Giornata Nazionale degli Alberi Monumentali
(un omaggio ai giganti verdi d’Italia)
di Filippo Del Vecchio
Cinque settimane fa, il 10 maggio 2025, in tutta Italia si è celebrata la Giornata Nazionale degli Alberi Monumentali, un’occasione preziosa per riflettere sull’importanza ecologica, culturale e storica di questi straordinari testimoni viventi del nostro paesaggio. In Italia, il censimento ufficiale riconosce oltre 4.600 alberi monumentali, distribuiti su tutto il territorio nazionale, protetti e valorizzati dalla Legge 10/2013, che presenta all’art. 7 le “disposizioni per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale, censimento degli alberi monumentali”.
Ma cosa sono gli alberi monumentali?
Gli alberi monumentali, sono esemplari che rispettano i cosiddetti “criteri di monumentalità”, ovvero che si distinguono per eccezionali caratteristiche naturali, ecologiche, paesaggistiche e culturali, come l’età, le dimensioni, la forma, la rarità botanica, il valore ecologico, l’impatto visivo nel paesaggio e il legame storico, simbolico o spirituale con la comunità e il territorio.
Monumentali, ancora, possono essere singoli alberi o gruppi arborei – come filari o boschi – che raccontano storie antiche e incarnano l’identità di intere comunità. Secondo le stime del Corpo Forestale dello Stato, in Italia si contano circa 22.000 alberi potenzialmente monumentali, tra cui oltre 2.000 sono riconosciuti come di “notevole interesse” e circa 150 si distinguono per il loro “straordinario valore storico o monumentale”.
Perché rappresentano un patrimonio da proteggere?
Questi veri e propri monumenti verdi non sono solamente bellezze naturali, ma rappresentano interi ecosistemi, custodiscono la biodiversità contribuendo al benessere ambientale e umano; sono i testimoni silenziosi di tempi andati, esempio di resilienza e di inesorabilità che neanche il tempo è riuscito a vincere. Celebrare gli alberi monumentali significa anche dare una nuova linfa a quei territori che li ospitano. Intorno a questi monumenti naturali si possono sviluppare percorsi di educazione ambientale e attività di turismo lento e sostenibile.
Gli alberi e più in particolare quelli monumentali diventano così un esempio virtuoso di come la natura possa diventare fulcro di una nuova idea di economia, più lenta ma sicuramente rispettosa dell’ambiente e in grado di rafforzare le comunità rurali, creando valore senza comprometterne l’equilibrio.
Un’occasione per conoscere e festeggiare i giganti verdi
In tutta Italia, ogni anno si organizzano eventi, visite guidate, laboratori e momenti di approfondimento per conoscere da vicino questi giganti silenziosi e comprendere l’importanza di proteggerli. Partecipare è un modo concreto per riscoprire il legame profondo e ancestrale che c’è tra noi e gli alberi, per sostenere anche, un modello di sviluppo più consapevole.
Dove si trovano gli alberi monumentali in Italia e quali sono quelli più conosciuti?
Nel Registro degli Alberi Monumentali Italiani (RAMI), sul sito del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, è disponibile una mappa dettagliata e aggiornata di tutti gli esemplari.
Tra i più noti e longevi possiamo trovare:
Il Castagno dei Cento Cavalli – Parco dell’Etna, Sant’Alfio (CT), Sicilia che con un’età stimata superiore ai 2.000 anni, secondo le ricerche del botanico torinese Bruno Peyronel, è considerato uno degli alberi più antichi e maestosi d’Europa. Questo imponente castagno, situato sulle pendici orientali dell’Etna, è avvolto da una celebre leggenda secondo cui ben cento cavalieri al seguito di Giovanna d’Aragona si sarebbero rifugiati sotto la sua vasta chioma durante un temporale.
Ancora S’Ozzastru (L’olivastro selvatico) – Luras (SS), Sardegna, che situato a pochi chilometri dal centro abitato di Luras, rappresenta un esempio straordinario per dimensioni e longevità. La sua circonferenza raggiunge i 20 metri, mentre l’altezza sfiora i 14. Secondo le stime degli studiosi, avrebbe tra i 3.000 e i 4.000 anni, risalendo all’epoca degli antichi egizi, il che lo rende probabilmente uno degli alberi più antichi d’Europa e, secondo alcuni, il più longevo al mondo.
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