Emozioni e passione – 2

Emozioni e passione – 2
(con Mauro Calibani, Manolo e Alessandro Gogna)

Il primo Campione del mondo di Boulder, il primo salitore al mondo di un 8b/8b+ e unico europeo che scalava sul 7c a fine anni ‘70 (capace di più 9a nel secondo millennio), e l’alpinista che dopo grandiose aperture classiche ha subito capito la rivoluzione del free climbing.

Mauro Calibani, Maurizio Manolo Zanolla e Alessandro Gogna nella seconda puntata dove l’incredibile è vero e la storia dell’arrampicata diviene epica… Manolo, Calibani e Gogna parlano di Honnold, Gabry Moroni, Il Mattino dei Maghi, le gare con i fenomeni di oggi, ed è forse il Podcast più ricco e che si vorrebbe durasse ancora di più. Un viaggio nell’arrampicata (durata 1h11’10”) in cui tre leggende si dimostrano prima di tutto umili di fronte alle generazioni, ai cambiamenti e alle loro stesse storie. Al tavolo ci sarebbero stati benissimo anche Honnold, Ondra, Megos e Jania Garnbret, ma avevamo solo 4 posti.

Parole Verticali è un podcast prodotto dai Ragni di Lecco; ideato, filmato e montato da Yuripalmamediaproduction.com. Questo episodio è condotto da Fabio Palma. Con il supporto di Scarpa, Rock Experience e CAMP.

Emozioni e passione – 2 ultima modifica: 2023-11-08T05:16:00+01:00 da GognaBlog

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16 pensieri su “Emozioni e passione – 2”

  1. @14scusami ma non ho capito. Ovvio che i fittoni vanno messi in modo che non si arrivi mai per terra.

    La mia non era una critica a  quello che hai scritto, sul quale concordo, ma solo una mia considerazione in base a quello che ogni tanto si vede in alcune falesie e su quanto aveva commentato Gogna nel suo breve intervento nell’intervista che mi è sembrato un pò stoppato dal protagonismo del conduttore che, spesso, parla più lui che gli ospiti.

  2. @14
    scusami ma non ho capito. Ovvio che i fittoni vanno messi in modo che non si arrivi mai per terra.
    Per essere chiaro: una via di Ceuse con le uscite chiodate lunghe anche a 3 a 4 metri e più, (ma da cui non si arriva per terra) è perfettamente in linea con il concetto di arrampicata sportiva, che include la paura del volo, la gestione del volo. 
    Intendevo questo. Non necessariamente l’arrampicata sportiva deve avere i fittoni a 2 metri massimo di distanza. 

  3. Il fatto che una via di arrampicata sportiva posso essere chiodata vicina o lontana non ha nulla a che vedere con la natura “sportiva” di questo tipo di arrampicata, sempre arrampicata sportiva è. In arrampicata sportiva, con l’avvento delle protezioni fisse, lo scalatore non si deve più preoccupare di arrivare a terra e quindi di lasciarci le penne

    Non sono un arrampicatore sportivo,  ma se non sbaglio i tiri d’arrampicata sportiva vengano, di solito,  chiodati calandosi dall’alto, questo per poter mettere le protezioni nel punto ideale, sia per la sicurezza che per il moschettonaggio, questo per prediligire il gesto, la difficoltà, di certo non il rischio.
    “Punto ideale”  non vuol dire vicini da passare da un chiodo all’altro, quanto piuttosto per proteggere e impedire di farsi male anche in caso di volo lungo. Quindi un tiro sportivo  è ben chiodato  se rende obbligatoria la scalata tra un chiodo e l’altro, ma impedisce di farsi male in caso di volo e certamente non di arrivare a terra oppure di non schiantarsi su un terrazzino. Se il primo chiodo lo metti a 2 metri e il secondo lo metti a 4 metri dal primo, se voli prima di mettere il secondo rinvio,  è chiaro che  arrivi in terra. E se questi chiodi l’hai messi dall’alto che senso ha averli messi così ?!?!?! Che senso ha mettere un chiodo che regge una balena  se poi arrivo in terra o mi schianto su un terrazzino?

  4. L’arrampicata sportiva si differenzia da quella libera perchè utilizza protezioni non amovibili (spit, fittoni ecc.) che garantiscono una notevole sicurezza in caso di volo per quanto alla tenuta della protezione. Cosa che non succede nell’arrampicata libera ove le protezioni vengono poste salendo e sono amovibili e mediamente sono meno sicure in quanto a tenuta.
    Il fatto che una via di arrampicata sportiva posso essere chiodata vicina o lontana non ha nulla a che vedere con la natura “sportiva” di questo tipo di arrampicata, sempre arrampicata sportiva è. In arrampicata sportiva, con l’avvento delle protezioni fisse, lo scalatore non si deve più preoccupare di arrivare a terra e quindi di lasciarci le penne. Ma l’arrampicata sportiva implica la capacità di scalare da primi e di volare, quindi include la gestione della paura del volo ecc.. L’arrampicata sportiva quindi è quanto di meglio ci sia in tema di sicurezza per non arrivare a terra e per tenuta degli ancoraggi ma non significa che essa debba avere i fittoni a meno di due metri, tutt’altro. La componente psicologica legata alla paura del volo è parte fondamentale dell’arrampicata sportiva e la si ritrova più o meno marcata a seconda delle Falesia. Pensare che l’arrampicata sportiva possa o debba diventare una pratica in cui i fittoni non devono superare una certa distanza (1,5/2 metri, tanto per restare in un’area in cui il volo praticamente diventa un “appoggiarsi” all’imbrago) significa pensare ad un altro tipo di attività che non ha nulla a che vedere con l’arrampicata sportiva.

  5. Purtroppo però Manolo l’ha buttata in un modo che sembrava una dichiarazione di rinuncia/ricapitolazione senile. 

    Questa sensazione Manolo l’ha data anche a me. Come se volesse rinnegare quello che aveva fatto, soprattutto come l’aveva  fatto, nella sua giovinezza di arrampicatore. 
     

  6. Sono abbastanza d’accordo con un po’ tutti i commenti. Tutte belle persone gli invitati al tavolo, ma effettivamente è un’occasione persa quella di mettere insieme persone così, a parlare delle piccole grandi storie degli amici degli amici, di chi ha fatto quale livello quando e dove. Quindi purtroppo non è nemmeno il format (quello della rimpatriata al bar) ad essere poco coinvolgente, ma sono le domande fatte dal conduttore che sono, spiace dirlo, inutili.Alessandro ha parlato poco? Sarà stato stanco? demotivato dagli argomenti? Sarà perchè quello che voleva dire sulla arrampicata sportiva era, al solito, una visione concettuale distaccata, “non è lo spit che…”, rispetto alle piccole storie di paese di ieri e l’altro ieri? Tra l’altro è curioso sentire chi ha vissuto l’altra dimensione (quella dell’alpinismo, per semplificare) provare a comprendere in modo lungimirante il mondo sportivo, ma no, il discorso è stato buttato sulle capacità individuali del “rischio” da spit a spit. infine va detto che Alessandro ste cose le dice da lustri si sarà pure stancato di parlare un po’ al vento.Anche Manolo ha detto delle cose interessanti sul concetto di “limite”, tanto caro ad Alessandro, giustamente. Purtroppo però Manolo l’ha buttata in un modo che sembrava una dichiarazione di rinuncia/ricapitolazione senile. Quello sì che sarebbe un argomento interessante. Invece che dibattere su chi ha fatto quel sottogrado o sul fatto che le spaccate siano più o meno sexy.
    Sì, sti video lasciano il tempo che trovano.

  7. A me questi episodi video lasciano molto perplesso. Vero è che il titolo “emozioni e passione” è indicativo di una certa ampiezza discorsiva, però l’impressione che ho è che si sia parlato di “nulla”. I soliti numeri buttati a caso (ma in maniera assoluta, 8a, 8c, 9a), i soliti nomi buttati lì (sempre in maniera assoluta, conditi con “il più forte”, “un altro pianeta”, eccetera), fatti ed episodi anche questi buttati a caso (ma sempre in maniera assoluta).
     
    Quel che ricordo meglio è di aver sentito parlare praticamente solo Zanolla e Palma (quest’ultimo apodittico come smpre); cosa peraltro curiosa, visto che Palma dovrebbe intervistare. Ma forse farsi una intervista da solo è troppo anche per uno come lui, e quindi preferisce far finta di fare “interviste”.
     
    Gogna ha provato ad accennare ad un argomento più strutturato ed interessante, addirittura ha provato a dire “non è lo spit ch fa la differenza” (che, detto da Gogna, mi si permetta, fa un po’ impressione) ma è stato inghiottito dalle parole dei soliti e, successivamwente, dalla sedia.
    A Calibani, brava persona, gli si fa interpretare il personaggio del campione di boulder (anche se vale la pena ricordare che il più prolifico atleta italiano boulder è stato Cristian Core, 2 coppe del mondo vinte, un campionato del mondo vinto, 1 campionato del mondo terzo, e direi tutte le ripetizioni dei massi più famosi del tempo, Dreamtime compreso). Purtroppo però anche al Calibba mancano gli spunti necessari per fare discorsi interessanti; ci prova, quando dice “diventano famose solo le persone che si autoproclamano e si fanno pubblicità” e, subito dopo, “il bello della scalata è che è pieno di gente veramente interessante e che può insegnare tanto”. Ma anche in questo caso, il suo spunto (quanto mai attuale, anche per l’alpinismo) è inghiottito da parole inutili sulla “spaccata” di Zanolla. 
    Di tutto quello che ha raccontato Zanolla mi resta in mente solo questo: se si mette il primo spit a 5,6,7 metri ed anche il secondo a 5,6,7 metri dal primo, se si cade si arriva a terra. E chi l’avrebbe mai detto.
    E vabbé. Prima che lo scriva qualcuno, sono un detrattore di professione.
     
    Concludo con una significativa frase dal bel libro di Emanuele Avolio, “Apertura senza fine”, dove invece gli spunti di estremo interesse non mancano di certo e che forse spiega bene il contesto di questi episodi video: “spesso avvenimenti e personaggi che costituiscono la Storia col tempo sfumano, e rimane nell’immaginario comune solo quello che la memoria collettiva ha selezionato, magari influenzata da qualche pubblicazione sponsorizzata. Il rischio dei miti è quello di coprire altri protagonisti della Storia che ne hanno costituito il complesso mosaico: ossia il rischio dei miti è quello di oscurare la Storia stessa”.

  8. Dialoghi sempre interessanti bravo Gogna a proporli.
    Meritava un maggiore approfondimento l’argomento che ha introdotto Gogna quando circoscriveva il concetto di arrampicata sportiva attuale identificandola (giustamente) come arrampicata in sicurezza, nel senso che oggi la chiodatura di una falesia deve essere tale da non provocare – nei limiti del possibile- incidenti in caso di caduta da qualsiasi punto, fermo restando il valore e l’intangibilità dei tiri storici e il rispetto della loro chiodatura (li va a fare chi è in grado).
    Il fatto che Manolo abbia parlato di più è perché ha tanto da raccontare, checchè ne dicano i suoi detrattori di professione.
    Come dice Enri, video senz’altro piacevole.

  9. La conduzione di Fabio Palma, non me ne voglia, e’ troppo Manolo driven. E in ogni caso sempre va a finire sulla discussione se era mezzo grado in più o in meno. Effettivamente anche io ho notato che Gogna è’ stato stoppato a metà’ di un suo ragionamento senza poi poterlo Concludere.
    Comunque piacevole alla fine, dai.

  10. Ma la vogliamo finire con ste leggende!? E non parlo di Mauro Calibani grande arrampicatore , umile , onesto nonché grande amico.  Parlo di queste fiabesche imprese che di reale hanno ben poco, di sti gradi che ad ogni puntata lievitano, Terminator da 8a ad 8c ora venduto come primo 8b/8b+/8c al mondo!🙈 ma di che cosa stimo parlando? O la Scalet Biasin al Sass Maor fatta a vista senza scarpette nel 78’ ma che di fatto Zanolla scrisse che la prima volta che la provó non passò in libera! Poi disse che la fece ma non sa con chi, forse con POL! ( conosco bene POL)😂 con me la provò nel 87’ al ritorno da Yosemite dove spaventó il mondo intero, ma non passò in libera neppure quel giorno e aveva le scarpette!👌 per non parlare dellla tentata free solo su Nureyev! È free solo partire con una corda da 70 mt. e varia ferramenta o è forse un tentativo di solitaria andato male in auto assicurazione!? Basta con ste favole favolose! Poi ce ne sarebbe da parlare… dal mattino dei Maghi etc etc.. ps potevano far parlare un po’ di più Gogna che stava dicendo qualcosa d interessante a riguardo spit ed alpinismo…

  11. Quest’ultimo episodio anche a me è sembrato poco riuscito. Sarebbe meglio trasformare il tutto in monografie su singoli personaggi. Del resto Manolo ha sempre preso la scena sugli altri in tutti gli episodi. Trovo ormai poco interessante dibattere sulle varie forme dell’arrampicata, cercando di tenere un filo logico fra i climber di oggi e quelli di trent’anni fa. Per finire sulle definizioni dell’arrampicata libera, sportiva, agosnistica ecc..
    Meglio fare una bella intervista ad un singolo climber, se ha qualcosa di interessante da dire.
    Mio modesto parere.

  12. Ascoltato solo adesso e trovato interessante, ma, premesso che sono un signor nessuno da 4-5 gradi in meno di quelli in discussione, direi che il tutto è stato mal condotto. 3 ospiti, hanno parlato e raccontato cose in 2 e il conduttore ha cercato molto poco di sentire, coinvolgere, il terzo, Gogna, che anche visivamente rendeva l’idea di essere assente, avulso, sufficientemente annoiato. Della serie, cosa faccio qui. Scusate, mai è parso assolutamente evidente.

  13. Doveroso Grazie per la segnalazione.
    Ho visto anche il primo. Meritano una trascrizione 

  14. Ho visto il video.
    Li ascolto sempre volentieri.
    Un unico rammarico, Gogna  ha troppo poco spazio.

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