OnlyFans

Cos’è e come funziona OnlyFans, i rischi e il fatturato: l’analisi del successo della piattaforma.

OnlyFans
(le storie dei creator che guadagnano fino a 20mila euro al mese)
di Michela Rovelli e Greta Sclaunich
(pubblicato su corriere.it/tecnologie il 21 dicembre 2022)

C’è chi, su OnlyFans, si sente perfettamente a suo agio: «Mi sento bene a condividere quella parte di me, la vivo come uno sfogo creativo e non come un lavoro. Sono un’esibizionista per natura». Chi, invece, la considera un mero hobby: «Se il mio lavoro e le altre attività che sto avviando andranno bene, la prima cosa che farò è chiuderlo». Ancora, c’è chi qui ha trovato un tesoro in termini di opportunità: «È la piattaforma perfetta per mettersi in gioco. Prima la snobbavo, poi è stato amore a prima vista». Tante storie, diverse nelle intenzioni e nelle ambizioni. Dietro e dentro a OnlyFans, sito nato nel 2016 per la condivisione e la monetizzazione di contenuti da parte di creator e sbocciato in modo esponenziale nel 2020 con la pandemia, c’è molto di più. Lo si scopre andando oltre alle notizie che creano dibattito negli ultimi mesi. L’ultima, in ordine di tempo, è quella che racconta la storia di Ilaria Rimoldi, che ha avuto problemi con il suo lavoro a Gardaland dopo che era stato scoperto il suo profilo su un social – potremmo definirlo anche così – dove a prevalere sono i contenuti erotici, a luci rosse, pornografici. Il nome è ormai noto, anche qui in Italia, e nasconde le più disparate dinamiche sociali. Viene sfruttato per i più disparati scopi e sta trasformando, grazie a una moderna versione della Gig Economy, anche degli interi settori economici.

Se volessimo trovare una prova concreta del successo di OnlyFans negli ultimi due anni, basterebbe guardare la crescita esponenziale di abitanti di questo nuovo (ennesimo) mondo digitale. Un mondo dove c’è un palcoscenico, calcato da oltre 1,5 milioni di creators, e una platea, dove siedono 188 milioni di utenti. Qualche dato su di loro: secondo il sito di analisi Civic Science, la stragrande maggioranza ha meno di 34 anni e per l’87 per cento si tratta di uomini. Questi, per accomodarsi in poltrona, devono avere soltanto una cosa a portata di mano: la carta di credito. Perché tutto, su OnlyFans, è a pagamento. I profili dei creator – sotto abbonamento, da un minimo di 5 dollari mensili a un massimo di 50 dollari – i singoli post, le foto, i video, le mance che volontariamente un utente può versare al suo creator preferito e soprattutto i contenuti «esclusivi», quelli che vengono distribuiti (sempre previo pagamento) via DM, alias «Direct Messages», la chat privata. Il vero segreto del successo di OnlyFans è questo. Il click diventa velocemente compulsivo, perché pagare è semplicissimo. Basta premere su grandi pulsanti blu ed ecco che in un secondo si sblocca il contenuto che aveva catturato la nostra attenzione attraverso le sapienti strategie di comunicazione messe in atto dai creator. Che nel 2021 hanno guadagnato complessivamente 4,8 miliardi di dollari. Le cifre però non sono uguali per tutti. In media i creator guadagnano 151 dollari al mese (ma i più noti arrivano a guadagnare anche milioni: l’uno per cento di loro si porta a casa il 33 per cento dei ricavi complessivi di OnlyFans). Per ogni transazione, la piattaforma trattiene il 20 per cento e lascia al creator l’80 per cento.

Una piattaforma per guadagnare
C’è chi davvero riesce a vivere in modo molto più che dignitoso con OnlyFans. Danila Cattani, 32enne, dopo averlo trasformato in un lavoro arriva anche oltre i ventimila euro mensili: «Avevo tante foto di shooting e alcuni fotografi mi hanno consigliato di provare a guadagnarci qualcosa – ci racconta la creator con oltre 50mila follower  – poi il lockdown mi ha reso un po’ disperata. Avevo sempre curato il mio corpo e l’ho usato. E ho guadagnato più di quello che avrei immaginato». Laureata in Scienze Motorie, ha sempre lavorato nel mondo del fitness, che anche oggi prova a mantenere attivo – nella speranza presto di creare un proprio progetto – e che tiene ben separato dalla sua attività su OnlyFans, dove è «passata da semplici foto di vedo non vedo, nudo artistico, a video amatoriali espliciti erotici. Ho un prezzo di abbonamento molto basso, ma il vero ricavo arriva dalle chat. Con alcuni è una semplice compravendita di materiali, altri invece si affezionano proprio.  La mia utenza è molto varia, non potrei categorizzarla. Ci sono neomaggiorenni che cercano la parte più erotica, ma anche uomini di 60-70 anni che mi chiedono una videochiamata tutte le settimane». 

Bisogno di autenticità
Le differenze tra una generazione e l’altra si notano molto nel mondo digitale. Anche in questo caso, dove l’erotismo – e la pornografia – online è percepita in modo molto diverso dai più giovani, rispetto a chi ha qualche anno più di loro. Cosimo Marco Scarcelli è un ricercatore del dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata dell’Università degli Studi di Padova. Insieme al suo team ha condotto uno studio per capire la visione della Generazione Z e dei Millennial di queste piattaforme: «Distinguono moltissimo questo genere di attività dal sex work che si può trovare, ad esempio, per strada. Perché manca il contatto col corpo. La mediazione della piattaforma ne ammorbidisce la visione. Poi se andiamo fuori dall’Italia l’opinione su OnlyFans è molto diversa, è qualcosa di socialmente accettato». Rappresenta un’evoluzione rispetto alla pornografia online più tradizionale: «Si è arrivati a un nuovo traguardo nel campo delle interazioni, si crea un rapporto ancora più intimo». La ricerca dell’autenticità, così dilagante sui social, ha invaso anche questo settore. «OnlyFans è una piattaforma molto interessante perché intreccia una serie di dinamiche. Quelle legate alla pornografia online e quelle più connesse ai social. Ci sono molti elementi rappresentativi delle dinamiche contemporanee». E questo è un esempio: «Raccontiamo sempre che i social sono una distorsione della realtà, però è un racconto un po’ viziato. Anche nella vita quotidiana, reale, troviamo le stesse dinamiche. E la conseguente  richiesta di autenticità viene assorbita anche da OnlyFans».

Un gioco per esprimere se stessi
Se la storia di Danila Cattani sembra ben rispondere allo stereotipo di OnlyFans che compare in molte conversazioni, la realtà è che questa è solo una delle tante – svariate – tipologie di creator che troviamo sulla piattaforma. Per NuvoleRosse, alias Ilaria Cloblizch, è solo un «gioco. Non è il mio lavoro e non voglio che lo sia. È un passatempo, che però mi porta anche un riscontro economico. Il guadagno è molto altalenante, da un minimo di 300 a un massimo di 900 euro al mese». La giovane, che frequenta il Dams di Bologna e sogna un futuro a metà tra la carriera teatrale e l’impegno sociale, su OnlyFans posta essenzialmente foto di nudo «ma mai troppo esplicite, sono abbastanza soft. Guadagno più che altro coi contenuti extra. In DM mi chiedono anche cose assurde, come le recensioni di foto altrui! Ma in generale la mia regola è che faccio sempre in modo che se dovesse uscire qualcosa da OnlyFans, voglio che mi faccia sentire a mio agio». Per lei il segreto della piattaforma sta proprio nella creazione di un rapporto con gli utenti: «Le persone si affezionano, ed è assurdo se pensi che stanno solo vedendo foto del tuo corpo. È un meccanismo psicologico: mi sto avvicinando a una persona che potenzialmente potrei incontrare al bar». 
Anche per MyNameIsViva ciò che funziona è essenzialmente «essere se stessi». Lei su OnlyFans ci è sbarcata solo il 25 novembre, dopo un anno e mezzo di ragionamenti. L’idea era nata dopo che un video di un passante, che la ritraeva mentre festeggiava la vittoria degli Europei dell’Italia in topless seduta sul finestrino di una macchina, aveva fatto il giro del mondo: «Su di me aveva avuto un impatto fortissimo. Le persone, credo, mi hanno visto per quello che sono: una donna esuberante con un buon rapporto con la sua sessualità. Ho subito pensato a OnlyFans e c’è stata una rivolta attorno a me. Amici e parenti mi hanno bloccata». Ed ecco che, dopo aver chiuso tutti i vecchi profili social dove appariva il suo nome e creato un nuovo personaggio, MyNameIsViva, si è sentita pronta a esplorare questa piattaforma. Ma il suo obiettivo non è guadagnare, bensì trovare un luogo dove esprimere se stessa: «Il prezzo del mio abbonamento è molto più alto rispetto a quello degli altri, non ho interesse ad attirare una grande quantità di utenti. E mi consente di scremare, di creare una nicchia ristretta. Preferisco condividere i miei contenuti con poche persone che intuiscono qual è il mio senso di erotismo, non legato alla volgarità». In un mese e mezzo ha racimolato 43 abbonati paganti e tanto entusiasmo da parte dei «bambini, io li chiamo così», i suoi fan che l’hanno seguita da Instagram a OnlyFans. 

Usare OnlyFans è difficile
Sì, perché – sveliamo un altro mistero a chi non ha mai provato ad iscriversi – senza le altre piattaforme,  OnlyFans non esisterebbe. «Ne è dipendente – assicura il ricercatore Cosimo Marco Scarcelli – OnlyFans è il posto dove monetizzare, le vetrine però sono altre. Instagram, Twitter, ma anche Telegram, in particolare i gruppi, e le app di dating come Tinder e Grindr. In questo caso si intercetta un pubblico che sta cercando relazioni anche occasionali, e gli si propone un’alternativa». Per esempio Francesco ha seguito la sua cosplayer preferita – la storia la raccontiamo nel prossimo paragrafo ed è un esempio di utilizzo artistico del mezzo – dagli eventi e da Instagram direttamente su OnlyFans: «Spendo 15 dollari al mese, solo per lei. Ha delle capacità artistiche straordinarie. Sono diventato un suo forte sostenitore durante la pandemia e quando lei ha deciso di iscriversi per estendere il suo lavoro di modella, l’ho seguita. Quando questa piattaforma viene stereotipata come luogo per prostituirsi io, da sostenitore di Giada, mi sento offeso». 
Oltre alla produzione di contenuti, è questo il lavoro più impegnativo dei creator. Costituire una fanbase e portarla lì attraverso le vetrine social: «Sono esperti di dinamiche mediatiche». Su OnlyFans non ci sono filtri, categorie, hashtag o tendenze. Anche se conosci il nome preciso del creator che vuoi seguire, è davvero difficile trovarlo. Ci si approda solo attraverso la sapiente arte di comunicazione dei creator stessi. Oppure attraverso elenchi di profili accumulati su altri siti o nei gruppi di Telegram. «Non so se OnlyFans abbia scelto in modo consapevole di renderla complicata – ragiona Scarcelli – o se è partita con una struttura differente, come “repository” di contenuti di qualcuno già noto. Ciò che è interessante è vedere come questo contribuisca ancora di più a creare una sensazione di esclusività».

Un luogo anche per artisti e sportivi

Esclusività che non viene solo utilizzata per i contenuti «per adulti», indiscutibilmente primari protagonisti di OnlyFans. Ma non gli unici. Un esempio alternativo è il lavoro che sta portando avanti Giada Robin, che dopo una carriera di successo come cosplayer (coloro che si travestono da personaggi di cartoni animati o anime alle fiere e agli eventi) ha deciso di dedicarsi alla sua grande passione, la musica. OnlyFans, in questo, è stato cruciale: «Ho scoperto questa piattaforma che tutti snobbavano, soprattutto in Italia, perché era utilizzata da molte pornoattrici e modelli pornosoft. Invece ho visto che c’erano anche molti deejay, artisti, chef e personal trainer. È stato amore a prima vista: dà delle opportunità pazzesche». Grazie ai guadagni di OnlyFans – circa duemila euro al mese – ha potuto pubblicare il suo primo album: «Pubblico foto di backstage o di me mentre compongo. Poi tutorial. Faccio anche qualche scatto sexy – nei miei video ho degli outfit un po’ particolari – ma non faccio nudo né contenuti pornografici». Anche lei sfrutta i DM, ma non molto «perché ho un bacino di utenza abbastanza grande. Mi chiedono tutorial per scaldare la voce o foto con un outfit particolare solo per loro. Molti mi chiedono di cantare la loro canzone preferita». Perché qualcuno dovrebbe pagare per ricevere questo tipo di foto o video? Lei una spiegazione ce l’ha: «OnlyFans ti dà l’idea di entrare nella vita delle persone che stai seguendo. Vedere cose diverse rispetto ai social, qualcosa di amatoriale: sembra di poter spiare qualcuno nel suo ambiente, c’è una sorta di rapporto intimo».

Dei dubbi sul perché la gente la segua (circa 600 persone) ce li ha invece Rebecca Busi. Che di professione fa la pilota d’auto e l’anno scorso è stata la più giovane donna italiana alla Parigi Dakar. Lei sulla piattaforma ci è arrivata proprio per aiutare la sua carriera e per ottenere la sponsorizzazione dalla stessa azienda. «Ci tenevo però che non ci fossero immagini compromettenti. Essendo donna in una categoria a prevalenza maschile, devo essere molto professionale. Il mio canale è gratuito perché volevo passasse il messaggio che è di tutti: io non ci guadagno, lo uso per condividere contenuti sul mio lavoro e le mie gare». Può dunque assicurare con certezza che OnlyFans non è solo una piattaforma a luci rosse: «Molti vedono solo il lato porno di OnlyFans ma non è vero, se non fosse per questa piattaforma io non avrei potuto correre. Per quanto possa essere criticata io so che sta dando tante possibilità diverse».

Intenzioni e azioni
Ed è proprio questa l’intenzione di Amrapali Gan, Ceo di OnlyFans dal dicembre del 2021. Trentasettenne, nata in India e naturalizzata americana, è il perfetto esempio della natura variegata di questa piattaforma. Dove il pubblico è per la quasi totalità maschile, mentre al vertice c’è una donna, che non si è fatta problemi ad aprire anche lei un profilo. Il suo obiettivo è quello di eliminare lo stereotipo che qui ci sia solo porno. In un’intervista al Time ha dichiarato: «È il creatore a decidere quali tipi di contenuti si sente autorizzato a condividere. Purché abbiano più di 18 anni e seguano i nostri termini di servizio, siamo orgogliosi di essere una casa inclusiva per una gamma di creatori, che comprende creatori per adulti, modelle glamour, artisti musicali, professionisti dello sport, in pratica tutti i tipi di contenuti, il che mi sembra molto bello». Per fare un po’ di storia, Amrapali Gan è arrivata alla guida di OnlyFans dopo alcuni anni di gestione da parte di Leonid Radvinsky, imprenditore ucraino naturalizzato americano e forse responsabile di questo affondo nell’erotismo sulla piattaforma, essendo esperto del settore e avendo fondato il sito MyFreeCam, pensato per permettere la fruizione di video pornografici amatoriali. A lui vanno ancora la maggior parte dei proventi di OnlyFans – detiene il 75 per cento delle azioni – mentre ad aver creato il social, nel 2016, sono stati due fratelli inglesi, Timothy e Thomas Stokely, grazie a un finanziamento da parte del padre. Una piccola attività familiare che poi si è trasformata nell’ultimo fenomeno mediatico digitale ad aver conquistato milioni di persone.

E gli uomini?
Dicevamo che la maggioranza del pubblico su OnlyFans è maschile. E questo è un fatto. L’altro fatto è che la maggioranza dei creator è donna. Ma in questo gruppo, in realtà, gli uomini non mancano e rispondono prevalentemente alle esigenze degli utenti omosessuali. Paolo Patrizi è iscritto a OnlyFans dal 2020 e ci è arrivato per «una storia di coincidenze. Avevo partecipato a Bake Off Italia e un gruppo di ragazzi gay aveva scritto in un forum un articolo su di me titolato “Il bonazzo di Bake Off”. Su Instagram sono cresciuto tanto e molti mi dicevano di andare su OnlyFans. Alla fine ho unito le cose, con il lockdown del 2020. Sono un atleta, ho un team di freestyle per spettacoli acrobatici ed è stato tutto bloccato per anni. Mi sono iscritto, banalmente, per batter cassa». Il successo, che definisce «discreto» (circa 60 abbonati) è un buon modo per arrotondare. Ma per Patrizi questo non è un lavoro, soltanto un modo per fare qualche guadagno in più. «Sono circa 500 euro netti al mese. Ma io non faccio niente a livello privato. Se il mio lavoro e altre attività che sto avviando andranno bene, la prima cosa che farò è chiuderlo. Anche perché mi espone troppo: sono un insegnante di trial bike e faccio parte della federazione», precisa. 

Libertà o nuova prigionia?
Un social che è anche una piattaforma estremamente utile per promuoversi e monetizzare. Non è una piattaforma per il porno, non solo – e questo lo abbiamo raccontato. Ma il porno – o, più precisamente l’erotismo – è una parte molto importante di questa piattaforma. Secondo i dati di AdultCreator (sito che raccoglie informazioni sui profili OnlyFans) i contenuti «per adulti» sono il 98 per cento del totale. «Onlyfans non nasce per questo, ma per altre cose. Come molte piattaforme viene però “conquistata” da aspetti erotici. Chi fa altro intreccia un pochino l’estetica con il resto. Ma non è la stessa cosa  che succede su Instagram?» (Con tutte le restrizioni del caso, aggiungiamo). Dinamiche, come già detto, che rappresentano in piccolo la società digitale in cui abitiamo. Ma che, in questo caso, stanno facendo fare un passo più in là al settore della pornografia online. In che direzione? Ci sono pareri discordanti. Prosegue l’esperto Marco Scarcelli: «C’è chi dice che promuova la libertà, l’utilizzo del proprio corpo in modo consapevole, anche per accattivare il pubblico. Sfruttando le logiche mediatiche per capitalizzare. L’altro approccio ci vede un tranello del post femminismo, ovvero l’idea che tutto questo non abbia nessun collegamento con la vecchia società del patriarcato. Questo secondo approccio puntualizza come la libertà ritrovata sia comunque ancora imprigionata in una visione maschile del mondo. Quindi c’è libertà o un nuovo ingabbiamento dei corpi?».

Il commento
di Carlo Crovella

Io sono notoriamente un soggetto “analogico”: colleghi, amici e famigliari mi chiamano Old Economy. Sono analogico nella concezione dell’esistenza, nella spicciola quotidianità (adoro andarmene in giro SENZA cellulare: non ho nulla da nascondere – amanti o bische clandestine -, semplicemente non voglio esser infastidito quando mi godo due passi al Parco del Valentino o nel centro cittadino che adoro).

In particolare però sono decisamente analogico per quanto riguarda i “nuovi mostri”, come li chiamo io, cioè quei simulacri derivanti dalla tecnologia. Considero gli/le influencer, specchio della vanità, solo aria fritta.

Fra i tanti mali della società tecnologica (che tende subdolamente a sostituire l’intelligenza umana, anche a livello di singolo individuo: per andare da A a B, non ragioni più col tuo cervello sui punti cardinali, tanto hai il GPS nello smarpthone), quello dell’eros è il grimaldello più efficace perché più pruriginoso. Fa leva su quasi tutti.

Bei tempi, quando Le Ore si trovavano solo in edicola: almeno una certa barriera emotiva – figlia dell’educazione ricevuta – impediva la proliferazione del fenomeno. Oggi si esalta il superamento di quelle barriere educazionali: hai tutto e subito, nell’intimità della tua cameretta o del tuo ufficio, magari di nascosto da moglie e figli. Ma non è libertà, bensì è una nuova prigione, forse una droga peggiore dell’eroina.

OnlyFans ultima modifica: 2023-02-21T04:19:00+01:00 da GognaBlog

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1 commento su “OnlyFans”

  1. Io ci vedo una grande potenzialità anche per l’alpinismo e l’arrampicata. Qualche Venere callipige o qualche Adone tartarugato come quelli recentemente fotografati su climbingprn potrebbe onestamente guadagnarsi da vivere o arrotondare il fatturato per dedicarsi a tempo pieno alla plastica o alla roccia senza essere schiavo degli sponsor o degli editori. Se ci fosse stata questa possibilità in passato quante pubblicazioni, presentazioni, interviste ci saremmo risparmiati e quanto più tempo a disposizione avremmo avuto da dedicare all’ attività consigliata dagli urologi per la salute quotidiana della prostata (visto che gli utenti sono in prevalenza maschi tradizionali e non). Non è mai troppo tardi, diceva il maestro Manzi. C’è ancora speranza. 

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