“È una mattina serena grazie al vento freddo che tiene lontane le nuvole, quando partiamo con le ciaspole per le due ore abbondanti di avvicinamento, cercando di capire in che direzione andare, visto che la cascata si intravede solo quando ci si trova direttamente sopra…”.
Ghiaccio in Norvegia
di Angelika Rainer
(pubblicato su Annuario CAI di Bergamo 2024)
Sono rimasta affascinata dall’arrampicata con piccozze e ramponi ormai quasi vent’anni fa, una passione che mi ha portata a partecipare alle gare di Coppa del Mondo di Ice Climbing e a compiere viaggi per provare vie di drytooling e di misto moderno al limite della scala graduatoria in diversi Paesi, ma anche a scalare in posti unici al mondo come il ghiaccio strapiombante delle Helmcken Falls in Canada. Negli ultimi anni ho voluto dedicarmi soprattutto all’arrampicata su roccia ma senza rinunciare completamente al ghiaccio. E così mi ha subito entusiasmata l’idea di alcuni amici di vecchia data, di fare insieme un viaggio per arrampicare su ghiaccio, questa volta non per cercare di ripetere linee impegnative ma per puro piacere. La nostra scelta è caduta sulla Mecca norvegese delle cascate, Hemsedal.
Dopo il breve viaggio in aereo seguito da tre ore di auto, io e l’amico altoatesino Martin ci riuniamo con gli amici austriaci Karina, Moni e Michi nella casa che abbiamo affittato per i prossimi dieci giorni. Una casetta come nelle fiabe, nascosta sotto un metro di neve e con una bandiera norvegese che sventolava orgogliosa nel cortile. Dalle piccole finestre vediamo solo montagne innevate e qualche casa di legno scuro come la nostra. Abbiamo scelto la posizione della casa appositamente una ventina di minuti fuori da Hemsedal per essere lontani dalla meta sciistica e poterci godere appieno la tranquillità dell’ambiente montano, ma anche perché quella posizione strategica ci permetteva di raggiungere facilmente non solo le cascate intorno a Hemsedal, ma anche quelle nella vallata che porta fino al Sognefjord, il fiordo più lungo e più profondo della Norvegia.
Per il primo giorno scegliamo una scalata con avvicinamento comodo e breve, le due cascate di Haugsfossen. La prima delle due è di IV grado e ci permette di scaldare i motori con due tiri tranquilli, la seconda si può salire in un unico tiro di 60 metri leggermente più verticali. Tra una piccozzata e l’altra, la Norvegia ci dà il benvenuto con qualche fiocco di neve che cade lieve. L’avvicinamento lungo una delle moltissime piste di fondo della zona, seguito da una salita tra gli alberi spogli, ci porta alla bella cascata di Tuvfossen che saliamo in due cordate parallele, vista la sua abbondante larghezza.
Una delle cascate che ci ha colpito di più sfogliando la guida è stata quella di Hydalsfossen. Un muro quasi verticale di 100 metri, totalmente esposto a nord, che quindi non vede il sole per alcuni mesi dell’anno e dove bisogna calarsi dall’alto per raggiungere la base della parete per poi risalire arrampicando.
E’ una mattina serena grazie al vento freddo che tiene lontane le nuvole, quando partiamo con le ciaspole per le due ore abbondanti di avvicinamento, cercando di capire in che direzione andare, visto che la cascata si intravede solo quando ci si trova direttamente sopra. Arrivati a destinazione cerchiamo di capire le condizioni in parete, spiando dai lati verso la cascata, che però appare totalmente coperta di neve ed è in questo momento che capiamo perché sui vari forum le salite erano segnate a fine stagione, tra marzo e aprile. Decidiamo di rinunciare, visto che si fatica persino a trovare i sassi dai quali calarsi, essendo anche loro sommersi dalla neve. Nessuno di noi però rimpiange la scelta di cercare questa cascata, avendoci regalato una ciaspolata purtroppo con zaino un po’ troppo pesante, ma con una vista mozzafiato sulle montagne a 360 gradi in una giornata in cui non si è vista una singola nuvola nel cielo.
Dopo i primi giorni trascorsi sulle cascate nella zona di Hemsedal, decidiamo di scendere verso Sognefjord. Non abbiamo una guida di quest’area e quindi abbiamo in mano solo qualche informazione trovata su internet. Scendendo lungo la vallata ci colpisce una cascata direttamente accanto la strada, ma decidiamo di proseguire fino al fiordo perché l’idea è quella di scalare una cascata situata proprio sopra al mare, che ci era stata consigliata da altri amici. Purtroppo, le temperature in rialzo da diversi giorni in questa zona hanno fatto sciogliere la cascata che si trova appunto a livello del mare. Decidiamo quindi di tornare a quote più alte, alla cascata vista lungo la strada e dopo una ricerca veloce su internet capiamo che si tratta di Seltunfossen, con quattro tiri facili che portano al muro principale con altrettanti tiri di IV+.
Il giorno seguente partiamo da casa ancora con il buio, diretti verso la cascata di Haugsgjell, una bellissima colata che Martin aveva visto dalla macchina il giorno prima. Situata in cima a una valle laterale di Laerdal, incastonata in un canyon di roccia scura, offre una scalata bellissima in un ambiente impressionante e dal terzo tiro in poi ci regala la vista sul fiordo sullo sfondo. L’avvicinamento di due ore lungo un ripido ghiaione fatto inizialmente di sassi piccoli che diventano massi sempre più grandi man mano che si sale, la scalata di diversi tiri (il primo tiro è di V grado, i successivi leggermente più facili) e infine la discesa lungo il ghiaione con i frontalini, la rendono una di quelle giornate stancanti ma soddisfacenti.
Come mi è già capitato in altri viaggi, l’ultimo giorno si scatena una bufera di neve. E’ forse il modo dei posti nordici per dirci addio? Ci godiamo quindi lo spettacolo della natura, ammirando dal dentro della nostra casetta la neve che cade e il vento che ulula: io decido di viziare gli amici austriaci con una pizza fatta in casa per poi concludere l’ultima sera in terra norvegese con le tipiche cinnamon rolls ovvero delle brioche di cannella, anche queste preparate da me.
Scopri di più da GognaBlog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.




Quasi trenta volte in Norvegia. Sempre una meraviglia.