Uno sfregio in cemento armato

Uno sfregio in cemento armato
(sull’Alta Via Bepi Zac)
di Luigi Casanova

Le Dolomiti sempre più umiliate. Ora sulle rocce arriva pure il cemento. Utile, si dice, a sostenere una ferrata da anni chiusa per motivi di sicurezza. E così doveva rimanere, un tracciato pubblicamente chiuso. Si tratta di una ferrata pericolosa, non solo per la caduta delle rocce (a meno di demolire Cima Uomo, nessuno mai riuscirà a garantirne la sicurezza). Pericolosa anche per i fulmini che su di essa si abbattono con incredibile frequenza. Il Comune di Moena ha deciso di riaprire questo percorso andando a forzare la natura, come mai si era visto fare in precedenza, in nessun luogo. Si è portato sulle rocce più aspre e infide cemento armato e ferraglia. Offendendo la montagna e i frequentatori “puliti”.

Da anni su queste rocce, Costabella, Cima Uomo, ma anche verso Punta Allochet e i Monzoni, cercatori di residui di guerra si sono impadroniti della montagna intervenendo, in assenza di progetti e di controlli, sostenuti anche da istituzioni pubbliche, nell’aprire, abusivamente, grotte della guerra, alloggi dei militari, ricostruendo trincee perdute. Il tutto per valorizzare, come si dice con eccesso di frequenza, un ambito naturale, uno scenario unico. Da anni, sulle creste di passo San Pellegrino e verso la valle di San Nicolò e i Monzoni, ci si chiede dove stia la vigilanza ambientale, chi e perché permetta a singole persone di intervenire su beni pubblici (le montagne, gli spazi aperti). La questione ferrata Bepi Zac sollevata dal notiziario Il Dolomiti apre un discorso più complesso. Chi porta la responsabilità su tutte le artificialità che sono state imposte a queste creste? Chi sono gli operatori che vi hanno lavorato, chi li ha autorizzati ad interventi tanto pesanti e sulla base di quali progetti? Un’ultima domanda: la SAT locale su un simile scempio paesaggistico manterrà il solito pesante silenzio?

Cemento sulla ferrata Bepi Zac
di Redazione de L’Adige
(pubblicato su ladige.it il 2 settembre 2021)

Era molto attesa, la voce della SAT Centrale, nella vicenda della ferrata Bepi Zac, oggetto di un aspro dibattito dopo la realizzazione di enormi plinti di cemento per «mettere in sicurezza» alcune rocce pericolanti.

Le informazioni riguardanti la famosa “Alta via Bepi Zac” hanno suscitato polemiche, prese di posizione e giudizi a volte superficiali, che hanno coinvolto anche la SAT (che eseguirà solo la manutenzione dei cordini, non la sistemazione che è a carico del Comune di Moena). Ora la Presidenza SAT si affida a un comunicato ufficiale.

«Il problema è riconducibile ai lavori eseguiti sulle creste di Costabella nella zona di Passo San Pellegrino, zona di grande valore storico, molto frequentata da escursionisti e amanti delle vie attrezzate. La SAT ritiene ora necessario dare una corretta informazione.

Con delibera del consiglio centrale del 20 giugno del 2019, la SAT ha preso atto che le rocce su cui corre il sentiero attrezzato Bepi Zac erano in più punti pericolanti, con grave rischio per la incolumità dei frequentatori. Non disponendo della necessaria veste giuridica per intervenire direttamente in situazioni straordinarie quale quella in oggetto, la SAT si è fatta portavoce presso il Comune di Moena, soggetto istituzionale responsabile, della necessità di chiudere il tracciato e intervenire per mettere in sicurezza il percorso.

Il Comune ha quindi provveduto, secondo le sue competenze, ad affidare a un professionista il complesso progetto di messa in sicurezza, in merito al quale la SAT avrebbe potuto esprimere solamente un proprio parere consultivo, relativamente al quale all’associazione non è pervenuta alcuna richiesta formale.

D’altronde, pur riconoscendo l’invasività di interventi quale quello in oggetto, diventa difficile prendere posizione su progetti che hanno come prima finalità la pubblica sicurezza, a maggior ragione quando la responsabilità è in capo al soggetto promotore dell’intervento che non dubitiamo abbia agito ponendo questa priorità innanzi al resto.

Alla luce di quanto accaduto, tuttavia, nonché delle sempre più frequenti richieste di interventi straordinari per consentire la percorrenza di vie attrezzate artificialmente in un ambiente fragile e sempre più instabile come quello montano, la SAT ritiene urgente dare avvio ad una riflessione sulle prospettive e sul senso della manutenzione dei sentieri attrezzati e delle ferrate in alta montagna. Lo farà nel suo ruolo di associazione privata, alla quale una legge dello Stato del 1963 e poi una legge provinciale del 1993 affida la tutela dei valori della conservazione della natura alpina ed insieme della promozione della frequentazione della montagna».

L’interrogazione al Consiglio Provinciale
di Filippo Degasperi (Onda Civica Trentino), consigliere provinciale

Trento, 31 agosto 2021 – Egregio Signor Walter Kaswalder – Presidente del Consiglio Provinciale

Oggetto: Alta Via Bepi Zach: uno sfregio in cemento armato

Con una spesa di circa 120mila euro la SAT ha provveduto a mettere in sicurezza una parte dell’Alta Via Bepi Zach sulle creste di Costabella, nella zona del Passo San Pellegrino. Per consolidare alcuni torrioni di dolomia si è scelto il cemento armato di cui si è fatto grande impiego. Il risultato, sia dal punto di vista visivo che da quello strategico, è “indicibile”.
Come da prassi ormai consolidata, il tutto sarebbe avvenuto senza alcuno confronto o condivisione. Soprattutto, pur esistendo molte altre soluzioni, si è scelto quella meno costosa e più banale. Tralasciando l’effetto sui frequentatori della montagna (le immagini diffuse sui social si commentano da sole), rimane da capire se questa è la filosofia scelta da chi ha in gestione i sentieri trentini, nel qual caso sarebbe forse opportuno un ripensamento sull’attuale affidamento. E’ chiaro che se questo è l’approccio individuato per mettere in sicurezza le vie di montagna, le Dolomiti rischiano di trasformarsi in un’unica colata di cemento.

Tutto ciò premesso si interroga la giunta/presidente della Provincia per conoscere:

1. se la Provincia è stata coinvolta nell’iniziativa, chi ha autorizzato, verificato, progettato e finanziato la realizzazione del manufatto in cemento;
2. se l’intervento è compatibile con la normativa posta a tutela della montagna e del paesaggio, quali verifiche sono state effettuate su questo aspetto, da parte di chi e con quale esito;
3. se sono state verificate ipotesi di intervento alternativo ed eventualmente quali, da parte di chi e con quale riscontro;
4. se è intenzione intervenire per fissare criteri di intervento in montagna meno invasivi e più rispettosi del contesto;
5. se è intenzione intervenire per restituire all’Alta Via citata in premessa il rispetto che merita, provvedendo alla rimozione del diedro in cemento ed eventualmente con quali tempistiche.

A norma di regolamento si richiede risposta scritta.

Commenti
Creste di Costabella-Passo S. Pellegrino-Moena-Dolomiti… cosa sta diventando la montagna? E la cultura di montagna? Blocchi di cemento per “consolidare” dei fantomatici torrioni di dolomia pericolanti? Dovremmo cominciare dalle Pale, passare per il Latemàr e fermarci, forse in Val Montanaia… Spesa 118.000€, sulla sicurezza non si bada a spese, giusto, ma il come e il dove spenderli potrebbe essere la vera chiave di volta di un intervento del genere? A questo proposito, vedasi il bell’intervento ad impatto zero di consolidamento in pietra naturale eseguito sulle rocce che sovrastano il rifugio Passo Principe-Catinaccio-Dolomiti). Diventerà normale tra guglie, torrioni, cenge, fessure trovare blocchi di cemento di questa portata? Quand’è che ci fermeremo? Io se vado in montagna mi prendo tutti i rischi del caso, non pretendo né le scale né tantomeno le guglie cementate… con buona pace della SAT, promotrice con la Provincia Autonoma di Trento di questi interventi. Dove vogliamo arrivare? (Pierangelo Giacomuzzi, da facebook)”.

E’ da segnalare il mutamento… antropologico della SAT, che andrebbe oggi meglio ribattezzata “Società Arrembaggio Territorio”:
– prima lo sciagurato progetto Translagorai con le malghe-ristorante in Lagorai. Guardate le foto e ditemi voi se il Lagorai ci ha guadagnato o ci ha perso. L’ultima novità di Malga Valsolero, dopo l’incredibile edificio a più piani e mansarda spuntato dal nulla, è il taglio di una parte di bosco a monte della malga, forse per fare un parcheggio, e un nuovo pezzo di strada che collega la provinciale. Il tutto, si badi bene, in area protetta ZPS (Zona Protezione Speciale).
 – poi la dinamite in Val Lasties per scavare le fogne del nuovo mega rifugio del Piz Boè a 2873 metri, un ecomostro della SAT che ha preteso di triplicare le volumetria precedente!
– E ora i plinti di cemento per puntellare le rocce sulla via attrezzata Bepi Zac (Sentiero SAT).
Povere montagne nostre…
(Alessandro Ghezzer)”.

Malga Valsolero, prima…
… e dopo.
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Uno sfregio in cemento armato ultima modifica: 2021-10-02T05:53:00+02:00 da GognaBlog

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17 pensieri su “Uno sfregio in cemento armato”

  1.  Con persone appoggiate si ha un paragone, mentre  fotografando  il contrafforte isolato e con taglio dal basso pare un’enormità e mediaticamente e’diventata tale. Se ogni uno che passerà, spostera’ e accostera’ una pietra,aggiungera’ una stoffa colorata ai cavi come in Tibet. ..non si scorgera’più il nudo cemento.
    Se per un blocco si ricorre a termini pesanti come il n.15, cosa si dovrebbe dire per commentare il fatto che quei terreni si bevvero sangue e magari si trovano ancora ossa?  Gusela del Vescovà sopra Belluno gruppo Schiara:https://www.research.unipd.it/handle/11577/167676#.YVvdbX3OOUk
    Alcuni studiano e pensano di iniettare collanti epossidici in una crepa che si sta allargando, altri : https://www.ladige.it/montagna/2016/12/29/slackline-acrobazie-natalizie-e-molte-polemiche-a-belluno-1.2825165
      Quanto al terreno nudo attorno alla malga in foto..se verra’ monticata con mucche non manchera’ letame da spargere e poi sopra di esso erba secca tagliata che diffondera’semi ( fiorin de fen)e tra alcuni anni il verde riapparira’.Un detto ladino recita “per aver el bel inant se con far el burt”

  2. https://satellites.pro/Italy_map#46.385616,11.806113,18
     chi ha occhio puo’ intravvedere le linee semicolmate nel tempo, delle linee delle trincee in quella zona.
    Se il blocco con i cavi non e’ bello da vedere, non servono le infestanti panchine, ma in zona non mancano artisti della Land Art, scultori, architetti  studenti della scuola d’Arte di Pozza di Fassa che studino bozzetti per un concorso di idee atte  mascherare.Il legname marcescente accanto al cemento che si vede in una foto, testimonia che lì di costruzioni ce ne sono state e pure  forse qualche  rinforzo in cemento armato di postazioni, mai scoperto , fuori dai percorsi. Legname e tronchi dopo Vaia abbondano per lavori artistici.Se a pochi chilometri in linea d’aria c’e’il Castelazz..con  tanto di statua molto fequentata e gradimento di massa, ..non mi straccerei le vesti. Si scoprono  e rimettono in sesto vecchie strade di collelgamento tra valli e pianura..http://www.sovramonteturismo.it/la-storia/la-via-dei-schener.html
    le memorie storiche  abbandoniamo  o le restauriamo e rendiamo sicure??

  3. comm.12 :lo so, per esperienza personale,di  15 anni in val di  Fiemme e Fassa per lavoro.. Quella visione arcadica e’ di nicchia,  la prospettano le trasmissioni su varie reti pubbliche e private ed e’ funzionale al turismo. Ci puo’anche stare se assieme convivono turismo rispettoso ,allevamento, artigianato, servizi, scuole e  pure industria, e le visioni contrastanti si confrontano.Purtroppo negli ambienti dove c’e’da fare il soldo, le voci critiche  a volte vengono ascoltate, a volte..contro di esse parte mobbing tipo minacce anonime, strani inizi di incendi o anche baite carbonizzate.Ricordo in  insediamento megaresort  di cemento armato, che  nel 76 o 77 fu sede di attentato con esplosivo.Il responabile ,contrario ,venne scoperto e condannato,poi il mega resort si e’ridimesionato da solo, con fallimenti vari. Anche in altre zone  i mega residence accanto ad impanti di risalita sono falliti.I    sindaci e  rsponsabii  club alpino in  comuni in cui sono presenti itinerari di escursione difficile o ferrate, hanno iltimore di dover rispondere legalmente e civilmente di persona mettendo in ballo il proprio patrimonio, percio’ o vietano del tutto o tentano qualche intervento per accontentare .Magari intestano i loro beni ad altri…si assicurano..Per sgombrar sentieri da rami e tronchi nel dopo Vaia,  sarebbe interessante sapere quanti volontari si sono offerti tra gli amanti della wilderness sempre attenti a cio’ che fanno gli ALTRI.

  4. Albert 10, quella che prospetti è la vita a la Cognetti/milanesechenon nepuòpiù, ma tra i montanari ce ne sono di tanti tipi. Vivere in montagna DI montagna non è come pensa il cittadino che ci va in vacanza e che da distante vorrebbe che tutto restasse lassù come piace a lui.

  5. 7..l’alternativa estrema ( non un compromesso mediato tra le parti)sarebbe una montagna priva di borghi e di  abitanti e di quei cattivoni di    amministratori,Montanari tutti emigrati , per consentire a qualche snob isolato emozioni alla   Thoreau  o Mc  Candless.Sebbene venga molto proposto come start up  in trasmissioni  di genere .. potrebbero tutti  campare col coltivare erbe medicinali essiccate, marmellatine  in vasetto con guarnizione in stoffa ricamata,allevare caprette, preparare  relative formaggelle e confezionando calzerotti di lana grezza e pantofole dalla suola di stracci e tomaia di velluto fatti a mano?? Tutti a battere il ferro da falce e poi via, a mano e braccia oscillanti a ritmo di fisarmonica  su prati scoscesi..ecco l’ambiente che piace..sopravviverebbero in sparuti gruppetti.

  6.   Aggiunta  tanto per esagerare .Volendo ci sono stampi siliconici  a texture di muro di pietre, che si inseriscono nel cassone di colata , qualche linea troppo spigolosa si può  spezzare   a martellate in modo da renderla irregolare  e chissa’quanti se ne sarebbero accorti. Se si sopportano e si sono sopportati AFFASTELLAMENTI carpentieristici di putrelle e lamierone a forma di poliedro  delle stazioni di arrivo in quota delle funivie, dei nuovi bivacchi invernali e dei nuovi rifugi  esaltati come avvenieristici firmati da archistar de noantri ,senza neppure un tentativo di camouflage   , visibili da lontano  ..questo contafforte bisogna proprio andarselo a cercare magari ancora incompleto , fotografarlo e postarlo per sfruculiare, per attizzare stracciamenti di vesti, battibecchi tra puri e meno puri…alla maniera dei galli di  RenzoTramaglino…e cosi’ ci si distrae e  lasciano agire indisturbati interventi molto piu’impattanti…i mega caroselli.Magari arriveranno funzionanti 24 ore con illuminazione piste , poi ..parti   dal Tarvisio e  no stop ti fermi..al ..Sestriere. Paghi n  euro ed il resto 100n lo riappianano le regioni…o gli sponsor o qualche rete tv con esclusiva gare e filmati turistici.Lungo il percorso  da altoparlanti ti martellano i timpani con slogan , jingle ,ti riforniscono di beveroni e cibi energetici griffati, ti assicurano con una societa’ i cui manifesti  tutti uguali ininterrottamente ti bordano le piste.

  7. I peggiori nemici dell’ambiente alpino sono proprio coloro che ci vivono e ne amministrano il territorio con totale disprezzo. 
     
     
     

  8.  Sfregio maggiore  di una   prima linea della prima guerra mondiale  con cemento armato,putrelle, filo spinato, proiettili e schegge,scavi a dinamite o martello pneumatico, fraane spontanee o provocate, valanghe, questa e’  ben poco..e serve nelle intenzioni a salvare vite.Se allora avessero saputo della fragilita’ della parete,   un crollo sulle linee avversarie lo avrebbero incentivato…tenuto pronto alla bisogna  con alcune une mine. Anzi, a ben leggere di Bepi Pellegrinon: “Le montagne del destino”(Bepi Zac non e’ Lui, ma  il fu Bepi Pellelgrin , i cui discendenti  operano in zona  del Passo  sanPellegrino), ci furono episodi di assalti  da Caino , poco rispetto dei feriti ecc. questi sì erano sfregi. Il contrafforte bello non e’, ma chissa’ quanti ce ne sono in giro , quanti Bunker del vallo Alpino ecc. Forse si arrivera’ ad un camoufflage con  pietre e legno..Alternativa:smantellare i primi metri di tutte le ferrate (invenzione guarda caso dovuta ad esigenze di quella guerra), affiggere divieto per lavarsi le mani da responsabilita’,poi chi vuole esplorare  si arrangi con le sue forze o aiutato da   Guide Alpine in tecnica alpinistica, priva di corde fisse.Gli scorticamenti di zolle erbose, volendo sganciare dinero,si possono rinverdire con tecniche apposite , letame bovino prodotto in loco a kmzero, e  seminagioni di semi di   erbe autoctone adatte all’ambiente.Il ghiaino e’ comodo nell’immediato per spendere poco.

  9. È evidente che chi lo vende lo fabbrica e lo lavora ha un peso politico enorme nelle scelte più certo di chi l ambiente lo ama e vorrebbe consevarlo integro …e non siamo 5….

  10. Putroppo la mentalità imperante sulle Dolomiti.Sul Gran Sasso Maiella e Velino non fanno spostare nemmeno un sasso, ai limiti della paranoia, ma fanno bene

  11. Premesso che sono contrario a tutto ciò, mi pare che i costruttori del basamento in cemento siano stati piuttosto ingenui: se proprio proprio si doveva fare tale basamento (per sorreggere ferrata), potevano ricoprirlo con pietra naturali e non avrebbe fatto l’effetto “pugno in un occhio”. Molto peggio l’effetto disboschivo intorno alla malga, come da foto. Quella ferita non si recupererà facilmente, forse non si recupererà mai più.

  12. Il cemento non ha la grana materica ed estetica della dolomite, ma le biciclette sono peggiori del cemento: uno sfregio industriale nel mondo della natura.

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