Burning the Flame

Burning the Flame
Intervista di Marco Melloni
(pubblicato su 4Outdoor 3, 2023)
Foto: courtesy Reel Rock Italia

Big-wall climbing in Karakorum per lo scalatore italiano Jacopo Larcher e la scalatrice austriaca Barbara Babsi Zangerl che, nel luglio 2022, hanno realizzato il sogno di una vita, dopo un primo tentativo infruttuoso l’anno precedente: la salita in libera e on sight di tutti i 24 tiri fino a 7c+ dell’iconica via Eternal Flame, realizzata in 6 giorni in parete per 650 metri sulla splendida Torre di Trango (Nameless Tower) fino ai 6251 metri della vetta.
Grazie alla magia del grande schermo, all’uso di droni e di telecamere piazzate in parete, questo film di 50 minuti ci trasporta dalla comoda poltrona del cinema in luoghi dal fascino misterioso e leggendario, remoti e inarrivabili se non ai migliori scalatori e alpinisti del mondo.

Ciao Barbara, facciamo le presentazioni per chi non ti conosce. Da dove vieni, quando e come ti sei avvicinata all’arrampicata?
Ho iniziato ad arrampicare all’età di 14 anni quando mio fratello ha portato me e mia sorella in una palestra di bouldering vicino a casa. Ci è piaciuto arrampicare fin dall’inizio.

È stato più divertente di tutto quello che avevo fatto prima. Dopo questa prima esperienza siamo andati regolarmente in palestra e siamo entrati in un club di arrampicata. Bernd Zangerl (non un parente) e Dietmar Sigi ci hanno insegnato l’arrampicata su roccia. Andava ancora meglio, quindi abbiamo passato la maggior parte del nostro tempo libero ad arrampicare su roccia dopo questa prima esperienza sui boulder ticinesi.

Può sembrare incredibile ma tu non sei un’alpinista professionista, nel senso che hai un lavoro “normale” nella quotidianità. Come riesci a conciliare le due cose e come mai non hai abbandonato la tua professione di radiografa per dedicarti pienamente alla montagna?
Sì, lavoro part lime all’ospedale di Bludenz. È piuttosto flessibile. Faccio turni di lavoro, questo è il modo migliore per combinare l’arrampicata con il lavoro normale. Davvero non vedo l’arrampicata come la mia professione principale. La vedo come una passione. Il lavoro in ospedale mi piace molto e mi da un grande equilibrio, per essere sempre motivata nei miei progetti di arrampicata. Mi piace avere qualcosa nella mia vita che non sia legato all’arrampicata. In questo modo non sento la pressione nell’arrampicata. Ma anche i miei partner/sponsor sono quanto di meglio potessi desiderare… supportano pienamente il mio percorso. Non ho mai avuto la pressione di fare qualcosa per cui non ero pienamente motivata.

Passare dal boulder alle vie lunghe alle big wall, è stato un passaggio obbligato da un infortunio, quanto ti ha dato a livello personale questo cambiamento?
Nel momento in cui mi sono infortunata ero un fanatica del boulder e non ero molto entusiasta di spostare la mia attenzione sull’arrampicata. Ma ho dovuto cambiare, almeno per un po’. Prima ho visto l’arrampicata su corda come una terapia e poi l’ho vista come una nuova sfida, una nuova avventura. La motivazione è cresciuta e ho dovuto lavorare molto su me stessa. È un gioco diverso ma allo stesso modo sorprendente. La parte mentale dell’arrampicata era enorme nell’alpinismo. Ho dovuto superare la paura interiore. È diverso cadere su un masso o arrampicarsi su una sequenza dura a centinaia di metri dal suolo. Ma mi è piaciuto molto tutto il bagaglio dell’arrampicata su big wall o trad. Oggi mi piace cambiare stile di arrampicata. È uno sport così bello e una grande avventura.

Tu e Jacopo siete una coppia nella vita di tutti i giorni oltre che partner di arrampicata. Fra voi c’è più’ competizione, solidarietà, stima, fiducia…?
Penso che siamo una grande squadra in montagna e nella vita. Arrampicare significa fidarsi del proprio partner. Quando condividi la stessa passione, allora è ancora meglio perché condividere tutte quelle esperienze con il partner di una vita rende ogni esperienza ancora migliore. In generale l’arrampicata è uno sport di squadra. Condividiamo esperienze e ci stiamo divertendo molto insieme, questo rende ancora più importante ogni salita. Certo, a volte ci sono momenti in cui non siamo d’accordo l’uno con l’altro. Ad esempio Jacopo è una persona ben organizzata in parete. Odia quando appendo le cose intorno al sacco (per essere più veloce). Mentre a casa nostra è il contrario. A casa discuto sul fatto che la sua roba è dappertutto…

A chi è venuta l’idea di Eternai Flame e chi ha insistito per tornarci una seconda volta?
È sempre stato un mio grande sogno visitare questo posto una volta nella vita. Conoscevo queste torri da immagini e storie e sono rimasta colpita dalla bellezza di questa zona. Penso che per Jacopo fosse lo stesso. Ma sembrava sempre abbastanza lontano perché non avevamo molta esperienza nell’arrampicata in alta quota. (Jacopo era già stato in India per scalare una big wall a 5000 m di altitudine.) Non avevo alcuna esperienza di arrampicata su big wall in alta quota. Quindi non sapevo come avrebbe funzionato il mio corpo lassù. Nel 2021 siamo stati la prima volta alle Trango Towers ma il meteo non ci ha permesso di salire sulla Nameless Tower. Abbiamo visto l’area, abbiamo fatto tutta la logistica e ci siamo fatti una buona idea del tutto. Ciò ha reso più facile il secondo tentativo. E la motivazione era totale perché abbiamo trascorso così tanto tempo senza arrampicare al campo base nel 2021 che volevamo davvero avere una possibilità per provare a raggiungere quell’obiettivo. Quindi era chiaro che ci saremmo tornati l’anno dopo.

Sei la prima donna ad aver scalato la via in libera e on sight. Credi che l’appartenenza ad un genere sia un limite?
Non è molto importante per me essere stata la prima donna a puntare su Eternal Flame.
Era solo un grande obiettivo. Il fascino era questa incredibile guglia di roccia. Se vedi quella torre hai solo la sensazione che sia una linea da sogno. Fare una prima ripetizione o una seconda come donna non era importante per me o per noi. Non credo che essere una donna sia un limite. Possiamo provare ad arrampicarci come ogni altra persona. La chiave è godersi il processo e non essere troppo concentrati sul successo. Il viaggio è la meta. E le esperienze e i grandi ricordi sono importanti nella vita. Immagino che faccia la differenza se tracci una nuova linea da prima su una via. Questo è qualcosa di molto speciale. Ma ripetere qualcosa, non credo che faccia una grande differenza se stai facendo la prima, seconda o terza ripetizione… o se sei la prima donna. Forse è un effetto collaterale positivo, ma niente di importante per me.

Eiger, El Capitan, Nameless Tower. Dovendo esprimere un desiderio in chiave alpinistica, quale sarebbe il prossimo?
Oh man, ci sono così tante scalate che voglio ancora fare e posti che voglio vedere. Ma in cima alla mia lista ci sono la Patagonia o il Madagascar.

Ciao jacopo, facciamo le presentazioni per chi non ti conosce. Da dove vieni, quando e come ti sei avvicinato all’arrampicata?
Ciao a tutti, sono nato a Merano e cresciuto a Bolzano in Alto Adige. Dopo le superiori mi sono spostato in Austria a Innsbruck dove ho vissuto diversi anni per poi spostarmi una decina di anni fa in Vorarlberg dove attualmente vivo.

L’inizio della tua carriera è segnato dalle competizioni boulder e lead, giusto?
Sì, a dieci anni ho iniziato ad arrampicare in palestra a Bolzano grazie al CAI e quasi da subito mi sono avvicinato al mondo delle competizioni, non tanto per gareggiare quanto per la possibilità di viaggiare, incontrare e conoscere altri appassionati. Ho fatto gare fino al 2010 o 2011, quando ho deciso di smettere per dedicarmi alla roccia.

Come hai deciso di abbandonare le competizioni, cominciando a dedicarti alle vie lunghe, arrampicata trad e alle spedizioni?
Ho deciso di mollare le gare perché viaggiavo tanto, ma vedevo solo palestre, il mio tempo era totalmente assorbito ed ero curioso di conoscere veramente i luoghi in cui andavo.
A quell’epoca ho iniziato ad arrampicare in falesia e fare blocchi, e successivamente è cresciuto lo spirito di avventura che mi ha portato all’arrampicata trad, alle vie lunghe e alle spedizioni.

Con Barbara, partner di vita e di avventure, condividete tutti i progetti di arrampicata?
No, in realtà no, portiamo avanti anche tanti progetti in modo indipendente e quest’anno ad esempio è successo spesso. Anche per via del nostro cane, che ha bisogno di stare con uno di noi

Fare sport con il proprio partner di vita spesso non è semplice, figuriamoci affrontare sfide come Eternal Flame alla Nameless Tower. Come riuscite tu e Barbara a conciliare il vostro rapporto personale e a conseguire risultati di questa portata?
Eh, ce lo chiedono in tanti. Non lo so nemmeno io, forse è perché fin dall’inizio abbiamo condiviso questa passione e l’affiatamento che sentiamo, che comprende fiducia e stima reciproche, è una cosa assolutamente naturale.

Un 7c+ in libera ad una quota di 6000 m, ti sentivi al limite delle capacità o c’era ancora margine di manovra?
Alcuni tiri sono stati molto difficili, non tanto per l’arrampicata in sé ma per la pressione di alcuni fattori esterni, come il meteo e poi la quota.

Una via del genere come si protegge e che roccia avete trovato?
La Nameless Tower e questa via sono su di un granito perfetto e la via è abbastanza sicura. Ci sono fessure che la percorrono interamente e abbiamo utilizzato principalmente friend, qualche nut, piuttosto che chiodi e spit dove presenti.

C’è stato un momento in cui avete dubitato di farcela?
Il meteo è stato il problema principale, nel 2021 non ci aveva permesso di fare nulla e anche nel 2022 era iniziata male. Poi per fortuna è cambiato e la finestra è durata anche più’ del previsto, consentendoci di portare a casa il risultato. C’è stato un momento di difficoltà in parete quando il sole, scaldando la neve presente su una cengia sulla parte alta della parete, la scioglieva, bagnando la roccia. Perciò pur con meteo perfetto ci siamo trovati a poter scalare solo poche ore la mattina, ciò ha rallentato il tutto ed è stato sicuramente motivo di stress.

Già nel primo tentativo eravate organizzati per realizzare il film?
Sì, nel 2021 avevamo un team diverso (con Paolo Sartori) per le riprese ma c’era già l’obiettivo di documentare l’impresa.

Da quante persone era composta la spedizione 2022 e come sono state fatte le riprese?
Nel 2022 eravamo con Jonathan Faeth (pilota di drone) e Austin Siadak (fotografo). Molte immagini sono state girate con il drone, da terra o dalla cengia alla base della parete, mentre Austin era sulla via con noi. Nei giorni precedenti alla nostra scalata, Edu Marin (che ha ripetuto in lìbera la via) aveva lasciato delle statiche, che Austin ha utilizzato per salire e noi per scendere. Dove queste non erano presenti, il primo veniva filmato con il drone, fissava una statica per consentire ad Austin di salire e poi lui fotografava il secondo.

Essere fotografati e ripresi mentre compivate un’impresa del genere ha interferito sull’esperienza alpinistica?
La cosa si gestisce, in particolare Austin è un bravo alpinista e se la cava senza bisogno di aiuto, ma sicuramente filmare e fotografare rallenta le cose ed è motivo di stress. Ad esempio l’ultimo giorno invece che andare in cima abbiamo fatto solo due tiri aspettando che Joni ci raggiungesse, posticipando la cima al giorno successivo, ma è il prezzo da pagare per poter documentare in questo modo un’impresa come questa.
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La prima in libera del 2009. Foto: Hinterbrandner/Huberbuam.de

Nameless Tower
La Nameless Tower, anche conosciuta semplicemente come Trango Tower, è stata salita per la prima volta nel 1976 dagli inglesi Joe Brown, Mo Anthoine, Martin Boysen e Malcolm Howells dopo un epico tentativo fallito l’anno precedente. Mo Anthoine e Martin Boysen hanno raggiunto la cima l’8 luglio 1976 mentre Joe Brown e Malcolm Howells sono riusciti a sbucare in vetta con tempo inclemente il giorno successivo. La via dei Britannici era stata gradata VI, 5.10 A2, 1100 m con circa 80% dell’arrampicata effettuata in libera (all’epoca questa salita conteneva tratti in libera con difficoltà mai prima superate in alta quota).

Eternal Flame
Eternal Flame, via di 650 m sulla parete sud del Nameless Tower, nel famoso gruppo del Trango, era stata salita per la prima volta nel 1989 da un fortissimo team tedesco composto da Kurt Albert, Wolfgang Güllich, Christof Stiegler e Milan Sykora e, dopo uno sforzo immenso sopra i 6000 m, i quattro sono riusciti a raggiungere la cima, gradando la loro opera d’arte VI, 7b+, A2.

La prima in libera del 2009. Foto: Hinterbrandner/Huberbuam.de

La via ha subito catturato l’immaginazione del mondo verticale e nei due decenni successivi molti dei miglior alpinisti hanno tentato fortuna su quella via, ma tutti i tentativi hanno dovuto arrendersi a causa delle condizioni proibitive della meteo abbinate alle difficoltà tecniche e alla quota. Passi importanti verso la libera integrale sono stati fatti nel 2003 da Denis Burdet, Nicolas Zambretti e Toni Arbones, che sono riusciti a liberare due dei quattro tiri di artificiale. Nel 2005 invece i fratelli Iker e Eneko Pou hanno salito una variante al decimo tiro, aprendo la strada alla prima libera, ma sempre a causa del cattivo tempo i due spagnoli non sono poi riusciti a salire il tiro in libera.

Ci sono infatti voluti ben vent’anni prima che, nel 2009, fosse salita in libera dagli assi tedeschi Thomas ed Alexander Huber, durante un incredible periodo di buon tempo. I due hanno aggiunto quattro varianti e quindi la via è stata salita in libera con difficoltà fino al 7c+. Alex ha commentato: “Non c’è dubbio che siamo stati molto fortunati. Per avere successo ci sono cosi tante cose diverse che devono andare alla perfezione. Il tempo era incredibile e questo ci ha permesso di arrampicare senza problemi, salendo le fessure libere dal  ghiaccio. Chapeau al successo e all’istinto per l’ arrampicata libera dei primi salitori. Questa via ha rappresentato un vero arricchimento per l’alpinismo. Con la loro “Eternal Flame” Kurt Albert, Wolfgang Güllich, Christof Stiegler e Milan Sykora hanno creato la migliore e la più bella via in libera del pianeta. Siamo contentissimi di aver potuto giocare un piccolo ruolo nello sviluppo di questo itinerario“.

Burning the Flame ultima modifica: 2023-10-08T05:28:00+02:00 da GognaBlog

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4 pensieri su “Burning the Flame”

  1. … e poi, come diceva l’immenso Renzo Arbore “Ti distrugge lo stress. E dimentichi il sess.” 🙃

  2. Senza nulla togliere alla bravura dei due, ma tutto ‘sto stress…
    Stress per il meteo, stress per il bagnato, stress per le riprese, stress per il cane a casa.
     
    Ma state a casa (col cane🤣🙈)

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