È successo al rifugio Franco Cavazza al Pisciadù, nel Gruppo del Sella. I turisti hanno distrutto la porta. Il gestore: «I visitatori non hanno più pazienza».
Sbaglia sentiero e aggredisce il rifugista
(«Scene mai viste in 45 anni, con le foto sui social pensano che sia tutto facilmente accessibile»)
di Benedetta Pellegrini
(pubblicato su corrieredellaltoadige.corriere.it il 26 luglio 2025) e il gestore del rifugio Renato Costa

«Fuori di sé per un sentiero sbagliato»: turista aggredisce un cameriere e rompe la porta del Rifugio Pisciadù. A parlare è Renato Costa, storico gestore del rifugio Franco Cavazza al Pisciadù, incastonato a 2587 m nel cuore del Gruppo del Sella, in uno degli scenari più amati (e più fotografati) delle Dolomiti. Da 45 anni accoglie alpinisti ed escursionisti con pazienza e gentilezza, ma nemmeno la sua lunga esperienza è bastata a comprendere un episodio così assurdo, avvenuto in uno dei pochi giorni in cui lui non era presente al rifugio.
La coppia di turisti irlandesi
Tutto è successo in pochi minuti. Protagonisti, una coppia di turisti irlandesi che aveva trascorso la notte in rifugio. La mattina successiva, su consiglio dello staff, si erano incamminati verso valle lungo il sentiero escursionistico ben segnalato. Ma la nebbia li ha confusi: invece di seguire il tracciato più agevole, hanno imboccato il percorso attrezzato della ferrata Brigata Tridentina, molto più tecnico e impegnativo. Tornati indietro stanchi e frustrati, l’uomo ha completamente perso il controllo. «Incredibile che sia successo proprio quando non c’ero. Non ci volevo credere. Quell’uomo era fuori di sé», racconta Renato. «Hanno sbagliato sentiero e se la sono presa con il povero cameriere, che aveva solo cercato di aiutarli. L’ha insultato, spinto e poi ha sbattuto la porta d’ingresso con una violenza tale da romperla. Una porta robusta, non so nemmeno come abbia fatto. È stato un disastro. E meno male che il cameriere non era da solo, perché rischiava grosso». Un episodio che ha spinto il rifugio a rompere il consueto riserbo anche sui social: «Di solito non ci piace pubblicare queste cose, ma quando ci vuole, ci vuole. Questo signore, dopo aver ricevuto indicazioni su quale sentiero prendere per scendere, è tornato al rifugio fuori di sé e, oltre a danneggiare la porta, ci ha anche insultati con brutte parole. Una vergogna!».
«Le persone non hanno più pazienza»
Ma al di là del gesto isolato, Renato lo dice chiaramente: qualcosa sta cambiando. «Le persone quest’anno non hanno pazienza. Forse non sanno dove vanno: vedono le foto sui social e pensano che sia tutto facilmente accessibile. Ma qui siamo in montagna. Non si arriva in macchina, si sale a piedi». Il Pisciadù si raggiunge infatti solo dopo due-tre ore di cammino dal Passo Gardena, con un dislivello di 700 metri. Il sentiero non è adatto a tutti e lo stesso vale per la ferrata. «La strada per venire da noi non è semplicissima. E chi arriva deve saperlo». Nonostante l’episodio spiacevole, Renato continua a credere nel valore della montagna come luogo di rispetto e misura. «Qui spieghiamo sempre tutto con calma. Ma certe scene non le avevo mai viste. Ormai è andata così, ma ho già parlato con il presidente del CAI di Bologna (proprietario della struttura, NdR) per migliorare le informazioni online: servirebbe indicare con chiarezza che l’accesso non è per tutti, che ci sono tratti impegnativi e non è una passeggiata per famiglie impreparate. Così magari la gente arriva consapevole e non arrabbiata».
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Uno gruppo scout ha contattato il CAI lamentandosi del trattamento ricevuto dal gestore del rifugio Padova, che a Il Dolomiti chiarisce: “Non volevano entrare in rifugio. Hanno dormito in tenda ma ci hanno chiesto il Wi-Fi e di poterci lasciare la loro immondizia. Sulla questione acqua? Non è andata così. Mi spiace dirlo ma hanno sbagliato: non è così che si va in montagna“.
Mandati per bere all’abbeveratoio delle vacche
di S.P.
(pubblicato su ildolomiti.it il 24 luglio 2025)
“E’ esplosa una grossa polemica ma in 29 anni di gestione ne sono successi diversi di episodi simili. Dispiace che le cose siano stati raccontate in questo modo, facendomi passare per uno che in montagna non ci sa stare e lavorare”. A parlare, intervistato da Il Dolomiti, è Paolo De Lorenzo, gestore da quasi 30 anni del rifugio Padova, che sorge a quota 1300 m in una radura ai piedi della catena dei Monfalconi e Spalti di Toro, nel territorio di Domegge di Cadore (Belluno).
Il riferimento è alla polemica scoppiata nelle scorse ore a partire dalle dichiarazioni di un gruppo scout, che di recente ha scritto al CAI di Padova per lamentarsi del trattamento ricevuto dal rifugista nella giornata del 16 luglio 2025. “Sono socio e conosco i regolamenti e ho quindi provveduto a denunciare al CAI l’accaduto”, ha spiegato il capogruppo della comitiva Simone Ullio, come riporta il quotidiano Il Gazzettino.
Secondo il giovane, il gestore avrebbe mostrato “insofferenza per la nostra presenza: siamo stati vittime di un comportamento inaccettabile”. Non soltanto sarebbe stato negato al gruppo l’uso di una tettoia per ripararsi dal temporale ma anche l’uso della fontana del rifugio, “venendo indirizzati ad un abbeveratoio per bestie”.
“Quello che tengo anzitutto a dire è che se c’è una cosa che ho capito in questi tanti anni di gestione di un rifugio è che in montagna non si è mai del tutto autonomi – premette De Lorenzo – Abbiamo bisogno degli altri. Questo lo dico perché da anni approdano in zona gruppi scout, che piantano le tende e si dicono ‘autonomi’ in tutto, ma che poi vengono a chiederci di usare il bagno, se abbiamo il Wi-Fi o se ci possono lasciare la spazzatura“.
“Non è una questione di consumazioni o guadagni – tiene però a sottolineare – ma piuttosto di educazione e di sapere stare al mondo ed in montagna. Cosa che il gruppo di scout degli scorsi giorni non ha mostrato di avere“.
Secondo il rifugista, tutto sarebbe partito dall’improvviso arrivo del maltempo: “Stava arrivando un temporale e i ragazzi mi hanno chiesto se potevano ripararsi sotto ad un tendone parasole: ho detto loro che non andava bene per la pioggia, consigliando alla comitiva (di 20 ragazzini) di rifugiarsi nel vicino ‘stallone’ aperto del Comune, visto che non volevano entrare in rifugio“.
Nel frattempo in zona sono approdati anche alcuni soccorritori, intervenuti per recuperare due ragazzine in difficoltà a causa della stanchezza (che non avevano nulla a che vedere con la comitiva): “Essendo preso, non ho più badato molto agli scout: ho dato da mangiare ai miei clienti ed ai tecnici del Soccorso alpino: quando sono uscito dal rifugio per dare un’occhiata ero distrutto ed erano già quasi le 23“.
De Lorenzo ha trovato due scout che lavavano le stoviglie nella fontana del rifugio al buio e ha quindi consigliato loro di spostarsi più vicini allo stallone dove si erano stabiliti per la notte: “Anche lì è presente una fontana e una grossa vasca: sarebbero stati più comodi, anche considerando che era tarda notte – prosegue nel racconto il rifugista – Vedendo in lontananza torce che si accendevano e spegnevano ad intermittenza ho poi consigliato ai giovani di stare attenti perché i segnali luminosi possono condurre a pensare che ci sia qualcuno nel bosco che chiede aiuto e fare scattare falsi allarmi“.
“Sono state diverse le cose che mi hanno lasciato senza parole. A mezzanotte li abbiamo sentiti che cantavano e facevano baldoria: non ho detto nulla, ma non ha fatto di certo piacere né a me né alle persone che pernottavano in struttura. In rifugio alle 22 le luci si spengono – conclude amareggiato – Mi spiace che i ragazzi mi abbiano accusato: sono loro che non sanno stare in montagna. Io, credo che in 30 anni qualcosina l’avrò pure imparato”.
Il commento
di Carlo Crovella
Cannibali? Tamarri? Cafoni? Poco rileva azzeccare la corretta definizione. Il concetto è che una montagna “aperta a tutti” non può che portare in quota una marea crescente di personaggi “inopportuni”, ognuno poi li chiami come preferisce.
Se non si interviene per contrastare la facilità consumistica di accesso ai monti, i vari episodi che, nell’estate in corso, si stanno registrando (per pura combinazione, o forse no?), nelle Dolomiti, sono destinati ad aumentare in misura esponenziale.
A questo punto è inevitabile una scelta di campo: o ci piace una montagna “solo” per persone adeguate alla montagna oppure la lasciamo aperta a tutti, ma allora gli episodi che vediamo intorno in questo periodo diventeranno la norma, non l’eccezione, e dovremo “accettarli” senza scandalizzarci. Sono l’inevitabile prezzo da pagare per una montagna aperta a tutti.
Superfluo precisare che a me piace la prima ipotesi.
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Per quanto riguarda l’acqua e sistemi idrici vari … da quando vado in montagna… avevo 3/4 anni ora ne ho 45, ricordo; fontane pubbliche… sorgenti varie… corsi d’acqua (torrenti) , rii vari, gocce, rigoline d’acqua da neve fusa ecc ecc … potabile? Non potabile? A voi la scelta… ci sono acque che devono per legge essere a norma e la proprietà di gestione ne è responsabile nel controllo della qualità, diversamente rangeive come si dice a Erto, basta che poi se ti viene male al pancino non fai causa.
Però scusate un attimo, piccola riflessione. Io non posso certo definirmi alpinista, ma qualche “passeggiata” in montagna l’ho fatta, anche da bimbo negli anni ’80… C’è da dire che i turisti erano molti meno e sicuramente più rispettosi nei confronti della montagna in generale (anche perché se facevi cazzate non avevi un cellulare o un GPS per chiedere aiuto…). Allo stesso modo bisogna dire però che anche i rifugi erano luoghi diversi, e tanto… Non entro nel merito degli episodi, da quello che leggo e dalla mia esperienza sono portato a credere maggiormente alla parola dei gestori. C’è però da sottolineare che ormai i rifugi sono diventati quasi praticamente tutti degli alberghi/ristoranti in quota, con tutti i pregi (pochi) e tutti i difetti (tanti) che la ristorazione, soprattutto in Italia, si porta appresso. Spesso si ha l’impressione di infastidire se si consuma un pranzo al sacco anche solo nelle vicinanze o se si riempie una borraccia alla fontana (ho visto fontane con acqua buonissima riportare cartelli “non potabile” solo per attirare i clienti al bar…). Allora bisognerebbe un attimino ricordarsi il ruolo e il significato di “rifugio”, perché mi sa che ce lo siamo dimenticato (assieme all’educazione) da ambo le parti.
@29 Cla. Esatto. Non c’è bisogno di dire altro
Nella scorsa estate ho avuto l’onore di gestire un rifugio lungo AV1 area Dolomiti Bellunesi e tutti i problemi qui sopra elencati sono stati risolti semplicemente esponendo all’ingresso del rifugio un cartello ben visibile con scritto: No cappuccino, No informazioni, No wi-fi. Si sono dimostrati tutti buoni intenditori, chi un pò amareggiato chi meno.
Certo che se ne sentono di cazzate.
Per iniziare il definire “maleducato” (ma anche “cannibbale” o “tamarro”) uno che passa alle vie di fatto con un cameriere e spacca la porta di un locale pubblico: è aggressione e danneggiamento.
Per continuare con chi confonde “una montagna “aperta a tutti”” (che è semplicemente un dato di fatto, un diritto costituzionalmente sancito. Come l’accesso al mare, la collina e il lago, d’altra parte) con “la facilità consumistica di accesso ai monti” che è tutt’altra cosa, semmai frutto di una visione politica e economica, che infetta anche la montagna una prassi per giungere a un’idiozia fantasmagorica: “A questo punto è inevitabile una scelta di campo: o ci piace una montagna “solo” per persone adeguate alla montagna oppure la lasciamo aperta a tutti”.
Una scelta di campo? E di chi? Chi sono le persone adeguate alla montagna? Chi le definisce e come si riconoscono?
Per non parlare degli imbecilli che ossessionati dal loro “particulare” continuano a rompere i coglioni con l’overtourism e pensano di combattere un sistema rubando un po’ di piastrine…poi si vantano di venire dal nulla, di non avere tempo per il turismo perché devono lavorare sodo per garantire il benessere dei propri figli. E magari giocano in borsa.
È vero , la montagna non è più per chi la montagna ce l’ha dentro.
Chiunque arriva in alto . . .
E pensa di fare lo struscio come in basso.
Non è possibile selezionare chi può accedere in alto e chi no.
Una soluzione, visto che ci sono delle regole , potrebbe essere un potenziamento della vigilanza da parte della forestale, delle forze dell’ordine, con sanzionamento inflessibile,e imprescindibile, per chi contravviene e non rispetta regole e comportamenti.
@ 46
Giampiero, concordo.
Visti alcuni degli ultimi interventi me ne sto fuori.
Osservo da una rupe e sto in silenzio, confidando in tempi migliori.
Arriveranno?
L’accostamento rupe lupo è del tutto involontaria.
Tranquillo che non lo ricevarai…..umiliati da solo
già questo commento vale di per sé una bella umiliazione…io mi farei qualche domanda dovessi riceverlo
Cominetti “struzzo itinerante”, tranquillo, sono peggio di te anche da donna! Invece di propormi improbabili incontri, entra nel merito delle questioni: di carne al fuoco nei commenti precedenti ne è stata messa, e non la solita carne stufata!
Battistella, ti invito a discutere di quello che più ti piace in un bar delle Dolomiti, scegli tu.
Però ti avverto:
1) sono un grezzo.
2) se ti presenti e sei un maschio, finisce a cazzotti.
Sono d’accordissimo con Marcello….sia per quanto riguarda agosto , sia per quanto riguarda i luoghi…..ma se le masse sono contente così chi siamo noi per volere insegnare a vivere ad altri…..??????
Vi state facendo minacce tra che servono per riempirti di cattiveria , non guarirete MAI avete l’animo cattivo ve lo portate adesso per tutta la vita. Manca un po’ di educazione che servirebbe partendo dai genitori . Forse vi manca un lavoro , quello vi farebbe cambiare i connotati . La maggior parte siete tutti studiati ma non avete capito niente . Non mi allungo di più,poche parole e tanti e tanti intendenti.
.
è la mentalità di chi si accontenta di schivare il disagio personale senza mettere in discussione il sistema che lo genera: invece di leggere le dinamiche, ci si limita a riciclare la stessa banalità consolatoria.
penso che atteggiamento più deleterio e ignorante di questo non esista. Atteggiamento da “struzzo itinerante”. Complimenti davvero. Purtroppo noto con grande dispiacere che alcuni degli assidui “pensatori” che popolano questo blog ne sono particolarmente influenzati, non si sente ripetere che questo (Mattei, Bertuccelli, Caminetti, i soliti insomma).
più che 15 io vi proporrei 17 e 21, si focalizza molto meglio la questione.
Concordo appieno, come chi propone soluzioni “educative”, regolamentazioni e quant’altro, pedagogia che si mette sul piedistallo a insegnare il modo che, secondo alcuni, è quello ideale dell’andar per monti, non rendendosi conto che invece è stato l’antesignano dell’esasperazione a cui stiamo arrivando oggi. Il vero nodo a mio avviso è la mentalità di chi abita (o governa) la montagna: se si accetta che l’unica fonte di reddito debba essere l’afflusso turistico, si entra in una spirale di dipendenza e di impoverimento culturale. Al contrario, andrebbero ripensati i modelli produttivi con una visione di lungo periodo che non sia solo al servizio delle metropoli.
Ma raga,
tutto questo succede (OGNI ANNO!) solo in Agosto.
Basta scegliere un altro periodo per le vacanze e il gioco è fatto.
I locali (di cui faccio parte, sic) si strappano il naso per quel mese. Sgobbano, guadagnano e poi si torna al tran tran.
Saluti da un remoto e vero rifugio alto sopra la Mer de glace, scomodissimo e faticoso da raggiungere, dal gestore simpatico e rilassato. Qui sono fuggito a Ferragosto con mia figlia curiosa di scalare sul granito in alta montagna. Vie deserte, pace, natura, relazioni con gente tranquilla, serena e poca.
La fatica più e grande e più bella sarà la ricompensa.
Le scorciatoie non danno mai buoni frutti.
@39 e 40. Leggete il commento 15 dell’articolo odierno. Ci sono due step: innanzi tutto ridurre/annullare i fenomeni cannibaleschi in montagna (e, in tale contesto, si può inserire anche l’affermazione “i cafoni vadano al mare”), questo perché le montagna sono arrivate al limite estremo di sofferenza… Poi c’è il “vero” problema, quello generale dei cannibali (alias cafoni, alias tamarri ecc ecc) ovunqne diretti, anche al mare, ai laghi, in campagna, nelle citta… Problema di non facile soluzione per i motivi che ho espresso nel commento 15 odierno.
“I cafoni vadano al mare! La montagna sia riservata a chi la conosce e la rispetta.”
Mi permetto sommessamente di osservare che anche il mare potrebbe essere “riservato a chi lo conosce e lo rispetta”. Invece no, le vette per le anime nobili, il mare per la spazzatura. Ci piaccia o meno ammetterlo, è ancora largamente permeata di un ingiustificato elitarismo l’immagine che nutriamo di noi stessi, “noi che andiamo in montagna”.
Direi che la maleducazione aleggia in molti commenti. Le persone sono libere di andare dove vogliono, leggendo i cafoni vadano al mare, io rispondo anche no, le persone che pensano di essere perfette mi fanno senso. La montagna è vero non offre nulla di godereccio, quindi se uno vuole divertirsi è sicuramente da sconsigliare. Per quando riguarda la maleducazione beh avrei delle riserve anche a chi abita da quelle parti, odiando tanto gli italiani parlando tedesco ladino ecc…Beh che dire anche loro sono al sud di altre regioni …Anche sulla pulizia avrei da ridire.Una cosa è certa è mancata l’organizzazione per ricevere tante persone, però i soldi li hanno presi e non pochi .
È ora di cominciare a fare pulizia. I cafoni vadano al mare! La montagna sia riservata a chi la conosce e la rispetta. E finiamola di trasformare i rifugi in quota in alberghi e ristoranti stellati: i cafoni vengono in montagna solo per quello. E gli impianti ricomincino a fare orari di apertura adeguati a chi la montagna la vive veramente!
È ora di cominciare a fare pulizia. I cafoni vadano al mare! La montagna sia riservata a chi la conosce e la rispetta. E finiamola di trasformare i rifugi in quota in alberghi e ristoranti stellati: i cafoni vengono in montagna solo per quello. E gli impianti ricomincino a fare orari di apertura adeguati a chi la montagna la vive veramente!
Penso che i responsabili regionali scout devono essere informati. Arroganza e maleducazione sta dilagando e non coinvolge solo scout. pensate che qui in Ossola e Canton Ticino sono saliti dei delinquenti “amanti” dei monti e hanno distrutto le croci in vetta i libri firma e in un caso vandalizzato un bivacco. Mala tempora currunt.
“La vera libertà/anarchia è essere educati e rispettosi”
Certo, l’educazione e il rispetto di chi invoca “Canadair di benzina sul campo e un fiammifero” contro altri esseri umani.
Ma ad essere “aggressivo, maleducato e irrispettoso” è chi vuole “fare parte della massa“, si capisce.
Ovvero sempre gli altri, naturalmente, gli appecorati. Mai noi stessi.
Mah…..a parte la gente maleducata ,che sta aumentando perché aumenta il turismo, ho da fare una considerazione sui “boy scout”,dato che ho avuto contatti diretti ed indiretti ,metterei una legge per tenerli ad almeno 1 km da qualsiasi rifugio ,i motivi?idea di superiorità che hanno,spocchiosi, chiesarotti, stupiti, non li farei t…..re neanche dal mi cane. Saluti.
A me mi fate paura
Punto!
29. Cla se ignori gli argomenti di cui parli, lascia perdere o vai su facebook.
Hai la più pallida idea di cosa rischi in quanto insegnante, se osi dire o fare qualcosa che non faccia parte della materia insegnata, ad un alunno?
No, allora evita di scrivere cazzate.
Potrei definirmi anche un povero sciocco,sono ricaduti nell uso di questo blog,e dire che mi ero pubblicamente riproposto d’eclissarmi,ricordo quando definivo una supercazzola,molti degli argomenti per come venivano presentati e anche per questo censurato da Don Gogna,quello che molti di voi additate a..capo?..che altro non è che il curiale parroco di questo sito, attaccate il Sig.Crovella ,ma è il bostro capo che ne richiede gli interventi post argomento,bene guardatevi attorno,cosa invocate,a chi,è la melassa di un blog,e la curiale gestione di un proprietario,che va da se avrà anche poco da dire,e pertanto,come nell’amata Sicilia…muto se ne stà,niente vidi niente sacciu,e se c’ero…..
No Pellegrini:
Una volta agli scout si insegnava l’educazione ed i doveri ciò che facevano “anche ” i genitori e “anche” la scuola.
Adesso non lo fanno i genitori, non lo fa la scuola e non lo fanno gli scout. Tutto torna, non c’è differenza.
Anche perché i genitori sono peggio dei figli, gli insegnanti peggio degli alunni e i capo-scout peggio dei lupetti.
Si commenti mortificanti e disgustosi, però come sopra…tutto torna non c’è incongruenza, se vuoi fare parte della massa devi essere aggressivo, maleducato e irrispettoso.
La vera libertà/anarchia è essere educati e rispettosi
Su 27 commenti 20 non sono attinenti al tema dell’articolo ma semplicemente beghe tra lettori. E’ sicuramente vero che questo blog ha radunato una serie di nostalgiche vecchie e nuove ciabatte che si sentono probabilmente orfane di alcuni blog ormai scomparsi. Il risultato va dall’ insopportabile al divertente, con autentiche scivolate nella maleducazione se non di peggio. Di fatto però la qualità dello scambio ne viene gravemente compromessa. Quindi consiglio ad alcuni di scendere dal piedistallo e andare a fare qualche lavoretto in cantina, più utile a loro e meno seccante per noi.
Il presidente del CAI Bologna ha risposto a questi scout? Il gestore del rifugio ha parlato con il responsabile scout regionale o nazionale? Questo gruppo scout deve essere richiamato specialmente il responsabile di questi scostumati. Una volta agli scout si insegnava l’educazione ed i doveri ciò che non facevano né i genitori e né la scuola. Mortificante e disgustoso anche i commenti mah Alessandro dovrebbe cancellare alcune persone
P.S. Urge altra ripulita.
Alberto, discutere con l’Eugenia/Eugenio è come giocare a scacchi con un piccione: si mette a cagare sulla scacchiera, butta per terra tutti i pezzi, poi vola via e dice: “Ho vinto io”.
Bene hai vinto te, questo è il mio ultimo intervento nel blog. Così il livello del blog ne guadagnerà.
stai bene attento Benassi, che qui il minaccioso sei tu. Io ho solo espresso il mio ripudio per la tua inesistente intelligenza e profondità di pensiero, credo che nel mondo liberale e occidentale sia ancora concesso, come del resto tu puoi avere libere opinioni su di me. Ma stai bene attento alle minacce, te lo consiglio spassionatamente.
20 Battistella , nessuna minaccia, solo un avviso di denuncia alla polizia postale, se non la fai finita di offendere.
Egr.Sig.Luca 7 giorni fa rif.Sesvenna su traccia di vecchio sentiero in un tratto disagiato,20 scout uguale postura su sentiero,sdraiati,a riposarsi dopo 15,min di salita ,e poi via così,40 anni fa stessa scena mulatiera al Rif.Emanuele con corollario di bucce di banana e amenità varie.Innutile ricordare loro alcuni elementari comportamenti,gli scout sono sempre in missione vale quanto asseriva Bertrand Russel
chiedo un intervento del caro Alessandro, le minacce sono decisamente troppo! si viene zittiti per molto meno, qui si sta parlando di andare a trovare la gente a casa, veramente triviale il Benassi
Battistello… ti preannuncio che ti ho anticipato. Ci penserà qualcuno a stanarti . Quindi se ti busseranno alla porta sai già il motivo.
è tutto qui ciò che sai fare Benassi? è necessario stanare i troll come te e bertoncelli, che fate decisamente scadere la qualità delle discussioni qui sul blog, è l’unico modo se vogliamo sperare che questo spazio di ritrovo e condivisione non sia semplicemente l’ospizio per gente in pensione, poche idee e tanto tempo libero. Bisogna crescere, e parte di questa crescita consiste nell’eliminare quelli come voi che ormai da troppo tempo insistono con i loro commenti da pro loco
11 e non è ancora nulla, se continui a rompere i coglioni.
certo Fabio, in molti casi sono talmente triviali che tante delle forme di vita di questo pianeta li capirebbero, non è necessario scomodare l’intelligenza linguistica di una femina sapiens erudita come me…
Altro esempio di cafonaggine. Non è direttamente collegato al concetto di rifugio/rifugista, ma a quello di maleducazione in montagna sì. Da una recentissima recensione della salite al Gran Paradiso (fonte Gulliver): “Un encomio speciale al genio che ha cagato lungo la cengetta di discesa dalla Modonnina. Con tutti i posti che ci sono proprio nel percorso obbligato dovevi farla?… un po’ di rispetto per gli altri che vanno in montagna!”.
Chi è maleducato, NON lo è solo verso i rifugisti, ma lo è a 360 gradi. Vero è che rifugisti e loro collaboratori lassù “lavorano” e un maggior rispetto è corretto riservarglielo (se si compartano bene, però… perché le eccezioni, purtroppo, ci sono anche fra i rifugisti: sono esempi minoritari, ma danneggiano la categoria dei “veri” rifugisti, quelli “di montagna”, che si fanno un mazzo tanto, accolgono con cortesia le più varie tipologie di clientela e spesso esprimono una ragguardevole conoscenza del terreno circostante)
I maleducati e guastatori ci sono sempre stati ma avevano almeno il buon? gusto di agire di notte e non sapevi chi ringraziare.Un vetro da sostituire in quota è un bel lavoro e pure disturbare chi non lo fa e paga il giusto è sabbia nell ingranaggio.
I tempi cambiano, ora si mostrano e pure postano e cinguettato… penso anch’io che calcio al fondoschiena ai mocciosi ed Irlandesi(in questo caso) fosse l unica soluzione!….che non ci siano più i gestori di un tempo?
No, Gelido 3.0 Vattelapesca:
1) Io e Alberto ci presentiamo con nome e cognome. Tu no.
2) Leggi i commenti dal 2013. Li hai mai capiti?
Benaxxi non ti interessa? Allora perché sbraiti come un adolescente col Wi-Fi staccato? Sono anch’io profondamente contrario ai troll che dal 2013 popolano questo blog, Benassi e Bertoncelli due fra i molti!
atteggiamento davvero offensivo, mi aspetto un intervento di tagliola per dare il giusto merito all’articolo e al mio intervento che cercava di rialzare un attimino il livello delle banalità espresse dal nostro Benassi, tediatore seriale del blog proprio come un vero troll da definizione treccani
Troll (cfr. AI Overview):
“Nel gergo della Rete un troll è un utente che interagisce con gli altri in modo provocatorio, irritante o offensivo, spesso con l’obiettivo di creare conflitti o disturbare la normale comunicazione.
I troll non mirano a una discussione costruttiva, ma piuttosto a generare risposte emotive negative e a seminare discordia. Possono utilizzare messaggi fuori tema, falsità, o commenti provocatori per ottenere una reazione. Possono essere difficili da riconoscere, ma spesso il loro comportamento ripetitivo e intenzionalmente disturbante è un campanello d’allarme.
È importante non alimentare i troll con risposte emotive e, se possibile, ignorarli o segnalarli”.
Troll (dalla Treccani):
“Il termine ha trovato vasto impiego nel linguaggio della Rete per designare un utente che interagisce aggressivamente e provocatoriamente nelle comunità virtuali, con registri comunicativi disturbanti e atteggiamenti polemici, al fine di stimolare conflitti interpersonali e causare uno scadimento della qualità generale dell’interazione”.
Battistella evita di rispondermi, delle tua opinione sulle ovvieta e banalità che scrivo, non me ne frega una minchia, per me puoi anche andare AFFANCULO o anche peggio. Spero di essere stato chiaro.
Andare in montagna o dove diavolo vogliono i ” mordi e fuggi” e’ un assunzione di propria responsabilità. Nessuno è tenuto a rispondere a scelte superficiali altrui.
Gli scout? Dio ce ne scampi. Sopratutto dei capi, e come si diceva ” cretinate vestiti da bambini”
Dire che “la montagna deve essere aperta a tutti, ma non facilitata” è una contraddizione che si regge esclusivamente sul piano dell’opinione personale. In realtà, la montagna è già aperta a tutti: chi ha gambe, fiato e coraggio può salirla senza chiedere permesso. Non c’è bisogno di proclamarlo. Il problema non è “aperta o chiusa”, ma quali regole, infrastrutture e limiti si vogliono stabilire per garantire sicurezza, rispetto dell’ambiente e coesistenza di usi diversi (turismo, lavoro, residenzialità, sport). Per sorvolare sulla formula “deve essere guadagnata con la fatica” , che non è un principio universale, ma una proiezione di chi immagina la montagna come prova iniziatica personale. È un’idea romantica, quasi ottocentesca, che confonde il proprio vissuto con una norma generale: non tutti vanno in quota per misurarsi con il limite, c’è chi cerca contemplazione, chi lavora, chi abita, e chi vuole preservare la vita delle comunità senza svendere il proprio territorio a un’industria fallimentare come quella del turismo.
In sintesi, Benassi:
enunci ovvietà “la montagna non è un parco cittadino”;
confondi l’esperienza individuale con una legge universale (“deve essere sudata”);
eviti di affrontare i nodi reali (gestione dei flussi, infrastrutture, tutela ambientale) rifugiandoti in frasi vuote.
Andiamo oltre il disimpegno e le banalità, è ora di cambiare marcia!
La montagne deve essere aperta a tutti!! Ma aperta a tutti non vuol dire facilitata, non vuol dire trasformata in un parco cittadino, dove si mettono i segnali di pericolo di scivolare ai gradini delle scale. La montagna deve essere aperta ma sudata e guadagnata.Come tanti altri luoghi in cui si va a cercare il contatto con la natura.
io vorrei invece direi che potremmo in qualche modo trovare una dietrologia nelle parole del rifugista, così da sminuire il suo impegno per una frequentazione diversa della montagna. Per esempio: perché gli scout no e i suoi clienti sì? solo perché i secondi pagano? le spittature sul 7a vanno bene ma sul 4° grado no solo perché il rifugista è più forte? sarebbero assolutamente da chiarire queste dinamiche, qui c’è puzza di bega locale, sicuramente non c’entra nulla la presa di posizione del rifugista nei confronti di un certo modo di andar per monti, è puro interesse locale e localistico!
stando ai teorici del sovraffollamento che popolano questo blog, queste sono etichettabili come beghe locali, non c’è alcun problema di turismo incontrollato, studi scientifici lo dimostrano, alla fine se gli abitanti non si lamentano, che diritto hanno i rifugisti di farlo? basta spostarsi a gestire rifugi in zone meno affollate e il problema è risolto, c’è pieno in dolomiti. Chiunque si lamenta lo fa solo per interessi e tornaconti personali secono me. Sono coltivatori di orticelli, come hanno avuto buon modo di dire i molti teorici che ammiro e sostengo.
Ai due turisti irlandesi andava concesso loro il trattamento meritato ovvero due calci nel posteriore ben dati e non metaforici con destinazione Irlanda. Ricordando loro che in montagna come ovunque si è sempre responsabili della strada che si imbocca anche se ad indicartela e’ qualcun altro. Tra l’altro se c è una cosa utile che il web ha portato è quella di poter studiare nei minimi dettagli qualsiasi percorso, quindi ammesso e non concesso che l’aiuto gestore abbia dato loro una indicazione errata ( ma ne dubito ) essi rimangono responsabili delle loro azioni.
Gli scout: dicono e pensano di saper andare in montagna ma di solito non è così, non per demerito ma perché non è oggetto della loro attività. Anche a loro qualche leggero calcetto nel posteriore non avrebbe fatto male anche e soprattutto per dire BASTA a sta storia di volere il wi fi ovunque, non se ne può più.
Che dire?? Massima solidarietà ai rifugisti. Però serve una soluzione, o quella stessa verrà da sé, a prezzo di episodi assai spiacevoli, ma per i cannibali…
La montagna insegna, ma solo a chi ha davvero intenzione di imparare, non a chiunque.
Da noi ho notato una nuova moda: gruppo di escursionisti (mai di zona) che blocca il sentiero, chiacchierando amenamente del più e del meno, senza spostarsi all’arrivo di chi passa. È finita con una spallata ben assestata al primo che mi è capitato sotto e molte ingiurie. Me la sarei risparmiata assai volentieri: non vado in montagna per litigare. Ma di fronte a una quantità di nonsense così ostentata…