La semplicità dell’alpinismo

Hervé Barmasse si trovava a El Chaltén e nell’intervista, condotta dalla Redazione di lacachana.com.ar, ha spiegato la sua visione dell’alpinismo. E alla fine si è sottoposto al test della personalità.

La semplicità dell’alpinismo
(intervista a Hervé Barmasse del settembre 2013)
(pubblicato su lacachana.com.ar il 9 settembre 2013 e poi su culturademontania.org.ar)

Preferisci l’arrampicata in solitaria, le nuove vie e l’arrampicata invernale. Cosa ti spinge a cercare queste situazioni particolari?
Nell’alpinismo, tutto è bello. Camminare in una foresta può essere la cosa più bella del mondo, come scalare il Cerro Torre. Non credo ci sia differenza. Ognuno vive la montagna come preferisce. A me piace farlo da solo, il che non è né meglio né peggio. Non è meglio che farlo in compagnia, né è meglio che andare a Laguna Torre per vedere il Cerro Torre. Credo che mi piaccia così, e credo che l’arrampicata in solitaria possa regalare emozioni diverse rispetto ad altri tipi di alpinismo.

Hervé Barmasse a El Chaltén. Foto: La Cachaña.

C’è un’idea sbagliata diffusa secondo cui, quando uno scalatore è sponsorizzato, non debba fare altro che scalare, ma non è così. Bisogna sempre impegnarsi e fare qualcosa di diverso dall’arrampicare. 

Il problema è anche che in genere pensiamo allo sport come dovesse esserci sempre un cronometro, con un primo, un secondo e un terzo; è più facile pensare a una classifica. 

Credo che ciò che dobbiamo fare come individui, più che come atleti professionisti, è mostrare la semplicità dell’alpinismo, che è un confronto con la natura e nient’altro.

Hervé verso il Cerro Vespignani (Lago del Desierto). Foto: La Cachaña.

Come fa un’azienda a scegliere chi sponsorizzare?
È anche difficile per uno sponsor decidere quale atleta sia migliore di un altro, o più forte; questo può variare. Credo che gli sponsor cercheranno di trovare atleti che abbiano una storia, qualcosa da raccontare, che non si limitino a scalare una montagna e dire “Sono il più forte”. 

È anche importante conoscere la gente del posto. Potrebbe essere qui, o in Pakistan, o sulle Alpi, ovunque, ma bisogna essere un punto di incontro per le persone. 

Prima, vedere un atleta sponsorizzato era come vedere qualcuno irraggiungibile, come se non si potessero replicare le sue prestazioni. Ora, penso che le persone possano guardare a uno sport, a un atleta, come esempio, e voler fare le stesse cose. Dopotutto, ognuno ha il suo livello, questo è certo, ma non è importante. L’importante è godersi ciò che si ha. 

Poi, bisogna sempre ricordare che l’alpinismo, come tutti gli sport, è cambiato molto. Se guardiamo anche alla storia della città di El Chaltén e del suo alpinismo, e anche alle Alpi, è cambiato molto in cinquant’anni. E spesso, cose che la gente pensava impossibili da fare ora vengono fatte facilmente. Ho un esempio che tutti possono vedere se guardano la storia dell’alpinismo, come la storia della parete nord dell’Eiger in Svizzera, che è una montagna, un “orco” che mangia gli umani, e tutti volevano scalarla, ma nessuno ci riusciva. E ora ci sono guide alpine che scalano quella parete con i clienti. Quindi, tutto cambia. L’unica cosa è che non bisogna farlo solo per la fama, se ti senti in buone condizioni fisiche e mentali.

Hai vinto di recente un premio all’Ushuaia Film Festival. Non Così Lontano racconta la storia di tre vie aperte su tre montagna. Su una di queste, il tuo compagno è tuo padre… Come vi trovate ad arrampicare assieme?
Beh, in realtà, questa è la seconda volta che vinco un premio a Ushuaia. La prima volta è stato con un film intitolato Linea continua, sull’apertura di una nuova via sulla parete sud del Cervino, sempre con mio padre. 

Quel periodo è stato il migliore, ora non arrampico più molto con mio padre. Nel 2010 abbiamo aperto quella via Linea continua, mio ​​padre l’aveva tentata nel 1983, poi ci sono stati diversi tentativi di scalarla, alpinisti molto capaci non ci erano riusciti. Così ho detto a mio padre “… proviamoci…”, e lui ha risposto “… ho 61 anni, cosa ci verrei a fare…”. E io ho detto “… no, no, dai, non preoccuparti, ci proveremo…”, e lui ha ripetuto “no, se in una cordata è solo uno quello forte, non ce la si può fare…”, e io ho detto “… non importa, tu hai esperienza, l’hai già provata una volta, un po’ la conosci già…”. 

Abbiamo tentato la stessa via che mio padre aveva tentato nel 1983, e l’abbiamo scalata. E non è questa la storia; la storia è che in montagna, a volte, non sono tanto l’allenamento e la forza a essere importanti, quanto piuttosto l’esperienza e ciò che condividerai quei giorni con il tuo compagno. In quel caso, è stato incredibile perché si trattava di mio padre. L’alpinismo non ha età; devi solo essere motivato. 

Se nel 2010 è stata la volta di Linea Continua, è del 2011 il lungometraggio Non così lontano, girato sul Monte Rosa. In questo film, volevo trasmettere il messaggio che l’avventura può essere trovata non lontano da casa. Guardiamo sempre all’altra montagna come alla migliore. Sono sul Cervino e guardo quell’altra montagna, ed è incredibile perché è così lontana. Bisogna pensare che la montagna più vicina a noi può essere la più bella e il luogo dove si può trovare l’avventura più grande, senza dover percorrere troppi chilometri.

Marco con Hervé. Padre e figlio hanno condiviso diverse salite assieme. Foto: La Cachaña.

Nel trailer del film, usi una citazione di Mummery: “Il vero alpinista è colui che compie nuove ascensioni, che ci riesca o che fallisca. L’importante è godersi l’avventura e la bellezza della fatica“. 

Penso che Albert Mummery ne sia stato un esempio. È un buon modo di guardare alla montagna: tentare una nuova ascensione non significa provare qualcosa di difficile, ma qualcosa per se stessi. L’alpinismo come sport riguarda l’uomo che si confronta con la montagna. Ora, quello che succede, ed è difficile esserne al di fuori, ed è la cosa peggiore che possa succedere nell’alpinismo, è che l’alpinista usa la montagna per confrontarsi con un altro alpinista. Se continua così, l’alpinismo stesso si deteriorerà; questo è ciò che sta accadendo ora. 

Non così lontano, il lungometraggio di Hervé che ha vinto il premio a Ushuaia

Come ti sei trovato per tutto questo mese che hai passato a El Chaltén d’inverno?
Mi è piaciuto molto venire in inverno. È un ottimo momento per conoscere la gente del posto, scoprire cosa pensano. Chi vive qui ha molto da dire e io ho imparato molto da loro. Mi è piaciuto molto. Bisogna fermarsi, godersi il posto e rispettare chi ci vive. 

Come è successo con i chiodi, beh, gli abitanti del paese avevano detto che dovevano essere lasciati lì, e basta (qui Barmasse fa riferimento alla nota schiodatura che Hayden Kennedy e Jason Kruk hanno praticato nel 2012 sulla via del Compressore al Cerro Torre, NdR). Perché altri possono venire qui e fare quello che vogliono? Quando si va a fare alpinismo, in qualsiasi parte del mondo, bisogna sempre rispettare il posto in cui si va. Questa è la regola fondamentale. Se la si segue, non succederà nulla. 

Litigare non cambierà il mondo; cambierà te se non rispetti le persone che vivono qui. Quindi, quando parliamo di montagne pulite o pure, qui si parla di pulito. Dobbiamo iniziare a ripulire l’Himalaya o l’Everest, oppure tornare a casa negli Stati Uniti e iniziare a ripulire le montagne lì. 

L’etica nell’alpinismo è soggettiva. Non posso dire di avere un’etica perfetta. Non credo che nessun alpinista la possieda. Se vogliamo guardare la questione nel suo complesso, perché non godersi la montagna e ciò che la montagna è, e vivere in pace? 

Sei stato coinvolto in due incidenti, qui. Come è andata?
Sì, qui ho avuto due incidenti, nei quali però nonsono stato colpito io personalmente Uno è stato durante il tentativo sul Cerro Pier Giorgio nel 2006, cercando di completare la via Gringos Locos. Ma l’incidente più grave è stato nel 2008, scalando sulla via nuova al Cerro Piergiorgio che avevamo tentato diverse volte. Una massa di ghiaccio è crollata su di noi dalla cresta della montagna perché faceva molto caldo e frammenti hanno colpito e rotto entrambe le mani a Giovanni Ongaro. Per fortuna eravamo in tre, perché la via lì è molto verticale e per riscenderla sono necessarie tante corde doppie. Meno male che eravamo in tre: uno era sopra ad assicurare e l’altro guidava Giovanni, perché questi non poteva proprio fare nulla. È finita bene, è stata un’esperienza. 

E poi c’è il ricordo, che in questo caso non è che ho scalato per primo la parete ovest, ma piuttosto che certi momenti rimangono impressi, e quello che mi rimane è l’esperienza che ho vissuto lì con i miei amici. È stata molto intensa e mi ha insegnato molto. 

Parliamo di compagni di cordata quando si scala, e un compagno di cordata non è solo una corda che ti collega a una persona che ha una corda; è molto di più, ed è allora che lo capisci meglio. Dopo l’incidente, abbiamo fatto un altro tentativo con il maltempo e abbiamo raggiunto la vetta la volta successiva. 

Dopo l’incidente, non è facile continuare; hai un po’ paura. Sorgono dei dubbi. Se fossimo stati in due… sarebbe stato molto difficile. Quello era il dubbio più grande.

Hervè Barmasse. Foto: www.neverstopexploring.cz.

Hervé Barmasse – Test della personalità
Nato il 21 dicembre 1977 a Valtournenche (Valle d’Aosta). Quarta generazione di alpinisti e guide alpine.

Il tuo difetto principale: testardo, ostinato.

Quale sarebbe la tua peggiore disgrazia: perdere un amico in montagna mentre scalate insieme? 

Il tratto principale del tuo carattere: la determinazione.

Il tuo ideale di felicità completa: alzarsi e ridere, essere felice.

Ciò che odi di più: quando la persona non mi ascolta.

Quale insulto usi più spesso: Non uso insulti, qualche volta boludo (idiota, NdR), ma in italiano: e comunque raramente.

Il tuo colore preferito: il blu.

Cibo e bevanda preferiti: pasta e birra.

Ciò che apprezzi di più dei tuoi amici: che mi sopportano.

La qualità che preferisci in un compagno di arrampicata: buone vibrazioni. 

Cosa non perdoneresti a un compagno di scalata: niente, perdono tutto. 

Uno scalatore: Albert Mummery.

Una montagna: il Cervino.

Se non fossi te stesso, chi vorresti essere: una persona che fa del bene agli altri o un pilota di moto GP? Mi piace, ma non ho la moto. 

Di cosa ti penti: quando non do tutto me stesso per raggiungere qualcosa.

Quale professione ti sarebbe piaciuto fare: navigare su una barca? 

Come vorresti morire: in pace, bevendo vino rosso, dormendo. 

Stato d’animo più tipico: pensare sempre a cose da fare.
 

Da sinistra: Hervé Barmasse, Iker Pou, Marco Barmasse ed Eneko Pou. Foto: www.desnivel.com.

Le principali salite di Hervé Barmasse
a cura della Redazione

Gennaio-marzo 2025 – Prima traversata solitaria delle principali vette del Gran Sasso, coprendo 67 km e 7 200 m di dislivello positivo, con salita notturna e discesa del Corno Grande

2022 – Durante l’inverno 2021/22, tentativo in stile alpino del versante Rupal del Nanga Parbat, con David Göttler: abbandono a causa di condizioni meteorologiche difficili

3 marzo 2021, partendo da Breuil‑Cervinia, prima salita solitaria della via De Amicis sul Cervino, e completando poi per la prima volta in assoluto le sei creste del Cervino totalmente in solitaria (Deffeyes, De Amicis, Furggen, Hörnli, Zmutt, Leone)

Autunno 2019 – Tentativo di concatenamento sul Chamlang. Nell’autunno 2019, insieme a David Göttler e Andrés Marín, ha tentato di collegare le tre cime principali del massiccio del Chamlang (Himalaya), progetto ambizioso ma che purtroppo non è andato a buon fine

2017 – Shisha Pangma 8027 m (Tibet) – Parete sud – Salita in stile alpino in giornata. Sfruttando un’unica finestra di bel tempo di appena 24 ore insieme al tedesco David Göttler sale senza corde fisse e campi pre-allestiti, i 2200 metri della Parete Sud dello Shisha Pangma 8027 m in appena 13 ore.

2016 – Nepal, Ambulapcha peak 6400 m, cresta nord-ovest salita in solitaria partendo da Chukung in 12 ore.

2014 – Cervino. Prima solitaria invernale della cresta di Furggen per la via degli strapiombi durante il concatenamento delle quattro creste del Cervino compiuto il 13 marzo 2014.

2014 – Cervino. Primo concatenamento invernale e in solitaria delle 4 creste del Cervino. Partenza dal bivacco Bossi, salita delle cresta di Furggen per la via degli Strapiombi (prima solitaria invernale della via) e discesa dalla cresta dell’Hörnli per poi attraversare la base della parete Nord e salire nuovamente per la cresta di Zmutt. Discesa dalla cresta del Leone.

2013 – Patagonia – Inverno australe – gruppo del Cerro Torre e Fitz Roy – Prima salita invernale del Cerro Pollone; prima salita e prima invernale del Colmillos centrale e Colmillos di destra (sud).

2012 – Pakistan, Sing Gang Glacier/ Snow Lake. Prima salita di tre cime inviolate; traversata del Muki peak 6330 m circa, salita e discesa con gli sci di una cima di 5966 m sul versante orografico sinistro del Sing Fang Glacier e la salita di una cima minore delle Solu Tower di 5880 m.

Ottobre 2011 – Monte Rosa – parete valsesiana del Monte Rosa Punta Gnifetti parete sud-est – Via nuova aperta con il padre Marco, Viaggio nel tempo; terza ed ultima tappa del progetto Exploring The Alps, (800 m, difficoltà ED)

Luglio 2011 – Monte Bianco – Via nuova sul pilastro di Sinistra del Brouillard con i fratelli Iker ed Eneko Pou, La Classica Moderna, senza uso di spit, (300 m di sviluppo, max 6c)

Aprile 2011 – Cervino 4478 m – Nuova via in solitaria sulla parete sud (Picco Muzio), 1200 m difficoltà ABO

Marzo 2010 – Pakistan Shimshal Valley – Prima salita di alcune cascate di ghiaccio. Formazione e insegnamento delle tecniche di sicurezza e progressione ai portatori (uomini e donne) di Shimshal, presso la Shimshal Climbing School (scuola nata da un’idea di Qudrat Ali e Simone Moro)

2010 – Cina Venere Peak, cima inviolata di 6300 m, salita in due giorni e in stile alpino (difficoltà ED)

Marzo 2010 Cervino 4478 m – Nuova via sulla parete sud – Couloir Barmasse (1200 m, ABO)

Gennaio 2009 – Patagonia – Hielo Continental – Nuova rotta di attraversamento da est a ovest.

2008 – Pakistan – Bekka Brakai Chhok 6940 m – Prima salita assoluta della montagna in stile alpino

2008 – Cina – Muztag-hata Area – Miky Sel 6250 m, prima salita assoluta della montagna in stile alpino

Febbraio 2008 – Patagonia – Cerro Piergiorgio – Prima salita della parete nord-ovest, La Ruta de lo Hermano, (grado 6b+/A3, 1000 m)

Settembre 2007 – Cervino – Prima solitaria della via Spigolo dei Fiori (via Machetto)

Aprile 2007 – Cervino – Prima salita in solitaria e prima ripetizione della parete sud per la via Direttissima, con l’apertura di una variante al tracciato originale in centro parete.

Febbraio/marzo 2006 – Patagonia – Cerro San Lorenzo 3706 m, nuova via sulla parete nord, Caffé Cortado, (ED, 1200 m)
Patagonia – Cerro Poincenot 3201 m
Patagonia – Aguja Guillaumet 2571 m

Ottobre 2005
Cervino – Parete sud – Prima salita in solitaria lungo la via Deffeyes, (ED, 1300 m) in meno di quattro ore

2005 – Dent d’Hérens – Parete ovest – Ammazza Geko (800 m di sviluppo, difficoltà IV+/5) prima ascensione

2005 – Pakistan – Scudo del Chogolisia – Nuova via: Up and down (800 m di sviluppo difficoltà 6c/7a e A1)

2005 – Pakistan – Nuova via di ghiaccio misto su cima inviolata: Fast and Fourius (700 m di sviluppo)

2005 – Pakistan – Prima salita assoluta in solitaria di una cima inviolata (6000 m circa) sulla Costiera del Faerol Peak

2005 – Pakistan – Naysar Brakk (5200 m circa) per la Via Inglese

Marzo 2004 – Cervino – Parete sud – Prima ascensione invernale di Padre Pio Prega per Noi, (difficoltà 6c/7a max, 1000 m)

2004 – Pakistan – Sheep Peak (6300 m) – nuova via

2004 – Pakistan – Scudo del Chogolisia (5700 m circa) – Nuova via in stile alpino Luna Caprese (1000 m di sviluppo 6c max)

2003 – Dent d’Hérens – Parete ovest – Petit Lumignon (800 m difficoltà IV/4), prima ascensione

2003 – Pizzo Badile – Parete sud – Nuova via: Ringhio (370 m di sviluppo, difficoltà 6c obbl

Ottobre 2002
Cervino – Parete sud – Prima salita in solitaria e terza ripetizione integrale della via Casarotto-Grassi, (ED, 1300 m)

2001 – Breithorn – Parete ovest – nuova via di misto: Via del Friend (ED 600 m di sviluppo)

Agosto 2000
Cervino – Parete sud – Nuova via Per Nio, (difficoltà 6a+ obbl., ED/ 350 m).

La semplicità dell’alpinismo ultima modifica: 2025-07-05T05:24:00+02:00 da GognaBlog

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3 pensieri su “La semplicità dell’alpinismo”

  1. Purtroppo adesso non ho molto tempo per una riflessione approfondita.
    Una cosa mi salta all’occhio: l’identificazione dell’alpinismo con lo sport, e questo non mi piace.

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