Solo, con i mezzi pubblici – 2

Solo, con i mezzi pubblici – 2
di Gian Luca Gasca (tratto da https://montagnedigitali.wordpress.com/)

Nel mio viaggio, partito da Trieste per arrivare a Nizza, non c’è nulla di nuovo se non il fatto che sono il primo a compierlo interamente attraverso l’uso di mezzi pubblici, principalmente attraverso bus e treni. In circa due mesi. Questa scelta ha una motivazione: quando si decide di fare una gita in montagna la macchina è il primo pensiero, così da arrivare il più vicino possibile all’imbocco del sentiero. Magari posteggiando in un parcheggio a 2000 m. Tema del progetto è anche quello di mostrare che è possibile vivere la montagna in modo responsabile, sfruttando le linee di collegamento pubblico. Per quanto il territorio sia impervio, esistono reti di trasporto che permettono di raggiungere tutti i centri, anche quelli minori e meno sfruttati turisticamente.

Questa volta vi racconto il mio incontro con un personaggio singolare, Stefano Unterthiner.

Stefano Unterthiner e Gian Luca Gasca al Forte di Bard. Foto: Riccardo Cavalcante
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Immortalare l’essenza della Natura
di Gian Luca Gasca
(Forte di Bard, appunti del viaggio, 28 luglio 2015)

“Non sono un alpinista, sono un naturalista: mi sono sempre fermato sotto i ghiacciai, la vetta per me è una cima da fotografare.”

Pizzetto, jeans e sandali. È Stefano Unterthiner, mentre passeggia per il forte di Bard. “La traversata delle Alpi?”: così mi accoglie, quando mi vede davanti all’ingresso della sua gallery. Due grandi passioni – la natura e la fotografia – che Stefano ha saputo unire, in un mix perfetto, diventando fotografo naturalista. Stefano è da sempre promotore della sostenibilità ambientale.

Vive in una delle regioni italiane con uno dei patrimoni naturalistici più ricchi dell’intero arco alpino, la Valle d’Aosta. La sua professione l’ha portato nel 2012 ad essere testimonial per un progetto di scoperta eco-sostenibile del territorio e delle riserve naturali regionali. Un progetto che definisce “ottimo sulla carta perché cerca di mostrare la Valle d’Aosta sotto un aspetto sostenibile, di mostrare quello che di unico ha veramente la Valle d’Aosta che è la natura”. Ma, come tutti i progetti ambiziosi, “la messa in pratica del progetto richiede ancora molto tempo per potersi realmente concretizzare. Soprattutto è necessario che il messaggio che il progetto vuole diffondere venga realmente applicato dai politici”.
Sempre parlando di sostenibilità ambientale in Valle d’Aosta, mi sorge spontanea una domanda sugli impianti sciistici. Segue una risposta immediata: “Direi che ne abbiamo abbastanza ed è il caso di fermarci”. Stefano si sofferma in particolare su un’area della regione, il comprensorio di Cime Bianche, il cui ingrandimento “andrebbe a rovinare l’ultimo vallone ancora intatto del Monte Rosa”. Una valle, la Val D’Ayas, che si trova al secondo posto per il turismo estivo dopo la valle di Cogne. “È una valle che non va protetta solo per i valdostani, ma per tutti. Chi fa turismo estivo qui lo fa perché è ancora intatto, è un tipo di turismo che vuole ancora una montagna integra”. I politici e gli abitanti dovrebbero capire che “la vera capacità di essere vincenti sta nel saper proteggere ciò che ancora abbiamo”.

Parlare con Stefano è piacevole, l’intervista si scrive quasi da sé: è un fiume di parole da cui però traspare la passione e la voglia di battersi per ciò in cui crede.

Parlando, arriviamo finalmente al suo regno, al luogo che l’ha visto nascere come fotografo: il Parco Nazionale del Gran Paradiso. Lo frequenta ormai da oltre 30 anni, ne conosce ogni animale. Animali che ha avuto occasione di incontrare e fotografare anche per il suo ultimo libro, Il sentiero perduto. Alla domanda su quale sia stato l’incontro più significativo nel parco, risponde con semplicità: “Quello che non ho fatto, il lupo”. Un animale molto difficile da incontrare sulle Alpi: “non ci sono riuscito perché in Valsavarenche sono scomparsi, in parte uccisi da automobili, in parte a fucilate fuori dal parco”. Stefano si concede infine una considerazione su come il parco sia cambiato nel corso degli anni, migliorandosi sotto molti aspetti. Ma “ci sono ancora molte cose da cambiare, perché il gran paradiso diventi un parco moderno. La figura del guardiaparco, così com’è utilizzata, è sprecata: dovrebbe essere il primo divulgatore del parco, dovrebbe essere il primo a conoscere e divulgare quello che offre il parco”. Nel parco, ma anche in molte altre aree montane, si sta poi diffondendo la moda degli endurance trail, corse di resistenza in montagna: “credo che sia un approccio un po’ superficiale alla montagna, uno specchio di questa nostra società. Capisco chi lo fa, la ricerca della sfida con sé stessi può essere entusiasmante, ma trovo che non sia così che si debba vivere la montagna, che si riesca a coglierne l’essenza. Correndo si passa accanto a tutto, senza soffermarsi su nulla”.

American Bay (Possession Island). Foto di Stefano Unterthiner-National Geographic, 2009
IMAGE IS FOR YOUR ONE-TIME EXCLUSIVE USE ONLY FOR MEDIA PROMOTION OF THE SEPTEMBER 2009 ISSUE OF NATIONAL GEOGRAPHIC MAGAZINE. NO SALES, NO TRANSFERS. ©2009 Stefano Unterthiner / National Geographic Ruling a remote, ice-free realm north of Antarctica, kings collect at American Bay on Possession Island for a month-long molt before pairing up to rear young.

Solo, con i mezzi pubblici – 2 ultima modifica: 2015-09-12T06:00:25+02:00 da GognaBlog

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1 commento su “Solo, con i mezzi pubblici – 2”

  1. sempre in Val d’Aosta, ma qui siamo su terreni mentali più interessanti dei tre grandi sogni del FAI per la Valle d’Aosta di Marco Magnifico.
    Certo i parchi e le persone che ci possano lavorare, i guardaparchi etc. sono un progetti che su cui varrebbe la pena fare foundrising… 😉
    .
    Sulla corsa in montagna, o meglio sul citato “endurance trail”, faccio una riflessione minore:
    io corro (insomma mi trascino facendo finta di correre) sui sentieri nelle colline sopra la mia inquinata città (Genova) e sono ben consapevole che correre in mezzo alla natura (va bhè qui in queste colline da day-after non è che sia proprio “natura”, ma quello che ne rimane…vedi mio vecchio articolo “Le colline che bruciano sul mare”) non è certo un modo per comprendere davvero qualcosa della natura (che qui nemmeno è montagna); in realtà si tratta di una fuga dalla città per qualche mezz’ora, per qualche ora, un tentativo misero dell’uomo misero (io stesso), lo ammetto. La fuga del prigioniero…
    .
    Poi il tutto è peggiorato dalla necessità di “omologazione collettiva” di noi cittadini (italiani) oggi, in ogni attività, sportiva, ludica, ricreazionale, arrampicatoria, alpinistica, qualsiasi cosa, prende senso se è una cosa che fanno “gli altri” e su cui gareggiare (in competizione ufficiale e regolamentata), vedi il successo di massa delle gare sportive di mountain bike, di trail running, etc.
    .
    Le corse di resistenza in montagna, appunto sono un esempio (estremo) di questo atteggiamento: la necessità di gareggiare con altri per arrivare primi in “qualcosa”, o il semplicemnte il far parte di una qualche gruppo in cui emergere per qualche eccellenza …
    Non ne faccio più di gare di endurance, un pò perchè non sono salutari fisicamente alla lunga, ma anzitutto perchè non sono salutari per la mente: è la rogna della competizione che mi fa vergognare di me stesso poi 🙂 Chiedo scusa per la digressione e chiudo on simpatico forse, aneddoto:
    Stamattina vado a fare la mia fantozziana solita corsetta solitaria, salgo su al forte Richelieu, un attimo di pausa in cima, ma qui subito mi trovo attorniato da decine di cani e padroni di cani ?! Cos’è sta roba? Dev’essre una nuova moda… Ora dI cazzate di gruppo ne ho viste di ogni qui su: squadroni in tuta militare che si sparano facendo finta di fare la guerra (softair o come si chiama), cacciatori di cinghiali ed uccellini ogni risma, che ti sparano addosso volentieri, gruppi di motocross / mototrial, corse di mountain-bike, corse di trail running, ma… questa dei gruppi organizzati di escursionisti-con-cani-in-libertà-al-seguito su per queste colline, è una roba che non avevo mai visto 😉 ovviamente è un nuovo piccolo problema perchè correndo veloce (…in discesa) si eccitano i cani che finalmente slegati (eh! siam mica in città!, dicono i padroni spavaldi) mi inseguono abbaiando inferociti…?! 🙂
    .
    Tutto questo per dire che siamo in un territorio con una densità umana molto elevata e riusciamo a trovare attività di svago che ci portano ad essere ammassati anche quando siamo “nella natura”… ! Furbi!
    sono uscito fuori tema ?

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