Gli ultimi anni di vita dell’uomo maliano di 26 anni ucciso da un poliziotto a Verona sono un esempio del contesto di marginalità in cui le persone migranti si trovano a vivere in Italia.
Moussa Diarra, una storia comune
di Giulia Siviero
(pubblicato su ilpost.it del 24 ottobre 2024)
La mattina del 20 ottobre 2024, davanti alla stazione di Verona, un poliziotto ha ucciso con un colpo di pistola un uomo maliano di 26 anni, Moussa Diarra. Cosa sia successo esattamente è ancora da chiarire. Si sa che ora l’agente della polizia ferroviaria coinvolto è indagato per eccesso colposo di legittima difesa, che oggi sarà fatta l’autopsia sul corpo di Diarra, che nei prossimi giorni sarà nominato un esperto balistico per stabilire la sequenza degli spari (tre, di cui uno ha colpito Diarra) e che si stanno analizzando tutte le immagini registrate dalle telecamere presenti nella zona. L’ha fatto sapere la procura, cioè chi indaga, in un comunicato stampa fatto uscire subito dopo i fatti insieme alla questura, cioè l’ufficio del poliziotto su cui si sta indagando.
Quel che si sa è anche la condizione in cui Diarra si è trovato a vivere quando ha lasciato il suo paese per arrivare in Italia. Provare a ricostruirne la storia significa raccontare un contesto comune a molte persone migranti. Significa parlare della guerra in Mali, dei centri di detenzione libici indirettamente finanziati dal governo italiano, della condizione e del percorso nelle strutture di accoglienza di questo paese per persone migranti, delle lunghe attese e delle complicate procedure burocratiche per ottenere i permessi di soggiorno, della mancanza di soluzioni abitative, anche se si lavora, della difficoltà di essere presi in cura dal sistema sanitario. E significa anche parlare di quel razzismo strutturale e istituzionale che parte dai discorsi della politica e arriva fino alla polizia, come evidenziato dal Consiglio d’Europa in un report pubblicato il 22 ottobre.
Ricostruire la vita di Diarra è complicato. È una storia frammentata, che riflette i tanti pezzi che le persone migranti devono tentare di comporre per «mettere insieme la mattina con la sera», dice Jacopo Rui di One Bridge To, associazione che tra le altre cose fornisce alle persone gravemente emarginate l’accesso ai servizi nella città di Verona e a cui Moussa Diarra si era rivolto lo scorso maggio.
Diarra era nato il primo gennaio del 1998 a Sandiambougou, nel sudest del Mali dove, dal 2012, sono in corso una guerra civile e un’insurrezione guidata dai gruppi terroristici di al Qaida e dello Stato Islamico che ha provocato migliaia di morti e milioni di sfollati. «Siamo entrambi scappati dalla guerra», ha raccontato a un giornale locale Sekou, un maliano amico di Diarra. Dal Mali, circa nove anni fa, entrambi erano arrivati in Libia, dove avevano lavorato per otto mesi: «Per pagarci il viaggio sul barcone, e abbiamo subito violenze in quelle prigioni da cui si esce solo pagando». Djemagan Diarra, fratello maggiore di Moussa arrivato qualche giorno fa da Torino a Verona per riconoscerne il cadavere, ha confermato che, ancora minorenne, Moussa era stato trattenuto e torturato nei centri di detenzione libici: «Gli hanno fatto di tutto», ha detto.
Dal 2017, quando al governo c’era il centrosinistra di Paolo Gentiloni e il ministro dell’Interno era Marco Minniti, l’Italia ha sottoscritto con la Libia una serie di accordi bilaterali confermati anche dai governi successivi, guidati rispettivamente da Giuseppe Conte, Mario Draghi e Giorgia Meloni: prevedevano in sostanza di finanziare, addestrare e fornire mezzi alla cosiddetta Guardia costiera libica, formata soprattutto da milizie armate che, come hanno dimostrato diverse inchieste giornalistiche, avevano e hanno legami con i gestori – o in certi casi erano i gestori – delle decine di centri di detenzione per migranti presenti nel paese, dove torture, violenze e stupri sono stati ampiamente documentati.
La Libia non ha mai ratificato la convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati, e le leggi locali prevedono che chi entra irregolarmente nel territorio libico vada arrestato e processato. In realtà, la stragrande maggioranza delle persone migranti viene incarcerata arbitrariamente senza essere incriminata. Una volta che si finisce in questi centri, è molto complicato uscirne: c’è una sovrapposizione fra autorità e trafficanti e la maggior parte dei migranti viene costretta a pagare un “riscatto” per poter partire, che spesso viene loro estorto con la tortura oppure preteso dalle famiglie. Chi non ha soldi, viene costretto ai lavori forzati. Nel caso delle donne, significa soprattutto essere costrette alla prostituzione. Il numero delle persone morte in questi centri, inaccessibili anche per la stragrande maggioranza delle organizzazioni internazionali, non è mai stato accertato.
Uscito dalla Libia, «pagando», nel 2016 Diarra era sbarcato a Lampedusa. Una volta arrivato a Verona era stato inserito a Costagrande, un centro nato da un accordo di accoglienza straordinaria tra prefettura, un ente privato (Costagrande SRL) e una cooperativa, di cui molti giornali, all’epoca, si erano occupati: per il sovraffollamento, per il rapporto operatori-migranti di circa 1 a 80, per le pessime condizioni igieniche e di vita denunciate da chi ci viveva. Alessandro Tortorella, al tempo capo di gabinetto della prefettura di Verona, aveva definito Costagrande «un’anomalia», «l’aspetto patologico» della gestione delle persone migranti sul territorio veronese. Costagrande aveva chiuso nel 2019.
È lì che Moussa Diarra aveva iniziato la trafila per regolarizzare la propria situazione. Gli avvocati veronesi Paolo Tacchi Venturi e Giacomo Melotti, a cui Diarra si era rivolto nel 2022, hanno ricostruito che il ragazzo aveva avuto un primo colloquio con la commissione territoriale che deve valutare e decidere delle domande di protezione nel 2017. A seguito del colloquio gli era stato riconosciuto un permesso umanitario, che all’epoca veniva concesso a chi aveva determinate condizioni di vulnerabilità e aveva richiesto asilo. La durata di questo permesso, nella prassi amministrativa, era di due anni.
I due avvocati hanno cominciato a seguire Diarra quando aveva la necessità di rinnovare quel permesso, che nel frattempo era evidentemente scaduto. Risulta loro che dal 29 giugno del 2020 Diarra avesse un cedolino della questura, ossia un pezzetto di carta che vale come ricevuta, che attesta come lui avesse presentato domanda di rinnovo e come fosse in attesa di una risposta. Dai suoi documenti risulta che la questura gli avesse fissato diversi appuntamenti: il 13 dicembre del 2021, il 31 gennaio, il 17 marzo, il 31 marzo, il 5 maggio, il 26 maggio, il 14 luglio e il 26 agosto del 2022. Queste date, indicate e poi via via cancellate, dicono che Diarra si era sempre presentato e aveva ricevuto, ogni volta, un appuntamento successivo.
«Questi cedolini per i rinnovi servono a mantenersi in regola in attesa di risposte che tardano ad arrivare», spiegano gli avvocati. «Danno spesso però solo in teoria la possibilità di trovare un lavoro ed essere assunti in modo regolare, non sono riconosciuti da altri enti e ostacolano anche la richiesta di un codice fiscale». Il risultato, spiegano da One Bridge To, «è che si bloccano o diventano estremamente difficili procedure per noi ovvie, come l’apertura di un conto corrente in banca, l’ottenimento di un contratto di lavoro, l’attivazione di uno Spid, l’iscrizione anagrafica, la possibilità di avere un medico di base o anche solo la possibilità di mettersi a cercare una stanza o una casa dove vivere».
Quando Diarra, lo scorso maggio, si è rivolto a One Bridge To (dopo aver trascorso dal 2022 anche un periodo di lavoro in Spagna) il suo permesso doveva ancora essere rinnovato. In mano aveva di nuovo un cedolino che lo rimandava a un nuovo appuntamento in questura previsto per agosto, che era stato poi spostato per l’inizio di ottobre. Aveva ottenuto un nuovo contratto di lavoro (che sarebbe scaduto alla fine di ottobre) e tramite l’associazione era riuscito ad aprire un conto corrente. Ma aveva ancora problemi con il codice fiscale: «Gliene avevano dato uno provvisorio, ne avevamo richiesto uno definitivo che gli permettesse l’accesso a tutta una serie di procedure, ma anche lì la cosa è complicata», dice Jacopo Rui.
Nel frattempo, tra un appuntamento e l’altro per tentare di regolarizzare in modo più solido la propria situazione, cambiavano le leggi italiane in materia di immigrazione. La protezione sussidiaria concessa alle persone provenienti dal Mali era stata introdotta, poi tolta, poi di nuovo riconosciuta. Nel 2018 era entrato in vigore il cosiddetto “primo decreto sicurezza” sostenuto dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, che aveva abolito il permesso di soggiorno per motivi umanitari sostituendolo con altri più specifici, difficili da ottenere e riservando la protezione speciale (da allora così denominata) quale forma residuale di tutela.
Nel 2020 la ministra che aveva preso il posto di Salvini, Luciana Lamorgese, aveva smantellato i precedenti decreti sicurezza e ripristinato alcune garanzie per i richiedenti asilo che erano state rimosse. Ma nel 2023, dopo il naufragio sulle coste calabresi di Steccato di Cutro, il governo Meloni aveva approvato un nuovo decreto-legge che eliminava, di fatto, le modifiche apportate nel 2020: restringeva nuovamente le possibilità di rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale, ne complicava moltissimo la conversione in permessi di soggiorno per motivi di lavoro, eliminava alcuni servizi – come l’assistenza legale, psicologica o i corsi di lingua italiana – tra quelli che dovevano essere assicurati nelle strutture di prima accoglienza per i migranti, e che potevano permettere un percorso di autonomia alla persona accolta. «Diarra, in tutto questo, si era evidentemente trovato incastrato, vedendosi preclusa la possibilità di stabilizzare la propria posizione», dicono gli avvocati.
Nel frattempo era uscito dal percorso di accoglienza. Concretamente significa che si era ritrovato sì con un lavoro, ma precario: fin dal suo arrivo a Verona aveva sempre lavorato, nello scarico e carico bagagli, come falegname, lavapiatti, nei campi a 3 euro all’ora, e per periodi di sei mesi in media. Significa che si era ritrovato con un documento ufficiale ma temporaneo e sempre prossimo alla scadenza, e soprattutto che non aveva più un posto dove stare. Si era trovato dunque a vivere di espedienti, tra la strada e soluzioni che non lo erano.
A volte, la sera, mangiava in un centro messo in piedi dalla Ronda della Carità e da One Bridge To, si era fatto la loro tessera per usufruire del lavaggio dei vestiti o dei corsi di italiano. Risulta che dal 2020 entrasse e uscisse dai dormitori, che si era rivolto ad altri sportelli di volontari presenti sul territorio, e che gli attivisti e le attiviste del centro sociale Paratod@s gli avessero trovato un posto al Ghibellin Fuggiasco, uno spazio occupato per offrire un minimo di assistenza alle persone migranti nella condizione di Diarra «perché», spiegano, «una casa qui non si trova, perché la soluzione abitativa sarebbe aprirle, le case, perché il mercato privato è chiuso, perché non si riesce ad affittare senza un garante».
Tutto questo nonostante il sindaco di centrosinistra Damiano Tommasi fosse al corrente della situazione e nei primi mesi del suo mandato avesse visitato il Ghibellin Fuggiasco, promettendo che il comune avrebbe trovato una soluzione. Diarra si era anche rivolto al Cesaim, il Centro salute immigrati di Verona, un’associazione di volontariato con lo scopo di garantire l’assistenza sanitaria alle persone migranti prive di copertura da parte del Servizio sanitario nazionale. Soffriva ormai da anni di depressione, di cui nessuno si era fatto carico. Il servizio di psichiatria dell’azienda sanitaria locale, in caso di mancata residenza, garantisce al massimo un paio di colloqui e spesso l’approccio clinico non è transculturale, come richiederebbero casi come questo.
Tre mesi fa il padre di Diarra era morto in Mali. Negli ultimi tempi lui non riusciva neppure ad alzarsi dal letto, hanno raccontato alcuni suoi amici. E così aveva perso l’appuntamento del 10 ottobre per il rinnovo del permesso. Il fine settimana in cui è morto, il Ghibellin Fuggiasco era stato chiuso perché non aveva più le condizioni di sicurezza necessarie per rimanere aperto. Il Paratod@s e altri movimenti locali avevano iniziato i lavori di recupero e pulizia di un complesso in via Villa 12 poco lontano dal centro Verona, un ex istituto per orfani abbandonato da vent’anni che anche Moussa Diarra avrebbe dovuto raggiungere.
«La storia di Moussa è simile a quella di molti altri costretti dopo guerre, violenze, torture e povertà, in un percorso lungo che non facilita di certo l’autonomia. Non stupisce che spesso si sviluppino frustrazioni enormi, sofferenze mentali e vulnerabilità. Si fa fatica a sopravvivere in un contesto come questo. Chi è che rimane “sano” in un contesto come questo? Chi è che mantiene la calma quando, se provi a chiedere protezione in questo paese, ti trovi la scritta “limite invalicabile”, ti viene risposto per anni “torna la settimana prossima” o gli sportelli sono chiusi?», chiede Jacopo Rui durante un presidio per Diarra che si è svolto in stazione lunedì a cui hanno partecipato oltre 300 persone.
Don Paolo Pasetto, dell’associazione Sulle Orme, ha definito questo percorso esplicitamente «persecutorio». Diallo Ibrahim Ousmane, rappresentante della comunità maliana, ha aggiunto che quanto accaduto «non è un errore», ma qualcosa che poteva e doveva essere gestito diversamente: «Le nostre vite sono senza possibilità». Un amico di Diarra ha detto che «quello che è capitato a Moussa può capitare a tutti noi». Trentasei associazioni e cooperative sociali della provincia di Verona hanno a loro volta diffuso un comunicato: «Quello che è accaduto a Verona è l’epilogo drammatico, violento e ingiusto che accade quando all’accoglienza si sostituisce il respingimento, quando si costruisce un sistema securitario e persecutorio».
«È fondamentale, ora, pretendere un’indagine trasparente sull’omicidio per mano della polizia di Moussa Diarra, ma è altrettanto importante riconoscere che, prima di quel colpo letale, la sua vita è stata costantemente segnata dal razzismo strutturale e istituzionale di questo paese», dice Mackda Ghebremariam Tesfaù, attivista e ricercatrice che si occupa di studi decoloniali e sociologia del razzismo.
Matteo Salvini ha commentato la morte di Diarra scrivendo: «Con tutto il rispetto, non ci mancherà. Grazie ai poliziotti per aver fatto il loro dovere». Queste parole, prosegue Ghebremariam Tesfaù, «meritano di essere portate all’attenzione della Commissione parlamentare sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni d’odio. E testimoniano quanto documentato dalla Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa», in cui si parla di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine italiane, in cui si dice che il discorso pubblico e quello politico «sono diventati sempre più xenofobi», in particolare contro rifugiati, richiedenti asilo, migranti e cittadini italiani con background migratorio. In cui si aggiunge che «l’incitamento all’odio, anche da parte di politici di alto livello, spesso rimane incontrastato» e si esprimono forti preoccupazioni per le condizioni di vita delle persone migranti in Italia, delle criticità relative all’integrazione o all’accesso a servizi pubblici.
Le Nazioni Unite, conclude Ghebremariam Tesfaù, sono arrivate alle stesse conclusioni presentando lo scorso maggio durante una conferenza stampa un dossier che uscirà a breve. E in cui si parla «di profilazione razziale da parte della polizia e di politiche che colpiscono in modo sproporzionato minoranze e altri gruppi vulnerabili. Gli inglesi lo chiamano “xenorazzismo”: è quello che si sviluppa contro la persona migrante che proviene dai paesi poveri attraverso il regime delle migrazioni. Moussa è morto di questo e la sua è una storia tragica e stereotipica». A Verona, il sabato 26 ottobre 2024, la comunità maliana e altri movimenti hanno manifestato per chiedere «verità e giustizia per Moussa. Perché a noi Moussa mancherà».
3Scopri di più da GognaBlog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
@ Placido
.
Un poveraccio che tira coltellate a vanvera , fa male come uno stronzo che tira coltellate a vanvera , come quell’altro che a Terno d’isola ha accoltellato Sharon Verzeni per :” Vedere che cosa si provava” , o quell’altro che ha accoltellato il controllore “per fare vedere di che pasta era fatto..”.
.
Ormai funziona cosi’ : succede di continuo , se pero’ il fato o qualcosa d’altro tolgono dai coglioni queste “mine vaganti” , ecco che accorrono le vestali del pentimento , le piangenti che si stracciano le vesti , persone per le quali anche Vallanzasca o Impagnatiello sono dei “poveracci” da riabilitare per l’ennesima volta.
.
Io non sono d’accordo : dopo 3 reati di media gravita’ ( furto/ rapina/spaccio/ lesioni ) o peggio reati violenti , vanno stoppati i tentativi di riabilitazione e tu devi essere estratto dalla vita civile ed essere condannato ad una vita di merda senza redenzione e senza cure.
.
Ormai e’ un meccanismo
Expo:
?!?
Non ti seguo.
Al #39 citi i precedenti di Moussa Diarra, al #40 ti chiedo la fonte (cosa evidentemente a tuo parere inopportuna, visto che te la sei presa), e quindi al #45 mi “sbatti in faccia” (parole tue) “un link di un quotidiano maggiore”.
Dove avrei cavillato sulla controinformazione?
Quanto al mio, a tuo parere
a parte che mi piacerebbe sapere cosa intendi per “ambiguo” (ma lasciamo pur perdere), e premesso che, come ho già scritto e ribadisco:
1. sono perfettamente conscio che in situazioni del genere (agente che viene aggredito) può purtroppo succedere che l’aggressore venga ucciso
2. non so come avrei reagito al posto dell’agente
3. non mi permetto certo di discettare delle scelte dell’agente
“cavillo” perché non mi arrendo a fare spallucce davanti ad un poveraccio, una persona, che è stata uccisa per… per cosa? e perché sono convinto che il fatto che la vittima abbia avuto dei precedenti, o fosse stata sotto l’effetto di stupefacenti, NON renda la vicenda meno abnorme.
@ 59.
Placido , scusa , ma se qualcuno , dopo che gli sbatti in faccia un link di un quotidiano maggiore che parla di “diversi precedenti per droga” , mi cavilla sulla “controinformazione” , che cosa gli devo dire ?.
.
Uguale uguale il sottilmente ambiguo “cavillare” sul fatto che Moussa Diarra fosse o meno alterato da stupefacenti mentre cercava di accoltellare i poliziotti..Primo , come dice Parmeggiani sotto , “Qui girano delle travi” , e se cerco di accoltellare un poliziotto , ci stà anche che il poliziotto si difenda , perchè cio’ è assolitamente giustificato : nessuno lo paga per morire..
Secondo , il fatto che io abbia una lista di precedenti per droga , non significa che io debba essere drogato 24/7/365 perchè se no i precedenti non sono più veri : i precedenti sono quelli perchè sono “storia” e lui oggi può essere drogato o meno ; un omicida può essere arrestato o ucciso dalla polizia anche mentre saltuariamente non sta ammazzando nessuno , non trovi ?
Che i voti, in qualsiasi elezione (americana o europea), siano genuini o manipolati, poco rileva. La concezione che siano i poteri forti a manipolare il popolo e a farlo votare in un modo o nell’altro dimostra invece che si considera il popolo una massa di imbecilli. giudico tale impostazione poco rispettosa del “popolo” di cui molti si ergono come i paladini difensori (ma come li volete difendere e poi li considerate degli emeriti cretini???). Io preferisco pensare che i cittadini, magari ragionano di pancia anziché con fine intelligenza, ma che cmq scelgono individualmente per chi votare. Per cui la tanto da me sottolineata la sterzata a destra dell’Occidente, tanto in Europa che negli USA, arriva proprio dalla pancia elettorale, più che dai piani alti. I Repubblicani USA non hanno mai preso così tanti voti da neri, ispanici e donne (di ogni classe sociale e di ogni età). Mancano le corrispondenti statistiche sui gay, ma io sono convinto che la stessa conclusione si arriverebbe anche in quel comparto. Per questo la sterzata a destra dell’Occidente disorienta la sinistra (generica, in tutto l’Occidente) che non sa più che pesci prendere.
Expo #53:
Uuuh, davvero? Addirittura “insinuo”?
Non penso di doverti una spiegazione, ma non mi interessa fare della polemica (peraltro inutile), quindi la faccio breve: visto che la maggioranza degli articoli che ho visto NON riporta notizia dei precedenti di Moussa Diarra (compreso l’articolo qui sul GognaBlog che stiamo commentando), e tu al #39 riferivi di “una sfila di precedenti” ero semplicemente curioso di sapere se avevi delle fonti diverse da quelle che ho trovato io.
Tutto qui.
Parmeggiani #47 e #48:
Io cerco pagliuzze?!?
Ribadisco che Moussa Diarra ha pagato un prezzo troppo alto, anche se fosse stato “strafatto”.
Quello che avevo da dire l’ho detto ai commenti #23 e #37, non ho altro da aggiungere.
La storia dei precedenti per droga e quella dello stato di alterazione dovuto al consumo di stupefacenti* semmai sono state tirate fuori da altri, non da me, e mi fermo qui.
*per quanto ne so, non è ancora stato confermato che Moussa Diarra al momento della sua uccisione fosse sotto l’effetto di stupefacenti, quindi sostenerlo è un’illazione, oppure un esempio di “garantismo a scomparsa”.
@ 55
Con protagonisti tutti i buoi che , incuranti del ridicolo , danno del cornuto agli asini.
Carlo, pensi seriamente che l’assegnazione di una carica come quella del presidente degli USA dipenda dal volontà del popolo?
Dipende dal volere del popolo solo nella misura in cui si accetta ancora che qualcun altro decida al nostro posto – voti compresi.
Tuttavia, l’articolo, al di là delle considerazioni più o meno fuorvianti, si basa sulla violenza diffusa e ormai accettata (aspetto che anche qui nel blog è presente).
Expo, una puntata di Zelig con te protagonista?
Ripropongo anche qui sotto, agganciandola al tema “immigrazione”, una considerazione che ho espresso sul tema “tasse”. L’Occidente si è già disumanizzato e molti utilizzano il termine “si è trumpizzato”. Peecato che trump abbia preso valanghe di voti da neri, ispanici, donne e gay.
Non è Trump che trumpizza il mondo, ma è il mondo (occidentale) che si è destrizzato, ovvero si è trumpizzato, e premia, nella fattispecie, il candidato Trump, così come premia i candidati di destra in Europa. Interessante sarà verificare il risultato elettorale in Germania (febbraio-marzo 2025): vediamo se AdF conferma anche a livello nazionale il 30% preso nelle amministrative e se i socialdemocratici (cioè la sinistra) reggerà l’urto o si sfalderà. Immaginiamo per un momento un ipotetico risultato che renderà impossibile fare il governo senza AdF. Vi sento già strillare in preda ad una crisi isterica: la Germania si è di nuovo nazistizzata, come 100 anni fa! Peccato che sono i cittadini tedeschi che, liberamente e democraticamente, avranno espresso il loro voto. Se i cittadini tedeschi, in libere elezioni, decideranno di esser governati dai nazisti, sarà il frutto di… libere elezioni. Che farete in questo vaso? Pretenderete di annullare le libere e democratiche elezioni solo perché l’esito NON è di VOSTRO gradimento?
“Fragolina 33” , avendo finito gli argomenti a disposizione , chiede ad “Expo” di uscire dall’anonimato…
Mo me lo segno…
.
Nel contempo Placido insinua : dici delle cose MA non indichi le tue fonti , quindi dici cose false , e mi chiede di postare :”le fonti” di notizie disponibili sul web , ed io le cito.
.
Consequentemente alla citazione delle “fonti” , “Fragolina 33″ mi accusa di :”Essere bravo a citare le fonti ,MA….”
.
Direi che ce n’e’ per una puntata di Zelig…
D’altra parte alle stesse conclusioni portano le analisi dei voti in giro per l’Occidente: Trump è stato votato da neri, ispanici e da donne di ogni età, ceto e livello culturale. Gli appartenenti alle (ex) minoranze esigono sicurezza e non condivisione della torta (questo è il lato “disumano”, almeno per i sinistrosi-woke): un mio conoscente americano che ho sentito nei giorni scorsi mi ha confermato che molti cittadini USA del Texas (es tati limitrofi, del Sud) sono i figli e i nipoti di immigrati messicani irregolari, giunti decenni fa negli USA. ebbene, sono questi particolari cittadini ispanici che NON vogliono nuovi immigrati irregolari di provenienza dal Massico! Quindi la società occidentale “disumanizzata” NON è composta solo da MASCHI BIANCHI ETERO (fascisti per definizione), ma da neri/ispanici/donne/gay ecc che NON vogliono condividere i diritti acquisiti con ALTRI. la volontà di cancellare i commenti che contengono la “disumanizzazione”, oltre che sociologicamente sbagliata, è anche figlia della solita ipocrisia dei woke-sinistrosi, i quali considerano degn” di esistere i commenti “si, dramma umano, bastardi quelli che lo hanno fatto soffrire, siamo tutte dei disgraziati”, mentre ritengono non degni di esistere i commenti che esprimono posizione opposte. Trattasi di censura ideologica, basata sull’assioma (errato) che hanno diritto di esprimersi solo gli ideali nobili, magari ipocriti, ma politicamente corretti. Alla faccia che, poi, i “fascisti” siamo noi..
Se ti riferisci a me, non ho bisogno di nessun display dietro al quale nascondermi e/o cercare riparo. Firmo con nome e cognome e dico le stesse identiche cose apertamente a viso aperto. Inoltre, a prescindere da quello che scrivo qui o altrove, quello che ho detto è esattamente quello che penso (notte portare consiglio??? Ma consiglio de che? in una notte cambio le mie idee che professo da che sono nato???). Cmq, entriamo nel merito. Disumano io? probabile, ma anche tu caschi nell’errore che io solo bastardo in circolazione sia tal Carlo Crovella, unico psicopatico degno di esser processato a Norimberga… E’ questo che NON volere accettare, voi ipocriti, che siate nella versione Hotel Alzheimer p nella tua ingenua ma obsoleta. Io sono uno dei milioni di rappresentanti dell’attuale società occidentale che sta registrando una profonda virata a destra, fenomeno che ho “predetto” circa 10 anni fa e che si sta realizzando passo dopo passo come avevo previsto. E’ la società occidentale che, nel mondo diametralmente opposto a quello dei decenni scorsi, esprime “disumanità”, come la chiamate voi, in realtà è “esigenze di sicurezze”. La gente si è resa conto che, nel generale impoverimento dell’Occidente, la torta a disposizione resterà invariata nella migliore delle ipotesi (cioè NON aumenterà più) e probabilmente è destinata a ridursi in valore assoluto. di conseguenza più commensali ci sono intorno al tavolo e più piccole saranno le fette individuali della “torta” sul tavolo.
Se il blog fosse mio, avrei cancellato diversi commenti che dimostrano solo la disumanità che riusciamo a esprimere quando non siamo coinvolti nei fatti, al riparo da un display.
Che la notte porti pace.
Precedenti o meno, strafatto o no, se il tipo non fosse stato qui da ANNI a marcire, in conseguenza della politica “accoglianoli tutti”, non sarebbe incappato in quell’episodio, dopo anni di sofferenza per evidenti colpe di tale politica sbagliata. Occorre ripulire il territorio nazionale da TUTTI gli immigrati irregolari. Intanto ripediamoli ciascuno a casa sua. Poi quelli selezionati e utili per il processo produttivo (in tal senso spingono molti imprenditori) li facciamo tornare di nuovo ma con l’immigrazione REGOLARE, che è un processo che ho già descritto e quindi non ripeto. Sottolineo solo che gli immigrati che arriveranno regolarmente troveranno una casa e un lavoro certi, per cui non finiranno a vivere nell’emarginazione, soffrendo come questo infelice e le migliaia di irregolari come lui. Se davvero volete bene agli immigrati, dovreste essere i primi a desiderare l’immigrazione regolare, quella che intendo io. Altrimenti non è vero che desiderate che siano felici. Infatti questo poveretto, a prescindere dall’episodio finale, in Italia ha fatto una vera vita di “m” e tutto questo ben prima che si insediasse l’attuale governo. Quindi non è colpa della destra se costui ha sofferto per anni. Il modello della sinistra fa vivere di “m” i poveracci che arrivano qui in modo irregolare. Ma come fate a dire che volete bene a costoro???
43
Che fosse strafatto o meno, a questo punto, cosa cambia? Ha o non ha compiuto quei fatti?
Se io investo un pedone con l’auto perchè sono strafatto, oppure perchè sono ubriaco, o semplicemente perché stavo guardando il telefonino, cambia qualcosa per l’investito? Per i suoi familiari?
Stai continuando a cercare pagliuzze quando qui stanno girando delle travi
28
Placido, Rosario ha beccato 4 coltellate, una alla scappa e 3 al braccio… secondo te quante probabilità aveva di beccare un colpo mortale? Andiamo, su….
Anche Expo, incapace di scrivere il proprio nome su un blog, è invece in gamba a prendere qualche parola da un quotidiano ritenendola vera e pensando, così, di conoscere le persone coinvolte e a fondo i fatti avvenuti.
Anche questa io la chiamo violenza.
Fonti : Repubblica , Lettera43
.
Diarra era originario del Mali, aveva 26 anni e da otto viveva in Italia. Aveva ottenuto lo status di rifugiato, che però non si era mai convertito in un permesso di soggiorno. Moussa lavorava nei campi, aveva vari precedenti per droga e in diversi controlli delle forze dell’ordine aveva dato un nome falso
Addolorata per un nuovo omicidio – per chi è scomparso, per chi gli stava attorno e per ci ha sparato – non soffermerei sulla discriminazione razziale, ma sulla diffusione incontrollata di violenza a tutti i livelli.
Ricordo che i manifestanti a Trieste non erano solo forestieri, e non lo erano neanche i ragazzini nelle varie manifestazioni in tutta Italia.
La burocrazia sta aumentando in tutti i settori e sarebbe il caso che ci si ribellasse, non solo attraverso un presidio che, appena passato, farà dimenticare la morte di un uomo, l’omicidio, la violenza, la consapevolezza che tutte le città si stanno militarizzando (e quindi siamo continuamente circondati da gente armata), che la libertà d’espressione è una chimera.
Crovella:
Cosa c’è di incredibile nel chiedere la verifica di un’affermazione?
Fonte: ilgazzettino.it
Quindi con sé non aveva droga, e se fosse “strafatto” aspetterei a dirlo DOPO l’esito degli esami.
Idem la storia dei precedenti: se mi dicono che ne aveva non ho problemi a prenderne atto, se mi si cita anche la fonte.
Ecco un bell’esempio. Che bisogno c’è di dare dei rincoglioniti etc….basta dire io non sono d’accordo , secondo me ognuno deve esprimersi come si sente. Chiuso, pulito. Gli insulti non aggiungono nulla se non negatività. Però evidentemente è un desiderio irrefrenabile. Questo è il problema contemporaneo: sono saltati i freni e ognuno si sente in diritto di fare come gli pare e di sfogare i suoi bisogni interni. Anche coloro che teorizzano la priorità dei doveri sui diritti. Fiato sprecato. Saluti.
incredibile: “fonte?”. ma se era strafatto da non capire più niente, ha sfasciato vetrine, ha aggredito dei vigili urbani , poi ha aggredito il poliziotto con un coltello… se è stato condannato o meno dalla giustizia italiana a me non frega un fico secco, era un individuo che produceva degrado e probabilmente criminalità (uno strafatto in qualche modo spaccia, per finanziare il suo consumo). Andava espulso a prescindere dalle eventuali condanne. Ovviamente come lui tutti (TUTTI!) quelli che bighellonano per le nostre città e campagne, portando degrado e criminalità. Anche dal “vostro” punto di vista, sarebbe stato meglio espellerlo tempo fa piuttosto che lasciarlo marcire fino all’atto finale. ma, ribadisco, è arrivato in Italia quando c’era la sinistra, per cui la sua morte è la sconfitta della politica dell’accogliamoli tutti. in ogni caso, giusta o corretta che sia l’accogliamoli tutti, gli elettori hanno scelto a favore del “liberiamoci da loro”, per cui è inutile piangere sul latte versato. Lasciamo lavorare chi di dovere per contratare/annullare l’immigrazione irregolare.
Expo:
Fonte?
Moussa Diarra dovava rimanere recluso in quanto ha una sfilza di precedenti per droga , e forse quando ha aggredito con due coltelli gli agenti e due ore prima di loro la polizia locale era come dicevamo prima l’ennesima mina vagante con un coltello in mano nei fumi della droga..
.
Esattamente come l’altra “mina vagante” strafatta di droga che ha accoltellato senza un motivo Sharon Verzeni a Terno D’Isola a Settembre..
.
Esattamente come l’altra “mina vagante” strafatta di droga che a fine Ottobre ha ucciso con 70 forbiciate Sara Centelleghe a Lovere..
.
Esattamente come altre migliaia che girano strafatti per Corso Como o in Gae Aulenti , pronti ad accoltellare per uno sguardo o per una sigaretta negata , mentre gli idioti della sinistra ragliano per liberalizzare le droghe…
avevo capito benissimo che proponevi l’autodisciplina, ma tale proposta implicitamente comporta il controllo della casa, altrimenti se un commento risulta “autoindisciplinato” significa che la casa non ha adeguatamente vegliato alla regola dell’autodisciplina…
Cmq, sono sottigliezze di nessuna importanza se non nella chiacchiere dei villeggianti dell’Hotel Alzheimer mentre trascorrono il tempo con il paid sulle ginocchia. Se è “autodisciplina” non la si può imporre: ormai mi pare che nei commentatori “di destra” né quelli “di sinistra” siano tutti allineati a questi autodisciplina che sa tanto di ipocrisia da sacrestia. Lasciamo le cose libere e ognuno si esprima come gli piace, modificando magari da giorno a giorno,. a seconda del suo umode le giorno.
Visto e considerato che anche commentatori che possiamo considerare di sinistra sconfinano spesso e volentieri, addirittura con insulti diretti (specie alla mia persona), continuare a predicare un obsoleto perbenismo formale finisca per far fare solo delle gran figure patetiche, appunto confermando l’appartenenza ai villeggianti dell’Hotel Alzheimer. Vivaddiio siate uomini, non mammalucchi piagnucolosi! Nella vita reale, ogni giorno, c’è anche chi ti da della “testa di cazzo” e io per risposta gli do della “testa di cazze e mezzo”.
La possiamo superare una volta per sempre sta rottura di palle (da vecchi rimbambiti) dell’autodisciplina? La vita è dura, mica una sacrestia incensata, dai
Expo: grazie, ma conosco la ricostruzione ufficiale dei fatti e proprio in base quella ho maturato la mia opinione, che mantengo, pur conscio che in situazioni del genere “shit happens” e, come già premesso al mio commento #23, non so come mi sarei comportato al posto dell’agente.
Quanto al “ribadire che persone del genere debbano rimanere in galera”, non risulta che Moussa Diarra fosse mai stato recluso.
@ Roberto Pasini
.
.
Si possono gestire con intransigenza civile che non fa sconti anche i “barbari” ? Io penso di sì
.
.
Se “si” non e’ certo quello che noi stiamo facendo.
.
.
A livello giuridico abbiamo un plateale atteggiamento assolutorio verso la quasi totalita’ dei reati , e moltissimi delinquenti , italiani e stranieri fanno “pena zero” perche’ qualche mecenate giuridico ama riabilitarli facendo il frocio con il culo degli altri.
.
.
Ho perso il conto delle donne uccise da ex compagni violenti , da cui la nostra giustizia le aveva “protette” con un braccialetto elettronico….
.
.
Tempo fa’ un barista cinese , ovviamente straniero , ha forbiciato un pluripregiudicato italiano che aveva messo “I domiciliari in pausa”.
Odio gli stranieri ?
No , fraternizzo con chi si comporta bene a prescindere dalla nazionalita’.
@ Placido
.
.
Premetto che mi sembra abbastanza banale ribadire che persone del genere debbano rimanere in galera :”Senza “se” e senza “ma” , fintanto che rappresentano un pericolo per i comuni cittadini.
Quanto al fatto che quest’uomo sia morto , leggiti qui sotto che cosa stava facendo , fatti delle domande e datti delle risposte
Qui sotto quello che e’ successo :
Il primo fatto ricostruito risale invece alle ore 5 di questa mattina, quando l’uomo in questione avrebbe dapprima aggredito alcuni agenti della polizia locale intenti a constatare un incidente automobilistico. In seguito, il soggetto avrebbe raggiunto la stazione dei treni di Porta Nuova. Qui avrebbe compiuto alcuni atti vandalici ai danni della biglietteria, di auto in sosta e della tabaccheria. Successivamente, la stessa persona sarebbe stata incrociata da una pattuglia della polizia, intorno alle ore 7 di stamattina. Sarebbe quindi stato a quel punto che, coltello alla mano, l’uomo si sarebbe scagliato contro gli agenti, uno dei quali avrebbe aperto il fuoco uccidendolo. Il primo fatto ricostruito risale invece alle ore 5 di questa mattina, quando l’uomo in questione avrebbe dapprima aggredito alcuni agenti della polizia locale intenti a constatare un incidente automobilistico. In seguito, il soggetto avrebbe raggiunto la stazione dei treni di Porta Nuova. Qui avrebbe compiuto alcuni atti vandalici ai danni della biglietteria, di auto in sosta e della tabaccheria. Successivamente, la stessa persona sarebbe stata incrociata da una pattuglia della polizia, intorno alle ore 7 di stamattina. Sarebbe quindi stato a quel punto che, coltello alla mano, l’uomo si sarebbe scagliato contro gli agenti, uno dei quali avrebbe aperto il fuoco uccidendolo.
© VeronaSera
Purtroppo è molto difficile farsi capire. Io ho proposto un’autodisciplina non un controllo esterno finalizzata a contenere le derive che non aggiungono valore. Penso che ognuno possa nel suo piccolo contribuire ad una convivenza civile non con un buonismo assolutorio, che a molti anche a sinistra è’ totalmente estraneo a differenza di quello che pensano alcuni che forse conoscono meno quell’ambiente dall’interno, ma con un certo rigore applicato prima di tutti a se stessi. Per quanto riguarda la citazione la questione riguarda il nostro modo di affrontare il resto del mondo che non condivide i nostri valori e che è abituato a esercitare livelli di aggressività ai quali non siamo più abituati. Estremizzo volutamente: Si possono gestire con intransigenza civile che non fa sconti anche i “barbari” ? Io penso di sì e che ognuno nel suo piccolo possa contribuire a dare l’esempio. Sipario.
Expo #30: hai sbagliato citofono.
Non ho mai fatto confronti fra le due vicende, anzi personalmente me ne guardo bene.
Io ho scritto che secondo me Moussa Diarra ha pagato un prezzo eccessivo, punto.
Per i confronti citofonare Andrea Parmeggiani: è lui che ha messo sullo stesso piano i due fatti, credendo erroneamente che anche Rosario Ventura fosse stato ucciso.
Tra l’altro il lapsus di Parmeggiani (niente di personale, Parmeggiani: sei solo un esempio) è sintomatico di come queste vicende vengono spesso percepite.
PS:
Placido, non Felice.
Pasini: in generale anche io sono favorevole all’autodisciplina, ma non estremizzata fino al masochismo (gli altri – come pochi gg fa – che mi danno apertamente della tasta di cazzo – senza censura – e io che devo porgere l’altra guancia… ma ‘sto cazzo! si prendono una bella bastonata in mezzo agli occhi così imparano!) né all’ipocrisia che traspare chiaramente leggendo le tue tiritere da sacrestia o da redazione dell’Unità anni ’50-60. Non accetto che “noi” dobbiamo autolimitarci specie a fronte di attacchi, magari fra le righe ma sempre attacchi, con accuse rivbolte al nostro “disgustoso” cinismo e alla nostra bastrdaggine, solo perché non vogliamo altri casi come questo sul nostro territorio nazionale. Iosono stato uno schermitore, anzi un fiorettista e ad ogni attacco… paro e rispondo, per istinto: e quando “rispondo”, rispondo per far punto, non per accarezzare l’avversario…. Cmq non credo di esser io, qui sul Blog, il più famigerato utilizzatore di turpiloquio e di offese dirette, almeno in modo sistematico. Mi pare accada anche altri. Allora che fai? obblighi Gogna a fare una lettura moralista riga per riga? Se metti il warning da te citato, nei fatti “carichi” Gogna della responsabilità censorea. A parte che Sandro non mi sembra il tipo da fare ciò, ma con quale diritto tu, semplice utilizzatore del sito, lo carichi di tale compito? lasciamo perdere ste fisime mentali da Hotel Alzheimer e badiamo ai contenuti. Ognuno si esprimerà come ritiene opportuno o come gli viene, magari cambiando anche di giorno in giorno, in funzione di variabili soggettivi e imprevedibili (es se oggi mi alzo col ma di testa, magari scrivo “cazzo” anziché “perdindirindina”). Ma il punto chiave è: se ti sei ridotto ad anteporre la forma vuota e inconsistente ai contenuti, sei a tuo modo l’incarnazione del perché la sinistra sta perdendo clamorosamente sia in Europa che negli USA. Da voi solo forma (“diritti”) e nessuna risposta concreta (=deportare gli immigrati irregolare). NB: ricordo, non a Pasini che dovrebbe saperlo vista la sua passata permanenza negli USA…, ma ai lettori che gli inglesi/americani usano to deprt nel significato di “espellere” e non “deportare” nel senso pesantissimo che utilizziamo noi con riferimento ai fatti nefasti di 90 anni fa.
@ 29La fr5ase di Nietche è fuori contesto: siamo lontani anni luce dalla prospettiva di diventare :”Mostri” in quanto giustizialisti , e lo sanno anche criminali e mafiosi , che ridono della nostra stupidità.
@ 28 Felice Mastronzo.
.Piccolo particolare per il vizio dell’onestà intellettuale : Moussa Diarra è stato ucciso alla Stazione di Porta Nuova ( VR ) , mentre stava accoltellando un’agente di polizia , Rosario Ventura a Busalla ( GE ) si è preso una coltellata nel polmone perche aveva chiesto il biglietto a una coppia di egiziani…
Uno si è preso un proiettile perchè stava accoltellando un servitore dello stato , l’altro si è preso una coltellata nel polmone perchè aveva chiesto il biglietto “Ai passeggeri sbagliati”..
.
Se a qualche “filosofo da centro sociale” le due azioni sono sembrate lontanamente simili , me ne dolgo , evidentemente non è così.
“Chi combatte i mostri dovrebbe fare in modo che nel processo non diventi un mostro. E se guardi abbastanza a lungo in un abisso, l’abisso guarderà di nuovo dentro di te.“ Questo è il dilemma individuale e collettivo di fronte al quale ci troviamo. Lo aveva già intuito 100 anni fa circa uno che proprio a Torino a lungo soggiorno’ prima di dar fuori di matto.
Parmeggiani #26:
Allora scusami ma hai scelto l’esempio sbagliato: a quanto risulta Rosario Ventura non è stato ucciso, Moussa Diarra sì.
In quanto a cosa faccia più notizia, la mia sensazione è opposta alla tua.
@ 26″Mine vaganti” è il termine appropriato..
.
Se io vendo una bombola del gas diffettosa , e una famiglia ci salta per aria , io commetto un’ omicidio colposo , non posso certo dire che :”Mi faceva peccato non recuperarla” , se un giudice mi rimette in circolazione un accoltellatore che poi buca qualcuno perchè non è riabilitato per un cazzo , allora quel giudice è un sant’uomo che ha fatto il bene del riabilitando…Purtroppo però ha fatto il male della società civile.
23
Non faccio nessuna classifica, mi limito a constatare i fatti.
Ovvero, che fa più notizia quando ci lascia la pelle un povero immigrato, che probabilmente ha avuto una vita difficile, che quando a lasciarci la pelle è un italiano/italiana rispettosi della legge, e che hanno avuto solo la sfortuna di finire sulla strada di una delle tante mine vaganti che ci siamo portati in Italia.
E ci tengo a ribadire che non credo che gli immigrati siano tutti cosi’, ma fosse per me ci sarebbe la legge marziale per le serpi in seno, chi viene accolto in un paese e diventa delinquente.
Proviamo invece a fare la statistica di quanti sono gli immigrati uccisi sul suolo italiano (tralasciamo quindi i poveracci che muoiono nel viaggio), e gli italiani uccisi da immigrati.
Autodisciplina, dolce chimera sei tu. Trovo singolare che a svalutare certe regole di autodisciplina e di stile sia chi spesso si fa cantore dei valori tradizionali della cultura piemontese ai quali e’ stato educato in passato chi è nato e cresciuto ad Ovest del Ticino. Alpinista e gentiluomo e’ proprio il valore fondante anche di una certa educazione alpina sabauda. Le regole di autodisciplina (oltre alle leggi) sono ciò che ci protegge dallo scannarci a vicenda e dal dare sfogo ai nostri istinti violenti di piccoli predatori e sono proprio i valori che abbiamo faticosamente elaborato nella civiltà europea e che sono carenti in chi è cresciuto in altre culture dove la violenza è più legittimata nei rapporti sociali e interpersonali. Si combatte e si educa non con un’imbelle tolleranza o con un giustificazionismo assolutorio ma con la dimostrazione di un rigore civile e senza sconti applicato prima di tutto a se stessi e poi agli altri. Non si contrastano comportamenti selvaggi con comportamenti selvaggi perché dopo un po’ ti contagi e diventi selvaggio pure tu. Questo dico anche a Micheli: capisco la tua indignazione ma proprio per il lavoro che fai occhio al rischio di contagio. E’ proprio l’interlocutore difficile che ci mette alla prova. Certo periodicamente bisogna sottrarsi per decontaminarsi un po’ perché siamo tutti esseri umani oltre che caporali. Saluti.
Il 18, con suo precedente 6, è esattamente ciò che fa perdere la sinistra-woke in Occidente. Se la sinistra desisdera recuperare un po’ di sostanza elettorale, deve completamente cambiare pelle e dire: “aiutiamoli a casa loro e qui a casa nostra alleggeriamo disagio dei cittadini nativi, evitando la presenza di centinaia di migliaia di disperati che vagano per il nostro territorio senza controllo. Tanto loro non migliorano la loro sofferenza (e il caso in questione lo dimostra esplicitamente) e invece pesano sui cittadini residenti”. collaborate per trovare delle soluzioni finalizzate ad alleggerire la presenza degli irregolari qui da noi, Questa svolta potrebbe aiutarvi elettoralmente. Invece se rimanete rigidamente ancorati su questioni di principio (come sono intessuti il commento 6 e il 18, seppur non minimamente offensivi-sul piano formale- verso nessuno), non vi prenderete altro che sonore sberle. Ma non tanto in sede di commenti del blog, bensì nelle elezioni e finirete per risultare sempre più irrilevanti nelle decisioni che plasmeranno l’evoluzione della società occidentale.
Parmeggiani #15:
Cosa facciamo, le classifiche?
Un Rosario Ventura accoltellato a quanti Moussa Diarra uccisi lo mettiamo?
Onestamente, e non sapendo come si sono svolti i fatti, non saprei come avrei reagito al posto dell’agente che ha sparato a Moussa Diarra…
Resta il fatto che Moussa Diarra è stato ucciso, cosa che a me sembra comunque un prezzo troppo alto, mentre tanti (troppi?) sembra non ci facciano nemmeno caso, per non parlare di quelli che addirittura gongolano (non che ci sia da stupirsene purtroppo: rientra nel processo di deumanizzazione dei poveri, dei migranti – peggio ancora se neri e “illegali”, degli emarginati/diversi in genere, ma anche dei Palestinesi, ecc.).
Leggendo l’articolo, ho poi ricevuto l’impressione che il “percorso di integrazione” sia piuttosto un percorso ad ostacoli, ma è una realtà che conosco veramente poco: c’è qualche lettore del GognaBlog che ne sa di più?
un disgraziato, la cui intera vita è stata un compendio di sofferenze.
.
.
A proposito di :”Onesta’ intellettuale” immagino che questo “abito per tutte le stagioni” vada bene per tutti coloro che girano con un coltello e cercano di bucare un autista , un controllore , o un carabiniere , perche’ questi gli hanno chiesto il rispetto della legge , vero Migheli ?
@ Pasini
Credo che la correttezza venga prima dall’onesta’ intellettuale che dalla terminologia ingiuriosa ; ove manca la prima , ti meriti la seconda.
@ Andrea Parmeggiani
.
.
Sono d’accordo con te.
.
.
Molti non riescono proprio a capire che la esasperata e stolida indulgenza verso il delinquente , ri-immesso in circolazione attraverso le lasse “sliding doors” di una legge che regolarmente perdona , porta alla distruzione proprio di quella societa’ che la legge la rispetta , che in treno e in metro paga il biglietto , che rispetta un controllore o un autista perche’ rispetta il principio di correttezza che lo governa.
.
.
Una , due , tre volte , e poi il delinquente violento , prima o poi uno armato sulla sua strada lo trova , e allora nasce il martire dei miei coglioni…
Sui commenti dell’altro articolo, mi pareva che l’amico meneghin-ligure-cognino fosse rinsavito e mi rallegravo che il periodo di villeggiatura all’Hotel Alzheimer avesse rallentato il naturale invecchiamento cerebrale. Ma vedo che si era trattato di un guizzo, forse per la momentanea presa d’atto che, nel continuare a riproporre la solita minestra dei diritti, la sinistra non farà altro che prendersi sonori sberloni in sede elettorale (la pancia degli elettori desidera esattamente l’opposto di quanto propone la sinistra sia in Europa che negli USA). Ebbene, la riflessione sull’autoregolamenrtezione espressiva, probabilmente comporta un rigurgito più democristiasno che comunista, ma è di nuovo “vecchio stile” e in odor di sacrestia autoimposta. Se la casa non ritiene di dover calmierare i commenti, mi pare stupido scrivere il warning proposto. Per l’appliicazione sistematica e immediata dello stesso, si carica la casa della responsabilità di censurare prontamente i commenti che esulano dal perimetro. A quel punto, tanto vale che la casa sia lettrice immediata e, nel caso, censoria diretta, anche senza warning, anzi. Lungi da me esser sostenitore di una modalità zuffa a tutti i costi, ma quando “c’è vo’, c’è vò”. Certi interventi, alternativi alle posizioni in cui mi inserisco io, fanno davvero prudere le mani e due sberle metaforiche sono la risposta migliore. Ne abbiamo le palle piene dell’immigrazione irregolare (sottolineo “irregolare”) e la pancia della popolazione vuole che si risolva il problema. le soluzioni possono esser le più diverse, basta che funzionino: spediamoli in Albania (a prescindere se il loro paese d’origine sia “sicuro” o meno), rispediamoli a casa loro (la migliore delle soluzioni), ributtiamoli in mare… qualsiasi soluzione ma consentiteci di toglierceli della palle, perché l’immigrazione incontrollata (“accogliamoli tutti”) crea infelicità sia nei cittadini italiani che negli stessi immigrati (come dimostra questo caso). Ho espresso il concetto in modo inappuntabile sul pian formale, per cui non ho violato alcun codice deontologico, attivo o implicito.
#17 Pasini, bon ton e correttezza anglosassone sono sicuramente da applicare quando si discute di cultura arte ecc, un po’ meno quando ad essere chiamata pesantemente in causa è la vita, anzi la morte, di una persona.
Personalmente poi trovo assai meno ingiuriosi gli epiteti e le volgarità verbali rispetto al tono di scherno e dileggio con cui è stato apostrofato nei commenti un disgraziato, la cui intera vita è stata un compendio di sofferenze.
Riporto le regole adottate da un quotidiano on line al quale sono abbonato allo scopo di stimolare una riflessione collettiva sulla autoregolazione dei propri interventi. Grazie a queste regole e al lavoro purtroppo impegnativo dei moderatori il giornale è riuscito a proteggere la qualità dei commenti, a differenza di altri quotidiani, evitando che si trasformassero in un forum di insulti. Gli insulti e gli sfoghi hanno una loro valenza utile e positiva per chi ne sente il bisogno ma hanno altre sedi più opportune in rete e soprattutto rendono dispersiva la lettura di chi ha altri obiettivi nella consultazione dei commenti. Si rischia in questo modo di scoraggiare la lettura e la partecipazione di molti a questa sezione e di renderla monopolio di alcuni pochi contendenti riducendone il valore. Penso che come appassionati di montagna abbiamo imparato una certa disciplina interiore. Non penso e non ritengo opportuna e fattibile una moderazione esterna (tranne casi estremi) ma si potrebbe adottare analoghe regole di comune accordo in linea con lo slogan “Alpinista e gentiluomo”. Pensiamoci.
“Sono suscettibili di non pubblicazione i commenti che contengano espressioni o toni che abbiano l’obiettivo o il risultato di prevalere personalmente su qualcuno, che suonino aggressivi nei confronti di singoli individui o di comunità di individui, che esibiscano disprezzo nei confronti di persone invece che discutere di singoli o generici comportamenti. L’obiettivo dello spazio dei commenti è mantenere il rispetto reciproco e la complicità nella comprensione delle cose e nello scambio delle opinioni e delle conoscenze, e la capacità di proficua convivenza tra le persone: e possibilmente di aumentarli.”
Anzi, addirittura la testata giornalistica GenovaToday fa un articolo dove sembra quasi voglia giustificare l’egiziano protagonista dell’episodio
https://www.genovatoday.it/cronaca/capotreno-accoltellato-versione-giovane-carcere.html
Quello che fa rabbia di questa storia è che non ci sono articoli che raccontano “Chi era Rosario Ventura, il capotreno accoltellato per futili motivi”.
La stampa, è tutta in una direzione, chi da una parte, chi dall’altra… Anche se scorrendo qua e là vedo più articoli che parlano del povero immigrato ucciso che di Rosario Ventura
@ 11 Massimo
I comunisti sono quelli che hanno sempre sabotato qualsiasi tentativo di applicare una legge che punisce ed espelle i delinquenti.
Va da se che il delinquente va protetto anche dai suoi crimini a scapito della societa’.
@ 13
Tieniti il tuo” Codice deontologico” per qualche delinquente.
Expo, le conviene continuare a trincerarsi dietro il suo meschino anonimato da quaquaraquà.
Vede, se mai dovesse capitarmi di doverla assistere nell’esercizio delle mie funzioni professionali, non sono certo di riuscire a comportarmi secondo le regole che mi impone il mio codice deontologico.
Ho scordato la Lamorgese ( gov Draghi) e la Casellati ( Monti).
Però, ovvio, han sempre governato i comunisti.
Per quello che il paese è ridotto male.
E molti altri coglioni stanno gia’ facendo il possibile per mettere i bastoni fra le ruote ad ogni possibile rimpatrio..
Qualcuno di loro e’ stato o e’ ancora a processo per le denunce di coglioni ed associazioni di coglioni…
i coglioni che siete e anche quelli che avete fatto entrare per anni senza distinzioni
Ministri degli interni (coglioni?)
2001/2005 Scajola (quello della casa a sua insaputa)
2005 2006 Pisanu
2008/2011 Maroni
2014/2016 Alfano ( A questo mancava il quid)
2018/2019 Salvini
2022 Piantedosi
Mo pensa ai tuoi di figli e ve’ ben a chegher , tu , i coglioni che siete e anche quelli che avete fatto entrare per anni senza distinzioni , che ci hanno trasformato in un immenso campo nomadi dove chiedere un biglietto giustifica il prendersi una coltellata , ed anche chi non te lo ha mai detto e sopporta questa mistificazione schifosa dove uno che cerca lavoro debba per forza essere un vandalo o un delinquente !
Ai due autori degli spregevoli e incommentabili interventi qua sotto, auguro che i loro figli non si debbano mai trovare nelle condizioni economiche, fisiche e psicologiche di Mousse Diarra.
Onore e rispetto per tutte le persone migranti della Terra.
E quì un amico di Romano La Russa fà un’apologia del fascismo….
.https://www.youtube.com/watch?v=zfeRKxG84RQ
Accà ci stà un altro bravo guagghione che forse era amico a Moussà….
.
E mannaggia al controllore !..https://www.nicolaporro.it/capotreno-accoltellato-ecco-chi-e-laggressore-nordafricano/
In pratica Moussa era nu’ brav guagghione , e i puliziotti cattivi dovevano guardare dall’altra parte mentre questo tipo aggrediva le persone e maramaldeggiava in stazione con un coltello..
.
Poi c’è qualcuno che chiede una definizione letterale del termine :”woke” , c’ha raggione perchè è nero /povero / detenuto / vandalo ; hanno torto gli altri perchè vivono rispettando le leggi e il prossimo.
Anche la vicenda di questo infelice conferma il totale insuccesso della precedente politica dell’ “accogliamoli tutti”. Nel senso del “lasciamoli sbarcare tutti” e poi, in attesa di controllare se hanno o meno i requisiti per il permesso, lasciamoli vagare sul nostro territorio senza arte né parte. Questo signore è arrivato in Italia ben prima che si installasse il “famigerato” governo Meloni e quindi il suo totale abbandono NON è colpa delle politiche di destra, bastarde e fasciste. Ricordo che, nelle due legislature precedenti all’attuale, la sinistra ha sostanzialmente governato per 9 anni su 10 (unica eccezione il Governo giallo-verde, con la Lega). Quindi: allora (prevalenza parlamentare di sinistra) come adesso (prevalenza eparlamentare di destra) emerge una costante: l’immigrazione irregolare NON porta nulla di buono, genera solo disperati che bighellonano qua e là, a volte sconfinano nell’infelicità come questo tipo, cioè personaggi che, magari strafatti di ogni sostanza, danno in escandescebnza e creano problemi molto gravi a carico dei cittadini italiani (in questo caso a un poliziotto, in altri casi a controllori dei treni oppure a semplici cittadini). L’immigrazione irregolare è FALLIMENTARE perché NON innesca alcuna inclusione/integrazione. L’integrazione nella ns società richiederebbe innanzi tutto, da parte dei “disperati”, la voglia concreta di europeizzarsi e invece loro vogliono stare qui, mantenendo però il loro stile di vita afro-islamico. Non c’è corrispondenza fra questi due modi di vivere, quello europeo e quello afro-islamico: è impossibile che crei “felicità” per tutti. Ma l’immigrazione irregolare non genera una effettiva politica di integrazione (neppure quando al governo c’era la sinistra) per i seguenti motivi riconducibili alla cittadinanza dei “nativi”: 1) non c’è la capacità organizzativa; 2) non c’è la capacità finanziaria; 3) non c’è proprio la “voglia” di varare una politica di integrazione (se ci fosse il punto 3, in automatico si risolverebbero i punti 1 e 2). Questa mancanza di “voglia” da parte degli europei genera situazioni di degrado e di malavita e, in alcuni casi (destinati ad aumentare esponenzialmente) a situazioni infelici come quella descritta. Io detesto gli immigrati clandestini e non credo tocchi a me (e a quelli che la pensano come me, ormai in stragrande maggioranza) attivarci per farli felici, ma il punto chiave è che nemmeno i cittadini di sinistra (mi verrebbe da dire di cultura “woke”) all’atto pratico hanno davvero voglia di investire soldi e fatica organizzativa per integrarli e renderli felici. Ergo nessuno li vuole “davvero”, ergo le soluzioni sono “altrove” (oggi Albania, domani Bosnia, poi Turkmenistan e penisola Kamtachta… ma la cosa migliore sarebbe rispedirli a casa loro). Ergo la colpa di situazioni di infelicità, come quella di questo signore, è solo della sinistra.
Due considerazioni. L’una linguistica: leggo l’uomo maliano, cioè un maliano, e le persone migranti, cioè i migranti. In futuro ci sarà anche l’uomo poliziotto, cioè il poliziotto. Del resto mi capita di leggere anche la persona umana, cioè la persona. La diffusione delle perifrasi e degli eufemismi corrompe la bellezza e la chiarezza la lingua italiana.
L’altra politica: come è noto, si moltiplicano per vari motivi le aggressioni contro cittadini inermi, dagli insegnanti ai medici ai ferrovieri. Sarebbe coerente concludere che la risposta alla violenza non sia lo sciopero o quache protesta puramente simbolica. Anche la sinistra farebbe meglio a proporre in concreto una soluzione, se non vuole suicidarsi come è accaduto nelle elezioni in Liguria o in America (si parva licet componere magnis).