Ritorneranno Gipeto e Avvoltoio monaco in Sardegna?

In Sardegna potrebbero vivere tutte e quattro le specie di Avvoltoio europee, il Grifone (Gyps fulvus), il Capovaccaio (Neophron percnopterus), il Gipeto (Gypaetus barbatus) e l’Avvoltoio monaco (Aegypius monachus). I due ultimi sono estinti in Sardegna da oltre 60 anni. Sarebbe un bel successo per la biodiversità del Mediterraneo.

Ritorneranno Gipeto e Avvoltoio monaco in Sardegna?
a cura del Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
(pubblicato su gruppodinterventogiuridicoweb.com l’8 maggio 2025)
Foto (salvo diversa citazione): Domenico Ruju, S.D., archivio GrIG

Il Grifone e il Capovaccaio sono già presenti e nidificanti in Sardegna, mentre il Gipeto era presente fino agli anni ’70 del secolo scorso (ultima nidificazione accertata nel 1967-1968) e una sua reintroduzione nel 2008 fallì a causa dei bocconi avvelenati. L’Avvoltoio monaco, invece, era presente fino agli anni ’80 del secolo scorso, ma le ultime nidificazioni risalgono alla prima metà degli anni ‘60.

La loro rarefazione ed estinzione locale è dovuta alla distruzione degli habitat naturali, all’ignobile pratica dei bocconi avvelenati e alla caccia.

Gipeto (Gypaetus barbatus) e Grifoni (Gyps fulvus). Foto: Domenico Ruju.

Gipeto (Gypaetus barbatus) e Grifoni (Gyps fulvus) (foto Domenico Ruju)

I due progetti LIFE condotti in questi anni da uno sperimentato gruppo coordinato dal Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Sassari (progetto “Life – Sotto le ali del Grifone” avviato nel 2015 e progetto “Life – Safe for Vultures avviato nel 2021) hanno portano, in una decina d’anni, a far crescere la popolazione del Grifone a circa 316–338 esemplari e ad ampliare l’areale dal nord ovest anche al sud est dell’Isola, favorendo l’arrivo del Capovaccaio e del Falco pescatore nell’areale di Porto Conte.

L’indubbio successo dei progetti LIFE ha portato a pensare di incrementare ancora e consolidare la presenza in Sardegna dei grandi Spazzini della Natura, gli Avvoltoi.

Grifone (Gyps fulvus)

Ad Alghero, dal 7 al 9 maggio 2025, si è svolto un incontro tecnico-scientifico per porre le basi di una programmazione che conduca a una presenza stabile dei quattro Avvoltoi europei in Sardegna.

Il massimo sostegno a splendide iniziative per la salvaguardia delle biodiversità.

Progetto Life Safe for Vultures con l’Università di Sassari
a cura di ANSA
(pubblicato da ansa.it il 5 maggio 2025)

Almeno questo è l’obiettivo che si propone il partenariato di Life Safe for Vultures, progetto che si concluderà il prossimo anno e che vede protagonisti il dipartimento di Medicina veterinaria dell’Università di Sassari, Agenzia Forestas, Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Regione Sardegna, E-Distribuzione e Vulture Conservation Foundation.
La reintroduzione in Sardegna di queste due specie sarà argomento del meeting tecnico in programma ad Alghero dal 7 al 9 maggio, in cui si confronteranno esperti internazionali, amministratori locali, assessorati regionali competenti e altri attori locali, isolani e nazionali a vario titolo coinvolti nei processi di tutela dell’ambiente, conservazione e valorizzazione della biodiversità.
L’appuntamento di Alghero sarà il primo passo ufficiale verso la produzione di un piano decennale di conservazione nell’isola delle quattro specie di avvoltoio.

“Fino alla prima metà del secolo scorso, in Sardegna era presente solo una piccola popolazione di grifone, mentre il gipeto e l’avvoltoio monaco si sono estinti come specie nidificanti nel 1961 e nel 1967/68”, spiegano i partner del progetto. “Le cause principali della loro estinzione sono state l’uso di esche avvelenate e la persecuzione diretta per il collezionismo di uova o di animali impagliati”, è l’ultimo riferimento al passato.
La Sardegna ora ha tutte le condizioni per accogliere nuovamente il gipeto, magari integrando gli sforzi attualmente compiuti in Corsica con lo stesso obiettivo, e l’avvoltoio monaco”, spiegano dalla Vulture Conservation Foundation, la ong partner di Life Safe for Vultures e organizzatrice del meeting algherese.
Gli sforzi fatti in tema di conservazione hanno permesso di espandere e più che raddoppiare la popolazione di grifoni nel Nord-ovest Sardegna, consentendo di avviare la reintroduzione anche nel sud dell’isola.

Grifone (Gyps fulvus)

Il vertice internazionale di Alghero
a cura della Redazione di Forestas
(pubblicato su sardegnaforeste.it il 5 maggio 2025, aggiornato)

Un importante meeting tecnico si è tenuto ad Alghero dal 7 al 9 maggio 2025, focalizzato sulla reintroduzione in Sardegna di due specie di avvoltoi da tempo estinte sull’isolail Gipeto (Gypaetus barbatus) e l’Avvoltoio Monaco (Aegypius monachus).

L’evento, organizzato dal partenariato del progetto LIFE Safe for Vultures, ha visto la partecipazione di esperti internazionali, amministratori locali, assessorati regionali e altri attori locali, isolani e nazionali impegnati nella tutela ambientale, nella conservazione della biodiversità e nella valorizzazione del territorio.

L’iniziativa rappresenta un passo significativo per la cooperazione instaurata attraverso il progetto LIFE Safe for Vultures, che oltre all’Agenzia regionale Forestas vede coivolti il Dipartimento di Veterinaria dell’Università di Sassari, il Corpo ForestaleEnel-Distribuzione e laVulture Conservation Foundation.

Grifone (Gyps fulvus)

Forte dei successi ottenuti con il Progetto LIFE Under Grifon Wings, che ha contribuito all’espansione della popolazione di grifoni (Gyps fulvus) nel nord-ovest dell’isola, il team sta ora portando a termine l’ambizioso progetto per il ritorno del Grifone nel sud-est dell’isola.

Gipeto e Avvoltoio Monaco, specie scomparse come nidificanti rispettivamente nel 1961 e nel 1967/68 (principalmente a causa dell’uso di esche avvelenate e della persecuzione diretta per il collezionismo di uova di animali impagliati) rappresentano la prossima ambiziosa meta: questo meeting ad Alghero si concentrerà sullo sviluppo, la valutazione e la validazione di un piano di fattibilità per la reintroduzione delle due specie. Tra gli obiettivi primari figurano l’analisi e la mitigazione dei rischi potenziali, la definizione di una strategia di rilascio efficace e l’elaborazione di un rigoroso protocollo di monitoraggio degli individui reintrodotti. L’incontro costituirà il primo passo ufficiale verso la stesura di un piano decennale di conservazione dedicato alle quattro specie di avvoltoi presenti o potenzialmente presenti in Sardegna. Esperti provenienti da Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Svizzera e Bulgaria si confronteranno durante i tre giorni di lavori.

Capovaccaio (Neophron percnopterus)

L’articolazione dell’evento
La giornata inaugurale del 7 maggio 2025, alle 8.30, nella sala conferenze del Quarter di largo San Francesco, è stata dedicata a saluti istituzionali, relazioni introduttive e visite sul campo a Monte Minerva, Silva Manna (Montresta) e nel Bosano, aree di rilevante interesse naturalistico per gli avvoltoi.

L’8 maggio 2025, dalle 9, la sala del Quarter ha ospitato i partecipanti, i quali si sono divisi in due workshop incentrati sullo studio di fattibilità per la reintroduzione del Gipeto e dell’Avvoltoio Monaco. I risultati dei lavori di gruppo sono stati successivamente presentati all’assemblea plenaria, che nel pomeriggio è stata coinvolta in un’analisi approfondita dello stato dell’arte e delle principali minacce che gli avvoltoi affrontano attualmente in Sardegna. Insieme a rappresentanti di ISPRA, Università, CFVA, Fo.Re.S.T.A.S. ed E-Distribuzione, si è discusso di collisioni ed elettrocuzionedell’impatto dello sviluppo dell’energia eolica, del problema dell’avvelenamento e della disponibilità di risorse troficheanalizzando le principali cause di mortalità. La giornata si è conclusa con tre gruppi di discussione dedicati all’individuazione di misure di contrasto per tali minacce.

Alghero, Isola Piana

La mattinata del 9 maggio 2025 è stata dedicata alla presentazione e alla discussione sul Piano decennale di conservazione. Si è partiti dall’identificazione delle strategie e delle azioni prioritarie individuate dai diversi gruppi di lavoro per affrontare le principali minacce. Successivamente, i partecipanti si sono riuniti nuovamente in gruppi tematici, ciascuno focalizzato su una specifica categoria di pericolo. Infine, nel pomeriggio, si è tenuta la presentazione conclusiva dei lavori di gruppo e delle potenziali iniziative di conservazione degli avvoltoi, delineando una prospettiva concreta per il futuro di questi importanti esemplari nell’ecosistema sardo.

L’obiettivo dei partner del Progetto LIFE Safe for Vultures e della Vulture Conservation Foundation è che la Sardegna possa presto tornare ad ospitare una comunità di avvoltoi completacreando le condizioni ideali per il ritorno dell’Avvoltoio Monaco.

Il successo ottenuto nell’espansione della popolazione di Grifoni rappresenta un solido punto di partenza per questo ambizioso progetto, aprendo le porte al ripristino di un elemento cruciale per la biodiversità della Sardegna.

Gipeto (Gypaetus barbatus) in volo. Foto: Giles Laurent – Wikipedia.
Ritorneranno Gipeto e Avvoltoio monaco in Sardegna? ultima modifica: 2025-05-28T05:16:00+02:00 da GognaBlog

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93 pensieri su “Ritorneranno Gipeto e Avvoltoio monaco in Sardegna?”

  1. 92 Matteo intendevo solo dire che con i bisonti i visi pallidi sono stati determinanti anche nell indotto,che poi si potessero estinguere in altro modo o più lentamente è altra roba.

  2. La “Grande Estinzione Americana” circa 15.000-10.000 anni fa (la sparizione di tutta la fauna di grandi dimensioni nelle americhe) è li a testimoniare che basta e avanza la specie homo, anche senza il Winchester.

  3. 86 forse è andata come dici,ma è come dare la colpa alla siringa e non allo spacciatore…sempre il sig.Winchester di mezzo.

  4. Lo so, l’avevo capito.
    E il mio era solo un altrettanto triste appunto.
    Finché non si accetta l’uomo come animale al pari degli altri, ci sarà sempre quello che dice che “però un uomo vale un “cicinin” di più di un gipeto”

  5. “Come bianchi abbiamo ripreso qualche punto. “
    Sarà.
    Ma come uomini stiamo perdendo la partita.

  6. Gli Indiani furono responsabili dello sterminio dei bisonti almeno quanto i Bianchi.

    Ezio, meno male che mi sono sbagliato. Come bianchi abbiamo ripreso qualche punto. 

  7. #Alberto:
    (Mi scuso ma non ho accenti).
    E sostanzialmente una pignoleria e non contraddice il punto che volevi sollevare, ma per tua informazione guarda che la faccenda degli indiani e dei bisonti e un po piu complicata di cosi.
    Come prima cosa, prima di avere cavalli e sopratutto armi da fuoco, gli Indiani cacciavano i bisonti (come del resto i cavalli, che in questo modo fecero estinguere) essenzialmente spaventando le mandrie e mettendole in corsa verso un precipizio. In questo modo, potevano recuperare solo la carne di una piccola frazione della carne delle bestie morte, mentre il resto rimaneva a marcire. Tra Canada e stati USA settentrionali sono stati identificati diversi di questi siti, con le ossa ammonticchiate di decine di migliaia di bisonti.
    E anche in seguito, gli Indiani smisero ben presto di cacciare i bisonti solo per cibarsene e per usare le pelli per le loro modeste esigenze. Il movente principale divenne invece (come per i Bianchi) il commercio delle pelli, importantissimo per gli Indiani perche le pelli erano la loro unica merce di scambio per ottenere fucili, coltelli, pentole, coperte, perline e purtroppo whisky.  Gli Indiani furono responsabili dello sterminio dei bisonti almeno quanto i Bianchi.

  8. gli jndiani del nord America cacciavano bisonti, ma non facevano una strage. Ne uccidevano per quanto ne avevano bisogno. Per loro era un rituale? Una necessità? SI. Un divertimento? NO. Ne cacciavano per quanto ne avevano bisogno, non uno di più. Poi sono arrivati i bianchi e hanno sterminato bisonti e indiani.

  9. Come ha osservato Alberto, un conto è ammazzare per divertimento (pazzesco!), un altro è ammazzare per necessità di nutrimento. La differenza è abissale.
    Detto ciò, ritengo che ciascuno potrebbe diminuire la carne nella propria dieta, anche per una ragione di salute personale. Non dico di azzerarla, perché potrebbe essere rischioso se non si adottassero cautele, ma ridurla, e ridurla di molto, sí.

  10. Guarda che parli con un figlio di un cacciatore, quindi so benissimo che la caccia possa essere una droga. 

  11. Prima di tutto io non compro animali da carne al supermercato. Seconda cosa ho scritto  ammazzare per divertimento. E non mi venire a raccontare la favola che  i cacciatori ammazzano per bisogno di sfamarsi.

  12. Il tiro al piattello è uno sport, o il tiro al gatto di riky.
    La caccia è una passione, una droga, un rituale.

  13. Anche quello che compri al supermercato è stato ucciso e prima di essere ucciso ha pure fatto una vita di merda legato in stalla o chiuso in gabbia, riempito di antibiotici e spruzzato di antiparassitari.

  14. Però i cacciatori no, loro non riesco a detestarli, perchè molte volte sono i migliori conoscitori e protettori dell’ambiente.

    Protettori di che?
    Cosa protegge chi per sport ammazza un essere vivente????
    Protegge il suo giocattolino fino al momento di farlo fuori. 
    Divertirsi ad ammazzare è un bel divertimento.

  15. Nel Verdon l’avvoltoio e il gipeto sono stati reintrodotti dal 1999.
    Gli allevatori locali possono scegliere di destinare gli animali morti a cibo per questi uccelli, beneficiando così di una tariffa agevolata per lo smaltimento delle carogne.

  16. @73 preciso come un calcio nei denti…. duro ma giusto. Come facevo notare fra il serio e il faceto, a molti piace farsi belli reintroducendo animali che attirino l’attenzione, ma se l’habitat è compromesso e la catena alimentare manca di tanti anelli, che spazi si trova il gipeto? Che cosa mangerà il suddetto pennuto? Finirà a giocarsela prendendo cani e gatti in paese? perché per i piccoli roditori ci sono già i ben più snelli ed esperti astori, poiane et similia (oltre che qualche timida volpe). Per un goffo necrofago l’habitat da dieta ferrea! Ammesso e non concesso che non venga abbattuto prima da qualche zotico armato di doppietta.
    Per non parlare dei problemi  ben più gravi di cui accennavo prima sulla devastazione di habitat che ospitano i primi anelli della catena alimentare, che non fanno notizia ma creano deserto di fauna e di flora.
    ps: relativo ai cacciatori non mi trovo d’accordo con uno degli ultimi post. In una percentuale significativa l’uomo armato di fucile diventa un deficiente (o possiamo anche vederla come: troppi deficienti hanno accesso alle armi. Cambia la prospettiva ma non il risultato) Per cui in Italia c’è un 10% di idioti ammazzerebbe anche il mio gatto in casa se potesse, in America vanno a fare stragi nelle piazze e nelle scuole. Le armi sono un casino, e anche se ci sono 90 cacciatori che veramente hanno a cuore l’ambiente (e il loro giochino, ma va beh), ce ne sono 10 che fanno danni incalcolabili (portare un cervo a maturità richiede anni, ammazzarlo pochi secondi…)

  17. Qualcuno sa quali siano gli attuali volumi della pastorizia nomade in Sardegna? Chiedo perché’ non ne ho idea, ma a me sembra che al di là delle doppiette, delle esche avvelenate e degli arrampicatori che disturbano madama in cova, il problema principale di eventuali avvoltoi reintrodotti sarebbe quello di trovare qualcosa da mangiare – qualcosa che immagino consisterebbe essenzialmente in carogne di ovini. Ce ne sono abbastanza da sostenere diverse coppie nidificanti, o sarebbe necessario predisporre dei carnai? Trovo molto curioso che l’ articolo, pur tra i toni entusiastici, non accenni a questo problema nemmeno di striscio. Perché i carnai potrebbero essere giustificati per un periodo iniziale o in situazioni di emergenza, ma se devono invece essere permanenti perché’ non c’è altro, non stiamo parlando di reintroduzione, ma di organizzazione di uno zoo-Safari.

  18. Dimenticavo:
    Detesto un compressore abbandonato come un rifiuto sul Torre.
    Facciamo una colletta per portarlo giù!

  19. Bertoncelli, detesto quasi tutte le cose che detesti tu, ma anche tantissime altre:
    I droni , Barmasse ne portava uno in Abruzzo.
    Gli aerei,  gli elicotteri, soprattutto quelli del socc. alp.
    Gli stanziamenti per portare giovani in montagna, che servono solo per portare mezzi motorizzati in montagna e traffico di su e giù.
    Le case a 1 euro.
    I parchi eolici.
    I teli bianchi per coprire i ghiacciai.
    I divieti dei sindaci dopo che è sceso un sasso.
    I tracciati per E-bike.
    I fazzoletti di carta sui sentieri e i bidoni di immondizia a 1 ora di cammino,  che nessuno mai svuoterà.
    I cani da guardiana, che sono il vero pericolo creato dal lupo.
    Detesto che la montagna debba vivere per forza di turismo, lei se ne fotte dei turisti.
    Però i cacciatori no, loro non riesco a detestarli, perchè molte volte sono i migliori conoscitori e protettori dell’ambiente.
     

  20. Ragazzi, credo che abbiamo le stesse idee, ma non ci intendiamo con le parole. Per chiarirmi preferisco allora ricorrere a esempi concreti.
    Consideriamo il mio Appennino, quello tra Toscana ed Emilia.
    Detesto i cacciatori, che spesso violano le leggi, come ho avuto modo di constatare molte volte. Detesto moto da cross, fuoristrada e quad, che spessissimo violano le leggi, come ho avuto modo di constatare. Detesto gli impianti sciistici: oltre a rovinare l’ambiente naturale, portano in alto fighetti, urlatori e imbecilli. Detesto il progetto di funivia tra la Doganaccia e il Lago Scaffaiolo. Detesto il progetto di funivia tra la Doganaccia e i pressi della Croce Arcana. Sono contento del ritorno della fauna, che negli anni Settanta era rara o addirittura scomparsa: caprioli, cervi, daini, cinghiali, aquile, falchi, gufi, istrici, marmotte, moscardini, scoiattoli, lepri, e infine i lupi. Se la scarsità di neve serve per impedire nuove devastazioni, ne sono contento. Il turismo in Appennino deve intraprendere nuove strade. Bisogna smettere di buttare soldi nello sci di pista con finanziamenti a fondo perduto. I turisti in montagna devono andare a piedi, non in seggiovia.

  21. Se non sbaglio si dovrebbe chiamare BIODIVERSITA’ che, sempre se non sbaglio, dovrebbe essere fondamentale per la vita sull’astronave terra.

    La coesistenza in uno stesso ecosistema di diverse specie animali e vegetali che crea un equilibrio grazie alle loro reciproche relazioni.

  22. ” Dobbiamo preservare le altre specie animali. Però badiamo di non esagerare. L’essere umano, cioè noi, ha ancora un cincinin di importanza.”
    Cerco di dirlo in un altro modo, Fabio.
    Non dobbiamo preservare, dobbiamo far si che ogni specie possa vivere, perché è l’unico modo sicuro che conosciamo affinché la nostra specie possa vivere. Per sicuro intendo che l’unica cosa certa è (dovrebbe essere) che l’uomo è un animale che si è sviluppato in questo mondo con tutte le altre specie esistenti (e non solo animali, peraltro) e che quindi dobbiamo presumere abbiano tutti importanza per questo mondo. 
     
     

  23. E caro Fabio non è colpa degli animali se l’uomo si autodistrugge, se si fa la guerra, se compie omicidi, se crea dittature.

  24. Fabio, chi l’avrebbe  detto che l’essere umano non ha importanza???  Non travisiamo quello che viene detto, altrimenti si fa come certi politici che portano sempre l’acqua al proprio mulino. Certo che è importante, e proprio perchè è importante ha delle responsabilità.

  25. Non vi è un confine conosciuto ,ma c è e in ognuno di noi diverso.
    Ci compiaciamo e rassicuriamo quando esplode negli altri certo,
    ma non tanto al sicuro dall’esserne a nostra volta contagiati come avviene ad esempio nelle dittature dove si viene coltivati e bagnati fin da piccoli.
    Li i veri parametri e confini uomo bestia escono allo scoperto senza quasi pudore.
    O nel vestire la divisa che nella guerra ti strappa di dosso la ragione e il potere di disobbedire ad un ordine sbagliato che di solito  è uccidere.
     
     

  26. Va bene, ragazzi. Dobbiamo preservare le altre specie animali. Però badiamo di non esagerare.
    L’essere umano, cioè noi, ha ancora un cincinin di importanza. Perlomeno quanto un castoro.
    Altrimenti si arriva al suicidio della specie umana. Già molti qui da noi bramano l’autodistruzione dell’Occidente, al fine di togliere il fastidio della nostra presenza alle altre civiltà della terra. 

  27. L’avevo già scritto in un precedente intervento: la bestia non sarà mai bestiale quanto l’uomo.
    Ma c’è chi la bestialità dell’uomo verso altri uomini (gli orrori), la giustifica, quasi l’assolve.
    Mentre gli animali vanno ammazzati perchè non più conciliabili. 

  28. “dov’è la bestia? Dov’è l’uomo? Ulisse lo sa”
     
    Ulisse, legato o meno, non sapeva nulla…al massimo credeva di sapere.
    E credeva esattamente quello che ci ostiniamo a credere tutti noi: non siamo forse figli, diretti discendenti della civiltà greco-romana?
    Credeva quello che (forse) stiamo imparando essere falso, fuorviante e pericoloso per l’uomo e per la bestia: credeva che ci fosse differenza tra l’uomo e la bestia. ma non ve n’è alcuna

  29. Ulisse uomo d’avventura, affamato di conoscenza, ha  sempre cercato di andare oltre i propri limiti.

  30. Confini
    Incerti confini tracciano la linea del dubbio: dov’è la bestia? Dov’è l’uomo?
    Ulisse lo sa, ma legato nulla può. 

  31. Gogna e compagni , quando siete andati a pulire il canale d’uscita della via dell’Ideale e del canalone del Gigio in Marmolada, non vi siete resi conto, ma eravate solo degli ecologisti d’assalto imbevuti di odio.

  32. Inconciliabilitá 
    È questa a creare i non luoghi  dell’ecologismo d’assalto o del montagnismo elitario, quello che si vuole distinguere dal “cannibalismo”
    Il fatto è che quello per i ragliatori non è solo un generico e innocuo disprezzo, ma un vero e proprio odio.
     
     
     
     
     

  33. E vogliamo paragonare l0impatto di queste con quello di 4 stronzi che ragliano sul 7a in falesia. Dai, siamo seri!
    .
    .
    E’ qualcosa che ho tentato invano di dire su :”Vandali e turchi”

  34. le esigenze dell’uomo e della natura non sono più conciliabili. 

    @Riky, anche se non mi rassegno,  purtroppo lo penso anche io. Sono nato e cresciuto in campagna a contatto con animali e alberi e li ho sempre cosiderati degli amici. Il divertimento per noi ragazzi era per campi , fossi e su e giù dagli alberi. La natura era parte di noi.

  35. @ 47
    Matteo, ti sei accorto che Carlone è stato trasformato in un parafulmine?
    Mi domando: è possibile che abbia sempre torto? che non ne azzecchi mai una? Sarebbe come fare zero al Totocalcio (quando ancora esisteva).

  36. Ricky Sante parole…condivido e sottoscrivo tutto…..disilluso con tanta rabbia da estinguere… here I am

  37. #alberto
    le esigenze dell’uomo e della natura non sono più conciliabili. 
    non sono un anarco insurrezionalista, bensì un ex tecnico del settore ambientale, del quale sono tuttologo almeno quanto crovella (Dio mi salvi). Ed estremamente disincantato. Posso dire che serenamente non me ne frega più un cazzo di provare vincere battaglie che non possono essere vinte, collaterali a una guerra ormai persa da 50’anni. Quelle battaglie che catturano l’attenzione come il capriolo della Disney. Alla mia età ho una statistica sufficiente (a conferma di quanto insegnatomi) per capire che la logica del progresso (e del cemento) è rigida verso l’alto. E ho imparato a guardare gli ecosistemi nel loro complesso, non solo dal punto di vista del simpatico gipeto che tanto fa marketing, ma dal punto di vista dello schifoso pipistrello o le viscide rane che stanno scomparendo, andando a modificare definitivamente e irrimediabilmente una catena alimentare, un habitat e un ecosistema. E che cazzo me ne frega di re-impiantare il gipeto, se tanto in tutta la “Padania” bonifichiamo tutto il calpestatile distruggendo qualunque forma di vita dalla fauna bentonica a salire. Con buona pace di larve, insetti, uccellini e pipistrelli, rane e rospi e a salire tutti gli amici della catena alimentare! 
    Qualcuno va a protestare per le 100.000 nuove costruzioni in Lombardia? Non mi pare. E vogliamo paragonare l0impatto di queste con quello di 4 stronzi che ragliano sul 7a in falesia. Dai, siamo seri!
    Il gipeto lo stiamo costringendo a venire a cena, ma il cibo deve portarselo lui! Qualcuno glielo ha detto? Certo che mi piace il gipeto, l’orso e qualunque animale. Ma in un ecosistema finito non hanno più senso. Siamo parassiti troppo forti.
    Arginare il crollo della diga con un dito non lo ritengo più un sforzo utile.
    e se mi chiudono una falesia mentre costruiscono 4 capannoni… ma vaffanculo, vado a scalare, il gipeto lo facciano nidificare nella zona industriale, tanto è uguale (forse addirittura meglio, non ci sono cacciatori).
    E quando smetterò di scalare mi farò una bella villetta in montagna dove terminare i miei giorni (ma questo va bene, vero?)
    Davide perde sempre contro Golia, il paradosso è che Golia siamo noi.
     

  38. Io penso che sia un bene che se a qualcuno sta a cuore il destino dei rapaci possa realizzare questo suo desiderio di vederli prosperare.
    Altresi penso che non debba rompere troppo i coglioni.

  39. Cina si collega a qualche intervento, di altri, di alcuni gg fa (non ricordo neppure al seguito di quel articolo), intervento in cui sosteneva che, volenti o nolenti, noi occidentali finiremo tutti sotto al tallone di ferro dei cinesi. A quel punto, altro che frignare…

  40. Quando ad una certa età si sbandiera l’idealusmo come vessillo di purezza contro gli interessi del mondo […]

    Qui non c’è nessuna purezza, tutti, chi più chi meno, hanno i propri peccati. Una differenza però c’è.  Tra chi si pone dei problemi e cerca di trovare una soluzione, più giusta possibile, cercando di trovare un equilibrio tra le esigenze (anche giuste) dell’uomo e tutto quello che lo circonda di cui, l’uomo, fa parte, come in un meccanismo che per funzionare (bene) ha bisogno di tutti gli ingranaggi, tutti importanti in ugual misura. E chi invece antepone sempre e comunque il proprio egoismo al centro di tutto sempre e comunque, sacrificando il resto alle proprie esigenze non sempre vitali, essenziali, ma spesso voluttarie o votate al solo e puro arricchimento (economico) personale.

  41. Devo dire che di Ratman apprezzo molto il modo in cui scrive…però -bestemmia- non dici mai cosa pensi.
    Io ho scelto di essere completamente disilluso….che forse è un’ idealista rassegnato e pessimista, mi restasolo rabbia da estinguere.
    Crovella non rispondi? -bestemmia- 

  42. Quello che concepisce il GognaBlog come tatzebao di pregiudizi ideologici, che interviene regolarmente in maniera lamentosa, aggressiva e provocatoria, spesso con fuori-tema clamorosi (al #43 la Cina, per esempio), con commenti appositamente divisivi (= io contro voi) e basati su forzate semplificazioni dicotomiche (bianco-e-nero, bene-o-male) sei proprio tu.
     

  43. Ratman, il nuovo santone che si erge a difesa degli interessi del mondo.
    Spargere merda sul mondo in fondo e come concimarlo, lo rende più produttivo.
    Bravo Ratman è il giusto compromesso. Meglio opportunuisti che patetici idealisti.

  44. L’idea di essere dalla parte della giustizia, tipica di ogni idealista, non aiuta la risoluzione dei problemi.
    Quando ad una certa età si sbandiera l’idealusmo come vessillo di purezza contro gli interessi del mondo si diventa patetici e si dichiara implicitamente che i problemi sono un pretesto, una richiesta di comprensione umana.
    Dividere tra arrampicatori e chi scala, come se esistessero forme in purezza, approcci giusti e sbagliati, è un po da caiano sfigato da nerd alla zuava.

  45. Gli habitat e gli ecosistemi ci abbiamo pensato noi a distruggerli[…]

    Ma qualcuno ti dirà che tutto questo non è vero, solo farneticazioni dei fanatici di questa nuova religione ecologista, rincoglioniti e soggiogati  dai sermoni dei santoni di turno: Thumberg, Tozzi, Mercalli, ect.

  46. Il commento n. 1 tocca un risvolto che è un corollario degli argomenti dell’articolo e pertanto è pertinente all’articolo, anche alla luce delle spiegazioni  del commento 16. Il concetto di fondo è: il lavoro professionale per la reintroduzione di specie animali (o per facilitare il loro ritorno in modo naturale) è encomiabile e da applaudire, ma, se non cambia profondamente la mentalità delle gente comune, tale lavoro faticosissimo rischia di risultare inefficace. A puro titolo di esempio ho accennato al tema delle falesie dove nidificano i rapaci: se poi i rapaci scappano di nuovo per colpa di arrampicatori dal comportamento sbagliato, il lavoro dei ricercatori sarà del tutto inutile. Non ci dovrebbe neppure esser bisogno di specifiche ordinanze che vietano l’arrampicata su falesie dove ci sono i rapaci, perché ci dovrebbero arrivare tutti, per il senso di responsabilità. Invece non solo si protesterebbe contro eventuali divieti di quel genere, ma si prende la balla al balzo per la solita tiritera di rivendicazioni su angherie, ingiustizie e diverso trattamento. Anche questa è una delle tantissime dimostrazioni che una fetta di commentatori concepisce il Gogna Blog come il tazebao delle lamentele. In realtà tali lamentale non hanno spiegazioni specifiche sui singoli esempi, ma sono la manifestazione di un’infelicità generale dei “lamentatori”, infelicità dovuta al senso di emarginazione rispetto ad una società istituzionalizzata che viene vista solo come un tiranno che impone dall’alto. Questo vs senso di emarginazione non si sanerà mai, perché, ammesso di soddisfare una delle vs richieste, subito ve ne inventerete un’altra e, soddisfatta anche quest’altra, ve ne inventerete un’altra ancora e così via all’infinito. Questa mentalità è, purtroppo, immensamente diffusa, ben oltre i confini dei temi di montagna o di tutela dell’ambiente e perfino molto oltre il Gogna Blog, ed è per questo che si configura come il vero fardello dell’Italia. E’ come mettere delle pietre pesanti nello zaino e poi, con questo zaino pesantissimo sulle spalle, pensare di mantenere la velocità di società dove tutto ‘sto frignare non esiste per definizione (Cina a puro titolo di esempio)…

  47. avevo scritto un post lunghissimo ma il sistema me lo blocca perché troppo prolisso. 
    Quindi ne scriverò uno lungo, non lunghissimo.
    I grandi animali sono bellissimi e catturano l’attenzione.
    I grandi animali purtroppo hanno bisogno di grandi spazi (habitat ed ecosistemi) in cui inserirsi senza creare squilibri (v. orso, cinghiale, granchio blu, siluri etc etc)
    Gli habitat e gli ecosistemi ci abbiamo pensato noi a distruggerli, e re-inserire il gipeto è ammettere il fallimento e contestualmente far finta di no, che non è vero che abbiamo fritto l’habitat.
    Chiudere le falesie è assolutamente inutile.
    es: centrale che tutti possono conoscere e magari visualizzare. 
    Valsassina. Reintroduciamo una bestia che faccia notizia in Valsassina (gipeto, orso, sceglietene uno a caso, magari non il siluro). Gipeto! Scelgo io!
    Per prima cosa chiudiamo il sasso d’introbio, le torrette e il vaccarese. Perfetto. Secondo voi il gipeto (areale per coppia 300 kmq) gradirà la cosa se prima non togliamo le strade, le fabbriche, le case e le seconde case?
    Pensate che il simpatico mangiatore di carogne (ah, si: il gipeto è un’avvoltoio, mangia carogne!)  tromberà più felice perché finalmente la Valsassina è libera dai climber?
    O se ne andrà in cerca di lidi migliori perché infastidito in settimana dal traffico infernale di auto e camion della produttiva popolazione locale, dall’inquinamento luminoso, dalla mancanza di prede e nei week end da orde di vacanzieri che vanno ai piani di Bobbio e ai Resinelli?
    Tenuto conto che non solo gli rompiamo i cocones con rumore, ma ci contendiamo pure il cibo!
    Ma sicuramente la chiusura del Sasso d’Introbio cambierà tutto. 
    Davvero?
    “si, ma se non cominciamo da qualche parte…”
    cominciamo a guardare l’immagine nel suo insieme a per esempio cominciamo a  spopolare le valli e lasciare spazio alla natura, basta con le puttanate, questa è un’alternativa possibile. O ad arrenderci al fatto che con l’orso non siamo più compatibili, culturalmente, fisicamente, e ecologicamente (nel senso di scienza ambientale). Il resto è come comprare le mentos per salvare l’orso bianco
     

  48. L’imbecille è un ingenuotto idealista  che non fa del male a nessuno.
    La testa di cazzo invece è subdolo e malefico dentro.

  49. Ratman meglio essere un imbecille che una testa di cazzo.
    Ti va bene come ho riformulato?

  50. @37
    Capisco che tra le cose che scrivo sia impossibile distinguere tra cose serie e cazzatee quindi come risposte leggo normalmente cazzate: anzi vi ringrazio,  mi fate sentire meno solo.
    Però, Benassi,  questa che hai scritto e proprio una cazzata cosmica che getta una luce di imbecillita a 1000 watt sul tuo approccio ordinario al problema. 
    Riformula.
     

  51. “La domanda agli amanti dei rapaci: come valutereste…”
     
    Esattamente come valuto l’intervento #1 che ha iniziato a querelle su arrampicatori/rapaci/divieto, senza alcun nesso con l’articolo ma per pura provocazione.
    Chi la fa è un povero cretino.

  52. La domanda agli amanti dei rapaci: come valutereste le richieste degli arrampicatori se tutte le falesie fossero colonizzate dai rapaci

    meglio falesie colonizzate dai rapaci che da certi personaggi…
    Con i rapaci si trova la convivenza. Con certi personaggi no.

  53. Ratman, probabilmente arrampichi ma non sei un arrampicatore.
    Quindi non capiresti mai certe dinamiche.

  54. Crovella ma se da domani istituissero la leva obbligatoria e richiamassero tutti quelli abili al fronte (ucraina per esempio) e te fossi uno di quelli che devono partire, oppure se tu avessi un figlio che deve partire, saresti d’accordo? Partiresti? O vieni/ venite sull aTollo con noi a non fare una cazzo? Come la mettiamo con lo stato organizzato?! Ecc ecc 

  55. All’opera consorterie di nuovo conio, chierici di nuove e lucrose prebende affollano fondi pubblici.

    Togli il peyote dalla, dieta, rat.

  56. Qualcuno per scompigliare ha buttato il problema nodi/nido  quando nell articolo non vi è nemmeno l ombra. Certo il conflitto d’interessi tra falesisti e volatili rimane in volo.
    Se il Finalese è terra ricca di pareti da poter rinunciare figuriamoci l Isula.
    Lunga vita ai rapaci.
    Longa vida a sos ratzones.
    Rat scusa ma è un caso…

  57. Nel finalese ci sono tantissime falesie: se ne chiudono un tot per i tempi di nidificazione nessuno protesta perché c’è sempre un posto dove andare.
    La domanda agli amanti dei rapaci: come valutereste le richieste degli arrampicatori se tutte le falesie fossero colonizzate dai rapaci?

  58. Crovella qua però vai fuori dal vaso.

    angherie e ingiustizie ai vostri danni.

     Te che fai quello che ha capito tutto della vita, il nichilista, sei qua a criticare noi quattro gatti.
    Poi, miei danni? A me le cave non mi fanno nessun danno. Danneggiano un territorio che dovrebbe essere di tutti, con una grandissima biodiversità, una storia millenaria e
    La montagna, un tempo simbolo di libertà, adesso in mani di privati e venduti. 
    Le angherie e le ingiustizie sono ai danni di tutte le persone che abitano intorno alle Apuane e a chi le frequenta.
    No ma hai ragione, mi lamento solo se tolgono il pane a me.
    E se vuoi che ognuno si faccia i cazzi propri allora comincia da te, smettendo di scrivere sul blog. 

  59. Giusto per essere precisi,  nel finalese gli arrampicatori in pieno accordo con Lipu e altri enti, hanno istituito divieti di arrampicata in zone di nidificazione rapaci, che vengono rispettati senza proteste né sforzi.
    Anzi, per quello che ricordo, viene accettato come la cosa più normale del mondo.
     
    Evviva il ritorno dell’avvoltoio d’ogni tipo!
    Anche perché lo smaltimento di una carcassa di animale, se fatto ufficialmente,  costa caro.
    Combinazione sono in Sardegna a scalare con un’amica locale agronoma…

  60. ad avanzare rivendicazioni su angherie e ingiustizie ai vostri danni

    Non ai nostri danni. A danno del paese intero, di tutti.

  61. Su un atollo in mezzo al Pacifico ci metterei gente come te.
    Come li chiamava il Manzoni? 
    I BRAVI.
    Chiaramente l’atollo andrebbe poi distrutto assieme a voi.

  62. Sempre solo a protestare, a frignare, ad avanzare rivendicazioni su angherie e ingiustizie ai vostri danni. Ma se non vi piace stare in uno stato organizzato, con le sue leggi e le strutture sia politiche che istituzionali 8con tutto ciò che comporta questa impostazione), perché non vi traferite in un atollo in mezzo al Pacifico? Là nessuno vi rompe più le palle e, tutti i giorni, potete fare il piffero che volete

  63. Non rompo i coglioni ai cavatori che mi votano e  mi faccio ganzo con l’ordinanza sull’aquila.
    Assoluta tristezza. Anche i recenti casi di chiusura sentieri per ampliare le cave…
    Ma scusa, prima vuoi promuovere il territorio e il turismo e poi mi chiudi i sentieri? 
    Pecunia non olet

  64. Per le cave di marmo, i problemi di salute sono confinati ad alcuni casi di operatori direttamente coinvolti (che inalano polveri ecc), quindi statisticamente non rilevanti.

    16 Crovella, ti sei dimenticato della marmettola che va nelle falde acquifere.

  65. Appunto, laddove ci siano esigenze di livello superiore, come la sicurezza degli individui, interverranno le famose ordinanze che “vietano” l’accesso, fin tanto che il luogo resto “pericoloso”.

    A proposito anche di questo. Anni fa fu vietato agli alpinisti ed escursionisti di frequentare la zona della Apuane settentrionali, ad esempio Pizzo d’Uccello. Questo per la loro incolumità  perchè c’erano state diverse scosse di terremoto che danneggiarono diverse case in quelle zone. 
    Le cave però continuarono a lavorare…
    Ci si preoccupa degli escursionisti, ma non dei cavatori?

  66. Appunto, laddove ci siano esigenze di livello superiore, come la sicurezza degli individui, interverranno le famose ordinanze che “vietano” l’accesso, fin tanto che il luogo resto “pericoloso”.
     
    Cmq non esiste il 2diritto di arrampicare”, esiste il diritto di spostarsi liberamente a prescindere dal motivo per cui lo si fa, ma anche tale diritto può esser limitato, da appositi atti giuridici validi e fondati (es delibere di parchi ecc) in nome del rispetto di un altro diritto costituzionale, ovvero la tutela dell’ambiente (elevato abbastanza di recente a livello costituzionale). Laddove tali atti che limitano la libertà in nome della tutela dell’ambiente non abbiano congruo fondamento, li si impugna nelle modalità che ho già descritto. Saranno i giudici che stabiliranno, di caso in caso, la supremazia di uno o dell’altro diritto costituzionale.
    Al di là dei tecnicismi giuridici, che cmq non vanno dimenticati perché viviamo in una società organizzata che si basa sul modello giuridico, basterebbe il semplice buon senso. In parole povere: anche ammesso che l’atto giuridico che vieta l’arrampicata in una specifica falesia per proteggere (poniamo) i rapaci fosse “non perfetto” da un punto di vista giuridico, dovrebbe intervenire il senso di responsabilità individuale che ci induce a fare un piccolo “sacrificio” personale in nome della tutela della Natura, in una fase storica in cui l’ambiente “soffre” particolarmente in generale. Non esser disposti a fare dei piccoli sacrifici individuali (che poi si esprimerebbero nel termine che, quel giorno, anziché andare ad arrampicare in “quello specifico” posto, si va ad arrampicare in un altro posto, dove non c’è un divieto…) significa essere degli ecologisti da strapazzo, cioè si fa i fighi ma… fino a dove non “costa” a titolo personale. Non è quello lo spirito giusto per difendere la Natura.

  67. 17 Sebastiano, e meno male che le pareti del Solco d’Equi non sono di marmo. Perchè altrimenti sai quanto gliene sarebbe fregato di non disturbare l’aquila.
    Vogliamo scommetere che aquila o non aquila avrebbero affettato?!?!?
    Il sindaco di allora ha fatto un’ordinaza per non disturbare l’aquila. OH ne prendiamo giustamente atto. 
    E come mai non si è preoccupato della distruzione del territorio?
    Forse per convenienza politica?
    Non rompo i coglioni ai cavatori che mi votano e  mi faccio ganzo con l’ordinanza sull’aquila.

  68. BenassiRelativamente al nutrimento, si potrebbe pensare che non conosci l’uso del fuoco

    Ratman, infatti io mangio tutto a crudo. Le bestie manco le spello.
    E ogni tanto anche quelli  come te, che fanno i provocatori. Me mi li metto sotto l’ascella come la baghette.

  69. Sono abbastanza d’accordo anch’io con l’ultimo intervento di Crovella fino a dove dove afferma che camminare, arrampicare, fare MTB o sci alpinismo “non sono diritti giuridicamente riconosciuti, anzi non sono proprio dei diritti  agli occhi del sistema giuridico”
     
     
    “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche”
    [art. 16 Costituzione della Repubblica Italiana]

  70. “Mi trovo incredibilmente d’accordo con Crovella.”
    Anche un orologio rotto segna l’ora esatta due volte al giorno.
     
    P.S. Scusa, Carlo, ma quando mi si offre su un piatto d’argento la possibilità di una battuta io non so resistere.
     

  71. Meglio non uscire allo scoperto di giorno, vista la dieta di gipeti grifoni e ucellacci vari…vero? 
    10@5

  72. Mi trovo incredibilmente d’accordo con Crovella. Ma condivido anche il pensiero di Alberto, aggiungendo però che l’attività estrattiva, che rimane molto lontano dalle pareti, non disturba affatto la nidificazione dell’aquila.  Ciò che disturba i rapaci è la presenza attorno al nido nel raggio di metri.
    Rimane comunque la tristezza nel constatare che per i rapaci i comuni si smuovono (e menomale), mentre per uno dei più grandi disastri ambientali in Europa sia addirittura un vanto per le amministrazioni Apuane.
    Ratman il conte Mascetti del Blog

  73. Circa grifoni ed avvoltoi, il meritevole lavoro degli esperti, da ammirare per il loro impegno e la professionalità espressa, rischia di finire nel nulle se le specie reintrodotte (o di cui si facilita il ritorno naturale) alla dine non trovano un territorio adeguato a loro (=se ne vanno di nuovo). E per far questo occorre un ulteriore scatto nella mentalità di tutti gli umani, appassionati o meno di outdoor. Il problema della cave è oggettivo e produce danni immensi sull’ambiente (tra l’altro irreversibili…), ma purtroppo si inserisce in un contesto giuridico di bilanciamento fra due diritti costituzionali: quello di tutela dell’ambiente e quello al lavoro umano. Il loro equilibrio è tutt’altro che facile da ottenere, anzi da impostare a tavolino, come dimostrano i mille altri esempi della realtà, fra cui spicca l’ILVA di Taranto. In quest’ultimo caso c’è pure un terzo diritto costituzionale in gioco, ancor più importante nel sentire emotivo dell’opinione pubblica, cioè quello alla salute dei residenti. E alla fin fine lo stallo giuridico fra i tre diritti, di pari lignaggio costituzionale, produce una situazione per cui… non si fa nulla e non si farà mai nulla. La logica direbbe di chiudere l’ILVA di Taranto, dopo di che vorrei capire quale soluzione lavorativa ci si inventa per i suoi dipendenti. Di conseguenze: i tarantini non moriranno più di cancro, ma in compenso moriranno di fame. Per le cave di marmo, i problemi di salute sono confinati ad alcuni casi di operatori direttamente coinvolti (che inalano polveri ecc), quindi statisticamente non rilevanti. per le cave il punto cardine è il contrasto fra la tutela dell’ambiente la tutela dei posti di lavoro, sia subordinati che imprenditoriali. Anche lì, però, non se ne uscirà mai, perché non ci sono alternative lavorative oggi proponibili. Viceversa il diritto ad arrampicare, così come quello di fare scialpinismo (anche quando c’è pericolo 5!) oppure quello di andare in MTB per le montagne, nonché tutti gli altri similari, non sono diritti giuridicamente riconosciuti, anzi non sono proprio dei diritti  agli occhi del sistema giuridico, per cui soccombono di fronte al diritto di tutela dell’ambiente. Ecco perché esiste il citato disequilibrio fra cave ed eventuali divieti a praticare discipline outdoor in nome della tutela dell’ambiente.

  74. “Relativamente al nutrimento, si potrebbe pensare che non conosci l’uso del fuoco”
     
    Oddio un ratto che pretende dar giudizi di scrittura e pure gourmet…

  75. Ratman in effetti è sempre stato un dispiacere per me non saper scrivere in maniera raffinata.

  76. Benassi
    Relativamente al nutrimento, si potrebbe pensare che non conosci l’uso del fuoco

  77. Fetido
    Ti ringrazio per le postille.
    Però,  nonostante io pensi che i miei interventi non abbiano un contenuto così importante che valga la pena di uno sforzo di comprensione,  ti dico, bonariamente,  che hai un rapporto rudimentale con la parola scritta.

  78. È strano che non si colga in una certa ossessione per alcune specie animali l’ossessione per la nostra stessa specie. Cosa che manifesta una certa contraddizione.

    E quale sarebbe la contraddizione? Pensi che ci proccupiamo della morte di un’aquila, di un lupo, ammazzati con qualche boccone avvelenato o presi al laccio col filo spinato e morti di stenti.  Mentre ce ne sbattiamo del genocidio dei bambini palestinesi, o dei missili russi che fanno strage dei civili ucraini?
    Smettila di sparare sentenze su chi non conosci, scendi per strada e svuotati la bocca infarcita di paroloni. Parla come mangi che è meglio.
     

  79. La storia nota del nostro pianeta testimonia di una certa indifferenza di ciò che chiamiamo “vita” per le forme in cui si manifesta.
    È strano che non si colga in una certa ossessione per alcune specie animali l’ossessione per la nostra stessa specie. Cosa che manifesta una certa contraddizione.

  80. Orsi lupi rapaci sono i nuovi aguzzini della coscienza.
    Come nell’antico Egitto, una casta sacerdotale al servizio del faraone, malversa anime desiderose di pentimento.

  81. Sterminiamoli tutti questi rompicoglioni di animali selvaggi di merda: orsi, lupi, aquile, avvoltoi. 
    Ma che cazzo ci stanno a fare?!! Nopn c’è più posto per chi è selvaggio.  Liviamoli di torno, a cosa servono? Solo a rompere le palle all’opera di noi uomini, veri ed unici depositari.
    Sono ammessi solo polli e maiali d’allevamento rimpinzati di mangimi chimici e antibiotici da farli ben ingrassare alla velocità della luce cosi da riempire gli scaffali della grande distribuzione, che ci vomita addosso i loro troiaiii.

  82. “fai di tutto per non esporre il tuo pensiero”
     
    Vabbé Fetido, pensiero…

  83. Quindi che ne pensi Ratman? perché non ci scrivi in latino la prossima volta così almeno è palese che fai di tutto per non esporre il tuo pensiero……
    Per quanto riguarda il tema io la penso come Alberto…ci vuole coerenza…..

  84. Hic sunt leones
    L’utopia di una terra selvaggia, primigenia, luogo della nostra redenzione, lavora alacremente.
    All’opera consorterie di nuovo conio, chierici di nuove e lucrose prebende affollano fondi pubblici.

  85. Se gli appassionati dell’outdoor non cambiamo mentalità, mettendo le proprie istanze in coda alla tutela  della Natura, il loro è solo un ecologismo di facciata, sbandierato unicamente per fare i fighi.

    Io non ho nessun problema a fare dei sacrifici per la salvaguardia dei rapaci limitando la mia libertà di arrampicata sulle pareti. Ma questa limitazione e rispetto ci deve essere anche dall’altra parte.
    E non come è accaduto alla parete del Solco d’Equi in Apuane, dove per decenni si è vietata l’arrampicata per proteggere l’aquila, quando li vicino l’attività di estrazione, con ruspe, camion, mega-motoseghe e mine,  distrugge le pareti.
    Quindi gli arrampicatori fanno un danno ai rapaci, l’estrazione del marmo con tutto quello che ne consegue, invece NO!!
    Strano però…?
    Si infierisce sempre sui più deboli.

  86. “dobbiamo esser disponibili a fare dei sacrifici, anche nella nostra spicciola quotidianità… Invece basta una qualsiasi ordinanza che vieta di arrampicare in una certa falesia…apriti cielo!”
     
    Campione indiscusso di “provocazione gratuita e fuori tema”…

  87. Io faccio il “tifo” per la Natura. Per le balene, per l’orso bianco, per il leopardo delle nevi. Per cui faccio il tifo anche per i gipeti e gli avvoltoi. Se vogliamo che NON spariscano per sempre (e, anzi, che tornino) dobbiamo esser disponibili a fare dei sacrifici, anche nella nostra spicciola quotidianità. Autolimitarci, in nome della priorità della Natura. Invece basta una qualsiasi ordinanza che vieta di arrampicare in una certa falesia (frequentata dai rapaci) e… apriti cielo! Se gli appassionati dell’outdoor non cambiamo mentalità, mettendo le proprie istanze in coda alla tutela  della Natura, il loro è solo un ecologismo di facciata, sbandierato unicamente per fare i fighi.

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