“Superpanza” a Finale

Alessandro Grillo ricorda la prima salita della via Superpanza a Finale Ligure nel 1975, assieme a Vittorio Simonetti e Giancarlo Croci.

Superpanza a Finale
(la prima salita)
di Alessandro Grillo
(tratto dal libroRacconti in verticale di Alessandro Grillo, Le Mani Edizioni, 2013)

Impossibile non notare quell’enorme pancione roccioso, quando da Feglino si scende verso il mare.
Quel Polifemo di pietra ti guarda con un occhio impertinente, in alto sulla sinistra. Effettivamente un po’ mal posto, ma pure i ciclopi strabici possono non essere perfetti. Certo è una bella sfiga, nascere di pietra, con un occhio solo e pure strabico. Comunque lo nominammo “Superpanza”. Ora che c’era il nome, dovevano esserci anche i primi scalatori.

Gianni Calcagno in ripetizione di Superpanza a Finale nel 1975. Foto: Alessandro Grillo.

Il “Guru Calcagninda”, alias Gianni Calcagno, aveva pure lui preso di mira lo strapiombone. E questo era il pericolo più grave. Velocissimi e senza nulla dire, io e Torio andammo a dare un’occhiata.

Solita lotta con la vegetazione spinosissima e arrivammo sulla destra di un pilastro che formava diedro con la parete.

Superato il passaggio, ci fermammo su di un piccolo pianerottolo proprio sotto la grande pancia. Fuori chiodi e staffe e iniziammo la danza: artificiale a go go. Il mio compagno si alzò per una ventina di metri, poi, esausto, scese. Lasciammo il materiale sul posto e ritornammo a valle. Passarono le domeniche. Il mio compagno aveva impegni con il lavoro di cava e con la famiglia.

Calcagninda, pressante, mi chiedeva se ci eravamo decisi a fare la via, poiché altrimenti… ci avrebbe pensato lui. Quasi alla disperazione, senza compagni di cordata affidabili, avevo interpellato qualche arrampicatore, ma con scarsi risultati. Arrampicare a Finale, a quei tempi, incuteva timore, figuriamoci poi per aprire una via in strapiombo e di più tiri.

Per fortuna accettò l’invito un amico di Novi, Giancarlo Croci. Una ventosissima domenica di marzo del ’75 ci vide lottare tutto il giorno sui tre tiri finali. Artificiale sino all’uscita del pancione, una bella placca a buchi più semplice del previsto e un ostico diedrino finale completarono l’opera. In quel momento ne fui fiero.

Ricordo la discesa, davvero problematica per le corde corte e per il terribile vento. Dovemmo appendere la ferraglia alle funi per non vederle svolazzare orizzontalmente.

Vittorio Simonetti in apertura sul grande strapiombo di Superpanza. Foto: Alessandro Grillo.

Ma quella prima salita, dopo l’esaltazione iniziale, mi portò dei dispiaceri: da una parte Torio s’incavolò moltissimo perché non lo avevo atteso e lo avevo tradito con uno “straniero”, dall’altra arrivarono le critiche di Calcagninda che, durante la prima ripetizione, estrasse un po’ di chiodi che ritenne superflui.

Effettivamente avevamo lasciato dei chiodi in eccesso, soprattutto per fare presto a causa di quel vento che ci stordiva. Veniva da pieno sud, umido e freddo. Cosa strana per quei posti, in genere battuti dalla tramontana. Se un chiodo non era “buono”, non lo estraevo, ma cercavo di metterne uno migliore accanto. Era materiale artigianale, fatto proprio nell’officina di Giancarlo, e lui non si pose minimamente il problema di recuperarne l’eccesso.

Accuse di tradimento e vigliaccheria, per l’eccessivo abuso di mezzi artificiali, mi piombarono addosso in un istante. Il morale finì sotto i piedi, o meglio sotto le Adidas. I sensi di colpa cominciarono a turbare le mie notti.

Sognavo di essere appeso a orridi strapiombi, con il vento che mi sbatacchiava a destra e manca, mentre Torio, dal basso, mi strattonava con la corda urlandomi: “Ingrato” e Calcagninda, appollaiato su di uno spuntone, ghignava mefistofelico.

Quanto casino, per aver voluto aprire una via a tutti i costi. Dovevo riscattarmi al più presto. Fortunatamente l’occasione si presentò sulla vicina parete del Pianarella.

Alessandro Grillo in sosta dopo lo strapiombo di Superpanza. Foto: Alessandro Grillo

La richiodatura della Superpanza
di Gianni Lanza

La Via Superpanza all’omonima parete è qualcosa di spettacolare: pensare che Alessandro Grillo e Giancarlo Croci hanno salito questi strapiombi dal basso con chiodi tradizionali, sostando in piena esposizione, fa venire i brividi. 

A ottobre 2022 la via versava in stato di semi-abbandono. Teo Bizzocchi, Cesare Marchesi, Dafne Munaretto ed io, con il permesso di Grillo, abbiamo richiodato la via, con il contributo di www.vielunghefinale.com e Affittacamere Bonora. Per vedere l’articolo sulla richiodatura clicca qui: Richiodatura Superpanza.

Note storiche
Nel bellissimo libro Un Sogno Lungo Cinquant’Anni di Alessandro Grillo, l’apritore racconta di aver attaccato l’enorme pancione con Vittorio Simonetti, non riuscendo in prima battuta a terminare l’itinerario. Così, pressato da Gianni Calcagno, che minacciava di terminare lui stesso la via, ed essendo Simonetti sempre impegnato, il Grillo chiamò Croci ed insieme si batterono per terminare la via sulla parte alta. Alcuni chiodi che si trovano tutt’ora in via sono materiale artigianale prodotto nell’officina di Giancarlo Croci.

Questa via, dopo la grande soddisfazione, provocò a Grillo un duplice dispiacere: da un lato Simonetti fu offeso per non essere stato coinvolto nella conclusione della via, dall’altro Calcagno accusò Grillo di aver utilizzato troppi chiodi. Alessandro si prese poco dopo la sua rivincita con la Via Grimonett al Pianarella.

Gianni Lanza sulla L1 di Superpanza

Zona: Orco Feglino, Finale Ligure
Sviluppo arrampicata: 110 m
Apritori: prima salita Alessandro Grillo con Vittorio Simonetti per la parte bassa e con Giancarlo Croci per la parte alta nel marzo 1975. Richiodata a fittoni resinati da Gianni Lanza, Teo Bizzocchi, Cesare Marchesi e Dafne Munaretto nell’autunno 2022. Materiale offerto dal sito vielunghefinale.com e supporto logistico offerto da Affittacamere Bonora (la storica Locanda del Rio di Angiolina).

Tipo di apertura: dal basso con chiodi tradizionali.
Esposizione: ovest
Protezioni: resinati, restano presenti i chiodi tradizionali della prima salita a testimonianza della storia.
Difficoltà: 7a, 6b obbl.

Note: nonostante il grado obbligatorio possa apparire basso, la via si svolge su una parete strapiombante che richiede esperienza e sicurezza. La richiodatura, che ricalca quella originale, non banalizza le difficoltà. Nonostante storicamente nelle guide e/o siti vari L2 sia stato riportato come 6b+ o come 6c, percorrendo la vicina Via Vuoto a Perdere, valutata da tutte le guide e/o siti vari 6c+, ci siamo resi conto che in particolare il primo tratto di L2 di Superpanza sia decisamente più duro e su appigli piccoli e dolorosi. Ci sentiamo quindi di proporre per L2 il grado 7a.

In arrampicata su L2 di Superpanza

Equipaggiamento: normale da arrampicata.
Accesso: dal casello di Feglino, scendere in direzione di Finale, quindi salire con svolta a gomito in direzione Orco: dopo circa 300 m parcheggiare in uno slargo sulla sinistra in corrispondenza di un bivio nei pressi della Località Sanguineo.

Avvicinamento: Percorrere la strada di cava e superare la frazione, proseguire ancora dritto fino ad oltrepassare una cancellata e proseguire dritto. Dove la strada di cava piega a sinistra proseguire dritto per sentiero e dopo circa 50 m prendere l’evidente traccia a sinistra che conduce alla parete. Ci si trova quindi alla base della parete, che si segue verso destra salendo leggermente ad un terrazzo prima delle corde fisse, alla destra di un grande tetto giallo. Ore 0,10.

Gianni Lanza sulla L2 di Superpanza

Relazione
L1: salire il muretto a destra del grande tetto, 5a, fino ad una cengia con corda fissa, qui allungare molto le protezioni, traversare a sinistra per una decina di metri, 3, quindi salire verso l’evidente diedro rossastro, 5a, da cui si esce con un traverso verso sinistra, 5a, sosta su resinati inox da calata, 35 m

L2: salire lungo lo strapiombo, primi metri duri 7a (vedi note), successivamente si è sempre in strapiombo ma si trovano a sorpresa buone maniglie e mano a mano che si sale la difficoltà diminuisce, 6c poi 6b, uscire quindi sulla placca grigia verticale, 6a, e raggiungere la sosta oltrepassando un fico, presenti 2 soste, entrambe con 2 resinati inox, 25 m

Dafne Munaretto su L2 di Superpanza

L3: salire verticalmente con bellissimi movimenti e appigli, 5b, proseguire seguendo le maniglie, 5b e 5c, piegare quindi verso destra, 5a, e raggiungere la grande cengia con sosta su 2 resinati da collegare sotto un evidente diedro, 35 m

Dafne MunarettoL3

L4: salire l’evidente diedro con bellissima arrampicata, 6b, traversare a sinistra, 6a, quindi salire il tratto leggermente strapiombante con buone prese, 5c, uscire oltre un alberello, qui traversare a destra reperendo la sosta su 2 resinati, 15 m

Gianni Lanza su L3 di Superpanza

Discesa: dalla sosta di L4 con breve calata tornare alla cengia. Qui è possibile scegliere varie linee di calata, o lungo la via, oppure spostarsi leggermente a destra e calarsi su Vuoto a Perdere. Se ci fossero più cordate è possibile anche spostarsi a sinistra (faccia a monte) circa 40 m superando alcuni fix ed una vecchia sosta su golfari arrugginiti, reperendo una nuova sosta su resinati appartenente alla Via Popolo Migratore. Da qui una calata di 30 m deposita al lato destro di un grottone, quindi con una seconda calata da 55 m si raggiunge la base della parete. Rientro per sentiero di salita. Ore 0,30.

Dafne Munaretto su L4 di Superpanza
Dafne Munaretto su L4 di Superpanza
La richiodatura di Superpanza, ottobre 2022
Vecchi fittoni della Superpanza, recuperati
“Superpanza” a Finale ultima modifica: 2025-10-19T05:16:00+02:00 da GognaBlog

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1 commento su ““Superpanza” a Finale”

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