Dimezzare il parco dell’Adamello

Il Carroccio vuole eliminare circa 25mila ettari del Parco (su un totale di 51mila) che tutela la Valle Camonica.

Firma la petizione per dire NO alla riduzione del Parco. 

Dimezzare il parco dell’Adamello
(la proposta della Lega per costruire ovunque)
di Alberto Marzocchi
(pubblicato su ilfattoquotidiano.it il 15 maggio 2025)

Fa parte dell’area protetta più grande delle Alpi e contiene il ghiacciaio più grande d’Italia. Dalle creste e dalle montagne si dipanano boschi e valli ricchi di biodiversità, storia e cultura. Ma ora il rischio è che il Parco regionale dell’Adamello venga sacrificato per soddisfare gli appetiti della politica. La Lega ha appena proposto, infatti, di elevare la quota da cui far partire il confine del parco dai 1600 metri di altitudine in su. Il che si traduce in un dato che fa impressione: degli attuali 51mila ettari di estensione, circa la metà (25mila) verrebbero tagliati. In pratica, addio parco.

Complice il momento politico favorevole – tanto in Regione Lombardia, va da sé, quanto, soprattutto, al governo – la Lega della Valle Camonica (Brescia), con la regia dell’ex assessore al Bilancio di Palazzo Lombardia, Davide Caparini (oggi consigliere al Pirellone), ha presentato il proprio piano in una conferenza stampa a Berzo Demo. Le ragioni. Primo: il parco comprende anche zone a bassa quota, riperimetrarlo – e dunque ridurlo – consentirebbe di concentrare sforzi e risorse economiche in zone di “maggior pregio ambientale”. Due: le attività economiche della valle sono ostacolate dai vincoli dettati dal parco. Ed è questo il punto fondamentale. Da Ponte di Legno a Bienno – i Comuni interessati sono 19 – e dunque dai 1250 metri di altitudine del primo ai 450 del secondo, verrebbero meno i vincoli di carattere ambientali e paesaggistico del Parco regionale dell’Adamello. Tradotto: si avrebbe mano libera per edificare dove il suolo – ancora – lo permette. L’iter ora prevede l’approvazione della Comunità montana – che gestisce il parco – e in un secondo momento l’interlocuzione con la Regione Lombardia.

È una proposta scellerata che dimostra tutta l’incapacità e l’incompetenza di chi non sa cosa significa gestire un ambientale naturale” commenta la presidente di Legambiente Lombardia, Barbara Meggetto. “In un contesto di crisi climatica, la politica dovrebbe essere consapevole che la montagna risulta essere ancora più fragile di prima, perché per esempio va incontro a maggiori rischi di carattere idrogeologico. Eppure qui si vogliono disattendere le norme che regolano la necessità di preservare ambienti naturali così delicati”. Secondo Meggetto la proposta della Lega ha un’unica finalità: “Il desiderio è quello di costruire il più possibile, che si tratti di edifici o infrastrutture. Ma cosa vogliono ottenere? Già il fondovalle è costruito all’inverosimile, e mi pare che anche i centri abitati di montagna non siano da meno. Togliendo i vincoli, dove vogliono andare? Non è possibile che le lamentele di dieci o cento cittadini portino a una proposta così grave, non c’è proporzione. La verità è che vogliono mano libera per costruire. È una scelta figlia di una politica sballata che considera il territorio come proprio e che non si preoccupa di tutelarlo per la comunità”.

⁠Il Parco regionale dell’Adamello è stato istituito nel 1983 e costituisce una sorta di ponte tra il Parco trentino dell’Adamello-Brenta e il Parco nazionale dello Stelvio. Un’area protetta che, presa tutta insieme, vale 400mila ettari. Secondo Italo Bigioli, storico ambientalista della Valle Camonica e responsabile dell’associazione Amici della natura di Saviore, si tratta di “un’operazione elettorale. La Lega qui è in forte difficoltà, perché Fratelli d’Italia le sta sottraendo gran parte del consenso”. A elaborare l’idea è stato Giovan Battista Bernardi, sindaco di Berzo Demo e assessore al Parco, assolto a gennaio in primo grado dalle accuse di falso e turbativa d’asta in un processo per presunti appalti pilotati. “È l’ennesimo attacco all’ambiente della Lega, che è passata dal culto delle sacre acque del Po alla conclamata allergia alla natura” dice Paola Pollini, consigliera regionale del Movimento 5 stelle. “Secondo loro il parco sarebbe diventato ingestibile, mal governato per carenza di soldi, nonché un inutile poltronificio. Dichiarazioni pesanti che meriterebbero una replica dura e immediata da parte di Regione Lombardia, che quel parco lo ha voluto e istituito. Sempre che la Regione abbia ancora il coraggio e la dignità per replicare a simili accuse. Invito i sindaci e gli esponenti leghisti a leggere le norme regionali e nazionali in materia di aree protette e a trovare anche un solo riferimento allo ‘sviluppo socio-economico’”.

E ancora: “La minaccia di ridimensionare il Parco non può basarsi sul sentito dire o peggio su interessi speculativi, che ci auguriamo non vi siano, ma deve basarsi su analisi scientifiche e naturalistiche dalle quali non si può prescindere. In assenza di questi studi, ogni richiesta di modifica dei confini del Parco va rispedita al mittente ed è ciò che mi aspetto da Regione Lombardia”. Pollini ha depositato un’interrogazione sul caso del Parco regionale dell’Adamello.

Contrario il Pd locale. Il segretario Nicola Musati parla di “logica sbagliata che non considera le caratteristiche di ogni borgo e dei Comuni e che può portare a gravi conseguenze e cambiamenti alle principali componenti dell’ambiente. Il Parco regionale dell’Adamello è un esempio per gli alti parchi d’Italia, siamo fortemente convinti che non debba essere svenduto“.

La petizione: Salviamo il Parco dell’Adamello
Un tesoro naturale che non possiamo permetterci di perdere

Alle Istituzioni, alla Regione Lombardia, ai cittadini di oggi e di domani:

Noi cittadini, associazioni e amanti della natura esprimiamo la nostra ferma opposizione alla proposta di riduzione e riperimetrazione del Parco dell’Adamello. 

Nel cuore delle Alpi lombarde si estende il Parco dell’Adamello, un luogo unico dove la natura ha ancora voce, dove il tempo scorre al ritmo dei torrenti glaciali e dei richiami degli animali selvatici. Oggi questa perla di biodiversità è minacciata da una proposta di riduzione e riperimetrazione che rischia di compromettere il delicato equilibrio di uno degli ecosistemi più importanti del nostro Paese.

Il Parco ospita una delle più alte concentrazioni di specie animali e vegetali delle Alpi centrali, tra cui:

-il maestoso gipeto (Gypaetus barbatus), recentemente reintrodotto e simbolo della rinascita della natura;

-l’aquila reale, il camoscio alpino, la martora e numerosi rapaci notturni;

-più di 1300 specie floristiche, tra cui numerose endemiche, come la Primula glaucescens, l’Androsace alpina e rarità botaniche come la Saxifraga florulenta.

È un ambiente dove ghiacciai, foreste di conifere, pascoli d’alta quota e zone umide convivono in un equilibrio millenario. Non è solo un luogo da ammirare: è un laboratorio vivente per la scienza, una difesa naturale contro la crisi climatica, una scuola a cielo aperto per educare al rispetto.

Ridurre il perimetro del Parco significherebbe:
-spezzare corridoi ecologici vitali per la migrazione e la sopravvivenza delle specie;
-aumentare il rischio di frammentazione degli habitat;
-favorire attività antropiche incompatibili con la conservazione;
-cancellare l’identità di territori che hanno scelto la tutela come strada di sviluppo;
-aprire la porta a speculazioni edilizie o sfruttamenti impropri del territorio;
-vanificare anni di lavoro e investimenti per la conservazione e la valorizzazione del Parco.

Non possiamo rimanere in silenzio mentre si mette a rischio un patrimonio di tutti, riconosciuto anche a livello europeo: il Parco dell’Adamello è parte della Rete Natura 2000, con diversi Siti di Interesse Comunitario (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS).

Noi cittadini, escursionisti, studiosi, abitanti di queste terre o semplicemente amanti della natura, chiediamo:

Il rigetto immediato di ogni proposta di riduzione del Parco;
Il rafforzamento della sua gestione ambientale e della sorveglianza scientifica;
Un coinvolgimento reale delle comunità locali e delle associazioni ambientaliste in ogni decisione;
L’impegno a trasmettere intatto questo tesoro alle generazioni future.

Il Parco dell’Adamello non è solo una linea su una mappa: è un cuore che pulsa e oggi ha bisogno di noi.

Firma questa petizione per dire NO alla riduzione del Parco. 

Difendiamo ciò che ci rende umani: il rispetto per la natura e la cura del futuro.

Dimezzare il parco dell’Adamello ultima modifica: 2025-06-02T05:54:00+02:00 da GognaBlog

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13 pensieri su “Dimezzare il parco dell’Adamello”

  1. Breno (BS), 2 agosto 2025. Approvate le linee di indirizzo per il Parco dell’Adamello, in Valle Camonica è scoppiata la polemica, con protagoniste alcuni associazioni ambientaliste, sindacati e movimenti politici che non sono d’accordo con le decisioni prese dai sindaci della Valle con l’astensione dei Comuni di Angolo Terme e Artogne. La proposta fatta è stata articolata in un documento che comprende più punti e che è stato spiegato dall’assessore al Parco Giovan Battista Bernardi con il supporto del presidente Corrado Tomasi.
    Le linee di indirizzo prevedono che si costruisca un tavolo di confronto con Regione Lombardia per ottenere più fondi, che attualmente ammontano a 700mila euro annui per 50mila ettari. Si parla però anche di un nuovo perimetro. Nei giorni scorsi si è a lungo parlato di nuovi confini per il parco. “Abbiamo chiesto alla Regione semplicemente di togliere un ettaro dai 50mila esistenti: quello che corrisponde ai centri storici di Cevo, Saviore dell’Adamello e Cimbergo, che sono gli unici tre paesi completamente inseriti nel parco. Lo abbiamo fatto su richiesta dei sindaci dei tre centri”. Gli attacchi non sono mancati.

  2. Sì, le scelte sul territorio sono di chi lo abita e ne trae risorse e non di chi della montagna è fruitore temporaneo.
    Un dubbio: anche se sono scelte distruttive e in definitiva auto-distruttive? Gli esempi non mancano.
    Una certezza: non da oggi vediamo i poveri finanziare i loro sfruttatori e gli oppressi sostenere i loro oppressori. Non stupisce che i tutelati eleggano chi toglie loro le tutele.

  3. Lo sviluppo urbanistico caotico, nel nostro paese che stava arricchendosi, ha prodotto a partire dagli anni 50 e 60, un paesaggio indiffenziato di palazzi e villette che ormai sono obsolete sia rispetto alle esigenze abitative sia agli standard energetici.
    Non che i paesi di un tempo si differnziassero molto l’un l’altro: l’edilizia popolare ha sempre avuto gli stessi standard di economia e utilizzo.
    Palazzi borghesi o nobiliari e castelli a parte, architettonicamente signifivativi, è solo una vaga operazione di nostalgia che ci fa guardare al passato sospirando la parola cultura.
    Certo è che paesi tutti uguali, cascinale tutti uguali hanno educato la nostra abitudine al paesaggio.
    Ora, che la politica nel nostro paese non brilli di lungimiranza e progettualità e un fatto, ma rimane l’unica azione pubblica legittima, anche quando è fatta da ciarlatani senza arte né parte.

  4. Per fare cosa
    Si potrebbe pensare, per essere realisti, che le decisioni sull’uso del territorio – nel rispetto delle leggi – sia una cosa che riguarda chi lo abita, e non sognatori di mondi migliori che stanno altrove.
    Vagheggiatori un tanto al kilo di utopie astratte come quella del farsi andare bene le case che già ci sono.
     
     

  5. Non riesco nemmeno a trovare le parole tanto è lo sdegno. 51mila ettari sembrano uno spazio immenso da tutelare, in realtà è uno sputo di terra e dimezzarlo sarebbe un vero spreco, poi per fare cosa? Lottizzare costruire ed eliminare per sempre aree nuove quando siamo pieni di vecchie aree edificate che cadono a pezzi, di villaggi abbandonati e cose così…ricordiamoci che qui siamo ospiti e di passaggio e i nostri figli hanno già un mondo marcio e complicato tmin eredità….impariamo qualcosa ogni tanto.

  6. La Lega  Lombarda se è vero che loro vogliono tagliare gli ettari di questo meraviglioso parco . Questo partito che una volta difendeva i diritti dei cittadini di montagna .dovrebbe sparire dal parlamento Italiano  . Spero che quando voteremo noi abitanti di questo meraviglioso Parco  ci ricorderemo si ciò wiwa L’ITALIA.WIWA IL PARCO DELL’ADAMELLO 

  7. È  una vera presa in giro, innalzare i confini del parco a quelle quote, vorrebbe dire tutelare pochissimo patrimonio  boschivo, rimarrebbero solo petraie, praterie d’alta montagna, e quel che rimane dei ghiacciai e nevai…

  8. Sogni&fiction 
    Le discussioni  su questi temi sono destinate a finire nell’irreale.
    Evaporano nel mondo fantastico della lotta del male [compreso il cattivo accusato – poi giudicato innocente] contro il bene.
    Il tutto a danno degli interessi concreti delle poche persone che abitano quei territori vessate dai sogni di milioni di persone che vivono altrove.

  9. Sembra di vedere la fiction di Kevin Koestner ove affaristi e politici senza scrupoli cercano di smembrare il terreno circostante il suo ranch per farne colate di cemento.Quando vi è gente come Lollobriggida a guidare i ministeri tutto è possibile.

  10. Renzo Videsott (che, dopo esser stato un valente sestogradista, ha ricoperto a lungo la carica di Direttore del Parco Nazionale del Gran Paradiso-PNGP) durante le sue uscite sul terreno girava col fucile in spalla. Ma non era per proteggersi dagli attacchi degli animali… Immagine simbolica per dire che Videsott ha difeso a spada tratta la sopravvivenza del Parco in un periodo in cui le popolazioni locali erano fortemente avverse al PNGP, perché lo consideravano un danno per la loro economia. Mi ricordo perfettamente, negli anni Settanta, le imprecazioni dei valligiani che rimproveravano la PNGP l’impossibilità di esser ricchi come i loro parenti delle altre valli della VdA, da Courmayeur a Cervinia, dove l’assenza di un parco aveva già permesso il dilagare dello sci di pista e relativo turismo. Dai e dai, il PNGP è uscito indenne da quel lungo e problematico periodo e ora le nuove generazioni di valligiani ringraziano che ci sia stato il Parco, perché apprezzano l’integrità delle loro valli dove si può sviluppare un turismo alternativo, slow e green come si dice oggi, un turismo che ora “tira” e quindi sostiene anche lo sviluppo delle valli. Quindi occorre stringere i denti, difendere il Parco dell’Adamello (se del caso, anche con il fucile in spalla) e sperare che il vento cambi anche lì. La variabile dominante è l’opinione dei valligiani residenti: bisogna “lavorare” su questa variabile, far capire loro che un parco non è un danno ma un’occasione di sviluppo alternativo.

  11. Ho sempre pensato che un parco è fatto soprattutto di persone che lo  “abitano”. Quelle persone sono il parco e  se questi dimostrano disaffezione nei confronti dello stesso è  probabile che qualcuno ne prenda il sopravvento..Ancora una volta dobbiamo coltivare  i nostri sogni e imparare a non calpestare i sogni delle generazioni a venire. 

  12. Ci sono tanti soldi di mezzo. E, appunto, il momento politico e culturale non è favorevole. Temo che ce la faranno. Guadagno rapido, contingente, irresistibile.

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