La ligne géant

La pubblicazione su GognaBlog di questo post apparso sulla pagina fb di Skyway Monte Bianco non vuole essere polemica con gli appassionati di slackline: ognuno ha i propri sogni e cerca di realizzarli. Purché non vengano usati elicotteri e purché l’ambiente venga ripristinato alle condizioni originarie.

Ciò che indigna la nostra redazione è invece la comunicazione che se ne fa.

La sua mancanza di moderazione e di semplice oggettività, invece di sottolineare bravura e pazienza dei protagonisti, finisce per esaltarne gli aspetti più spettacolari. Con ciò autorizzando il pubblico dissenziente a parlare di “circo equestre”, di “limite estremo raggiunto”, di “carnevalata”, la “montagna che non c’è più”, ecc.

Riportiamo fedelmente il testo del post e alcune immagini. Registriamo anche che i commenti dei protagonisti sono assai più sobri del comunicato della Skyway Monte Bianco.

La ligne géant
(pubblicato sulla pagina Fb di Skyway Monte Bianco il 22 giugno 2025)
Copyright Foto: @Bertrand Delapierre @Antoine Mesnage @Coline Ballet Baz

Una visione audace sospesa tra cielo e roccia.

Un team di circa 15 slackliner (del collettivo Passagers du vide, NdR) ha compiuto l’impensabile: camminare su una highline di quasi 800 metri, tesa a 4000 m di quota tra il Dente del Gigante 4014 m e il Mont Mallet 3988 m, nel cuore del massiccio del Monte Bianco (in data 11 giugno 2025, NdR).

Un progetto visionario che ha richiesto anni di sogni, pianificazione e pazienza.

In 5 giorni è stata installata “La Ligne Géant” (su idea originale di Antoine Crétinon, NdR), forse la linea più complessa e incerta mai realizzata.

Non solo una linea, ma un atto di bellezza, coraggio e determinazione. Pura ispirazione.

I commenti dei protagonisti
Danny Mensik, slackliner e guida alpina: “Il sogno, una linea visionaria, non è più solo un progetto. Dopo anni d’immaginazione, pianificazione e attesa del momento giusto, quest’anno, questa settimana le stelle si sono allineate. Il team di persone super appassionate si è riunito e, contro ogni previsione, ce l’abbiamo fatta.

Durante l’impresa non sono mancati dubbi e punti interrogativi, ma grazie a un lavoro di squadra straordinario e a una forza collettiva sia mentale che fisica, siamo riuscti a superare tutte le difficoltà. L’estetica è la forza trainante della mia motivazione nello slacklining.

A prescindere dalle dimensioni e dai parametri, questa è una delle linee più affascinanti che abbia mai visto – una vera e propria opera d’arte naturale che cattura immediatamente lo sguardo di uno slackliner. La combinazione tra estetica e maestosità di questa linea è assolutamente straordinaria.

Non è la linea più lunga, né la più alta, ma considerando l’ambiente impervio, le difficoltà d’accesso, la quota, le condizioni meteo, le dimensioni e i permessi necessari, si tratta probabilmente della linea più complessa e incerta mai realizzata”.

Antoine Mesnage: “Ci sono volute tre settimane e 29 viaggi di andata e ritorno per trasportare i 400 kg di attrezzatura ai piedi del Dente del Gigante. Poi ancora cinque giorni di bivacco e una buona dose di pazienza per attendere la finestra meteorologica necessaria per avviare l’operazione. Ci volle anche una notevole perizia per trasportare la cinghia larga 20 mm sulle spalle fino alla cima del Mont Mallet, attraverso la cresta di Rochefort.
E anche un po’ di coraggio per partire, a piedi nudi o con i calzini, sui 788 metri di una traversata vertiginosa a più di 4.000 metri di quota. Tutto questo per assaporare, per un attimo, la bellezza dell’inutile“. 

Comunicato stampa dei Passengers du vide: “Sorvolare i ghiacciai, un messaggio forte e un simbolo per questo collettivo in questo ‘Anno Internazionale della Conservazione dei Ghiacciai’ , un modo per sottolineare anche l’emergenza climatica e la fragilità del nostro ecosistema proprio perché l’operazione è stata condotta senza alcun impiego di elicotteri, nel massimo rispetto dell’ambiente e dell’etica della montagna“.

La ligne géant ultima modifica: 2025-07-04T05:12:00+02:00 da GognaBlog

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37 pensieri su “La ligne géant”

  1. Quelle che un tempo erano imprese, adesso sono quasi quotidianeità? Talmente sono alla portata di molti?

  2. Il fatto è che queste imprese ormai appaiono tutte come giochi di ragazzini cresciuti, non cose da uomini.
    Un tempo, anche queste imprese inutili come salire le montagne, apparivano, erano vissute come prove di virilità.
    Ora, anche i bravi e i forti devono dissimulare, apparire zimbelli di qualche buona causa.

  3. Ok
    A parte la carrambata “proletari di tutto il mondo formate una cordata”, rimane il fatto che chi lo fa non importa, l’attività è circo, anche quando è quello del dopolavoro.

  4. 29@  Controstoria dell Alpinismo 
    di Andrea Zannini  
    Editori Laterza

  5. Per gli alpinisti dell’est degli anni 80 , ad esempio j polacchi, è stata una possibilità di andare oltre il “muro” e dimostrare al mondo la loro forza nonostante la scarsità di mezzi e soldi.

  6. L’alpinismo è nato come passatempo di classi agiate, 

    vero, ma poi è stato anche una fonte di riscatto per le classi emarginate, per coloro che uscivano dalla prima e dalla seconda guerra mondiale. I Pell e Oss di Monza non erano agiati borghesi,  erano lavoratori delle fabbriche.

  7. L’alpinismo è nato come passatempo di classi agiate, un divertimento che le varie epoche hanno interpretato nei modi conformi alle ideologie del momento, alla moda dei tempi.
    Soltanto dei morti guardano al passato come luogo ideale, e più sono morti più guardano indietro a cose perdute.
     

  8. Non mi è chiaro il nesso logico per cui la comunicazione mirabolante dovrebbe autorizzare il “pubblico dissenziente” a indignarsi e prodigarsi in attacchi gratuiti e (stra)parlare di “carnevalate”.
     
    Prima di attaccare qualcuno bisogna sempre informarsi correttamente, cosa che ovviamente chi ha scritto l’articolo non è stato in grado di fare.
     
    Non giustifichiamo gli odiatori per cortesia.

  9. C’è’ anche chi scende da canali di neve con la mountain bike…. Di cose senza senso ce ne sono parecchie in giro…

    Del resto oggi abbiamo talmente tutto, che non sappiamo più come divertirci, non sappiamo più sorprenderci.  Dobbiamo pure invertarci qualcosa per combattere la noia che ci pervade, oltre al bisogno di doverci ritagliare uno spazio (vitale?)  sul palcoscenico dei social. Quindi ognuno s’inventa le cose più stravaganti.

  10. Chi cammina su un nastro largo pochi cm certamente ha delle qualità, se poi lo fa in condizioni estreme e’ certo. Ma dire che fare la slak line sul bianco ha lo stesso senso di Voiage al Capucin mi sembra eccessivo. Quest’ultima e’ una via che sale una parete ed arriva su una vetta, quindi cosa ben inserita nella montagna. Peccato per gli spit, ma  non ce ne sono nemmeno tanti a dire il vero. Camminare sulla slack a 4000 metri? Secondo me sta alla montagna come i tracciati delle ultime gare Boulder stanno al l’arrampicata….
    C’è’ anche chi scende da canali di neve con la mountain bike…. Di cose senza senso ce ne sono parecchie in giro…
    Purtroppo credo abbia ragione Crovella, tutte cose che alimentano il circo. 

  11. Ma risiete capaci a leggere con un minimo di attenzione? Non ce l’ho con le slackline in quanto tali, ma con il clima di falsa festa, quel clima artificiale di euforia che io chiamo CLUB MED, in cui questa performance è stata inserita, almeno nel suo utilizzo promozionale. Accomuno l’eposodio (in stile pagliacciate) con movida ecc perché nello stesso clima, CLUB MED appunto, rientrano la movida da rifugio, le cene in baita, le gare in quad o in motoslitta, gli apericena, magari inventeranno pure lo speed date in cime al Monte Bianco ecc ecc ecc. Dai sono quasi 10 anni che scrivo sistematicamente queste cose sul Gogna Blog  (altrove anche da più tempo) e, a lettori abituali, le devo ancora spiegare come se fosse la prima volta che le espongo? ma mizzega, ma che cranio avete? E poi arriva sempre qualcuno che protesta perché “ripeto” le cose mille volte…

  12. Crovella al Torino ci andavi a piedi dal fondo valle?
    Secondo me fai un po’ di confusione tra l’attività in sé e certi comportamenti di persone che sicuramente non rappresentano il mondo della slack line anzi di solito sono paffutello ignoranti che non stanno in piedi e per andare al Torino semmai gli vuole l’ossigeno…..

  13. ” sibili di rapaci, zoccoli di camosci ” udito di ferro e sensibilità de amicisiana mista ai racconti del guardiaparco… veramente un duro nudo e puro  😀 
    Cosa c’entri poi la movida da rifugio apres ski con la slack in questione lo sai solo te. 
    Che poi le funivie se ne siano giovate per uno spottone è altra faccenda. 
     

  14. Ma per carità riempitevi pure di queste pagliacciate… Non sono le slackline in quanto tali, ma ciò che mi ributta è il contesto clownesco generale. A tutto ciò si accompagna una montagna farsa (e falsa) con cubiste negli apericena in rifugio, musica a palla, SPA in quota, panchinone, impianti a gogo ecc ecc ecc. Se vi piacciono queste cose, sguazzateci pure dentro. Ve la lascio tutta una montagna del genere. Infatti non metto più piede in luoghi come l’area intorno al rifugio Torino. peccato perché è molto bella, ma le pagliacciate l’hanno rovinata. Preferisco mille volte andare in Val Sangone, a 40-50 km da Torino: meno di un’ora di auto, spendo poco, valloni selvaggi, anche a Ferragosto incontri tre persone al massimo,  nessuno che ti rompe i coglioni, senti solo silenzio, sibili di rapaci, zoccoli di camosci ecc. Questa è vera montagna, anche se (purtroppo) non ci sono ghiacciai né alte quote. Quella in cui si diffondono le pagliacciate non è vera montagna: è solo più circo equestre “entri siori entrino, che più entrate e più bestie si vedono”. Già che ci siete il prossimo inverno andate a Roccaraso quando è presa d’assalto da 200 pullman di turisti improvvisati (episodio dell’inverno scorso…)

  15. D’accordo con Crovella e Mozzati che senza tanti giri di parole centrano in pieno il commento all’articolo. Sciapo’

  16. Meglio mille slack line che una solo cava…..bestemmia maschile – bestemmia femminile

  17. ” queste attività a me sono sempre apparse come delle pagliacciate in modo così autoesplicativo che non riesco a comprendere come non siano considerate tali dall’intera comunità degli appassionati di montagna”
    mi sa che ha ragione benassi… con i suoi consigli manuali.
    Pensa che a taluni (molti) pare altrettanto autoesplicativa la clowneria di torme di beduini caiani guidati da due o tre ometti con il paillino rosso che si credono esseri superiori e appestano qualunque via o gita skialp in cui si infilino….
    Quanto alla passione, c’è un filmato bellissimo di seb montaz (che per chi mastica di montagna non ha bisogno di presentazioni) che trasuda passione per l’ambiente montano che molti frequentatori dell’alpe si sognano. 
    https://www.ultimatefrance.com/magazine/slacklining/i-believe-i-can-fly-flight-of-the-frenchies
    Ma l’importate è viaggiar per dogmi ed etichette. Sempre. 

  18. Che spettacolo! Alpinismo vero con un toccò di classe in più! Bravissimi questi equilibristi alpinisti contemporanei 🤘

  19. su idea originale di Antoine Crétinon, NdR…
    sarò infantile , ma mi fa ridere assai.
    Per il resto un Guinness come tanti che dimostra come preparazione,  fantasia combinata ad ambizione addomestichi qualsiasi ostacolo.
    Ora milioni di like e giro del mondo media / social.
     

  20. Mah… queste attività a me sono sempre apparse come delle pagliacciate in modo così autoesplicativo che non riesco a comprendere come non siano considerate tali dall’intera comunità degli appassionati di montagna. Se vi piacciono, esprimetevi pure a loro favore, però poi non frignate se la montagna è diventata un Circo Barnum ecc ecc ecc.

  21. Prescindo dal contesto dell’argomento oggetto del blog di oggi, ma che un padreterno sabaudo come Crovella, in tutta evidenza tra i pochi eletti intelligenti, distribuisca l’ignoranza ad cazzum secondo i suoi insindacabili criteri come il contadino “spatarava” il letame col tridente, come concetto mi crea tourbillon nei paesi bassi. Il nuovo messia ?

  22. ” se vogliamo che le montagne restino il luogo dell’alpinismo/arrampicata/scialpinismo, dovremmo evitare le pagliacciate”
     
    si chiama comprensione del etsto, elementare, ma evidentemente difetta. è stato chiesto per quali ragioni alpinismo, scialpinismo e arrampicata  siano attività nobili e legittime che preservano la montagna, e parapendio bungeejuamping e lslack line pagliacciate.
    Puoi provare a dirlo con parole tue.
    Perchè finora quel che traspare è che sia perchè lo hai deciso tu e vuoi meno gente in montagna. 
    Se invece vogliamo metterla su un piano astratto e “filosofico” dovresti spiegare eprchè chi va alla base del capucin con un trapano e lo buca come una groviera mettendo una fila di ferri sino in cima seppur su un bel tracciato sia da ricordare nei libri di storia e chi si lancia con la tuta alare o cammina sul filo dalla stessa cima sia un pagliaccio da bannare.
    Ho il timore che la risposta si avvicini di molto alle tue raffinate analisi su gaza, sudan e dintorni…
    Fermo restando che il comunicato delle funivie fa pena (ma uno puro e caiano come te immagino che non si serva di alcun impianto), l’attività e quella specifica prestazione sono invece belle e tanto dignitose quanto le altre che si possono fare sui monti. 
    O c’è un decalogo di mosè anche per tali faccende e mi è sfuggito?  
     
    PS vedo che il caldo negli ultimi giorni ha innalzato anche a livello espressivo verbale il tuo approccio da adolescente sotto scarica ormonale… datti una calmatina, che di q.i. ognuno mostra quello che ha 🙂 

  23. Crovella invece di godere per la strage dei palestinesi, ricomincia a farti le seghe. Te lo dice uno dalla scarsa dotazione di intelletto.

  24. Carlo: “[…] occorrono dotazioni intellettive che ormai è comprovato che non appartengono a molti di voi“.
    Fabio: “Insomma, siete la solita manica di imbecilli”. 
     
    P.S. Naturalmente dal giudizio è escluso il sottoscritto.
    😀 😀 😀 

  25. Giusto Massimo, ma anche 2 fetuccioni a strozzo.
    Ma poi: perché alpinismo, arrampicata, sci alpinismo non devono essere considerate pagliacciate???

  26. Non mi sembra un concetto molto complicato da focalizzare (ma d’altra parte occorrono dotazioni intellettive che ormai è comprovato che non appartengono a molti di voi): se vogliamo che le montagne restino il luogo dell’alpinismo/arrampicata/scialpinismo, dovremmo evitare le pagliacciate (questa come mille altre), al di là che esse se siano semplici o complicate sul piano tecnico.

  27. Dunque uno spit su una parete storica merita migliaia di parole di esecrazione per la ferita alla tradizione, alla purezza, all’etica del vero alpinismo.
    Una fune tesa tra due cime merita tutta la nostra ammirazione. 
    O l’han tesa tra un paio di friend?

  28. Ciò che detesto in queste cose – e pure nell’alpinismo, nella navigazione a vela e in tutto il resto – è il cancan pubblicitario, la propaganda chiassosa, la grancassa.
    Beninteso, non l’informazione (purché ve ne siano i presupposti).

  29. Semmai l’unico dubbio è quale smitragliata di spit abbiano lasciato per gli ancoraggi. 

    ecco questo me lo chiedo anche io!!!! E mi sa che ho anche la risposta…purtroppo!!

  30. per chi parla senza conoscere consiglierei da fare due passi a trenta centimetri da terra su una slack line e poi mi dicono se chi  fa un numero del genere è un belinone o uno che per attitudini fisiche e mentali di istruttori caioti da gita della  domenica  al monte thabor se ne magia 25 a colazione. 
    Sarebbe anche curioso capire cosa abbia di più circense chi compie una attività del genere rispetto a chi sale voiage e perchè il primo sia un saltimbanco e il secondo un figo.
     Sarbbe infine ancor più curioso capire da quale funivia immaginaria si possa ammirare quel circo lì. 
    Semmai l’unico dubbio è quale smitragliata di spit abbiano lasciato per gli ancoraggi. 

  31. Caro Luca,
    per la legge dei grandi numeri può accadere
    di concordare col Carlone
    una volta su un milione.

    Oggi si festeggia il suo milionesimo commento e cosí…

  32. D’accordo col Crovella (!). Esibizionismo narcisistico e irrispettoso a favore del pubblico beante e pagante delle funivie. Ennesimo esempio di diseducazione e riduzione della natura a sfondo di manifestazioni inutili e invadenti.

  33. Sobrietà o meno dei vari commenti, l’episodio in sé è emblematico: trattasi di vera attività circense che contribuisce, insieme a mille altre diavolerie, a ridurre la montagna solo più a un Circo Barnum. Se non estirpiamo questo andazzo, non salveremo più le montagne.

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