Regole e prassi d’eliturismo

La posizione della Redazione su questa polemica che ha occupato gli interessi di tanti appassionati alla fine di settembre 2024 è quella ben nota: stop alla costruzione di nuovi “bivacchi”, stop al recupero di bivacchi distrutti o inservibili. Di conseguenza stop totale ai voli d’elicottero necessari per costruire e per inaugurare. A dispetto di questa posizione un po’ radicale, ma sempre più necessaria alla luce dell’esperienza, riportiamo due lettere e tre documenti al riguardo del CAI Domegge, da qualcuno considerato ingiustamente una specie di “capro espiatorio”.

Lettera aperta al Presidente del Club Alpino Italiano
di Luca Calvi
(dal suo profilo fb, 23 settembre 2024)

Carissimo Antonio, carissimi tutti che vorrete leggere queste mie riflessioni.

Scrivo questa lettera aperta da semplice socio CAI di una piccola ma attiva e volitiva sezione del Centro Cadore, per la precisione quella del CAI Domegge, attualmente presieduta dall’ottima Liliana Lilly Fedon e per anni guidata da Gianfranco Valagussa, da molti conosciuto col nome di battaglia di “Nonno”.

Recentemente, grazie o a causa proprio della sezione di cui mi onoro far parte è tornata alla ribalta la questione dell’eliturismo. Il tutto grazie (stavolta proprio grazie) a un articolo de Il Dolomiti, che additava all’alpin ludibrio il sostegno dato dal CAI di Domegge al Chilometro Verticale, manifestazione organizzata dal Gruppo Marciatori Calalzo, dedicata a due volontari del Soccorso Alpino, Enrico Frescura e Alessandro Marengon scomparsi sull’Antelao, valida anche per il Campionato regionale Fidal assoluto e Master di chilometro verticale.

Il nuovo bivacco Montanel

Essendo stato messo a disposizione dagli organizzatori anche un servizio elicottero per chi non fosse stato in grado di raggiungere autonomamente il punto d’arrivo, a molti la presenza del CAI Domegge è sembrata avallare la scelta di quella che viene vista come una forma di eliturismo. Alcune voci hanno addirittura chiesto provvedimenti contro la sezione da parte del CAI Centrale.

Quest’ultimo ha replicato con una nota diffusa sul web e sui social, secondo la quale si invitavano le sezioni CAI a rispettare quanto previsto e presente nel Bidecalogo in materia di eliturismo, eliski e quant’altro.

A gettare un po’ di benzina sul fuoco, già ben ardente di suo, è inoltre il fatto che per l’inaugurazione del nuovo bivacco Montanel, sempre della sezione di Domegge, si era parlato di mettere a disposizione per chi fosse afflitto da problemi di deambulazione un servizio elicottero da Domegge per il bivacco per la sola giornata dell’inaugurazione.

Nel bailamme di j’accuse e di richieste più o meno velate di punizioni esemplari nei confronti dei presunti colpevoli, però, non ci si è, secondo me, resi conto che i veri buoni in tutta questa gazzarra sono proprio i membri del direttivo del CAI Domegge…

E’ inutile nascondersi la mano dietro ad un dito: nelle piccole realtà locali, tipiche della valli montane, la situazione è agli antipodi di quella presente nelle città. Esiste una dicotomia, palese, che vede soci del CAI “di montagna” da una parte e soci del CAI “di città” dall’altra. Queste due categorie spesso vengono a cozzare una contro l’altra, con reciproche accuse di non voler capire.

In buona sostanza, all’interno delle sezioni CAI “piccole” sono presenti molti fautori di una maggiore liberalità in termini di “sfruttamento” o “fruizione” della natura montana e chiunque avanzi istanze conservative nei confronti della natura spesso e volentieri viene bollato come talebano ambientalista.

Esiste però una terza via, meno appariscente, che è formata da elementi “di città” mescolati a “locals” che vogliono invece lavorare per una comprensione della montagna e delle sue problematiche con una prospettiva ben più ampia del ristretto orizzonte localista e campanilista.

Di quest’ultima fazione fa certamente parte il direttivo del CAI Domegge, che in questo modo ha potuto portare alla ribalta ed all’attenzione di parecchie persone la problematica relativa all’eliturismo in una zona, quella del Veneto, nella quale, in assenza di regolamenti precisi come quelli trentini, è attualmente possibile derogare in misura decisamente eccessiva e offrire invece del solo servizio per chi abbia disfunzionalità motorie, un vero e proprio servizio di eliturismo con annessi e connessi.

Il CAI Domegge non ha soltanto recepito e immediatamente attuato le linee ricordate dal CAI con la fraterna tiratina d’orecchi, ma ha saputo anche farsi portavoce di quei tanti soci che vorrebbero una maggiore trasparenza e quanto meno una sana discussione sui limiti delle offerte dell’eliturismo, offerte peraltro, ribadiamo, sempre avanzate da enti e gruppi con i quali il CAI ha collaborato e collabora, e dei quali spesso fa parte anche chi è socio CAI.

Se la gara podistica è stata organizzata dal Gruppo Marciatori Calalzo, è anche vero che è stata dedicata a Enrico Frescura e Alessandro Marengon del Soccorso Alpino Centro Cadore e che sul tracciato della gara ci sono i fienili delle famiglie… Impossibile non sentirsi parte di un simile evento per chi in quel luogo vive e di quella società fa parte.

Oggi, in fin dei conti, abbiamo tutti (o quasi) applaudito al posizionamento di un nuovo bivacco nel Vant del Pelmo… Posizionamento effettuato con un elicottero. Un bivacco dedicato alla memoria di due angeli, Aldo Olpe Giustina e Alberto Magico Bonafede, i due soccorritori di San Vito di Cadore (Belluno), che persero la vita sul Pelmo il 31 agosto 2011, travolti da una frana durante la missione di recupero di due alpinisti sulla via Simon-Rossi.

Certo i due casi non sono citati per effettuare un paragone, no, ma solo per ribadire che curare la memoria è sempre un’attività meritoria… Su questo siamo d’accordo. Come, è ancora da discutere, ma grazie a quanto successo lo stiamo facendo.

Per quanto riguarda l’inaugurazione del bivacco Montanel, non è del tutto da disprezzare l’eccezione a suo tempo avanzata da qualcuno di consentire a poche persone di salire con l’elicottero se si considera che stiamo parlato di qualche ultraottantenne e di un paio di persone con gravi handicap di deambulazione…

Chi scrive è meno talebano rispetto ad altre modalità di abbattimento delle barriere… Fermo restando che il migliore degli abbattimenti è il superamento delle barriere personali (e penso agli amici Andrea Lanfri o Paul Pritchard , così, a titolo d’esempio), possono esistere situazioni eccezionali, che non devono diventare routine e per le quali è possibile una deroga. Questo almeno secondo me.

In ogni caso, in un modo o nell’altro, va ascritto al CAI Domegge di Cadore il merito di aver riportato alla dovuta attenzione il mai risolto problema dei limiti dell’eliturismo e con ciò aver saputo mettere in ancora maggiore evidenza il problema di una crescita “culturale” tra gli amanti della montagna che porti ad una collaborazione e non più ad una contrapposizione tra “local” e “montanari di città”.

In buona sintesi, sarà compito del CAI, in quanto associazione a tale scopo preposta, saper fare operare al meglio le piccole sezioni locali delle vallate delle montagne italiane assieme alle grandi (numericamente) sezioni cittadine al dichiarato scopo di aiutare local e cittadini a comprendere come poter godere al meglio delle bellezze delle montagne e contemporaneamente come poter vivere delle stesse in una prospettiva di sviluppo sostenibile e virtuoso, contrapposto al mordi e fuggi del turismo di massa o dei falsi grandi eventi asserviti alla politica.

Caro Antonio, grazie per aver voluto leggere questa mia, che la sola pretesa di voler avviare un ulteriore dibattito e non ha per nulla la pretesa di essere esaustiva.

Grazie inoltre a chiunque altro abbia perso qualche minuto per leggere questi miei pensieri raffazzonati.

Allego la fotografia dei volontari del CAI Domegge che hanno dato una mano per il Chilometro Verticale. Tutti saliti rigorosamente pedibus calcantibus.

Volontari del CAI Domegge che hanno dato una mano per il Chilometro Verticale

CAI ed eliturismo: alla ricerca di risposte
di Gianfranco Valagussa, socio orgoglioso del CAI Domegge
lettera aperta

Prendo spunto dai fatti accaduti recentemente che non possono essere elusi per l’importanza che rivestono per il sodalizio.

Esaminiamo i fatti.
A) La Sezione CAI Domegge partecipa alla organizzazione di un evento sportivo, una corsa (verticale) di mille metri, dedicata a due componenti del soccorso alpino caduti sul canalone Oppel all’Antelao. Il tracciato segue il percorso di allenamento dei due giovani. Varie associazioni si mettono a disposizione con le proprie competenze per la riuscita di questo evento annuale. Il Gruppo Sportivo organizza la gara, mentre il CAI organizza una passeggiata fino al punto di arrivo della gara e ritorno, e la Proloco promuove la salita utilizzando l’elicottero già in zona per il trasporto materiali ed il pranzo in piazza nella frazione di Grea.

B) La settimana successiva, a seguito di un precedente rinvio per maltempo, si tiene l’inaugurazione del nuovo bivacco Montanel. Un luogo storico in cui sorgeva dalla metà dell’800 un ricovero di pastori, il casel, a quota 2004 m. Si raggiunge la storica conca percorrendo un sentiero che sale con intensi tratti verticali, impossibile da raggiungere per chi si trovi ad essere in condizioni fisiche imperfette. Annunciata anche la possibilità di partecipare al taglio del nastro salendo in elicottero, prenotato da sei persone con evidenti difficoltà deambulatorie che avrebbero loro impedito di effettuare la salita “by fair means”.

Per la prima volta a fronte della pubblicazione dell’evento su un canale social di informazione alpina il CAI Veneto, seguito dal CAI Nazionale, chiede di rimuovere il logo del sodalizio e/o di non effettuare il trasporto “turistico”.

Qualcuno potrebbe essere indotto a pensare che quella che segue è solo una polemica, sterile. Non è così, si tratta semplicemente di rimuovere quelle ipocrisie che, nei fatti, evitano di raggiungere apprezzabili risultati in tema di etica e ambiente.

Porta la data del 23 marzo 2024, il Documento di posizionamento Eliturismo in Montagna votato alla unanimità dal Comitato Centrale di Indirizzo e Controllo – atto n. 17. Le date contestate alla Sezione CAI Domegge sono relative alle iniziative (sopradescritte) del 22 e 29 settembre 2024. Una lettura del documento (che personalmente condivido pienamente) del C.C.T.C. ci aiuta a capire alcune questioni:

– L’Italia è l’unico Paese delle Alpi a non avere regolamentazioni sullo svolgimento dell’attività di eliturismo;

– la pratica è di estremo impatto su fauna e avifauna selvatica, principalmente nel periodo invernale;

– si certifica che è possibile una regolamentazione anche basata sulle caratteristiche locali delle diverse zone.

Dalla data del 23 marzo 2024 a quella del 22 e 29 settembre 2024 (compreso) si sono susseguite varie manifestazioni sportive, inaugurazioni di manufatti in quota, feste varie, tutte servite da elicottero, con o senza il logo CAI in evidenza. Se non si sono svolti è solo a causa del maltempo.

Mi trovo ora a fare due riflessioni che portano ad altrettante domande:

  • per quanto riguarda la prima, mi vien fatto di chiedermi se per caso il C.C. di Indirizzo e Controllo, oltre alla buona ed efficace pratica dell’Indirizzo, abbia anche un sistema di Controllo al di là delle segnalazioni del solito Innominabile.
  • per quanto attiene la seconda, mi chiedo: il disturbo ai selvatici ha luogo solo in presenza del logo CAI? Tanto mi viene da pensare visto che, per quanto mi è noto, in merito alla regolamentazione dell’eliturismo non si stanno elaborando proposte pratiche da indirizzare alle istituzioni politiche amministrative regionali o nazionale.

Sono convinto che l’assenza di una regolamentazione uguale per tutti che veda anche l’applicazione certa della stessa (laddove necessario anche con l’applicazione delle relative sanzioni) ci potrebbe aiutare a sostenere le nostre ragioni ben oltre le segnalazioni dell’Innominabile e dell’utilizzo che ne viene fatto a meri e spesso meschini fini personali.

Questo ipotetico (forse) Innominabile, però, regista reale di quanto è successo, ha forse tra le sopra citate mire, oltre all’affermazione individuale, anche un obiettivo politico all’interno del CAI? Mi chiedo se questo non sia un mio delirio.

Quanti voli sono stati effettuati a supporto delle iniziative in quota sponsorizzate, con logo o senza, dalle sezioni CAI nel bellunese?

È evidente la discriminazione verso una sezione in specifico, una sezione che si sta muovendo in una direzione precisa verso gli obiettivi stabiliti dallo statuto sezionale (gli stessi del nazionale), senza stampelle partitiche o istituzionali e quindi senza cambiali a scadenza. L’unica entità, peraltro, che abbia rivendicato l’applicazione delle norme regionali in materia di contributi per la manutenzione dei sentieri e con proposte risolutrici.

Da parte mia, ho deciso di intervenire in forma personale perché l’orientamento della Sezione è quello di evitare ulteriori polemiche. Fortunatamente le mie posizioni contro l’uso del mezzo meccanico, oltre ad essere ampiamente note, sono sempre state messe per scritto col risultato di essere quindi lontane da qualsiasi possibile strumentalizzazione.

Ho ritenuto giusto sottolineare la discriminazione subita dai soci che avrebbero voluto partecipare ad un evento storico ed affettivo, oltre ai credenti per i quali era importante una benedizione da parte dell’istituzione religiosa.

Un evento che, a differenza di altri, si sarebbe limitato a pochi residenti di Domegge oggi può aiutarci a superare l’evidente sofisma, risultato dei fatti sopradescritti, a favore di una regolamentazione condivisa, esito a sua volta della applicazione della corretta filosofia così come descritta nel documento del C.C.I.C.

In caso contrario ognuno sarà legittimato, nei fatti, a disattendere gli auspici dei vertici istituzionali del sodalizio.

Regole e prassi d’eliturismo ultima modifica: 2024-10-27T05:28:00+01:00 da GognaBlog

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4 pensieri su “Regole e prassi d’eliturismo”

  1. “In ogni caso, in un modo o nell’altro va ascritto al CAI Domegge di Cadore il merito di aver riportato alla dovuta attenzione il mai risolto problema dei limiti dell’eliturismo”.
    Con questa argomentazione di fondo però allora vale tutto: non è un problema se ho evaso le tasse, è anzi un merito perché ho portato il dibattito sulla mai risolta questione della pressione fiscale… Spero nessuno si offenda per la similitudine, ovviamente esasperata, però davvero mi sembra che il ragionamento di fondo nella prima lettera regga poco.

  2. “Le cose peggiori sono sempre state fatte con le migliori intenzioni.” 
    Oscar wilde

  3. Concordo in pieno (ma va?) con le posizioni “talebani”. La montagna è severa, si dice dalla notte dei tempi. Nel termine “severo” si intende, fra le tante cose, anche il risvolto “selettivo”: la montagna NON è “per tutti” ma solo per chi ce la fa con i propri mezzi. I il buonismo di voler includere tutti è contrario alle leggi implicite della natura e quindi della montagna. Per il bene stesso delle montagne dobbiamo superare il buonismo e tornare ad una montagna severa, aperta solo “a chi ce la fa con i propri mezzi”. Anche a titolo personale: io mi sono reso conto che certe “cose” in montagna non riesco più a farle con i miei mezzi e, seppur a malincuore, ci ho rinunciato con una lucida scelta. Probabilmente, anno dopo anno, saranno sempre di più le cose della montagna cui dovrò rinunceriare, ma l’ho già messo in conto e non cerco “scappatoie” per compensare. Il vero amore per le montagna consiste nel saper valutare asetticamente le proprie capacità e prendere le dovute decisioni (facendo i dovuti passi indietro): non dovrebbero neppure imporcelo, ci dovremmo arrivare da noi. Tutto ciò vale in assoluto, ma vale ancor di più in un contesto come quello cui siamo arrivati, cioè di montagne già molto rovinate per l’uso antropico.

  4. Sarò talebano (anche se vivo in montagna) ma non esistono ragioni che giustifichino inquinamento e disturbo dell’avifauna alpina. L’elicottero non deve essere avallato, tanto meno da una sezione del club che dovrebbe essere uno degli ultimi baluardi della tutela dell’ambiente. 

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