Viaggiate di più!
di Massimiliano Mele
(dal suo profilo facebook, 1 luglio 2020)
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Il post è lungo. Se vi va, leggetelo. Se vi trovate d’accordo, condividetelo.
Da un po’ di anni a questa parte, ogni anno provo a concedermi almeno un “viaggio naturalistico”. Perché ho un innato bisogno di scoprire, conoscere, imparare, arricchirmi, insomma… per diventare migliore.
Questa volta, insieme a due amici, ho percorso il sentiero GR20 Nord. “Les GR” (Les Sentiers de Grandes Randonnées) non sono altro che una rete di sentieri a lunga percorrenza minuziosamente classificati, distribuiti in alcune nazioni dell’Europa.
“GR20” (“Fra li monti” in lingua corsa) è il sentiero che si snoda tra le montagne della Corsica attraversando in diagonale tutta l’isola. Noi ne abbiamo percorso la parte Nord, quella che dal paese di Calenzana termina alla Stazione di Vizzavona. Si tratta della sezione definita “più alpina”, quindi la più impegnativa: 9 giorni di cammino su e giù per le grandi montagne, partendo quasi dal livello del mare e arrivando a toccare più volte quote poste oltre i 2500 metri dall’altezza; una distanza di circa 100 km, 8000 metri di dislivello positivo, 7000 metri di dislivello negativo, 9 giorni di fatica e sudore, 9 giorni con 15 – 20 kg di zaino sulle spalle, 9 giorni lontano dalla civiltà, 9 giorni con gli occhi a forma di cuore, 9 giorni di impareggiabili panorami su cieli, laghi, torrenti, creste affilate, placche di roccia, pietraie, altipiani e severi tratturi; 9 giorni che poi alla fine sono diventati 8 perché l’ottavo giorno abbiamo divorato anche la tappa prevista per il giorno successivo.
Sono stati giorni indimenticabili sulle montagne della nostra isola gemella (la Corsica), dentro un perfetto equilibrio tra libertà, selvaggità, rispetto della natura e della gente, a percorrere un sentiero arduo ma meticolosamente segnalato, molto spesso anche con cartelli che riportano le quote e i toponimi dei luoghi. Ogni sera abbiamo fatto tappa in rifugi sperduti e isolati dal mondo, sempre diversi, non raggiungibili in auto (tranne uno), più o meno forniti e organizzati, che a pagamento garantiscono: gas e fornelli, acqua potabile, acqua per la doccia (quasi sempre calda), servizi igienici, cibo e persino un materasso o una tenda per coloro che viaggiano sprovvisti. L’approvvigionamento di questi rifugi avviene tramite muli e cavalli (ove raramente possibile). Nei luoghi più impervi avviene tramite l’elicottero a inizio stagione. Noi potevamo contare su due tende di nostra proprietà perciò abbiamo pagato esclusivamente il servizio gas/acqua, docce e servizi igienici e i generi alimentari acquistati. L’ARIA ERA GRATIS. NESSUN PEDAGGIO, NESSUNA STRUMENTALIZZAZIONE DELLA QUESTIONE AMBIENTALE. Abbiamo semplicemente pagato per ricevere in cambio servizi REALI, UTILI, NECESSARI, CONCRETI.
Ogni ritorno in patria (la Sardegna) coincide con un vortice di controverse sensazioni. Il profondo sentimento di benessere interiore e di intensa beatitudine generata dalla bellezza dei luoghi visitati ma soprattutto VISSUTI, si mescola alla rabbia e alla delusione di vivere in un’isola/regione (la Sardegna), altrettanto bella e potenzialmente incline a raggiungere determinati obiettivi, ma dove la virtualità non è sfruttata. Un’isola dove la politica ha fallito, continua a fallire e non è interessata a porre rimedio alla propria inefficienza, incompetenza e inesperienza in materia di escursionismo e in generale di turismo attivo. E benedette siano le iniziative dei singoli, anche quelle che generano dibattito e controversie, perché in qualche modo contrastano e sopperiscono alla nullaggine istituzionale e contribuiscono a garantire un minimo di produttività nel settore.
Vivo in un’isola/regione (la Sardegna), dove il massimo che un’amministrazione comunale riesce a concepire è l’imposizione di anacronistici e inopportuni pedaggi medioevali da corrispondere per accedere ai siti naturalistici, con la presunzione di reputare i “propri” mari e le “proprie” montagne come le più belle al mondo, violando i principi costituzionali della libera circolazione nel territorio, strumentalizzando e banalizzando la questione ambientale dietro uno stupido e indegno ticket che porta i giovani a crescere con la convinzione che il turista debba essere spennato senza offrirgli niente in cambio. Vogliamo parlare del pedaggio imposto per percorrere il trekking più famoso della nostra isola e forse di tutto il Mediterraneo? O dei ticket da pagare per visitare spiagge, fiumi e canyon?
Vogliamo parlare dei rifugi montani sardi presenti nel Supramonte, nel Gennargentu e in tutte le altre realtà della Sardegna a vocazione escursionistica? Non esistono.
Amministratori locali e regionali (vecchi, attuali e futuri), occorrerebbe fare un passo indietro per farne due avanti. La bellezza della Sardegna non è merito vostro e non è merito dei sardi. La Natura era già lì da molto prima che arrivassimo noi. La Natura di per sé non è in vendita. La Natura è un regalo che ci è capitato e i regali non si rivendono. Abbiamo la fortuna di poterla vivere e ammirare tutto l’anno in quanto residenti. Abbiamo la grande possibilità e il dovere morale di offrirla al viandante e di renderlo partecipe della bellezza che noi abbiamo la fortuna di vivere quotidianamente. Allo stesso tempo abbiamo la possibilità di vendergli tutto ciò di cui ha bisogno per godere di questa bellezza, tutto ciò che ruota intorno alla fruizione dei siti: cibo, gas, acqua, attrezzature, mezzi, accompagnamenti, posti letto, etc. Invece, cari amministratori, cosa riuscite a vendergli con le vostre poco intelligenti delibere? L’aria. Riuscite a vendergli solamente l’aria che respirano.
All’estero si parla tanto bene della natura della Sardegna, ma non si parla bene di chi dovrebbe adoperarsi per una fruizione corretta, coerente, logica dei siti. Cari amministratori, per amministrare bene occorre viaggiare, scoprire, conoscere, imparare, arricchirsi, migliorarsi. Bisogna andare a vedere ciò che succede fuori e cogliere gli esempi positivi. Sento spesso ripetere la frase: “Sì, ma quando siamo noi ad andare fuori ci fanno pagare tutto!”. Viaggiate…! Viaggiate di più. Ci sono tanti esempi di buona gestione in tutto il mondo ed invece quello che riuscite ad emulare sono solo insensati divieti e ridicoli ticket di accesso, tutti sistemi di gestione che vengono utilizzati solo da altre inconsistenti amministrazioni come le vostre. Fuori, il mondo ride di voi (di noi), delle vostre idee illogiche di gestione, della vostra pochezza di idee e della vostra scarsa lungimiranza. La vostra politica è sbagliata. E siamo sbagliati tutti noi quando restiamo indifferenti davanti al vostro operato. La Sardegna merita più sardi migliori.
Marcello, gli amministratori sardi non potranno mai condividerlo!
Intanto lo condivido sul libro delle facce.
Sarebbe già cosa buona se lo condividessero gli amministratori sardi.
Articolo condivisibile, occorre vedere se lo condivideranno anche gli “amministratori” locali di tutta Italia!
Purtroppo, da tanta, ma davvero tanta gente di città (e non solo) , sento dire che far pagare sia giusto.
Che sia un modo per proteggere e valorizzare. Sento dire che vietare, sanzionare, limitare, siano metodi corretti ed utili.
Gli amministratori sono spesso lo specchio di ciò che li circonda e che ne alimenta l’insensata azione istituzionale.