Vertigine
di Dario Carlo Alpini, Antonio Cesarani e Guido Brugnoni
(Milano, febbraio 2014. Questo scritto costituisce l’introduzione all’opera Vertigo Rehabilitation Protocols pubblicata il 21 maggio 2014 da Springer)
La vertigine è uno dei disturbi più frequenti e, probabilmente, il sintomo più interdisciplinare. Come sottolineato da Thomas Brandt nel suo libro Vertigo. Its Multisensory Syndromes (1), la vertigine può essere affrontata tenendo conto di come la vista, l’udito e la propriocezione interagiscono con i segnali vestibolari per realizzare quel tipo speciale di equilibrio che è l’equilibrio dinamico degli esseri umani. Come meglio spiegato nel capitolo 1, l’equilibrio umano è unico nella scala evolutiva. L’equilibrio basato sul bipedismo umano è una sfida continua contro la gravità. La vita, in generale, è una sfida per ogni tipo di essere vivente, ma l’equilibrio basato sul bipedismo permette agli esseri umani di vivere la loro vita sia come una sfida che come un’opportunità, l’opportunità di cambiare il loro habitat, di cambiare la loro interazione con l’ambiente, con gli altri esseri umani. In altre parole, gli esseri umani hanno la possibilità di cambiare le regole della gravità, di cambiare le regole della vita: sono in grado di camminare, correre, saltare, nuotare, ma possono anche diventare capaci di volare, pattinare, librarsi in aria e così via.
La vita moderna è l’esempio migliore di come gli esseri umani siano in grado di cambiare le regole del gioco della vita, combinando sfide e opportunità. Il problema è la capacità del sistema vestibolare di adattarsi alle possibilità della vita moderna.
Gli organi vestibolari dell’orecchio interno e il sistema vestibolare subcorticale si sono sviluppati per controllare l’equilibrio dei dinosauri circa 400 milioni di anni fa. Poi, in soli 150.000 anni, hanno dovuto imparare a gestire l’equilibrio dell’Homo Sapiens, a gestire un corpo complesso e multisegmentato in continuo movimento, sempre sul punto di cadere. Ora, in soli 100 anni, il sistema vestibolare dei dino-sapiens ha dovuto imparare a gestire l’Homo Sapiens moderno che vive solitamente in un mondo ad alta velocità. La vertigine ricorda all’Homo Sapiens che la gravità esiste, che il corpo ha dei limiti strutturali, che a volte stiamo sovvertendo le regole della vita, stiamo superando le regole della nostra biologia, stiamo superando i nostri limiti naturali. Sembra che la vertigine ci dica: “Ehi, sei sulla Terra, non puoi volare, non puoi vivere così velocemente, hai bisogno di riposo, non puoi cambiare più rapidamente di quanto il tuo sistema vestibolare possa adattarsi al tuo stile di vita!”.
In ogni caso, la vertigine è vita, quasi durante una lunga parte della nostra vita. Tutti i bambini amano giocare in modo da provocare vertigini, come il girotondo o l’altalena, molti adulti amano le giostre e le montagne russe, molti adulti amano affrontare la gravità vivendo un’eccitante vertigine adrenergica.
La vertigine come piacere o la vertigine come sofferenza sono sempre con noi, per ricordarci che siamo dino-sapiens che vivono qui e ora. A causa di questo ruolo, la vertigine può avere un impatto così profondo sulla vita del paziente. Il paziente affetto da vertigine soffre profondamente perché è diventato un homo limitato, spesso non più erectus e talvolta solo un po’ meno sapiens.
La riabilitazione ha il compito di ripristinare un rapporto adeguato tra il paziente e la Terra, anche se attraverso un sistema vestibolare danneggiato. Dagli anni ’40 del secolo scorso, quando Cawthorne e Cooksey proposero per la prima volta la riabilitazione vestibolare, gli esercizi fisici ancora adottati non sono cambiati in modo significativo, mentre l’approccio alle vertigini è cambiato ed è ancora in continua evoluzione.
Per questo motivo la prefazione è affidata a un virologo, il primo capitolo è dedicato all’adattamento del sistema vestibolare all’equilibrio umano basato sul bipedismo, i capitoli dedicati ai disturbi vestibolari si aprono considerando il paziente come un sistema biomeccanico e biologico complesso che interagisce con una malattia specifica, ogni protocollo riabilitativo si conclude con suggerimenti specifici che riguardano l’impatto reciproco della malattia e dello stile di vita.
Nota
(1) Brandt, Thomas. Vertigo: Its Multisensory Syndromes , Springer London, 1991 first edition; 1999, second edition.
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Bagnetto, è ancora qui perché evidentemente valevole. Solo i disimpegnati come voi lo ritengono idiota causa la coda di paglia che vi contraddistingue. Generazione fallita.
Questo commento idiota rientra tra quelli che Gogna dovrebbe cancellare immediatamente.
Spero solo che è ancora qui perché non se ne è ancora accorto.
Matteo non commenta più su blog? è partito il periodo di acuto disimpegno coincidente con le scalate estive? oppure sta promuovendo il sovraffollamento turistico da qualche parte? pro-tendo per la prima…