurre drasticamente le emissioni di gas a effetto serra nell’atmosfera». Per il pontefice «un modo per favorire questo cambiamento è di condurre le imprese verso l’esigenza improcrastinabile di impegnarsi per la cura integrale della casa comune, escludendo dagli investimenti le compagnie che non soddisfano i parametri dell’ecologia integrale e premiando quelle che si adoperano concretamente in questa fase di transizione per porre al centro della loro attività parametri quali la sostenibilità, la giustizia sociale e la promozione del bene comune».

Politica ed economia al servizio del bene comune
Nell’enciclica il Papa critica direttamente le teorie neoliberiste…
Una delle novità dell’enciclica è un intero capitolo, il quinto, dedicato alla “buona politica”. In cui il Papa critica il neoliberismo: «Il mercato da solo non risolve tutto – scrive – benché a volte vogliano farci credere questo dogma di fede neoliberale». I politici sono chiamati a prendersi «cura della fragilità, della fragilità dei popoli e delle persone. Prendersi cura della fragilità e fecondità in mezzo a un modello funzionalista e privatista che conduce inesorabilmente alla “cultura dello scarto”».

Il Papa torna a parlare di “bene comune” 
Sì, nella lettera si legge «È necessaria la migliore politica, posta al servizio del vero bene comune. Purtroppo, invece, la politica oggi spesso assume forme che ostacolano il cammino verso un mondo diverso».

e di una politica che non si sottometta all’economia
Fondamentale il passaggio il cui il Santo Padre afferma: «Mi permetto di ribadire che la politica non deve sottomettersi all’economia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficientista della tecnocrazia».

L’economia civile e la tutela dell’ambiente
L’enciclica parla anche del Terzo settore, che ruolo ha per il Santo padre?
Il Papa ribadisce l’importanza di un’azione a più mani perché la “mano invisibile” del mercato da sola non risolve i problemi. Cita come fondamentale l’azione della società civile, cioè di tutti noi: «Grazie a Dio tante aggregazioni e organizzazioni della società civile aiutano a compensare le debolezze della Comunità internazionale, la sua mancanza di coordinamento in situazioni complesse, la sua carenza di attenzione rispetto a diritti umani fondamentali e a situazioni molto critiche di alcuni gruppi. Così acquista un’espressione concreta il principio di sussidiarietà, che garantisce la partecipazione e l’azione delle comunità e organizzazioni di livello minore, le quali integrano in modo complementare l’azione dello Stato e dei rappresentanti delle istituzioni».

Parla anche di tutela dell’ambiente, spesso messa a tacere dalle lobby economiche
«Spesso le voci che si levano a difesa dell’ambiente sono messe a tacere o ridicolizzate, ammantando di razionalità quelli che sono solo interessi particolari», si legge nell’enciclica. 

Uguaglianze
Nell’enciclica Francesco torna su un tema a lui caro, i migranti
Non ha paura su questo punto di parlare «diritti senza frontiere» con parole chiarissime: «Nessuno dunque può rimanere escluso, a prescindere da dove sia nato, e tanto meno a causa dei privilegi che altri possiedono per esser nati in luoghi con maggiori opportunità. I confini e le frontiere degli Stati non possono impedire che questo si realizzi. Così come è inaccettabile che una persona abbia meno diritti per il fatto di essere donna, è altrettanto inaccettabile che il luogo di nascita o di residenza già di per sé determini minori opportunità di vita degna e di sviluppo». Pur mirando all’importante obiettivo di aiutare i Paesi di origine a raggiungere i nostri livelli di benessere il Papa ricorda che il dovere morale del cristiano in questo momento non può che essere quello di «accogliere, proteggere, promuovere e integrare».

… e della disuguaglianza
Il Papa affronta spesso il concetto di disuguaglianza. Già nella Laudato si’ aveva parlato di “inequità planetaria”. Nella Fratelli tutti parla di diritti umani non sufficientemente universali, le nuove forme di colonizzazione culturale, lo scarto mondiale dove «certe parti dell’umanità sembrano sacrificabili a vantaggio di una selezione che favorisce un settore umano degno di vivere senza limiti».«Mentre, infatti, una parte dell’umanità vive nell’opulenza – si legge – un’altra parte vede la propria dignità disconosciuta, disprezzata o calpestata e i suoi diritti fondamentali ignorati o violati».

E parla di donne e di non parità di genere
Certo, non manca un’attenzione anche verso la condizione delle donne: «L’organizzazione delle società in tutto il mondo è ancora lontana dal rispecchiare con chiarezza che le donne hanno esattamente la stessa dignità e identici diritti degli uomini. A parole si affermano certe cose, ma le decisioni e la realtà gridano un altro messaggio». È un fatto che «doppiamente povere sono le donne che soffrono situazioni di esclusione, maltrattamento e violenza, perché spesso si trovano con minori possibilità di difendere i loro diritti».

Il Papa si espone apertamente contro il finanziamento delle armi
Quella di Bergoglio è una presa di posizione netta, contro la guerra e il finanziamento alle guerre. «Piuttosto – suggerisce il Papa – con il denaro che si investe negli armamenti, si costituisca un Fondo mondiale per eliminare la fame».

E naturalmente affronta anche il tema della pandemia
È un’occasione di riflessione sulla necessità ma anche incapacità umana in questo momento storico di praticare la fratellanza: «La pandemia del CoViD-19 ha messo in luce le nostre false sicurezze. Al di là delle varie risposte che hanno dato i diversi Paesi, è apparsa evidente l’incapacità di agire insieme. Malgrado si sia iper-connessi, si è verificata una frammentazione che ha reso più difficile risolvere i problemi che ci toccano tutti». 

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Un’economia per il bene comune, una finanza sostenibile ultima modifica: 2020-12-20T04:23:57+01:00 da GognaBlog

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1 commento su “Un’economia per il bene comune, una finanza sostenibile”

  1. Il neo-liberismo è stato storpiato, da circa 30-40 anni in qua, e adattato forzatamente a sostegno ideologico dell’economia consumista. Non c’è solo Berlusconi a incarnare questa variante, ma certamente per noi italiani è un esempio lampante: scese in campo apparentemente per concretizzare la “rivoluzione liberale”, ma nei decenni sono emersi i suoi numerosi “conflitti di interesse”, chiamiamoli così, cioè profitti delle sue aziende. Dispiace che il neo liberismo abbia preso questa strada “inquinata”, perchèé invece il liberismo verso dovrebbe costituire un’alternativa “sana” al capitalismo di stato o addirittura ad un’economia sovietica. Da liberista (o, meglio, liberale) quale sono, la destra affaristica alla Berlusconi/Briatore mi sta sul gozzo perché ha rovinato l’ideale liberista (Altro discorso per la destra “cazzara” alla Salvini, che mi sta altrettanto sulle palle, ma oggi non è il tema). Che c’entra questo pistolotto con l’articolo di oggi? C’entra perché l’affermazione del cosiddetto neoliberismo (come sopra descritto), insieme ad una miriade di fattori (la globalizzazione, il consumismo esasperato, la tecnologia che domina la vita di tutti) hanno comportato l’accentuazione delle differenze economiche. Ci sono pochi ricchissimi e molti che, se non proprio poveri, stanno peggio del cosiddetto ceto medio degli anni ’70-’80. Al di là delle valutazioni “morali”, un siffatto sistema socio-economico non è in equilibrio: come dice Bersani (LEU) “i ricchi non mangiano dieci volte al giorno”. Seppur da un osservatorio avverso, anche io concordo ed è questa distribuzione iniqua della ricchezza che è alla radice di tutti i problemi della società odierna. Sono circa 15 anni che sostengo la necessità di una legge patrimoniale che redistribuisca parte della ricchezza. E’ un assurdo che arrivi a sostenere ciò un liberale-liberista come dovrei essere io, ma il sistema è talmente malato che occorre un intervento severo, altrimenti il sistema imploderà (e neppure in tempi tanto lontani). Fuor di metafora: i dati Bankitalia certificano che la ricchezza privata italiana mobiliare (cioè escluso l’intero patrimonio immobiliare) cuba per circa 4.000 mld di euro (in realtà abbondanti, ma per semplicità sintetizziamo). Il debito pubblico ha iniziato ad espandersi negli anni ’80 (staffetta Craxi-De Mita) proprio per distribuire sovvenzioni al fine di compensare l’aumento della ricchezza di alcuni e da lì è cresciuto a dismisura. ora siamo a 2.600 mld di euro, il 160% del PIL. All’aumento del debito, in questi decenni, hanno contribuito tutti, di destra e di sinistra. Il problema è antecedente al Covid, ma è stato esasperato dal Covid: tutti i 100-120 mld stanziati nel 2020 sono a debito e lo saranno anche i ristori per le chiusure di queste festività ecc ecc ecc. Ho già spiegato in altra sede che i mercati finanziari assorbono in questa fase i nuovi BTP perché c’è la BCE che compera tutto, ma la BCE lo fa perché ha il fucile alla nuca da parte della Merkel. Quanto durerà la pressione della Merkel? Boh. In ogni caso, a prescindere dal “fucile” tedesco, il sistema non può stare in piedi con, da una parte, 4.000 mld di ricchezza privata (più TUTTO il sistema immobiliare che nessuno è in grado di quantificare, ma sarà almeno altrettanto, se non di più) e dall’altra 2.650 mld di debito pubblico 8tra l’altro con un PIL agonizzante, per cui il rapporto percentuale sale anche per la discesa del PIL a parità di debito). Morale: è inevitabile un prelievo forzoso UNA TANTUM (anche se magari diviso in due o tre anni) dalla ricchezza privata per girare tale importo nel comparto del debito e “bruciare” BTP in essere. Quanto sarà tale importo? Almeno 1.000 mld, forse sarebbe meglio 1.500 mld. La ricchezza privata scenderebbe da 4.000 a 2.500 mld, il debito pubblico scenderebbe da 2.650 a 1.1.50 mld, pari a circa il 70% del PIL (seppur “agonizzante”). A quel punto dovrebbe subentrare un piano di nuovo indebitamento “serio”, ovvero pianificato negli importi e soprattutto finalizzato a sostenere un programma di investimenti infrastrutturali e NON a elargire mancette come accade in Italia. Oltre al tutto il tema dell’evasione (che si estenderebbe anche alla patrimoniale, anzi…), qui entra in gioco la seconda variabile chiave dell’Italia: la serietà dei governanti, che non possono essere dei clown alla Conte, Salvini, Di Maio, Renzi (ma neppure alla Berlusconi, per i motivi detti all’inizio). Esistono in Italia? cercandoli col lumicino qualcuno si troverebbe, esempio Mario Draghi. Ma la domanda successiva è: il popolo italiano accetterebbe di essere governato in modo “serio” e non alla “tarallucci e vino”? Io temo di no. Lo vediamo anche nel frangente Covid: la priorità dei cittadini è potersi assembrare in centro a fare shopping. Figuratevi come reagirebbero se il Governo li “alleggerisse” di un terzo della loro ricchezza privata??? Ci sarebbe una rivolta di piazza: l’Italia resta il paese dei campanelli, ovvero la Repubblica delle Banane perché i suoi stessi cittadini preferiscono così. Se davvero volessimo fare il salto di specie e diventare un Paese serio, il più bel regalo di Natale che potremmo farci sarebbe una bella patrimoniale (collegata a un successivo governo “serio”). Buona giornata a tutti!.

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