Il documento per le Tre Cime di Lavaredo
Documento sottoscritto da Coordinamento Associazioni e Comitati locali per l’Ambiente e la Legalità (Mountain Wilderness Italia, Italia Nostra sezione di Belluno, WWF O.A. Terre del Piave, Libera Cadore presidio Barbara Rizzo, Ecoistituto Veneto A. Langer, Gruppo Promotore Parco del Cadore, Peraltrestrade Dolomiti) e da CAI Veneto, CAI Alto Adige e Alpenverein Südtirol
Analisi e proposte del Coordinamento delle associazioni ambientaliste
Dopo 40 anni durante i quali il tema dell’eccesso di turismo alle Tre Cime di Lavaredo con auto e altri mezzi privati e relativi parcheggi è stato più volte affrontato, in particolare dalle associazioni ambientaliste, ma anche da Enti Locali del territorio (1), l’incontro tenutosi a Auronzo di Cadore il 29 marzo 2025, promosso dalle associazioni ambientaliste, alla presenza di oltre 150 persone, ha posto alcune basi per affrontare concretamente la situazione (2).
Oggi il problema è evidente a tutti: di overturismo e di traffico prima si vive, poi si soffoca e poi, nel tempo, purtroppo si muore. Muore la bellezza delle nostre montagne; muore la credibilità di chi gestisce territori delicati e fragili; muore il turismo di qualità, quindi l’ospitalità; muoiono i paesi ormai impossibilitati a rispondere con efficacia alla ressa che travolge tesori di valore inestimabile. Quando il turismo, da economia complementare di altre attività, diventa monoeconomia e monocultura, diviene dannoso e pericoloso, soprattutto per i residenti: costo di affitti e di case che lievita, inquinamento, investimenti pubblici che vengono dirottati su un settore (turismo estivo o invernale) comunque destinato a fallire per il suo gigantismo vorace. Il tutto a scapito di servizi necessari ai cittadini tutto l’anno. Un esempio per tutti: i trasporti. D’estate corse frequenti di pullman per destinazioni diversificate e in autunno, all’aprirsi delle scuole, corse dimezzate o, come avvenuto di recente, soppresse.
Nell’incontro di Auronzo del 29 marzo 2025 le Associazioni hanno preso atto dell’impegno dell’Amministrazione comunale di Auronzo di fornire una prima risposta al problema con la prenotazione degli accessi, entrata effettivamente in vigore a fine maggio per la stagione estiva 2025.
Riteniamo significative le decisioni riguardanti tanto la prenotazione obbligatoria dell’accesso alle Tre Cime (con conseguente presenza di un numero chiuso di auto che possono salire), quanto il potenziamento del trasporto con navette, affidato all’Ente Pubblico e a gestori privati; dopo un primo anno di sperimentazione sarà necessario valutare i risultati sotto diversi punti di vista per incidere maggiormente e per raggiungere – con la dovuta gradualità ma in tempi che a nostro avviso dovranno essere brevi – l’obiettivo finale, che è quello di liberare le Tre Cime di Lavaredo dalle auto private (nonché camper, moto, ecc..), esclusi i mezzi di soccorso e quelli a sostegno dei servizi.
Siamo consapevoli di quanto sia difficile eradicare un sistema consolidato che fino a ieri sembrava impossibile modificare. Quanto avvenuto in altre località alpine, anche a noi vicine, dimostra al contrario che è possibile ottenere successi e diffondere una cultura consapevole dei valori che la montagna porta con sé attuando misure che, anche se all’inizio sembrano penalizzanti, si rivelano in tempi brevi vincenti e lungimiranti, legate a una frequentazione più rispettosa della qualità dei luoghi, di chi ospita e di chi viene ospitato.
Tra i valori che tali scelte recuperano e mettono in evidenza ricordiamo:
– la bellezza dei luoghi;
– i paesaggi liberi;
– la riduzione drastica dei rumori e dell’inquinamento, anche luminoso;
– la riappropriazione della conoscenza dell’ambiente che ci circonda e che deve offrire ospitalità anche a specie animali e vegetali, molte delle quali rare e altamente a rischio;
– la riduzione drastica dei consumi di risorse naturali quali l’acqua e il suolo;
– la riduzione drastica della produzione e dello smaltimento di rifiuti e degli scarichi di reflui nelle alte quote.
Siamo consapevoli della complessità che si trova ad affrontare una realtà interprovinciale e interregionale come è quella delle Tre Cime di Lavaredo in quanto:
1) la situazione attuale comporta per la municipalità di Auronzo criticità di gestione e pone molti interrogativi per assicurare all’ente le risorse derivanti dal pedaggio per l’accesso alla strada, altrimenti difficilmente reperibili, tanto che sono da valutare eventuali compensazioni;
2) il tema coinvolge una pluralità di soggetti istituzionali: Regioni, Province, Comuni del Cadore, Comuni dell’Alto Adige, Regole proprietarie dei terreni, Parchi e aree protette che insistono sull’area, ecc.
È necessario tornare a investire nella qualità dell’offerta, nella razionalizzazione degli accessi, nella riqualificazione degli edifici, nel risparmio energetico. Questo percorso porterà, inevitabilmente, a una maggiore informazione e formazione nel campo delle conoscenze naturalistiche e storiche e diffonderà cultura e valori autentici della montagna promuovendo innovazione e nuovi lavori più qualificati.
La scelta di intervenire in tal senso favorirà l’accesso ai fondi comunitari, in particolar modo agli stanziamenti previsti per la legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law) entrata in vigore il 18 agosto 1924.
Si dovrà tornare a investire sulla qualità della vita dei residenti. L’offerta di servizi dovrà nascere da un confronto con i diversi attori che operano e vivono sul territorio e portare a scelte coerenti con gli obiettivi citati, non più succubi delle richieste, per lo più aggressive, di soggetti o operatori esterni che, senza alcuno scrupolo, progettano consumo di territorio e mutamenti di paesaggio.
Affrontare insieme la difficile e complessa soluzione del traffico automobilistico alle Tre Cime è una sfida non solo per le comunità locali ma per tutte le altre montagne del mondo, belle e sovraffollate, soffocate dalla loro notorietà. In tutta Italia e nel Mondo le proteste per l’eccesso di turismo aumentano creando disagio a tutti. In sintesi, occorre trovare un nuovo equilibrio, ridisegnare i parametri, rinnovare e reinventare le aspettative e le proposte.
La nostra Costituzione ci invita a investire in percorsi che lascino alle prossime generazioni integrità, naturalità e paesaggi il più possibile intonsi.
Consapevoli che quanto si propone è un percorso complesso e con possibili ricadute a livello internazionale, fin da subito il nostro Coordinamento ha sollecitato le Amministrazioni pubbliche a chiedere alla Fondazione Dolomiti UNESCO di assumersi il compito di coordinare l’intero processo.
Alla Fondazione riconosciamo capacità di progettazione ampia, di coordinamento, di promozione, di confronto, come avvenuto in tempi ormai lontani con il documento di gestione del patrimonio #DOLOMITI2040.
Per arrivare a questo sarà necessario avvalersi di uno studio ad hoc, fondato su basi scientifiche, che affronti il problema del carico antropico massimo possibile sull’intera area, che valuti anche il potenziale del carico sopportabile dalla sentieristica e quali ristrette potenzialità offrire alle biciclette.
Come Associazioni siamo disponibili a contribuire al confronto sui vari tavoli, assieme al Ministero dell’Ambiente, alle Istituzioni, agli operatori economici e a tutte le realtà a diverso titolo coinvolte.
La posizione delle Associazioni: alcuni NO decisi e molti SÌ
– divieto assoluto dell’attività di eliturismo, quindi anche di atterraggi e decolli. L’uso dell’elicottero e altri mezzi a motore rimane consentito per soccorso e fornitura materiali e sostegno alle attività produttive;
– divieto certo e controllabile dell’uso delle motoslitte a uso turistico (a esclusione di interventi di soccorso, rifornimenti ad attività produttive, altre emergenze);
– un no deciso alla prospettiva di una cabinovia con partenza da Misurina verso le Tre Cime, in quanto si sovrappone a una infrastruttura esistente (l’attuale strada). La proposta di cabinovia comporterebbe una ulteriore infrastrutturazione delle alte quote, in totale assenza di spazi a valle per i parcheggi.
Vediamo invece con favore:
– il trasporto persone con servizio di navette, per lo più elettriche o ad alta efficienza, da Auronzo, Cortina, Dobbiaco e dalla Stazione FFSS di Calalzo di Cadore con arrivo diversificato rispetto la zona del Rifugio Auronzo e la base delle Tre Cime in modo da riportare l’area all’originaria condizione ambientale (garantendo la sola accessibilità alle persone con disabilità e ai gestori dei rifugi);
– la realizzazione del “Geoparco delle Tre Cime”: un geosito di interesse geologico, archeologico, ecologico, storico e culturale per diffondere una frequentazione della montagna rispettosa e consapevole;
– la possibilità della chiusura ai transiti, anche per le navette, di un fine settimana al mese: tre giorni definibili “giorni di silenzio” nell’accesso alle Tre Cime di Lavaredo. Si tratta di una offerta rivolta alle sempre più numerose persone che cercano questo tipo di rapporto/esperienza nella natura e disertano le zone troppo congestionate. Verrebbe consentito solo l’accesso a piedi, eventualmente accompagnati da istruttori e accompagnatori, guide alpine e quanti sono impegnati in attività naturalistiche e percorsi culturali che rientrano nelle emergenti, e sempre più richieste, professioni “verdi” (green jobs);
– riservare ai residenti e ai turisti che frequentano abitualmente le Dolomiti o decidono di farlo per periodi lunghi (oltre i 10 giorni), qualche vantaggio/priorità nell’usufruire dei servizi offerti, durante tutto l’anno, a cominciare dai trasporti;
– proporre e incentivare un turismo a media e lunga permanenza che garantirebbe ricadute positive anche sui posti di lavoro e maggiori entrate alle attività del territorio;
– la richiesta alla politica di rivedere, una volte per tutte, l’organizzazione dei trasporti pubblici potenziando i servizi, per residenti e ospiti, sostenendo e potenziando un’intermobilità in tutta l’area a partire, come punto di riferimento operativo, dalla stazione di Calalzo. Lavori in tal senso sono finanziati in alcune zone dagli stanziamenti per le Olimpiadi Milano Cortina. Peccato che per il Centro Cadore, il Comelico, la Valle del Boite non sia stato previsto nulla, mentre c’è chi ancora vorrebbe riesumare il fantasma del prolungamento dell’A27 sotto la spinta delle lobby del cemento e delle grandi opere.
Queste analisi e proposte rappresentano la sintesi di un documento più corposo e articolato, frutto del lavoro di lungo periodo delle diversi associazioni ambientaliste e dei contributi che alcuni cittadini hanno fatto pervenire all’e-mail di Peraltrestrade o direttamente agli esponenti del mondo associativo a seguito dell’incontro del 29 marzo di Auronzo.
Tale documento sarà portato come contributo al tavolo di lavoro che auspichiamo possa partire a breve, coordinato, come da noi più volte proposto, dalla Fondazione Dolomiti Unesco.
Note
(1) L’ultima volta da parte delle amministrazioni comunali della Val Pusteria, nel febbraio 2025. Importante ricordare le azioni e le proposte avanzate fin dagli anni ‘80 da SOS Dolomites, negli anni ‘90 da Mountain Wilderness Italia, gli impegni verbali assunti nel corso del processo di condivisione della strategia Dolomiti 2040 con la Fondazione Dolomiti UNESCO dal 2017 in poi.
(2) Il video dell’incontro di Auronzo del 29 marzo 2025 è caricato sul canale youtube di Peraltrestrade https://www.youtube.com/watch?v=s-ozCh7M8Mo
Pieve di Cadore, 26 giugno 2025
(16° anniversario del riconoscimento internazionale di Dolomiti Patrimonio naturale dell’umanità)
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Germano 34), ma in quale epoca vivi?
La TV?
I voli aerei che costano meno?
Le dolomiti montagne più belle del mondo?
Accozzaglia di banalità anni ’70 che avrebbe potuto dire uno di Milano che sogna e fa le ferie nello stesso posto per tutta la vita e poi muore.
Marcello… 20… Si, sostengo che la nomina UNESCO per le Dolomiti (non tutte le Dolomiti ricadono in suddetto “patrimonio) rappresenti un vero cancro per questi posti.
92 MINUTI DI APPLAUSI!!!!
vede.boomer.dappertutto.
cuggino, tu sicuramente non quello in punteggiatura 😉 spartaco, ma sei terrone per davvero o semplicemente un boomer che non sa scrivere con la tastiera digitale?
chissa.che titolo di studio.sfodera.stavolta.
Credici.
Credici forte, forte, stringendo i pugnetti.
E se poi lo dici per tre volte di fila alla stella della sera prima di fare la nanna, vedrai che poi s’avvera.
è bello vedere come ti rode il culo quando metto a nudo la tua nullità. Ne sono davvero felice, ho colto ancora una volta nel segno, e ogni volta vedo che le tue reazioni sono sempre più rabbiose. A poco a poco sta emergendo la coscienza che hai soffocato per una vita sotto alla montagna di benessere e disimpegno di cui ti sei ricoperto. Credi di conoscermi eppure non hai la più pallida idea di chi io sia, te lo garantisco. Ho capito a chi stai pensando, anche lì sei caduto pienamente nella mia trappola. A tempo debito verrò allo scoperto. Ciao fallito, buon rodimento di fegato 😉
L’unico cancro vero da estirpare è la mentalità di quelli come te “Eugenia” che pretendono di sapere quello che pensano e facciano gli altri (e pensano pure di conoscerli) per scienza infusa.
Solo perché ho definito il tuo comportamento imbecille come “bega tra locals”, non significa affatto che per me tutto rientri in questa fattispecie.
Il fatto che il manifesto di impegno sociale firmato in nome degli abitanti di Tessari sia un evidente falso prodotto da anonimi e che gli abitanti di Tessari se ne battano la ciolla, non significa che io ritenga “beghe” altre cause, A cui ho anche dato il mio sostegno e la mia firma (a differenza tua)
Sono proprio quelli come te “Eugenia” quelli che si rifiutano di vedere il quadro completo e che anzi pretendono che la loro posizione sia, siccome loro, il solo quadro accettabile.
Sei un povero imbecille “Eugenia” e un mentecatto, capace solo di sbullonare 4 spit su 2 viette di fondovalle, solo perché ti sta sul culo chi le ha aperte.
E sei un vigliacco, perché non hai nemmeno il coraggio di ammetterlo.
eppure, stando ai mattei, anche tutto ciò ricade nelle “beghe locali”, e chi produce questi manifesti o documenti programmatici ha sempre la colpa di essere un beghista, uno che ha interessi, uno che non vede il quadro completo come lo vede lui, lui che sente sempre la puzza di beghismo in queste manifestazioni di impegno sociale che vanno oltre l’interesse. Quindi l’interesse per quelli come lui è sempre dietro l’angolo. Questa forma di relativizzazione dell’impegno sociale è forse un modo per mascherare il proprio disimpegno, altrimenti indifendibile? trovo questi atteggiamenti davvero intollerabili, un cancro da estirpare.
Anni e anni e ancora anni di guide e pubblicazioni varie con decantazioni su quotidiani e settimanali, fiere turisticopromozionali da Shangai a New York passando per Mosca quando c’era il beneplacito.
Scalette in acciaio , cavetti e fittoni a prova di vertiginosi fin pochi anni prima timorosi e riluttanti.
Materiali ultraleggeri e capetti tecnici di ogni sorta marca colore e foggia non intesa come città…che fa figo solo a vederli in vetrina con catene di negozi sparsi a pioggia…
Scalette …dicevo che si aggiungono ad impianti a bifune, trifune e quant altro si può inventare…”rifugi” che lo sono sempre meno…
Un po piu’ di grana in tasca e noia da scacciare che in passato.
Carico da 11: tutorial di ogni specie,zona e angolo dolo-mitiko, socialfacciabucogrammtoktik con selfie obbligatorio da nonnina al dodicenne e il piazzale del Lavaredo lo vogliamo vuoto anni ’80 e i tornelli con le ragnatele?
Mmmmm.
E dimenticavo, Falco sempre pronto al volo…come non esser tentati da tanta mercificazione della bellezza e non volerne far parte?
Ben vengano quindi documenti e protocolli che si assommano al lavoro già svolto ,ma dubito servano ad arginare e calmierare quanto descritto sopra e che fa a pugni con chi invece si frega mani e portafoglio dell andazzo.
Trovo interessante e positivo l’appello delle varie associazioni riportato in questo articolo. Le Dolomiti sono le montagne più belle del mondo anche per me, non solo per l’Unesco, o per Messner che lo urlava nei suoi libri da ben prima della dichiarazione del giugno 2009 dell’Unesco, o per le frotte di turisti moltiplicatisi a dismisura già prima del 2009 (e vidi nettamente la differenza dai miei primi anni di arrampicate, a inizi ’80, compreso l’arrivo discutibile di qualche speculazione di troppo di affaristi , locali o esterni , assieme ad uno sviluppo e ad un innalzamento del tenore di vita/ricchezza delle popolazioni residenti che senz’altro non si può considerare negativo in sé, a priori) . Una certa parte di queste montagne, sono d’accordo , è perduta, anche se non si può dire per “sempre”.
In questo senso, il tentativo dell’appello di questa associazione è meritorio.
Personalmente , credo che l’Unesco non c’entri proprio un bel niente, ma proprio uno zero. Il forte aumento del turismo e quindi la tensione cui è stato sottoposto l’ambiente, si è verificata negli ultimi 10-15 anni, soprattutto perché ha incrociato una maggior mobilità sociale e turistica delle persone in tutto il mondo , in seguito al calo del prezzo di biglietti aerei e altri fenomeni economici indipendenti, ed è un fenomeno sociale globale .
E penso che nelle attuali situazioni assurde , tipo Seceda, Braies, il Lago di Sorapis, o gli hotspot per le foto sui Cadini eccetera eccetera , pesino invece la TV e la tecnologia digitale di Internet e gli influencer. L’Unesco conta zero al quoto. Il resto ce lo mette la bellezza delle Dolomiti.
In questa disponibilità di giganteschi flussi di cassa potenziali, è giusto che ci siano enti sovraordinati e che le piccole amministrazioni locali non siano lasciate sole di fronte a questi fenomeni di possibili squilibri, essendo gli interessi economici in gioco troppo più forti di loro e potendole facilmente travolgere. Certo , devono dire la loro, ma da sole sono troppo deboli per resistere alla forza del denaro e quindi non essere strumentalizzate e vinte da quello.
In sintesi, qui come altrove, I SOLDI sono quelli che cambiano il mondo , anche in senso negativo . E che qualcuno si faccia carico di tentativi di, non dico bloccare , sarebbe da ingenui , ma di temperare e regolare la loro forza gigantesca , non può che essere visto positivamente.
Poi nel senso pratico , lo si faccia al meglio possibile. Ma l’intento non è solo alto e nobile , ma doveroso e quasi obbligatorio , per chi non ragioni solo per logica predatoria ma abbia un minimo di rispetto per il futuro.
Ciao
Questo però cozza con le posizioni di molti che almeno sulla carta sono ovviamente contrari al sovraffollamento, ma poi ogni questione diventa localismo e una storia di interessi privati. Ho letto con interesse i commenti che si sono susseguiti, e mi sembra che ci sia sempre un modo per sminuire l’operato di chi si batte per queste cose. Ora, non conosco le vicende dei sovraffollamenti veronesi di cui si parla, ma conosco bene quelle delle dolomiti, e anche lì anni fa si gridava alle “beghe locali”, come sono state chiamate, mentre ora si piange sul latte versato, un latte che decenni fa alcuni avevano messo per bene a fuoco, sprezzati appunto da chi già allora li additava come invidiosi del successo economico altrui. Il tempo ha dato loro ragione, eppure ancora ripetiamo gli stessi errori: il benaltrismo di cui si parlava in qualche commento è davvero una bella piaga: c’è sempre qualcosa d’altro e di più importante di cui occuparsi, anche se non si capisce bene cosa, e ogni battaglia viene sminuita e relativizzata. Questo lo trovo moltissimo anche nelle realtà in cui abitualmente mi muovo, e davvero mi dispiace.
1e 26 d’accordissimo con Cominetti Unesco e’ una entità malsana che porta visibilità e sfruttamento dove mette piede , che fa girare l’economia e che non dichiara mai i propri fallimenti, ti mette in lista per qualche accorgimento per metterti nella condizione di trattare ma poi almeno in Italia non mi risulta abbia mai preso provvedimenti e disconoscimenti dai suoi Principi e Valori. Dal 2009 il turismo dal mondo intero è stato esponenziale con la Patacca UNESCO nelle Dolomiti e’ un fatto oggettivo.
scusate c’è un “non” di troppo
Cominetti, non spetta certo a UNESCO di “proteggere” i luoghi dichiarati “Patrimonio”: come potrebbe, senza disporre di alcun potere coercitivo?
Della tutela dovrebbe occuparsi lo Stato Parte (ovvero quello stato che ha ratificato la Convenzione sul Patrimonio Mondiale) attraverso gli enti locali.
L’unica cosa che può fare UNESCO è monitorare la situazione, chiedere chiarimenti allo Stato Parte, inserire il sito nella “Lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo” (Venezia ha rischiato questo provvedimento) o, infine, rimovere del tutto il sito (è già successo in passato).
Quindi limiti e regole ci sono, però è tua responsabilità (ovvero della tua comunità) rispettarli, che sarebbe poi l’impegno preso candidandosi all’inserimento nellalista.
Ma se la candidatura stessa è stata fatta con intento predatorio, non sarà certo l’UNESCO a impedirne tale esito.
Libero tu di considerare UNESCO e altri enti come inutili e – con logica da tabula rasa tipicamente yankee di cui Trump è degno rappresentante – auspicarne la scomparsa a prescindere.
Ma, in questo modo, per colpa del fallimento in Dolomiti (che oggettivamente si può considerare un fallimento e del quale possiamo discutere su chi abbia più colpa e se sia opportuno arrivare fino alla loro cancellazione dalla lista UNESCO) danneggeresti anche quei siti che da UNESCO hanno tratto e traggono tutt’ora beneficio.
Per colpa di qualcuno non si fa più credito a nessuno.
E’ questa la tua logica, Cominetti?
La soluzione è estremamente semplice: convincere albergatori, affittacamere, ristoratori, rifugisti, gestori di sale giochi, brand del lusso e tutti gli altri operatori del settore turistico montano a tornare a fare i pastori, i boscaioli, i coltivatori di mais e patate ecc. Semplice no??
Le zone “overturisticizzate” sono ormai definitivamente perse! Qualsiasi cosa venga proposta è solo “accanimento terapeutico”. Cerchiamo solo di salvare il salvabile ancora non definitivamente non compromesso
Le Apuane sono l’esempio eclatante del “fanculo la loro conservazione”. Un tempo le popolazioni locali ci si sfavano, sopravvivenza pura tra mille pericoli e fatiche. Adesso girano i miliardi.
1 e 26 Cominetti d’accordissimo Unesco e’ il peccato Originale di tante sventure in tante situazioni nel nostro Cosmo , mai e poi mai ha riconosciuto i propri fallimenti. https://open.spotify.com/track/1CGMROL9Dq7oef8BacNfVF?si=VRwLz2uVR-S1H6bYa8_x_w&context=spotify%3Aalbum%3A773hYoiddKyJ2Gkm2Ls44B
Balsamo, UNESCO ha accelerato il processo, ok. I locals non hanno saputo prenderlo come un’occasione per cambiare. Un po’ è vero, ma non poteva essere di certo UNESCO tale occasione. Critico però UNESCO perché è un ente predatorio che si lancia su mete altisonanti per poter esistere. Non “protegge” un bel niente. Da fuori dal coro pensavo che UNESCO ti desse la sua patacca se però rispettava certi vincoli di non proliferazione turistica a scopo speculativo. Almeno. E invece no. Raggiunto il suo scopo, UNESCO, va a cercarsi altre prede e continua a esistere per se stessa. Non mette né regole né limiti. Se ne va.
Quello che voglio dire, Cominetti, è che il fenomeno era già in atto in molte zone (tipo Gardena, Alta Badia et similia), da assai prima dell’entrata in scena dell’UNESCO, con il destino già scritto e la “puzza di bruciato” che si sentiva già da anni (per chi non si turava il naso, naturalmente, altri, invece, causa puzza hanno cambiato destinazioni).
UNESCO ha velocizzato il processo? E’ possibile: chissà quanti appartenenti alla “massa appecorata” (cit.) hanno associato UNESCO a maggiore attrattività e quanti invece sono stati calamitati dal battage pubblicitario che ne è seguito.
UNESCO poteva essere un’occasione di svolta. Cosa avrebbe significato UNESCO per le Dolomiti era nelle mani degli abitanti e delle amministrazioni locali, e invece la si è sfruttata per proseguire ancora con la solita visione predatoria. Peccato.
Ma almeno lo si dica chiaro, una buona volta: altro che UNESCO, la causa di tutto ciò è la nostra voglia di fare la crana e quanta più possibile, dunque se le montagne sono il mezzo per farla ‘fanculo la loro conservazione.
ti mancano proprio le basi culturali per il confronto con una del mio calibro, conoscendoti lo sapevo già. Per le piccole comunità, al fine di non essere schiacciate dal benessere e dal disimpegno di quelli come te e dagli interessi economici e politici di altri, è l’unica via, mentre in generale evidentemente non lo è, più chiaro ora? vuoi un disegnino colorato? ero sicura che ci saresti cascato come un pollo, dalle mie parti si dice “l’è come darghe a uno che caga” (traduzione colorita del proverbiale “sparare sulla croce rossa”), e con te calza a pennello Matteo!
“l’unica via per le piccole comunità è quella di decidere del proprio destino” [#11]
“non le uniche” [#22]
“saluti dal vicentino” [#13] “schiodature in Valdadige” [#21]
Io ero a scalare e non solo con mia figlia nella culla e prototipo dell’overtourism senza mai trovare qualcun altro davanti o dietro e senza sottostare minimamente al minimo compromesso con il portato dell’ovetourism (vabbé, magari qualche saltuaria espressione di disappunto per le strade interrotte dalla Maratona delle Dolomiti e/o infestate da incapaci camperisti…)
E tu oltre a patetiche contraddizioni continui a non riuscire a scrivere le mie iniziali.
non le uniche, come ho già avuto modo di spiegarti: ma hanno tutto il diritto di manifestare la propria disapprovazione anche con azioni forti, cosa che il tuo radicachicchismo non ti permette di concepire evidentemente. C’è sempre una via di mediazione vero, non sai come e quale sia, ma c’è, tu intanto sei a scalare da qualche parte ma la via c’è, siamo solo noi a non capirla giusto? Ridicolo cazzo…
Gamaz concordo con te, motivo per cui sto rompendo il cazzo a Matteo e i suoi vari emuli che ci hanno scartavetrato la minchia sul post delle schiodature in Valdadige, etichettando il tutto come “beghe locali” quando invece il vero problema, anche là, era ed è il luna park che hanno creato a scapito di una comunità di qualche decina di abitanti. Ma il loro ego di opinionisti disimpegnati si deve forzatamente manifestare, non possono farne a meno evidentemente, hanno la necessità di farti capire che loro ne sanno di più, che tu sei tutto una bega locale, che i problemi sono ben altri, e che la colpa in qualche modo è sempre di chi pone il problema. Loro nel frattempo sono a scalare da qualche parte con i loro figli, sai conoscono zone non ancora intaccate dal sovraffollamento, va bene così. Per questo continuo a puntare il dito, è anche a causa di questi atteggiamenti disimpegnati e altezzosi che siamo ridotti così.
Balsamo, io non so dove vivi ma io vivo qua, nel bel mezzo delle Dolomiti. Quello che sostengo è quello che vedo con gli occhi e che tocco con mano. Non sono qui in vacanza, come fa la più parte dei frequentatori del blog e penss che una settimana ogni tanto sia sufficiente a capire tematiche complesse e influenzate da mille situazioni. Vivere in un posto non è come venirci in vacanza.
Si, sostengo che la nomina UNESCO per le Dolomiti (non tutte le Dolomiti ricadono in suddetto “patrimonio) rappresenti un vero cancro per questi posti.
Prima di suddetta nomina ogni località contava il tutto esaurito già da anni, sia d’estate che d’inverno. La patacca UNESCO ha attratto orde di turisti in più e quindi il montanaro medio cosa fa? Amplia hotel, impianti, strade, sentieri e tutto quanto sia utile ad accogliere più massa appecorata (cito me stesso) pagante.
Personalmente non rientro nella categoria del montanaro medio (si, me lo dico da solo perché sono maschio alfa. Ti anticipo) perché già prima della nomina UNESCO, sentendo puzza di bruciato e conoscendo abbastanza bene altre località cui era capitata la stessa sorte, sostenevo che sarebbe stato il casino che in effetti è arrivato. In questo il montanaro medio ha colpa. Si chiama avidità ed è un sentimento che acceca tutti gli altri.
Io lo patisco perché cerco di svolgere la mia professione di guida, prima di tutto nel rispetto dell’ambiente, pur comportando perdita di lavoro costante perché certi lavori mi rifiuto di farli dicendolo apertamente a potenziali clienti.
UNESCO opera per autosostenersi e basta. Spero che Trump (che non è certamente il mio politico ideale) chiuda quanti più enti mangiasoldi possibili, UNESCO incluso.
“Eugenia” tu (con tutti gli altri nick che ti spalleggiano) che saluti dal vicentino e che ti arroghi il diritto di parlare (e di agire!) in nome di un paese veronese, non hai mai risposto alle osservazioni che ti sono state fatte e invece di farlo provochi e passi il tempo a insultare.
Ripeto solo le ultime, nel caso ti fossero sfuggite:
– se sai chi sono scrivi le mie iniziali
– se le piccole comunità per difendersi devono essere le uniche ad aver voce in capitolo sulle questioni locali, allora affermi che Lavaredo è giusto che sia così com’è
Cosa vuoi che mi importi se tu mi hai dato del coglione? L’hai fatto perché non sai rispondere e definisce meglio te di me
Che squallore in questo blog, dove ad ogni post fate a gara a chi scrive di più, pontifica di più, offende di più, va più fuori tema ecc.
Qui il tema, urgente ma difficile da risolvere, sono le Tre Cime ormai ridotte a luna park e macchinette mangiasoldi, non le frustrazioni dei singoli “opinionisti”.
Lo trovo penoso, ma è lo specchio dei tempi.
Matteo, ti ho dato del coglione, entra nel merito della discussione per salvare la tua dignità. Come spieghi questo cortocircuito neuronale che ti affligge? Tu e i tuoi amici sovraffollatori disimpegnati vi smentite da soli un commento sì e uno anche…
Tu per andare in cortocircuito neuronale dovresti averne almeno 2 alimentati contemporaneamente…
Balsamo, qui ti stai interfacciando con persone che criticano apertamente quando la popolazione di un luogo, a fronte di amministrazioni che non vedono più in là del loro naso, prendono iniziative, bollandoli come “beghisti” locali, per poi trovare gli stessi a stigmatizzare i locals che negli anni hanno permesso gli abusi e ora si lamentano del sovraffollamento. Rendiamoci conto, ragazzi e ragazze, del livello di cortocircuito neuronale di cui sono vittime i mattei e i caminetti, e hanno pure il coraggio di continuare a rompere i coglioni.
Trovare una causa esogena ai problemi consente di tacitare la coscienza e proseguire come se nulla fosse.
Ma guarda te questa UNESCO che “con il favore delle tenebre” (cit.) mette “le sue mani” sulle cose altrui! 🙂
Come se strada e parcheggio dell’Auronzo li avesse costruiti l’UNESCO e la denominazione di “Patrimonio dell’Umanità” fosse stata imposta dall’UNESCO.
Cominetti, veramente, dopo aver riempito (quasi) ovunque di strade in quota, impianti di risalita, piste da sci, impianti di innevamento artificiale, hotel, rifugi, bivacchi e qualsiasi altra cosa atta ad agevolare la frequentazione della montagna, fatto pubblicità d’ogni genere, inventato selleronde, no-limits, musica a palla e cubiste (vabbè, passi per le cubiste 🙂 ) per attrarre sempre più gente, ora qualcuno si meraviglia del risultato (assolutamente voluto e non casuale) che sempre più gente va in montagna e si dà la colpa del “peggioramento” all’UNESCO?
Ma UNESCO è solo l’ultimo tassello (di cui non c’era certo bisogno), la ciliegina sulla torta di un sistema che è in moto almeno dagli anni ’80 con un crescendo esponenziale.
E ora, con le tasche piene di crana, si scopre che l’overtourism è brutto?
Ma dai!
Un pò di autocritica del proprio operato renderebbe più credibili (non il tuo in particolare, Cominetti, quello degli autoctoni in generale e delle amministrazioni locali che li rappresentano e che hanno permesso, finanziato e tollerato tutto questo).
O la colpa è sempre di qualcun altro?
Richiami la “massa appecorata” (cit.) in tutti i modi possibili e poi ti lamenti che questa arriva. Ma cose da pazzi…
bravissimo, vedo che, pur a fatica, ti funzionano le rotelle quando qualcuno ti prende per manina e ti porta con lei/lui. Hai già detto tutto, sono sicuro che ragionandoci sopra ancora un po’ capirai quello che noi cerchiamo di spiegarti da novembre 2024 (tempi lunghissimi per te). Puoi farlo mentre “lavori”, o sei ancora in vacanza? saluti dal vicentino 😉
Oddio, l’Eugenia dai multiformi nick e dal genere variabile con questi, fa l’offesa senza arrivare a pensare che “scopa di più” vale forse più per i maschi che per le femmine…quando si dice “intelligenza”!
Continui a presumere di sapere chi sono, ma non penso proprio che sia così: nel caso ti autorizzo a pubblicare il mio nome e cognome. O solo le mie iniziali, se preferisci, se pensi che scrivere il mio nome e cognome potrebbe aiutare a scoprire il tuo.
Comunque se voi (plurale maiestatis, immagino) che sostenete, “che l’unica via per le piccole comunità è quella di decidere del proprio destino, perché se aspettiamo i rigurgiti di morale” vuol dire che ritenete che la situazione a Lavaredo vada bene così, visto che l’ha decisa il comune di Auronzo?
Oppure Auronzo (3000 abitanti) non rientra nella tua definizione di “piccola comunità”?
ecco, ci mancava effettivamente il commento sessista a una donna invitata a scopare di più, grazie Caminettistellalpinabrachicefala, preso nota. Per quanto riguarda Mattardo, caro Luca, noi sosteniamo che l’unica via per le piccole comunità è quella di decidere del proprio destino, perché se aspettiamo i rigurgiti di morale dei climbers come matteo e moltri altri qui, stiamo freschi, loro li troviamo a scalare da qualche altra parte. Teo: so benissimo chi sei, tranquillo che non ti ho scambiato con nessun altro. Proprio per questo mi stai altamente sulle palle. Tu invece, per mia fortuna, brancoli ancora nel buio più totale, e questo mi fa un enorme piacere. Sei molto meno furbo di quello che credi.
Mah. Forse un bel gesto nei confronti di questo stato di cose sarebbe che il cai tenesse l’ auronzo in rovina come fa lo stato con le caserme. Paesi morti e deserti con le seconde…..e forse anche le tre cime potrebbero tornare ad ospitare la Zia Eugenia & Figlia
Intendevo che è del Cai il rif. Auronzo. Il parcheggio è del Comune di Auronzo, altrimenti non ci sarebbe ‘sto casino.
Alla Sig.ra Eugenia, ammesso che esista in quanto tale, suggerisco una più qualitativa, remunerativa nonché sfrenata, attività sessuale.
Che fa bene anche alla scalata. Giuro.
Nono, semmai la “signora Eugenia” incolpa me di classificare ogni cosa come “localismo” solo perché ho osato definire bega tra locals la sua diatriba con i valdalponi e le loro vie plaisir.
La soluzione della sedicente “signora Eugenia” è che i locals hanno tutto il diritto di fare quello che vogliono a casa loro (e quindi anche di schiodare vie).
Io sostengo ed ho sempre sostenuto che lasciare il monopolio decisionale a qualcuno (in realtà in qualunque campo) porta quasi con certezza a finire a schifio, come il parcheggio in Lavaredo, per intenderci.
E l’ho voluto sottolineare anche in questa occasione.
“Lei” che è sicura di conoscermi e, pare di capire, mi ha identificato con un suo nemico storico (sbagliando totalmente, peraltro) si è voluta riferire a me con un collage di affermazioni che fanno riferimento a miei interventi recenti…travisandoli pure, by-the way…ma d’altra parte l’intelligenza, l’acume e lo spirito ironico sono un po’ come il coraggio di don Abbondio
d’accordo, scusami non sapevo, mi sembrava il classico commento di cui se ne vedono molti ormai, e lo dico per esperienza personale, di persone che classificano tutto come localismi, che a mio avviso altro non è che una forma di benaltrismo, molto tipica di una certa categoria di persone di cui il mondo montagna è, e lo dico con rammarico, intriso. Buone scalate a tutti Luca
Luca, la “signora Eugenia” voleva essere puntuta e sarcastica e si riferiva a me.
Non che che abbia la minima possibilità di riuscirci, ma giusto per chiarezza.
Sig.ra Eugenia mi scusi, proprio un bell’atteggiamento il suo: non si parla di problemi, semplicemente basta andare da un’altra parte a scalare? perché considera questo documento una questione locale? ce lo può spiegare?
Esatto Mattardo, beghe locali e basta queste qua. Tutta fuffaguru. Io sto passando le vacanze in un posto sconosciuto a scalare con mia figlia, poi quando le cavallette arriveranno anche qua mi sposterò da un’altra parte e lascerò i begatori locali ad azzuffarsi. Sono superiore a queste beghe locali.
“parcheggio del rif. Auronzo (che è del Cai) “
Ame risulta (confermato da una rapida ricerca in internet) che la proprietà della strada e del parcheggio sia invece del comune di Auronzo.
Il che mostrerebbe con drammatica evidenza i risultati che si ottengono lasciando che siano i locali a decidere senza interferenze dei foresti.
il CAI buono quello, altro opportunista.
Il peggioramento di questa situazione si è avuto da quando UNESCO ha messo le sue mani sulle Dolomiti. La situazione è degenerata in un vertiginoso (e prevedibile!) aumento di presenze. Mountain Wilderness & UNESCO sono “pappa € ciccia” , nonostante vogliano farci credere il contrario.
“Serve un progetto”, “occorreranno compensazioni ” per il Comune di Auronzo che “ha dimostrato…” implementando un sistema di prenotazione degli accessi al parcheggio del rif. Auronzo (che è del Cai) e incassa milioni alla faccia delle montagne che non si possono difendere di certo da sole dagli assalti dei turisti motorizzati.
In poche parole: ne ho i coglioni pieni! O devo usare un’espressione meno raffinata?