Passi perduti

Storia minima di due alpiniste: Ester della Valle di Casanova e Gigetta Matricardi.

Passi perduti
di Fabio Copiatti
(pubblicato su La Rivista del CAI, n. 4, settembre 2023)

Cent’anni fa, nel giugno 1923, una ragazza ventenne raccontò sulla Rivista del Club Alpino Italiano una gita In Val Formazza cogli sci compiuta tre mesi prima, tra il 3 e il 6 marzo.

Con un testo ben scritto e brillante, Ester della Valle di Casanova, questo il suo nome, ricordò le impegnative ed emozionanti ascensioni con gli sci del Blinnenhorn e poi del Monte Giove: “E scende il crepuscolo magico di gelo e di vento. È la mia prima notte invernale di montagna, domani la prima gita in sci!“, annoterà la sera del 4 marzo, osservando il tramonto sul Lago del Vannino. Era raro, in quegli anni, leggere sulla stampa sociale del CAI articoli o cronache di scalate firmati da mano femminile. Ester, giovane alpinista iscritta alla Sezione Verbano e alla SUCAI, fu tra le poche donne a trovar spazio sulle pagine della Rivista in quei primi decenni del ‘900.

Ester della Valle di Casanova. Collezione: Marzio Govoni.

In Formazza, Ester era salita il 18 febbraio 1923 con l’amica Gigetta Matricardi e altri Soci della Sezione Verbano in occasione della “Coppa Girola” di sci. Nata a Pallanza nel 1903, era figlia unica di Sophie Browne e del conte Silvio, proprietari di Villa San Remigio, stupendo balcone sul Lago Maggiore. Anche Luigia Gigetta Matricardi, nata a Genova nel 1901 da Giuseppe e Maria Angelotti, non ebbe fratelli e sorelle. Viveva a Suna, con i genitori, in un’elegante dimora, a due passi da Pallanza. Fu sicuramente la comune passione per la montagna e la frequentazione della Sezione CAI Verbano a farle incontrare e diventare amiche.

Tra gli incanti dell’alta montagna
Dalle prime escursioni alle vere e proprie scalate non passò molto tempo. Dopo le salite compiute sui monti di casa, dal 5 al 7 agosto 1922 troviamo Ester e Gigetta, sempre con gli amici del CAI Verbano, nel comprensorio del Gran Paradiso, sulla cui vetta fu sventolato il nuovo gagliardetto sezionale. Qualcuno dei partecipanti annotò sul libro del rifugio Vittorio Emanuele II: “Sezione Verbano CAI. Gita sociale al G. Paradiso giorno 6 agosto 1922. Proseguimento per Cogne traverso i ghiacciai Lavacciù e Montandeyné e per i colli Gran Neyron ed Erbet (giorno 7 agosto 1922). Inaugurazione del gagliardetto sezionale abilmente confezionato dalla signorina Gigetta Matricardi“.

La discesa a Cogne si compì “tra gli incanti più suggestivi dell’alta montagna, tra crepacci profondi e guglie sublimi“, e non mancò neppure “l’emozione della discesa colle corde sulle pareti di ghiaccio e la gioia delle scivolate sui rapidi pendii ghiacciati“, si legge su un giornale locale.

Il 12 luglio 1923 le due giovani tornarono sul Gran Paradiso raggiungendo per prime la vetta della Becca di Monciair, costone est. Con loro, in quella e in tante altre successive imprese, il conte Aldo Bonacossa, futuro consorte di Ester.

Il 6 agosto dello stesso anno, sempre con Bonacossa e accompagnate dalla guida Luigi Carrel, compirono la prima assoluta da sud del Primo Molare di Valsorey, nelle Alpi Pennine.

Con il ritorno dell’inverno, ripresero più frequenti le uscite sulla neve. A fine anno troviamo Ester nella traversata invernale delle Alpi Breonie, in Alto Adige, percorsa dal 27 dicembre 1923 al 2 gennaio 1924 in compagnia di Ugo Ottolenghi di Vallepiana e altri alpinisti sciatori. Lei stessa pubblicò sulla Rivista del CAI il resoconto di queste avventurose giornate tirolesi: “Se dovessi narrare la gita come era stata progettata, dovrei quasi comporre un poema epico. Tant’è posso invece chiacchierare alla meglio d’una settimana errabonda in alto Adige. Saranno, invece di vette eroiche, salette e cucinette tirolesi. Et in Arcadia ego…“, scrisse con la consueta verve.

Sogni e poesia
Il quadriennio dal 1922 al 1925 fu quasi interamente dedicato alla montagna. Impossibile elencare le numerose imprese alpinistiche, da un capo all’altro delle Alpi e giù, fino al Gran Sasso. Il 9 febbraio 1925 Ester è nuovamente al rifugio Vittorio Emanuele, unica donna in una comitiva composta da famosi alpinisti. L’occasione fu la prima ascensione invernale del Gran Paradiso dal versante della Tribolazione e contestualmente la prima traversata invernale da Cogne alla Valsavarenche.

Aldo Bonacossa, Gigetta Matricardi ed Ester della Valle di Casanova. Collezione: Marzio Govoni.

L’anno successivo Ester e Aldo si sposarono: “Con aristocratica distinzione si sono celebrate giovedì mattina le nozze auspicate della Marchesina Ester della Valle di Casanova, gentilissimo fiore di S. Remigio, col conte Bonacossa“.

Di Aldo Bonacossa, nato a Vigevano il 7 agosto 1885 da una nobile e agiata famiglia di industriali tessili, ha già scritto Stefano Ardito su questa rivista nel marzo 2023.

Novelli sposi, Ester e Aldo non rinunciarono al fascino delle cime. L’estate del 1926 li vide scalare numerose vette sulle Alpi Retiche, Graie e Prealpi ossolane.

6 e 7 agosto 1922, l’annotazione lasciata in occasione della salita al Gran Paradiso. Libro del rifugio Vittorio Emanuele II: 17 luglio 1922-30 luglio 1929, Centro Documentazione Museo Nazionale della Montagna-CAI Torino.
9 febbraio 1925, l’annotazione lasciata in occasione della prima traversata invernale del Gran Paradiso, Ester unica donna della comitiva. Libro del rifugio Vittorio Emanuele II: 17 luglio 1922-30 luglio 1929, Centro Documentazione Museo Nazionale della Montagna-CAI Torino.

Nel 1927 fu invece Gigetta a unirsi in matrimonio con il giovane studente universitario Mario Chiovenda: “Li 30 luglio si sono solennemente celebrate le auspicate nozze della gentilissima signorina Gigetta Matricardi figlia unica adorata dell’egregio inventore col giovane Mario Chiovenda di Premosello. L’unione dei due bei giovani ha coronato un sogno maturato nella poesia“, scrisse un giornale locale. Mario, nato a Roma nel 1905, era figlio dell’illustre botanico premosellese Emilio Chiovenda. Con il fratello Camillo, Mario scalò le principali vette ossolane. Fu proprio in un rifugio dell’Ossola che conobbe Gigetta. Dopo gli studi a Firenze e a Milano, si laureò con la lode in Medicina e chirurgia nel 1929 e intraprese una carriera di successo.

Ester della Valle di Casanova. Archivio: Fabio Copiatti.

Il crepuscolo
Nel maggio del 1943, le vite di Gigetta e Mario giunsero tragicamente al termine del loro cammino terreno, lei vittima di un incidente domestico, lui incapace di sopravvivere alla scomparsa della moglie. Le ultime volontà di Mario furono rivolte all’amata moglie. Volle che nel sarcofago, in cui Gigetta ancora riposa, venissero posate la piccozza, compagna di tante scalate, e le lettere che in vita si erano scambiati. L’assenza di figli, la tragicità dell’accaduto e il particolare momento storico fecero calare definitivamente il sipario sulle loro esistenze. I coniugi Bonacossa ebbero invece una vita intensa e lunga. Aldo morì nel 1975, Ester nel 1992. Lei si distinse anche per il supporto dato alla Resistenza, aiutando molti partigiani. L’alpinista Edward Lisle Strutt, in una lettera indirizzata ad Alfredo Corti, scrisse: “Avete notizie di Etta (così la chiamavano gli amici inglesi, NdA) Bonacossa? So che le sue opinioni contro il fascismo erano altrettanto violente quanto le vostre, e perciò ho sempre temuto che si mettesse in qualche pasticcio».

Ester della Valle di Casanova e Gigetta Matricardi. Collezione: Fabio Copiatti.

Vorrei ringraziare i compagni, forti, buoni e pazienti che mi hanno portata lassù“, scriveva Ester a conclusione della traversata invernale delle Alpi Breonie. Credo che quei giorni felici, quelle compagnie e, soprattutto, l’amicizia di Gigetta le siano mancati molto negli anni del crepuscolo.

Aldo Bonacossa ed Ester della Valle di Casanova in cordata. Collezione: Marzio Govoni.

Ringraziamenti
L’articolo riprende in parte quanto pubblicato sulla rivista Monte Zughero (2023) del CAI Sezione di Baveno. Ringrazio per la collaborazione Silvia Sella Bonacossa, figlia di Ester, Flavio Chiovenda, pronipote di Mario e Gigetta, il collezionista Marzio Govoni, gli amici Pietro Pisano e Leonardo Parachini, mia moglie Sonia, la Sezione Verbano del CAI e Alessandra Ravelli del Centro Documentazione Museo Nazionale della Montagna-CAI Torino.

Passi perduti ultima modifica: 2024-01-21T05:29:00+01:00 da GognaBlog

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5 pensieri su “Passi perduti”

  1. @ 3
    Grazia, presumo che il titolo dell’articolo [non è un libro] sia stato scelto con riferimento ai passi – e alle vite – che sono andati perduti nel tempo. Ricordi il finale di Blade Runner?
     

  2. Mi conforta sempre sapere di donne che hanno vissuto la montagna in modo diverso da come lo immaginiamo.
     
    Mi piacerebbe sapere la ragione del titolo del libro. 

  3. Perfetto..Sig.Cominetti…lo stesso dicasi per le donne in ogni campo…specie nella loro vita quotidiana…e di quella che noi  molte volte nostro malgrado offriamo loro.

  4. Tutte le donne alpiniste che ho conosciuto in vita mia, mi sono sempre sembrate molto più brave, determinate e perseveranti della media degli alpinisti maschi.

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