L’iniziativa servirebbe a «sottolineare la regionalità». L’AVS: «Le città germaniche non c’entrano col nostro territorio». Altolà di Svp e Süd Tiroler Freiheit. Il CAI: «I nostri vanno benissimo così».
Bolzano, rinominare i rifugi alpini con nomi tedeschi
di Silvia M.C. Senette
(pubblicato su corrieredellaltoadige.corriere.it il 6 luglio 2025)
Un editoriale sulla rivista dell’Alpenverein Bergeerleben, a firma della caporedattrice e vicepresidente Ingrid Beikircher, riaccende la miccia della toponomastica in Alto Adige: tema sempre caldo e divisivo. La proposta di rinominare alcuni rifugi alpini con nomi «altoatesini», per il principio della regionalità, ha scatenato un’ondata di reazioni riportando al centro del dibattito la questione dei nomi storici e di quelli imposti durante il periodo fascista.
Le targhe plurilingue
Beikircher aveva lanciato il sasso con l’articolo «Nomi di città tedesche in Alto Adige?». «Ci si chiede con stupore che relazione possano avere, ad esempio, Zwickau e Stettino con la Val Passiria, oppure Teplice e Magdeburgo con la Val di Vizze». Beikircher ha in seguito precisato che si trattava di un “spunto di riflessione”, ma l’idea è chiara: i rifugi dovrebbero portare il nome del luogo, dell’area circostante o della montagna sovrastante per «sottolineare la regionalità» e «valorizzare l’Alto Adige come destinazione alpina». La proposta prevede targhe plurilingue per illustrarne la storia: «Chi insiste sui nomi storici, accetta al contempo alcune denominazioni discutibili nate in periodi storici oscuri».
Il nome storico
Il consigliere provinciale della Süd-Tiroler Freiheit, Bernhard Zimmerhofer, si esprime con fermezza «contro le considerazioni interne all’AVS che mirano a modificare i nomi tedeschi di alcuni rifugi alpini». Per Zimmerhofer, «i nomi dei rifugi sono strettamente legati agli albori del turismo nelle nostre valli. Un cambiamento di nome sarebbe una rottura con la storia». Il partito ricorda la mozione del 2013, approvata, in cui il Consiglio provinciale incaricava la giunta di provvedere affinché i rifugi «portino unicamente il loro nome storico e siano cancellati i nomi fascisti». In un secondo intervento, Süd-Tiroler Freiheit rincara la dose definendo la proposta AVS «un’espressione di ignoranza storica e mancanza di rispetto». Il gruppo consiliare sottolinea come i nomi originali siano stati dati dalle sezioni del Club Alpino germanico e austriaco che costruirono i rifugi e come il fascismo li abbia espropriati e rinominati per «marcare il territorio». La critica va più nel dettaglio: «Se si propone di ridenominare i rifugi, perché non si chiede che i nomi fascisti spariscano?». La Süd-Tiroler Freiheit chiede all’AVS una «presa di posizione chiara e inequivocabile» sulla questione, sottolineando l’inadempienza del presidente della Provincia Kompatscher nell’attuare la mozione del 2013.
«Tema delicato»
Più cauto l’Obmann della Svp, Dieter Steger, che riconosce la «delicatezza del tema toponomastico in Alto Adige». Pur prendendo atto del «suggerimento» dell’AVS, Steger si mostra «scettico sul fatto che tale ridenominazione possa effettivamente portare a una buona soluzione in questo momento», richiamando la proposta Svp di oltre dieci anni fa: «Tutti i nomi di città, comuni, valli, corsi d’acqua, malghe, frazioni e montagne dovrebbero essere usati nelle tre lingue provinciali – tedesco, italiano e ladino – a condizione che siano effettivamente in uso in ciascuna di queste lingue». Per Steger, è fondamentale «trovare una soluzione definitiva e sostenibile che affronti il problema generale, invece di creare una regolamentazione separata per ogni singolo caso».
Il CAI
Carlo Zanella, Presidente del CAI di Bolzano, esprime una posizione chiara distinguendo tra i rifugi gestiti dal Cai e quelli in lingua tedesca. «Se per i loro rifugi hanno questo problema, ne discutano. I nostri vanno bene così». Zanella evidenzia che «la proposta AVS era un’idea, perché spesso su certi nomi doppi si crea confusione». La proposta è mantenere i due nomi per località note e di evitare traduzioni forzate per toponimi minori, conosciuti solo localmente. Zanella definisce la polemica “pretestuosa”: «Un tema che, come quello dei migranti, fa sempre effetto. Ma l’Alto Adige ha già tenuto ampiamente in considerazione le due lingue, le minoranze. I cartelli sono perfettamente bilingui e i rifugi dell’Alpenverein sono battezzati in maniera intelligente». Il presidente del CAI-Bolzano invita a non perdere il focus: «La toponomastica ha scopo turistico, soprattutto; poi anche storico e culturale. Sarebbe più importante — conclude — difendere quel poco che rimane dell’alta montagna, non tanto i nomi dei rifugi».
Il commento
di Carlo Crovella
Sono il primo che difende a spada tratta il valore storico dei toponimi (anche nella loro espressione fonetica), ma trovo ripugnante la loro strumentalizzazione per questioni ideologiche o addirittura politiche.
Che li chiamino pure come vogliono i “loro” rifugi, anche “Heil Hitler” se così piace a loro, basta che poi siano coerenti fino in fondo. Invece no, ci tengono a sottolineare che sono “teteschi” prendendo le distanze da noi italiani, ma poi attingono cum magno gaudio ai fondi pubblici italiani (in genere a fondo perduto e soprattutto distribuiti con modalità “mediterranee” e non certo “prussiane”).
Eh no, cari sud-tirolesi: o state sempre di là (nel bene e nel male) o state sempre di qua e ne prendete il bene e il male.
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@ 202 – Rinominare i rifugi… Cominetti
Mi dispiace per lei ma no, non sono un prete.
Invece mi rimane l’impressione che non si voglia ribattere ad alcuni interventi. Sarebbe interessante saperne il perché.
Non penso proprio, Carlone è impenetrabile come un carro armato Merkava.
Finitela di infierire sul povero sabaudo!
Ben detto, perché le vie del Signore sono infinite, ma appunto, come per Paolo di Tarso, ci vorrebbe un intervento divino… e non il fastidio di gnomi e folletti dei boschi…
@ (2)12
“Viceversa rido di fronte a chi vorrebbe “convertire” me…”
Ricordati di quanto accadde a Paolo di Tarso, sulla via di Damasco. Potrebbe succedere pure a Carlone di Torino, sulla via del Rocciamelone.
Ma io non sono minimamente interessato né a sfondare porte blindate né a convertire individui che tanto giudico irrecuperabili. Non mi interessano proprio azioni del genere, non ci perdo neppure un nanosecondo. Viceversa rido di fronte a chi vorrebbe “convertire” me…
Ognuno vive nel mondo cui appartiene, ma quello dei boschi e dei folletti non è la realtà statisticamente più diffusa e quindi più rappresentativa,
Sa na sega Crovella di accetta e motosega. Ce lo vedi te il Crovella coll’accetta, è a rischio di suicidio. Ivece di coglie il ciocco, se la pianta in uno stinco.
Inchiesta milanese. Bova e la modella…
Crovella io non seguo il gossip né le notizie dei telegiornali.
Sto sui monti tutto il giorno e quando non sono a scalare vado a far legna nel bosco. Accetta e motosega. E d’inverno ci scaldo casa. Riesco a ragionare solo su concetti base e privi di significati doppi.
Mi spiace, ma con me cerchi di sfondare una porta blindata.
Siete più stucchevoli delle beghe su ricatto circa i messaggi di Bova alla modella. Altro che volare alto…
Crovella, se ti convenisse, riusciresti a dire che lo zucchero è salato.
Hai mica fatto il venditore della Vorkwerk Folletto? Quelli che se gli arrivi la porta ti buttavano un sacchetto di polvere per terra per farti vedere come funzionavano bene i loro aspirapolvere?
Tetragono al concetto stesso di ironia…
Ah… vedi che sei tu che prendi la vacca per le palle? Io sto con i piedi per terra, difficile che cada. Se succede, cado da bassissimo.
Sono altri che ambiscono a salire in alto per vedere “più cose” e, prima o poi, finiscono come Icaro…
Cazzo, Crovella è caduto!
Chi più in alto sale, da più in alto rischia di cadere… SBLENG!
Si Crovella, io mi arrampico. Anche sugli specchi!
Più alto si va e più cose si vedono. Lo diceva anche un tuo mito da divano.
Lupo, ti faccio io una domanda: ma tu lavori per il Vaticano?
Perché da quello che scrivi e da come lo scrivi, sembri un prete irrealizzato. Qui si esprimono libere opinioni. Non si fanno interrogatori.
Crovella è irrecuperabile. Viaggia su un binario morto credendo che siano tutti gli altri a farlo.
E quando finisce argomenti validi, di solito praticamente subito, da del frustrato oppure dice che ha punto sul vivo. Da reparto psichiatrico.
Bertoncelli, le tue disparità non sono altro che equilibri sanciti da decenni di lavoro politico post grande guerra e seconda guerra mondiale che nelle Marche (è solo un esempio) hanno avuto effetti diversi.
Come Crovella, dovresti conoscere la storia dell’alto Adige prima di dire banalità.
Io l’ho studiata perché 41 anni fa, quando sono venuto a viverci volevo capire delle cose. E perché facendoci l’ufficiale dell’esercito ho dovuto studiarle e non ultimo, nell’esame che ho dovuto sostenere in Provincia a Bozen per abilitare qui il mio titolo di guida alpina, c’era una materia che si chiamava Storia dell’Alto Adige e mi è andata pure di culo che ho trovato una copia in lingua italiana del testo richiesto.
Come dice il pastore sardo: chi sa, sa. Chi non sa, sassate.
Sinceramente date l’impressione di vi arrampicate sugli specchi solo perché vi sentite punti sul vivo… Siete ricchi belli fighi smart internazionali? (attenzione che, in questi giorni con l’inchiesta milanese alla ribalta, usare il termine internazionale è pericolosetto…). Siete così? Ma bene! Però a maggior ragione non avete più bisogno dei flussi annui a fondo perduto che vi arrivano da Roma. Usiamoli invece per aree italiane veramente depresse (giusto per capirci: certe zone del Molise, della Basilicata, della Calabria, del centro della Sicilia… e l’elenco è forse infinito)