BIPOC

Da dove viene e che cosa significa BIPOC
a cura di rivistastudio.com

Nel dibattito che si è aperto dopo la morte di George Floyd e a seguito delle proteste scoppiate in America e in molte altre parti del mondo, Italia compresa, a sostegno del movimento Black Lives Matter, un nuovo termine si è fatto strada. Si tratta di BIPOC, che letteralmente sta “black, indigenous and people of color” (neri, indigeni e persone di colore). Il New York Times ha ricostruito l’origine dell’acronimo, il cui primo accenno si trova in un tweet del 2013. Come spiega Cynthia Frisby, professoressa di comunicazione strategica presso la Missouri School of Journalism, l’abbreviazione “POC”, intesa come persone di colore e cioè appartenenti a minoranze etniche, fu citata per la prima volta nel 1796 nell’Oxford English Dictionary, con l’ortografia inglese “color”, mentre le altre due lettere, che stanno per neri e indigeni, sono state incluse nell’acronimo per evidenziare la cancellazione dei neri con la pelle più scura e dei nativi americani.

Charmaine Nelson, professoressa di storia dell’arte alla McGill University, specifica al Nyt che la storia dei neri e quella degli indigeni in Canada richiede una distinzione tra loro e le altre persone di colore. In alcune parti del Canada, infatti, gli indigeni erano colonizzati ma non ridotti in schiavitù, a differenza degli africani che sono stati sottoposti alla schiavitù ovunque: «Sotto il colonialismo gli africani e gli indigeni hanno avuto esperienze molto diverse», dice Nelson, «confondere quelle esperienze significa cancellare, che è la natura stessa della pratica genocida». Per questi motivi il termine BIPOC è stato accolto non senza critiche e incomprensioni: sui social si è speculato che “Bi” significasse “bisexual”, ad esempio, mentre per molti attivisti è l’ennesimo tentativo di semplificare una storia che è molto più complessa di un acronimo.

Secondo Chelsey Luger, istruttore presso il Native Wellness Institute e membro della Turtle Mountain Band di Chippewa, una comunità nativa nel Nord Dakota, cercare di rappresentare così tante diverse identità in un solo termine è anch’esso un prodotto del colonialismo. «È un termine ridondante se non altro», ha spiegato, «le persone di colore sono indigene. Molte persone di colore non sono riconosciute come tali e non hanno una connessione con quell’idea perché la loro identità indigena è stata cancellata attraverso tecniche assimilative e perché la nostra storia ci è stata sottratta con la violenza», ha concluso.

BIPOC ultima modifica: 2021-12-05T04:01:00+01:00 da GognaBlog

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6 pensieri su “BIPOC”

  1. Giuseppe, sono del tutto d’accordo con te.
     
    N.B. Per una volta – evento rarissimo – nel GognaBlog due opinioni concordano. «Ah, signora mia, non c’è piú il blog di una volta…».

  2. Commento 1
    Proporrei di chiamarlo Any Lives Matter.
    In lingua italiana: «Chiunque ha diritti».
    Non vorrei che con il nome proposto da te corresse il rischio di venire associato a ideologie tipo White Power o peggio.
    Sempre che per te non sia troppo fighetto radical chic, ovviamente.
    Che ne dici ?

  3.  
    PROGRESSO O SEGREGAZIONE?
     
     
    Il caso BIPOC (black, indigenous, people of color) è simile, perchè in realtà ci si vuole riferire alla negazione del prototipo del dominante: bianco, madrelingua e provenienza inglese (impero compreso).
    Infatti gli italiani, e perfino gli irlandesi, i giapponesi, i cinesi e gli indiani erano considerati non-bianchi.
     
    Il fatto di riconoscere e dare nome a identità sociali diverse può essere un buon primo passo per costruire un rapporto con fasce di gente marginalizzata, ma può anche essere il modo per evitare ogni integrazione e, anzi, costruire delle segregazioni sociali, cioè nuove forme di apartheid.
     
    Cioè: viviamo nello stesso territorio, ma noi e voi siamo mondi diversi e separati.
     
    Geri

  4.  
    PROGRESSO O SEGREGAZIONE?
     
    In realtà un problema simile è già sorto con gli omosessuali, che poi si è voluto distinguere fra donne e uomini (lesbiche e gay) per poi aggiungerci i bisessuali e poi i transessuali (stranamente senza distinguere i sessi di provenienza o quelli di arrivo), arrivando così all’acronimo LGBT.
    Poi ci si sono voluti aggiungere i Queer (indecisi o variabili), gli Indecisi, gli Asessuali e, siccome c’era ancora qualcuno che non rientrava nella casistica, un + per dire: anche qualcun altro che non-so-definire, e così si è arrivati al ridicolo LGBQTIA+ . Probabilmente quell’acronimo si allungherà ancora, perchè a troppi manca il senso del ridicolo; perchè mai non aggiungerci anche i sadici, i masochisti, i feticisti, i fissati-col-sesso, magari distinti per genere?
     
    Si sarebbe fatto prima a dire NET, cioè: Non Eterosessuali Tradizionali.
    E avrebbe avuto più senso, perchè il tratto comune è quello di avere orientamenti sessuali diversi dall’unico prescritto.
    segue

  5. In seguito all’assassinio efferato di un giovane italiano a New York a opera di un afroamericano, propongo di fondare il movimento White Lives Matter.
    In lingua italiana: «Anche i bianchi hanno diritti».
    … … …
    Sono in attesa che i fighetti radical chic si scatenino per protestare contro l’omicidio di un bianco.

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