Una esse violacea

Metadiario – 228 – Una esse violacea (AG 2000-004)
(scritto nel 2000)

Al nostro arrivo, nel bel pomeriggio del 12 agosto 2000, Wilma Himmelfreundpointner ce l’aveva detto, «peccato che in questo periodo ci siano lavori ovunque per i prossimi campionati mondiali». A St. Anton si stava svolgendo un programma di migliorie e nuovi impianti con tipica cadenza austriaca, senza stress ma con grande determinazione, nel rispetto al minuto della tempistica. In paese la vita sembrava normale, ma alla stazione ferroviaria stavano rivoluzionando la topografia mentre sulle piste affermavano che «nulla sarebbe stato come prima». Eppure sembrava che l’ordine già regnasse sovrano anche gli anni scorsi sulle piste di Galzig, Valluga, Albona, Rendl, Stua, Zürs e Lech. Kandahar è un nome che dà garanzia di qualità, un tracciato tra i più famosi al mondo. Ma l’ordine chiama altro ordine, l’efficienza vuole maggiore efficienza. All’orgoglio non bastano 262 km di piste battute, occorre che siano battute e servite bene, che gli impianti siano rinnovati e sempre più veloci.

Guya, Elena e Petra al cospetto della catena Vallugagrat-Knoppenjoch Spitze-Lisun Spitze-Weissschrofen Spitze (Lechtaler Alpen, Arlberg, Tirolo).

Wilma ci spiegava queste cose in casa nostra; era appena scesa di bicicletta e noi le abbiamo offerto pane e prosciutto, in un appartamento usato per la prima volta che ci sembrava una lussuosa reggia con l’unica pecca di non essere dotato di pentole a sufficienza. Cercavo di conciliare la fantasia e il rumore della mia famiglia italiana con le richieste precise di un giornalista che voleva fare un servizio serio su quella località. Ma tra Wilma e le bambine apparve subito un solido filo di simpatia. Petra le aveva già fatto un ritratto a colori, Elena le mostrava come martoriava la gatta, io le versavo da bere della birra, mentre Guya cercava di aiutarmi nell’azione diplomatica, solo in seguito rivelatasi superflua.

Lechtaler Alpen: sull’Arlberger Klettersteig, quasi in vetta alla Weissschrofenspitze: al fondo, Valluga e Roggspitze. A sinistra (sfondo), il Kaltenberg.

Il mattino dopo ero già in azione, con una cavalcata solitaria dalla Vallugagrat, lungo una via ferrata complessa e sportiva che oltrepassa la Knoppen Joch Spitze 2680 m e la Lisun Spitze 2667 m, giunge alla Weissschrofenspitze 2752 m. Misi da parte il mio odio per le vie ferrate con la considerazione che avevo bisogno di persone da fotografare, di documentare comunque un fenomeno. Non mi ero sbagliato, né sul numero di persone né sull’insipienza di questo genere di attività. Le comitive erano avanti a me di due corse di funivia, le raggiunsi sulle prime difficoltà. Grappoli umani appesi ai ferri e alle catene d’acciaio si affannavano a salire, nella necessaria e ripetitiva sequenza di manovre di sicurezza. Io li seguivo, poi li superavo, poi mi facevo sorpassare, alla ricerca dell’inquadratura. Le difficoltà sportive si facevano sentire per molti, vedevo nei loro occhi lo stesso genere di soddisfazione che prova un alpinista quando fatica per uno scopo, ma nello stesso tempo mi chiedevo, come sempre, il perché delle ferrate. Mi consolavo considerando che qui ne hanno solo una. Dalla vetta si godeva un gran panorama sul vicino Verwall e sul calcareo Lechtaler occidentale. Poi scesi su Kapall, a vedere i famosi lavori in corso. A fine pomeriggio ero a spasso sul Maiensee con le bambine e Guya.

Schottensee e Patteriol dalla Cima nord-orientale del Vertinespleisskopf 2680 m c.

Il 14 agosto, sfruttando la carrozzabile che dalla Konstanzerhütte sale fino a 1900 m circa mi inoltrai nella lunga Fasultal fino a guadagnare la larga insellatura dello Schafbichljöch 2636 m che si affaccia sulla regione di Galtür. Salii ancora un poco fino alla Cima nord-orientale del Vertinespleisskopf 2680 m c. Il tempo era discreto, ma non ero soddisfatto dalla presumibile qualità delle foto. Riscesi all’auto e alla Konstanzerhütte, poi proseguii a sud-ovest nella Schönverwalltal fino all’ampia Silbertale Winterjöchle 1945 m. Volevo una veduta sul Patteriol e la ottenni grazie al meraviglioso Langersee (o Pfannensee) 1936 m e al passaggio di un gruppo di mountain bike.

Pfannensee (Langersee): da sinistra, Kleiner Patteriol, Patteriol, Rosannagrat, Mitterspitze e Schönferwallkopf (Verwallgruppe).

Il giorno dopo partii a notte fonda, scesi la valle fino al villaggio di Grins (non distante da Landeck) dove lasciai l’auto ancora al buio in un solitario posteggio. Con qualche problema di reperimento sentiero salii alla Augsburghütte, dove mi raggiunse il primo sole e mi fermai per fare qualche foto. Continuai un po’ affaticato per la vetta del Gatsch Kopf 2945 m. Con il solito carico di macchine fotografiche avevo salito 1834 metri in neppure 3 ore e mezza, ma non ero così stanco ed ero riuscito a battere nuvole e foschia. Qualche comitiva mi aveva preceduto (gente che aveva dormito alla Augsburghütte), qualcuno stava salendo la via normale della vetta più alta delle Lechtaler Alpen, la Parseierspitze, una montagna di non particolari attrattive che però presenta sul versante orientale una fascia di rocce violacee, dalla caratteristica forma ad esse, ben visibile e assai in contrasto con il calcare lucente che la circonda.

Vetta del Gatsch Kopf: veduta su Patrol Scharte e Perseierspitze (con la sua caratteristica esse violacea); a destra, la Freispitze e le montagne della Parseiertal, Tirolo.

Dopo una breve sosta mi abbassai alla Patrol Scharte 2846 m e quindi per il Gasillschluchte, un canale a risalti rocciosi con qualche corda fissa, riscesi alla base delle rocce e quindi al posteggio di Grins. Nel pomeriggio feci una breve passeggiata sopra St. Anton: le bambine giocavano con i ginepri contorti nelle vicinanze di Galzig, al cospetto della bella cresta rocciosa Vallugagrat-Weissschrofenspitze che avevo traversato il giorno prima.

La caratteristica esse violacea della Perseierspitze (Lechtaler Alpen)
Dalla vetta della Saumspitze: da sinistra il Seekoepfe a picco sullo Schneidjoechli, poi la catena fino alla Kuechlspitze; più a destra Kuchenspitze, Kuchenjoch e Scheibler.

Il 16 agosto affrontai l’ultima fatica della settimana. In auto lungo la Moostal fino alla Rossfallalpe 1880 m c. Da lì a passo di carica verso la Darmstädter Hütte 2384 m e quindi verso lo stretto intaglio dello Schneidjöchli 2841 m fino alla vetta della Saumspitze 3039 m. Fu lì che realizzai la seconda fotografia di pregio, quella grande panoramica verso la Kuchenspitze e buona parte del Verwall. Nel pomeriggio altra bellissima passeggiata familiare per vedere le gole della Rosannaschlucht.

Petra, Elena e Guya al parco giochi del Verwall Stausee

Nei giorni seguenti, tutti insieme salimmo da Strengen alla Dawin Alm 1819 m (17 agosto) e infine da St. Anton alla Putzenalpe 1726 m e i suoi boschi (18 agosto). Nessuno aveva con sé i soliti sacchetti per funghi che si vedono in Italia, nessuna guardia forestale era lì in giro per far rispettare una normativa. A proposito di funghi, cinque sono le semplici regole che tutti rispettano in Tirolo. È vietato danneggiare oppure distruggere di proposito qualunque fungo e le sue radici; è vietato raccogliere e trasportare per uso proprio funghi per più di un chilogrammo a persona; la raccolta è ammessa solo nei giorni pari del mese, dalle ore 7.00 alle ore 19.00; è vietato servirsi di rastrelli, asce, zappe o altri attrezzi meccanici; sono vietate azioni organizzate (per esempio da parte di comitive turistiche, associazioni, alberghi, ristoranti).

Una esse violacea ultima modifica: 2020-12-06T05:32:46+01:00 da GognaBlog

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4 pensieri su “Una esse violacea”

  1. Grazie Massimo! Interessantissimo, non lo sapevo, non così specificamente. Andrò ad approfondire. 

  2. Ciao.
    Sono andato a vedere di cosa è fatta la ‘Esse violacea’: sono le radiolariti! E che cosa sono, mi direte? E’ una delle cose più interessanti delle rocce sedimentarie: accumulo di gusci di radiolari, che, a differenza delle comuni conchiglie sono SILICEI, ossia acidi e non basici. Il deposito, generalmente di mare profondo, non costiero, si forma lentissimamente. Ad esempio nelle Prealpi Lombarde, per fare una fascia di una quarantina/cinquantina di metri sono occorsi 10 milioni di anni. In 10 milioni di anni ad esempio la dolomia principale ha deposto 900 m di spessore (per chi conosce la zona del Lago d’Iseo, la Corna Trentapassi …). Ma la cosa più interessante è che essendo il substrato siliceo cambia la flora, ad esempio c’è maggiore sviluppo del castagno.
    Se qualcuno di voi volesse, in una passeggiata della domenica mattina, lo accompagno su quello che ho chiamato il ‘Sentiero delle radiolariti’ al monte Misma, salendo da Cornale sino alla costa sud del Misma, in cui la vena di radiolariti la si trova in basso, poi la si perde, poi la si ritrova in alto, poi la si riperde …. gli strati vanno dal mattone scuro, al verdastro, al grigio scuro e si differenziano nettamente dagli strati calcarei che stanno sopra e sotto (nella stratigrafia corretta, in zona lombarda: sopra Maiolica e calcari ad aptici, sotto rosso ammonitico lombardo, calcare di Domaro e di Moltrasio …).
    E’ bello pensare all’unitarietà geologica di tutte le Alpi ….. di qua ed al di là del Brennero …
    Saluti.
    MS

  3. Nell’Arlberg in primavera inoltrata si propongono le settimane sciistiche sulla neve costosa portante dette “firnwochen” . Si scia con gli impianti fino all’ora in cui il sole scalda rendendo la crosta,  gelata dal freddo notturno, cedevole al passaggio degli sciatori. Questo comporterebbe lo scavo di profondi solchi, oltre alla difficoltà di sciata in neve crostosa cedevole, che il giorno seguente, una volta rivelati, renderebbero drammatico lo sci. Questa regola viene fatta osservare informando gli utenti del comprensorio e con vedette appostate su torrette nei punti più elevati. La non osservanza comporta multe salate e il ritiro immediato dello skipass. 
    E poi tutti al Galzighütte a ballare (in migliaia) al ritmo dei concerti tenuti da ANTON aus Tirol in cui procaci cubiste seminude si riempiono la bocca di gin, whisky e Strõ (andatevi a vedere cos’è) sputandolo a Gargamella nelle bocche dei fans inginocchiati sotto il palco. Tutto questo succede verso fine Aprile, quando nelle Dolomiti  per esempio, il Carosello dello sci è già chiuso da settimane. Posto che vai, usanza che trovi!
    E il notare che la perfezione richiama sempre più perfezione ed efficienza è una realtà tristissima, noiosa, drammatica e letale alla lunga.

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