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Vigili del Fuoco, servizio elisoccorso 118 e CNSAS
di Vincenzo Savarese (Com.te già Uff.le pilota elicotteri dei Vigili del Fuoco)
Quasi tutte le regioni italiane hanno istituito il servizio di elisoccorso 118 chiamato HEMS (Helicopter Emergency Medical Service).
L’elemento che caratterizza una missione HEMS è l’emergenza/urgenza prettamente sanitaria, intesa come una situazione nella quale l’impiego dell’elicottero rappresenta un fattore fondamentale per la risoluzione della missione di soccorso a favore di traumatizzati e ammalati gravi.
Prevalentemente il servizio HEMS 118 ruota intorno alle due figure cardini del soccorso sanitario, cioè il medico rianimatore e l’infermiere di area critica, e con essi tutte le attrezzature sanitarie fisse e mobili che rendono possibili interventi di rianimazione e stabilizzazione dell’infortunato e poi il trasporto, anche in zone difficilmente raggiungibile dai mezzi terrestri.
Nelle tipologie d’intervento dell’elisoccorso 118, rientrano tutte le attività volte a garantire:
1. Il trasferimento dell’equipe medica sul luogo dell’incidente;
2. Il trasferimento del paziente dal luogo in cui si è verificato l’evento al presidio ospedaliero più idoneo per quella tipologia infortunistica;
3. Il trasferimento di pazienti critici già ospedalizzati da ospedale ad ospedale;
4. Il trasporto urgente d’equipe medica e materiale ai fini del prelievo o del trapianto di organi o tessuti;
5. Il trasporto urgente di sangue, plasma e loro derivati, antidoti e farmaci rari.
Per la realizzazione del servizio HEMS 118 generalmente si utilizzano elicotteri bimotori di classe A che abbiano un’ottima capacità in termini di performance e allestimenti sanitari dedicati. Lo stesso dicasi per l’equipaggio che deve essere costituito in orario diurno e in condizioni di sufficiente visibilità (VFR) da:
1. Un pilota (2 in condizioni notturne o di scarsa visibilità – voli IFR);
2. Un tecnico di bordo abilitato ad operare al verricello;
3. Un medico rianimatore;
4. Un infermiere di area critica;
5. Un tecnico di elisoccorso.
Il pilota comandante ha ovviamente la funzione di accettare la missione di volo e condurre l’aeromobile sul luogo dove giace il traumatizzato o il ferito grave, per rendere disponibile già sul posto un’equipe medica con relativi materiali e attrezzature utili per stabilizzare e mantenere possibilmente in vita il paziente recuperato da ospedalizzare velocemente. Il tecnico di bordo fa parte dell’equipaggio di condotta ed è anche abilitato a manovrare il verricello per la salita e la discesa del personale medico e paramedico e soccorritore senza atterraggio.
Visto che l’elicottero dovrebbe utilizzarsi generalmente nei luoghi dove non è possibile far giungere un’autoambulanza che ha pari presidi medici, sull’elicottero è prevista anche la figura del tecnico dell’elisoccorso che ha il precipuo compito di agevolare la discesa del personale medico e paramedico fuori dall’elicottero, anche calandosi al verricello o saltando a terra con il velivolo sospeso in aria (hovering), a circa un metro da terra. Tutto questo però, al di sotto della verticale dell’elicottero o poco oltre.
Medico e paramedico non possono intraprendere autonoma missione di soccorso staccandosi dall’area rientrante nel range operativo dell’elicottero per costituire una cordata autonoma. Per il medico e l’infermiere non è prevista l’esposizione a un rischio ambientale in luoghi montani e scoscesi e impervi dove oltre alla necessaria abilità di spostamento, sono necessarie dotazioni e attrezzature professionali generalmente in uso agli alpinisti o rocciatori anche dal punto di vista della sopravvivenza. Potrebbe succedere infatti, che allontanandosi dall’area sottostante all’elicottero che non può atterrare e che potrebbe circuitare solo per un determinato tempo, l’improvviso mutamento delle condizioni atmosferiche che in montagna è frequente, potrebbe rendere impossibile o tardivo il recupero del personale verricellato in precedenza, che avrà così necessità di sopravvivere.
In termini di normativa il medico e l’infermiere (passeggeri) sono figure lavorativamente appartenenti e pagate dall’ASL di riferimento. Pilota e tecnico di bordo sono lavoratori in forza alla ditta che ha vinto l’appalto HEMS 118. Lo stesso dicasi per il tecnico di elisoccorso che può essere non necessariamente un membro del CNSAS ma anche un rocciatore edile formato poi dalla società appaltatrice del servizio per la parte afferente elicotteri e verricello.
Non bisogna allora confondere le mansioni del tecnico dell’elisoccorso: quest’ultime sono prevalentemente ombelicali con l’elicottero e non con le operazioni che si svolgono a terra e autonomamente a cura delle squadre di volontari del soccorso alpino (CNSAS), che sono tutt’altra cosa e che hanno tutt’altro ruolo, ma soprattutto un ruolo terrestre e non necessariamente aeronautico.
Che la legge 74/2001 reciti che CNSAS e servizio sanitario cooperino per il soccorso sanitario in zone montane e impervie non significa che debbano prendere posto fisso sugli elicotteri del 118 in qualità di volontari economicamente indennizzati, togliendo lavoro a chi lavoro non ne ha. Un elicottero che troppo spesso risulta occupato militarmente dai volontari del CNSAS.
L’anomalia che si riscontra nei contratti HEMS 118 è proprio questa: cioè le Regioni stipulano un contratto oneroso chiamato convenzione con l’associazione di volontari del soccorso alpino (CNSAS), fornendo alla società aerea una figura che dovrebbe invece essere garantita e pagata dalla medesima ditta. D’altra parte si stipulano convenzioni con il CNSAS che è un’organizzazione che dovrebbe operare in modo volontaristico e senza fine di lucro (art. 3 legge 74/2001).
Se i volontari del CNSAS lavorano a rotazione per le ditte appaltatrici dell’HEMS, alle medesime rimane l’obbligo dell’addestramento aereo che ovviamente dovrà essere garantito a un congruo numero di volontari (rotazione); costi che le ditte quantizzano e comunque si fanno pagare magari splafonando dal monte ore convenuto con ulteriori oneri in capo alle regioni. Diamo poi per scontato che i volontari del CNSAS non utilizzino l’attività lavorativa convenzionale per usufruire di congedi retribuiti da un eventuale datore di lavoro primario quanto terzo che può essere pure pubblico…
Nell’ambito del soccorso esiste poi un’altra fetta di attività legata prevalentemente alla ricerca e al salvataggio di persone disperse o in una condizione di pericolo imminente non necessariamente di ordine sanitario, bensì di ordine tecnico anche complesso. A volte succede una sovrapposizione delle competenze (118 – 115), quando per assicurare l’intervento sanitario è necessario prima un intervento tecnico urgente ad alta specializzazione com’è successo ad esempio per i sopravvissuti dell’Hotel Rigopiano.
In Italia il soccorso tecnico urgente è un compito istituzionale affidato al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Dal D.lgs. 139/06. Leggiamo:
«Il Corpo Nazionale, al fine di salvaguardare l’incolumità delle persone e l’integrità dei beni, assicura gli interventi tecnici caratterizzati dal requisito dell’immediatezza della prestazione, per i quali siano richieste professionalità tecniche anche ad alto contenuto specialistico ed idonee risorse strumentali, ed al medesimo fine effettua studi ed esami sperimentali e tecnici nello specifico settore».
Potremmo quindi stringere i fili del discorso concludendo che in Italia il soccorso in genere è assicurato dalle Regioni per gli aspetti di emergenza e urgenza sanitaria (118), e dai Vigili del Fuoco (115) per quelli di emergenza e urgenza tecnica. Aggiungiamo la Guardia Costiera (1530) per il soccorso in mare.
In entrambe le attività di soccorso, possono contribuire a vario titolo le organizzazioni di volontariato e le altre istituzioni e le forze armate, qualora l’evento emergenziale si configuri per vastità e coinvolgimento come un evento di portata regionale o nazionale (eventi di tipo B e C legge 225/92) che richiede l’instaurazione di un centro di coordinamento dei soccorsi. Generalmente però, nelle tipologie di soccorso ordinario non è previsto l’impiego dei volontari perché per la risoluzione dell’emergenza è sufficiente l’impegno ordinario delle donne e degli uomini delle istituzioni competenti.
L’utilizzo del termine missione SAR è ampiamente abusato perché è di derivazione militare, e si utilizza quando la spedizione di soccorso in mare o in montagna è gestita dal complesso militare dell’Aeronautica Militare di Poggio Renatico o dalla Marina Militare secondo schemi, procedure e linguaggi standardizzati alle scuole interforze. La famosa circolare del Ministero dei Trasporti D.D. 41/6821/M.3E del 8/11/1994 era assolutamente obsoleta e quindi è stata obliata.
I contratti di appalto per il servizio elisoccorso 118, non dovrebbero monetizzare le missioni di volo con l’acronimo HSAR, ma molto più concretamente con missioni definibili primarie (HP) e missione secondarie (HS) interfacciandosi con il fine dell’elisoccorso e non semplicemente con l’ambiente in cui si opera. Le missioni (HP) devono quindi potersi suddividere in codice rosso (Emergenza) e codice giallo (Urgenza).
Nei contratti di elisoccorso infatti, le caratteristiche degli elicotteri e la loro capacità di trasporto e di performance sono già tarate nel capitolato per le condizioni operative richieste dall’ente che mette a gara il servizio, che può essere limitato o comprensivo di verricello e modalità operative dall’hovering (volo a punto fisso).
L’utilizzo del gancio baricentrico per il trasporto umano è una condizione di rara necessità operativa ma non addestrativa prevista negli ambiti procedurali da talune istituzioni come i Vigili del Fuoco. Su questo tema nel privato si è fatto strumentalmente riferimento sempre alla obsoleta circolare del ministero dei trasporti D.D. 41/6821/M.3E del 8/11/1994 parte II per le attività di soccorso in montagna che menzionano pure le operazioni al gancio baricentrico.
Sull’elicottero del 118 c’è un solo tecnico dell’elisoccorso che non può solitariamente e per motivi di sicurezza impegnarsi in un’operazione di recupero di un traumatizzato al gancio baricentrico. Il recupero al gancio baricentrico si utilizza quando i 75 metri circa del cavo del verricello sono pochi per raggiungere il ferito o quando ci sono problematiche di posizionamento dell’elicottero rispetto alla parete. L’ammalato o il traumatizzato grave non si trasporta comunque penzoloni; quindi il recupero al gancio baricentrico comporta lo spostamento del ferito nel primo luogo utile per atterrare e recuperare poi in cabina col verricello.
Il gancio baricentrico può essere utilizzato soprattutto per evacuazioni rapide e massive e in contemporanea di più persone in pericolo (ad es. palazzo in fiamme e superstiti sul tetto). Ma occorre l’addestramento e i mezzi e gli imbrachi speciali che hanno certamente i vigili del fuoco…
Sia il 118 con i suoi appalti e le sue equipe, che il 115 con le sue dotazioni umane e strumentali, prevedono l’utilizzo di elicotteri che per potenza e attrezzature possono operare in quota e in ambienti impervi e ostili con personale altamente specializzato, provvisto e per le proprie competenze, di idonee strumentazioni, senza prevedere la necessità di operare cambiamenti di configurazione del mezzo aereo.
L’impianto della legge 139/06 che riguarda l’operato dei Vigili del Fuoco, non menziona ambienti specifici di competenza interventistica, perché la condizione per far scaturire un intervento VVF è la necessità di una risposta operativa immediata in qualsiasi ambiente del territorio nazionale. Tant’è che i Vigili del Fuoco hanno nella loro orbita operativa tutte le specializzazioni possibili e immaginabili comprese quelle attinenti la difesa civile a fronte degli incidenti che riguardano l’energia nucleare, il rischio biologico, quello chimico e radiologico (NBCR).
La legge n° 74 del 2001 a proposito delle attività del CNSAS afferma: articolo 1, comma 2. «Il CNSAS provvede in particolare, nell’ambito delle competenze attribuite al CAI dalla legge 26 gennaio 1963, n. 91, e successive modificazioni, al soccorso degli infortunati, dei pericolanti e al recupero dei caduti nel territorio montano, nell’ambiente ipogeo e nelle zone impervie del territorio nazionale. Restano ferme le competenze e le attività svolte da altre amministrazioni o organizzazioni operanti allo stesso fine; nel caso di intervento di squadre appartenenti a diverse organizzazioni, la funzione di coordinamento è assunta dal responsabile del CNSAS».
Articolo 2, comma 2. «Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, in attuazione dei princìpi stabiliti dall’atto di indirizzo e coordinamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 1992, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 76 del 31 marzo 1992, e dalla presente legge, individuano nelle strutture operative regionali e provinciali del CNSAS i soggetti di riferimento esclusivo per l’attuazione del soccorso sanitario nel territorio montano ed in ambiente ipogeo».
Articolo 2, comma 3. «Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nell’ambito dell’organizzazione dei servizi di urgenza ed emergenza sanitaria, stipulano apposite convenzioni con le strutture operative regionali e provinciali del CNSAS».
Art. 3. (Attività del CNSAS). «Ai fini della presente legge, l’attività dei membri del CNSAS si considera prestata in modo volontario e senza fine di lucro».
In realtà la legge di fondo (26 gennaio 1963, n. 91) che regola le attività del Club Alpino Italiano di cui il CNSAS è una costola operativa recita:<<Assume adeguate iniziative tecniche per la prevenzione degli infortunati nell’esercizio dell’alpinismo e per il soccorso degli alpinisti ed escursionisti infortunati o pericolanti per qualsiasi causa, nonché per il recupero delle salme dei caduti». Stiamo parlando di un periodo (1963) in cui le forze istituzionali non avevano in dotazione elicotteri. Il soccorso in montagna era una condizione operativa terrestre.
Nella legge 74 del 2001 il principio solidale affine alle attività alpinistiche di cui sopra è stato invece mutato nel senso generale in: «al soccorso degli infortunati, dei pericolanti e al recupero dei caduti nel territorio montano, nell’ambiente ipogeo e nelle zone impervie del territorio nazionale».
La zona ostile è un altro passo in avanti previsto dalla legge n° 289, del 27 dicembre 2002 articolo 80 punto 39 che recita: «Il soccorso in montagna, in grotta, in ambienti ostili e impervi, è, di norma, attribuito al CNSAS del CAl ed al Bergrettungs – Dienst (BRD) dell’Alpenverein Sudtirol (AVS). Al CNSAS ed al BRD spetta il coordinamento dei soccorsi in caso di presenza di altri enti o organizzazioni, con esclusione delle grandi emergenze o calamità». E’ alquanto ovvio che per enti s’intende quelli non preposti al soccorso e per organizzazioni quelle volontarie. Alcune sentenze TAR e del Consiglio di Stato in tutta onestà non hanno portato luce neanche sulle competenze di coordinamento…
E’ interessante nell’economia generale del discorso dare un’occhiata anche alla convenzione (n° 35 del 9 novembre 2015) stipulata dal direttore del Parco Nazionale del Vesuvio con il Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS). All’articolo 1 si legge : «che l’ente parco riconosce e rafforza ulteriormente sul suo (?) territorio il ruolo di soggetto di riferimento (CNSAS, NdR) per l’attuazione della ricerca e il soccorso in ambiente impervio, come da normativa vigente».
Articolo 2: «Per interventi di soccorso s’intendono quelli prestati con o senza l’ausilio dell’elicottero in modalità SAR degli infortunati e pericolanti per qualsiasi causa, compreso l’eventuale recupero di salme, le perlustrazioni e le ricerche di persone disperse in ambiente ostile e impervio, non necessariamente d’alta quota che richiedono per le particolari condizioni dei luoghi e dei tempi, l’impiego di personale certificato nelle tecniche alpinistiche o speleologiche e di soccorso alpino e speleologico».
Articolo 3: «Ai fini del presente protocollo sono considerati ambienti ostili e impervi: via ferrata o attrezzata; via in falesia; terreno montano in genere (sentiero; bosco; ghiaione); valanga; ghiacciaio (cascata di ghiaccio, crepaccio, ecc.); impianti a fune (funivia, cabinovia, seggiovia, ecc.); forra (gola, canyon, ecc.); grotta ed ambiente naturale e artificiale in genere (cavità; pozzo; condotta; lago; ecc.); altri terreni ostili e impervi (scarpate stradali; ponteggi; ciminiere; abitazioni; ecc.); altri ambienti non necessariamente d’alta quota che, per condizioni dei luoghi e dei tempi, richiedano personale esperto in tecniche alpinistiche e speleologiche e certificato in tecniche di soccorso alpino e speleologiche.
Il CNAS tramite le strutture operative in appresso indicato, assicura la disponibilità delle risorse e i mezzi della struttura, ogni qualvolta l’Ente Parco, il soggetto gestore per nome e per conto dell’Ente Parco della biglietteria per le visite guidate al Gran Cono del Vesuvio, il presidio permanente guide vulcanologiche, i fruitori del parco, o altri soggetti pubblici e privati, motivatamente lo richiedono contattando la sala operativa regionale unificata di protezione civile, il 118 o direttamente il CNSAS. Il CNSAS potrà altresì richiedere il supporto di altre strutture emergenziali per gli interventi».
Al Ministero dell’Ambiente segnalammo che non esiste ordinariamente la sala operativa unificata della protezione civile regionale. Esiste la sala operativa che nell’ordinario non ha nessuna competenza nel soccorso sanitario o tecnico urgente e bisogna far capo direttamente all’ente ritenuto idoneo a prestare soccorso (115-118). Nell’ordinario non si può attivare una struttura di volontari per poi risarcirli o giustificarli dal lavoro. Altresì segnalammo che l’elisoccorso 118 non ha competenze di salvataggio per gli incolumi né tantomeno per la ricerca dei dispersi, e il fatto del tutto arbitrario che invece del tecnico del soccorso abbiano posizionato in pianta stabile sull’elicottero un volontario del soccorso alpino in regime di convenzione non fa dell’elisoccorso 118 un mezzo polivalente nelle emergenze o comunque un ampliamento delle competenze CNSAS a spese del cittadino. Il volontario del soccorso alpino sull’elicottero del 118 deve indossare, per capirci, la tuta fornitagli dalla ditta appaltatrice e non quella del CNSAS.
Ci sembra che l’unico che abbia capito certe differenze è l’agenzia delle entrate del Lazio che ha precisato che gli interventi di soccorso a incolumi da parte della società che gestisce l’elisoccorso 118, devono essere tassati al 22% di IVA perché trattasi di lavoro aereo e non HEMS 118.
A proposito del soccorso in montagna e zone impervie, abbiamo avuto già modo di scrivere che il più grande alpinista e rocciatore del mondo si chiama elicottero. Come faccia un’organizzazione (CNSAS) ad avere un ruolo esclusivo nel soccorso in zone montane e impervie ed ostili senza avere tra il suo pur nutrito parco macchine anche elicotteri, è un mistero politico.
Come faccia un’associazione di volontari ad avere l’esclusiva del soccorso in montagna e zone impervie e ostili e limitrofe mancando il requisito dell’immediatezza dell’intervento, preteso per i Vigili del Fuoco, è un altro mistero politico. Come faccia un’associazione di volontari che opera attraverso la reperibilità a pretendere esclusive nel soccorso e nel coordinamento dei soccorsi è un grande mistero politico. Per quanto attiene la definizione di pubblica utilità, ricordiamo che anche il telefono rosa usufruisce di tale classificazione.
L’articolo 2 della legge 74/2001 recita che ci sia una stretta collaborazione tra servizio sanitario nazionale e CNSAS; l’organizzazione di volontari era intesa come iscritti che per fini sociali possono trovarsi ad operare per lo stesso scopo.
Occorre notare che il soccorso alpino presta la sua opera volontaria sul terreno aspro ed ostile o nelle grotte, e quindi la collaborazione col servizio sanitario dovrebbe essere intesa per la parte successiva al recupero terrestre dell’infortunato, che poi eventualmente dovrà essere verricellato o imbarcato sull’elicottero che arriva a cura del personale sanitario supportato dal famoso tecnico di elisoccorso ove necessario. Non è scritto da nessuna parte che membri del CNSAS debbano stanziare in pianta stabile sugli elicotteri del 118 attraverso convenzioni onerose di non poco conto che comportano rotazione dei membri associati e con essi le necessità di formazione previste dalle circolari vigenti e dal manuale dell’esercente, con elicotteri che macinano ore di volo alla modica cifra di circa 100 euro al minuto. Cosa non necessaria per lavoratori assunti in pianta stabile dalla società esercente quali tecnici di elisoccorso e basta.
Noi siamo profondamente contrari a che il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco assuma competenze dalle regioni per il mantenimento del servizio HEMS 118 come succedeva o forse ancora succede per la Sardegna e la Liguria. I Vigili del Fuoco devono fare i Vigili del Fuoco. D’altra parte siamo parimenti contrari che l’elisoccorso 118 faccia capitolati diversi dall’emergenza urgenza di carattere sanitario a spese del contribuente, così come riteniamo non necessario l’ingigantimento di una struttura di volontari (CNSAS) che da costola dell’esclusivo Club Alpino Italiano posto sotto il controllo dell’allora Ministero del Turismo e dello Spettacolo, si profili oggi come un soggetto istituzionale ritagliandosi competenze esclusive in un settore (soccorso in montagna e in ambienti ostili e impervi) quale regno indiscusso degli elicotteri, senza avere elicotteri, e tramutandosi da struttura volontaria in struttura governativa magari in sostituzione del soppresso Corpo Forestale dello Stato.
Per concludere occorre precisare che in caso di soccorso in zone ostili e impervie, chiedere l’intervento degli elicotteri dell’aeronautica militare tramite la struttura di Poggio Renatico, oppure quelli della Polizia o della Guardia Costiera o anche della Finanza, è contro le disposizioni vigenti. Infatti, ricorrere alle forze militari e dell’ordine pubblico in tempi di pace e per fini di soccorso, è consentito solo in assenza di mezzi e strutture istituzionali preposte. Ad essere chiari, se il reparto volo dei Vigili del Fuoco è operativo, le competenze del soccorso aereo ricadono su questa struttura, tranne i casi in cui l’oggetto del soccorso è un aereo precipitato o costretto a un atterraggio forzato in alta montagna o in alto mare. Neanche la Prefettura può consentire operazioni in deroga a terzi, con le strutture del soccorso pubblico in esercizio. Magari se non avessimo gente che smette di curarsi per povertà e carenza di servizi, potremmo anche consentirci sprechi.
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Dal Fatto Quotidiano di oggi. Articolo sull’indagine della Guardia di Finanza sulle gare per i servizi di elisoccorso. Vediamo come va a finire.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/06/20/elisoccorso-il-sistema-delle-gare-pilotate/6235730/
Anni fa raggiungemmo con l’elicottero il vesuviano per prestare soccorso. Una ragazza saltellando sui bordi di una cava di scogli basaltici, cagionò una frana di massi di diverse tonnellate che la coinvolsero rovinosamente e le si poggiarono miracolosamente addosso senza schiacciarla in modo grave, ma inesorabilmente la sua condizione era quella di incastrata tra i massi. Il medico che raggiunse il luogo in ambulanza, su mio invito a constatare le condizioni della giovane, soprattutto dal punto di vista della sindrome da schiacciamento (gamba), espresse diniego perché non è previsto che i sanitari debbano esporsi a una situazione di estremo pericolo per visitare una inferma: i massi erano malfermi. Molto lapidariamente il sanitario riferì che sarebbe intervenuto solo quando la malcapitata sarebbe stata adagiata in luogo sicuro. Allora: che ci possa essere un surplus di soccorsi a volte è inevitabile. Alla valutazione di queste problematiche, emerge il dato circa la necessità che nelle sale operative del 118 operino solo persone altamente specializzate, conoscitori delle dinamiche del soccorso e delle competenze istituzionali. Mi pare abbastanza chiaro che se nelle sale operative ancorché a numero unico mettiamo alla consolle personale del soccorso alpino, forse ben difficilmente avremo una disanima oggettiva sul chi deve fare cosa, e forse si è portati a far operare preferibilmente la struttura con cui siamo in contatto diretto. Nell’economia del discorso, leggevo una proposta di legge presentata dalla Senatrice Laura Stabile, che metteva in evidenza una certa inutilità del numero unico del soccorso 112, atteso che il richiedente deve formulare due volte la stessa richiesta perdendo tempo. Il 112 unificato potrebbe avere un senso se nella stessa sala operano rappresentanti del 118, del 115 e del 113. Una tale composizione sarebbe indiscutibilmente pronta ad affrontare anche le macro emergenze. L’argomento è lungo per riassumerlo in breve… La ragazza riuscimmo ad estrarla col supporto di una gru dei VVF, e spero che abbia affrontato un pellegrinaggio verso il santuario di Pompei magari scalza…
Sono d’accordo e non capisco come non esserlo: è un po’ come mettere benzina ed accendino acceso vicino ad una catasta di legna… i vvf interverrebbero non per quello che è successo, ma per quello che potrebbe succedere. Probabilmente i legislatori e gli amministratori hanno trovano inutile allo stesso modo raddoppiare un servizio di modo che uno vada a vedere e poi, non si sa con quali competenze mediche, decida che il malcapitato abbia qualche problema sanitario ed avvisi qualcun altro che dovrà recarsi con le medesime modalità a finire il lavoro… l’eli ambulanza che vorrebbe lei forse andrebbe bene in paesi europei più piatti e meno abitati, ma nel nostro e soprattutto in tante aree anche suburbane sarebbe non solo anacronistico ma probabilmente uno spreco di soldi.
Un po’ di anni fa ebbi ad esprimermi su un possibile servizio elicotteri a corredo di tratti autostradali ad elevata criticità incidentistica. All’uopo il concetto che volevano veicolare era appunto quello che su quei tratti c’era una notevole possibilità che si manifestassero incidenti stradali con possibile rischio evolutivo nel sanitario: un pronto soccorso a mezzo eliambulanza poteva servire in chiave preventiva. Il concetto allora non è quello del potrebbe servire un elisoccorso in ogni luogo della Penisola perché la risposta è sì. Il concetto è quello che i servizi non possono essere di alta tecnologia e sistemi inter allacciabili pagando lo scotto di accorciare la maglia dei servizi tradizionali che ci hanno poi portato allo scandalo pandemico, alla lungaggine delle liste di attesa per esami e visite specialistiche ed ancora alla chiusura di presidi sanitari per mancanza di sistemi diagnostici all’avanguardia. Il buon amministratore valuta appunto costi e benefici: nel merito della competizione e delle competenze, rimane il dato irrisolto circa la competenza nel soccorso ordinario che non può essere delegato all’eli 118 solo perché piove, grandina, tira vento, c’è il deserto, la distesa marina o l’ambiente impervio. Il 118 interviene in linea di principio non per quello che può succedere, ma per quello che è successo e che necessita di un intervento medico d’urgenza o emergenza. Per quello che può succedere sono delegati i Vigili del Fuoco (115).
Il servizio di elisoccorso in Italia ha una storia variegata e ricca. A titolo puramente informativo, vorrei far notare che attualmente in diverse regioni non solo il servizio in carico al 118 è attivo 24 ore al giorno e permette di raggiungere in pochi minuti ovunque pazienti con patologie tempo-dipendenti (arresti cardiaci, infarti, ictus..), ma alcuni elicotteri lo fanno portando l’equipe medica sul posto addirittura con operazioni speciali (verricello e sbarco in hovering) anche di notte ed evacuando feriti ed illesi. La dizione “a rischio evolutivo” non è un’invenzione politica, ma un’evenienza concreta dove una persona illesa è esposta, per esempio, a condizioni meteorologiche avverse come la temperatura oppure in una situazione potenzialmente pericolosa dove è necessaria la valutazione/il trattamento medico. Quindi bene l’integrazione tra istituzioni (che funziona egregiamente), sempre ricordando chi è deputato a fare cosa.
Dino. “Ottimismo della volontà, pessimismo dell’intelligenza”. Oggi volontariato.
Caro Pasini, io non sono così ottimista. Vedo una società dove il COVID ha agito da catalizzatore e ha ulteriormente accelerato in modo esplosivo e caotico ogni cosa. Tutti vogliono fare tutto, pensando aggressivamente di essere capaci di fare tutto, non capendo che ogni lavoro, mansione e incarico è importante in una società così interconnessa. Chi può è chiuso nel suo fortino e difende ferocemente le posizioni. In questi momenti critici occorrerebbe molta compattezza, gioco di squadra, educazione, delicatezza e rispetto per l’altro. Vedo spesso prese di posizione dettate più dalla ideologia che dal buon senso. Fortunatamente domani vado ad arrampicare.
Vedo questa sera su tutti i media con grande evidenza il video del soccorso su una ferrata a Limone Piemonte effettuato dall’elicottero dei Vigili del Fuoco con coordinamento dal basso di una squadra locale del CNAS. Mi sembra un esempio emblematico: sul terreno i comuni obiettivi e valori fanno trovare un’intesa tra gli uomini del fare a salvaguardia degli utenti della montagna. È comunque giusto cercare senza litigare una migliore chiarezza organizzativa e istituzionale, per il bene di tutti.
Mestiere Savarese. Grazie. Spero di essere stato un buon “pilota” anch’io per i miei passeggeri. Buon lavoro e buona “causa”, per tutti noi, vostri potenziali utenti🤞
Complimenti per il riassunto.
Savarese. Adesso il suo piano di volo mi sembra più chiaro, lineare e depurato da qualche incrostazione emotiva, che lei mi insegna un buon pilota deve governare quando si assume la sua responsabilità sugli altri, anche se è anche lui un essere umano. Provo a riassumere dal punto di vista dell’uomo qualunque usando i classici cinque punti che stanno sulle dita di una mano: 1. La situazione attuale presenta elementi di confusione. I livelli di servizio sono buoni, c’è buona fede e generosità da parte di tutti, ma questa confusione rischia di creare problemi operativi sul campo e di aggravare dei costi 2. Facciamo chiarezza nei compiti tra 118, 115 e altri organi dello stato. Ognuno faccia bene quello che deve fare. 3. Le Regioni facciano i loro appalti ma con criteri più omogenei e sistemi stingenti di controllo per evitare sprechi e ridondanze e anche qualche tentazione possibile 4. Si tenga conto delle forti differenze territoriali che ci sono nel paese, in modo particolare tra aree montane e non 5. Si valorizzi l’esperienza e la grande motivazione del volontariato CNAS dotandolo di mezzi che gli consentano di operare sul campo che gli è proprio. A questo proposito utilizzando anche prestigio e competenza dell’elite alpininstica. Vediamo cosa dicono gli altri giocatori intorno al tavolo, se hanno voglia di fare la loro puntata.
La questione 118, HEMS, CNSAS e Vigili del Fuoco, non è una cosa che si potrà districare in un niente, soprattutto se i politici continuano a parteggiare. Ritengo che geograficamente parlando, la regione alpina nel tempo ha tentato di riservarsi un servizio anche di soccorso fatto dalla sua gente nelle loro montagne. Motivazione per molti versi comprensibile, anche se la strategia per somma di risultati alla fine è stata sbagliata. Il CNSAS deve scendere dagli elicotteri del 118 che devono essere riservati prettamente ai voli sanitari. I Vigili del Fuoco devono fare il soccorso tecnico urgente e non il servizio sanitario. Il soccorso alpino è una struttura di volontari ad alto contenuto tecnico che va valorizzato sui giusti binari. Direi di più, rifacendomi proprio alla definizione, soccorso alpino, ritengo che forse tale struttura debba avere il suo elicottero marcato CNSAS, tre in tutto, che coprano la regione alpina orientale, centrale e occidentale, fino ai confini di Stato con accordi con i paesi confinanti e con le strutture statali operanti in zona. Inoltre, potrebbero contribuire col mezzo aereo alla manutenzione della montagna per la famosa ottica preventiva, e anche a quella dei parchi con le loro numerose attività. Per il resto della Penisola, a prevalenza appenninica (in Campania non si superano i 2000 mt.), mi sembra eccessivo prevedere ulteriori elicotteri dedicati, atteso che operano altre forze di Stato con aero soccorritori parimenti specializzati. In questo caso fare delle convenzioni operative con i Vigili del Fuoco, struttura statale più vicina alle caratteristiche del CNSAS, penso sia la strada maestra da seguire dalla pianura Padana a Lampedusa. In un tale progetto la figura densa di esperienza del maestro alpino Alessandro Gogna, potrebbe essere fondamentale per credibilità e quindi progettualità.
Per capire bene da dove arrivano certe tesi è utile documentarsi. La legge 74/21 proviene da una bozza concepita nel 2000 dal politico Detomas e altri, con una rivisitazione fatta dall’on. Luciano Caveri, all’epoca sottosegretario di Stato alla presidenza del consiglio dei Ministri. È interessante riguardarsi la bozza che presentarono i deputati: all’articolo 1 comma 2 scrissero testualmente: << Al CNSAS…è attribuita la competenza esclusiva sul soccorso degli infortunati, dei pericolanti e sul recupero dei caduti su tutto il territorio montano, nell’ambiente ipogeo, e nelle zone impervie dell’intero territorio nazionale. Tale attività può essere svolta anche con la collaborazione di altre organizzazioni ed istituzioni ed in questo caso il coordinamento e la gestione dei soccorsi spettano al CNSAS>>. Alla camera il disposto fu subito emendato dei termini istituzioni e gestione… Il deputato De Menech ha riproposto (23 marzo 2018) la commissione per gli ostacoli aeronautici a tutela dell’antincendio boschivo e servizi HEMS, riproponendo in commissione un componente del CNSAS. Il Ministro D’Incà con proposta di legge di sua iniziativa, il 15 ottobre 2018 ha riproposto che anche per il CNSAS i rappresentanti in commissione ostacoli aeronautici siano addirittura due come per il Ministero dell’Interno: abundare quam deficere . Il Friuli Venezia Giulia segna intanto qualche ripensamento, con il consigliere regionale Walter Zalukar, che ha fatto i conti in tasca all’elisoccorso notturno 118, calcolando che negli ultimi due mesi è costato 80.000 euro a missione di volo. La senatrice Laura Stabile invece, ha presentato un disegno di legge accennando un po’ le cose di questo post, introducendo pure l’inutilità del numero unico 112 che obbliga a fornire due interviste prima di accedere al servizio richiesto. La senatrice ritiene che il numero 118 per le emergenze sanitarie e il 115 per il soccorso tecnico urgente, siano più che sufficienti. Ritengo che su questi argomenti la diaspora è appena agli inizi, ovviamente non su queste pagine che sono state di assoluta cortesia…
Luigi. Luigi ! Dalla curva Nord, neutrale e spettatrice, fischiamo il tuo intervento a gamba tesa. Non si fa così. Perché non provi a pensare che il comandante Savarese è una persona per bene, un professionista serio che fa una battaglia per valori in cui crede? Sarebbe tutto più semplice. Io non lo conosco ma ho fiducia in lui. Se salissi sul suo elicottero gli affiderei senza problemi la mia vita. Certo come comunicatore commette qualche ingenuità che rendono meno efficace la sua battaglia: troppi avversari, poche alleanze, troppi obiettivi di cambiamento contemporaneamente, troppe argomentazioni contro e poche sui “vantaggi”, ma questo magari lo vede meglio chi ha altre competenze professionali. Se si vuole dialogare davvero bisogna confutare il contenuto, mai la persona. È controproducente per la propria causa. Amen
La mia copertura è durata poco.
Vincenzo Savarese, adesso ho capito. Lo scopo dell’ articolo è quello di raccogliere voti e tessere sindacali. Questo spiega anche perché gli enti chiamati in causa non entrano nella discussione, evidentemente già la conoscono.
Al Signor Fulvio preferisco rispondere per comma: il Conapo, il sindacato dei Vigili del Fuoco, non ha affrontato bene la questione competenze perché non ha approfondito a dovere la questione. La memoria storica non è una prerogativa delle società private ma di tutte quelle che operano nel soccorso aereo a prescindere dall’etichetta di pubblico o privato. Nei diversi Corpi dello Stato le esperienze sono per molti versi molto più incisive, e non lo venga a dire al sottoscritto che ha partecipato alle prime convenzioni 118 col 204, o col 206 con istruzioni operative da manicomio, e i medici che preferivano tornare a piedi per qualche difficoltà a stare in aria. Un’ora di volo dei VVF costa quanto un’ora di volo dei privati. I conti non si fanno a fronte dei risultati, ma gli appalti di elisoccorso devono essere stipulati per le effettive competenze delle regioni e non per altro. Mobilitate i politici… e se non vi piace la diatriba omettete il confronto…
Sono quasi stufo di questa diatriba che non è tra 118 e vigili del fuoco, ma tra una parte che fa riferimento ad un certo sindacato dei vigili del fuoco, che apre di continuo polemiche con il 118.
La storia in Italia è andata in una certa direzione e oggi nelle varie aziende private che operano per il 118 risiede l’esperienza e la memoria storica dell’elisoccorso in Italia. Chi vuole riscriverla si prende anche la responsabilità di azzerare l’esperienza accumulata in oltre 30 anni. Esperienza che per quanto si dica non esiste nelle altre realtà e nei diversi corpi dello stato.
Tutte le altre discussioni, un pilota, due piloti, etc.. sono tutte teorie di chi sa ma non sa. Tutto dipende dagli scenari, dal contesto. Lampedusa non è Trento e Borgosesia non è Massa. Prima di parlare di incidenti bisognerebbebbe fare una statistica divisa per numero di interventi, tipologia etc. Non per impressioni o per sentito dire.
Ed infine I costi. Non si riesce mai a capire quanto costa realmente un ora di volo dei vvf. Quanto costa un nucleo elicotteri ai contribuenti? Quanto pagano jn elicottero, la manutenzione, quanto personale serve a mantenere un elicottero vvf e quanto costa di stipendi. Perché io sono un po’ stufo di questi continuo fare i conti in tasca ai privati e a chi ci lavora, senza mai capire i costi della controparte.
C.te Savarese non mi attribuisca frasi che non ho mai scritto. Ripeto: su single pilot/dual pilot NON mi pronuncio.
Trovo sensato quanto scritto adesso da Pasini: chiarezza degli affidamenti, standard di servizio, sistemi di controllo efficaci, come lo sono i report sugli incidenti aeronautici. Nel dettaglio al minuto secondo per I-TNCC, compresi tutti i dialoghi registrati in cabina, posizioni, ruoli, ogni cosa. Si badi bene che questo non serve a mettere sotto accusa un sistema -chi lo fa non ha capito nulla e se è dell’ambiente, qualunque ruolo abbia , è meglio che cambi mestiere- al contrario serve alla comunità aeronautica e alle altre ad essa collegate, parte sanitaria e parte tecnica, a fare il punto della situazione, controllare se è tutto a posto, valutare se e dove intervenire.
Allora, quando avremo disponibili report analoghi anche per Praia a Mare, Val d’Aveto 1 e 2, eccetera?
Anche questo fa parte del modello organizzativo, anzi: ne è una parte fondamentale.
I vigili del fuoco sbagliano come gli altri al contrario è una risposta che risulta troppo comoda pure per il profano più a digiuno della materia.
Cristiano. E’ molto chiaro quello che dici. L’utilizzo di volontariato specializzato, che quando è giusto riceve anche dei rimborsi, non è una prerogativa del soccorso con gli elicotteri in montagna. Ho amici psicologi clinici che lo fanno per le organizzazioni volontarie di assistenza ai malati terminali. Di per se’ questa linea, così come gli appalti può avere utilita’: flessibilità di utilizzo, motivazione, concorrenzialità, disponibilità di personale che si aggiorna costantemente, non immobilizzo di capitali…..Ovviamente ci sono rischi e lo sappiamo. Vedi cronache giudiziarie. E noi lombardi lo sappiamo bene. Tuttavia la soluzione “pubblica” di per se’ non è una garanzia. Chi ha un po’ di anni e si ricorda le industrie di stato lo sa bene. E basta pensare alla RAI oggi. Il problema è dunque sempre lo stesso: chiarezza degli affidamenti, standard di servizio, sistemi di controllo efficaci che coinvolgano anche gli utenti, selezione di una classe dirigente addetta alla gestione con margini di onesta’ mediamente accettabili. Questa penso sia la vera frontiera su cui possono battersi realisticamente le persone di buona volontà. Non mi sembra realistico ipotizzare rivoluzioni copernicane per un servizio che comunque tutti dicono che fornisce oggi livelli qualitativi buoni magari con costi un po’ alti. Però ammetto che questo è un punto di vista “riformista” che richiede tanto impegno e da’ poca soddisfazione sul piano dell’impatto emotivo sul pubblico. Infatti passa di solito in secondo piano.
Al Signor Alessandro che avrà una grande esperienza, vorrei dire che se il problema è il peso dell’elicottero preferisco fare a meno di altre figure ma non del secondo pilota che non è il tutore del primo. Proprio per questioni di peso rapportato alla potenza disponibile, esistono elicotteri che possono spingersi in quota e altri no. Molti anni fa lessi che sulle Ande per gli equipaggi era previsto l’obbligo di mantenere le mani sui comandi per entrambi i piloti. Com’è possibile? Una sciocchezza? No! L’ho capito anni dopo. Serviva per evitare manovre inconsulte magari per disorientamento spaziale o turbolenza severissima: uno comandava e l’altro mitigava all’occorrenza… Sull’elicottero I-TNCC c’è poco da leggere se non i rapporti dell’ente governativo per la sicurezza volo. Dice l’ENAC: Il tecnico HEMS normalmente deve essere seduto davanti, affianco al pilota, per assistere il Comandante. Questo è sempre obbligatorio in caso di atterraggio in un sito operativo HEMS. Ovviamente può esserci un equipaggio di due piloti, caso espressamente previsto dalla SPA.HEMS anche per i voli diurni per permettere minime meno restrittive di quelle con un solo pilota. Ovviamente a questi pareri dell’aviazione civile ci sono quelli contrastanti come quelli espressi dal Sig. Alessandro e soprattutto dal Sig. Giovanni. I Vigili del Fuoco? Sbagliano come gli altri…
Alessandro, non voglio fare confronti tra Air Zermatt e REGA. Non ne vale la pena. Parliamo di modelli organizzativi all’interno dei confini nazionali.
Savarese nel suo ultimo post mi offre un assist ribadendo il concetto di ombelicale. Orbene, sviluppando questo concetto arriviamo al modello di soccorso detto scoop and run in voga una settantina di anni fa. Ovvero quando il soccorso era effettuato da barellieri che buttavano alla bell’ e meglio il malcapitato di turno su un qualche tipo di carriola e quindi lo recapitavano al nosocomio.
Nei paesi civili da qualche decina d’anni il modello si è evoluto nel cosiddetto stay and play. Cioè la parte medica, infermieristica e tecnica operano sul paziente finchè non è adeguatamente stabilizzato, e questo per tutto il tempo che è ritenuto necessario.
Va da sè che questo comporta un addestramento di tutte le componenti di tutt’altro livello. Ma di conseguenza è di tutt’altro livello anche il servizio reso al paziente. Come fanno la gran parte delle basi HEMS oggi in Italia. E Savarese propone l’operaio edile.
Non voglio entrare nella questione sigle pilot vs dual pilot perche’ esula dagli ambiti di questa sede di confronto. Prendo solo atto che da sempre i vigili del fuoco hanno sventolato questa bandiera a supporto di una loro presunta superiorità, mentre altri addetti ai lavori la pensano diversamente. Per quanto mi riguarda non parteggio nè per l’una nè per l’altra, ma è certo che non è il solo elemento sufficiente nè la discriminante per distinguere un buon servizio da un pessimo servizio. C’è tanto altro da mettere sul piatto.A questo proposito voglio invitare chi legge a prendere atto di questo fatto evidente: sull’incidente di I-TNCC è possibile leggere tutti report fin nei minimi dettagli. Al contrario, a partire dall’incidente di Praia a Mare fino ai due della Val d’Aveto, inclusi tutti gli altri che ci stanno in mezzo, nulla è mai stato reso pubblico. Tutto secretato, tutto messo a tacere. Come polvere spazzata sotto al tappeto. Anche questo fa parte di una certa visione del modello organizzativo. E’ bene che si sappia.
Caro Giovanni,
nel Vallese air Zermatt usa piccoli elicotteri, in certi soccorsi l’elicottero che non aveva problemi era il Lama. Adesso Savarese vorrebbe 2 piloti!!! Da ridere. Vorrei vederlo sopra i 3500/4500 MT.
Ci sono tanti tipi di piloti, per il soccorso è auspicabile che vengano usati quelli tranquilli e con molta esperienza. Al verricello,quando mi ci attaccavo, in certi ambienti, faceva molta differenza. Si vede che questo blog o non è molto seguito da chi fa veramente soccorso oppure intelligentemente stanno zitti, per non incendiare l’ambiente. Allora si che devono intervenire i pompieri.
Roberto Pasini, hai ragione i termini usati qui dentro non sono da bagarre, mi son spiegato male riferendomi più che altro a quello che succede troppo spesso nell’ambito del soccorso in terreno impervio. mi sembrava che la questione posta all’inizio fosse: i vigili del fuoco hanno gli elicotteri e quindi dovrebbe essere naturale che, in quanto organo dello stato, svolgano il servizio di elisoccorso, il CNSAS si è arrogato il diritto che solo i suoi tecnici (TE) siano parte dell’equipaggio per le missioni SAR. non entro nel merito delle scelte amministrative delle singole regioni in materia di appalti di elisoccorso, argomento delicato e anche ampiamente dibattuto a livello giuridico, vedi caso Liguria, ma voglio sottolineare alcuni aspetti di base, solo in parte emersi negli interventi precedenti. i TE sono l’espressione massima da un punto di vista tecnico dei volontari CNSAS. quindi oltre a conoscere in maniera capillare il territorio sul quale operano, portano con loro un bagaglio tecnico di movimentazione, gestione componente sanitaria e manovre di recupero di primissimo ordine. questo non sarebbe possibile se i TE in prima battuta non fossero alpinisti (come tutti i componenti CNSAS) in grado di sapersi muovere con disinvoltura su tutti i terreni. è questa l’unica vera caratteristica che rende i TE differenti da altre figure tecniche con funzioni di soccorso. non è possibile insegnare in qualche giornata a qualcuno ad andare in montagna e di certo è sapere che non si acquisisce con un brevetto di lavoro in fune. altro aspetto fondamentale mai citato è che i volontari CNSAS ed i TE in particolare hanno una formazione sanitaria continua. il TE, quando non è impegnato a garantire la sicurezza dell’equipe sanitaria, aiuta la stessa come fosse un altro infermiere. sinceramente non capisco perchè, piuttosto che recriminare ruoli non si possa lavorare per fare in modo che ciascuno, per le proprie competenze, sicuramente di eccellenza, contribuisca alla buona riuscita delle missioni. ricordiamoci che solo questa è la vera finalità che spesso, purtroppo, passa in secondo piano.
Alcuni tra i più incredibili incidenti ad oggetto gli elicotteri, sono capitati perché l’unico pilota è andato in disorientamento spaziale. Questa condizione ancorché imprevista, potrebbe dare sensazioni assolutamente false come ad esempio di procedere ad alta velocità mentre invece si è letteralmente fermi. L’incivolo che capitò all’elicottero I-TNCC del 5 marzo 2017, fu dovuto al disorientamento spaziale in cui incorse il pilota di lunga esperienza, perché a una bassissima visibilità preesistente, il flusso del rotore sollevò la neve non battuta e quindi la visibilità scese a zero. Si trovò veramente in difficoltà perché nel frattempo aveva una unità cinofila attaccata al verricello. È interessante anche la dichiarazione del medico di bordo, che si ritrovò con l’elicottero cappottato in testa, e i due presunti pazienti in piedi che serenamente guardavano la scena. Massima solidarietà al pilota e all’equipaggio. Il Signor Giovanni sicuramente è un pilota di lungo corso, e quindi avrà idee più chiare rispetto alle mie, e suggerimenti maggiormente appropriati: non tanto però a proposito del tecnico di elisoccorso che ribadisco è una figura idealmente ombelicale all’elicottero, e non una figura che deve procedere autonomamente nel soccorso una volta a terra. La realtà oltre confine non la conosco. Per quanto riguarda il CNSAS e il servizio HEMS, accetto qualsiasi suggerimento e proposta, fermo restante la necessità che si modifichino le leggi esistenti sul soccorso sanitario 118, e quello tecnico urgente che compete ai Vigili del Fuoco (115): la sapete la storia della commissione grandi rischi all’Aquila prima del terremoto a proposito delle responsabilità? Sul posto si comportarono da commissione, poi dopo una settimana arriva quel terremoto che avevano escluso, e la commissione a processo declinò ogni responsabilità perché non c’erano carte di convocazione ufficiale, e quindi non era commissione G.R. Dal mio punto di vista il management del CNSAS forse ha eccessiva audacia propositiva e supporter di spessore, tant’è che fu proposto alla camera dei deputati (2014) una commissione d’inchiesta sugli ostacoli aerei che inficiavano la lotta agli incendi boschivi e al servizio HEMS, col parlamentare De Menech, che propose di inserire nella commissione un rappresentante del CNSAS…
Matteo. Se apriamo un discorso generale sulle privatizzazioni in Italia ci andiamo ad infilare in un crepaccio davvero profondo. Forse sarebbe il caso di restare concentrati sui vantaggi e svantaggi della scelta di tutte le regioni, così mi pare, di affidare in appalto, i servizi di soccorso con elicotteri. Ho letto che sono sei/sette società che si spartiscono il mercato. Qui mi pare ci sono due linee strategiche in ballo. Rimanere su questa linea e gestirla meglio oppure ribaltarla completamente tornando al modello statale alla francese? Sentiamo di nuovo cosa ne pensano i competenti. Sulla tema della privatizzazione virtuosa, io mi sento a mio agio con il modello Rega, ad esempio. Prima del covid battevo molto la Svizzera. Pago 25 franchi ogni anno come cittadino straniero e sono equiparato ad uno svizzero. Fanno 19.000 interventi all’anno con circa 350 dipendenti a tempo pieno. Non mi pare usino volontari. Non so bene come si finanziano. Penso ricevano soldi dalla Confederazione ma hanno anche un’estesa rete di sostenitori verso i quali svolgono varie attività di coinvolgimento, un po’ come fossero un’associazione di volontari. Così almeno vedo dal bollettino che puntualmente mi arriva. Non ho mai per fortuna usufruito del servizio ma li ho visti in azione sopra di noi sulla cresta del Gross Furkahorn e da allora pago volentieri i miei 25 franchi. Insomma, se si esce dal tifo e dalla difesa di interessi di parte, forse ci possono essere modelli di eccellenza diversi da studiare per trarne ispirazione. Tenendo sempre presente che siamo in Italia, nel bene e nel male. E che ci sono diciamo così “variabili” che anche altri devono gestire (pochi i santi sulla terra) ma in misura minore. L’obiettivo è sempre quello per tutti: un buon servizio a prezzi accettabili.
Scusa Alessandro, REGA si è fatta costruire da Agusta il 109 su misura, detto Da Vinci, in linea da parecchi anni e ora è in ballo col 169, senza disdegnare H125 e H145. Ma attenzione: non si può fare un paragone 1:1 con l’Italia perchè è diversa l’impstazione tanto della parte sanitaria quanto di quella aeronautica. Tanto per dire, a Savarese viene un coccolone se gli parli di single pilot notturno come fanno gli svizzeri, o di una organizzazione unica come praticamente è REGA. Privata e pure monopolista, a guardarla con certi occhi italioti. Roba da far schiantare le vene del cervello a quelli come Savarese.Per il resto, che un componente di un equipaggio di soccorso, sempre secondo Savarese, possa essere sostituito da un operaio edile (32 + 8 -eventuali- ore di addestramento, questo è quanto previsto) certifica l’inconsistenza del contenuto dell’articolo. Perche’ va bene fare il tifo per la propria squadra ma queste castronerie sono un insulto all’intelligenza di chi legge.
Sordi forse, ma anche orbi no grazie.
Tutto quello che è scritto sulla carta si può cambiare, non ci sono dogmi. Ripeto, qualcuno vuol inserirsi in ambito che fino a qualche anno fa nessuno immaginava. Ovvio che il soccorso alpino non ha gli elicotteri, Augusta è una potenza, hanno suggerito macchine ultra moderne che ne in Svizzera ne in Francia non usano, però di andare completamente in direzione opposta, mi sembra un’avventura.Se poi andassimo a cercare le cause del perché in Francia ad un certo punto è tutto passato nelle mani dei gendarmi basta tornare alla storia di Desmaison e si capisce. In Svizzera non sono militari che fanno il soccorso. Vi conviene farvi una bella assicurazione. Just in case.
Le sanità regionali appaltano a privati il servizio di elisoccorso 118 definito HEMS. L’HEMS dovrebbe dedicarsi ai soli aspetti di Emergenza e Urgenza sanitaria, con interventi aerei definibili primari e secondari. I voli SAR non sono una prerogativa ordinaria del 118, ma piuttosto dei Vigili del Fuoco e delle forze armate. L’ENAC auspica che si arrivi in futuro a un contratto standard per tutte le regioni, magari favorendo pure corsi di formazione riservati al personale di sala operativa (112/118), per evitare che si inneschino missioni di volo, senza che ci siano i presupposti di Emergenza/Urgenza sanitaria. Aggiungo che uno dei capisaldi della sicurezza volo, è quello di duplicare alcune funzioni: il motore, la strumentazione, e il pilota. Il doppio pilota dovrebbe essere previsto nei voli HEMS sempre, giorno o notte che sia, come cardine fondamentale della sicurezza. Le regioni non devono risparmiare su questa importante figura. Si risparmi su altri ruoli o si amplino spazi e quindi potenza disponibile. Purtroppo il contratto di appalto regionale dell’elisoccorso 118, è formulato in un’ottica più grande del previsto, per soddisfare pure le esigenze del CNSAS, che per quanto benemerito, non può fare a meno dell’elicottero che non ha. Tutti i contratti elicotteri prevedono, alla stregua di un noleggio auto, una quota fissa di base che non sono spiccioli, e un tot a chilometro ovvero ad ora di volo, molto indicativamente di circa 2000 euro: sviscerando i costi di base per interallacciarli con quelli orari, si arriverebbe al costo netto di un’ora di volo, oscillante da 80 a 120 euro/minuto. Penso che altri possano contabilizzare meglio. Ritengo che i tempi siano maturi per chiedere conto alle regioni dei contratti e delle convenzioni che fanno, spesso con pressapochismo e senza nessuna considerazione del lavoro degli altri.
Ribadisco: è un dialogo tra sordi, secondo me. Buonanotte
Cristiano. Non mi pare che questa sia stata finora una bagarre. Forse qualche graffiatina da persone che sono o sono state coinvolte in prima persona, ma nulla di più. Nei limiti fisiologici direi, come chiesto giustamente da Gogna. Qui molti di noi spettatori e dialoganti esterni fanno i volontari in campi diversi e magari ne conoscono dall’interno luci e ombre. Quindi, per favore, evita la contrapposizione “perditempo” verso “uomini che agiscono per il bene”. Non è mai una buona argomentazione. Se nessuno interviene da quel fronte specifico , ,non per litigare ma per spiegare è perché avra’ le sue ragioni, non perché ha poco tempo essendo impegnato a salvare vite. Grazie.
“sul versante dei sostenitori dell’affidamento a terzi in appalto del servizio che può avere le sue ragioni economiche e di efficienza”
non mi viene in mente un singolo caso di privatizzazione che abbia portato ad un aumento di efficienza e/o a un risparmio economico…in Lombardia poi!
l’unica felice constatazione nella solita ormai trita ritrita polemica è che nessuno del CNSAS (a parte gli ex) partecipa alla bagarre. d’altronde loro sono volontari, lavorano e quando devono, fanno interventi…a loro poi non resta altro tempo da perdere
Cominetti. No, non è un dialogo tra sordi. E’ un dialogo tra clienti e fornitori che cercano, pacatamente e sulla base di fatti e numeri, di valutare gli ordini di grandezza dei fenomeni e di individuare su questa base dove stanno davvero i problemi principali per avere un servizio eccellente e a prezzi accettabili. Interesse comune a tutti i “portatori di interesse” che sono coinvolti. Purtroppo finora è mancata una serie di interlocutori sul versante volontariato CNAS e sul versante dei sostenitori dell’affidamento a terzi in appalto del servizio che può avere le sue ragioni economiche e di efficienza, al di là di ogni sospetto tangentizio. Aspettiamo. Il problema si collega direttamente al dibattito generale che ci sarà dopo il Covid sul funzionamento del servizio sanitario e sui processi messi in atto negli ultimi 20 anni dalle Regioni, come preannunciato da Draghi in Parlamento. Essendo residente in Lombardia, la regione leader nei processi di privatizzazione, mi sento molto coinvolto.
Mi sembra un dialogo tra sordi, ma vabbè.
Cominetti. Ma il soccorso in montagna con gli elicotteri mi sembra sia una parte importante degli appalti. Parliamo di 4000 interventi. Non so quanto cubino in percentuale sui soccorsi complessivi fatti con l’elicottero, ma a spanne mi sembra tanto. Forse il comandante Savarese ha il dato e sarebbe così gentile da comunicarcelo.
“Se mi permettete, da esterno, vorrei dirvi che il vero nodo è qui. Non il CNAS, che alla fine costa 4.000.000 (da bilancio). Briciole. Sono gli appalti milionari delle regioni alle società che offrono servizi di soccorso con gli elicotteri. ”
Ne so poco e niente, ma mi pare che Pasini abbia centrato il bersaglio. Quattro milioni sono nulla, il vero cuore è altrove.
Mutatis mutandis, è qualcosa di simile alla polemica che si ripresenta a intervalli regolari sulla necessità di far pagare il soccorso in montagna. Polemica artatamente costruita dalla comunicazione sullo scialpinista scellerato o sull’arrampicatore incrodato e dall’eterno “cosa costa alla comunità”
Poi guardi i dati e scopri che alpinismo, scialpinismo, ferrata e cascate di ghiaccio tutte assieme contano meno del 11% e allora risulta evidente che sotto c’è qualcos’altro.
A me va benissimo avere la Protezione Civile migliore del mondo e anche se è la più costosa: mi sembra uno dei modi migliori e più civili di spendere i miei soldi. Vorrei anzi che anche sanità e scuola fossero così.
Il problema semmai è tenere lontano i vari bertolasi, grandi e piccoli.
Ok Pasini, ma in ogni ambito si trova sempre qualcosa di più e/o al di sopra per peso economico, importanza sociale, ecc… Qui si sta parlando di Soccorso in montagna e a quello si fa riferimento nei commenti.
Cominetti e Savarese. Molti anni fa fui convolto nel soccorso di una giovane guida morta al Torrione di Entreves, gestito dalla Gendarmerie che poi ci riportò con l’Aluette a Courmayeur. Modello eccelente. Se mi permettete, da esterno, vorrei dirvi che il vero nodo è qui. Non il CNAS, che alla fine costa 4.000.000 (da bilancio). Briciole. Sono gli appalti milionari delle regioni alle società che offrono servizi di soccorso con gli elicotteri. Alcune sono multinazionali con 30.000 dipendenti, con immagino connessioni con le strutture di sicurezza degli stati. Ho la sensazione che, per vari motivi, questo sia un tema molto, molto delicato, dove che ci mette le mani rischia di scottarsi o peggio. Il CNAS mi sembra davvero un obiettivo secondario.
In piena libertà intellettuale, da conoscitore della materia, posso dirle che noi forse avremo anche la più grande protezione civile del mondo, ma forse è anche quella più costosa del mondo. Il Dipartimento della Protezione Civile non aiuta molto, perchè il volontariato è anche molta politica. Probabilmente la base costituita dai volontari molto spesso ha motivazioni molto più nobili dei vertici associativi, ovviamente generalizzando. Quindi non si fraintendano le mie parole…
È stato detto molte volte su questo blog, ma lo ribadisco. Guardiamo alll’esempio francese. Io ricordo che qualche decennio fa, al Bianco, se ti facevi male, arrivava la Gendarmerie (a volte anche in territorio italiano) con il Lama o l’Aluette III, a soccorrere. Mai visti altri enti concorrenti dalle sigle diverse da quelle del Peloton Haute Montagne de la Gendarmerie Françoise. L’equivalente dei nostri Carabinieri. In Italia diversi corpi militari si addestrano per il soccorso in montagna restando perlopiù inoperativi lasciando il posto al CNSAS. Certo, mi diranno in molti, la capillarità e la specializzazione del CNSAS non si discutono, ma da cittadino, che ha operato comunque in una stazione di soccorso e che quindi certe cose le ha vissute direttamente e che oggi le vive indirettamente attraverso molti colleghi e conoscenti coinvolti, posso affermare che questa sovrapposizione non è bella. E non venitemi a ridire che il CNSAS è più bravo e il soccorso è meglio se lo fa lui. Questo è ovvio, ma, lo ripeto: da cittadino mi chiedo perché un ente di “volontariato ” deve fare la concorrenza allo Stato (con ovvie spese pubbliche ulteriori) quando sarebbe molto più opportuno sviluppare i corpi militari affinché il soccorso in montagna lo facciano solo loro, come succede nella civile Francia? Per esempio.
È fin troppo facile saltare addosso a chi la pensa come me, perché la figura del volontario del soccorso è vista solo con estrema positività ma costoro (sia volontari che sostenitori morali) si sono mai chiesti che spesa pubblica comporta la loro esistenza? Anche il volontario è un cittadino, ma secondo me è inebriato dal suo ruolo che, anche se nobile fino a qualche decennio fa, oggi ha perso totalmente quella nobiltà di principî che aveva perché costituisce un costo per la Società, di cui lui stesso è contribuente. Chiedetevi anche voi se questo è necessario. Grazie.
Per meglio capire, in molti contratti regionali viene celebrato il servizio HEMS/SAR. Questo doppio acronimo vorrebbe intendere che è assicurabile un intervento di emergenza medica in ambiente ostile con elicottero. In aeronautica per luogo ostile significa dove non si può atterrare, o in caso di atterraggio di emergenza difficilmente i soccorsi possono arrivare in tempi brevi, e ancora che il personale che partecipa a queste missioni deve essere specializzato, attrezzato e formato in tecniche di sopravvivenza. Quindi l’acronimo HEMS/SAR non è corretto, perché i voli di elisoccorso 118 possono essere effettuati anche in alta montagna, senza che ciò comporti una variazione del termine HEMS (Helicopter Emergency Medical Service). Il volo SAR invece, (ricerca e soccorso), è quello che può rendersi necessario in posti ostili con un’attività dove le caratteristiche di missione sono dettate prevalentemente dall’ambiente veramente difficile dove si opera, e non da quello medico.
I voli SAR non sono una prerogativa dell’HEMS, anche se il servizio H/118 è citato in molte pianificazioni d’emergenza ma per la parte sanitaria. Si capisce abbastanza facilmente allora, che le operazioni di ricerca che precedono il soccorso (SAR), possono richiedere un tempo indefinibile, anche giorni di attività, al punto che le sortite aeree vengono fatte da più istituzioni dello Stato, per non gravare sulle risorse di ogni singolo ente. Un elicottero del 118 non può essere dedicato ordinariamente a questa attività (SAR), anche per la composizione dell’equipaggio e degli equipaggiamenti che sono configurati ad hoc per il medicale. La sigla HHO invece, anch’essa utilizzata nei contratti di appalto, prevede che l’elicottero appaltato può operare anche col verricello certificato per carico umano.
Ergo, le montagne si possono scalare solo se c’è il CNAS…
Suggerisco un’alternativa che ridurrebbe a zero il rischio di infortuni e renderebbe quindi del tutto inutile il CNSAS.
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Con soli 15 € si possono scalare tutte le montagne del mondo, anche quelle che non esistono.
Buon divertimento.
Provo ad essere più chiaro: i nuclei elicotteri dei Vigili del Fuoco non possono fare l’elisoccorso se non dettato da necessità quale potrebbe essere l’inoperatività dell’elicottero118. Tra l’altro penso che l’elisoccorso sanitario debba essere una competenza diretta di chi gestisce tutta la sanità nella sua interezza, perché uomini e mezzi e strutture si interallacciano. Da questo punto di vista archiviamo i Vigili del Fuoco. Le mie perplessità riguardano due aspetti del CNSAS: il primo è la caparbietà con cui reclamano titolarità esclusiva nel soccorso in montagna, in ambiente ipogeo, speleosubacqueo, impervio e poi anche ostile: sarebbe interessante chiarificare quest’ultimo termine. Eppoi certe ambizioni provengono da una struttura che non ha elicotteri: macchina incredibile che si è posata anche sull’Everest seppur per tre minuti. Come si coniuga la immediatezza operativa con la reperibilità? Abbiamo ulteriormente chiarito che la circolare n° 41/6821/M.3E su cui le regioni hanno sostenuto le convenzioni con il CNSAS non esiste più. Abbiamo chiarito che non c’è un obbligo di assumere esclusivamente un componente CNSAS per il ruolo di tecnico di elisoccorso, che tra l’altro deve essere formato dalla ditta appaltatrice indossandone la tuta di società. Abbiamo chiarito che non possono essere solo le scuole CNSAS a poter assegnare titoli. È utile chiarire, poi, che non c’è un intervento HEMS/SAR ma solo un intervento HEMS in alta montagna. Soluzioni: si assegnino ruoli e competenze per volontà politica senza fare leva su elementi normativi che non esistono più, e soprattutto sulla scorta della conoscenza dei limiti operativi del CNSAS, che rimane una pregevole struttura di volontari ad alta capacità tecnica. Tutto qui.
Vedo che mentre ero in montagna a prendere l’acqua, il disordine nel cielo è aumentato. Provo a riproporre il mio punto di vista dell’uomo qualunque che paga le tasse e vorrebbe capire. Primo snodo politico/organizzativo, comune ad altri settori: mi pare di capire che le Regioni appaltano ormai ovunque il servizio di elisoccorso ad aziende private, più o meno sempre le stesse, alcune presenti in tutto il mondo. L’alternativa sarebbe fare di più “in casa”, usando altre risorse di proprietà pubblica, che però oggi non ci sono in quantità e qualità adeguata a coprire tutti i bisogni. Gatto che si morde la coda: non ci sono e quindi appalto, ma non ci sono perché spendo appaltando e non attrezzandomi in casa. Siccome siamo in Italia e girano tanti soldi, ogni tanto qualcuno finisce in galera, come già successo. Niente di nuovo e niente nomi. Basta fare una ricerchina in internet. A parte le tentazioni della carne, siamo comunque di fronte all’eterno dilemma politico, quanto pubblico e quanto privato? Vantaggi e svantaggi delle varie opzioni. Quanto in casa e quanto fuori? Bel tema. Secondo snodo: volontariato o dipendenti a tempo pieno, pubblici o privati? Ovviamente siccome sull’elicottero non si distribuisce la minestra ai poveri, è un volontariato sui generis, qualificato e ovviamente in qualche modo “retribuito”. Poca roba, comunque, rispetto alle cifre che girano sugli appalti del servizio. Però, siccome anche qui siamo in Italia, ci può essere la tentazione da parte di qualcuno di “allargarsi” e di guadagnarci un po’ magari in consenso e prebende varie. A parte queste possibili miserie dell’animo umano, tutti tengono famiglia e ambizioni, siamo di fronte ad un altro dilemma politico alto: accentrare o coinvolgere la società civile anche nell’esercizio di funzioni ad alta complessità ? Altro grande elefante. Al di là delle baruffe di cortile, i tecnici dovrebbero affrontare i due dilemmi al livello giusto e soprattutto spiegare agli “azionisti”, che siamo noi, cosa ci guadagneremmo adottando una soluzione o l’altra. Come ho già detto, il dibattito non è molto diverso da quello che riguarda altre aree dell’intervento pubblico, ed è molto caldo e attuale (risiedo e voto in Lombardia). Grazie
Si figuri, la mia inca….ura trova sfogo con queste righe e mi auguro che anche la sua frustrazione abbia lo stesso esito.
Spero fermamente di aver mal interpretato il suo articolo perché, come detto, vivo una realtà in cui sul velivolo “incriminato” ci vedo quotidianamente figure altamente specializzate sia apparentementi al mondo del volontariato che professionisti (come inteso da quanto lei ha scritto). Io faccio parte di questa ultima componente citata e auspico che le cose non subiscano uno stravolgimento nella direzione da lei voluta od indicata. Il miglioramento è sempre auspicabile e deve essere obbiettivo quotidiano, il denigrare il lavoro, la passione, insinuare la superficialità di determinati enti od addirittura l’ adozione di norme e/o provvedimenti in contrasto con la legislazione vigente non la posso tollerare.
Quindi mi auguro che le sue righe si perrdano come poche gocce d’acqua in un oceano. “Buona vita”
Signor Luigi non si incavoli. Parta dal principio che ognuno di noi ha differenti vedute. Il mondo del volontariato e della protezione civile lo conosco molto bene. Apprezzo quindi chi si dedica agli altri e se le cose nella sua città vanno egregiamente non posso che esserne contento: dico sul serio. Le assicuro tra l’altro che non parlo a nome dei Vigili del Fuoco ma assolutamente a titolo personale.
L’aspetto economico? Non è sicuramente secondario ma mi sembra pura ed inutile strumentalizzazione insinuare che i costi dell’ elisoccorso (in considerazione di quanto citato nell’articolo) possa influire nei confronti dell’ anziano o del bisognoso che si rivolge all’azienda sanitaria e si vede preclusa o ritardata la prestazione richiesta.
Lasciate stare gli interesi peronali e di categoria. Pensate all’ obbiettivo e ciò che quale è la nostra missione (Come detto sono coinvolto personalmente quale figura facente parte del sistema per lavoro). Non mi interessa chi porta a casa il risultato, l’ importante è che il servizio sia stato svolto nel miglior modo possibile. Ovviamente tutto è migliorabile ma non credo che muovere accuse a destra e a manca o ricriminare mancanze/ negligenze da parte di alcuni enti o istituzioni possa portare ad un processo costruittivo.
P. S. qualora dovessi sbagliarmi e scrivere qualche altro commento ad un post come questo ricordatemi la mia premessa. Grazie
Vi saluto ed augurio “buona vita a tutti”.
Concludo il mio intervento con un ultimo post.
Premetto che non sono molto “social” e quindi questo post mi è stato segnalato da colleghi. Perché per lavoro faccio accio parte della grande famiglia che compone la “Protezione Civile”.
Detto questo, ho deciso di scrivere perché ciò che ho letto mi ha fatto decisamente inc….re e vi spiego perché. Vivo e lavoro quotidianamente in una realtà che ritengo abbia istituito un servizio di Elisoccorso organizzato in modo da poter fornire il miglior servizio possibile. Sul velivolo “incriminato” ci trovo Tecnici del CNSAS, che non sono solo “rocciatori” come citato in un post, perché conosco guide alpine che non hanno superato le selezioni per accedere a tale figura ( e non venitemi a dire che anche in questo caso esiste una lobby), nel periodo estivo, l, equipaggio è implementato con sub dei VVF quando l’ intervento riguarda evento inerente specchio d’acqua (Lago). È altresi’ implementato con unità cinofile specializzate nella ricerca in superficie in ambito estivo ed altre in ambito invernale sopratutto nel caso di valanga.
Ora se tutto questo è frutto di un guazzabuglio normativo che è stato rappresentato, anche se ritengo sia una interpretazione ed elencazione di norme di parte, da cittadino posso solo esprimere il mio plauso a chi si è “mosso” lecitamente tra le varie norme per arrivare ad adottare l’assetto attuale.
Incompetente è una parola mai usata. Chiedo invece alla politica di assumersi chiare responsabilità assegnando al CNSAS la titolarità dei soccorsi in montagna, ambienti ipogei, speleosubacquei e impervi e poi ostili. Tali incombenze però, devono essere assegnate con le stesse modalità richieste al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco: cioè l’immediatezza operativa, perché in qualche commento si è ampiamente utilizzato il termine:<< potrei essere l’utente>>…e io da utente pretenderei che esce un camion entro due minuti dalla caserma o un elicottero dalla base entro 10 minuti dall’allertamento. Il CNSAS non può detenere il monopolio dei tecnici di elisoccorso, anche se a furia di gridarlo lo ha fatto credere. Ritengo che certi presenzialismi fanno male al volontariato, quello puro, che penso voglia andare in montagna senza vivere le beghe tecniche amministrative di cui stiamo parlando. Nessun componente CNSAS mi ha delegato, purtuttavia mi creda so leggere e qualche malumore pure trapela. Questa pagina è pubblica: magari allertate gli amici A.M. di Poggio Renatico, della Guardia Costiera, della Polizia e della Guardia di Finanza per un contributo sull’argomento. Allertate pure le Prefetture e le regioni anch’esse per un parere, magari proprio sulle logiche delle competenze e dell’immediatezza del soccorso. Che dire: posso solo assicurarle che non nutro alcun malumore nei confronti del CNSAS, ma su quelli che firmano con facilità leggi e decreti e circolari sì!
Mah? Non so quanto valga la pena cercare di fare ulteriori domande. Per esperienza personale, ho fatto il capo stazione , primo soccorso arriva elicottero militare, ci posa a 2000 MT e ci risparmia 5 km di strada, poi ci siamo arrangiati, da quel giorno ne è passata di acqua sotto i ponti. Ho fatto molti turni di soccorso come guida, ho visto tutti i cambiamenti avvenuti in Vda. Di sicuro tantissimi soccorsi dipendono dall’esperienza del team, pilota/guida/meccanico. Adesso tutti vorrebbero fare tutto e prendere il posto di qualche altro. Buona fortuna
Forse l’articolo che ha scritto ed i successivi commenti esprimono concetti troppo complessi per la mia cultura. Io nel suo articolo ci leggo una chiara accusa contro una figura che è punto cardine di un associazione, leggo accuse nei confronti del CAI, superficialità e presunzione laddove si scrive che le figure regionali preposte per la gestionedi dell’ aspetto sanitario sono degli incompetenti perché preferiscono dare i soldi ad alcuni “eletti” per prendere posto su un elicottero, quindi togliendoli a quei cittadini che chiederanno alla sanità di potersi avvalere del servizio per un esame diagnostico. Infine mi rispondedicendo che quanto scritto è a difesa dei volontari del CNSAS! Mi può spiegare meglio? Le è stato chiesto da parte di questi di scrivere o prendere posizione per “difenderli”?
Mi dispiace indurle sentimenti di intensa riprovazione se non pena: ne sono rammaricato. Ognuno di noi è il prodotto delle proprie conoscenze ed esperienze non necessariamente paciose o da condividere. Probabilmente Lei è stato il primo a capire la fallacità delle istituzioni su questi argomenti ma non l’ha scritto. Allora mi dica quali sono le mie osservazioni che dal punto di vista operativo o amministrativo fanno acqua da tutte le parti, e sono pronto a fare ammenda senza titubanze. Non difendo la categoria dei Vigili del Fuoco: ma quella dei volontari del CNSAS sì!
Savarese Vincenzo è penoso il suo atteggiamento con cui rimarca che l’unico ad aver capito che regioni, stato ed organi politici hanno promulgato leggi sbagliate e hanno stipulato appalti illegali. Con quale scopo? Forse per fare un dispetto ai piloti dei Vigili del Fuoco come lei?
Gli incendi boschivi sono una competenza suddivisa tra regioni e Stato. Quindi le regioni autonomamente stipulano contratti per l’antincendio con le società aeree. I Vigili del Fuoco, che sono in totale circa 7500 ad ogni turno lavorativo sull’intera Penisola, hanno pure elicotteri: 1 o raramente 2 per regione. I piloti sono logicamente in proporzione. I Canadair, eredità lasciata dal dipartimento della protezione civile, portano il marchio Vigili del Fuoco ma sono gestiti da una società privata inglese (Babcok) con piloti privati: un altro guazzabuglio che non escludo abbia solo complicato la vita ai Vigili del Fuoco, che annoverano tra le loro fila anche personale ex Corpo Forestale che non ha inteso confluire nei Carabinieri. I Vigili del Fuoco stipulano qualche convenzione con le regioni offrendo alcuni fuoristrada antincendio: il personale può essere attinto solo da quelli fuori servizio. L’esiguo numero di elicotteri non consente convenzioni ad hoc, ovvero di servizi dedicati. Che ci sia una necessità di revisione delle leggi e delle circolari e delle norme è di tutta evidenza.
Quello che è intollerabile è il guazzabuglio di leggi e circolari a cui nessuno ha inteso porre termine. Ritengo indecoroso che tra i Vigili del Fuoco e il CNSAS, ancora oggi ci sia la diatriba a chi assume la direzione delle operazioni. Il CNSAS reclama questa prerogativa pur non essendo una struttura a immediata attivazione. Per quanto riguarda i costi per l’elisoccorso, lo stesso ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile), ha in procinto di dettare linee guide per la stesura dei capitolati d’appalto regionali del servizio HEMS, onde uniformare le genialità delle regioni che sono una struttura amministrativa non sempre virtuosa. L’ENAC dovrà effettuare dei corsi di formazione agli operatori di sala del 118 per spiegare bene gli alti livelli di rischio che corrono gli equipaggi HEMS, ma pure gli ignari pazienti. In altre parole mettere su una missione HEMS per la frattura del mignolo non è il massimo delle garanzie: forse qualche nonchalance c’è stata e occorre rimediare. Pretendere l’esclusività delle scuole CNSAS per centellinare titoli è un’altra prerogativa discutibile. Il Tecnico di elisoccorso non deve essere esclusivamente del CNSAS. Dopo l’ambiente montano, ipogeo e impervio, il CNSAS ha fatto aggiungere competenze d’intervento pure negli ambienti ostili: deserto? Mare? E poi i vertici dell’associazione di volontari hanno raggiunto pure il risultato di obbligare i gestori pubblici di funivia a stipulare contratti esclusivi con il CNSAS per l’evacuazione dalle cabine in caso di necessità. E poi il CNSAS ha preteso una legge che gli garantisse di gestire i soccorsi sulle piste da sci. Ora è stato raggiunto pure l’ambito traguardo della remunerazione, tanto delle eminenze grigie che delle figure professionali ad alta specializzazione, comprese quelle inserite nelle strategiche sale operative del 112. La propaganda dice che al massimo sarà garantito un impiego al 10% dei volontari CNSAS: e il restante 90% che fa guarda e supporta?
Difficile capire e commentare un argomento delicato.Come mai in tutta Italia si fanno appalti per servizio antincendio e non lo fate direttamente come vigili del fuoco? Quanti elicotteri avete come vigili del fuoco? Quanti piloti?
@Vincenzo Savarese. Grazie della spiegazione e del suo tempo. Almeno il giro dei soldi sembra più chiaro. Proviamo a vedere se ho capito. È un triangolo: Regioni, società private di servizi alle quali viene appaltato il servizio di elicotteri e CNAS. Anzi un quadrato perché il quarto polo sono altri enti statali che hanno elicotteri e personale presenti sul territorio. In internet ho trovato ad esempio un documento della Regione Lombardia che assegna una gara in tre lotti a due società per complessivi circa 195 milioni, certamente non bruscolini. Lei non discute la qualità del servizio, ma dice che si potrebbe risparmiare: 1. restringendo da parte delle Regioni l’ampiezza delle aree di azione assegnate in appalto e utilizzando per una serie di interventi altre risorse pubbliche che hanno mezzi e personale già pagati dallo stato 2. impiegando personale a tempo pieno posto a carico delle società private invece dei “volontari” CNAS , personale che richiederebbe meno voli di addestramento. È così? Quanto potrebbe essere l’entità del risparmio? È sicuro che il punto 1 sia realistico in termini di piena disponibilità e adeguatezza dei mezzi gestiti da altri enti pubblici? È sicuro che il punto 2 non aggraverebbe i costi dell’appalto invece di diminuirli? Sempre sul punto 2: La qualità del servizio migliorerebbe con personale dipendente a tempo pieno delle società di servizi invece dei “volontari” CNAS? Mi sembra una bella sfida, visti i volumi e gli interessi in ballo. Mi sono permesso di intervenire, perché anche noi che siamo alla fine della catena fornitore /cliente dovremmo essere coinvolti come “portatori di interessi”(nonché pagatori) nelle vostre discussioni. Credo fosse anche questa l’intenzione della Redazione, far sentire la voce del “popolo”, piuttosto che far litigare i galli da combattimento col pubblico che guarda, tifa e fa scommesse su chi vincerà e chi soccomberà. Ci risentiamo dopo la festa dei lavoratori, se riterrà opportuno rispondere.
Guardi il discorso è questo: le sanità regionali non conoscendo bene la materia dell’elisoccorso, chiudono delle convenzioni inserendo nel capitolato d’appalto compiti che non sono assolutamente in capo alle regioni. Lei dice a me interessa il servizio e non i costi. Perfetto. A me però interessa anche il poveraccio in fila allo sportello dell’ASL che si vede prenotare una ecografia o una visita medica a distanza di mesi, o come già è stato preannunciato dalla regione Campania, visite ed esami in centri convenzionati si effettuano solo a pagamento dal 31 luglio 2021 perché si è esaurito il budget regionale. Per farle un altro esempio di incongruità, nella convenzione stipulata dalla Sardegna a pagina 5 si legge: il CNSAS, ai sensi della Circolare Ministro dei Trasporti D.G.A.C. del 8 novembre 1994, n.41/6821/M.3E e successive modificazioni – Disposizioni nazionali in materia di navigazione aerea per le operazioni di Elisoccorso in montagna (SAR – Search and Rescue – Ricerca e Salvataggio), è soggetto di riferimento esclusivo per le società esercenti i servizi di elisoccorso in riferimento alla figura del Tecnico di elisoccorso come componente dell’equipaggio di missione e soccorso. Ebbene questo comma non è veritiero. Nessuna esclusiva. La circolare indicata ebbi a segnalarne la non validità personalmente all’ENAC che ha recepito. Poi, non mi risulta che il tecnico di elisoccorso debba essere obbligatoriamente del CNSAS. Tra l’altro il CNSAS se non mi sbaglio prevede 25 affiliati per ogni base HEMS: 15 verricellate obbligatorie cadauno e in un anno l’elicottero del 118 deve effettuare almeno 375 verricellate senza contare quelle per i cani che vanmno prima ambientati al rumore. Quattro rocciatori formati dalla società vincitrice dell’appalto, avrebbero fatto risparmiare un mucchio di soldi ai cittadini: non confondiamo il ruolo di operatore CNSAS con quello di tecnico di elisoccorso che è tutt’altra cosa. La colpa di queste incongruenze? Innanzitutto del Ministero dell’Interno e quello della salute e quello dei rapporti con il parlamento e le regioni e le prefetture…e forse del CAI che vigila poco.
@Vincenzo Savarese. Caro Savarese, immagino lei abbia pubblicato questo post per sensibilizzare e informare su un tema che le sta a cuore quel piccolo ma significativo pezzo di opinione pubblica “alpina” costituito dai lettori di questo blog. Io credo sarebbe utile che lei si mettesse nei nostri panni di non addetti ai lavori ma di potenziali utenti. Come tali, noi siamo sicuramente interessati prioritariamente alla qualità del servizio e in seconda istanza al tema dei costi. Sulla vita, si sa, non si bada subito al costo. Allora, forse, la sua argomentazione sarebbe più efficace se seguisse questo schema : ragazzi, questi sono i numeri oggi: incidenti, interventi e costi. ( mi scusi ma per deformazione professionale quando uno solleva un problema di efficienza organizzativo io chiedo sempre i numeri). Le cose non vanno bene per voi per questo e questo motivo. Le cose andrebbero meglio si si seguisse la mia proposta che è la seguente. Per ottenere i risultati che otterrebbe la mia soluzione bisognerebbe modificare il quadro normativo in questo modo. Il suo ragionamento si può ricostruire da questo suo intervento e dal precedente, ma è un po’ offuscato nella sua linearità da qualche sfogo (comprensibile) e da riferimenti che sfuggono ai non addetti. Credo che se lei facesse una sintesi in 1500 battute la seguiremmo meglio. Io ho guardato, per esempio, l’ultimo bilancio del CNAS e ho visto che le cifre in ballo non sono poi così elevate: si parla di 4.600.000 di ricavi e di 3.555.000 di spese per servizi (cosa sono? ) aumentate di quasi un milione da un anno all’altro. Ci sono altri numeri in ballo da altre parti? Ecco ci faccia capire meglio cosa c’è in gioco per noi e magari poi la seguiremo compatti, nel nostro piccolo. Grazie
“Il problema non è chi è meglio di chi ma piuttosto chi fa cosa…”
e io aggiungerei anche chi paga cosa e come, perché mi pare singolare che la sanità (regionale) abbia dei costi relativi a servizi che dovrebbero far capo allo Stato (tramite VdF) e perdipiù verso enti privati (CNSAS)
CNSAS di cui stimo moltissimo i volontari, almeno alcuni, ma un po’ meno la dirigenza…vedi gli interventi passati su questo blog circa rimbrorsi, mazzette, diatribe.
Forse non è chiaro il mio post. In discussione non c’è la qualità del servizio reso dal CNSAS o dagli equipaggi dell’elisoccorso che è buona regola non criticare. Lei dice bene che in VdA il soccorso è una eccellenza. Allora dovrebbe comprendere che forse così come è capitato per la pandemia dove ogni regione è andata per sé lo stesso succede per l’elisoccorso 118. Le regioni non possono fare contratti con causali di attività di elisoccorso in genere ascrivendole poi al 118. Le regioni non possono spendere quattrini per ignoranza e per far contento il CNSAS, il cui management m’impone di scappellarmi fino a terra, per aver trovato la formula innovativa :<< … a rischio evoluzione sanitaria>> per tenersi legati a quell’elicottero del 118, pena un ridimensionamento delle attività. I servizi di soccorso non spiccatamente sanitari sono una prerogativa dello Stato che li garantisce uniformemente su tutto il territorio nazionale. Che i cittadini almeno sappiano che si fa propaganda politica coi soldi della sanità regionale, e che le liste di attesa si allungano. Il problema non è chi è meglio di chi ma piuttosto chi fa cosa…
Il resoconto è ovviamente di parte e lo si capisce al volo. In Vda il soccorso è un eccellenza grazie alla professionalità sia dell’equipaggio elicottero, sia delle guide e dei medici. Esattamente come è un eccellenza qui in Svizzera. Stessa cosa sul versante francese. Probabilmente i piloti di queste zone non avrebbero provato a far manovre azzardate per portare un gatto delle nevi su di una valanga per cercare morti sicuri.
Domanda alle persone informate dei fatti. Solo per capire da parte di noi che siamo potenziali utenti (e contributori attraverso la fiscalità) l’entità del fenomeno incidenti in montagna oggi. Oltre ai 10.279 interventi indicati dal CNAS di cui 4,460 effettuati con l’uso dell’elicottero, con un totale purtroppo di 465 deceduti, andrebbero conteggiati interventi fatti da altri? In tal caso quali sono i numeri stimabili ? Grazie per le informazioni che vorrete darci.
Tutti commenti di parte fatti da chi evidentemente non ha a cuore l’obbiettivo finale ovvero portare soccorso alle persone che hanno bisogno. Continuate ad insinuare che la situazione attuale è solo frutto di “mosse” politiche ed interessi personali? Poveri illusi.
Pienamente d’accordo con Marcello Cominetti. Bisogna ricordare che il CNSAS prende soldi pubblici, non pochi, dal governo. Inoltre, ci sono lotte intestine fra i vari CNSAS. Perchè devono intervenire loro, volontari… ma lavoratori, che devono chiedere il permesso di assentarsi per soccorso, quando ci sono persone addestrate, vedi SAGF, CHE SI ESERCITANO SEMPRE? Condivido anche la precisazione di VINCENZO SAVARESE sugli interventi del CNSAS 2020.
Sui dati dei volo così dice il rapporto CNAS 2020 “L’impiego del mezzo aereo è stato ancora una volta fondamentale, effettuato soprattutto con gli elicotteri operanti nelle basi operative del SUEM, protagonisti di 3123 missioni di soccorso alpino; in 1044 interventi è stato utilizzato l’elicottero della Protezione civile, principalmente per quanto riguarda la regione Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia. Il 2,8% delle operazioni sono stati concluse con l’apporto di mezzi dei Vigili del Fuoco, seguiti poi da altri aeromobili dell’Amministrazione pubblica: Guardia di Finanza, Aeronautica Militare, Polizia di Stato, Esercito e Carabinieri.”
Ginepraio è un termine sadicamente corretto in questo caso ! Di fatto il malcapitato, ovvero la persona in difficoltà che avrebbe bisogno di essere soccorso seriamente e professionalmente, debba soffrire anche per questo !
Di soccorsi in montagna purtroppo ne ho visti, come dissi in un precedente post, e questi problemi vengono al pettine nel momento della necessità traducendosi in un soccorso non all’altezza di essere chiamato tale.
Il mio commento è peccato … ma siamo in Italia e come è nostro costume confusione e interessi particolari hanno la precedenza sulle esigenze del cittadino che paga pure le tasse !
Il post illustra bene, anche se un pò di parte (che poi è anche la mia parte) dimenticandosi solo che i veri professionisti del soccorso in montagna della pubblica amministrazione sono i membri del SAGF (soccorso alpino guardia di finanza) che vengono formati appositamente e di servizio fanno solo quello. Sono una specialità in via di estinzione nata quando c’erano ancora le frontiere. Io li ho conosciuti e ho lavorato con loro quando ero a Cuneo, persone veramente in gamba e ben preparati.
Spero solo che in un momento di distrazione i nostri rappresentanti politici facciano una legge che metta ordine al settore (utopia ?? mah…)
Ma dai, è un discorso che ho già esposto mille volte, poi vi lamentate perché i commenti sono ripetitivi e lunghi, ma costringete in tale direzione. È ovvio che la contrazione/cancellazione del soccorso (inteso anche nella versione privata) si inserirebbe in un progetto più ampio di montagna più scabra e più scomoda: meno rifugi, meno impianti, meno strade, meno spit, meno indicazioni, ecc ecc. Tutto convergerebbe, con tempistiche progressive, verso una montagna meno frequentata. Si innescherebbe un trend di meccanismi dissuasori per cui l’assenza del soccorso avverrebbe solo quando i frequentatori sarebbero già in numero infinitesimale rispetto agli attuali. Se con giusto accompagnamento, step by step, il trend dovrebbe completarsi senza la temuta strage. In più saneremmo una situazione (quella del soccorso) che, partita decenni e decenni fa con uno spirito nobilissimo, a me da’ solo più idea di essere uno dei tantissimi magna-magna italiani.
Leggo tra le righe, tanta invidia da parte di chi si sente escluso da un attività di primaria importanza e vengono menzion solo norme ed interpretate situazioni che supportano tale tesi.
La corsa più triste però è il fatto che l articolo abbia l’unico scopo di denigrare il Soccorso Alpino e nello specifico la figura del Tecnico di Elicottero del CNSAS e non metta al centro del discorso quando l’elisoccorso sia importante e dare indicazioni per poter essere migliorato.
A me, in qualità di potenziale fruitore del servizio, poco importa chi “siede” sul velivolo, ciò che conta è che siano capaci e svolgano il loro compito con passione.
Molti invocano soluzioni darwiniane, sia per incidenti in montagna che per covid.. come avvenne per guerre.. carestie ..e’la vecchia teoria di Malthus….ma meglio che valga per gli “altri”.” ” Se un poco di alpini muoiono in Russia, nel gelo della steppa servira’ per rafforzare la razza”disse qualcuno che stava al calduccio a Roma. Se la cavera’chi avra’ l’elicottero personale, o quello”di stato” come un tempo erano riservate le scarse ,rispetto al fabbisogno , fiale di pennicilllina ,o altri farmaci a caro prezzo.Persino le usanze rituali , non solo le morti, fanno parte della selezione naturale..come il corteggiamento.. Se non hai aderito al rito,( aperitivo, rave party, serata in discoteca, immersione nel fiume sacro, rito di iniziazione tribale) sei svantaggiato dalla scelta di una partner e partecipi meno alla riproduzione della specie.Quindi non tramandi i geni..(ma non sempre sono utili quelli sopravviventi a volte l’evoluzione e’ involuzione).Se ad esempio a essere selezionato per una disavventura in montagna priva di soccorso , fosse un esimio scienziato prossimo a divulgare una interessante ed utilissima scoperta o invenzione ?Nel dubbio, per l’evoluzione dell’umanita’ meglio soccorrere a piu non posso.Meglio la ridondanza di enti soccorritori che niente.Comunque una razionalizzazione e’sempre un buon passo evolutivo.
Per Vincenzo Savarese. Mi riferivo un po’ tragicamente e un po’ ironicamente alle conseguenze di un’auspicata abolizione in toto del soccorso nelle sue diverse forme come soluzione darwiniana al sovraffolamente. Soluzione che nessuna amministrazione/ente/governo adotterà realisticamente mai, a parte ogni considerazione etica.
Con molta cortesia vorrei chiarire che il discorso è sull’elisoccorso 118 e CNSAS: non CNSAS. Dei diecimila accennati nel precedente commento, quanti sono da ascrivere all’elisoccorso 118? E tra questi quanti sono gli interventi primari e quanti quelli secondari e quanti invece quelli ascrivibili ad esercitazioni ed ad altri casi non afferenti all’urgenza/emergenza sanitaria? Vorrei ricordare che il contaore dell’elicottero parte alla messa in moto e non distingue le finalità del volo ai fini della monetizzazione… Poi occorre precisare che in tutte le regioni cè il servizio statale di soccorso,(115): quindi gli escursionisti non sarebbero lasciati a loro stessi come precedentemente ed erroneamente affermato. Grazie
Rapporto CNAS 2020. Appena uscito. Record di interventi: circa 10.000. Metà o quasi per escursionisti. Eliminare il soccorso. Una bella strage nei primi anni prima che Darwin faccia il suo corso, (diciamo un 4/5000 decessi l’anno ?tra gli abbandonati al loro destino) e faccia scendere la propensione (forse). Die Endlosung: la soluzione finale. A volte ritornano.
Il commento n. 5, mi dispiace, è veramente senza senso. Quando non si conosce, difficile dare un punto di vista, ma da lì a diventare estremista, allora a questo punto togliamo anche le ambulanze e poi gli ospedali e poi tutti quelli che non la pensano come tè?
Per motivazioni di origine differente (rendere la montagna più “scomoda” e quindi meno frequentata) io da tempo auspico l’abolizione del soccorso. Si prenderebbero due piccioni con una fava, nel senso che si eliminerebbe tutto sto ginepraio…
Sono veramente ammirato dal casino giuridico che si è riusciti a creare!
D’altra parte è sempre vera la massima “nel torbido si pesca meglio” [Tony Curtis in Operation Petticoat]
Sono decenni (dopo averne fatto parte) che sostengo che il CNSAS non ha motivo di esistere per come oggi è concepito e strutturato, ma la più parte mi è sempre saltata addosso.
Ora aspettiamo le risposte/giustificazioni degli esperti. Spero si astengano i collezionisti di figurine come già spesso è accaduto, ma vedrete che non sarà così.
Sarà comunque uno spettacolo interessante assistere alla contesa.
Un ginepraio amministrativo che non conoscevo in questi termini approfonditi. Come sempre la fa da padrone un certo bizantinismo compiaciuto da parte di chi redige norme e regolamenti. Comunque interessante, ma attendo i commenti di chi ne sa più di me.
Sono stati chiusi alcuni punti nascita in vallimontane, “tanto e’tutto programmabile per tempo e semmai c’e’l’elicottero del 118 che arrivera’ in un lampo”, hanno detto i razionalizzatori.In alcune occasioni tutti gli elicotteri erano impegnati o le condizioni del tempo proibitive, per cui ilparto e’avvenuto alla antica maniera, tranne istruzioni impartite per telefonino. Qundi ottimo avere una organizzazione che prevede rapidi interventi , ma c’e’sempre il “cigno nero”.