Andrzej Bargiel scia dall’Everest senza ossigeno

Andrzej Bargiel scia dall’Everest senza ossigeno
di Jocelyn Chavy
(pubblicato su alpinemag.fr il 25 settembre 2025

L’alpinista-sciatore Andrzej Bargiel ha appena scritto un nuovo capitolo della sua leggenda. Dopo due tentativi negli anni precedenti, il polacco ha effettuato la prima discesa completa con gli sci, senza ossigeno supplementare, dalla cima dell’Everest al Campo Base. È partito dal Colle Sud la sera del 21 settembre 2025 prima di mezzanotte e ha raggiunto la vetta il 22 settembre con Pasang Rinzee Sherpa. Andrzej Bargiel ha sciato l’affilata cresta sommitale e i ripidi pendii di neve fresca sopra e sotto il Colle Sud, fino al Campo II. Il giorno successivo, ha sciato attraverso il labirinto di crepacci dell’Ice Fall. Bargiel è diventato l’unico uomo ad aver sciato sia l’Everest che il K2.

Andrzej Bargiel in salita sulla cresta sommitale dell’Everest. Due sherpa sono visibili sulla Cima sud, all’estrema destra. ©Red Bull Content Pool

Il minimo che possiamo dire è che Andrzej Bargiel ha dimostrato tenacia, pazienza e, naturalmente, una straordinaria resistenza. Dopo essere diventato l’unico uomo ad aver sciato l’intero K2 nel 2018, Bargiel ha appena effettuato la prima discesa dell’Everest con gli sci, senza ossigeno, dalla vetta. È un primato storico che passerà alla storia: Bargiel ha dovuto tentare tre volte prima di riuscirci quest’autunno, quando l’abbondante neve non ha certo reso più facile la salita, anch’essa senza ossigeno, del Tetto del Mondo. 

Bargiel non ha mai utilizzato bombole di ossigeno durante le sue salite e discese a 8000 metri.

Bargiel conosce bene l’Everest, avendo già tentato due volte la sua scalata per la successiva discesa con gli sci. Fedele alla sua etica, non ha mai voluto usare bombole di ossigeno durante queste scalate oltre gli 8000 metri. 

Nel 2019, l’anno dopo la sua storica discesa del K2, Bargiel fece il suo primo tentativo (Everest Ski Challenge). Partì a fine agosto per scalare e poi scendere l’Everest con gli sci senza ossigeno, ma le condizioni (forti precipitazioni, neve, un enorme seracco sospeso sopra la zona del ghiacciaio) lo costrinsero ad abbandonare la scalata.

Nel 2022, il polacco tornò alla sfida. Quell’anno raggiunse il Colle Sud 7906 m, ma raffiche di vento e condizioni meteorologiche sfavorevoli lo costrinsero a tornare indietro ancora una volta. 

Nel 2025, Bargiel è tornato nel Khumbu. Non ha lasciato nulla al caso: suo fratello era lì come esperto operatore di droni – e ci ha fornito riprese eccezionali – e una solida squadra di sherpa stava tracciando un percorso attraverso l’Icefall, per poi raggiungere il Colle Sud.

Bargiel ce l’ha fatta, senza ossigeno, una settimana fa, prima di scendere lungo il ripido versante occidentale fino alla West Combe. La via è libera; non resta che tracciarla dal Campo IV alla vetta. Un’impresa non facile, ma Bargiel può contare su una squadra di cinque sherpa. 

Andrzej Bargiel raggiunge la vetta dell’Everest. Il Makalu è visibile sulla sinistra, il Lhotse sulla destra. © Pasang Rinzee Sherpa / East Studio /Red Bull Content Pool

La salita 
Dal Campo Base dell’Everest al Campo IV: il 19 settembre 2025, Andrzej Bargiel ha lasciato il Campo Base dell’Everest alle 4.30 del mattino, ora locale, per raggiungere il Campo II, per poi salire al Campo IV, Colle Sud, due giorni dopo.

Il 21 settembre, Bargiel lascia il Campo IV al Colle Sud, a circa 7900 metri, alle 23.24 ora locale. A causa delle abbondanti nevicate che rendono più difficoltosa la salita, l’ascensione dura molto più a lungo del previsto. Arrancando per quasi 16 ore in totale, raggiunge la vetta alle 15 del 22 settembre, senza ossigeno supplementare, poco dopo lo Sherpa Pasang Rinzee che aveva tracciato l’ultima traccia.

In totale, quel giorno Bargiel ha potuto contare sull’aiuto di almeno tre Sherpa: nelle foto, si vede uno Sherpa sulla vetta che lo precede (Rinzee Sherpa), dopo aver posizionato una sottile corda fissa, e in un’altra foto si vedono due Sherpa sulla Cima Sud. 

È merito di Bargiel sottolineare che il suo compagno di scalata, Pasang Rinzee Sherpa, sembrava essere dotato di bombole di ossigeno, il che lasciava aperta la possibilità di trarne vantaggio in caso di problemi.

Sedici ore di salita dal Colle Sud

Andrzej Bargiel sulla cima dell’Everest con il suo sherpa. ©Red Bull Content Pool / B. Bargiel
Discesa al Colle Sud, con il Lhotse sullo sfondo. ©Red Bull Content Pool

La discesa
Dopo aver raggiunto la vetta dell’Everest il 22 settembre, Bargiel vi rimane solo pochi minuti prima di indossare gli sci e iniziare la discesa. Alle 15.35, aveva superato l’Hillary Step e stava proseguendo verso la Cima Sud 8749 m. Alle 15.45, lo vedono scendere lungo la cresta prima di raggiungere The Balcony 8400 m circa e poi il Colle Sud. Alle 17.20, Bargiel scende sotto il Campo IV e sta proseguendo a sinistra dello Sperone dei Ginevrini verso il Campo II. Arriva al Campo II, a circa 6400 metri, alle 20.30, quando è già buio. Trascorre la notte al Campo II.

Il 23 settembre, intorno alle 7, Bargiel riprende la discesa con gli sci dal Campo II, scendendo lungo le pareti rocciose dell’Everest. Alle 7.50, aveva superato il Campo I e aveva proseguito lungo i pendii del Nuptse, attraversando l’Icefall del Khumbu con gli sci, navigando in un labirinto di ghiaccio instabile e crepacci profondi, senza corde o linee fisse, guidato in parte da un drone pilotato dal fratello Bartek. Raggiunge la fine della cascata di ghiaccio e la linea di neve al Campo Base dell’Everest alle 8.45, completando così la prima discesa con gli sci dell’Everest senza ossigeno supplementare.

Di fronte a Lhotse, sci ai piedi ©Red Bull Content Pool / Andrzej Bargiel
Guidato dal drone del fratello, Andrzej Bargiel sull’Icefall. ©Red Bull Content Pool / Bartek Bargiel
Andrzej Bargiel arriva al campo base dell’Everest. ©Red Bull Content Pool / Bartłomiej Pawlikowski

L’impresa unica di Bargiel
Sciare giù dall’Everest senza ossigeno era un sogno che coltivavo da anni. Sapevo che le difficili condizioni autunnali e la scelta della linea di discesa attraverso il ghiacciaio del Khumbu sarebbero state la sfida più grande che potessi mai affrontare“, ha dichiarato Andrzej Bargiel. In ogni caso, ha raggiunto un primato storico: nessuno ha mai sciato sull’Everest senza ossigeno, dalla vetta al campo base.

Aggiunge l’Everest alla sua formidabile lista di vette. Gasherbrum I (2019): prima discesa completa con gli sci senza ossigeno. Gasherbrum II (2019): prima discesa completa con gli sci senza ossigeno. K2 (2018): prima e unica discesa completa con gli sci nella storia dalla seconda vetta più alta del mondo, senza ossigeno. Broad Peak (2015): prima discesa con gli sci senza ossigeno.
Manaslu (2014): primo polacco a scendere con gli sci senza ossigeno. Shishapangma (2013): primo polacco a scendere con gli sci dalla cima centrale, senza ossigeno.

Aggiungiamo un’altra impresa a questa lista: nel 2016, Bargiel ha completato la sfida del Leopardo delle Nevi: cinque vette di 7000 metri nell’ex Unione Sovietica in 30 giorni, battendo il record di Denis Urubko di 12 giorni, senza ossigeno. 

Altre discese sull’Everest con gli sci
Ricordiamo lo straordinario Yuichiro Miura (Giappone, 1970), il primo ad aver tentato di sciare sull’Everest. Non sciava dalla vetta, ma effettuava una spettacolare discesa (con paracadute) da circa 8000 m, durante la spedizione giapponese, durante la quale sopravvisse a una caduta in piena pendenza. Questa “impresa” all’epoca fu resa celebre dal film documentario The Man Who Skied Down Everest, Oscar per il miglior documentario nel 1976. Poi furono Jean Afanassieff e Nicolas Jaeger che, dopo la vetta del 1978, sciarono da 8300 metri. Senza ossigeno.

Nel 2000, lo sloveno Davo Karničar è diventato il primo uomo a sciare dall’Everest dalla vetta al campo base senza togliersi gli sci. La sua discesa è considerata la prima discesa completa riuscita, ma Davo ha utilizzato bombole di ossigeno per la salita. Quattro anni prima, Hans Kammerlander aveva tentato la discesa dal versante tibetano, ma aveva dovuto togliersi gli sci in molti tratti. Nel 2006, l’americana Kit DesLauriers era scesa con successo dall’Everest con gli sci, ma aveva dovuto toglierli più volte e utilizzare ossigeno supplementare.

Su snowboard
Marco Siffredi è stato il primo e unico a scendere dall’Everest con lo snowboard nel 2001, attraverso la Cresta Nord e il Couloir Norton. Scomparve durante il tentativo di scendere per il Canalone Hornbein l’anno successivo.

Jocelyn Chavy * è co-redattore capo di Alpine Mag. Giornalista, fotografo, cameraman, ama le montagne selvagge. È anche scrittore e regista quando Alpine Mag glielo permette.

Andrzej Bargiel scia dall’Everest senza ossigeno ultima modifica: 2025-10-11T05:17:00+02:00 da GognaBlog

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4 pensieri su “Andrzej Bargiel scia dall’Everest senza ossigeno”

  1. Personalmente, considero l’impresa di Kammerlander di valore più elevato rispetto a quest’ultima. Incredibile senz’altro ma di altro spessore.
    Ricordo di avere sciato con la donna americana che per prima ha sciato giù all’Everest nominata nell’articolo (un po’ ingenuo e da sembrare scritto dall’AI), che mi aveva sorpreso per la sua scarsa forma fisica di base e specialmente per la sua poca attitudine alla montagna in generale.
    Eravamo saliti su una cima dolomitica piuttosto tecnica, ma nulla di eccezionale e l’aveva trovata molto impegnativa.
    E dire che ci portavo i miei figli quando erano più piccoli perché la considero bella e ti permette di essere per l’ora di pranzo a casa. Altro che Everest. 

  2. Questo tipo di imprese, come tutte quelle sponsorizzate Red bull, avvengono in un mondo parallelo nel quale vigono altre regole.
    La red bull ha sdoganato, dandogli la dignità sportiva e di spettacolo, tutta una serie di attività un tempo riservate al divertimento malato di qualche fuori di testa.
    Tutto ciò che può essere competitivo misurabile e adrenalinico è stato catalogato a fini commerciali e trasformato in happening o gara.
    Il limite ora è definito dagli standard della bibita, che non può permettersi- pena grave danno di immagine- che qualcuno, come Siffredi, muoia: cosi tre sherpa un drone etc.
    Dell’impresa di questo sciatore rimarrà al piu uno spot pubblicitario. 

  3. Nessun mette in dubbio le grandi capacitá di un fenomeno come Andrzej Bargiel, capacità giá ampiamente dimostrate con la discesa integrale del K2 senza ossigeno del luglio 2018. Colpisce peró il numero di sherpa coinvolti nell’organizzazione dell’impresa, pronti a intervenire con l’ossigeno in caso di bisogno e, come per l’impresa sul K2, il ruolo dei droni gestiti dal fratello che hanno permesso di scendere sci ai piedi lungo l’insciabile Ice Fall. Un’impresa ben diversa insomma da quella di Hans Kammerlander che raggiunse da solo la cima dell’Everest con gli sci e senza ossigeno nel maggio 1996 dal versante tibetano, per poi essere costretto a toglierli in discesa per un lungo tratto a causa della mancanza di neve, cosa che non permise l’omologazione di quella grande impresa come prima discesa: andata e ritorno in sole 24 ore, discesa no stop fino al campo base. La discesa dell’Everest sul versante nepalese, giá effettuata per la prima volta dallo sloveno Davo Karniçar nel 2000 ma utilizzando l’ossigeno fino al Colle sud è, sciisticamente parlando, molto meno logica di quella effettuata da Marco Sifredi, utilizzando l’ossigeno, nel maggio 2001 lungo il couloir Norton, sul versante tibetano: Kammerlander voleva infatti scendere quel canale ma lo trovó, in stagione premonsonica, in ghiaccio verde. La piú grande impresa “logica” con gli sci sull’Everest ancora incompiuta penso rimanga quella del Couloir Horbein, sempre sul versante tibetano. Marco Siffredi la tentó con il suo snowboard nel settembre 2002, autofinanziandosi, aiutato solo da due sherpa in salita. Raggiunta la cima l’Angelo biondo disegnò alcune delle sue curve pennellate e poi scomparve per sempre.

  4. Impresa eccezionale, al top die top. Tuttavia anche questo tipo di imprese contribuisce alla “commercializzazione” degli Ottomila e dell’Everest in particolare. Non stupiamoci se esistono scemenza come “una settimana per andare in cime all’Everest”, in cui chiunque “paghi” e “riaccompagnano” in vetta. La lunga fila degli alpinisti commerciali in particolare sull’Everest si basa sul loro autoinganno piscologico per cui si immedesimano di essere Messner o questi nuovi personaggi al top. Né più né meno dell’acquirente di una auto che, semplicemente perché è al volante di “quella” auto, immagina di essere un pilota di F1. Il Circo Barnum che ormai è arrivato a inquinare gli ottomila, e l’Everest in particolare, si nutre di queste imprese, che, in quanto tali, sono invece episodi cristallini

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