Abruzzo: Soccorso Alpino a pagamento ed RC obbligatoria
Se causato da imperizia o equipaggiamento inidoneo, anche in Abruzzo si pagherà il soccorso in montagna. E’ notizia di metà settembre 2015.
Con una modifica alla legge regionale 24 del 2005, il legislatore abruzzese consente il fuoripista sempre e comunque, anche in caso di alto rischio valanghe e perfino in zone dove le slavine eventualmente staccate incombano sulle piste a valle, purché si sia in possesso dell’attrezzatura di soccorso e di una apposita polizza.
E’ vero che la macchina dei soccorsi che si mette in moto in casi di emergenza è fatta di personale specializzato e mezzi equipaggiati, e il tutto ha costi spesso non trascurabili. Ma la preoccupazione di alcuni è che ci sia il rischio che l’obbligatorietà comporti una lievitazione dei costi delle polizze RC, oggi molto contenuti.
Luigi Faccia, direttore della scuola di sci Assergi-Gran Sasso commenta: “Tutto quel che liberalizza e apre nuovi mercati è positivo“.
Sul versante delle guide alpine, che rivendicano anche la paternità del provvedimento, Agostino Cittadini, presidente delle guide d’Abruzzo, dice: “Con le dovute precauzioni, quindi con l’equipaggiamento di rito, come l’ARTVA, quella dei fuoripista è una libertà di cui l’escursionista gode in molte zone, anche in molte regioni alpine… L’aggiunta della responsabilità civile deve aprire la strada al soccorso a pagamento, come già avviene sulle Alpi o in Svizzera… Paghiamo già la sanità, ma quando il soccorso è dovuto a imperizia e non è di tipo sanitario il discorso è diverso… Oggi si consiglia di farsi la tessera al CAI proprio perché include una assicurazione, tra l’altro di carattere europeo“.
Anche Pierpaolo Pietrucci, consigliere regionale del Pd e firmatario della proposta di modifica legislativa, è sicuro della bontà del provvedimento perché “se vuoi andare sulla Direttissima del Gran Sasso con le infradito, allora paghi“.
Ferdinando Lattanzi di Abruzzo Mountains Wild, quanto è favorevole al pagamento di un soccorso per imperizia, altrettanto è scettico sull’obbligatorietà dell’assicurazione:
“L’assicurazione di Responsabilità Civile per il fuoripista, che non serve a pagare il soccorso bensì gli eventuali danni provocati a terzi, costituisce una limitazione alla libera circolazione delle persone all’interno del territorio nazionale.
Posso capire che nell’ambito stradale, dove la probabilità di incidente e di danno a terzi può essere alta, devi premunire gli automobilisti obbligandoli ad assicurarsi, ma il free ride è una pratica che tendenzialmente fanno persone esperte. Qual è il principiante che si avventura nello scialpinismo? Se si fa una statistica, a essere soccorsi sono essenzialmente gli escursionisti della domenica sulla Direttissima…
Non so di nessuna regione dove esiste una cosa del genere. In Francia ci sono cartelli che ti avvisano che è a tuo rischio e pericolo. Non si può costringere chi va a farsi una passeggiata fino al Sassone o a Monte Cristo (brevissime gite, citate da Lattanzi proprio per la loro semplicità e popolarità, NdR) a stipulare un’assicurazione.
Sulle nostre montagne e soprattutto sulla Vetta Occidentale di Corno Grande circolano più sprovveduti d’estate che d’inverno, stagione in cui chi si avventura in montagna un minimo di preparazione ce l’ha. A dimostrazione di ciò basterebbe contare il numero di soccorsi nelle stagioni, uno sprovveduto che in estate fa rotolare un sasso sulla Direttissima alla Cima Occidentale di Corno Grande può provocare danni gravissimi visto l’enorme afflusso di persone su quella via, ma non è obbligato ad assicurarsi.
Mi sembra che il motivo che ha ispirato i politici a proporre questa norma sia stato soprattutto quello di evitare tutte le polemiche sorte intorno ai divieti dello scorso inverno e lavarsi le mani dicendo in pratica andate dove vi pare, provocate le valanghe che vi pare, non ci interessa se moriranno delle persone, l’essenziale è che siete assicurati per cui noi non siamo tenuti a vigilare affinché gli incidenti non avvengano.
Spero che il Governo impugni questa norma, come è capitato anche ad altre leggi regionali dell’Abruzzo: sarebbe comunque il caso di raccogliere le firme per una petizione contro questa proposta di legge che, se approvata, costituirebbe uno sciagurato precedente.
Mi piacerebbe sapere in quale altra Regione vige l’obbligo di assicurazione visto che una mia ricerca in tal senso non ha dato nessun risultato”.
Per leggere su Ferdinando Lattanzi, clicca qui.
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Oggi in Abruzzo si riparla di Soccorso a pagamento, a meno che l’articolo non sia un copia e incolla estemporaneo: ‘Montagna, soccorsi a pagamento: tavolo di lavoro in Regione’
Articolo di Eleonora Falci – 05 gennaio 2016
http://www.ilcapoluogo.it/2016/01/05/montagna-soccorsi-a-pagamento-tavolo-di-lavoro-in-regione/
Da notizie private apprendo che in Lombardia non si sono avuti, dal momento dell’approvazione del ticket sul soccorso, casi in cui effettivamente sia stato fatto pagare il ticket. Pare perché nessuno si è preso la responsabilità di segnalare casi in regione che sarebbero rientrati tra quelli a pagamento.
Gli uffici regionali stanno predisponendo però un filtro sulle schede degli interventi che dovrebbe far emergere in “automatico” questi casi.
Il soccorso a pagamento in montagna nasce anche, o viene appoggiato politicamente, perché si sta stravolgendo il concetto di elisoccorso.
La macchina organizzativa si sta sempre più trasformando da colei che porta soccorso più rapidamente di altri mezzi, o là dove altri mezzi non possono arrivare, in quella che trasporta passeggeri malati da un ospedale a un altro.
In questi anni la politica sanitaria ha portato alla chiusura di molti ospedali periferici o al loro ridimensionamento, e quindi l’elicottero serve sempre più a quest’economia.
Un primario ha chiaramente detto, tempo fa, che l’elicottero serve per chiudere gli ospedali.
Ecco uno dei motivi per cui gli interventi in montagna sono scomodi, ma anche uno dei motivi per cui i loro costi sono cosi lievitati. Là dove una volta andavi con l’Alouette III, oggi ci vai con il 139 a costi 10 volte superiori.
In definitiva, non è colpa di chi va in montagna se per altre esigenze l’elicottero oggi costa molto più caro. E queste “altre esigenze” non sono sempre dettate dalle normative.
Avere un elicottero più grande, con due piloti, che vola con 6 persone d’equipaggio e anche di notte, è un esigenza del servizio sanitario, non del soccorso in montagna.
La soluzione in futuro potrebbe essere un ritorno all’antico. Elicotteri più piccoli, finanziati in parte dagli enti e dall’imprenditoria locali, dedicati quasi interamente alla montagna. Alpinisti, montanari, turisti. Lì potrebbe avere un senso il contributo, sotto forma di associazione o assicurazione, degli alpinisti. Un po’ come credo avvenga con l’Aiut Alpin Dolomites.
Ma la politica è molto lontana da questa visione.
Certo sarebbero interessanti incontri e dibattiti sulla questione (e anche avere dei numeri), ma in quelli di cui sono a conoscenza, ha sempre prevalso la visone moralistica, su quella più pratica e oggettiva. In genere, anche tra sanitari, guide e piloti, gli argomenti di chi è a favore sono sempre del genere: “così la gente impara/così la gente capisce”.
Scusa Alessandro se insisto.poi mi cucio la bocca. Visto che le montagne non sono di proprietà dei vari Loreto di turno, ma sono di tutti. Visto che la libertà di andare in montagna è sacra come è sacra la libertà di andarci in base al proprio stile e capacità. Se passerà questa legge dell’obbligo della guida e dell’obbligo del soccorso a pagamento solo per gli alpinisti, propomgo una manifestazione di protesta da fare ad esempio a Prati di Tivo.
Sig. Loreto, lasci perdere la ricerca di nomi e cognomi perchè su questo blog, e anche nella vita di tutti i giorni, rilevano i contenuti. Le persone non vanno valutate per quello che sono o per quello che pensano bensì in base a ciò che dicono e soprattutto fanno.
La sua difesa fa acqua da tutte le parti ma vorrei tornare ad alcuni esempi che lei ha fatto e ad alcune sue affermazioni. In un intervento evidenzia che chi camminerà sui sentieri segnalati non incorrerà in nessun tipo di problema ma poi indica come furbetto colui che con le infradito si fa scarrozzare aggratis. Tale considerazione non ha senso perché il turista con le infradito, posto (e lo ripeto) che ne ho visto solamente uno in quarant’anni, è sicuramente più facile incontrarlo sui sentieri semplici. Lei ha mai visto un alpinista, per quanto tristo, arrampicare con le ciabatte da spiaggia? Oh, per carità, in giro c’è di tutto ma non facciamo di un’eccezione una regola.
I termini da lei usati, furbo e furbetto, sottintendono una certa visione del mondo, probabilmente non solo alpinistico ed escursionistico, in base alla quale una persona si metterebbe deliberatamente nei guai per godersi altri aspetti della vita, nella fattispecie una scarrozzata in elicottero. Ma si rende conto di quello che sta’ dicendo? Ribadisco, in giro c’è di tutto, e, pertanto, posso pure immaginare il ragazzotto demente che finge un incidente al fine di divertirsi alle spalle dei soccorritori ma questo non giustifica l’emanazione di una legge che per colpire un eventuale cretino vada a danneggiare una miriade di persone serie.
Pertanto, se alla base di tutto c’è solo del moralismo significa che siamo messi male, molto male, se invece ci sono degli altri interessi siamo messi ancora peggio.
Giunti al 53° commento e dopo essere stato costretto a cancellarne cinque o sei troppo sanguigni e inaccettabili per eccessiva veemenza, al riguardo di questo post si può dire che nessuno ha, per il momento, da aggiungere nulla di costruttivo. Vedo solo che ci si contorce in più o meno validi attacchi, in più o meno giustificate difese, più personali che altro.
In programma per il 21 novembre, quindi tra circa una settimana, è un altro articolo che riprenderà questa questione. Prego tutti gli interessati di attendere quella data prima di produrre nuovi contributi.
Nel frattempo spero che gli animi più surriscaldati ritornino a una temperatura accettabile. Grazie della comprensione.
“”Avevo 15 anni quando facevo sicurezza a “Gigi Mario” buon Maestro di Sci e brava Guida Alpina mentre stava contribuendo alla realizzazione insieme ad altri, Lino Dangelo, Enrico Trinetti, Intini Claudio, Diego Dangelo ecc…. della “Palestra Aquilotti” “sulla Vina d Sicater””. Sono stato anche dipendente di Gigi, a quella età facevo il motorista del primo “Pilone” con lui gestore. Non ho assolutamente detto che Gigi Mario approva le mie convinzioni, non conosco il suo pensiero in merito, ho solo elencato le mie frequentazioni.
“”Il Rifugio diroccato orgoglio del periodo Fascista”” Si, per noi Pretaroli avere quel rifugio, di quelle dimensioni, in quella posizione, in quel periodo era un vanto. Solo allora si potevano realizzare opere così importanti, senza ruberie e che rimanevano nel tempo. Sono più di 80 anni, senza tetto, senza finestre e porte, sono stati demoliti gli architravi per rubare il ferro, eppure è ancora lì, con la possibilità di essere ristrutturato senza demolizioni preventive di nessun genere. Del suo giudizio sul “mio presunto Fascismo” ne faccio a meno.
Ora basta, non è finita la mia pazienza, il Signore mi aiuta in questo, ma sono sicuro quella degli altri che leggono.
loreto bartolomei
Nella Costituzione l’Italia si dichiara come Repubblica antifascista e qui ci ritroviamo con i fascisti a fare (spero solo a proporre) le leggi? Oltre che ridicoli, imperiti e dannosi, siete purtroppo anche pericolosi.
Luigi Mario é stato uno dei miei migliori maestri e non credo che approvi questi deliri. Sig. Loreto, glielo domandi un po’? E gli faccia pure il mio nome, buuuuuu.
Ma va,va…
Per quanto mi riguarda le posso risparmiare la fatica.
Io sono un alpinista assolutamente mediocre anche se ho avuto la fortuna di incontrare e talvolta scalare, con grandi alpinisti.
Ma ancora una volta non è il grado che indica quanto uno ha capito della montagna.
Credo che parliamo dello stesso Gigi Mario che ho conosciuto io ad una preselezione in Valtellina e mi sembrerebbe molto strano che quel Gigi Mario approverebbe quello che lei propone.
I chiodi anche io me li sono costruiti in garage. Quelli a pressione la prima volta che li sentii nominare fu da mio padre. Mi raccontava come avesse aiutato Guido Rossa a trovarli, credo tra gli articoli da ferramenta (di quello si occupava all’epoca mio padre), se non ricordo male per la salita delle placche gialle in Sbarua. Molti anni dopo uno di quei chiodi rimase attaccato alla staffa del mio compagno, mentre salivamo la via. Ora fa bella figura appeso sul muro di casa.
Mi spieghi da alpinista come fa a considerare discriminatorio, sull’utilità di un soccorso, il fatto che la persona soccorsa abbia o non abbia avuto delle ferite?
Se una persona per un qualunque motivo è bloccata in parete e so che il giorno seguente arriverà la il brutto tempo, è giustificato o no muovere la macchina dei soccorsi?
Se due ragazzi sbagliano il canale delle doppie, cosa successa a me, a un sacco di alpinisti, e a due ragazzi che abbiamo soccorso poco meno di un mese fa, devo dirgli che la cosa alpinisticamente corretta da fare è continuare una discesa nell’ignoto, risalire senza protezioni, o invece che la cosa giusta da fare e farsi aiutare fin che si è in tempo?
Qui in discussione non sono le capacità tecniche, ho premesso che probabilmente lei ha fatto anche tante salite, ma credo che di quelle salite le sia rimasto poco di cosa sia l’alpinismo.
Come può un alpinista pensare che si possa rendere obbligatoria la guida alpina? Come può anche solo concepirlo? Lei è sempre andato a scalare accompagnato da una guida alpina?
Come può un alpinista pensare che si possa imporre un tipo di attrezzatura? Quale? Decisa da chi? Che cosa avrebbe dovuto portare con se, secondo la sua legge, Jean-Marc Boivin sull’integrale di Pueterey nel 1983?
Non mi ha convinto e credo che lei invece di accanirsi offeso, dovrebbe riflettere un momento sul perché qui tutti stiano criticando le sue convinzioni. Lei preferisce invece appellarsi alla sacra inquisizione e domandare quanto siano bravi, famosi coloro che la criticano, invece di considerare nel merito se abbiano torto o ragione.
Tralascio ogni considerazione sull’orgoglio fascista, mi ha solo fatto venire in mente che tra le persone che ho avuto la fortuna d’incontrare, sebbene solo una volta e da giovanissimo, c’è stato un alpinista di nome Primo Levi. La prima cosa che fece tornato dai campi di sterminio fu salire da solo una cresta di una montagna piemontese.
Lei naturalmente gli avrebbe fatto la multa. era solo, slegato e senza guida. Gli orgogliosi fascisti probabilmente lo avrebbero rispedito nei campi.
Come avete sicuramente notato spesso cito luoghi in Pretarolo, con orgoglio posso dire di appartenere all’ ultima generazione che parla la nostra “lingua” appunto il Pretatolo e sono nato a quota 1000 metri non sono un “cittadino”. loreto bartolomei
Questo è delirio puro, a tratti ho paura, ho provato ad elencare i nomi di chi sta imperversando sul blog, per la verità 3 o 4, con la bava alla bocca vomitandomi addosso di tutto, per vedere se sono persone conosciute, che ci fanno sul Gran Sasso. Devo avere risposte sicure, ma a primo acchitto mi dicono, buuuuu!!!!. Avevo 15 anni quando facevo sicurezza a “Gigi Mario” buon Maestro di Sci e brava Guida Alpina mentre stava contribuendo alla realizzazione insieme ad altri, Lino Dangelo, Enrico Trinetti, Intini Claudio, Diego Dangelo ecc…. della “Palestra Aquilotti” “sulla Vina d Sicater””. Giorni e giorni impalato per fare l’ artificiale con tetto, usando i chiodi ad espansione fatti a mano da mio zio Lino, Giggi Mario ora “Scaramuccia”, penso stia ancora dalle parti di Orvieto. Chiederò a mio zio Lino Dangelo ed a Narducci Clorinto, due GUIDE CON LE MAIUSCOLE di imformarmi se ne sono a conoscenza sulla abilità di questi signori. Chiederò al bravo anzi superlativo Giampiero Di Federico se conosce queste persone o se millantano esperienze mai vissute. Ora sono curioso, voglio sapere, sarà la vecchiaia? I miei punti di riferimento nel passato sono stati i miei due “padrini” che non sono più tra noi, si, mi volevano bene come ad un figlio, loro non ne avevano, ed io a loro come un padre, i Dottori Panza Antonio e Bruno Marsili, poi l’ ultimo venuto a mancare il nostro Riquez, Enrico De Luca, oppure così come solo io lo chiamavo, “”Mniutt”. Non da trascurare la buona amicizia a tre Marsili, Trentin (Bruno), e me indegnamente. Confermo la bravura del sig. Iannilli, io non lo conosco personalmente, però ricordo il brutto incidente che ebbe al “Paretone” nell’ estate di qualche anno fa. Per finire volevo ricordare al sig. Adriano Campardo che se arrampica come conosce i rifugi del Gran Sasso è un pessimo scalatore. Deve sapere che sul territorio di Pietracamela ve ne è più di uno di rifugio non solo il Franchetti, Il Rifugio diroccato orgoglio del periodo Fascista, poi i “democratici” lo hanno distrutto, ora è diroccato ma ho in animo di restaurarlo, il rifugio delle Guide, il rifugio Garibaldi, Il rifugio del Laghetto (Sulla Plena), Le Capanne. loreto bartolomei
Mi spiace per tutti gli abruzzesi normali, che non saranno certamente come ‘sti loreti, cittadini & C. , perché l’Abruzzo sarà ricordato come la regione a più bassa cultura della montagna d’Europa (inclusa Malta).
Mi auguro che una legge tanto assurda non passi MAI e secondo me MAI passerà.
Se accadrà, penso che tutte le persone amanti della montagna faranno a meno di andarci.
Chi è causa del suo male, pianga se stesso.
Per chiarezza riprendo il mio commento. Quello precedente nella fretta è stato postato con incollato il testo della mail del signor Loreto. Forse gli amministratori possono cancellarlo.
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Signor Loreto.
La cultura non è qualcosa che viene certificato dai titoli scolastici. E’ qualcosa che si acquisisce e non possedere la cultura in un determinato campo non è di per sé una vergogna. Lo diventa quando pur non possedendola ci si arroga il diritto di sindacare su quell’argomento.
Ora io non so nulla del suo trascorso alpinistico e della sua cultura in merito.
So qualcosa a proposito della mia cultura alpinistica e della mia cultura da addetto ai lavori del soccorso.
Lei dice:
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” Ho più volte detto che: Chi frequenta la montagna camminando sui sentieri segnati, che non assume atteggiamento di “arrampicata” nulla deve pagare se per caso subisce un incidente, se però andando in ospedale il codice sarà verde, non viene ricoverato, non subisce medicazioni e torna a casa, oppure addirittura il “soccorso” viene portato a valle alla propria autovettura, in questi casi “””””il furbo”””””, paga il soccorso per intero.”
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Ora io desumo da questa frase che la sua “cultura” alpinistica è molto diversa dalla mia.
La mia esperienza mi ha insegnato che una persona perfettamente sana in montagna, anche su un sentiero segnalato, può essere in pericolo di vita. Non può essere il codice del ricovero, e nemmeno il fatto che fosse o meno su un sentiero a stabilire la necessità di un soccorso. Una persona esausta, magari “spersa” anche se su un sentiero, fa benissimo, ed è culturalmente corretto, a chiamare i soccorsi. Continuare in quelle condizioni la può portare a perdersi del tutto, o a ritrovarsi di notte in condizioni in cui ben più difficile da soccorrere. In questa stagione, quel sentiero cosi piacevole di giorno, può essere mortale alle 4 del mattino per una persona esausta.
La definizione di “furbo” insieme al distinguo “non assume atteggiamenti da arrampicata”, mi fa temere seriamente che lei appartenga alla categoria dei moralisti. Una categoria con tendenze fideistiche che poco ascolta in genere le argomentazioni degli altri. Specie se quegli altri ai loro occhi rappresentano quelli che hanno un atteggiamento immorale.
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“Se viene invece soccorso un alpinista, intendo ad arrampicare, quindi con tutta l’ attrezzatura necessaria, se l’ infortunio avviene per fatalità, insomma non poteva onestamente essere previsto, in ferito se portato al pronto soccorso viene medicato, ha dei giorni di ricovero o di convalescenza, nulla deve per il soccorso. Se invece il soccorso, viene sorpreso con attrezzatura inadatta, o se andando in ospedale ha codice verde, non viene medicato, ricoverato, deve pagare per intero il soccorso. ”
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Qui nuovamente la mia esperienza e la sua sono evidentemente molto diverse. Restando a mio avviso valide le considerazioni di cui sopra, leggendo le sue parole, desumo che un alpinista che ad esempio perde la corda durante una discesa in doppia, e non riesce più a scendere, dovrà scegliere tra il pagarsi il soccorso o rischiare una discesa o una risalita senza attrezzatura.
Credo che nella sua esperienza manchi il concetto di “montagna infida”. Quella cosa per cui in montagna il pericolo non è tracciato da una linea rossa e una situazione tranquilla può degenerare rapidamente verso una mortale. Quella è una delle cose che si impara con la CULTURA ALPINISTICA.
Attrezzatura inadatta… chi decide qual’è l’attrezzatura adatta?
“”Vous êtes bien mal chaussé, monsieur!””, è qualcosa che chi ha una cultura alpinistica conosce bene. Le guide di Chamonix che riprendono Giusto Gervasutti perché non ha le suole chiodate, ma una scandalosa suola di sola gomma, un esempio che con umiltà si dovrebbe evitare.
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” L’ accompagnamento da parte della guida alpina sarà obbligatorio a partire da un certo grado di difficoltà dell’ arrampicata, questo sarà stabilito dal collegio delle guide. Essendo le operazioni di soccorso effettuate da personale (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Forestale, Vigili del Fuoco) con ruolo di Polizia Giudiziaria, loro certificheranno con un rapporto l’ accaduto. Insomma, il tempo dei “furetti” con infradito che una volta stanchi si fanno riaccompagnare in macchina a valle, ripeto, ” aggratis”, e finito, come è finita anche “la goduria” di molti. ”
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Questo mi perdoni è assolutamente RI-DI-CO-LO.
Le faccio notare che prevederebbe, come conseguenza, che le stesse guide alpine, fino al giorno prima di diventare tali, dovrebbero scalare sempre accompagnate da un professionista.
Come le ho detto non sono i titoli scolastici a stabilire quanta cultura ha una persona. Aggiungo che non stabiliscono nemmeno quanto uno sia bravo.
Lei stesso ha scritto di avere smesso di fare il maestro quando a 50 anni ha scoperto che i suoi allievi, più giovani, erano talvolta più capaci.
Non essere guida alpina non significa non essere capaci. Cosi come molte guide alpine non sarebbero assolutamente in grado, pur essendo ottime guide, di percorrere le vie più estreme.
Non riesco nemmeno a trovare le parole per commentare una simile aberrazione. Posso solo immaginare che lei sia convinto che gli alpinisti siano un popolo di debosciati da rieducare. Posso solo desumere che lei sarà anche stato un ottimo maestro di sci, ma probabilmente non è mai stato un alpinista.
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” Essendo le operazioni di soccorso effettuate da personale (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Forestale, Vigili del Fuoco) con ruolo di Polizia Giudiziaria, loro certificheranno con un rapporto l’ accaduto.”
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Mi chiedo se lei ha mai davvero saputo come è fatta la macchina dei soccorsi… Forse da voi è totalmente diverso ma qui e nella maggior parte delle regioni che conosco i soccorsi in montagna non li fa nessuna delle autorità da lei citate.
In compenso emerge chiaramente il suo spirito moralista.
Davvero mi piacerebbe raccontarle dei soccorsi a cui partecipo sia pure dall’elicottero.
Spiegarle che quelli che lei definisce furbetti sono generalmente semplici ragazzi (magari solo nello spirito), che hanno sbagliato la propria autovalutazione o sono incappati nella giornata sfortunata.
Quella del “tanto vado perché c’è l’elicottero” è una leggenda metropolitana. Senza contare che se qualcuno è davvero in malafede, la legge esiste già e si chiama PROCURATO ALLARME.
Lei sta facendo un danno enorme all’alpinismo, a quelle che ha definito “le mie montagne”, alle stesse guide alpine perché alla guida ci si rivolge perché si ha la cultura della montagna, non perché obbligati per legge.
Non vi è nulla più delle regole imposte che allontana le persone dalla cultura. E non c’è nessuno che ha fatto più danni di chi ha voluto mettere regole la dove non aveva la cultura per farlo.
Il suo problema non è la terza media a 16 anni. Il suo problema è che lei sente l’esigenza di dettare le regole agli alpinisti senza evidentemente lei essere un alpinista. Questo indipendentemente da quante salite ha fatto o per quanti anni ha insegnato sulle piste.
Non è nemmeno un montanaro, perché un montanaro non si sognerebbe mai di pensare che una persona stanca su un sentiero non sia una persona da soccorre.
E’ probabilmente qualcuno che ha vissuto in montagna rimproverando sempre ciò che non capiva. E la cosa davvero triste è che lei ha perso un occasione che tanti avrebbero voluto avere.
Sinceramente, Fulvio Turvani.
Me lo vedo proprio Pierluigi Bini a salire una delle sue vie o altre accompagnato da una guida …hi hi
Ma poi , quali rif in comune di Pietracamela ? mi risulta solo il Franchetti , o sbaglio ?
Aggiungo che definire “il furbo o il furbetto” una persona che viene soccorsa mi pare veramente disgustoso. Ho la netta sensazione che di furbi ce ne siano altri.
Vedo che ha risposto mentre stavo postando. In ogni caso non mi pare che le sue risposte postano sostenere l’auspicato contraddittorio.
Guardi, di persone con l’infradito ne ho vista solamente una in oltre quarant’anni di frequentazione della montagna e, pertanto, salvo casi eclatanti, sarà difficilissimo individuare coloro i quali vengono soccorsi per imperizia e per quanto concerne l’attrezzatura ci sarebbe da parlare all’infinito (chi prende una storta e porta lo scarponcino basso dobbiamo considerarlo non idoneamente attrezzato?).
Quindi alla fine della fiera di cosa stiam parlando? Di du soldi.
Perluigi Bini, se vuoi tornare a ripetere la tua “STEFANO TRIBIOLI” al Corno Piccolo, prepara il portafoglio e preparati ad essere accompagnato da una guida.
Meno male che io l’ho fatta.
Perluigi ci pensi che l’hai salita con le “superga”….adesso ti farebbero la multa perchè non sarebbero le scarpe adatte.
Egr. sig. Loreto, noto che non sta’ rispondendo ad una precisa domanda di Fulvio Turvani, domanda alla quale gradiremmo, credo tutti, un’altrettanto precisa risposta.
In compenso dice che “Per le guide, avrà una sorpresa, presto ne avremo diverse, ed accompagnatori di M. M. , oltre a quelle poche figure che abbiamo oggi, noi riteniamo che possa essere un buon mestiere per i nostri giovani.”.
Cioè, ci sta’ implicitamente dicendo che le nuove regole serviranno, fra le altre cose, a garantire dei posti di lavoro? Quindi alla base di tutto dobbiamo ritenere che ci sia come sempre un’interesse di tipo economico (evitare di sperperare denaro pubblico, dare lavoro ai giovani, ecc.)? E chi terrà i corsi gratuiti sarà remunerato oppure no? E se sì sarà scelto attraverso una selezione o sarà un amico degli amici? Mi spiace dirglielo ma la questione più la si rigira e più puzza.
La prego, trovi delle motivazioni ideologiche tali da poter sostenere un contraddittorio con le argomentazioni di Fulvio, non si esprima come i politici che partecipano a Ballarò.
Ha ragione sig. Fulvio Turvani, io purtroppo ho la cultura che ho, questa poca me la sono fatta poco alla volta, da solo, ho la 3° media e frequentata a 16 anni.
Un vecchio detto delle mie parti dice che, “”è più facile far sentire un sordo che uno che non vuole sentire””. Ho più volte detto che: Chi frequenta la montagna camminando sui sentieri segnati, che non assume atteggiamento di “arrampicata” nulla deve pagare se per caso subisce un incidente, se però andando in ospedale il codice sarà verde, non viene ricoverato, non subisce medicazioni e torna a casa, oppure addirittura il “soccorso” viene portato a valle alla propria autovettura, in questi casi “””””il furbo”””””, paga il soccorso per intero. Se viene invece soccorso un alpinista, intendo ad arrampicare, quindi con tutta l’ attrezzatura necessaria, se l’ infortunio avviene per fatalità, insomma non poteva onestamente essere previsto, in ferito se portato al pronto soccorso viene medicato, ha dei giorni di ricovero o di convalescenza, nulla deve per il soccorso. Se invece il soccorso, viene sorpreso con attrezzatura inadatta, o se andando in ospedale ha codice verde, non viene medicato, ricoverato, deve pagare per intero il soccorso. L’ accompagnamento da parte della guida alpina sarà obbligatorio a partire da un certo grado di difficoltà dell’ arrampicata, questo sarà stabilito dal collegio delle guide. Essendo le operazioni di soccorso effettuate da personale (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Forestale, Vigili del Fuoco) con ruolo di Polizia Giudiziaria, loro certificheranno con un rapporto l’ accaduto. Insomma, il tempo dei “furetti” con infradito che una volta stanchi si fanno riaccompagnare in macchina a valle, ripeto, ” aggratis”, e finito, come è finita anche “la goduria” di molti. loreto bartolomei Pretrolo, Maestro di Sci a riposo.
Fulvio il Sig. Loreto non ti risponde perchè non sa cosa rispondere. Gli hai posto una domanda troppo impegnativa . Risponderti significherebbe scoprire i giochini.
” Il Gran Sasso lo sappiamo che è bello, è la nostra montagna, e così la vogliamo preservare nel tempo, magari anche con leggi che non permettano abusi.”
Il Gran Sasso non è vostro. E’ un pezzo del territorio della Repubblica Italiana sul cui territorio tutti i cittadini hanno diritto e libertà di movimento.
Mi sfugge inoltre come un assicurazione obbligatoria per le spese del soccorso, possa preservare la montagna dagli abusi.
Continuo a chiedere ma tutte le domande restano senza risposta.
Sig. Loreto …”avrò una sorpresa”..?? penso che la “SORPRESA” l’avrete voi, quando la gente, che veniva da Roma, Toscana, Emilia Romagna, nord Italia, ect. non verrà più a scalare al Gran Sasso.
Quanto “all’ospite gradito”…a casa mia gli ospiti non li faccio pagare. Anche quelli non graditi.
E un’altra cosa Sig. Loreto. La montagna non è vostra. Le montagne sono di tutti. Sono un luogo libero.
Rinnovo l’invito agli uomini che hanno fatto grande la storia alpinistica del Gran Sasso, (Roberto Iannilli se ci sei arrabbiati) a lottare contro questa restaurazione del medioevo.
Ultima cosa Sig. Loreto….NON SONO GENTILE!
Gentile sig. Alberto Benassi, lei sarà sempre ospite gradito sul Gran Sasso se rispetta le leggi e/o le consuetudini del posto. Il Gran Sasso lo sappiamo che è bello, è la nostra montagna, e così la vogliamo preservare nel tempo, magari anche con leggi che non permettano abusi. Lei comunque è padrone dei suoi soldi, ne faccia ciò che crede, ci mancherebbe. Per le guide, avrà una sorpresa, presto ne avremo diverse, ed accompagnatori di M. M. , oltre a quelle poche figure che abbiamo oggi, noi riteniamo che possa essere un buon mestiere per i nostri giovani. Nei progetti c’ è la indizione di corsi gratuiti per i nostri giovani, sia per le guide, Acc. di M. M. , e maestri di sci, organizzati dal Comune per la preparazione agli esami regionali e nazionali. Dicevo che lei sarà sempre ospite gradito, se frequenterà ancora il Gran Sasso, con questa, od altra gestione dei nostri rifugi, rifugi che presto saranno tutti rivisitati nella manutenzione ed adeguamento alle nuove leggi (vedi recensioni lasciate dai frequentatori), dicevo, tutti i rifugi che gravitano sul territorio del Comune di Pietracamela. loreto bartolomei
Io non credo il problema sia essere maestri di sci o aver collezionato 8000 o saper arrampicare sul 9a.
Penso che ci voglia altro.
Ci vuole innanzitutto cultura e non mi riferisco solo a quella alpinistica o montanara.
Io vorrei che il signor Loreto mi spiegasse in base a quale tipo di ragionamento culturale, chi va in montagna deve pagare un soccorso, sia pure dovuto ad una sua colpa, mentre chi finisce in un dirupo con l’auto per negligenza o per colpa, no?
Vorrei che mi spiegasse perché chi guida un auto, o persino chi pilota un aeroplano, non ha l’obbligo di assicurarsi sulle spese di soccorso, ma chi va in montagna si?
Come ho scritto sotto ed in molti altri post in giro per il web, possiamo anche decidere che in Italia chiunque deve stipulare un assicurazione per coprire le spese di eventuali soccorsi. Quello che ritengo non si possa fare è decidere che lo deve fare solo chi sbaglia in certi luoghi del territorio, mentre gli altri sono esenti.
Se il principio è che la comunità non deve sostenere le spese delle scelte individuali, anche la dove in passato ha prevalso il concetto di solidarietà, allora il principio va esteso a tutti.
Allora si decide che l’apparato del soccorso, il cui costo in genere è di diversi milioni di euro, centinaia di milioni di euro, per regione, è a pagamento per tutti. Oppure che è a pagamento sempre per tutti la dove si ravvisi (chi lo ravvisa?) un comportamento imprudente o irresponsabile.
Io continuo a pensare che i motivi veri siano altri. Penso che dietro la proposta di queste leggi vi sia molto moralismo spicciolo che altri cavalcano per scopi diversi.
Penso che chi propone queste leggi pensi di avere la certezza che lui sa come ci si comporta, e in questo modo vuole imporre a me le regole che lui ha deciso vanno seguite.
In ogni caso chi lo fa si assume la responsabilità di uccidere uno degli ultimi spazi di libertà individuale, di solidarietà tra persone con idee diverse ma consapevoli di dividere un sentimento, chiamiamolo passione, comune.
Ribadisco ancora una volta che son certo l’aspetto economico vero sia marginale. Per quanto un intervento in montagna sia singolarmente più complicato e costoso di uno in autostrada (ma mica sempre. Quanto costa alla comunità la chiusura di un autostrada per 1 o 2 ore ?) quello che è radicalmente diverso è il costo sociale anch’esso monetizzabile.
Ed anche economicamente mi piacerebbe sapere se son state fatte delle valutazioni sull’impatto delle attività locali. Tra alpinisti in meno che verranno, ed altri che si troveranno con il portafoglio più leggero, qualcuno ha fatto un paio di valutazioni?
caro Sig. Loreto Bartolomei, non le rispondo come vorrei perchè non voglio continuare in questa polemica. E non voglio obbligare Alessandro a cancellare.
Porti pure avanti la sua iniziativa di obbligare le persone a prendere una guida. Per quanto mi riguarda vorrà dire che dopo tanti anni di scalate sul Gran Sasso da adesso i miei soldi li andrò a spendere da un’altra parte.
Peccato pechè il Gran Sasso è una bellissima montagna con vie superlative dove o conosciuto belle persone, come Luca Mazzoleni gestore del Franchetti.
Spero proprio che gli alpinisti che hanno fatto la storia del Gran Sasso sappiano ribellarsi a questa cosa.
Bene ha fatto il Sig. Alessandro Gogna stimatissimo, a cancellare il mio intervento che si, rispondeva per le rime ad un attacco di persona inqualificabile, ma che era solo dettato dalla rabbia.
Chiedo scusa a tutti i lettori, i quali hanno dovuto leggermi, assicuro, lo può dire chi mi conosce, non sono abituato a quel linguaggio.
loreto bartolomei
Maestro di sci a riposo.
-Orgoglioso di essere Maestro di sci e di averlo fatto bene, ho esercitato fino all’ età di 50 anni poi ho smesso perché mi sono accorto che alcuni miei clienti, si giovanissimi, potevano in qualche modo stare alla pari. Oggi ho 67 anni e mi batto per non vedere brutture nella mia terra, Pietracamela, in provincia di Teramo.-
Bene ha fatto il Sig. Alessandro Gogna stimatissimo, a cancellare il mio intervento che si, rispondeva per le rime ad un attacco di persona inqualificabile, ma che era solo dettato dalla rabbia.
Chiedo scusa a tutti i lettori, i quali hanno dovuto leggermi, assicuro, lo può dire chi mi conosce, non sono abituato a quel linguaggio.
loreto bartolomei
Maestro di sci a riposo.
-Orgoglioso di essere Maestro di sci e di averlo fatto bene, ho esercitato fino all’ età di 50 anni poi ho smesso perché mi sono accorto che alcuni miei clienti, si giovanissimi, potevano in qualche modo stare alla pari. Oggi ho 67 anni e mi batto per non vedere brutture nella mia terra, Pietracamela, in provincia di Teramo.-
Fino a quando la montagna sarà considerata semplicemente un pezzo di terreno in salita, non ci sono speranze.
E meno gente la abita più si perde consapevolezza della sua ricchezza.
Fulvio ma che noi alpinisti siamo un gruppetto irrilevante è evidente. Non contiamo nulla e per questo è facile darci addosso e usarci in realtà per fini ben diversi da quelli sbandierati.
Un come come avviene in Apuane. Vietano la scalata perchè disturba l’aquila. Ma poi le cave possono distruggere a suon di mine pareti e costoni di montagna in barba a tutte le aquile.
Alberto. Io non sono un volontario. Io sono pagato. Sono di professione un tecnico e la mia ditta mi ha messo su una base dove si fa elisoccorso. A sua volta è il servizio sanitario a pagare alla ditta i soldi da cui poi avanza il mio stipendio.
Lo dico per chiarire che la cosa non riguarda solo il soccorso alpino ma anche tutte quelle istituzioni che eventualmente partecipano ad un soccorso compreso il servizio sanitario nazionale.
Mi sembra che l’ultima proposta di far pagare gli interventi sia della regione Piemonte (io sono piemontese tra le altre cose).
La giustificazione è sempre la stessa. “nessuno ti impone di andare in montagna, lo fai in modo imprudente, allora pagati i soccorsi”.
Ma quello che manca in questo discorso è il contesto. esisto paesi civili, in Europa e nel mondo, dove ti paghi il soccorso, in montagna, per strada, al mare etc. Loro hanno quelle regole, hanno un sistema bilanciato per quelle regole. Noi no. Noi nei secoli ci siamo dati un sistema diverso. Da noi esiste il sistema universale. Possiamo anche contestarlo ma al momento è cosi. E quindi qualcuno mi dovrebbe spiegare perché questo sistema lo si applicherebbe a tutti ma non agli alpinisti.
Solitamente la giustificazione è che gli alpinisti “vanno a cercarsela”. Tra gli alpinisti favorevoli la versione cambia e diventa “quelli imprudenti/ quelli sprovveduti” è giusto che paghino perché i soccorsi costano.
Ma sono sicuro che se andiamo a vedere i bilanci delle regioni, o anche solo quelli nel mio caso dell’elisoccorso, si scoprirebbe che i costi per gli interventi che riguardano gli alpinisti sono una frazione di un costo decisamente superiore. Se poi allarghiamo l’orizzonte e guardiamo il costo sociale, ci si rende conto che l’alpinista sprovveduto/diseducato/incosciente, ha un costo sociale ben inferiore a quello del generico cittadino sprovveduto/diseducato/incosciente.
Quindi la domanda torna ad essere “perché gli alpinisti si e tutto il resto dell’umanità no?”.
Io credo vi siano più risposte, da quelle più banali a quelle più maliziose.
In generale davvero le persone non capiscono perché uno debba fare una cosa cosi inutile come andare in montagna, peggio che mai andarci arrampicando. Quindi l’alpinista è automaticamente un imprudente a prescindere.
Poi ci sono i moralisti. e li mi dispiace accorgermi che moti sono a loro volta alpinisti. Per loro essere sprovveduti è una colpa. Non essere consapevoli del rischio reale non è un difetto di educazione ( e quindi anche un difetto della comunità), ma tuo. Loro hanno studiato, sanno, e quindi ne sono immuni. I moralisti sono convinti che il problema si risolve con le regole. Se hai il casco, se hai gli scarponi, se hai l’imbrago… tutte cose che credo non avesse con se Jean-Marc Boivin quando salì in giornata l’integrale di peuterey (ok gli scarponi dal col du Peuterey in poi li aveva), quindi dicono che se non rispetti le regole devi pagare.
E poi ci sono, pochi credo, quelli in malafede. Quelli che sanno perfettamente che il costo del sistema del soccorso in Italia è notevole. Quelli che magari hanno sponsorizzato per primi la crescita di una macchina pachidermica. Quelli che stanno trasformando l’elisoccorso in un metodo per chiudere gli ospedali periferici (il grosso del nostro lavoro consiste non nel soccorso ma nel trasferimento di passeggeri malati), e pensano di distrarre un po’ l’attenzione della massa indicando i colpevoli in un gruppetto facilmente identificabile e politicamente irrilevante.
Ecco perché gli alpinisti si, e tutti gli altri no. Ecco perché si individua un luogo, la montagna, dove non è ammesso che tu sbagli a spese dello stato, e si permette senza battere ciglio che questo avvenga in misura abnorme altrove.
Si Giando quello di Fulvio è un intervento bellissimo e pienamente condivisibile.
Come ho già scritto, sono stato soccorritore per 20 anni del Corpo Nazionale Soccorsi Alpino e speleologico. L’ho fatto per altruismo e perchè anchio andando in montagna ne avrei potuto avere bisogno. Altro che farmi pagare.
Fulvio, il tuo è uno degli interventi più belli che abbia mai letto su questo blog.
questa storia di imporre la guida e di fare pagare il soccorso è solo un giochino subdolo e molto sporco per favorire economicamente qualcuno.
Questa è la verità altro che prevenzione e risparmio di soldi pubblici.
Torniamo pure alla santa inquisizione e chi non è d’accordo con le vostre leggi da medioevo metteteli pure sul rogo.
Quello che scrivo qui sotto è un commento che mi trovo a fare sempre più spesso di questi tempi.
Sono un tecnico aeronautico, in particolare un tecnico d’elicottero. Sono nel dettaglio un tecnico verricellista. Quello che si affaccia fuori dall’elicottero per calare e recuperare medici, tecnici del soccorso alpino, ed i loro pazienti.
Sono prima ancora di tutto questo (mi considero), un montanaro e un alpinista.
In ognuna di queste cose che sono, o a cui mi sento di appartenere, trovo delle ragioni per essere assolutamente contro il fiorire di leggi regionali che vogliono far pagare il soccorso in montagna.
Sono contrario prima di tutto come soccorritore.
La prima conseguenza di queste leggi è mettere in difficoltà noi. Succederà, succede, che qualcuno per timore di dover pagare tarderà a chiamare i soccorsi. Un soccorso banale alle 15, diventa critico a fine effemeridi. Il recupero di qualcuno perso su un prato o una cresta, è più facile dello stesso qualcuno che dopo aver provato a scendere senza sapere dove, si è infilato in un canale o perso nel bosco.
prima o poi qualcuno per non aver chiamato, perché si è perso sano e aveva paura di pagare, lo ritroveremo morto.
Sempre da soccorritore mi chiedo perché chi va in montagna deve pagare, e tutti gli altri no. Gli automobilisti indisciplinati, i fungaioli imprudenti, il ciclista distratto e quello che da 15 anni si rifiuta di ascoltare i consigli del medico…
Perché chi decide di passare la domenica in montagna e sbaglia si, e chi decide invece di passarla in autostrada e sbaglia no?
Da montanaro vedo questa cosa come l’ennesimo passo per l’abbandono delle valli. Un ulteriore sottrazione di servizi alla montagna (perché il turista alpino che si perde paga, e quello che si perde al mare con il surf no?)
Da alpinista mi chiedo se quello che si vuole far pagare sono le scelte individuali. Sia chiaro, è legittimo che si paghi per le conseguenze delle proprie scelte, ma abbiamo delle regole sociali che servono anche a renderci solidali. E allora se si vuole adottare un simile sistema, “hai fatto una scelta, ora sei nei guai, i costi per tirati fuori dai guai li paghi tu e non pretendere la solidarietà della società”, allora bisogna essere coerenti e conseguenti con tutto il sistema.
Perché se io devo pagare per aver deciso di salire al rifugio con le scarpe da ginnastica, allora deve pagare anche la signora che guida con il tacco 15 e il signore che guida con le zoccolette da spiaggia. (Non pagare i danni fatti ad altri, ma pagare le spese del suo soccorso e di quelli che ha coinvolto). Se pago perché ho un abbigliamento inadeguato, deve pagare anche chi si mette per strada con le gomme estive sulla neve e chi non cambia i tergicristalli e quando piove non vede fuori. Deve pagare i soccorsi di eventuali incidenti.
Invece si punta il dito solo verso i comportamenti sbagliati, o presunti tali, degli alpinisti, e tutto il resto va bene cosi com’è.
Per un intervento in Grigna, ne faccio 20 su strada. Ma nessuno dice di far pagare l’elicottero a chi correva troppo in auto, a chi non rispetta le distanze di sicurezza, a chi non si assicura di avere le luci dell’auto a posto prima di mettersi per strada.
Ma guai se due ragazzi son saliti in Rosalba con i jeans.
La cosa che più mi infastidisce è che un buon numero di alpinisti si schiera a favore di questo atteggiamento.
Tutti a dare giudizi morali, tutti che sanno come si deve fare, tutti certi di saper fare di meglio, tutti che si dimenticano probabilmente come hanno iniziato.
E sopratutto tutti che si dimenticano che l’alpinismo, è uno dei pochi spazi in cui le regole le decide da un lato la montagna, dall’altro chi ci va a “giocare”.
Tutti i grandi alpinisti sono stati innanzitutto creatori di scandalo perché non rispettavano le regole che qualcuno pensava servissero per fare quell’attività.
Quelli che ora puntano il dito sui ragazzi che si perdono perché non sanno, o che non riescono a scendere perché non hanno l’attrezzatura adatta, mi ricordano i censori che difendevano strenuamente il sesto grado come limite ultimo.
Io oggi lavoro in elicottero e vado a soccorrere anche chi fa un errore in montagna. Lo faccio per mestiere, non sono un eroe, e per un paio di ragazzi incrodati che recupero, faccio decine e decine d’interventi che hanno un costo sociale di molto superiore e che sono dovuti ad una diseducazione molto più diffusa. Però mi sembra evidente che politicamente paga di più puntare il dito verso pochi eccentrici. Perché se passasse invece il principio generale si scoprirebbe che a pagare sarebbero tutti, anche quelli che passano la domenica al centro commerciale anziché su un sentiero.
Leggi che nel migliore dei casi incasseranno qualche decina di migliaia di euro, su bilanci del solo elisoccorso di milioni.
Oggi lavoro in elicottero ma il mio primo volo su un eli lo feci nel 1985. All’epoca sognavo di fare la guida alpina e stavo scendendo dal pic des Agneaux quano scivolai su una placca di ghiaccio. Come ho scritto più volte fui troppo pigro ed orgoglioso per rimettere i ramponi e chiedere al mio compagno di legarci. Mi verricello un Alouette III della gendarmerie di Briancon e mi portò in ospedale. Ho imparato qualcosa e anche se spesso mi arrabbio quando mi tocca andare a recuperare qualcuno dove poteva fare a meno di trovarsi, poi mi ricordo che sono ne più ne meno di come ero io, di come è mia figlia, di come sono i miei nipoti. Ragazzi che cercano un luogo in cui sentirsi liberi, che imparano e imparando sbagliano.
Sbaglierò, ma riesco ancora ad essere più solidale con chi ha pensato di poter arrivare in rifugio con i bastoncini da sci invece della picozza, rispetto a chi ha deciso di mettersi alla guida ubriaco.
Il primo se non altro ha scelto solo per se stesso e nessuno, nemmeno io, il pilota, il medico o il tecnico del soccorso alpino, siamo obbligati ad andarlo a prendere.
Costa? anche i miei errori, i vostri, e quelli di milioni di altri cittadini costano. Spesso di più anche se fanno meno scalpore.
“….. o magari un accompagnatore di media montagna ( vero Luca che giochi a nascondino? )…..”
Bene!!
Ringrazio Cominetti e Michelazzi per aver esposto con chiarezza la loro opinione che condivido totalmente, sono sempre gli uomini che fanno le professioni , mai vicevesa.
In Abruzzo sembra stia nascendo il nuovo medioevo della montagna, con politici che pur di risolvere il problema delle proprie responsabilità in qualità di amministratori, hanno colto l’occasione di una proposta a dir poco approssimativa per varare una legge che fa soltanto comodo ad alcuni a dispetto dei tanti che praticano la montagna con passione e rispetto.
Il fatto della sicurezza sembra l’ultima preoccupazione del legislatore anche se viene riportata come primaria. Le tesi a sostegno sia del pagamento del soccorso che dell’obbligo (su certi terreni) di ingaggiare una guida alpina o magari un accompagnatore di media montagna ( vero Luca che giochi a nascondino? ) portando ad esempio casi limite riscontrabili in qualsiasi attività ( chi va a 200 km all’ora con la moto e si schianta deve pagare il soccorso? ) sono irricevibili. A chi sostiene che solo a Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato e Vigili del Fuoco si debba assegnare il compito del soccorso in montagna, pur nel rispetto dello loro professionalità, voglio ricordare che per tale compito sono formati e giustamente pagati dalla comunità.
Non vedo citato in Soccorso Alpino e Speleologico ugualmente professionale ma formato da volontari.
Lungi da me il pensiero che l’omissione sia dovuta per la contrarietà del CNSAS Abruzzo al pagamento del tiket, essendo un’anima candida, preferisco propendere per un lapsus, a volte capita.
Alessandro è dannoso che tu pubblichi su questo blog articoli tipo quello sulla storia alpinistica del Cervino.
E’ dannoso perchè queste azioni sono inutili e sopratutto “SCELLERATE” e possono essere a rischio di emulazione con conseguente rischio di soldi pubblici.
io caro Sig. Loreto lo so benissimo di cosa sto parlando. Lo so perchè sono alpinista da 40 anni, dal 1984 sono Istruttore di alpinismo del CAI e dal 2000 sono Accademico del CAI. E anche se non sono famoso mi accosto eccome!
ma lei Sig. Luca in montagna ci va? visto che è un lusso se ne stai a casa che è meglio così risparmia per pagarsi la prossima otite.
Mi può stare anche bene di pagare il soccorso ma perchè mai dovrei pagare una guida per fare una cosa che sono in grado di fare da me e comunque voglio fare da me?
Io in montagna ci sono sempre andato da me. Ho fatto camminate, arrampicate, solitarie, invernali su roccia e su ghiaccio, ect, ect. sempre da me o con i miei amici.
La guida non mi serve. PUNTO!!
Imporre queste limitazioni, queste regole assurde e senza senso, sono altro che limitazione della libertà dell’individuo e distruggere l’anima stessa dell’alpinismo.
Se volete un vita inquadrata, fatelo pure. Magiatevi il ministrone preconfezionato che vi vende il supermercato. Ma non cercate di imporlo agli altri.
Mi permetta sig. Alberto Benassi, è proprio lei che non sa di che parla, lei si paragona e se mi permette traspare un certo fastidio a doversi accostare a nomi così famosi. Non mi sembra di aver detto che quei Personaggi e/o frequentatori della montagna con meriti magari anche Guide Alpine, (spesso ne coincidono) debbano essere obbligatoriamente accompagnati da guide. In ogni legge sono previsti aggiustamenti.
“”Non mi sembra che Riccardo Cassin abbia avuto bisogno della guida per fare le sue imprese.
E con l’alpinismo solitario come la mettiamo? Verrà vietato perchè in montagna da soli non ci si può andare?
Non mi sembra che Hansjor Auer abbia avuto il bisogno della guida alpina quando ha fatto in solitaria e senza corda la via del Pesce in Marmolada.
Ma Lei Sig. Loreto lo sa di cosa sta parlando? Scusi ma a me sembra di no.””
Chi avversa le nostre idee è “molto interessato”? Al lettore qualunque, che è il turlupinato perché pagante, che si appassiona al problema, consiglio di andarsi a vedere, persona per persona, le attività che svolge ed i ruoli. Comunque nulla sarà come prima, non più elicotteri che portano a spasso sconsiderati “aggratis”, e le nostre squadre delle Forze di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Forestale, Vigili del Fuoco preparatissime, felici di soccorrere le persone in difficoltà, compito per il quale sono in vita. loreto bartolomei orgoglioso Maestro di Sci a riposo.
mi scuso per una acca di troppo e per il misprint di materia
sara’ che lavoro, penso e scrivo tutto il giorno in tre lingue diverse…
et te Luca, durante il giorno pensi??
e concludi che per uscir da un sentiero e praticar ”l’arrampicamento” ci vuole una guida alpina, sempre e comunque?
e che l’assicurazione deve essere obbligatoria anche per andare a farla tra le frasche??
diceva ”il divo” (che nonostante fosse moralmente discutibile, a confronto dei colleghi attuyali era un gigante)
”a pensar male si fa peccato…ma quasi sempre si ha ragione”
a pensar bene…a essere gentili chi scrive e propone queste leggi non sa nulla dell’ambiente montano
a pensar male…c’ha il suo tornaconto
Sig. Alberto a me non interessa chi sia lei e cosa abbia fatto nella vita, io qualche anno fa ho pagato il proto soccorso in un ospedale italiano perché la mia otite non non ere considerata una cosa grave è di conseguenza avrei fatto perdere del tempo ai signori medici. Ma di cosa sta parlando??? Il fatto di andare in montagna è un hobby, iper certi versi anche un lusso, il lusso va pagato
Ripeto anche a Lei Sig. Luca e con l’alpinismo solitario come la mettiamo?
E’ un atto irresponsabile, di pura imprudenza quindi va vietato. Se un alpinista solitario viene recupereato perchè ha un incidente è giusto che paghi perchè è stato evidentemente imprudente e impreparato.
Voi cari Signori Luca e altri, avete paura di vivere e con le vostre leggine del m……, siete le persone che decreterete, in Italia la morte dell’alpinismo.
Io sono un alpinista e sono stato per 20 anni volontario di soccorso alpino. Non ho mai pensato di fare pagare a chi ha avuto bisogno del mio aiuto. Non sono stato avedere se è stato imprudente , o se era impreparato. Sono partito per aiutarlo e basta.
Matteo, prima di tutto impara l’italiano e poi scrivi, ovviamente le tue bischerate
la vergogna non son le bischerate che puo’ scrivere un maestro di sci in pensione…con, evidentemente una conoscenza di cosa sia l’alpinismo pari o inferiore ha quella della storia d’italia e dei suoi non cosi’ lontani drammi.
e neppure che un tal personaggio possa avere una certa influenza sul, evidentemente ignorante in mqteriq, legislatore locale (se questo e’ vero, gradirei che i curatori del blog lo confermassero)
la sola vergogna e’ che il collegio guide dell’abruzzo approvi tacitamente questi delirii. spero di sbagliarmi…ma vorrei che tal collegio guide e i rappresentanti nazionali dichiarassero ad alta voce che:
mai ci sara’ l’obbligo di guida alpina per ”uscir dai sentieri”, ne’ tanto meno ci saran ”corsi coatti” per poterlo fare
sogno?
se uno apprezza il valore aggiunto della guida, ben per lui…da qui a imporlo a tutti ,ce ne passa.
Ho letto un considerevole numero di fesserie, soprattutto da parte di quelli che dicono di essere PROFESSIONISTI della montagna, sicuramente sono molto ignoranti, forse perché si relazionano solo con cornacchie e lupi, un individuo è libro di andare dove vuole ma quando si alza un elicottero per andarlo a riprendere solo perché va in giro senza adeguata attrezzatura o perché si è avventurato in una cosa più grande delle sue capacità e questo elicottero nello stesso momento potrebbe servire per salvare la vita ad un infartuato e soprattutto quando un intervento del genere costa diverse centinaia di euro al minuto, beh devi pagare, punto e basta
caro Sig. Loreto io la libertà altrui per andare in montagna non lo mai limitata. Lei invece mi vuole imporre la guida.
La guida deve accompagnare gli stupidi? No la guida alpina accompagna chi non se la sente di fare una ascensione da se o con il proprio compagno.
Non mi sembra che Riccardo Cassin abbia avuto bisogno della guida per fare le sue imprese.
E con l’alpinismo solitario come la mettiamo? Verrà vietato perchè in montagna da soli non ci si può andare?
Non mi sembra che Hansjor Auer abbia avuto il bisogno della guida alpina quando ha fatto in solitaria e senza corda la via del Pesce in Marmolada.
Ma Lei Sig. Loreto lo sa di cosa sta parlando? Scusi ma a me sembra di no.
Volevo solo ricordare, a chi mi da dell’ ignorante perché uso termini comprensibili ai più, che io sono soltanto un umile Maestro di Sci, uso termini ridicoli magari per i “santoni” (così si credono di essere) della montagna, che la libertà di ognuno, sacrosanta, finisce quando comincia quella degli altri. Anche al mare per andare in barca è possibile, governarla se piccola senza limiti, questi ci sono se la stazza è più grande, con patente ed assicurazione obbligatoria. Nei commenti, sembrano tanti ma fatti dalle stesse persone, si stabilisce che la guida alpina non serve perché limita la libertà di “fare”, chi dovrebbe accompagnare allora la guida, gli stupidi?? Quindi se ne può anche fare a meno, sciogliere l’ albo farla finita con questa professione. Ma tutti i commenti-insulti hanno un unico comun denominatore, (?), questo è quello che nuoce a chi sino ad oggi ha monopolizzato la montagna a propri fini. In Abruzzo ben vengano le squadre di soccorso delle Forze di Polizia, Carabinieri, Forestale, Vigili del Fuoco a terra, ed elissoccorso dei Vigili del Fuoco. Un ringraziamento sincero va al sig. Marcello Cominetti che con il suo commento ha saputo meglio di tutti, con linguaggio appropriato, mostrare tutto il livore possibile. loreto bartolomei Maestro di Sci a riposo.
“”I precedenti in Italia ci sono stati eccome! Il fascismo è l’esempio più recente che mi viene in mente. Complimenti! Un bel passo avanti per la libertà.”” Lei sputa sul piatto dove mangia, forse le cose più belle (almeno da noi), sono state realizzate proprio in quel periodo, sa di quel periodo quante cose usa rifugi, ferrate ecc. …., di cui dovrebbe esserne fiero e grato.
—Nel 1930 fa capolino il Consorzio Nazionale Guide Alpine e Portatori.—
“”Le guide alpine sono i professionisti della montagna che accompagnano e insegnano le tecniche relative a tutte le attività che si possono praticare in montagna: alpinismo, scialpinismo, arrampicata su roccia, canyoning…)
Perché una guida alpina?
Affidarsi ad una guida alpina significa vivere e scoprire la montagna accanto ad un professionista che ha frequentato un lungo percorso formativo e che continua ad aggiornarsi periodicamente. Significa condividere un’avventura unica, godere del fascino della natura, imparando a rispettarla, ed affrontare consapevolmente i rischi che le attività in luoghi selvaggi e incontaminati necessariamente comportano”” loreto bartolomei
Concordo appieno con Marcello!
Servirsi delle arti di una Guida Alpina dev’essere una scelta, se diventa un’imposizione ne perde la dignità e la caratteristica fondamentale della professione stessa di essere libero da vincoli imposti e non certo l’autista dell’autobus che paghi il biglietto e ti porta in giro…!
Spero che i colleghi abruzzesi dicano la loro in maniera forte e anche feroce magari!
Io SONO una guida alpina e quando dei miei colleghi prendono certe posizioni palesemente ignoranti e di bieca convenienza a spese della libertà altrui, mi vengono i brividi e mi vergogno di appartenere a quella stessa categoria.
Fosse per me li proporrei per la radiazione dall’albo professionale per presunto abuso di potere. Certe guide si sostituiscono a dio con una naturalezza psichicamente preoccupante, ma state tranquilli che la maggior parte di noi guide non è così.
Questa dell’assicurazione obbligatoria e (ancora peggio) della guida alpina obbligatoria sono la manifestazione di una chiara mancanza di cultura sull’argomento di cui si tratta. Lo si capisce anche dai termini (corde, scalette…) utilizzati.
Mi spiace per il bellissimo Abruzzo, ma queste sparate ignoranti non favoriscono di certo una frequentazione ricreativa di quel territorio e pongono lo stesso episodio nel ridicolo e nell’assurdo.
Chi si deve realmente preoccupare sono quelle persone che hanno partorito una proposta tanto offensiva della dignità dei frequentatori appassionati, superficiale e priva di buon senso, come questa.
ogni giorno che passa si assiste sempre di più ad iniziative per limitare sempre di più la libertà delle persone.
Per andare in montagna devo PAGARE!! Pagare una guida alpina….
E quale sarebbe questo limite oltre il quale devo pagare ed essere accompagnato per la manina….
E se io sono più bravo e forte della guida alpina che mi fate lo sconto?
….”Per tutti coloro i quali invece vogliono andare oltre, magari superare difficoltà maggiori, a partire da un certo grado di difficoltà, questo da stabilire, devono farsi accompagnare obbligatoriamente da una guida alpina….”
MA VERGOGNATEVI!!!
Due parole soltanto: CHE PALLE!!!
Sperpero di denaro pubblico? Si, quello che viene speso per pagare chi concepisce queste leggi del menga.
I precedenti in Italia ci sono stati eccome! Il fascismo è l’esempio più recente che mi viene in mente. Complimenti! Un bel passo avanti per la libertà.
In Abruzzo ci sarà prossimamente una legge ancora più completa delle altre regioni. Ci sarà l’ obbligo di una polizza assicurativa per chi intende fare lo sport dell’ arrampicare, usando attrezzature per farlo tipo: corde, chiodi, ramponi, scalette ecc…, chi ne è sprovvisto sarà sanzionato, ma non per chi ama passeggiare sui sentieri delle nostre montagne e, sopra un certo grado di difficoltà, sarà fatto obbligo dell’ accompagnamento di una guida alpina. Saranno indetti dei corsi per una prima preparazione alla frequentazione della montagna in sicurezza, per se e verso gli altri, con esame finale di idoneità, con sensibilizzazione anche nelle scuole per i giovani studenti. Infine saranno utilizzati reparti dei Vigili del Fuoco per l’ elisoccorso, in quando hanno più volte dichiarato la loro disponibilità a farlo ed a terra le squadre del Soccorso Alpino delle varie forze di Polizia, Forestale e Carabinieri. Maestro Paolo de Luca, si sta per avverare un sogno, quello di vedere meno elicotteri sorvolare le nostre montagne per il recupero di infortunati e/o di “”gitanti fuoriporta””, ma soprattutto meno sperpero di denaro pubblico. loreto bartolomei
Su Mountlive.com, con pubblicazione del 16 ottobre 2015, il presidente regionale del CNSAS, Giulio Giampietro ha esposto la posizione ufficiale del CNSAS Abruzzo. In sintesi “No al soccorso a pagamento in Abruzzo”, alla luce di una analisi attenta della situazione regionale e dei dati statistici ad essa connessi, il C.N.S.A.S. Abruzzo ritiene che sia più opportuno incentivare un’opera di sensibilizzazione alla sicurezza in montagna, piuttosto che procedere alla stesura frettolosa di una normativa che, benché valida per alcune realtà regionali, sia del tutto estranea alla realtà abruzzese”
In dettaglio:
“Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo, C.N.S.A.S. è una realtà che opera da ben 55 anni al fianco degli amministratori e ha idee ben precise su cosa voglia dire intervenire in ambiente impervio e ipogeo. Da una analisi preliminare dei dati statistici il numero degli interventi regionali di soccorso ed elisoccorso non lascia intravedere una fattibilità del soccorso a pagamento in montagna.
Recentemente apprendiamo dagli organi di stampa regionali, sia da parte di amministratori che di esponenti di alcune categorie, che non hanno titolarità specifica nel soccorso in montagna, intenzioni riguardanti una ventilata riforma di tale pubblica attività unitamente ad una riforma dell’elisoccorso, con la necessità di inserire il pagamento di un ticket sanitario per i soccorsi svolti in ambiente.
Su questi specifici punti appare necessario chiarire la posizione del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, che per il compito da esso prestato, di operare a favore della popolazione per il soccorso in montagna, viene individuato dalla normativa vigente quale unico interlocutore con il quale le regioni attuano il servizio pubblico di Elisoccorso (Legge 21 marzo 2001 n. 74 e Legge Regione Abruzzo 17 aprile 2014 n. 20). Particolare non di poco conto poiché questo Ente dello Stato, riconosciuto quale unico Corpo di soccorso alpino a livello nazionale in grado di offrire assistenza sanitaria di emergenza grazie a una propria componente medica, si occupa anche di integrare i sanitari del Servizio di Elisoccorso del 118, sostituendoli con i propri medici alpinisti in tutti quegli interventi in cui i sanitari del 118, per questioni di limite tecnico dovuti all’esposizione in ambiente di alta montagna, non possono intervenire direttamente.
E non vi è alcun dubbio che se si parla di elisoccorso, di inserire un ticket sanitario anche per i soccorsi in montagna, di legiferare in questo senso guardando altre realtà regionali, non si può prescindere dal coinvolgimento dell’attore principale, ovvero la Sanità regionale. Infatti, quest’ultima ha la competenza sia operativa di svolgimento del servizio, fatto in collaborazione con il C.N.S.A.S. Abruzzo, sia amministrativa.
Eppure nessuno, fino ad ora, ha pensato a tale interlocuzione, benché la decisione di inserimento di un ticket sanitario, la riscossione del medesimo, nonché il successivo utilizzo delle somme derivanti siano da un punto di vista amministrativo e legale di esclusiva pertinenza del Sevizio Sanitario Regionale.
Su sollecitazione degli operatori del settore montano, la regione Abruzzo nel 2015 ha ritenuto opportuno modificare l’art. 99 della Legge Regione Abruzzo 8 marzo 2005 n. 24, permettendo, nello specifico ambito invernale (sci fuori pista), la libera frequentazione della montagna in ogni condizione, ponendo però obbligatoria, si badi bene, la dotazione individuale per l’autosoccorso (A.R.T.Va., pala e sonda). È inoltre noto, ed è facile immaginarne la motivazione, come non sia andato a buon fine, nella modifica di legge citata, l’inserimento dell’obbligo di avere una assicurazione da parte di coloro che frequentano la montagna. Nel confronto del 2015 tra operatori del settore, la riforma ha giustamente visto come attori principali il Collegio delle Guide Alpine, il Collegio dei Maestri di Sci, i gestori di Stazioni Sciistiche e altri. Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo era stato coinvolto marginalmente, e riteniamo per certi versi anche giustamente, poiché il nostro compito istituzionale è e rimane quello di fare soccorso in montagna a prescindere.
Se ora, però, si sta parlando di una modifica sostanziale del soccorso in montagna e dell’elisoccorso, risulta evidente come non lo si possa fare se non interloquendo con i soli attori che di fatto svolgono tale compito e ne sono incaricati con specifiche leggi dello Stato.
In merito alle scelte adottate da altre realtà regionali sull’introduzione di un soccorso a pagamento, il C.N.S.A.S. Abruzzo ritiene che, prima di una qualunque decisione, sia indispensabile fare un’analisi critica ed attenta delle esigenze specifiche del nostro territorio, basandosi sulla realtà dei numeri di intervento annuali, sulla tipologia dell’intervento (sanitario/non sanitario), sull’uso o meno del mezzo aereo, sulle cause che determinano l’incidente e la conseguente richiesta di soccorso, sul diritto civile, ma anche morale di essere soccorsi.
Un esempio? Ai familiari di un ipotetico sventurato, deceduto in montagna per propria incompetenza, imperizia, incoscienza, inadeguatezza dell’attrezzatura utilizzata o, peggio, perché vittima di reale fatalità, verrà comunque recapitata una fattura per il recupero della salma?
Riteniamo, e per il C.N.S.A.S. Abruzzo non può essere altrimenti per propria identità e tradizione, che vada fatta, in primo luogo da parte degli amministratori, una attenta riflessione sull’impatto anche sociale di talune scelte. Il C.N.S.A.S. Abruzzo, in linea con la propria Direzione Nazionale, ha ritenuto giusto investire sull’aspetto divulgativo e di sensibilizzazione del modo cosciente e prudente di frequentare la montagna. Iniziative a carattere nazionale come “Sicuri in Montagna”, “Sicuri sul Sentiero”, “Sicuri sulla neve” sono campagne di sensibilizzazione divenute ormai punto di riferimento per chi si avvicina all’ambiente montano. Non solo, il C.N.S.A.S., da sempre all’avanguardia e al passo con le innovazioni tecnologiche, gestisce un proprio sistema nazionale di allarme satellitare per smartphone, il “GeoResq”, a disposizione di tutti ad un costo irrisorio (5,00 euro l’anno).
Pertanto, alla luce di una analisi attenta della situazione regionale e dei dati statistici ad essa connessi, il C.N.S.A.S. Abruzzo ritiene che sia più opportuno incentivare un’opera di sensibilizzazione alla sicurezza in montagna, piuttosto che procedere alla stesura frettolosa di una normativa che, benché valida per alcune realtà regionali, sia del tutto estranea alla realtà abruzzese”.
Il Presidente C.N.S.A.S. Abruzzo, Giulio Giampietro
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Ecco il mio commento del 20 ottobre 2015
Grande è la soddisfazione per Paolo De Luca e me Loreto Bartolomei, promotori della “battaglia” per il soccorso in montagna a pagamento. Grande, dicevo la soddisfazione per noi perchè per la prima volta abbiamo la sensazione che le cose vanno per il verso giusto. In primo luogo ringraziamo l’ ottimo consigliere Luciano Monticelli ed il collega Pierpaolo Pietrucci, i quali hanno portato al tavolo della discussione tutti i membri del soccorso alpino delle varie forze di Polizia ( da ora in avanti li chiamerò così intendendo dire, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Forestale, Vigili del Fuoco ecc….), essi hanno recepito, per il momento gran parte delle proposte da noi avanzate. Nella prossima riunione saranno sviluppati quei punti lasciati per il momento in sospeso. In primo luogo si va verso una sensibilizzazione a partire dalle scuole per un comportamento corretto che deve tenere chi frequenta la montagna, auspichiamo invece un corso con esame finale per tutti coloro i quali intendono recarsi in montagna non per fare una semplice camminata sui sentieri segnalati, e che noi diciamo scalati anche dai “muli”, ma che invece vogliono cimentarsi in vere e proprie arrampicate usando attrezzi adatti a farlo tipo corde, chiodi, scalette, piccozze ecc….. . Ricordo a tal proposito che in Abruzzo chi vuole recarsi a cercare funghi deve aver frequentato un corso per conoscerli e poterli raccogliere. Per tutti coloro i quali invece vogliono andare oltre, magari superare difficoltà maggiori, a partire da un certo grado di difficoltà, questo da stabilire, devono farsi accompagnare obbligatoriamente da una guida alpina. Importante ed obbligatoria sarà una polizza assicurativa che prevede un risarcimento per chi viene offeso dal comportamento dell’ assicurato, e anche verso se stesso (spese di soccorso in caso di incidente). Per non ripetere “la scena” di qualche settimana fa, quando per una frettolosa (interessata?) chiamata di soccorso da parte di (?) pervenuta al (?), si sono alzati in volo diversi elicotteri (3), diversi mezzi e tanti uomini, si sono messi in movimento per raggiungere Pietracamela, pronti per montare, iniziando a montare una stazione di soccorso per poter accogliere i malcapitati in un “sicuro” (questo scrivevano i giornali online) disastro aereo. Quante migliaia di Euro sono andate in fumo. Siamo certi, che per fare meglio, le operazioni devono essere coordinate dalle squadre delle Forze di Polizia le quali opereranno con i loro uomini coadiuvati da quelli del 118. Sperpero di denaro pubblico con questa organizzazione non ci sarà più.
Loreto Bartolomei
…sorvolo dall’esprimere il mio parere da “frequentatore assiduo” della montagna su questa cosa dell’ RC e del “Soccorso” a pagamento perche’ chi mi conosce sa gia’ cosa condivido e cosa no di questa novita’,ma come ben sappiamo io NON SONO NESSUNO, ma mi limito a fare due domande che a primo acchito potrebbero sembrare stupide ma riflettendoci non lo sono… astenersi provocatori e polemici grazie:
1) In caso di soccorso, il “pagamento” sara’ detraibile visto che gia’ paghiamo le tasse per il SSN (sistema sanitario nazionale) che include i vari tipi di soccorso?Visto che il Soccorso Alpino interviene anche in caso di incidenti stradali/moto/soccorsi a malati in zone difficili da raggiungere, sara’ fatto pagare il soccorso anche a queste altre “categorie”?
2) La RC “obbligatoria” dove e’ possibile vedere un preventivo? Perche’ a tutti gli assicuratori a cui ho chiesto dei pareri mi hanno sbottato a ridere in faccia: per una RC seria che copre questo tipo di cose ci vogliono circa 6000 euro l’anno… Per quanto riguarda la RC del CAI non mi esprimo ma esorto a informarvi di persona, io l’ho gia’ fatto…
Qualcuno sa chiarire questi due punti? Grazie mille a chi interverra’ in maniera seria e professionale!
concordo con Ferdinando.. se da un lato occorre preservare il libero arbitrio soprattutto in montagna ,
dall’altra l’imporre per legge un comportamento comporta creare false aspettative o false sicurezze..
la polemica sull’Artva, obbligatorio o meno è illuminante quando poi si scopre che una bella fetta di chi lo indossa, in realtà non sa come usarlo, o non legge i bollettini valanghe ecc.ecc.
La stipula di una assicurazione come l’utilizzo dei DPI deve essere una libera scelta soprattutto consapevole frutto di un percorso culturale altrimenti rimane solamente un fatto formale anzi, magari una scusa per sottovalutare i rischi… “tanto ho l’artva e, comunque, sono assicurato!!!!!!!!”
Agostino Cittadini: «paghiamo già la sanità…» DOVE? Andare privatamente (o in nero) dal medico specialista è ancora una scelta non un obbligo. “DEVE” aprire la strada al pagamento dei soccorsi… solo in montagna però, mi raccomando.PERCHÉ?
Decidere l’imperizia o l’equipggiamento non idoneo: CHI può arrogarsi questo diritto ORA in ITALIA? In base a quali leggi? Esiste la 81/08 nel campo delle attività ludico sportive escursionistiche? La risposta è NO. Quindi per ora sarà in vigore la massima arbitrarietà terreno propizio ad una valanga di ricorsi giuridici. Attenti quindi voi trail runners che andate in montagna con le scarpe basse…
Tutti i discorsi sul RISCHIO DEI SOCCORRITORI, sulla faciloneria nell’affrontare la montagna, sulla scarsa preparazione o sull’equipaggiamento inadeguato DECADONO di fronte alla stipula di un’assicurazione obbligatoria. Alla fine dei conti, pagando si può fare come si vuole.