A Bergamo con il CoViD-19 ci sono stati 6000 morti reali (3080 quelli ufficiali). Dei 6000 circa l’85% sono stati morti inutili. Basta confrontare i dati dei contagi a Bergamo con quelli a Varese, Como, Lecco, Sondrio, Monza, la stessa Milano, ma anche Mantova, e parte della provincia di Pavia per capirlo.
Lo capisce anche un bambino dell’asilo.
E’ evidente che i 5000 morti inutili sono nella quarta categoria dell’articolo qui sotto.
Forse c’è qualcuno della prima e seconda categoria tra quelli che negli ospedali hanno tentato di metterci una pezza, una parte passati direttamente alla quarta categoria.
Ma i bergamaschi che nulla hanno fatto per denunciare quello che stava accadendo, a quale categoria appartengono? Alla terza, alla quinta?
Senza parlare che, come dice Roberto Iacobone, nella sesta (non prevista da Sciascia) ci sono tutti quelli che avrebbero dovuto agire e non hanno fatto un c…o, tutti quelli che avrebbero dovuto prevedere e sono stati in grado di interpretare i dati solo a posteriori, tutti quelli che avrebbero dovuto programmare e non hanno predisposto nulla, tutti quelli che avrebbero dovuto denunciare quanto stava accadendo ed hanno solo cercato di nasconderlo per evitare che il panico si diffondesse tra la gente… Si accettano anche altre categorie da mettere tra quelli che… (Massimo Silvestri).
“Uomini, mezz’uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà”. La verità di Sciascia oggi
di Roberto Iacobone
(pubblicato su notizie.tiscali.it il 10 febbraio 2014)
1961. Il giorno della civetta, Leonardo Sciascia. Don Mariano Arena, boss, si rivolge al capitano dei Carabinieri, Bellodi, e pronuncia la “famosa frase”.
Il termine “quaquaraquà”, e le frasi che di seguito riporto, diventeranno il simbolo della cultura popolare, collegata al mondo dei mafiosi, alla mentalità, e alle regole che la costituiscono. Ma non è della mafia che voglio parlare.
“Io ho una certa pratica del mondo. E quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i pigliainculo e i quaquaraquà”. Pochissimi gli uomini, i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi, che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora più giù, i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà. Che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre. Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo”.
Cosa voglio dire. Rispetto a quello che ha scritto Leonardo Sciascia, cosa è cambiato oggi, in questa società costituita sicuramente da uomini, ma soprattutto da mezzi uomini, ominicchi, piagliainculo e quaraquaqua? Nulla. Si è solo aggiunta un’altra categoria: gli uomini di mmerda, con due emme.
Gli uomini sono merce rara e preziosa. Ovvio. I mezzi uomini, fa intendere Sciascia, sono uomini preziosi, forse perché interpreta il loro ruolo come quello delle formichine, che tirano il carro al posto dei buoi, eroicamente, e non alzano mai la voce. Non è colpa di questi, se hanno poco coraggio. Il coraggio non si compra al supermercato, ma nello stesso tempo, non si può condannare chi non ce l’ha.
I “quaquaraquà” invece, sono diventati un genere di prima necessità, in questo Paese. Sciascia lo scriveva negli anni sessanta. Più di cinquant’anni fa. Un vero e proprio prodotto di consumo. Una sintesi di quello che è lo spaccato della vita di oggi, in tutti i campi.
Mio nonno Nicola, Cavaliere della Repubblica, eroe della Seconda Guerra Mondiale, come tanti suoi coetanei ex-combattenti, non ha mai creduto in questa politica. Avevo 5 anni, quando un giorno, un sabato mattina, lo accompagnai in una caserma della mia Città, per ritirare una medaglia e un foglietto di carta, dove era scritto che “era diventato cavaliere”, e tutto il resto. Ricordo che terminata la cerimonia, appena in strada, mi regalò la medaglia, il foglietto e tutta la sua delusione, riportandola in una dedica. Un foglietto di carta raccolto per strada, ancora utilizzabile, e vi impresse, con la “storica” penna che nascondeva dietro al fazzoletto bianco del taschino di tutti i suoi elegantissimi vestiti color pastello. D’estate e d’inverno. Sempre colori chiari: “L’Italia per cui ho combattuto, è solo un pezzo di metallo e una montagna di carta, che vi travolgerà. Ed io, vecchio e malato, sono responsabile per non aver fatto nulla di più che il mio dovere”. Parole dure, impresse nella mia mente, che prima non capivo. Ma dopo molti anni, ho capito molto bene, rileggendo un miliardo di volte quella frase, che non ho mai imparato a memoria. Conservo ancora quel foglietto. Anzi, un pezzo di “carta di strada”, che man mano che passano gli anni, ora i decenni, mi sembra sempre più bello. E attuale.
Son passati 45 anni. In un soffio di vento. Non è trascorso giorno in cui non ho pensato a quelle parole. E questa è la prima volta che le riprendo per qualcuno, che non siano i miei ricordi. Nonno ha vissuto questa nuova Italia del dopo guerra, fino alla metà degli anni ottanta. Ha donato, come tanti ragazzi di allora, la sua giovinezza a questo Paese, per regalare una Nazione giusta ai suoi figli, ma soprattutto ai suoi nipoti. Ma nello stesso tempo, anche se ero piccolino, leggevo nei suoi occhi una sconcertante voglia che fosse tutto vero, con altrettanto sconcertante consapevolezza che purtroppo, si sarebbe rivelato un grande bluff. Come è stato. Tutto uguale a come era allora. Non è cambiato nulla.
Gli uomini sono le vittime. I quaraquaqua, fanno le leggi. Gli uomini di mmerda, tirano il carro dei sacrifici, con masochismo, provando un piacere perverso di condivisione del crimine autorizzato, giustificandolo, tollerandolo e alimentandolo con naturale indole da perdente, caratteristica tipica dei mezzi uomini e mezze bestie. Questo è il mio personale pensiero. Gli uomini “mezzi uomini” di Sciascia, oggi scrutano l’orizzonte e non parlano, non intervengono. I piaglianculo, gli ominicchi…
La verità è anche un’altra. In questo grande caos, i ruoli che Leonardo Sciascia aveva stabilito che fossero, come i gironi danteschi, i vari livelli di questa società malata, oggi si rivelano falsi pure questi, perché la confusione rende sovrana. L’appiattimento, è così presente nella società, che il livellamento intellettuale, culturale, politico, si rivela fatale, per la buona riuscita di qualsiasi programma serio di sviluppo, non solo economico, ma della sopravvivenza stessa di questo pezzo di umanità, meglio noto come Popolo Italiano. Forse sarebbe stato meglio avere una differenza tra persone, piuttosto che il nulla assoluto.
Mio nonno diceva che avere a che fare con i cretini è pericoloso. Aveva ragione!
7
DIGRESSIONE FUORI TEMA
Grazia, pure io non sopporto i vocaboli inglesi quando sono superflui, il che accade quasi sempre. Se esiste il traducente italiano, perché non usarlo?
Perché umiliamo la nostra bella lingua?
Buongiorno,
nonostante l’anno bisesto, non è in alcun modo possibile parlare di malasorte e impreparazione.
Il tempo stringe, si ricomincia con il martello dei contagi e dei focolai, si procede con blocchi di flusso turistico e arresti.
Manca pochissimo per la seconda chiusura (non ne posso più dell’introduzione di termini inglesi e neologismi che mi rimandano inevitabilmente ai libri di Orwell e Huxley e a pellicole come “Brazil”) e il popolo è ormai anestetizzato.
La pubblicazione del post il cui testo risale a meta’ aprile impone alcune precisazioni. Al 31 maggio i decessi differenziali sono circa 3550 su 6150 (il 58% circa del totale). Questi numeri sono stimati perche’ i decessi suddivisi per provincia non sono pubblici. Le stime sono state fatte sotto ipotesi credibili di ripartizione. Sta di fatto che nel mese di marzo fatti 100 i decessi a Bergamo e provincia la media delle altre province era a 15. Cosa vuol dire, secondo voi? Che su base statistica sono evidenti uno o piu’ elementi perturbatori. Lo stesso vale per Brescia Lodi Cremona. Un conto preciso complessivo non esiste. Una stima per l’intera regione potrebbe essere circa 8000 decessi, circa il 50% dei decessi totali in regione Lombardia al 31 maggio. A livello istituzionale poco alla volta sta emergendo la verita’ ovvero che il virus stava gia’ circolando a gennaio e forse da prima. E nessuno l’aveva cercato. E nessuno aveva dato l’allarme. E nessuno ha bloccato i macroeventi (alla partita Atalanta Valencia era presente il 4% degli abitanti dell’intera provincia di Bergamo). E nessuno nei primi giorni dopo la partita ha dato allarme per mettere istantaneamente in quarantena tutti gli spettatori. E nessuno ha bloccato gli assalti alle piste da sci dell’1 dell’8 marzo. Una sola cosa e’ certa: che tutto quanto avvenuto non e’ avvenuto per ‘malasorte’. E’ avvenuto per precise cause. Vedremo cosa fara’ la Procura. Al momento chi ha fatto gli esposti neppure e’ stato contattato.
Saluti.
Massimo Silvestri
E avanti con la separazione di noi dagli altri.
Avanti con la storia sempre identica a se stessa.
Stessi lamenti, stessi uomini, stessi cretini.