Nobel vendesi

Nobel vendesi
di Massimo Fini
(già pubblicato il 4 settembre 2018 su Il Fatto Quotidiano)

Spessore 3, Impegno 3, Disimpegno 3

   

Il mio amico Franco Nerozzi dirige una onlus, Popoli, che si occupa dei Karen una consistente minoranza, 4.000.000, che vive nel Myanmar, ex Birmania, ed è sempre stata vessata nel modo più brutale dalla dittatura militare birmana. Nerozzi fa la spola fra Verona, dove abita, e il territorio dove vivono i Karen. Poiché è un ragazzo intelligente, che ha viaggiato molto e conosce il mondo, non ha nessuna intenzione di modificare la cultura, la socialità, i costumi dei Karen e tantomeno di educarli alla democrazia. Si limita a proteggere, come può, i Karen dalle prepotenze e le violenze del governo birmano.

Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi.

Pochi mesi dopo che la democratica e Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi assunse di fatto il ruolo di presidente del Myanmar chiesi a Nerozzi: “Allora, come va adesso per i tuoi Karen, è migliorata la situazione?”. “No. E’ peggiorata e di molto” rispose. Naturalmente dei Karen non importa niente a nessuno, ma non poteva sfuggire all’attenzione della comunità internazionale la brutale repressione che la democratica e Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi ha praticato su un’altra minoranza in Myanmar quella dei Rohingya, musulmani, che sono (ma adesso dobbiamo dire erano) un milione. L’altro giorno l’Onu ha certificato con un lungo e documentato rapporto questa repressione: 700.000 Rohingya han dovuto cercare rifugio in Bangladesh e poiché il Bangladesh è uno dei paesi più poveri del mondo si può immaginare quale accoglienza gli abbia potuto riservare . Poi c’è il consueto corollario dei villaggi bruciati, degli assassinii, degli stupri di massa.

Il Myanmar, più esattamente Repubblica dell’Unione del Myanmar, un tempo chiamato Birmania, è popolato da oltre cento etnie.

Nei suoi cento anni di vita e passa il Nobel per la Pace, che peraltro si trasforma quasi sempre in una dichiarazione di guerra da parte degli stati che non lo condividono (perché questo Nobel non è dato tanto per qualcuno ma soprattutto contro qualcun altro) non ha quasi mai azzeccato un colpo, se si esclude il caso di Anwar El Sadat che però dovette condividerlo con il terrorista sionista Begin (attentato del 1946 all’Hotel King David di Gerusalemme, 91 morti).

Adesso si pensa di trascinare San Suu Kyi e i militari birmani davanti al Tribunale internazionale penale dell’Aja per “crimini di guerra”. Intanto la cosa non è possibile perché il Myanmar o Birmania che dir si voglia non ha firmato il Trattato che lo istituisce. Ma è la stessa concezione di un Tribunale penale “per crimini di guerra” (dal quale tra l’altro gli americani si sono autoesclusi, loro “crimini di guerra” non ne commettono) che è tutt’altro che convincente.

Carla Dal Ponte.

Perché, con buona pace di Carla Dal Ponte che ne è stata Procuratore generale, sono i tribunali che i vincitori istituiscono contro i vinti e che hanno il loro precedente nel processo di Norimberga. Dove, per la prima volta nella Storia, i vincitori non si accontentarono di essere più forti dei vinti ma pretesero anche di esserne moralmente migliori. La storia successiva, con quello che hanno combinato americani, russi, inglesi, francesi, si incaricherà di dimostrare che i vincitori non erano poi così migliori dei vinti ma forse, chissà, un tantino peggiori. Chi porterà mai davanti a un tribunale di questo genere Sarkozy, Obama e quel coglione di Berlusconi che, senza giustificazione alcuna, nel 2011 hanno aggredito la Libia, assassinato Gheddafi e, per non farsi mancar nulla anche i suoi nipotini creando la situazione drammatica che oggi è sotto gli occhi si tutti?

Bandiera del Myanmar.

Invece di anfanare su improbabili processi il Comitato norvegese farebbe meglio a essere un po’ più cauto nell’assegnazione dei Nobel per la Pace. Nel 2009, appena eletto, è stato dato ‘a prescindere’ a quello pseudonero e pseudodemocratico di Barack Obama e questo insigne Premio Nobel per la Pace è stato complice dei francesi nell’aggredire la Libia e continua a occupare con le sue truppe omicide l’Afghanistan.

Dipendesse da me il Nobel per la Pace lo abolirei o lo ficcherei “su per il bucio del culo” (elegante espressione romagnola) a chi lo dà e a chi lo riceve.

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Nobel vendesi ultima modifica: 2018-11-09T04:45:27+01:00 da Totem&Tabù

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8 pensieri su “Nobel vendesi”

  1. Il Premio Nobel per la Pace andrebbe abolito, perché spesso la sua assegnazione è opinabile e addirittura mezzo di propaganda politica.

    completamente d’accordo”!

  2. Comunque dal 1950 non mi sembrano pi così male  (e senza contare le organizzazioni tipo Croce Rossa):

    Leon JouhauxAlbert Schweitzer, Martin Luther King, Andrej Dmitrievič Sacharov, Madre Teresa di Calcutta, Lech Wałęsa, Elie Wiesel, Rigoberta Menchú Tum, Fredrik Willem De Klerk + Nelson Mandela, Ellen Johnson Sirleaf+Leymah Gbowee+Tawakkul Karman, Kailash Satyarthi+Malala Yousafzai

    e certo molto meglio dell’amico di Fini, da quel che si legge nel link di Luca!

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  3. Massimo Fini ha volutamente tralasciato di nominare Yasser Arafat (Premio Nobel per la Pace!).

    Massimo Fini ha impostato la sua carriera di giornalista sulla provocazione, spesso fondata su una faziosa selezione dei fatti da narrare, e a volte basata su fatti travisati. L’importante è che si parli di lui.

    Il Premio Nobel per la Pace andrebbe abolito, perché spesso la sua assegnazione è opinabile e addirittura mezzo di propaganda politica. Credo che questa sia la prima volta in vita mia che concordo con Fini.

  4. Mi è scappato un lapsus nel mio post precedente. Il terrorista Begin non è affatto “fantomatico”, ed è effettivamente il responsabile dell’attentato del 1946 all’hotel King David. Ma col Nobel non c’entra niente.

  5. Quello per la pace è per motivi ovvi di gran lunga il più controverso tra i premi Nobel, e più di una assegnazione ha fatto storcere il naso. Ma dire che “non ha quasi mai azzeccato un colpo, se si esclude il caso di Anwar El Sadat che però dovette condividerlo con il terrorista sionista Begin” significa condensare in due righe due falsità e una scemenza. Né Sadat né il fantomatico terrorista sionista Begin hanno mai ricevuto il premio. Forse Fini voleva dire Arafat e Rabin, cui peraltro dovrebbe aggiungere Peres, terzo assegnatario del premio. E circa il non aver quasi mai azzeccato un colpo, suggerisco semplicemente di andare su Wikipedia a guardarsi l’elenco dei vincitori. Ma chissenefrega, il giornalismo alla Fini non si fa documentando i fatti ma solleticando pruriti, e l’importante è sparare a zero su “quello pseudonero di Obama”.

  6. … ma con la proprietà identica.

    in questo modo si controlla tutto. Chi sta di qui ne chi sta di là.

     

  7. Viviamo il Nuovo Medio Evo, ma questo odierno è dell’informazione.
    A forza di vedere persone urlare e lacrimare con violenza in diretta per stupire la gente con il solo scopo di mettersi in mostra, io non riesco più a credere in ciò che sento o leggo.
    Un esempio: per me il massimo dei quotidiani sono la Repubblica e la Stampa, con idee quasi diametralmente opposte, con mercati quasi incompatibili … ma con la proprietà identica.

    Scusate ma mi sembra che anche in questo Nuovo Medio Evo si voglia imporre l’ignoranza.
    Accade quasi ogni 1000 anni ?

  8. “Il veronese Franco Nerozzi, 40 anni, giornalista free lance, volontario dell’associazione «Popoli» e da ieri agli arresti domiciliari, è considerato dalla polizia uno specialista in colpi di stato attraverso il reclutamento di mercenari. Punta i riflettori su questo oscuro mondo d’affari e di morte l’inchiesta della Procura che ieri è approdata ad una quindicina di perquisizioni in tutta Italia (la maggior parte a Verona) e all’arresto, oltre che di Nerozzi, anche di un cittadino di origini croate, Fabio Leva, 42 anni, nato a Lussimpiccolo e abitante a Muggia in provincia di Trieste.”

    (Fonte: https://anpicatania.wordpress.com/2013/01/28/onlus-fascista-ed-eversiva-popoli-impediamo-il-definitivo-sdoganamento-di-questi-ratti-mercenari/

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