Ma che strana scala dei gradi hanno questi britannici?

Recentemente ci siamo imbattuti nel sito di Martina Guglielmi www.avevolevertigini.com. E’ bellissimo, dedicato esclusivamente all’alpinismo e all’arrampicata, molto personale, per nulla asettico e assai documentato. GognaBlog ne consiglia la visita e l’attenta lettura. Per il momento riportiamo uno degli articoli che ci hanno maggiormente colpiti.

Ma che strana scala dei gradi hanno questi britannici?
di Martina Guglielmi
(pubblicato su avevolevertigini.com)

L’arrampicata tradizionale (TRAD) nel Regno Unito ha un sistema di classificazione diverso da quelli a cui siamo abituati, dato che la nostra bibbia è la scala UIAA (con la scala francese per l’arrampicata sportiva).

Ron Fawcett. Foto: alchetron.com.

L’arrampicata TRAD, clean climbing, la salita pulita è quella dove l’arrampicatore non lascia protezioni in parete (chiodi, spit o altro) e per la progressione, che sia in libera o in artificiale, utilizza le protezioni veloci, come friend e nut, le quali vengono tolte dal secondo di cordata, che sale recuperando il materiale.

Della sua storia ne parlerò nei prossimi articoli, ma facciamo un po’ di chiarezza sulle tecniche con AlpineStandars.

“L’arrampicata tradizionale richiede una serie di abilità e tecniche che vanno oltre la forza fisica.
– Posizionamento dell’attrezzatura: imparare a mettere le protezioni veloci in modo efficiente e sicuro è fondamentale. Ciò comporta la scelta dell’attrezzatura giusta, il suo corretto posizionamento e la verifica che sia fissata in modo sicuro (e possibilmente veloce…).
– Costruzione di ancoraggi: gli arrampicatori TRAD spesso devono costruire sistemi di ancoraggio su più punti per garantire la sicurezza durante le soste e le calate.
– Arrampicata in fessura: richiede tecniche specifiche, come l’incastro delle mani, il bloccaggio delle dita e lo stemming (una questione di forza in opposizione: sia le braccia sia le gambe dovrebbero spingere verso l’esterno sulle superfici opposte per sostenere il peso).
– Ricerca della via: scegliere la linea giusta e identificare i potenziali punti di posizionamento delle protezioni è un’abilità fondamentale.
– Gestione della corda: è essenziale ridurre al minimo l’attrito e il rischio di asole, nodi e altro.”

Non è di facile comprensione il sistema di classificazione britannico, certo, ma anch’esso è ricco di storia e ci fornisce diverse informazioni, utili soprattutto per prendere le giuste decisioni su quale via scegliere, ad esempio.

Non aver compreso questo sistema e provare l’arrampicata TRAD allo sbaraglio… be’, non lo consiglio!
E se ti incuriosisce la conversione, prova il convertitore interattivo di The Crag.

Il sistema di classificazione dell’arrampicata tradizionale nel Regno Unito si riduce a due elementi che, quando combinati, ti raccontano una storia sulla via che vuoi scalare. Questo, insieme alla descrizione della via e alla sua visione da terra, ti dà le informazioni chiave e i suggerimenti sulla strategia da adottare, sull’attrezzatura da portare e sulla la forma fisica e mentale necessaria per superare la sfida (Alex Moran)”.

Concretizziamo? Ok, cercherò di farlo al meglio.

Primo elemento che osserviamo in questo sistema di classificazione britannico è il grado aggettivale, un’espressione abbreviata che descrive il rischio, la pericolosità della via, il livello di protezione.
I gradi britannici dell’arrampicata TRAD partono da Moderato (M) e arrivano fino a Estremo 1-11 (E1, E2, E3 ecc.). Oggi pare che siamo arrivati a E12.
Dunque, il grado E è una combinazione tra rischio e difficoltà fisica, bilanciati in modo che un grado più facile ma poco protetto, e quindi più rischioso, possa equivalere a un grado più difficile, ma sicuro. Storicamente tutto questo era inteso per l’arrampicata on-sight (a vista).

Il secondo elemento è il grado tecnico, che si riferisce alla difficoltà dell’arrampicata e descrive il passo chiave come un problema di bouldering.
Il formato è quello dell’arrampicata sportiva, ma attenzione: sembra simile a quello a cui siamo abituati noi, la scala francese, ma non è così.
La combinazione britannica di numeri e lettere, identica a quella francese, rivela l’inaspettato: i gradi possono essere paragonati a quelli della scala francese, ma dobbiamo aggiungere due gradi. Quindi un 5b britannico diventa un 6a francese, un 6a britannico diventa un 6c francese. Il paragone non è perfetto, ma ci dà un’idea.

Screenshot

Ah, devo aggiungere un’altra informazione, che ci ricorda sempre Alex Moran nel suo articolo Understanding the UK Trad Rock Climbing Grading System:
è importante ricordare che il grado tecnico inizia a essere utilizzato solo dopo il quarto grado aggettivale Severe (S). Prima di questo, si ha solo il grado aggettivale […]”.
Insieme, i gradi aggettivali e quelli tecnici iniziano a scrivere una storia che rivela una descrizione a volte sorprendente di ciò che ci si può aspettare durante la scalata.

Lo si può vedere molto chiaramente con i gradi VS ed E1 come esempi.
Un VS 4c è un grado classico e lo troverai ragionevolmente protetto con diversi passi di 4c. Ma se si aumenta il grado tecnico di un livello a VS 5a, ci si trova di fronte a una situazione completamente diversa. Questa arrampicata avrà probabilmente solo uno o due passi di 5a, che saranno ben protetti nel passo chiave: un’arrampicata sicura, ma difficile. Lo stesso si può vedere con E1 5c, che sarà sicura, ma avrà una breve sezione difficile, al contrario di una E1 5a che sarà scarsamente protetta con un’arrampicata più facile”.

Il grado E è una combinazione tra la sfida fisica e il rischio di un percorso. Il grado tecnico è un grado boulder che descrive la parte più difficile (Tom Randall)”.

Ci siamo?

Ok, volete che vi confidi il mio pensiero in questo momento? Eccolo: ‘dovessi ora affrontare una salita TRAD in Gran Bretagna, mi ritirerei per studiarmi ancora un po’ la relazione’.

Anche qui ci vuole parecchia esperienza per comprendere gradi, difficoltà, pericolosità e altri aspetti di una via TRAD, oltre alla consapevolezza dell’inevitabile fattore psicologico, che qui sale alle stelle, perché ricordiamoci che in via non c’è nulla, nemmeno le soste (salvo eccezioni).

Il rischio è insito nella nostra attività, è vero. Ma a volte è meglio limitarlo, proprio per poter continuare a fare esperienza. Che ne dite?

Ma che strana scala dei gradi hanno questi britannici? ultima modifica: 2025-11-30T05:38:00+01:00 da GognaBlog

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31 pensieri su “Ma che strana scala dei gradi hanno questi britannici?”

  1. Crivella scusa ma ti prego smettila….
    A me piace molto come scrivi ,come argomenti il tuo pensiero e spesso mi trovo anche d’accordo con te…però in questo caso cresima stai facendo la figura del bambino capriccioso che vuole avere l’ultima parola pur sapendo che…… buonanotte….vieni a Camaiore a fare qualche giretto… poi parliamo di gradi …

  2. Ciascuno trova naturale estendere la propria scala agli altri. Quindi non si tratta di ribellarsi alla scala che si ha a casa propria, ma ciascuno è portato a consideratmre incomprensibile che la propria scala non sia l’unica al mondo. Ecco perché (ammesso di entrare in questa logica) sarebbe bene cancellare tutte le scale esistenti e crearne una nuova poi condivisa da tutti. Cmq se vi piace tenere il guazzabuglio che esiste oggi, ma tenetevelo pure. Ognuno ha i suoi balin (piemontese per pallino), evidentemente a voi piace spaccarvi la testa a tradurre le scale fra di loro. A me piace invece ricostruire la storia dei rifugi più antichi, alcuni dei quali non esistono neppure più. Può darsi benissimo che agli occhi di un climber ventenne di oggi il mio balin risulti ancor più incomprensibile del vostro.

  3. Seguendo il tuo ragionamento, Crovella, come mai i giovani britannici non si sono ancora ribellati a questa scala della difficoltà? Eppure, essendo direttamente coinvolti, dovrebbero essere i primi a chiedere un cambiamento…

  4. Ma cosa c’entrano le cose che dici????? Vedi che prendi fischi per fiaschi! Stiamo parlando di due argomenti completamente diversi (però l’ho spiegato talmente tante volte che ormai l’hanno capito anche i muri!)
     
    Non so più come spiegartelo: la mia considerazione, fin dal commento n.2, NON è sul terreno “tecnico”, ma di natura sociologica, antropologica, comportamentale e soprattutto come modo di ragionare, specie delle giovani generazioni… (mi riferisco in particolare ai 20-30enni di oggi).
     
    Le giovani generazioni di oggi, in generale e quindi ben ben al di là dell’arrampicata, sono del tipo “fast food”, come le chiamo io, cioè mangiano rapide, consumano rapide, leggono rapido e quindi richiedono cose sintetiche e semplici da “digerire” (in tutti i sensi), sennò manco ci perdono tempo, hanno un rifiuto aprioristico se le cose sono complicate. Oggi la soglia di attenzione è bassissima (a chi interessa il risvolto sociologico, segnalo che vale soprattutto per i maschi, mentre le ragazze sono un po’ più “secchione” e alcune ci tengono a mettere i puntini sulle i, ma non tutte, solo una parte…). 
     
    Partendo da questo presupposto chiamiamolo sociologico, la tabella dell’ultima immagine è troppo complicata per chi ha una soglia dell’attenzione molto bassa: co0stuii per capirla  dovrebbe “concentrarsi” a fondo e non ne ha voglia, anche perché non ne capisce la ragione. Mi immagino0 che un ventenne di oggi resti allibito di fronte a tale tabella, la considera “roba da vecchi” e dica: “Ma che bisogno c’è di tutto ‘sto minestrone? Scegliamo una sola scala – al massimo inventiamone una nuova che oggi non esiste – e abroghiamo tutte le altre! Eventualmente si può aggiungere una desinenza tipo S (=spit) o T (=trad) per far capire se il tiro ha già le protezioni attrezzate oppure se dove proteggerti con i friend mentre sali…
     
    Quindi le mie considerazioni NON hanno pretesa di entrare nelle pieghe tecniche (es: se la tal scala è giusta, se quell’altra è sbagliata…). Semplicemente sottolineo che COSE “complicate” e con tanti dati, come a puro titolo di esempio la tabella con così tante scale diverse, sono un retaggio del secolo scorso, almeno agli occhi delle giovani generazioni di oggi. Tutto qui.

  5. Io NON sono per nulla un arrampicatore sportivo, ma quando vado in qualche falesia a far due tiretti, li ascolto chiacchierare fra loro per curiosità antropologica e poi leggo quello che scrivono in giro, tutte cose da cui si desume come ragionano. 

    Crovella ma sei andato a fare due tiretti anche in qualche falesia britannica? 
    Gli arrampiocatori britannici li hai ascoltati?
    Loro cosa dicono?
    Come ragionano?

  6. Evidentemente non osservate con attenzione la “platea” della gente che, al giorno d’oggi, pratica arrampicata sportiva, intesta in senso amatoriale e su roccia naturale.

    Il fatto che la massa arrampicante vada in una certa direzione, NON vuol dire che ha ragione perchè sono tanti.
    La gente spesso parla a vanvera di quello che non sa, nella convinzione che in tutto il mondo si fa come fai te. Questa si chiama ignoranza e presunzione.
    Per me i criteri di valutazione della scala inglese hanno la sua ragione di essere, nata dalle necessità che impone di quello stile di scalata. Stile che si è evoluto per la mentalità degli arrampicatori britannici.

  7. Evidentemente non osservate con attenzione la “platea” della gente che, al giorno d’oggi, pratica arrampicata sportiva, intesta in senso amatoriale e su roccia naturale. Io NON sono per nulla un arrampicatore sportivo, ma quando vado in qualche falesia a far due tiretti, li ascolto chiacchierare fra loro per curiosità antropologica e poi leggo quello che scrivono in giro, tutte cose da cui si desume come ragionano. 
     
    Inoltre non leggete con attenzione quello che viene scritto nei commenti. Non sto dicendo che la scala di valutazione delle arrampicate su plastica “deve” esser applicata sulla roccia naturale! Sto dicendo che ormai l’arrampicata sportiva è uno sport a tutti gli effetti e chi ha questa mentalità (specie se nasce come garista, anche senza essere un campione) trova incomprensibile che ci siano “regole” diverse in giro per il mondo, fra cui scale di valutazione delle difficoltà diverse fra loro. E’ come se i campi di calcio avessero dimensioni diverse nei diversi paesi…
     
    Cmq, su ‘sta scemenza della scala di valutazione, oramai mi pare di leggere il teatrino di Atreju: hanno invitato la Schlein, la quale ha detto che ci andava, ma voleva il confronto con la Meloni, allora le Meloni ha detto che nel confronto ci doveva essere anche Conte, allora la Schlein ha detto che non ci andava più e però ora accusa la Meloni “di scappare” dal confronto…………….

  8. Ma come si fanno ad equiparare i criteri di valutazione di vie su plastica, con vie su strutture rocciose dove se fai un minimo errore nel fare un passaggio o nel posizionare una comunque aleatoria protezione,  sei morto se non paraplegico se ti va di culo?
    E comunque come  si fa a parlare di criteri più o meno giusti di valutazione,  sia per l’ arrampicata sportiva che per l’ arrampicata trad, quando non la si pratica? Solo perchè si è letto qualcosa sulle riviste o qualche sito?
    Va bene voler mettere becco dovunque, ma mi darei una regolata scendendo dal trono della presunzione.

  9. Io direi che, se si pensa che i criteri di valutazione dell’arrampicata sportiva agonistica che si pratica sulla plastica debbano (o possano) essere gli stessi di quelli dell’arrampicata trad su strutture rocciose non attrezzate, vuol dire che le idee sono piuttosto confuse.  

  10. La scala andrebbe usata, come si è detto in altro commento, per dare una idea delle difficoltà delle vie di una via o di una falesia, anche rispetto ad altre in modo che se scalo sul 6b evito di andare in un posto che ha vie dal 7c in su.
    Diverso è il discorso quando si vuol dire che quello è uno scalatore che ha fatto 10 7b, si ok bene ma quali? in questo senso dicevo, le vie c’è chi le sale e chi non le sale (cit Andrea Gallo in una delle prime guide di Finale) e giustamente qulificano lo scalatore e non il contrario.
    Se ci fate caso per quanto alle salite alpinistiche non si dice “ho fatto 10 vie td+” ma si indica il nome della via. 

  11. La correzione del tiro non è altro che una progressiva precisazione del concetto  sul “pragmatismo” della preferenza, concetto già espresso inizialmente e che, rileggendolo, a me pare chiaro fin dal mio primo commento (ma se non lo è, appunto devo intervenire con ulteriori precisazioni). L’unica parziale inesattezza iniziale riguarda la dominante diffusione della scala francese, che è maggioritaria solo a livello europeo, ma è ovvio che, qui da noi, viene da ragionare in questo modo. Cmq, come ho precisato, il discorso fila lo stesso a prescindere se si arrivasse a usare, come ipotetica scala unica, quella francese o un’altra.
     
    A maggior ragione dopo la grande espansione dell’arrampicata agonistica (ormai arrivata alle Olimpiadi), effettuata su prese in plastica applicate a pareti in cemento, l’arrampicata sportiva è oggi uno sport a tutti gli effetti anche a livello amatoriale. In questo è molto differente dall’andar in montagna inteso in senso più generale. Gli sport hanno regolamenti validi ovuqnue, altrimenti sarebbe impossibile disputare delle gare internazionali. La cosa cade a cascata anche su chi pratica gli sport a livello amatoriale.
    Se facessimo (ipoteticamente e provocatoriamente) un referendum fra tutti i milioni di arrampicatori sportivi mondiali (agonisti + amatoriali), sul SI/NO circa una scala unica mondiale, penso che, con l’aria che tira  in generale (omogeneizzazione degli standard post globalizzazione in tutti i risvolti della vita), sono portato a pensare che la preferenza per la scala unica sarebbe soverchiante.
     
    Tutti gli altri discorsi sono questioni a tavolino, per carità degne di rispetto, ma riguardano una minoranza “intellettuale” molto ristretta rispetto ai milioni di arrampicatori sportivi oggi attivi nel mondo.

  12. Crovella, guarda che chi ha replicato lo ha fatto in base a quello che hai scritto al #2:

    il pragmatismo dovrebbe convincere tutti a convergere verso una sola scala. Ormai quella maggiormente utilizzata è la scala francese, per cui si dovrebbe usare solo quella in tutto il mondo.

    Al #18 hai corretto il tiro, ma sta di fatto che quello che hai scritto al #2 è diverso (non dubitiamo che l’equivoco sia nato solo perché hai scritto il #2 con la mano sinistra mentre con destra facevi altro, ecc. 🙂 )
     
    In quanto alla scala francese, come faceva giustamente notare prima di me Battimelli (che di sicuro ha più esperienza e competenza di un cretino qualunque come il sottoscritto), è certamente la più diffusa in Europa, ma per l’arrampicata sportiva (anche se bisogna dire che in Germania, anche sulle vie sportive, è ancora piuttosto usata -es. in Frankenjura- la scala UIAA o quella sassone). 

  13. Guardate che state prendendo “fischi per fiaschi e pure insistete, per questo siete ridicoli. Mai detto che io SONO per la globalizzazione, ma sto dicendo, asetticamente, che il mondo post globalizzazione ha la spiccata preferenza per uniformare gli standard, in tutti i settori. Per cui, da osservatore dei fenomeni umani, mi aspetto che la gran parte della platea di chi pratica, oggi, l’arrampicata (e molto più sistematicamente di me) preferirebbe disporre di una scala uniforme ovunque. In ogni caso è una questione di tale irrilevanza che perdere tutto ‘sto tempo per ‘sta scemenza è proprio poco intelligente. Se vi piace il guazzabuglio delle scale diverse (come da tabella dell’ultima immagine), tenetevi pure tale guazzabuglio. Tanto, operativamente, tale guazzabuglio sulla mia vita incide ZERO, perché non credo proprio di andare ad arrampicare in luoghi dove sarà necessario “tradurre” la scala locale in quella che mastico abitualmente. Ciao!

  14. Crovella ma perchè limitarsi a uniformare solo la scala della difficoltà? Dovresti lottare per uniformare il mondo in tutti i suoi risvolti a quelle che sono le tue esigenze personali, perchè giustamente ciò che non rientra nei tuoi parametri interessa solo a minuscole minoranze insignificanti! Vedi la lingua cinese, a chi mai può interessare? Solo a cittadini intestarditi che non si rendono conto che l’italiano è più semplice e non richiede tutto sommato grosse difficolà ad essere imparato, se l’hai imparato anche tu!

  15. Parafrasando Enri al #11, si può dire che non siamo a noi a classificare le vie, ma sono le vie che classificano noi umani in “chi passa” e “chi non passa” :).
    Unificare le scale è utopistico (eufemismo), visto che anche fra chi usa la stessa scala non c’è (né può esserci) uniformità.
    Riguardo alla terribile scala trad inglese, da quel poco che ho capito il grado aggettivale (HS, VS, HVS, E1, E2, ecc.) dice grosso modo che livello a vista è richiesto per salire: ad esempio per salire l’E3 bisogna saper salire a vista il 5c (inglese) poco proteggibile, oppure il 6a (inglese) ben proteggibile (vedere la tabella di conversione sopra).
    E’ errato pensare che il grado aggettivale indichi esclusivamente la pericolosità di una via, anche perché più di una caduta a terra non è possibile rischiare.
    Inoltre dalla tabella si vede come il grado aggettivale e quello tecnico vadano di pari passo: non esistono vie con grado aggettivale alto e grado tecnico basso (es. E9 4c), così come non esistono vie con grado aggettivale basso e grado tecnico alto (es. HS 7a).

  16. Crovella sei incredibile. Fai  lo strenuo difensore del valore sabaudo, sei contro i cannibali consumatori della montagna,  ma allo stesso tempo sei per la globalizzazione ed omogenizzazione dell’arrampicata. 
    Vai a fare certe vie, in certi luoghi,  prima di sentenziare. Forse allora potrai dire la tua. Ti consiglio le torri di arenaria in Boemia.

  17. Uhhhh, quante storie! Addirittura “pensiero antidemocratico”… sulla scala delle difficoltà arrampicatorie, ma dai, siete ridicoli!  E’ solo una “spicciola” preferenza connessa al pragmatismo applicativo. Infatti voglio vedere quanta gente va in giro, tenendo nel taschino la complessa tabella dell’ultima immagine (ma anche quella della penultima immagine)… e ancor di più vorrei sapere quanti l’hanno memorizzata e quindi la tengono in testa! Sono questioni teoriche, dibattiti a tavolino, che interessano un minuscolo gruppetto di impallinati di questi risvolti. Gli altri hanno solo da guadagnarci ad avere dei parametri omogenei. Tra l’altro, in generale, la società della post globalizzazione tende a uniformare gli standard, in tutti in settori, quindi non solo e non tanto in un’attività collaterale come arrampicare… Cmq, per fortuna in Europa, per questioni del tutto casuali (cioè legate la caso, non a una volontà predeterminata e impositiva), si è affermata la scala francese, per cui il problema al massimo si pone per chi vuole andare ad arrampicare a Yosemite o in UK, ma si tratta di un sottoinsieme minoritario rispetto all’ampia platea di arrampicatori.

  18. Sembra una banalità ma alla fine questo discorso sui gradi è un po’ riduttivo…. Il grado dovrebbe essere un’indicazione generale.. .poi direi che ci sono bei tiri e brutti tiri…
    Contestualizzo : come si dimostra la differenza tra un 7a e un 7b? Tra un  8b un 8a ? 
    Io direi se qualcuno mi chiede che grado è la tale vie, tra x e y più o meno….bella via oppure brutta …personalmente

  19. Usare la tabella di comparazione delle varie scale è come cercare di parlare una lingua straniera ragionando nella propria.
     
    Ovviamente Crovella, nel suo noto pensiero democratico, vorrebbe che esistesse una sola scala, ovvero quella che usa lui, con la scusa della semplicità. Sua, ovviamente. 

  20. Basterebbe che tutte le vie dello stesso grado francese avessero difficoltà omogenee, al netto di una serie di elementi che possono rendere soggettivamente diversa la percezione di difficoltà di due vie di pari difficoltà come stile(placca strapiombo,fessura), protezioni, distribuzione delle difficoltà (vie più bulderose o più continue). Diciamo che bisognerebbe evitare i gradi troppo stretti o troppo laschi. Uniformare tutte le scale invece sarebbe comodo ma impossibile. Io in generale ho capito che quando si va in una falesia nuova è bene partire molto bassi e capire cosa intenda il chiodatore per 6a o 6c, poi se ci si confronta con una diversa scala credo che la cautela debba essere ancora maggiore.

  21. Crovella NO! 
    È questione di non capirci nulla e di non avere fatto  esperienze in giro per il mondo, dove le varie scale di valutazione riflettono la cultura e lo stile dei luoghi e come ha scritto Cominetti anche di epoche diverse. 

  22. Ogni grado va interpretato. Ancor più dipendendo da che scala proviene. 
    Ogni valutazione riflette la cultura locale e, se si parla di rischio, il valore della vita. E pure il significato della morte.
    Solo se si ha arrampicato in giro per il mondo e con persone provenienti da diversi posti, si può avere una chiara percezione di scale e gradi.
    Per restare sul banale ma non troppo suggerisco di provare qualche 6b finalese anni ’80/metà ’90 e raffrontarlo a qualche 7a odierno di qualche falesia-cioccolatini di recente confezione. Si scoprirà che non c’è poi molta differenza…
    E la scala è la stessa.
     
    Infine, guardare vie trad comporta una grande responsabilità perché se cadi spesso non la racconti più. 

  23. Usare una sola scala (che poi sia quella francese o un’altra poco rileva), è semplicemente una questione di comodità

  24. Affermare che si dovrebbe  usare in tutto il mondo la scala francese è un’affermazione che denota scarsa conoscenza dell’arrampicata e dell’alpinismo. 

  25. “Quella maggiormente utilizzata è la scala francese” nell’arrampicata sportiva europea (e non dovunque). Oltre Atlantico quella più utilizzata è quella nata in Yosemite, in cui 6a si dice 5.10 eccetera. E in Australia ne hanno un’altra ancora più bislacca (per noi). Grazie al cielo, come non ha attecchito l’esperanto, così ci terremo le varie scale legate alla storia e alle tradizioni locali, e imparare ad arrampicare significherà anche imparare a riconoscere le differenti lingue in cui  l’arrampicata ha espresso i propri valori.
    A parte il fatto, molto più prosaico, che tradurre nei gradi dell’arrampicata sportiva le valutazioni della scalata britannica sul gritstone sarebbe semplicemente impossibile – o peggio ancora una pericolosa mistificazione.

  26. Volevo andare a Gradara ma poi mi han detto passa per Gradisca d’I. poi suggerì il Maestro di fare scalo a Grado o era il contrario?un tuffo a Gradoli per rinfrescarsi e via di corsa a Gradaro Mantovana.
    Vero Carlo c’è da dare i numeri ma è cosa prevedibile dove si misura in once ,piedi e pollici ,la temperatura è ancora imperiale e si guida a destra e si cambia mancini.
    Al di la delle facili battute mi sembra un sistema di  gradazione che vuol essere solo più preciso ed evitare sorprese spiacevoli e pressapochiste.

  27. Anni fa accompagnai una ragazza inglese a fare alcune vie delle 5 Torri. Era una giornata di bel tempo e la passammo bene. Però a un certo punto mi chiese se avessimo potuto fare una via. Io risposi che lo stavamo già facendo e lei mi disse di no, perché era tutto attrezzato e quello era ginnastica e non scalata.

  28. Che enorme massa di dati, ci si perde: questa abbondanza si scale valutative, anziché essere una “ricchezza”, finisce per cucinare un bel minestrone… Con tutto il rispetto per le “culture” locali (di cui sono un gran difensore, a prescindere dall’arrampicata), il pragmatismo dovrebbe convincere tutti a convergere verso una sola scala. Ormai quella maggiormente utilizzata è la scala francese, per cui si dovrebbe usare solo quella in tutto il mondo.

  29. Prediligo l’arrampicata trad, come si dice adesso (una volta, quella c’era!).
    Sto su gradi definiti ormai ridicoli per un climber;  personalmente preferisco una via di III (UUIA) in ambiente che mi occupi un bel po’ di ore piuttosto che il tira e molla in falesia.
    Il sistema inglese non pare di facile applicazione ma credo tenga presente e cerchi di proporre una relazione spiegando tutte le problematiche che in ambiente si possono trovare.
     

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