Documento degli albergatori del Comitato per la salvaguardia dei passi dolomitici, a firma Osvaldo Finazzer: “Prima si crea il problema e poi lo si peggiora, forse è arrivato il momento di rinunciare al riconoscimento”.
“L’overtourism? Colpa dell’Unesco”
di Osvaldo Finazzer
(pubblicato su corrierealpi.it il 5 agosto 2025)
Duro attacco degli albergatori al fenomeno overtourism, che a loro dire sarebbe esploso a causa dell’iscrizione delle Dolomiti nella Lista del Patrimonio Mondiale “grazie alla loro bellezza e unicità paesaggistica e all’importanza scientifica a livello geologico e geomorfologico”. Una medaglia, a dire del Comitato, che negli ultimi due anni si è trasformata in un boomerang. E quindi la nota è un affondo anche contro Fondazione Dolomiti Unesco.
“Lago di Braies: l’essere scenario per le riprese di Un passo dal cielo, ha amplificato la notorietà del luogo e i social hanno fatto il resto”, scrive nel documento Finazzer, “creando un circuito vizioso: la serie televisiva rende famoso un luogo accessibile, i social amplificano, l’eccesso di turismo aumenta la popolarità che ne aumenta l’overtourism e alla fine si chiudono gli accessi dando la colpa all’overtourism. Ma la responsabilità è davvero dell’overturism, o è di chi ha fatto scelta di sostenere l’ambientazione di Braies per la fiction televisiva? E’ vero sono fenomeni complessi, è vero nessuno immaginava questo risultato, ma c’è una causa ed un effetto evidente e nessuna assunzione di responsabilità”.
“Dolomiti Unesco è un caso simile”, sottolinea Finazzer, “si crea una notorietà mondiale su un’area geografica facilmente accessibile. Una notorietà superficiale, di facciata, legata solo all’immagine da cartolina e come tale da catturare con il telefonino e condividere sui social. La causa dell’overtourism nelle Dolomiti siamo sicuri che non sia legata alla scelta di farne un sito Unesco?
“Unesco rende famoso a livello planetario un sito accessibile”, continua Finazzer, “i social amplificano il messaggio, l’eccesso di turismo aumenta la popolarità che ne aumenta l’overtourism e alla fine si chiudono gli accessi dando la colpa all’overtourism. Pare una politica di promozione del territorio miope e poco lungimirante e poi ci si lamenta che invece di avere un turismo qualificato, rispettoso, attratto dalla cultura delle valli, dai servizi offerti, siamo invasi da un flusso turistico non strutturato, con presenze brevi non programmate ed occasionali, poco coinvolte nelle proposte culturali e nei servizi locali, orientati più alla condivisione immediata dell’immagine che alla scoperta autentica del patrimonio territoriale”. “Costiera Amalfitana o le Cinque Terre, tutti casi similari: territori venduti solo come immagine da cartolina condannati ad una notorietà mondiale e ora vittime e prigionieri addirittura con le Ztl, come si sta ipotizzando per le Dolomiti: forse è il caso di fare una riflessione: vogliamo vendere l’immagine da cartolina del sito Dolomiti Unesco o vogliamo costruire una economia turistica di qualità, con servizi di qualità, con un turismo che si ferma nel territorio, che cammini sui sentieri, che conosca l’identità e la cultura dei luoghi?” insiste Finazzer, sottolineando: “Le due cose: immagine da cartoline e turismo di qualità non possono convivere, vedi Braies, Dolomiti, Costiera Amalfitana o Cinque Terre. Forse è arrivato il momento di rinunciare al riconoscimento Dolomiti Unesco che ha fatto un danno incredibile nelle Dolomiti, e non solo qui, e tornare al duro lavoro di produrre, offrire e promuovere servizi di qualità come siamo abituati a fare e non cartoline”.
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@16 @14
Condivido pienamente le opinioni e le proposte che ho letto nella Pagina; a completare il post di Riccardo: non dimentichiamo i droni, che dal Lago del Sorapis al Seceda e oltre, ronzano in sciame violando non solo la tranquillità del Luogo potenzialmente e naturalmente paradisiaco, ma anche la Privacy di chi Lo visita.
A commentare il post di Maurizio -condividendone il parere-: a Chi e a Cosa servono gli impianti di risalita funzionanti in estate, oltre a rovinare il Paesaggio?? Alle tasche delle imprese stesse; ai portafoli degli albergatori. A Qualcun’Altro??
Nell’estate di tre anni fa ho svolto la stagione estiva come receptionist in un albergo a 4stelle in un Comune della Val Gradena. Ogni mattina dovevo suggerire ad una ventina di turisti provenienti da tutta Italia e dal Nord Europa -i quali probabilmente non avevano mai indossato un paio di scarponi-, di salire comodamente sul Col Raiser o sul Seceda o sull’Alpe di Siusi con l’IMPIANTO.
Cosa poter suggerire altrimenti, ad uno sciame di turisti che della vetta interessa solo il calice di vino al,,Rifugio”, e che storce il naso per andare a piedi al supermercato in cima alla strada??
Si dovrebbe a mio avviso già in partenza, quando si pubblicizzano questi stessi Luoghi, creare una pubblicità in grado di selezionare le persone che potenzialmente li potrebbero visitare: <<Bellissima la Nostra Montagna, ma non per camicia e ciabatte>>.
La diffamazione dell’UNESCO non serve a distogliere l’attenzione dalle vere responsabilità che ricadono su ognuno di noi. Ritengo che, alla luce delle abitudini delle masse turistiche, sia un preciso dovere del turista sapiens, evitare accuratamente i luoghi presi d’assalto e prestare attenzione a luoghi e siti dove gli sciami non arrivano con un loro personale programma di visite. Ormai Unesco è una discriminante utile per evitare tali luoghi esageratamente affollati.
Accettano pos!
Poi, senza scomodare fascismo o altro, un comune starà bene attento a vietare qualcosa nel suo territorio. Altri comuni prenderebbero subito i suoi utenti.
@ 16
Condivido la necessità di porre dei limiti. Cosa da studiare ovviamente.
Però temo che questo si verificherà solamente quando l’attuale situazione dovesse diventare, paradossalmente, antieconomica. Sono i soldi a decidere, purtroppo.
In una Europa in cui persino le associazioni di pedofili non possono essere perseguite in nome della libertà di espressione, chi fermerà la libertà di tutti di fare qualunque cosa vogliano? Vietare, oggi, è sinonimo di fascismo, quindi meglio, si dice, non vietare nulla e andare a ruota libera; meglio ancora se questo porta anche molti soldi con sé.
Né rassegnazione né disperazione. Semplicemente occorre essere disincantati quanto serve e fare come si può la propria parte.
“Chissà se i loro nonni, che hanno vissuto la montagna da povera gente quando non c’erano neanche quasi i mezzi per mangiare tutti i giorni sarebbero contenti di vederla ridotta così”
Azzardo un’ipotesi Maurizio: sarebbero contenti visto che oggi mangerebbero tutti i giorni e anche troppo. Si riempirebbero la pancia e se ne fregherebbero di ciò che questo comporta per le montagne e per il loro futuro.
Come hanno fatto finora i loro nipoti.
E come buona parte di tutti noi umani, in realtà.
Frequento le Alpi e le dolomiti da 50 anni e come tutto il resto anche quì è cambiato tutto. Mi dite cosa è rimasto uguale nel mondo? Nulla, e spesso va come non eravamo abituati a vivere. Tutti i commenti che leggo hanno la loro ragione. Posso aggiungerne una? Sarà impopolare e lo so per primo. Ma bando alle chiacchiere della povertà. Ci sono un sacco di soldi in più. Per tanti, e se prima arrivavo il primo agosto adesso non trovo un letto prima del 15 settembre. Per cui alzare i prezzi leva tutti i mordi e fuggi col panino portato. Che sono quelli che devono vedere fotografare e postare. E sono migliaia. Non sarebbe democratico? Indubbiamente, ma a Montecarlo, Cancun ecc l’overturism non esiste. Male che va almeno ci sarebbero più soldi per fare qualcosa per migliorare. E poi certe attività ritenute sportive dovrebbero sparire. Ma non si andava in montagna per camminare? Ormai con ste cavolo di bici non si vive più. Missili che arrivano in mezzo alla gente senza che si possa dir nulla. Elicotteri? Basta, se vuoi vedere quel posto vai a piedi. Cani? Al guinzaglio tassativamente, e non sciolti come lupi randagi “tanto è buono e non fa niente”. Invece rompe, perché tutti hanno il sacrosanto diritto di averne paura. E ho cani da una vita. Mai meno di 3 o 4 insieme. Rifugi? Lo tieni aperto tutto l’anno come era il loro scopo. Non solo quando c’è la massa e a settembre chiudi perché hai fatto il pieno di soldi. Sentieri sorvegliati, e più di tanti non ne debbono passare. Insomma non piaceranno a tutti ste cose. Ma se sei disposto a permettere tutto per acchiappare proprio tutto e tutti il risultato è quello di cui parliamo. E se gli allevatori, i gestori delle malghe, gli artigiani, i lavoratori della montagna non vengono aiutati e supportati dai comuni, ed erano loro che l’hanno fatta sopravvivere, rimarranno solo le boutique in quota. E occhio al fenomeno lupo. Che spacciato per regolatore della fauna selvatica preda solo pecore asini cani gatti e spazzatura. Tutta roba che non ha minimamente bisogno di essere regolata. E quì ritorniamo al supporto per gli allevatori. Li vogliamo come coreografia e poi li mettiamo in 1000 difficoltà. Insomma, la montagna era quella c’era prima. Senza tante comodità, ma con tanta tradizione. Non può diventare un usa e getta. Perché supportando le manie, a cui si va dietro continuamente, non durerà ancora molto. La tradizione è quello che rimane negli anni. Le mode nascono e subito vengono sostituite. Scegliete voi.
@ 14
Le considerazioni di Maurizio sono sagge, cosí come le sue proposte.
Ma le orde premono e i valligiani – senza piú amore per la loro terra – vogliono arricchirsi senza scrupoli. Sono diventati come giostrai nelle loro valli abbruttite.
… … …
Che fare dunque?
A mio giudizio, oggi come oggi purtroppo non esiste alcuna soluzione fattibile a livello generale. L’avidità e le masse sono inarrestabili.
A livello personale invece sí: andiamo da altre parti, per ritrovare la montagna e lo spirito di una volta. E la gioia di una volta.
Buongiorno, da frequentatore delle Dolomiti da decenni, posso confermare che c’è stato un incremento incredibile di presenza turistica negli ultimi anni e anche dei costi delle strutture.
Per contrastare l’overtourism ritengo necessario riportare la montagna ai valori tradizionali che non sono quelli di farsi i selfie sulle cime (raggiunte comodamente con gli impianti vestiti con scarpette da mare e tutine) ne’di sedersi ai tavoli di quelli che ieri erano sani e semplici rifugi e oggi vengono denominati “resort” con una cucina da “gran gourmet” con i prezzi alle stelle.
Se si vuole avere un turismo sano che sappia apprezzare e rispettare i valori della montagna bisogna dissuadere la presenza di persone che della montagna “vera” non sanno nulla e si affidano alla mondanità e alla cafoneria.
A mio parere una prima cosa da fare sarebbe di chiudere gli impianti estivi che consentono facilmente di raggiungere cime e rifugi (chiamiamoli ancora così) che un tempo erano meta di un turismo di camminatori appassionati che ricercavano il piacere di arrivare in una baita e apprezzarne la sana e semplice accoglienza e cucina.
Cito a solo titolo di esempio l’impianto che dal Vallon raggiunge il rifugio Kostner, quello che sale fino al rifugio S. Croce e sul lato bellunese quello che sale al rifugio Averau, tutte destinazioni con percorsi non particolarmente difficoltosi per camminatori abituali, oggi invece inflazionati dai cafoni.
Altra proposta è quella di limitare gli accessi alle biciclette che stanno inflazionando diversi sentieri che un tempo erano piacevolmente rilassanti e oggi sono diventati un percorso ansiogeno per le frequenti bici che spesso arrivano alle spalle veloci e silenziose creando inutili tensioni per gli escursionisti.
Per ultima ma non ultima per importanza la necessità estrema di recuperare i veri valori della montagna sulla quale i primi a doversi impegnare sono gli stessi abitanti del luogo, proprietari di alberghi e strutture ricettive, che devono incentivare un turismo rispettoso e amante della montagna anche con un rivalutazione onesta e adeguata dei prezzi che sono diventati assurdi e proibitivi. Chissà se i loro nonni, che hanno vissuto la montagna da povera gente quando non c’erano neanche quasi i mezzi per mangiare tutti i giorni sarebbero contenti di vederla ridotta così, tra i rifiuti abbandonati ovunque, i selfie e le foto/video a sostituire la visione diretta e la contemplazione di paesaggi meravigliosi, le becere sfilate di persone che alla sera passeggiano per le strade di dei paesi in tailleur e tacchi a spillo.
Se le Dolomiti sono patrimonio dell’Unesco per queste cafonerie tanto vale lasciare perdere, oppure bisogna intraprendere un serio percorso a ritroso a recupero della tradizione e dei valori che hanno sempre contraddistinto questi luoghi rendendoli magici e unici al mondo.
Sono d’accordo con Matteo, il Finazzer non è credibile e non è coerente. Fino a qualche tempo fa era quello contrario a ogni iniziativa che limitasse il fenomeno (vedi la chiusura dei passi a fasce orarie) ed ora scarica le responsabilità sull’UNESCO, che certamente ne ha. Coerenza, questa sconosciuta…Il fatto è che si è accorto che quel che molti dicevano, ed a cui lui era contrario, avevano ragione. Intanto è passata un’altra estate a blaterare senza che siano state adottate soluzioni concrete. La situazione è al limite ma chi deve prendere le decisioni non lo fa, rimandando di continuo. Chi vivrà vedrà.
E se l’UNESCO ora tace che si fa?
Qualcuno si è appellato a questa istituzione affinché prenda una posizione forte e netta in difesa delle Dolomiti?
O dobbiamo pensare anche qui a strategie di connivenze? Se è così non ci sarà nulla da fare. Povere Dolomiti e soprattutto poveri tutti coloro che ci vivono.
Comunque la fama delle Dolomiti è antica. L’industria turistica odierna si poggia anche su di essa, in effetti esiste da molto tempo il mito delle Dolomiti.
Un amico che dalla sua casa di Roma riesce a vedere il tramonto color magenta sul Gran Sasso innevato, mentre sorseggia il the seduto accanto al camino, non curante dello spettacolo mi ha detto: “Noo! Per me le montagne sono solamente le Dolomiti”.
Dal sito ufficiale “Dolomiti patrimonio UNESCO”: Il 26 giugno 2009 le Dolomiti sono state iscritte nella Lista del Patrimonio Mondiale grazie alla loro bellezza e unicità paesaggistica e all’importanza scientifica a livello geologico e geomorfologico. L’inserimento delle Dolomiti nella World Heritage List costituisce un riconoscimento straordinario, ma implica anche forte impegno e responsabilità in merito alla protezione e allo sviluppo sostenibile di questa splendida regione alpina.
Io mi soffermerei sulla frase ‘forte impegno e responsabilità’. È davvero colpa dell’UNESCO o ci si è addormentati prima di riflettere e prepararsi alle conseguenze dell’iscrizione? Ci si è risvegliati a cose fatte? Qualcuno ci ha visto lungo e qualcun altro corto? Chissà.
Dolomiti Unesco è stato sin dall’inizio niente altro che un marchio commerciale che ha fatto il gioco degli strateghi dello sviluppo del turismo lunapark estivo e invernale, sfruttando la bellezza unica delle montagne e infangando il significato vero della parola sostenibilità. Colpisce come questa organizzazione, attraverso il suo management di nomina soprattutto politica, continui a non fare nulla per salvare un minimo di reputazione, di credibilità. Lo si nota anche con riferimento agli scempi in corso in Dolomiti per organizzare le prossime Olimpiadi invernali. Un silenzio vergognoso che dice tutto.
Il paese con più turisti al mondo è la Francia. Segue Spagna e Stati Uniti. Al quinto posto la Turchia.
Ci lamentiamo ora che siamo appena a metà di quelli che vorremmo visto che produzione industriale primaria e secondaria no la facciamo più ??
@ 7
Altro interessante intervento che invita a un giudizio equilibrato. Come sempre la realtà è molto complessa.
A me sembra che il motivo principale che ha trasformato molti rifugi in alberghi sia da imputare agli adempimenti cui i rifugi, inclusi quelli del Cai, devono sottostare.
Infatti le norme d’igiene, sicurezza, di vendita cibi, somministrazione bevande, cucine, alloggi,fognature, ecc. sono identiche a quelle degli hotel di fondovalle.
È logico che un proprietario, Cai incluso, che deve spendere a volte anche milioni per essere in regola, è poi costretto a monetizzare anche l’aria che circonda il rifugio.
Personalmente evito di frequentare certi rifugi perché ho altri gusti ed esigenze e me la risolvo così, ma questo dare sempre solo degli avidi ai montanari e rifugisti o albergatori che dir si voglia, lo trovo un po’ fuori dalla realtà. Ricordatevi che vivere in montagna non è come andarci in vacanza.
E quindi? Chi ha tradito chi? Finché i montanari vorranno i soldi dei cittadini – senza capire che diventano loro leccapiedi, fino alla prossima destinazione più figa della montagna – il circolo vizioso non potrà che amplificarsi.
Qui in zona nostra c’è un rifugio, al quale ero affezionatissimo e che ora evito, che in una decina d’anni è diventato un albergo in tutto e per tutto. Poi il rifugista rilascia interviste dicendo che “ormai è un albergatore, il mestiere ha perso poesia…“, manco gli avessero puntato la pistola alla tempia. Ha fatto tutto da solo: il posto girava più che bene anche prima degli allargamenti. Ai tavoli, prima si parlava di montagna, ora di quante tacche hai sulla batteria della bici e di che sito usi per comprare la giacca all’ultimo grido.. Che tristezza.
Ma Osvaldo Finazzer chi?
Quello che il 4 agosto scrive sul post di Moto.it
“Macchè overtourism, le giornate tranquille sono più di quelle caotiche, e le gare non autorizzate sui passi avvengono soprattutto fuori stagione”. Intanto dal 2 agosto al Colle del Nivolet si paga”
https://www.facebook.com/Moto.it/posts/osvaldo-finazzer-albergatore-e-presidente-dal-comitato-per-la-salvaguardia-dei-p/1170208045136551/
Comunque la colpa dell’over-tourism è di Putin.
A me sembra che ci sia molta ipocrisia in tutti i discorsi sul sovraffollamento turistico. Da un lato promuoviamo i luoghi del nostro patrimonio culturale con la pubblicità, le trasmissioni televisive, i social, i blog, i vari siti internet.. ma poi ci si lamenta se i turisti arrivano a frotte nei luoghi più conosciuti, perchè sono tanti, sporcano e inquinano.Non sento lamentarsi i vari ristoratori, hotel e strutture limitrofe al lago di Braies, o alle 3 Cime di Lavaredo. Non sento neanche lamentarsi i vari gestori dei Rifugi (o meglio Ristoranti Gourmet di alta quota) che in 3 mesi riescono a generare ricavi degni di un piccolo sultanato arabo. Li sento lamentarsi solo per l’acqua nei rifugi che non è più sufficiente a garantire gli enormi flussi turistici. Al limite basta per un minestrone, un piatto di pasta e lavarsi la faccia al mattino.Allora cosa vogliamo fare? limitare il numero di accessi? selezionare i turisti in base a criteri qualitativi?
Io propongo il lago del Brugneto sulle alture di Genova. Cosi gli abitanti di Torriglia potranno mettere un tornello e poi girare in Lamborghini.
Non è colpa dell’Unesco se il lago di Braies si trova in provincia di Bolzano o se le Dolomiti si trovano in Italia. Esclusa la responsabilità di un qualche dio che non esiste, è meglio rivolgere ogni critica alla Rai e alla diffusione della telenovela. Per ulteriori serie e puntate propongo di utilizzare il laghetto dell’Eur a Roma o il laghetto di villa Borghese, sempre Roma.
Sono d’accordo sul tema, in linea di massima, ma io tutti gli albergatori che conosco, o quasi, la pensa in maniera opposta, tanto da usare il logo UNESCO nei loro cataloghi e siti web e pure nella promozione di giri in moto o in auto sportive.