Gite in Alpi Liguri (AG 1963-009)
(dal mio diario, autunno 1963)
15 settembre 1963. In vacanza a Borgomaro (IM) non abito più in pieno centro nella storica casa della nonna. Da quest’anno siamo in una villetta a circa un km dal paese, oltre il cimitero.
L’appuntamento è alle 5, a una costruzione accanto alla provinciale per Oneglia, in località Barchéi. Buio pesto e nuvolo. Alle 5 non si vede ancora nessuno, e attacca a piovere. Allora mi dirigo verso Borgomaro e finalmente, quando ormai dopo San Giuseppe sono vicino al paese, ecco le due moto. Giampietro Guglieri ha una lambretta, mentre Adolfo Ravano un motorino. Ovviamente salgo sul mezzo più potente, la lambretta, mentre Adolfo ci segue. Ora non piove. Sempre al buio, un bel po’ di strada fino al Colle di San Bartolomeo (l’odierno tunnel che lo evita era di là da venire, NdR). Dal colle guardiamo verso il Mongioie, ma cupe nuvole nel grigiore dell’alba c’impediscono qualunque vista.
Il Bocchin dell’Aseo salendo alla vetta del Mongioie
Prudentemente proseguiamo in discesa verso Pieve di Teco, poi saliamo al Col di Nava, quindi in lieve discesa a Ponte di Nava. Qui ci fermiamo un po’, visto che a guidare gli scooter su queste strade si fa fatica.
Arriviamo al paesetto di Viozene alle 6.37. Ultimi aggiustamenti agli zaini, poi via verso Pian Rosso, quindi sostiamo (anche per uno spuntino) a due roccette isolate, giusto quello che cercavo per far esercitare un po’ su roccia i due amici più grandi di me.
Ma appena rimessici in cammino, attacca a piovere! Così indossiamo le vesti impermeabili. Io sono munito di giacca di pelle, giubbotto di lana di pecora, maglione e impermeabile. Perciò riesco a non bagnarmi, mentre gli altri sono più esposti di me.
Continuiamo a salire imperterriti nella nebbia, oltrepassiamo una lapide e raggiungiamo il Bocchin dell’Aseo 2292 m alle 9.45. Non si vede assolutamente niente. Ora dobbiamo ancora salire per 338 m. Per gioco, di mano in mano che saliamo, ogni tanto dirò quanti metri mancano ancora, nella speranza di azzeccarci e stupire i compagni non abituati a questi calcoli. Non senza mia sorpresa, quando dico “dieci metri” poco dopo siamo in un luogo che è senz’altro la vetta del Mongioie 2630 m!
Naturalmente si continua a non vedere nulla, ma la consolazione è che non piove. Mangiamo qualcosa accanto al mucchio di sassi della cima, fumiamo, poi ce ne andiamo, in tempo per beccare una bella bufera che ci accompagna al Bocchin dell’Aseo, dove arriviamo alle 11.15. Ora piove molto forte. Nel momento che smette, invece di correre verso il basso, ci fermiamo a un’altra roccia per una seconda esercitazione: solo dopo filiamo come dannati verso Pian Rosso. Quando ci arriviamo, io sono asciutto, a parte i piedi che ho fradici nelle mie amate scarpe a carro armato. Loro sono bagnati come pulcini, con i piedi asciutti però.
Sotto una tettoia accendiamo un falò e facciamo scaldare e asciugare tutto, più che altro per non affrontare in quelle condizioni il rigido viaggio in moto di ritorno. Intanto fuori piove a dirotto. Alle 13.55 ce ne andiamo, approfittando di una pausa del diluvio: ma dopo neppure cento metri di discesa viene giù tanta di quell’acqua da farci entrare come naufraghi nella Trattoria del Tiglio di Viozene. Fradici e grondanti stiamo un po’ lì ma poi, dato il disagio notevole e visto che intanto non smette di piovere, usciamo, saliamo in sella e, sotto l’acqua a velocità molto ridotta, scendiamo a Ponte di Nava. Qui il diluvio diventa pioggerella fino a Pieve di Teco. E’ dimostrato che si può fare una gita sotto la pioggia.
21 settembre 1963. Augusto Guglieri, Vincenzo Gandolfo (mio cugino), Zefferino Abbo: con questi compagni vado la sera (sempre in moto) a Diano Marina alla ricerca di compagnia femminile. Ma è stata magra. Comunque Diano Marina notturna è assai eccitante…
29 settembre 1963. Questa notte ho dormito a Borgomaro, in una stanzetta non affittata della casa che non abbiamo più a disposizione. Alle 5.30 sono in piazza. Con Giampietro aspettiamo un po’ Adolfo, ma visto che quello non viene alle 5.35 partiamo. Oggi il tempo è bello, il viaggio ci pesa molto meno. Alle 7.15 siamo a Viozene. Getto un occhio alla villetta di Paolo Ghersi e vedo che è chiusa sprangata; proseguiamo per Carnino, dove arriviamo a fatica (della lambretta). Posteggiato il potente mezzo, alle 7.45 partiamo per il Passo delle Saline. Dopo una bella serie di prati, il sentiero s’interna nella valle, si riapre in una conca assai vasta. Poi ancora per erba al Passo delle Saline 2174 m, dove arriviamo alle 9. Cioè abbiamo impiegato 75 minuti per risalire un dislivello di 782 m: una media abbastanza buona considerando che abbiamo fatto delle piccole soste per essere sicuri di non sbagliare itinerario.
Dopo un breve riposo, ripartiamo alle 9.15 su per il costone della Cima delle Saline, nostra meta di oggi.
Lo spettacolo è meraviglioso: c’è il mare di nuvole fino a quota 2000 m circa, al di sopra il cielo è terso. Il Monviso è lì a due passi, a quattro passi il Gran Paradiso… Poi il Cervino, il Monte Rosa, il Grand Combin.
Anche se un po’ da lontano, è la prima volta che vedo dal vero i colossi delle Alpi Occidentali!
Ancora pochi passi e siamo in cima, altre gemme si aggiungono alla collana alpina: l’Argentera, il Marguareis, le Alpi Liguri tutte. Sono visioni stupende che non si dimenticano.
Siamo proprio in vetta alla Cima delle Saline 2612 m, ore 10.02. E’ tutto così bello che scendiamo solo alle 10.30, a malincuore. Più sotto fare esercizio su una roccia, poi pian piano alla nostra lambretta, fino a Borgomaro.
Panorama dalla Cima di Piano Cavallo: da sinistra a destra, Marguareis, Cima Pian Ballaur, Cima delle Saline, Rocce di Manco, Cima delle Colme/Monte Mongioie