Walter Bonatti, in cima al mondo – 07

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Due mesi dopo la scomparsa di Walter Bonatti, come Supplemento a Panorama n. 47 del 16 novembre 2011, uscì un numero speciale di Epoca completamente dedicato alla sua figura.

Ci è parso uno dei migliori documenti in circolazione per riassumere ciò che Bonatti volle esprimere durante tutta la sua avventurosa vita. Lo pubblichiamo qui in undici puntate, con conclusione a fine ottobre 2024.

Walter Bonatti, in cima al mondo – 07 (07-11)
di e con Walter Bonatti
a cura di Emanuele Farneti

(continua in https://gognablog.sherpa-gate.com/walter-bonatti-in-cima-al-mondo-08/)

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Walter Bonatti, in cima al mondo – 07 ultima modifica: 2024-09-13T00:49:00+02:00 da GognaBlog

16 pensieri su “Walter Bonatti, in cima al mondo – 07”

  1. Diverso è il discorso per chi vive la montagna come un rigenerante passatempo domenicale, 

    ccome al solito la tua visione è molto ristretta,  passi dai professionisti ai domenicali che vanno in montagna per semplice passatempo. 
    ci sono tante altre categorie se così le vogliamo chiamare

  2. Bonatti, K2, nuovo mattino, K2, nuovo mattino, bonatti. Bonatti
    Riusciremo a fare qualcosa di nuovamente significativo o ci dovremo sorbire sta litania per millenni?

  3. Bonatti è Bonatti, come lui non c’è nessuno. Come ipnotizzatore di folle, poi, ha pochi emuli, forse è stato avvantaggiato (oltre che dal suo personaggio istrionico) dai tempi in cui ha vissuto, oggi magari sarebbe diverso. Ciò premesso, mescolare i piloti della F1 con gli automobilisti della domenica è concettualmente sbagliato. I professionisti della montagna (GA ecc) e gli alpinisti estremi fanno una scelta di vita per cui il rischio alpinistico diventa un rischio professionale, né più né meno come il rischio che assume il carpentiere quando sale sui tetti. Diverso è il discorso per chi vive la montagna come un rigenerante passatempo domenicale, a maggior ragione se ci sono di mezzo dei figli piccoli/adolescenti. Per carità, è bellissimo “sognare” identificandosi in Bonatti, Messner, Bérhault, Gabarrou… ma appunto devono rimanere dei sogni confinati nelle fantasie. Cercare di imitarli, se non si fa la loro stessa scelta di vita (ma, anzi, avendo spesso un’organizzazione di vita diametralmente opposta) è un passo molto pericoloso.

  4. I miti degli eroi se ben costruiti (vedi il ciclo dell’eroe)  affascinano grandi e piccini, maschi e femmine. Da sempre. 

  5. Da bambini, a San Benedetto del Tronto, io e mio cugino ci facevamo preparare dei panini al salame nella salumeria tabaccheria vicino casa. Poi, sul retro del cortile, allestivamo con i cartoni del negozio di mio zio, un rifugio coperto, anche con un telo di plastica. Nelle brutte giornate ci chiudevamo nel nostro bivacco improvvisato con un mangiadischi e i nostri panini. Un click e partiva la voce di Bonatti che raccontava le meraviglie della Natura selvaggia, con i suoi suoni.
    La voglia di vivere la Natura in un certo modo nacque così, grazie a lui, sotto un cartone improvvisato durante i temporali estivi.

  6. Bel lapsus classico. Ho scritto “chiavano” invece di “chiamavano” subito dopo aver fatto riferimento a Lacconte e al serpentone. Sorriso analogico. 

  7. Il serpentone allusivo avviluppato all’eroe muscoloso penso fosse una citazione delle rappresentazioni di Lacoonte che avra’ suggerito il fotografo o il redattore (allora si chiavano così e non editor).  Però in tutto le sculture Lacoonte è nudo e mostra il belino. Gli antichi erano più spregiudicati ed espliciti, avevano meno remore moralistiche e avevano pure gusti fluidi, sempre negati o minimizzati dai professori di greco. 

  8. Conservo accuratamente gli inserti di Epoca, ben rilegati in volume. Ero adolescente e conoscevo molto bene le imprese e tragedie della montagna vissute da Bonatti. Ritagli di giornali e foto in bianco e nero, o radi servizi TV con immagini poco nitide. Le belle foto con avvincenti narrazioni di mondi lontani di selvaggi e sconosciuti ai più suscitavano in me vive emozioni, settimana dopo settimana. Poco importa sapere se il nostro eroe riceveva qualche ‘aiutino’ logistico ed anche nella stesura romanzata dei suoi viaggi. Ricordo solo che in quegli anni tutto procedeva velocemente in un progresso inarrestabile e nessuno poteva immaginare che oggi il nostro protagonista sarebbe stato costantemente collegato con tutto il mondo e tutti avrebbero potuto vedere l’avventura in diretta mediante un PC o un telefonino. I tempi istantanei e reali di oggi hanno ucciso la fantasia. Dunque Bonatti sarebbe uno dei tanti, non il viaggiatore solitario in terre selvagge. Ed Epoca non avrebbe aumentato le proprie tirature … infatti oggi e giornali che fine stanno facendo se la fantasia è finita?
    Così oggi i raffronti con eroi d’altri tempi rischiano di sminuirli a favore di una conoscenza dettagliata di ogni evento. dunque si critica  Bonatti per il suo modo di andare a scalare e poi di avventurarsi con grandi capacità comunicative che esaltavano imprese oggi ritenute in po’ meno estreme. ma l’uomo scalava con mezzi tecnici del tempo, ereditati ancora dall’anteguerra e poi guardate le foto dell’abbigliamento ed attrezzatura usati in giro nelle  ‘terre sconosciute’! Egli fu un innovatore nel racconto e nella documentazione, aprendo una nuova strada ai suoi successori, qualcuno tecnicamente più bravo. Poi la scienza e la tecnica hanno fatto grandi differenze: abbigliamento, materiali, alimentazione, preparazione fisica, ecc. Al fine del giusto apprezzamento delle imprese sportive passate ci si dovrebbe calare anche con la testa all’epoca dei fatti e con gli stessi strumenti di conoscenza, senza cadere nell’ inutile confronto di campioni vissuti in periodi storici diversi. Bonatti era un campione del suo tempo, anche se non era certamente capace di salire in poche ore in velocità le grandi pareti nord delle Alpi e tendeva a romanzare non poco foto e racconti delle sue successive avventure,  con la debita attenzione alle vendite!

  9. Mi capita spesso di andare a Montenvers, proprio ai piedi del Dru, e nella stazione del trenino a cremagliera ci sono delle vecchie foto storiche. In una c’è Walter Bonatti circondato dalla folla al suo ritorno dal Petit Dru in solitaria. La didascalia mostra ai francesi in francese, un Bonatti giustamente eroico che torna a valle vincitore. Ogni volta quella veloce situazione mi commuove e il nodo in gola che mi provoca mi si scioglie dopo qualche minuto.Ecco, un uomo come quel Bonatti lì, mi fa sentire bene ad essere alpinista anch’io, perché so che cosa si prova nell’esserlo, aldilà di tutte le manfrine che ognuno ci può costruire intorno. Il teorizzare su fatti pratici avvenuti nel passato o addirittura sulle intenzioni che possono generarne di futuri, sono tutte seghe mentali.
    L’alpinismo è una forma di libertà di fare ciò che si vuole e che da piacere. Punto e basta. Se si sta bene, si fa stare bene chi ci è vicino, tanto per collegarmi all’articolo su alpinismo e genitorialità, indipendentemente dal rischio che si corre mentre il tempo trascorre.
    Per fare l’alpinismo bisogna andare sulle montagne e non teorizzare dal proprio salotto. Nei salotti non si fa alpinismo ma chiacchiere da una situazione di comodità. Roba da pensionati della prima Repubblica.

  10. A dimostrazione di quanto l’alpinismo di allora fosse più vicino a Zagor piuttosto che a Usain Bolt com’è quello odierno

  11. Cominetti lapidario e fulminante come sempre! Il suo commento, quasi sempre il primo (????????) inquadra e risolve quanto riportato nell’articolo , a differenza degli illeggibili sproloqui di altri frequentatori seriali del gb

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