Verso la chiusura della strada delle Tre Cime?

Verso la chiusura della strada delle Tre Cime?
(tratto dal sito Orgoglio auronzano, https://orgoglioauronzano.wordpress.com/2018/07/03/il-primo-passo-verso-la-chiusura-della-strada-delle-tre-cime/)

Lettura: spessore-weight(1), impegno-effort(2), disimpegno-entertainment(2)

Lavaredo Atto I
(da Mountain Wilderness, gennaio 1990)
(tutti i dati della frequentazione sono relativi al 1989)

Costruita negli anni Cinquanta, poi allargata, ristrutturata e asfaltata nel 1970, la strada che da Misurina porta al rif. Auronzo 2320 m, è lunga 7,5 km ed è soggetta a pedaggio.

Di proprietà del Comune di Auronzo, fino al 1987 l’ebbe in concessione la Società Telecabine Lavaredo Spa: dal 1988 è direttamente amministrata dal Comune di Auronzo.

Il posteggio delle Tre Cime a quota 2500 m in un giorno di luglio 1991

Su questa strada transitano a rumorosa e forte velocità 80.000 auto e autopullman privati nei due mesi e mezzo di apertura estiva, per un totale di circa 200.000 visitatori e un totale di 400 milioni di lire di ricavo lordo dichiarato. E ciò stando solo alle cifre ufficiali, senza neppure considerare coloro che salgono di notte per non pagare il pedaggio o coloro che la sfruttano come punto di partenza per esercitazioni di fuoristrada, motocross ecc.

Al carico di circa 1100 auto al giorno e di circa 2700 persone al giorno vanno aggiunti almeno altri 1000 escursionisti giornalieri che arrivano a piedi nella stessa zona partendo dalla Val Fiscalina (BZ).

Tutto ciò è decisamente inaccettabile, anche perché è previsto un aumento. Destinato a crescere è il dato dei 562.152 arrivi estivi nelle valli ladine (compresa Cortina e la Valle del Boite), come pure le 4.783.669 presenze estive sempre soltanto nelle valli ladine e le 400.000 presenze estive nella Val d’Ansiei (Auronzo).

Mentre da una parte riteniamo che il turismo dolomitico non abbia certo bisogno della strada delle Lavaredo (che anzi lo dequalifica e lo “riminizza”), siamo anche, certi che l’attuale tasso di frequentazione turistica in quella zona è altamente deleterio e inquinante, così come è impostato e favorito ora.

Riteniamo pure che si debba in generale porre un freno all’espansione motorizzata in alta montagna: esempi possono essere la strada che porta al Colle del Nivolet nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, quella della Val d’Ambiez o, ancora, quelle in costruzione per la Val di Mello (SO) e Alpe Dévero (NO).

Prima manifestazione, 22 giugno 1989

Hanno aderito alla nostra proposta di intervento: SOS Dolomites, Club Alpino Italiano, Italia Nostra sezione Cadore, WWF sezione Veneto, Liste Verdi del Trentino, Alto Adige/Sudtirol, Veneto, PCI, federazione di Belluno. Il 2 giugno 1989, in occasione dell’arrivo di tappa del Giro Ciclistico d’Italia al rifugio Auronzo (vinta dal colombiano Luis Herrera), Mountain Wilderness, assieme alle altre associazioni, ha chiesto (di fronte a televisione e a numerosi giornalisti sportivi e per bocca di Reinhold Messner):
– che venga chiusa al traffico privato detta strada per tutto il periodo estivo.
– che venga istituito un efficiente e sostitutivo servizio pubblico per coloro che non vogliano o non possano affrontare a piedi il percorso.

Erano presenti a quell’avvenimento migliaia di appassionati: se migliaia di persone, sia pur per motivi di ordine pubblico, si sono sparpagliate ai lati di quella strada a piedi e hanno raggiunto il rifugio Auronzo a piedi, non si vede perché ciò non possa essere la normalità di tutti i giorni dell’anno.

Siamo certi che la diffusa convinzione di quale grande “Santuario” alpino abbiamo cercato di salvare possa essere garante di una significativa presa di coscienza sul grande problema della viabilità in alta montagna.

Al momento non sembra però che nulla si sia mosso. L’estate 1989 ha visto un traffico come sempre esagerato lungo la strada delle Tre Cime.

Nel 1990 potremmo decidere di bloccare simbolicamente e unilateralmente la strada in oggetto in uno qualsiasi dei prossimi giorni estivi: perché se può essere giusto e bello permettere ai ciclisti una tantum una così significativa competizione al cospetto delle più gloriose cime dolomitiche, non è più accettabile il carosello quotidiano cui ormai ci si vorrebbe abituati.

Non è di oggi infatti la protesta ambientalista al riguardo della strada in oggetto: i funesti risultati purtroppo sono andati oltre le più nere previsioni, già formulate al tempo in cui la costruzione della strada sembrava ottemperare alle trionfanti smanie di “conquista” tecnologica.

Prima manifestazione, 22 giugno 1989. L’arrivo della tappa del Giro d’Italia

Lavaredo Atto II
di Nino G. Gualdoni, da Mountain Wilderness, ottobre 1990

… Già nel 1989 Mountain Wilderness e SOS Dolomites avevano chiesto la chiusura della strada al traffico privato e l’istituzione di un servizio di bus navetta per il trasporto dei turisti. Visto però che la strada continua a funzionare indisturbata, il 22 luglio 1990 si è fissato un nuovo appuntamento per ripetere protesta e richiesta (100 partecipanti).

L’idea originaria di bloccare la strada e provocare così un po’ di caos ai turisti a quattroruote ha trovato però sul suo cammino una contromossa del sindaco di Auronzo. Sabato 21 veniva così affisso un comunicato nel quale si annunciava la chiusura della strada il giorno 22 da parte del Comune per permettere – bontà sua – “l’ordinato svolgimento di una manifestazione ambientalista”.

Contemporaneamente al comunicato ufficiale, lo stesso sindaco provvedeva però anche alla distribuzione di un volantino giallo con una presa di posizione diretta contro i manifestanti, con una serie di argomentazioni su più toni, che andavano dall’immortale “le sorti della valle vengono decise dai valligiani” a un piccolo capolavoro di insegnamento storico in cui si ricordava “che noi eravamo già popolo quando altrove erano barbari“.

Conclusione del messaggio indirizzato ai residenti, ai villeggianti e ai transitanti era l’invito a recarsi al posto di pagamento pedaggio, dove si sarebbero radunati i “barbari”, per contrastare la manifestazione. Date le esperienze precedenti il messaggio suonava esplicitamente come invito al raduno dei bicipiti locali per organizzare una difesa di muscolo della civiltà valligiana. Nessuna sorpresa quindi che alla sera ci fosse un minimo di tensione.

La manifestazione si è svolta il giorno successivo come previsto, con un gruppo di persone che si è radunata alla sbarra del pedaggio ed ha teso uno striscione di Mountain Wilderness, sotto un paio di insulti volanti a bassa quota e ben più numerosi sguardi al vetriolo. A questa presenza l’amministrazione di Auronzo ha reagito bloccando le auto direttamente a Misurina, cioè qualche chilometro più in basso; in questa sorta di partita a scacchi, la mossa successiva è stata allora la presenza di un secondo gruppo e di un secondo striscione al posto di blocco delle automobili.

Nonostante gli inviti alla battaglia, la manifestazione si è snodata in modo tranquillo, con una generalizzata assenza di mani “del popolo” pronte all’azione: tranne un paio di automobilisti che hanno dimostrato di non volere assolutamente frenare di fronte al vostro cronista e a qualche ulteriore provocazione di scarso peso, l’incolumità dei partecipanti non è stata minacciata seriamente, e le loro automobili non sono state né devastate né multate selvaggiamente.

La protesta si è articolata distribuendo volantini ai turisti per illustrare il motivo dell’azione e spiegare il problema sia ai privati sia alla stampa; dal canto suo, la reazione dei turisti automuniti appiedati è stata interessante: certamente alcuni si sono lamentati per l’imprevisto uso delle gambe, fino a far partire qualche citazione di differenti santità, ma la maggior parte di essi ha estratto dal portabagagli lo zainetto e si e messa in cammino per raggiungere il rifugio Auronzo con i propri muscoli. Senza nascondere un certo divertimento per l’affrontare una piccola avventura imprevista e godendosi il silenzio dei sentieri e della strada senza automobili, almeno per un giorno.

L’ 8 settembre 1991, terza manifestazione Tre Cime di Lavaredo. Ancora nessun risultato. Per 25 anni tutto tace, a parte qualche sporadico dibattito sulla questione.

Lavaredo Atto XXX

Era la fine di novembre del 2016 e, nonostante ad Auronzo stesse crescendo giorno dopo giorno il dibattito sul maxi parcheggio di Misurina, l’Amministrazione comunale non aveva ancora discusso dell’argomento con la popolazione.

Si era data la precedenza alle Regole, agli Esercenti di Misurina, alla Minoranza consiliare e agli Ambientalisti (nell’ottobre 2016 Mountain Wilderness aveva incontrato il Comune per discutere di tutta la progettualità di Misurina e delle Tre Cime, parcheggio compreso); In particolare, sempre nell’ottobre 2016, il sindaco ha ricevuto una delegazione di proprietari di seconde case di Misurina, rivelando dettagli sul parcheggio mai comunicati alla popolazione auronzana.

Messo alle strette, il sindaco si è visto costretto ad annunciare sì un’assemblea pubblica, ma a Misurina e con gli esercenti e con i proprietari di seconde case, facendo capire chiaro e tondo che gli auronzani non erano propriamente invitati al dibattito e che, se proprio volevano parteciparvi, dovevano prendere la macchina e percorrere i 25 km che separano Auronzo da Misurina, sperando che il ghiaccio e la neve non impedissero il viaggio.

Di certo non si poteva sostenere che l’incontro avvenisse «allargando la possibilità di partecipazione e dibattito a chiunque»…

Il 3 dicembre 2016 le Regole auronzane hanno tenuto un incontro informativo sull’accordo col Comune che a giorni avrebbe dovuto essere votato dalle assemblee regoliere. Durante l’evento sono state mostrate numerose mappe per illustrare quali terre rimarrebbero in capo alle Regole e quali invece verrebbero cedute al Comune, con particolare attenzione alla zona di Misurina:

Grazie all’accordo proposto dalle Regole, due enormi fasce di terreno a Misurina sarebbero passate al Comune diventando vendibili e privatizzabili, con la beffa che, stando all’accordo, sarebbe stato proprio il Comune a quantificare la grandezza di quelle fasce, favorendo perciò le possibilità di speculazioni edilizie.

Poi la svolta: il 7 gennaio 2017 è stato finalmente presentato in comune il maxi parcheggio in previsione a Misurina. Durante l’incontro, è stata mostrata una bozza del progetto del parcheggio:

…bozza che qui è stata riadattata su un’immagine satellitare della zona:

Così come progettato il parcheggio avrebbe avuto un impatto ambientale enorme, lungo 200 metri e largo 30. Basta confrontarlo con gli elementi presenti nella foto per capire di che razza di mostro di cemento si stava parlando.

Confermata quindi anche la posizione centralissima fronte lago, nonostante sia gli operatori del luogo che il Comitato per la salvaguardia di Misurina avessero segnalato al Comune che, in quella posizione, il parcheggio avrebbe creato problemi di traffico.

Confermato anche il numero stratosferico di posti auto, ben 280 posti contro i circa 120 che sarebbero stati effettivamente sostituiti lungo lago. Se in una struttura nuova è comprensibile costruire qualche posto auto in più del necessario, in questo caso la capienza prevista sarebbe rimasta inspiegabilmente elevata, ancora di più visto che, con questi numeri, il parcheggio non sarebbe servito assolutamente a chiudere la strada delle Tre Cime. Un parcheggio poi che di certo sarebbe rimasto praticamente inutilizzato per tutto l’anno.

Ma la vera “notizia bomba” dell’assemblea è stata che il parcheggio sarebbe stato semi-interrato e cioè che, oltre al fronte, anche tutto il tetto o parte di esso sdarebbe rimasto fuori terra.

Ciò significava che l’opera avrebbe avuto dunque un impatto visivo pazzesco su Misurina, poiché sarebbe stata visibile da ogni angolo della vallata, con l’aggravante che sarebbe stata lunga ben 200 metri in posizione sopraelevata a ridosso del lago.

Come si può sostenere che il parcheggio avrebbe favorito l’estetica e la naturalità di Misurina?

Valeva la pena che, per togliere qualche auto parcheggiata lungo lago, venisse creato, qualche metro più in là, un mostro di cemento visibile a chiunque visitasse questo luogo famoso in tutto il mondo? La bruttura del maxi parcheggio sarebbe diventata parte permanente del paesaggio, sfregiando l’incanto di Misurina per sempre. A cosa serviva dunque quest’opera?

A ciò si aggiunge l’osservazione che tre aree molto speciali non sarebbero rimaste regoliere con l’accordo: una riguarda l’attuale parcheggio selvaggio delle Tre Cime, sul ghiaione della Cima Ovest, dunque a quota 2500 m. La seconda riguarda le piste da sci di Misurina, sul versante sottostante ai Cadini: se confrontiamo queste mappe con quelle fornite dal Piano Neve Regionale ci si accorge subito che le aree verde rigato corrispondono all’area dove si possono costruire nuove piste e nuovi impianti, il cosiddetto “demanio sciabile”. Nonostante le piste da sci potessero rimanere in gestione alle regole fruttando incassi di tutto rispetto, la colorazione verde rigato indicava chiaramente che, con l’accordo, esse non sarebbero rimaste regoliere. La terza è la zona del lago Antorno: qui altri 52 ettari di estensione erano di color verde rigato. I mappali 33 e 11 erano infatti colorati di rosso, il colore delle aree parcheggio che le Regole intendevano cedere al Comune, ma, osservando l’immagine satellitare, si nota chiaramente che le aree in rosso sono di gran lunga più estese dei parcheggi effettivamente esistenti.

A cosa serviva al Comune un’area parcheggio così vasta al lago Antorno? Una possibile risposta l’abbiamo già imparata con il maxi parcheggio di Misurina: all’aumentare dei posti auto, si possono creare nuovi posti letto e quindi nuove strutture alberghiere, strutture che avrebbero trovato la collocazione ideale proprio nell’area verde rigato posta di fronte al lago.

Per circa quindici mesi tutto tace, poi ecco che il sindaco di Auronzo ai primi di maggio 2018 annuncia un nuovo progetto diverso della versione precedente: due parcheggi più piccoli al posto di uno, interrati, alle entrate di Misurina…

Tante belle rassicurazioni che, tuttavia, non tolgono il dubbio che perseguita qualunque benpensante da quando è iniziata questa vicenda:

Che senso ha spendere milioni di euro per costruire parcheggi in cemento a Misurina che rimarranno inutilizzati per quasi tutto l’anno?

In mezzo all’elenco delle voci di spesa del finanziamento di cui hanno beneficiato i Comuni cadorini per il completamento della ciclabile, troviamo quella per il maxi parcheggio di Misurina:

I cinque milioni di euro del parcheggio fanno sembrare bruscolini le restanti voci di spesa, ancora di più se confrontiamo le percentuali:

Dunque il maxi parcheggio non solo è l’opera più costosa dell’intero progetto ma copre UN TERZO preciso dell’intero finanziamento.

Cinque milioni di euro per un mega parcheggio PER AUTO in un progetto intitolato “Completamento della rete primaria ciclabile e integrazione di sistemi di mobilità sostenibile”…

Esplorando con molta attenzione la delibera con cui il Fondo Comuni Confinanti ha approvato il progetto di completamento della ciclabile, pensavamo di trovare un’esauriente ed approfondita descrizione della funzione del maxi parcheggio, visto che, come abbiamo visto, il suo costo copre un terzo dell’intero finanziamento.

Invece, l’unica parte in cui se ne parla esplicitamente è questa:
«Realizzazione di parcheggio interrato a Misurina per la realizzazione di circa 300 stalli di sosta a monte dell’abitato tra il piazzale comunale presso Hotel Lavaredo e la strada di accesso a Malga Misurina. La struttura sarà realizzata in calcestruzzo armato e avrà dimensioni planimetriche pari a circa 35×215 m.»

Un solo paragrafo (in un scheda da 10 pagine) nel quale si indica come e dove dev’essere costruito, ma non il perché si senta l’esigenza di costruire ben 300 posti auto a Misurina. Qual è dunque la vera funzione del maxi parcheggio se nemmeno la sua delibera di finanziamento lo spiega esplicitamente?

Alcuni slogan vengono fatti circolare:
«Mai più parcheggi al lago di Misurina: ecco il silos interrato»;
«Previsto un parcheggio per eliminare la vista delle auto dalle sponde»;
«Il nuovo parcheggio per liberare dalle auto il fronte lago».

Secondo queste frasi a effetto lo scopo del maxi parcheggio sarebbe quello di sostituire i posti auto lungo il lago di Misurina, una volta rinaturalizzate le sponde. Peccato che nelle 10 pagine di relazione non si parla MAI di:
– posti auto lungo lago;
– posti auto in qualsiasi altra parte di Misurina;
– un conteggio qualsiasi di posti auto persi o da costruire (anche per capire il perchè dei 300 del maxi parcheggio);
– non si parla neppure di problemi “estetici” concernenti le auto parcheggiate lungo lago, tanto per essere precisi.

Il maxi parcheggio di Misurina non è stato quindi finanziato per sostituire i posti auto da rimuovere lungo il lago, come diffuso pubblicamente negli ultimi due anni e mezzo. Il suo scopo è un altro, ma quale?

Tra le fanta-spiegazioni che sono state date al maxi parcheggio di Misurina, una in particolare ha tenuto banco per qualche mese nei media locali, e cioè che esso fosse un «parcheggio scambiatore per gli amanti della mountain bike che, lasciata l’autovettura senza preoccupazioni di sorta, possono intraprendere le numerose spettacolari escursioni offerte da questa celebre parte delle Dolomiti»

Ma chi crede più che altro a ciò che è scritto, se consulta la delibera di finanziamento del maxi parcheggio, trova che nel documento si parla effettivamente di parcheggi scambiatori che dovrebbero servire la pista ciclabile, ma… dei due parcheggi finanziati dalla delibera, solo quello nei pressi della diga di Auronzo è definito esplicitamente ”scambiatore”, mentre quello di Misurina no. Chi ha scritto questo documento aveva le idee molto chiare e non voleva che qualcuno si sbagliasse: il maxi parcheggio di Misurina non è un parcheggio scambiatore per amanti della mountain bike.

Se nella delibera del Fondo Comuni Confinanti troviamo poco o nulla sul maxi parcheggio, una novità importante la scopriamo invece sulla strada delle Tre Cime, e cioè che: «A completamento della rete infrastrutturale è intenzione del Comune di Auronzo di Cadore istituire, mediante fornitura dei mezzi necessari all’interno del progetto previsto, un servizio di trasporto turistico ecologico su gomma tra Misurina e Rifugio Auronzo alle Tre Cime di Lavaredo».

Dunque, a partire dalla conclusione dei lavori della ciclabile il Comune istituirà un servizio di collegamento tra Misurina e le Tre Cime utilizzando mezzi che verranno acquistati attingendo dai 16 milioni di euro già stanziati dal Fondo.

Il servizio sarà gestito direttamente dal Comune di Auronzo al posto dei consueti operatori di trasporto pubblico locali, «per l’eliminazione del traffico pesante (corriere e autobus)»: verranno quindi utilizzati veicoli leggeri, come le navette-bus, che saranno perciò gli unici mezzi pubblici che potranno salire al Rifugio Auronzo.

I turisti in auto che vorranno salire alle Tre Cime, potranno quindi usufruire del nuovo servizio offerto dal Comune lasciando l’automobile a Misurina.
Il nuovo servizio di navette verso le Tre Cime darebbe finalmente un senso al maxi parcheggio di Misurina.

Citiamo dal piano regolatore: «Il Comune prevede la riorganizzazione della viabilità veicolare a fondo asfaltato, di accesso ai rifugi, incentivando la chiusura al traffico privato, attraverso l’istituzione di servizi alternativi o di bus-navetta e prevedendo all’inizio delle strade di accesso ai rifugi idonee aree di parcheggio»

Il piano, dunque, ci rivela che il maxi parcheggio ed il servizio di navette potranno un giorno contribuire alla chiusura al traffico privato della strada delle Tre Cime, con conseguente rimozione del parcheggio sotto la Cima Ovest.

Quando ci saranno le condizioni, infatti, ci vorrà un attimo per convertire la funzione del servizio navette, da sostituto di corriere e autobus a sostituto di TUTTO il traffico verso il Rifugio Auronzo.

La guerra iniziata da Mountain Wilderness e da SOS Dolomites nel lontano 1989 avrebbe dunque una fine.

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Verso la chiusura della strada delle Tre Cime? ultima modifica: 2018-07-29T05:00:31+02:00 da GognaBlog

4 pensieri su “Verso la chiusura della strada delle Tre Cime?”

  1. per ragioni di età ho visto il rifugio auronzo senza auto,bus.ecc..,perchè la strada

    sterrata che portava al rifugio era militare,quindi chiusa al traffico.vi posso assicurare che rispetto ad oggi era tutta un’altra. e non si tratta solo di nostalgia e di ricordi. vedere oggi tutta quella fiumana di gente,la cui stragrande maggioranza

    è senza rispetto per la montagna,NON è un bel vedere. ma tant’e,in nome del dio denaro si fa questo ed altro

    angelo

  2. Tutti vorremmo che Misurina tornasse alle origini e cioè al silenzio e alla bellezza,  ma la situazione attuale non si può capovolgere calpestando gli interessi di molti e i permessi dati nel tempo. Pertanto trovo che l’idea di un pk che elimini le auto dal fronte lago sia una bella cosa. Il pk però DEVE essere completamente interrato…e qui i 5 milioni non basterebbero più. ..ci sono opere di ingegneria naturalistica che non si vedono affatto e questo sarebbe il caso. Se questo pk può  essere utile a limitare il traffico diretto al rif Auronzo sarebbe cosa buona e bella. Bene le navette eco che vadano al rif. Auronzo. La situazione attuale è  drammatica. Auto e pulmsnnenormi vomitano migliaia di persone che poi ritrovi sul sentieto verso il rif.Locatelli,  tanto da sembrare un corteo di una manifestazione…terribile. Se vogliamo continuare a vivere le Dolomiti dobbiamo rinunciare ad arrivarci troppo facilmente. È  questa la sfida. .Silvia

  3. A prescindere dal fatto che devastare Misurina per migliorare la situazione in Lavaredo mi pare una politica discutibile, c’è qualcosa che non torna nei numeri però.

    Se nel 1980 il numero medio dei passaggi sulla strada per l’Auronzo era di circa 1100 (ed escludendo che nel 2018 sia diminuito) a cosa serve un parcheggio da 320 posti? Non mi pare proprio che possano servire a dismettere il parcheggio in Lavaredo e temo proprio che ci sia sotto qualche altra “furbata”

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