L’arrampicata è sostantivo femminile. Oggi lo è ancora di più grazie ad una ragazza di ventitré anni con un sorriso contagioso e due occhi profondi traboccanti di sogni, che al culmine di un viaggio verticale vissuto da sola ha scritto ad Arco una nuova pagina nella storia dell’Arrampicata Sportiva salendo Excalibur 9b+. @brookeraboutou è la prima donna a raggiungere questo grado. Sabato 5 aprile 2025. Essere stata lì, all’altro capo della sua corda è stato emozionante. Non dimenticherò lo sguardo d’assenso che ci siamo scambiate prima di quell’ultima e decisiva salita su quei metri di roccia così avara di appigli e appoggi da sembrare una lavagna. Non dimenticherò la leggerezza e la decisione spesa su ogni appiglio invisibile, su ogni appoggio poco più che disegnato. Non penserò più che possa esserci un passaggio impossibile. Consapevole che ci saranno per me, certo, ma che sarà il mio atteggiamento a fare la differenza, anche quando dovrò prendere la decisione più difficile per non correre mai il rischio che la passione e la determinazione si trasformino in ossessione. Non smettere mai di sorridere. Grazie, Brooke (Laura Giunta, dal suo profilo fb, 11 aprile 2025).
————————————————————————————————————————–
Brooke Raboutou svela perché ha scritto una lettera alla via e anche i “trucchetti” che le hanno permesso il successo.
Brooke Raboutou prima donna sul 9b+
di Owen Clarke
(pubblicato su climbing.com l’11 aprile 2025)
Brooke Raboutou ha estratto la spada dalla roccia. L’8 aprile 2025, un giorno prima del suo 24° compleanno, l’americana ha annunciato il successo su Excalibur, una via di 9b+ (5.15c) brutalmente ripida e potente a Drena, in Valle del Sarca (TN). Così facendo, Raboutou si è unita alla ristretta schiera di climber del 5.15c ed è diventata la prima donna nella storia a completare una via di questo grado. Raboutou ha reso omaggio alla scalata in una lettera aperta pubblicata su Instagram, scrivendo a Excalibur come se si rivolgesse a una persona cara, sottolineando di essere stata attratta dall'”intensità implacabile” della linea. “Il modo in cui mi spingevi non era paragonabile a nessun altro precedente“, ha scritto.
L’idea di scrivere una lettera alla via è venuta a Brooke Raboutou perché sentiva di aver sviluppato un profondo legame con la via nel tempo trascorso a lavorarci. “Si è trattato più di scoprire me stessa e di superare i miei limiti che della roccia stessa”, racconta. Inizialmente, si sentiva molto forte durante la salita e si è rapidamente convinta di poterla “chiudere, e in fretta”. Ma con le numerose variabili e condizioni che accompagnano l’arrampicata all’aperto, questo non è accaduto. “Ho dovuto staccarmi da quell’aspettativa ed essere paziente affinché le cose si allineassero – il bel tempo, la guarigione della pelle, il recupero dei muscoli – e lavorare per raggiungere uno stato mentale che mi permettesse di essere fisicamente in forma”.
Abbiamo chiesto a Brooke se ci fosse un significato più profondo dietro la frase nella sua lettera in cui diceva che la via l’aveva spinta “come nessun’altra prima” o se si riferisse semplicemente alla pura difficoltà di questa salita. “Sì, la via mi ha spinta come nessun’altra salita prima”, ci ha detto. Ha spiegato che quella era la “massima dose di tempo ed energia” che avesse mai dedicato a una salita, soprattutto perché fino a poco tempo fa si era concentrata sull’arrampicata agonistica. Afferma che Excalibur “ha fatto emergere tutte le variabili e le difficoltà che accompagnano un progetto e ha reso la salita molto più piacevole”.
Excalibur è stata inizialmente chiodata dagli italiani Cristian Dorigatti e Morris Fontanari, e la prima libera è stata fatta da Stefano Ghisolfi nel 2023. “L’estetica della linea, la parete così regolarmente ripida, con piccole prese, il paesaggio sullo sfondo e la possibilità di osservare la via da molto vicino… Mi è sembrata subito speciale“, mi aveva detto Ghisolfi. La salita di Raboutou “è un passo da gigante per l’arrampicata”, ci ha detto Stefano Ghisolfi ieri. “Il divario tra uomini e donne si è ridotto. Excalibur è sempre una sfida per gli scalatori più forti del mondo“.
A differenza di molte altre vie di arrampicata che prendono il nome da figure e simboli tratti da miti e leggende (tra cui Erebor di Ghisolfi ), l’impugnatura di Excalibur è sia figurativa che letterale. Alla base della via, emerge dalla roccia una grande scultura in acciaio, un’incudine con una spada incastrata, parte di un’installazione artistica a cielo aperto disseminata per Drena. La linea è lunga appena 12 metri e composta da soli 18 movimenti, ma è strapiombante a 40 gradi. A detta di tutti, Excalibur è una lotta barbarica dall’inizio alla fine, che unisce lame microscopiche e dolorosamente affilate e minuscole “tasche” per ganci di tallone, il tutto su una parete che apparirebbe completamente liscia a chiunque, tranne che a fenomeni come Raboutou e Ghisolfi.
Sebbene molti degli scalatori più forti del mondo, tra cui Adam Ondra, Laura Rogora, Jakob Schubert e Will Bosi, stessero tentando Excalibur nello stesso periodo in cui Ghisolfi puntava alla sua prima salita, ci vollero due anni prima che la via venisse ripetuta. Excalibur è stata finalmente conquistata da Bosi il 3 febbraio 2025, esattamente due anni dopo la prima salita di Ghisolfi. È stato il primo 5.15c di Bosi. “Ho scoperto che Excalibur si può scalare solo il 3 febbraio“, ha scherzato Bosi qualche giorno dopo la sua salita. Raboutou, a quanto pare, gli ha dimostrato che si sbagliava. Sebbene Raboutou abbia utilizzato alcuni dei consigli di Ghisolfi e di altri, alla fine ha dovuto trovare la sua strada. “Ho dovuto trovare metodi e strategie che si adattassero a me“, spiega, un processo in cui l’ha aiutata suo fratello Shawn Raboutou. Alla fine ha rinunciato al tallone di partenza, poiché doveva tirare più degli scalatori maschi che l’avevano preceduta per raggiungere la prima presa. “Ci sono molte altre sottili differenze nei consigli rispetto agli altri ragazzi che l’hanno provato, dato che le mie dimensioni e il mio stile di arrampicata sono molto diversi dai loro“, dice.
Un’altra strategia adottata da Raboutou su Excalibur: relax al braccio e magnesite solo una volta per ciascuna mano. “Uno dei miei maggiori ostacoli durante la salita è stato l’intorpidimento, dovuto alle basse temperature e alla mancanza di circolazione, dato che tutte le prese sono di dimensioni simili“, spiega. “Ho scoperto che più tempo trascorso sulle prese portava a una circolazione ancora minore nelle mani, quindi ho optato per un ritmo piuttosto veloce“. Per molti anni, agli albori dell’arrampicata sportiva impegnativa, il divario tra le vie più difficili salite dagli uomini e quelle più difficili dalle donne non è mai stato insignificante. Nell’ultimo decennio, talenti soprannaturali come Margo Hayes e Angy Eiter hanno colmato questo divario, più recentemente nel 2017, quando Eiter è diventata la prima donna a salire un 5.15b con La Planta de Shiva a Malaga, in Spagna. Ora con Excalibur, Raboutou ha ulteriormente ridotto questo divario.
Al mondo ci sono solo tre vie più difficili del 9b+/5.15c: Silence, BIG e DNA . Nessuna è stata ancora ripetuta.

La potenza che richiede Excalibur e la sua brevità vanno incontro alle caratteristiche di Raboutou. Lei è molto più nota per il suo bouldering impegnativo e l’arrampicata agonistica, una delle poche donne ad aver raggiunto il V15. Discendente di Robyn Erbesfield e Didier Raboutou, leggende dell’era agonistica, è stata un prodigio fin da piccola (bouldering V10 a 9 anni, arrampicata 5.14b a 11). Ma fino a un paio d’anni fa, era più nota nell’ambiente agonistico. Oltre a una lunga carriera nell’IFSC, ha ottenuto gli inviti sia alle Olimpiadi di Tokyo 2020 (classificandosi al 5° posto) sia a quelle di Parigi 2024. In quest’ultime, Raboutou ha vinto l’argento nella combinata Boulder e Lead, diventando la prima donna americana a vincere una medaglia olimpica nell’arrampicata sportiva.
In un certo senso, Excalibur rappresenta un salto di qualità notevole, non solo per l’arrampicata femminile, ma anche per la stessa Raboutou. Prima di allora, non aveva ancora salito una via di 5.15a in rotpunkt. La sua salita sportiva più difficile, secondo quanto riportato da Climbing, era Southern Smoke (5.14c) nella Red River Gorge, scalata da lei quasi dieci anni fa, poco prima del suo quindicesimo compleanno. Se questo dato è corretto, per spuntarla su Excalibur, Raboutou ha fatto un balzo di un grado intero. Ed Excalibur non è un semplice 5.15c “proposto”: è stato confermato dal migliore al mondo, Adam Ondra, che vi si è pure trovato in difficoltà. Non vediamo l’ora di scoprire quale sarà il prossimo percorso che Raboutou ci proporrà.
La letterina
di Brooke Raboutou
Cara Excalibur,
grazie per le lezioni. Fin dall’inizio sono stata attratta da te, per qualcosa che riguarda la tua implacabile intensità. Il nostro rapporto subiva delle oscillazioni nel tempo. Alcuni giorni sembrava un’armonia senza sforzo; in altri, litigavamo, alzando la voce. Tuttavia, il modo in cui mi spingevi non era paragonabile a nessun altro precedente. Mi hai costretta ad affrontare le mie paure, a staccarmi dalle aspettative e ad alimentare ogni guizzo di fiducia che riuscivo a trovare. Mi hai insegnato a negoziare con il dubbio finché anche questo non ha cominciato a dubitare di se stesso. Mi hai chiesto tutto, ma mi hai dato ancora di più in cambio. A tutti coloro che mi hanno sostenuto in questo grande obiettivo, grazie. Sono infinitamente grata a tutti questi amici, per le connessioni che questa scalata ha portato nella mia vita. Significa più di quanto possa dire.
Scopri di più da GognaBlog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
https://youtu.be/2jahhUufk7c?si=lHWB8r6nN_WhsTun
C.v.d.
Grazie, il piccolo mondo occidentale è un lontano ricordo, l’arrampicata è solo uno dei granelli della globalizzazione, in Australia come in Corea, in California o in Angola i climber sono tutti connessi e ciò che accade in giro per il mondo lo si sa in diretta. Brooke Raboutou ha mezzo milione di follower, puoi verificare tu stessa da che parte del mondo provengono.
Permettetemi di sorridere ogni volta che leggo “il primo a far questo o quello”, “l’unica via al mondo di tot grado”, etc.
Come se il nostro piccolo mondo occidentale – bisognoso di premi, classifiche ed etichette – conoscesse tutto ciò che accade nell’universo terracqueo.
Ciò non toglie che questa donna sia in gamba nell’arrampicata e in chissà cos’altro, ai miei occhi se non altro perché dimostra una comunione e un dialogo con l’ambiente che – solo apparentemente – la circonda.
Esatto Enri il divario o le differenze se ancora ci sono derivanti dalle percentuali minoritarie date dai numeri inferiori – più bassi delle frequentatrice delle falesie ,anzi paradossalmente credo siano più forti le” femminucce” dei maschietti che hanno dalla loro pedigree e storia plurisecolare da cui attingono/attingiamo è proprio per questa sproporzione che deriva sto pensiero, ma è una mia sensazione…
Dopo un Adam aspettiamo una Eva che vada oltra…hem oltre.
Intanto bravissima Brooke! ,quanta strada da quel racconto apparso pochi giorni fa dove una donna precursore veniva derisa e ostracizzata dalla società e dal sentire maschilista d’ allora e ciò nonostante lasciò un segno con diari e filmati indelebilmente femminili ed eleganti assestando uno dei primi colpi per l’asessualita’ della montagna.
Ovviamente parlo di Niní Pietrasanta.
Tanto di cappello…….Complimenti
Parlare ancora oggi di differenze fra prestazione naschile e femnmninile è piuttosto ridicolo.
In arrampicata si deve massimizzare il rapporto peso / potenza, ottenendolo con il minor peso possibile. Equazione citata già 40 anni fa da un certo Patrick Edlinger. Se ci fate caso, a parte qualche rara eccezione, ancor oggi i top climber sono leggeri. E pensado a Brooke mi viene da ridere quando leggo di programmi di calisthenic per arrampicata, interpretati da simil-culturisti che con la scalata hanno poco a che vedere. Ma oggi pur di acchiappare like ad un video si fa qualsiasi cosa….
E’ chiaro quindi che un’atleta come la Raboutou abbia tutte le caratteristiche per prestazioni eccezionali che moltissimi top climber maschi continueranno a sognarsi. Senza contare che è anche dotata di un talento arrampicatorio sopraffino (nel suo DNA qualcosa di certo sarà sceso dai genitori!) visto che a certi risultati non si arriva solo a botte di massimali.