L’ordinanza ai fini di sicurezza a Tavolara è l’ennesima dimostrazione di quanto la nostra libertà sia sospesa assieme alla stupidità delle amministrazioni, ignoranti dei diritti costituzionali del cittadino. Nessuno vi può più arrampicare, né su roccia né su via ferrata. Unica eccezione prevista: le guide alpine in regola con l’Albo, ma senza clienti, bensì solo a scopo scientifico o di studio.
Tavolara: proibito arrampicare
A Tavolara non ci si potrà più arrampicare. Lo ha deciso il sindaco di Olbia, Settimo Nizzi, con un’ordinanza, volta a tutelare la sicurezza e prevenire gli incidenti. ”Troppe volte abbiamo assistito ad attività sportive su Tavolara svolte da persone non preparate e con un’attrezzatura non adeguata – ha detto il sindaco – Il risultato è stato un numero significativo di incidenti che hanno messo in grave pericolo la vita degli escursionisti”.
Nizzi ha dichiarato, inoltre, che la bellezza dei luoghi e il panorama mozzafiato del quale si gode dalla vetta dell’isola invitano anche individui privi di esperienza e capacità psico-fisica a raggiungere la cima. ”È nostro preciso dovere tutelare l’incolumità delle persone – ha proseguito il primo cittadino – Dopo un’accurata analisi della pericolosità del luogo e degli incidenti avvenuti, abbiamo deciso di adottare l’ordinanza che vieta di svolgere questo tipo di attività a Tavolara, se non ai soggetti in possesso della qualifica di guida alpina e della specializzazione di arrampicata sportiva, esclusivamente a scopo di studio e scientifico. Il provvedimento è stato adottato anche al fine di tutelare il nostro patrimonio naturalistico e culturale”.
L’amministrazione ha accuratamente valutato i rischi. Si sono studiate le condizioni di pericolo di frana rilevabili a Tavolara: emergono gradi di pericolosità elevati (Hg3) e molto elevati (Hg4) in tutte le pendici. Anche le analisi della carte del PAI, così come approvate dalla Regione Sardegna e pubblicate sul BURAS n.1 del 2 gennaio 2025, evidenziano una diffusa presenza di frane attive sull’isola, e, più in generale, una diffusa suscettività a fenomeni franosi.
”L’ultimo incidente in ordine di tempo è avvenuto pochi giorni fa, il 3 maggio 2025, quando un escursionista ha subito un infortunio mentre percorreva la Ferrata degli Angeli – prosegue Nizzi – A causa della particolare conformazione del luogo, impervio ed a quota elevata, le operazioni di soccorso hanno impegnato 14 tecnici del soccorso alpino delle stazioni di Olbia, Sassari e Nuoro, una motovedetta della Capitaneria di Porto, ed una equipe medica giunta con l’elisoccorso Areus di base ad Alghero. Se pensiamo che d’estate ci sarà un grande incremento delle presenze turistiche, escursionisti della domenica inclusi, le criticità per quanto concerne i soccorsi andrebbero ad aggravarsi e le persone da aiutare potrebbero trovarsi in maggiore difficoltà”.
La verità sull’ordinanza
In realtà quest’ordinanza è un favore del sindaco alla famiglia Marzano, proprietaria di gran parte dell’isola. Una disposizione che non poteva giuridicamente essere appoggiata sull’articolo 54, in quanto questo riguarda gli interventi urgenti e straordinari in un lasso di tempo limitato (tipo chiusura di un ponte per pericolo esondazione). All’ordinanza perciò è stata aggiunta la data di scadenza, fissata al 30 settembre 2025 (che per “combinazione” è anche la data della fine delle vacanze nell’isola della famiglia Marzano). Quindi, dopo il 30 settembre 2025, nessun problema.
A leggere bene le due ordinanze scritte “con i piedi”, è vietato salire alla cima, quindi si potrebbe camminare fino a 420 metri di quota…
Tavolara, rivolta contro il divieto di arrampicata: «Il sindaco ritiri l’ordinanza»
di Dario Budroni
(pubblicato su lanuovasardegna.it il 15 maggio 2025)
In cima all’isola soffiano venti di rivolta. L’ordinanza firmata dal sindaco Settimo Nizzi genera dure reazioni e anche i primi ricorsi in tribunale. Lo stop alle attività di arrampicata a Tavolara è considerato illegittimo ed eccessivamente rigido. Il gruppo del Partito democratico in consiglio comunale è sul piede di guerra e presenta una mozione per chiedere il ritiro dell’ordinanza. E poi ci sono le guide che, da anni e attraverso anche le vie ferrate, accompagnano fino alla vetta dell’isola olbiese anche turisti provenienti da tutto il mondo. Proprio le guide, assistite da un legale, stanno adesso costituendo un comitato. Questo il nome scelto: Tavolara Libera.
Il Pd
I dem bocciano l’iniziativa del sindaco. E presentano così una mozione, che è stata firmata dai consiglieri Ivana Russu, Antonio Loriga, Gianluca Corda, Maddalena Corda, Rino Piccinnu e Mariangela Marchio. «Pur condividendo la necessità di garantire l’incolumità pubblica, soprattutto in vista dell’aumento delle presenze turistiche e alla luce degli incidenti avvenuti negli ultimi anni, riteniamo questa ordinanza una risposta sbagliata e inefficace a un problema reale – dicono dal Pd – La sicurezza è anche per noi una priorità, così come è giusto evitare che eventuali interventi di soccorso gravino sulla collettività. Ma vietare in modo totale e permanente l’arrampicata e l’escursionismo non è una scelta lungimirante, né equilibrata». I consiglieri Pd proseguono: «Nella stessa ordinanza si ammette l’assenza di una regolamentazione organica per l’accesso all’area. È proprio questa la vera lacuna da colmare. Ancora una volta questa giunta dimostra la propria incapacità di affrontare le criticità con strumenti adeguati e si affida a divieti assoluti, come già avvenuto con lo smantellamento degli ecobox, la rimozione delle panchine o la chiusura anticipata degli esercizi nel centro storico. Quando non si è in grado di gestire, si vieta. Tavolara, la regina di Olbia, è un patrimonio naturalistico e paesaggistico unico, che merita di essere protetto e tutelato, ma anche reso accessibile in modo sicuro, sostenibile e controllato. Un divieto totale rischia di incentivare pratiche clandestine, penalizzare le guide professioniste del territorio e privare cittadini e turisti di un’esperienza che può invece essere valorizzata e regolata, come avviene in altre aree della Sardegna. Si pensi a Baunei con il Selvaggio Blu o all’accesso regolamentato a Cala Goloritzé». Oltre al ritiro dell’ordinanza i dem chiedono «l’apertura di un tavolo tecnico con istituzioni, operatori del settore, guide ambientali ed escursionistiche, rappresentanti delle comunità locali, per definire insieme un regolamento di fruizione controllata dell’isola, che tuteli l’ambiente e garantisca la sicurezza di chi desidera viverlo in modo responsabile». E infine: «Segnaliamo, inoltre, che l’ordinanza presenta profili di dubbia legittimità dal punto di vista giuridico, e per questo motivo ne chiederemo l’esame anche alla prefettura».
Le guide
Nel giro di pochi anni Tavolara è diventata una delle mete preferite dagli amanti della natura e dell’escursionismo. Ad accompagnare i gruppi organizzati, fino a Punta Cannone, sono le guide ambientali escursionistiche. «Siamo assolutamente contrari all’ordinanza. Innanzitutto invieremo una nota al prefetto, poi presenteremo un ricorso al Tar», dice la guida Massimo Putzu, olbiese, che parla a nome del neonato comitato. «L’ordinanza del sindaco presenta un vizio di forma – sostiene Putzu – Cita l’articolo 54 del Tuel, che fa riferimento a provvedimenti straordinari e imprevedibili. Ma qui non esiste nessuna procedura di urgenza».
Secondo le guide del comitato Tavolara Libera sull’isola non esistono particolari pericoli. «Negli ultimi anni il soccorso alpino è intervenuto pochissime volte – prosegue Putzu, che conosce Tavolara meglio delle sue tasche – In altri luoghi della Sardegna, come per esempio Gorropu, è capitato che i soccorritori siano dovuti intervenire più volte in un solo giorno. Persone che si sono fatte male senza che stessero neanche utilizzando le corde». Massimo Putzu, che due anni fa era stato assolto dal giudice di pace dall’accusa di aver invaso arbitrariamente la proprietà privata a Tavolara della famiglia Marzano, prosegue: «È come se il sindaco di Courmayeur chiudesse il Monte Bianco perché si sono verificati troppi incidenti. Lì simili provvedimenti non si prendono neanche quando c’è il pericolo di valanghe, perché le persone sono tenute a informarsi tramite i bollettini».
In altre parole, secondo le guide assistite dall’avvocata Edvige Baldino, se si chiude Tavolara bisognerebbe chiudere tutte le montagne del mondo. Inoltre, sostengono sempre dal nuovo comitato, si fa anche una certa confusione tra arrampicata e via ferrata, che sono due cose diverse. L’obiettivo del sindaco Settimo Nizzi è quello di limitare ogni tipo di attività, ma nell’ordinanza appena firmata si legge che vige «il divieto permanente di svolgere attività di arrampicate (individuali e di gruppo) verso la cima dell’isola di Tavolara». Insomma, il braccio di ferro all’ombra della madonnina di Punta Cannone è appena cominciato.
La petizione
a cura del Comitato Tavolara libera
Obiettivo della petizione
Chiediamo la revoca dell’ordinanza comunale che vieta l’accesso alla cima di Tavolara e l’avvio di un confronto pubblico per regolamentare l’escursionismo sull’isola in modo sicuro e partecipato.
Perché firmare?
Il Comitato Tavolara Libera, formato da Guide Ambientali Escursionistiche, ha presentato il 28 maggio 2025 un ricorso in autotutela al Sindaco di Olbia, evidenziando i motivi per cui il divieto imposto con ordinanza è illegittimo o comunque sproporzionato. Ad oggi, nessuna risposta è pervenuta, né dal Sindaco né da altri enti. Questo silenzio ci lascia perplessi.
Perché diciamo NO al divieto:
– Il rischio è generico e non contestualizzato. Le frane segnalate non impediscono la pratica escursionistica. In tutta Italia attività simili vengono svolte in zone con analoghi livelli di rischio.
– Il divieto si basa su norme d’urgenza non adatte a regolamentare l’uso ordinario di un sentiero di montagna.
– Gli incidenti sono pochissimi e riguardano escursionisti non accompagnati o privi di attrezzatura.
– Non si tratta di arrampicata sportiva, né di attività alpinistica, ma di escursionismo con un breve tratto attrezzato, come tanti altri sentieri presenti in Sardegna.
– L’accesso è già consentito alle Guide Alpine, per motivi scientifici o di studio: segno che il percorso non è impraticabile o pericoloso in assoluto.
Cosa chiediamo
Annullare l’ordinanza e regolamentare l’accesso alla cima.
Migliorare la cartellonistica e promuovere l’uso delle attrezzature di sicurezza.
Manutenere i tratti attrezzati per garantire un’escursione più sicura.
Collaborare con guide professionali esperte per garantire la sicurezza e la tutela dell’ambiente.
Avviare un tavolo tecnico con operatori, guide, associazioni ed enti locali.
Aiutaci a far sentire la voce di chi ama Tavolara
Tavolara è un simbolo di Olbia e della Sardegna. Un luogo unico, da vivere in modo sicuro e consapevole. Vietarne l’accesso significa togliere ai cittadini un patrimonio naturale e culturale che dovrebbe invece essere tutelato attraverso il confronto e la regolamentazione, non con divieti indiscriminati.
Firma e condividi questa petizione per chiedere al Sindaco di Olbia e al Consiglio Comunale di revocare l’ordinanza e costruire insieme un futuro sostenibile per la sentieristica sull’isola.
L’ordinanza
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Caro Carlo, oggi diamo inizio a una serie di esercizi della mente che ti faranno bene (lo dico senza ironia!): imparerai a non pretendere sempre l’ultima parola.
Oggi, per esempio, lasciamo l’ultimo commento a me. Io scrivo, tu leggi e poi basta.
😀 😀 😀
🙃 Li avevo notati anch’io
Ma i 2 moschettoni nella foto non dovrebbero avere la leva a valle?
Quanto se secondo punto, nel merito dei vari temi io entro SEMPRE nei contenuti (tanto nei miei articoli che vengono pubblicati, quanto nei commenti ad articoli altrui) e/o fornisco SEMPRE informazioni che chiariscono la situazione. Anzi è proprio questo che spiazza e che soprattutto infastidisce. Qui i primi commentatori si sono scagliati contro il sindaco “reo” di aver imposto una misura autoritaria, ma quasi mai i commentatori conoscono davvero tutta la disciplina delle ordinanze. Naturalmente io l’ho semplificata, sintetizzandola nel minimo indispensabile per poter ragionare, tutti, su qualcosa di sensato. Altrimenti si parla a vanvera, per esempio si dice che il sindaco deve assicurare ai cittadini la libertà di movimento, quando invece, per legge, il sindaco, dove ricorrano le condizioni, deve intervenire su tale libertà ed anche limitarla, privilegiando la sicurezza dei cittadini. Se non è chiaro questo assioma, che cito per puro esempio, si parla senza cognizione di causa. Ne vengono fuori solo chiacchiera da bar e sfottò da stadio. Ma così è concettualmente sbagliato. Il dibattito deve essere congruo, non una incontrollata espressione di scemenze, sennò non è un dibattito, è una sfilza di cazzate e basta. Molti altre lettori non lasciano il proprio contributo proprio per questo grande limite che prende spesso il Blog. Confermo inoltre la mia tesi di fondo, ovvero, che la riottosità a dibattiti congrui proviene in genere da chi si aspetta che il Gogna Blog sia il tazebao della ribellione all’ordine costituito, per cui (ad esempio) “dalli al sindaco autoritario e colluso”, che da un lato vieta ai poveri arrampicatori il diritto di divertirsi e dall’altro ha le mani in pasta con i proprietari dell’isola… Io non conosco detto sindaco (ma direi a naso neppure il 90% degli altri) e dico che: 1) il sindaco è stato regolarmente eletto dai residenti: sono tutti stupidi e/o collusi a loro volta?; 2) le ordinanze sono abrogabili seguendo i meccanismi previsti dalla legge; 3) se poi il sindaco si è macchiato di veri e propri reati, lo si può denunciare presso le autorità di pubblica sicurezza. Chi protesta a gran voce contro gli atti di questo sindaco, a questo punto sa come deve agire. Ma in realtà non vi interessa “agire”, vi interessa solo “protestare”, contro l’autorità costituita , qualunque essa sia (oggi il sindaco, ieri il Governo, magari domani Netanyahu…). Chi ha questo approccio e lui che “uccide” i dibattiti, non chi apporta contenuti costruttivi come il sottoscritto.
A parte che ricevo anche espressioni di condivisione sia delle idee che espongo che della modalità con la quale procedo (il fatto che tali espressioni di condivisione avvengano “in privato” non le fa vedere a molti lettori, ma non per questo valgono meno), vi dimenticate che il mondo è fatto di persone varie. Ci sono anche gli antipatici. Che poi le definizioni sono del tutto soggettive e relative, per cui le persone che considerano me antipatico, probabilmente sono ai miei occhi “antipatiche”. Se ci mettiamo a fare una selezione su chi ha diritto a scrivere e chi no (ma poi in base a quale criterio? quello della simpatia/antipatia? Ridicolo!), tanto vale che si chiuda definitivamente lo spazio dei commenti. Già qualche mese fa un commentatore ha sottolineato che le discussioni muoiono quanto diventano della serie “tutti contro Crovella”. Costui vi stigmatizzava, e per un po’ si è andati via lisci, poi ogni tanto si riprende. Ma in realtà il “vizio” è imputabile a chi si macchia di tale errore e non al sottoscritto.
crovella, quando distribuivano simpatia e senso dello humor non eri in coda, è evidente!
Ciò detto vado al punto dritto come un intercity: tu il più delle volte non fai altro che asciugare le discussioni andando a spaccare il capello in due e massacrando lo scroto del sottoscritto e di altri che di fatto abbandonano tali discussioni. Non ho neanche reagito alla tua pessima reazione, te lo hanno fatto notare altri, basti questo. I 3/4 degli utenti i tuoi post non li legge, altri sono scappati, qualche persona con molto tempo libero ti risponde per le rime ma alla fine devi avere l’ultima parola. Troppo spesso entrando in maniera non costruttiva, dall’alto di un’autoproclamata posizione di “so tutto io” che si esaurisce nell’autocelebrazine di saperne più del tuo interlocutore..
Bene, se sai tutto tu, perché non FAI QUALCOSA? Proponi qualcosa, porta avanti la discussione, muoviti. Ho detto una cazzata che non condividi? Benissimo! Mica me la prendo, anzi, imparo ogni giorno! Ma la discussione procede dicendo: questo (SECONDO TE) è sbagliato, bisognerebbe forse agire così e cosà. Io e altri rispondiamo con domande o obiezioni e si procede. Lo spazio di discussione non serve a far vedere che ne sai di più, ma ad andare avanti. Se no, non me ne frega nulla! Lo trovo noioso e sterile, infatti diserto il 90% delle discussioni, e se provo a muoverti una critica per farci due risate e una riflessione e mi rispondi come hai risposto… ma salvati, per carità! Io sto benissimo e porto avanti discussioni interessantissime in 100 salotti fisici e anche virtuali. Questo è uno di quelli che frequento meno, sempre di meno.
E adess, caro me fioeu, te saludi! Che vado a rampegà
Le discussioni le uccidete voi, quando, come al commento 38, vi spostate esclusivamente sul terreno degli sfottò da stadio, perdendo ogni aggancio con il tema dell’articolo e quindi del dibattito. Quella “espressione”, che alcuni chiamano perculina, è la morte di qualsiasi dibattito, indipendentemente dalla mia convinzione che essa sia già la cartina di tornasole di una generale frustrazione di fondo di chi la manifesta. Infatti se si scivola nella “necessità” di sfottere, è perché non si è minimamente interessati al tema del dibattito. In precedenza io ho invece apportato degli elementi di completamento delle informazioni in merito al tema dell’articolo, perché è emerso che qualcuno ha le idee confuse sull’argomento generale delle ordinanze comunali, sulla loro legittimità o meno e su come eventualmente farle abrogare. Prima di esprimere opinioni in merito, è opportuno avere una infarinatura di base, altrimenti si fa la figura di chi vuole parlare del campionato di calcio senza neppure conoscere il regolamento tecnico sottostante.
“Alè, solita sbrodolata rancorosa dell’ennesimo alter ego, che gira ramingo e infelice, ma che poi si “sgama” da sé perché non sa trattenere il livore che caratterizza profondamente la sua misera esistenza e la sua sgraziata persona. “
Direi che non c’è proprio traccia di rancore e tantomeno livore nell’intervento di Ricky, ma una notevole dose di perculina.
Fin dall’incipit, invece, tua risposta sembra piuttosto ispirata da questi sentimenti.
Oltre che infarcita di insulti piuttosto gratuiti e squallidi…ma ancora una volta definisce molto più te di lui.
Quello che segue è semplicemente inutile.
oggi alle 11 in via Roma si terrà il funerale della discussione in atto, tristemente mancata all’affatto dei suoi cari
Alè, solita sbrodolata rancorosa dell’ennesimo alter ego, che gira ramingo e infelice, ma che poi si “sgama” da sé perché non sa trattenere il livore che caratterizza profondamente la sua misera esistenza e la sua sgraziata persona. Figuriamoci se mi intacca l’opinione di un poveretto del genere. Anzi attendo con ansia la riproposizione di brani tratti dai mie libri, azione che il povero ramingo concepisce come atto per denigrarmi e che invece rinverdiscono nel pubblico curiosità e interesse per i libri stessi, con qualche nuovo acquisto… come è avvenuto alcuni mesi fa.
Le discussioni, intese come dibattiti, sono interessanti, anzi forse sono il sale della vita, ma devono trovare in sé una sana linfa che le alimenta. Perché ciò accada, i dibattiti debbono poggiare su corrette fondamenta concettuali. Altrimenti si tratta solo di fisime mentali, di chi la spara più grossa, di pippe fanciullesche di chi vorrebbe vivere nel paese delle meraviglie, che, per definizione, non esiste. Nel caso di specie, io non sono né a favore né contro il sindaco in questione. Non escludo, a tavolino, che possa anche aver emesso ordinanze scorrette e prive di fondamento, ma basta che gli interessati le facciano abrogare seguendo i meccanismi previsti dal modello giuridico. Inutile fare proclami in stile barricaderi da strapazzo, se poi non si agisce pragmaticamente secondo le regole previste dal ns modello. Se poi il sindaco, questo o un qualsiasi altro sindaco in un qualsiasi altro contesto, si macchia di atti poco chiari o addirittura in violazione di legge (cioè: reati), lo si denuncia alla Procura delle Repubblica. Semplice, no? Ricordo infine che un sindaco non arriva alla carica con un colpo di stato o un atto di imperio, ma perché regolarmente eletto dai residenti. La domanda è: se questo sindaco è così colluso con i Marzano, come viene affermato, e fa con loro (o cmq li “aiuta a fare”) cose sporche, come mai la maggioranza dei suoi concittadini lo ha eletto? Non lo si conosceva prima dell’elezione? Magari è così (difficile però, nei piccoli centri ci si conosce tutti fin da bambini…), ma allora perché nessuno lo denuncia adesso? Ammesso che esista una risposta razionale a tale domanda, essa non può che essere: la popolazione locale ha interesse che venga mantenuta questa situazione, perché fa comodo a tutti
È più probabile che Crovella sia andato a piedi sulla luna che gli Usa con l’Apollo 11.
E buttiamola in vacca…
@ 38
Per me, anziché di Carlo Crovella da Torino, stai parlando di Nembo Kid dal pianeta Kripton.
😀 😀 😀
P.S. Carlo, tu che dici? Concordi o discordi?
Crow-hella (Wikipedia) noto con lo pseudonimo “crovella” pare sia l’unico essere umano laureato in qualunque facoltà italiana e straniera in qualunque materia. Magister ubique docendi, ha parallelamente conseguito un curriculum alpinistico superiore a quello di Ueli Steck e Adam Ondra combinati. È anche l’unico italiano ad essere andato sulla luna. A PIEDI!
Magistrale controfigura di Rocco Siffredi nonché l’uomo che ha creato Chuck Norris, è anche (tra le altre 134 aziende che possiede) l’ideatore di Tesla e Starlink, di cui è segretamente il maggior shareholder.
Dorme 20 minuti a settimana, sa filare una corda dinamica da 9.2 omologata UIAA a mano in 4minuti e 34 secondi riciclando i peli del suo gatto.
Candidato a 16 nobel e 8 oscar, ha appena rinunciato con modestia a diventare papa per fare un favore al suo vecchio amico Donald.
Nato il 30 febbraio di 4,55 miliardi di anni fa, per noia ha creato la terra.
È dispettoso e adirato per via del fatto che gli sia sfuggita di mano la precessione degli equinozi e la successiva modifica del calendari, che gli nega la gioia del compleanno.
In questo blog, per puro divertisment si diletta nel cercare di uccidere qualunque discussione.
Pare che lo faccia risolvendo con la mano sinistra il problema che scervella gli astrofisici sulla quantità di antimateria presente nell’universo, ma questa voce non è verificata.
Siccome non c’è invece una norma che penalizza i sindaci in caso di ordinanze infondate, esiste un’asimmetria giuridica che e implicita nel sistema. Se il sindaco si dimentica dell’ordinanza è colpevole, se il sindaco emette un’ordinanza per eccesso di prudenza nessuno può punirlo. Allora ne deriva che pur di star tranquilli i sindaci emettono ordinanze in stragrande eccesso.
In ogni caso lo stesso sistema giuridico prevede gli strumenti con i quali qualsiasi cittadino, anche a titolo individuale, può agire contro ordinanze comunali che egli giudica ingiuste e infondate. Lo strumento più diffuso è il ricorso al TAR. E’ ovvio che l’alpinista che trova sbarrato l’accesso alla via mica ricorre al TAR, cambia obiettivo. Ma per situazioni più complesse e aggrovigliate come il caso raccontato, chi ha interesse a fate decadere le ordinanze comunali ha tutto il tempo e le occasioni per depositare il o i ricorsi al TAR. Come mai nessuno si muove in tal senso? Questa è la “veta” domanda del caso descritto.
Il meccanismo è foriero di responsabilità a carico dei sindaci “al contrario”. Ovvero il sindaco che per negligenza non vieta (con un’ordinanza) un tratto pericoloso e li capita un incidente, va nelle grand per negligenza. Per evitare queste situazioni, nel dubbio i sindaci emettono le ordinanze e vanno a dormire tranquilli. Infatti se c’è un ordinanza di divieto e cio’ nonostante un cittadino ci va lo stesso, quando accade l’incidente e’ colpa (giuridica) del cittadino e non del sindaco. Se invece il sindaco non ha emesso l’ordinanza, in caso di incidente la colpa giuridica del sindaco, a meno che lui riesca a dimostrare che la co dizione di pericolo non era ancora nota ne’ prevedibile. Cmq per il sindaco sono grane e viene indagato. CONT
Si intrecciano diversi discorsi. Quello base è che proprio per evitare due pesi e due misure il ns sistema giuridico si applica allo stesso modo su tutto il territorio nazionale, quindi dal bagnasciuga alle più alte vette di confine. Dal punto di vista giuridico non c’è differenza fra un morto in un incidente stradale in centro a Milano e un morto in un incidente alpinistico sul Pilone Centrale. Come indagano le procure è uguale, i principi giuridici sono gli stessi e il concetto di “colpa” (imprudenza, imperizia, negligenza) sono gli stessi. Questo esclude che possano esserci territori estranei all’applicazione del modello giuridico (in caso di ipotetico cambiamento di tale modello non sarebbero CAI, Guide, ecc a occuparsene ma una profonda riforma costituzionale che nessuno affronterà mai). Come si inseriscono i sindaci in questo discorso più ampio. In sindaco deve preoccuparsi di vietare l’accesso a zone pericolose, in attesa che vengano rimesse in sicurezza o che ci tornino per evoluzione naturale. Non c’ differenza fra il sindaco di, poniamo, Camogli che vieta la passeggiata lungo il mare perché il terrapieno e pericolante, e il sindaco di Valtournache che vieta la salita della Cresta del Leone perché ci dono stati numerosi crolli. CONT
A me sembra di avere capito che a Tavolara c’è un problema di passaggio su terreno privato. Che un sindaco ignorante creda che tutti siano come lui, non è la prima volta.
Le guide alpine che salgono a Tavolara sono pochissime e consentendo solo a loro l’accesso, a parte le implicazioni legali sull’abuso di professione da parte di abusivi vari, si ridurrebbe il traffico di molto.
Personalmente sono contrario all’imposizione di una guida (in Sardegna forse si arriverebbe a imporre anche una abusiva, ‘tanto…) per andare ovunque. Deve restare una scelta di ognuno. Anzi, da guida, ho sempre sostenuto che è meglio Non ricorrere alla guida alpina e fare cose alla propria portata, dandomi volentieri la zappa sui piedi. Ognuno ha i suoi gusti.
Sulle responsabilità dei sindaci ce n’è per tutti i gusti.
Per esempio se io fossi il sindaco di Baunei o di Dorgali non dormirei più.
Tutte le calette sono a fortissimo rischio di frane eppure ti fanno pagare un ticket d’accesso e TI DICONO CHE È PER LA TUA SICUREZZA. C’è anche scritto nel tabellone di plastica che c’è al parcheggio.
Insomma, è un bel casino e le cose in questo caso possono funzionare solo in presenza di un sindaco alpinista o escursionista. Altrimenti dobbiamo beccarci queste assurdità.
Abusivismo a parte…
se non sono neutri e imparziali c’entrano eccome!!
Crovella in uno stato serio e civile non ci sono due pesi e due misure, non ci sono i privilegi, non si fa i forti con i deboli, non si fanno favoritismi. La legge dovrebbe essere uguale per tutti. I giuristi che se la fanno tornare non li rispettiamo.
Rik #26, mi sono spiegato male: intendevo aggiungere gli incidenti sul lavoro come impattanti sul SSN vicino ai feriti da calcetto.
E rispondo anche a Crovella: la vera utopia è che questo sistema si interessasse a far rispettare le regole che già esistono su ciò che realmente conta delle nostre vite.
Il lavoro appunto.
O l’inquinamento e il rispetto dell’ambiente.
Ma so che non capisci.
https://youtu.be/lsxYreFimUM?si=BcndnuUHQKz4Hg9m
Dovreste farvi spiegare da un giurista che da noi è in essere un modello giuridico che regolamenta tutta la nostra esistenza (in montagna come in città) e rende impossibile le vs utopie. Non c’entra nulla il CAI e neppure i poveri sindaci. Tale modello giuridico, che ribadisco esiste dalla notte dei tempi, è rigido per definizione, per cui non è possibile prevedere delle “eccezioni” come, ad esempio, per i terreni di avventura. Altrimenti ad una eccezione, se ne aggiunge una seconda e poi un’altra e poi un’altra ancora e alla fine tutte le fattispecie sono delle “eccezioni” e il modello giuridico non ha più motivo di esser applicato… quindi si entra nell’anarchia totale. Una società organizzata non può esimersi da avere un modello giuridico rigido. Tutto ciò non c’entra, almeno in prima battura, con il tema dei costi del soccorso: è una questione di principi giuridici.
Come ho già avuto occasione da dire, qualche anno fa, ad un testa di …… , che voleva imporre la guida alpina per arrampicare sulla montagna abruzzese, tipo Gran Sasso.
e io vengo con te!!!
@matteo ho volutamente escluso gli incidenti sul lavoro perché “necessari” e quindi normati e regolati da altre dinamiche. Non posso definire il cantiere “terreno d’avventura”! Come pure le strutture indoor, ove c’è un vincolo commerciale fra utente e struttura e “pago quindi pretendo”. Non entro nello specifico per non perdere di vista l’obiettivo come fanno alcune guide di vario titolo, abusivi e presunti tali, che parlano di soldi e basta (e ci sta, ma a me non frega nulla). Aggiungo che se poi si dovesse insinuare il principio che solo con la guida si può andare in montagna, parto per le crociate!
Pienamente d’accordo con Riky anche se ha dimenticato di citare gli incidenti sul lavoro che ormai abbiamo superato i tre morti al giorno!
il CAI, le GA, la FASI, l’AIGAE, la UISP (con anche babbo natale e la befana se necessario) dovrebbero mettersi a un tavolo e proporre a chiare lettere un iter parlamentare per sancire il diritto di chiunque a fare il ciò che ritiene più opportuno sancendo un principio di responsabilità individuale. Un principio che sancisca a chiare lettere che esiste uno “spazio di avventura” (chiamiamolo come volete, questo mi sembra funzionale) nel quale di definisca che ogni cristiano che va per monti, che sia per funghi, a pescare trote o a fare una via di A5 lo fa sotto la propria responsabilità (come ogni ciclista della domenica!), sgravando tutti gli attori non protagonisti da rotture di cocones. Tali attori sono sindaci, amministratori, ma anche chiodatori, attrezzature di sentieri, ferrate etc etc. Vai a fare una ferrata e ti rompi una gamba? Bene, anzi: mi spiace, ma sono cazzi tuoi. Il chiodo non ha tenuto? Il sasso su cui stavi saltando per raggiungere il porcino dei tuoi sogni non era stable? La trota da 40kg ti ha trascinato nel torrente e sei annegato? Nessuno ti ha obbligato a partire per tali avventure quindi… è come se fossi caduto in bici. Ti lecchi le ferite e se non basta chiami il soccorso.
E al primo che mi dice: ma chi paga? rispondo: testa di kazzo! Quella cosa che avete fra le orecchie non è un divisorio inerte ma si chiama cervello. Usatelo e riflettete sui numeri e sui costi. Siamo per nostra fortuna in uno stato dove, anche se per poco, c’è un sistema nazionale sanitario. E se c’è qualcosa che grava per costi sul SSN è il calcetto, con 300.000 ricoveri dichiarati l’anno. Poi ci sono gli incidenti domestici, il fai da te miete più vittime in un w-e che la storia dell’alpinismo nel suo completo! Quindi a quelli che fanno i forti coi deboli ma i deboli coi forti consiglio ottime letture sui dati statistici prima di dire sciocchezze. E scusare se ho detto “sciocchezze”. Saluti e abbracci
L’ordinanza è piena di vizi, lo capirebbe anche un’idiota.
Infatti è già stata modificata.
https://www.lanuovasardegna.it/olbia/cronaca/2025/05/19/news/tavolara-dietrofront-del-sindaco-il-divieto-di-arrampicata-valido-solo-per-l-estate-1.100708695
Il problema dell’abuso della professione di guida alpina esistente su tutta l’isola (unico caso in Europa), resta. Secondo me è il problema più grave e con molte più implicazioni dell’orticello dei Marzano.
Da guida alpina lo dico con tristezza perché il Sardegna ora le guide alpine ci sono e devono fare i conti con i mille (a dir poco) adempimenti economici e pratici a cui ci obbliga la legge, mentre operare nell’illegalità solleva da ogni ostacolo.
All’atto pratico potete benissimo fregarvene delle ordinanze comunali, questa come qualsiasi altra, solo che violate norme giuridiche. E’ come passare col rosso al semaforo: se non c’è il vigile proprio lì in quel momento, nessuno vi dà la multa. Ma se c’è il vigile, non può far altro che appiopparvi la multa. Inoltre se c’è davvero una situazione di pericolo (sto parlando in generale, non con riferimento al caso di specie), quando vi inoltrare in violazione di legge, in caso di incidente ecc, la vs. situazione si complica assai… Ognuno è responsabile delle conseguenze delle proprie azioni.
Se non mi avete mai neppure incontrato di persona, come fate a insinuare che sono “grasso”?
Grazia Pitruzzella al #18: per essere precisi, si tratta della figura di ASPIRANTE Guida Alpina di primo livello.
Si toccano gli interessi delle guide ,qualcuno si lamenta e i soliti piccoli potentati ne approfittano….non c’è niente da aggiungere si chiama Italia ….continuate ad andare a scalare perché se non ci si ribella almeno col nostro tempo libero si diventa tutti dei vecchi malmostosi e grassi come crovella
Skeno al 4: da qualche anno esiste la figura della guida alpina di primo livello, anche per colmare la lacuna che hai illustrato, nonostante le riserve e le perplessità del caso.
Pappa e ciccia! complimenti!
Il problema di Tavolara non è l’arrampicata, o le guide più o meno abusive.
Il problema si chiama Marzano, ovvero il padrone della quasi totalità dell’isola, e sodale del sindaco Nizzi. Il problema si chiama abusivismo, condonato per decorrenza dei termini di legge.
https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2025/01/28/cantiere-edilizio-a-tavolara-arriva-la-prescrizione/
Altro che vietare l’arrampicata.
Finchè non ci sara chi se ne frega di queste ordinanze.
le ordinanza di un qualsiasi sindaco (e su qualsiasi argomento) sono impugnabili al TAR. Quindi chi non ritiene che l’ordinanza in questione (sul cui contenuto io non mi addentro) sia infondata o addirittura sbagliata ha gli strumenti per contrastarla. Frignare non serve a niente e non risoclve la questione. Più in generale i sindaci NON hanno l’obiettivo di garantire la libertà di movimento dei cittadini, ma piuttosto di vietarla quando ricorrano le condizioni di pericolo. Poiché queste ultime sono difficilmente valutabili nell’intensità e negli sviluppi, ogni sindaco per non avere patemi d’animo emette preventivamente ordinanze di questo tenore. Non che credo che nessun giudice imputerà a un sindaco l’eccesso di prudenza aprioristica (anche se si traduce in limitazioni di movimento per i cittadini – al limite, dietro ricorso, il TAR annulla l’ordinanza, ma nessun giudice mette sotto processo un sindaco perché ha posto dei divieti preventivi in un’ottica prudenziale). All’opposto, se il sindaco, anche in buona fede, si macchia di negligenza (ovvero c’erano dei pericoli e lui non ha emesso le ordinanze in questione) su di lui pesano gravi, se non gravissime, responsabilità giuridiche. Tale asimmetria non è colpa dei sindaci, ma è implicita nel nostro modello giuridico. Poiché non si cambierà mai il modello giuridico (ipotizzarlo è da fanciulli ingenui) , a suddetta asimmetria resterà strutturalmente e il fenomeno delle ordinanze preventive è destinato a dilagare. infatti, nel dubbio, il sindaco emette l’ordinanza e va a dormire tranquillo.
E chi non è accompagnato da guide ?A Tavolara è più pericoloso che a Cala Gonone ?
Le Guide Ambientali Escursionistiche non possono accompagnare su sentieri attrezzati, nonostante una fuorviante sentenza di assoluzione proprio di un Tribunale sardo e su cui AIGAE aveva pubblicamente espresso forti perplessità.In polemica con AIGAE su questa ferma posizione, laddove la sentenza 459/2005 della Corte Costituzionale stabilisce per sempre la non esclusività nell’accompagnamento escursionistico da parte di professionisti del Collegio Guide Alpine ma chiarisce anche la linea invalicabile dell’accompagnamento in ascensioni (“corda, piccozza e ramponi”), alcune guide sarde erano uscite già nel 2013.AIGAE, Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche con oltre 3700 associati in tutta Italia di cui oltre 300 in Sardegna, non sosterrebbe legalmente e assicurativamente eventuali associati che accompagnassero su attrezzate e ferrate.Proprio per il rispetto di quella sentenza di Corte Costituzionale, chiara e definitiva che fissa i veri limiti ed esclusive nell’accompagnamento outdoor. Una pietra miliare, non sempre accettata da tutte le categorie. Soprattutto psicologicamente, ma tant’è…Detto questo, non ha veramente senso la logica di limitare sia le GAE nelle attività di semplici escursioni nelle parti non attrezzate, che l’attività delle Guide Alpine nelle restanti aree anche con i clienti accompagnati. È contraria a ogni logica e stravolge il senso di valutazione del rischio, dell’ingegneria della prevenzione e della sicurezza.
…”I quali soggetti potranno solo svolgere le suddette attività esclusivamemte a scopo di studio scientifico”… suona come una presa per il culo culossale ops colossale.
Camilleri poteva trarne un libro da questa vicenda.
Pomodoro batte Guida , almeno cosi sembra in questo round.
Il primo dovere di un sindaco è difendere la LIBERTÀ delle persone. E non certo creare dei privilegi.
Altro esempio di funzionari pubblici e politici ARROGANTI che infieriscono sui più deboli limitando la libertà delle persone. Oltre tutto ordinanze emessa da chi non ha le compeenze, le conoscenze tecniche in campo alpinistico. Quindi su che base decide di mettere questi divieti?
Inoltre perchè si vietano certe attività ritenute pericolose e non altre che lo sono altrettanto se non di più visti i numeri degli incidenti?
Come mai se la velocità viene ritenuta una delle maggiori cause di incidenti stradali, si permette di costruire macchine che possono fare i 200 all’ora per strada?!?!
Come mai lo stato vende le sigarette se il fumo fa venire il cancro?!?!
Non gli conviene allo stato perchè ci puppa soldi alla faccia della salute dei suoi cittadini?
Forse per convenienza?
Forse perchè si è di parte?
Per miopia?
Per pubblicità politica e garantirsi i voti?
Alla fine è più semplice infierire sui più deboli, sulle minoranze.
Anche questo caso dimostra che i comuni sono nocivi e che sarebbe dovere dello stato limitare l’autonomia locale dentro confini molto circoscritti, pena la decadenza.
P.S.: siamo due Mattei differenti e pregherei quello del #5 di modificare il suo nick, non perché non sia d’accordo con lui ma per evitare confusione
”Troppe volte abbiamo assistito…persone non preparate…un’attrezzatura non adeguata – ha detto il sindaco …la bellezza dei luoghi e il panorama mozzafiato …invitano anche individui privi di esperienza e capacità psico-fisica a raggiungere la cima.”
”È nostro preciso dovere tutelare l’incolumità delle persone ”
“vietare di svolgere questo tipo di attività a Tavolara,”
A me impressiona la rivendicata mancanza di logica e la stupidità alla base della decisione del sindaco.
Provate ad applicare il ragionamento a un’altra attività: è pieno di gente che va a sbattere in auto, quindi vietiamo a tutti di guidare oppure ogni anno annegano 350 persone in Italia, quindi vietiamo di fare il bagno
Se non fosse che si e’ toccato il portafoglio alle guide sarebbe passato tutto sotto silenzio.
La situazione abusivi in Sardegna è sicuramente fuori controllo, ma non è neanche giusto che per portare qualcuno ad arrampicare a Tavolara si debba essere Guida Alpina. Dovrebbero esistere “brevetti intermedi”.
In Sardegna si può essere ottimi rocciatori abilitati a portare clienti anche senza aver mai visto il ghiaccio o la neve.
E comunque dite al sindaco di Olbia di chiudere anche le spiagge, che un sacco di gente annega ogni anno.
Sono due problemi diversi, anzi tre, e mescolarli confonde ancor più le idee alla pubblica opinione. Le guide non autorizzate (cioè NON Guide alpine) vanno riportare sotto controllo, a prescindere dalla pericolosità contingente dei luoghi, ai sensi della normativa nazionale: si tratta di esercizio abusivo di professionale tutelata. Altro discorso è quello del sindaco che ritiene ci siano condizioni di pericolo per i cittadini: è sua facoltà emettere ordinanze in tal senso. Non sono scandalizzato e per il perverso modello giuridico in cui viviamo (=sindaci responsabili di ciò che accade nel territorio comunale, per cui, senza saper né leggere e né scrivere, essi VIETANO a priori, così si mettono dalla parte della ragione), è fisiologico che vengano emesse ordinanze di tale natura. Nei comuni alpini/appenninici, durante i mesi innevati, per “anticipare” il pericolo valanghe, vengono emesse ordinanze che vietano “qualsiasi attività fuoripista”. anzi ho notato che fino a qualche tempo fa nel testo di tali ordinanze si citata espressamente il solo scialpinismo, ma poi si è capito che anche ciaspolatori, escursionisti, ghiacciatori (=cascate) ecc si espongono ai medesimi pericoli. Per cui ora si utilizza l’espressione più ampia e di fatto si vieta a tutti di andare in terreno aperto se innevato. Infine terzo discorso è mescolare la valutazioni su decisioni nazionali (=legge sulla caccia) con le ordinanze comunali. Si tratta di due piani giuridici completamente diversi. La dimostrazione è che le ordinanze comunali di divieto di attività e/o di divieto di accesso a specifici luoghi del territorio comunale vengono emesse da sindaci di ogni colore politico. Quindi l’indirizzo politico nazionale non c’entra nulla e non potrà mai, stante il nostro modello giuridico, sopravanzare il potere decisionale dei sindaci. Cioè non arriverà mai una legge che, dall’altro, impedirà ai sindaci di emettere le ordinanze preventive. Infatti: o togli le responsabilità giuridiche gravanti sui sindaci in termini di loro negligenze oppure lasci loro la facoltà delle ordinanze preventive oppure… non ci sarà più nessuno disposto a fare il sindaco e finiremo nell’anarchia più totale. Non solo per i temi connessi all’alpinismo e all’arrampicata.
Beh dai non possiamo più arrampicare però adesso possiamo andare a sparare ovunque.
Italia repubblica dello snack al formaggio
Non è l’accesso alla cima di Tavolara, attraverso via ferrata o di arrampicata sportiva o alpinistica, che va vietato. Ma l’abuso di professione di guida alpina da parte di guide escursionistiche che per legge non possono accompagnare persone lungo itinerari in cui si usa la corda. Purtroppo tutta l’isola è nel caos legislativo da questo punto di vista, perché le leggi dello Stato, applicate su tutte le Alpi, Appennini e vulcani, in Sardegna sono puntualmente trasgredite con il benestare delle locali amministrazioni.
Finché non si risolverà questo enorme problema, esisteranno situazioni irregolari che favoriranno ordinanze viziate come questa e altre.