Cortina: il pascolo dei Ronche a Socol

Così il 23 maggio 2025 a Cortina ci si chiedeva: “Sradicato il pascolo dei Ronche in località Socol, per farne cosa?”.

Cortina: il pascolo dei Ronche a Socol
di Roberta De Zanna (Cortina Bene Comune)
(comunicato stampa su vocidicortina.it del 23 maggio 2025)

Cosa sta accadendo ai pascoli dei Ronche a Socol di Cortina d’Ampezzo. Ennesimo oltraggio al nostro territorio?

Mai come in questo momento il territorio di Cortina d’Ampezzo, quello che dovrebbe essere la nostra più grande ricchezza da preservare e tutelare, è sottoposto a interventi e sfregi di ogni genere.

Tra speculazione in stazione, impianto sulla frana, commissari con pieni poteri non si sa più cosa aspettarsi, per questo noi di Cortina Bene Comune siamo più che mai motivati nel portare avanti la nostra opera di vigilanza e tutela del territorio.

La nostra attenzione si è rivolta ora alla zona de “i Ronche” (Socol) dove, da un nostro sopralluogo, abbiamo notato movimenti terra e attività di scavo sui terreni di pascolo di fronte alla stalla (part. Catastale 8489/9) il tutto senza cartelli o comunicazioni esposte.

Tutto quel terreno è già stato interessato da pesanti opere di ricomposizione ambientale (termine che serve per mascherare quella che di fatto è una discarica di materiale inerte) e così quello che era uno dei pascoli più fecondi della valle in quanto composto di strati di terra rossa del “Raibl” (un tipo di roccia) impiegherà anni per tornare alla destinazione agricola originaria, prima che sopra i due metri di ghiaia li depositati possa crescere di nuovo un buon pascolo che un domani possa essere utilizzato dal bestiame della stalla attigua.

Le Regole d’Ampezzo erano interessate ad acquistare i 51.000 metri ma il prezzo richiesto di 600.000 euro fu ritenuto troppo oneroso così i proprietari hanno ceduto il terreno e il progetto alla ditta E.Ma.Pri.Ce. che ha potuto scaricare in loco uno strato di 2 metri di materiale.

Ora, dopo il fallimento della ditta E.Ma.Pri.Ce., è passato nuovamente di mano e vogliamo sapere quali sono le intenzione dei nuovi proprietari.

Voci di persone informate dicono che in quella zona si intenda approntare l’ennesimo villaggio provvisorio per alloggiare lavoratori.

Per evitare possibili danni ambientali e un consumo irresponsabile di territorio a vocazione agricola abbiamo fatto una segnalazione urgente e una richiesta di documentazione al Comune di Cortina d’Ampezzo, interessando anche altri Enti come la Sovrintendenza, la Provincia, la Regione e i Forestali.

Speriamo davvero che sia un falso allarme,e che l’Amministrazione Comunale di Cortina d’Ampezzo non si presti a favorire l’ulteriore devastazione del nostro territorio, magari affermando che si tratta di interesse pubblico anche quando si installano container abitativi sui pascoli di Ampezzo.
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Il 25 maggio ecco la risposta.

La Renco vi costruirà alloggi per 40 operai
di Marina Menardi
(pubblicato su vocidicortina.it il 25 maggio 2025)

Il gruppo Renco S.p.A costruirà alloggi per 40 operai che lavoreranno nel cantiere della stazione sul pascolo della zona dei Ronche, a Socol, accanto alla stalla delle Regole d’Ampezzo. La conferma viene dal responsabile del settore dell’Edilizia Privata Roland Garramone, all’indomani della segnalazione e richiesta di documentazione della consigliera di minoranza Roberta de Zanna sui lavori di movimento terra e scavi sul pascolo nella zona pregiata dei Ronche.

La spiegazione di Garramone: «In quella zona c’è un terreno con un permesso a costruire, il n. 13/2018, che è riferito alla ricomposizione ambientale localizzata sul medesimo pascolo. Tale permesso è stato prorogato in seguito alle norme post Covid, fino ad arrivare all’ultimo rilasciato dal Comune che porta la data del 4 febbraio 2025, per altri tre anni. I primi richiedenti erano i vecchi proprietari ampezzani, che avevano chiesto di poter effettuare una ricomposizione ambientale di un terreno agricolo e il recupero del pascolo. Questa autorizzazione prevedeva circa 40 metri cubi di riporto per parificare le buche e poi fertilizzare. Il terreno, assieme al progetto, è stato poi venduto alla ditta E.Ma.Pri.Ce., la quale poi ha venduto alla Renco, la società che oggi sta facendo i lavori alla stazione. I mezzi che stanno lavorando ai Ronche sono giustificati dal permesso di costruire in essere per completare la ricomposizione ambientale».

«La Renco utilizzerà quell’area per gli alloggi dei suoi operai, e lo può fare in base all’articolo 19 del regolamento edilizio, che dice che è sufficiente una mera comunicazione preventiva dell’allestimento del cantiere per il tempo necessario alle opere, con l’impegno di ripristinare poi il tutto com’era prima».

Che cosa dice l’articolo 19 del Regolamento edilizio: “Sono soggetti a comunicazione preventiva (…) la costruzione di qualsiasi struttura di cantiere per il tempo strettamente necessario alla esecuzione dei lavori quando la struttura ricade all’interno dell’area recintata di cantiere. Quando dette strutture debbano essere collocate al di fuori di tale area è necessario che il titolare, l’impresa e il direttore lavori, sottoscrivano una planimetria con allegate documentazione fotografica e descrizione delle alterazioni temporanee subite dallo stato dei luoghi. Gli stessi soggetti sono contemporaneamente tenuti a sottoscrivere l’impegno al perfetto ripristino dello stato dei luoghi”.

In altre parole, la Renco ha il cantiere in autostazione, vuole collocare dei fabbricati ad uso foresteria per i suo operai nel terreno ai Ronche di sua proprietà, fa una comunicazione preventiva con la documentazione allegata che faranno una foresteria con fabbricati per 40 persone, impegnandosi a ripristinare il tutto a fine delle opere in stazione.

E questo è quello che sta avvenendo sui pascoli dei Ronche, accanto alla stalla e al caseificio delle Regole d’Ampezzo. 

Cortina: il pascolo dei Ronche a Socol ultima modifica: 2025-06-11T05:45:00+02:00 da GognaBlog

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1 commento su “Cortina: il pascolo dei Ronche a Socol”

  1. Mi piace vincere facile… Scommettiamo che il “perfetto ripristino dello stato dei luoghi interessati” non ci sarà? Eppure la via per tutelare il bene comune ci sarebbe: basterebbe rendere obbligatorio il versamento di una somma congrua a coprire le spese di ripristino ambientale e di smaltimento delle attrezzature impiegate. Così, a fronte di un eventuale fallimento della ditta e conseguente sparizione dei soggetti responsabili, si potrebbe ripristinare comunque davvero il bene comune. Manca solo un ingrediente: la volontà (politica) di farlo. 

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