”Il CAI? Ormai è ambientalista”, l’ex presidente Caveri usa il termine come un insulto? Albino Ferrari: ”E se cambiassimo con “attento all’ambiente”? Suona diverso, eh?”.
Il tema del contendere è il fatto che il Club Alpino Italiano si è schierato contro il nuovo collegamento sciistico del Vallone delle Cime Bianche, da realizzare di fatto in una delle ultime zone vergini del Monte Rosa, il tutto nonostante gli sciatori siano ovunque in calo. L’ex presidente della Regione Valle d’Aosta ha parlato di ”ambientalismo estremo”. Il direttore editoriale del CAI è intervenuto analizzando proprio l’uso di questi termini.
“Ambientalista” è un insulto?
di Luca Pianesi
(pubblicato su ildolomiti.it il 5 dicembre 2022)
”Ormai il Club Alpino Italiano è entrato in pieno nell’area ambientalista estremista. Perderanno iscritti e credibilità con una visione del futuro montagna ideologica e irrealistica. Peccato”. Questo che scrive è niente di meno che l’ex presidente (dal 2005 al 2008) della regione Valle d’Aosta Luciano Caveri, assessore a vari dicasteri, prima deputato e oggi assessore all’istruzione, politiche giovanili, università della Regione. Il suo tweet è stato ripreso da Marco Albino Ferrari, giornalista, scrittore, autore di libri di grandi successo e oggi anche direttore editoriale e responsabile delle attività culturali del CAI.

Già vincitore (due volte) del Premio Gambrinus Giuseppe Mazzotti, del Premio Leggimontagna, del Premio ANA Giornalista dell’Anno, del Premio Cortina, del Pelmo d’Oro alla Carriera, Marco Albino Ferrari ha spiegato sulla sua pagina Facebook come l’assessore di cui sopra avrebbe fatto questo tweet dopo che il CAI ”si è espresso contro il collegamento sciistico del Vallone delle Cime Bianche”. Una vicenda che Marco Albino Ferrari aveva già affrontato spiegando che questo impianto che ridurrebbe i tempi per andare oggi da Champoluc a Zermatt dalle attuali 4 ore in macchina a 1 ora di fatto servirebbe praticamente a nessuno, visto che già oggi non si capisce quante siano le persone che in macchina dovrebbero andare da Champoluc a Zermatt.
E poi aggiungeva: ”Il Monte Rosa è una delle aree con maggiori densità di piste. E, di contro, si contano molti meno sciatori di vent’anni fa. Ma se già c’è tanta abbondanza, perché voler costruire nuovi impianti nelle poche zone vergini rimaste quando lo sci è in calo? Perché costruire nuovi impianti se le temperature si alzano, la neve scarseggia e l’energia per produrla ha un costo economico e ambientale sempre maggiore?‘”. Tutte considerazioni di buon senso che guardano al presente (non serve nemmeno più parlare di futuro per capire quel che sta già succedendo, ormai, su tutte le nostre montagne). Considerazioni, che, però, per l’ex presidente di regione sarebbero roba da ”ambientalismo estremo”.
”Più che entrare nel merito della questione – spiega, allora, il direttore editoriale del CAI – è interessante soffermarci sulla forma adottata dall’assessore. Anche perché è lui stesso a non entrare nel merito, ma si limita a screditare il suo interlocutore utilizzando il termine ‘ambientalista’. ‘Ambientalista’ è diventato un insulto bello e buono. Tu politico o costruttore, se vuoi aggirare il problema, tiri fuori quel termine e ne esce l’immagine di fanatici sempre pronti a dire di no, che se ne stanno lontani dai problemi e, seduti nei loro salotti, si oppongono per posa”.
”Oppure – prosegue Marco Albino Ferrari – si agitano dietro barricate per questioni di principio che nulla hanno a che fare con la realtà. Ci saranno anche quelle posizioni, ma non è giusto farle diventare un paradigma. Proviamo a sostituire il termine ‘ambientalista’ con ‘attento all’ambiente’. Proviamo. Luciano Caveri: «Ormai il CAI è entrato in pieno nell’area di chi è ‘attento all’ambiente’». Suona diverso, eh? Questa però è la realtà, caro Caveri. Opporsi alla costruzione del collegamento nel Vallone della Cime Bianche significa rispettare la legge, visto che siamo in un’area protetta, una delle poche zone ancora interamente intatte del Monte Rosa. Significa ascoltare le analisi socio economiche e le valutazioni tecnico scientifiche che sconsigliano di dar seguito al progetto”.
”Attenersi ai vincoli normativi e ascoltare le analisi tecniche non significa essere dei ‘fanatici ambientalisti’, come dice lei tentando di invalidare idee diverse dalla sua. Significa, appunto, avere ‘attenzione all’ambiente’. Che – conclude Marco Albino Ferrari – sono sicuro, anche lei applicherebbe a se stesso con orgoglio. Non usi ‘ambientalista’ come scappatoia. La questione merita uno sforzo in più”.
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Tutti noi dovremmo essere AMBIENTALISTI perché tutti dipendiamo dall’ambiente, che ci da da mangiare e da bere, elementi INDISPENSABILI per VIVERE. A maggior ragione dovrebbero esserlo politici e speculatori, SOGGETTI PROFITTATORI e INGRATI che più usano e abusano (spesso gratuitamente) di prelibatezze alimentari che l’AMBIENTE fornisce loro. “SPARARE STUPIDAGGINI” contro l’avversario è sinonimo di mancanza di validi argomenti propositivi.
“ambientalista” non va bene.
OLTRANZISTA deve proclamarsi il Cai, NO A TUTTO CIO’ CHE NON E’ NATURA, e basta !!
Non avete idea di quanto mi senta onorato nel mio peregrinare quando vengo definito un ambientalista, a volte estremo, oppure radicale. Si tratta del quadro più importante che racconta la mia vita.
Le parole sono importanti, diceva qualcuno. Sono perciò contrario alla distorsione semantica per cui termini ben precisi hanno assunto col tempo un altro significato, generalmente di disprezzo: “buonista”, “animalaro”, “ambientalista estremo” eccetera.
Il Cai deve essere ambientalista punto e basta, senza vergognarsi del termine ma anzi andandone fiero. Deve essere un punto fermo, un riferimento, non una penosa banderuola che gira a seconda del vento, vedi la SAT con la sua orrida svolta commerciale e gli spudorati abbracci con gli assessori provinciali che trasformano le malghe in ristoranti (Lagorai).
Forse sono solo vecchio ma penso che se si perde non è colpa del nemico ma mia… Preferisco il partito del no a quello dei “90° sempre” anche se contradittorio e frantumato. Insistere anche in minoranza serve sempre e poi non si capisce come possa il Capitale Finanziario, quello che produce “denaro a mezzo di denaro”, nel momento che ha, come dice, l’appoggio popolare ad avere paura di 4 gatti malati di ideologie disfattiste… Che non sia così sicuro alla prova dei fatti? Il ministro della guerra Crosetto è stato fondatore del gruppo Fare Verde, gli ambientalisti MSI, il movimento dei cacciatori (gestori della fauna nei territori) da sempre si ritengono i “veri ambientalisti”. Mi pare che il problema non sia il nome ma l’analisi e le soluzioni.
… giusto e parliamo anche dell’Alpe Devero
Ambientalisti, fascisti, no vax, filo putiniani… E’ un gioco vecchio come la retorica screditare l’avversario ben prima di discuterne le idee. Lieto di vedere come un sussulto di rivolta animi le menti appena ci si sente messi dall’altra parte della barricata.
Possa essere una lezione per imparare a diffidare, sempre, da chi gira con l’etichettatore in mano.
Questi maledetti ambientalisti, che vietano tutto, che ci riempono di vincoli. Gentaglia che pensa solo a dominare, anziché governare, migliorare, comprendere.
Sono queste zecche che negano i saperi ambientali e i relativi valori, che infestano ministeri, assessorati regionali, provinciali e comunali. Le comunità montane ne sono zeppe, per non parlare di mille enti che a vario titolo si occupano del territorio.
Ecco chi sono quelli che adottano comportamenti opportunistici, disinteressati alla cosa pubblica, che hanno alimentato la deriva cementizia, gli scandali urbanistico-edilizi, le operazioni immobiliari. Ecco i colpevoli! Questa massa di “verdi” che ha maltrattato, svenduto, abbandonato il territorio, anziché occuparsi di questioni ambientali e della salvaguardia delle coste e delle montagne.
Sono decenni che chi si occupa di ambiente viene chiamato dispregiativamente “ambientalista”, termine che subisce poi diverse connotazioni e dizioni ma sempre declinate come a classificare la persona come priva di attendibilità perchè animata da tesioni estreme.
Ce ne faremo una ragione
Condivido pienamente l’articolo e aggiungo che, purtroppo, in Valle questi politici navigati godono dell’appoggio dei professionisti della montagna… (voti garantiti!)
Sostenibilità viene spesso confusa con Sostentamento.
L’ho scoperto a una serata a Cortina in cui si parlava di ambiente in relazione alle future olimpiadi.
Caro Marco, sono contento del tuo nuovo incarico, e ti faccio tanti auguri. Io però preferirei che il CAI si definisse semplicemente ambientalista, e non solo “attento all’ambiente”. Come dice bene Lorenzo Merlo, non vorrei che “attento all’ambiente” «liquidi il discorso e proceda con la fandonia del sostenibile».
Da ben oltre 15 anni mi prodigo per “Più montagna per pochi” e, per la mia esperienza diretta, ho trovato molta rispondenza nel contesto del CAI, sia come istituzioni (principalmente piemontesi, perché sono quelle che bazzico di più) che come soci, singoli o gruppi. Siamo ” ambientalisti estremi”? Mah… direi che il fine giustifica i mezzi (e le posizioni ideologiche radicali). La situazione è degenerata a livelli “estremi”, basta guardare la riduzione dei ghiacciai a vista d’occhio, e quindi occorrono risposte estreme. Perderemo soci come teme Caveri? Sapete che dico? Non è necessariamente un male, per il CAI. Ho sempre detto che considero preferibile lo smagrimento del CAI a complessivi 100-150.000, al massimo 200.000 soci totali, però tutti davvero “convinti” dello spirito profondo del CAI, piuttosto che avere una sovrastruttura di altri 100-200.000 (complementari al totale nazionale di 330.000 soci) composta di “falsi” soci CAI. Il falsi soci CAI sono rilevanti solo per chi è interessato al giro di dinero ($) e all’importanza delle poltrone su cui eventualmente sedersi. Chi è genuinamente interessato al CAI (oltre che all’ambiente in quanto tale, a prescindere dal CAI), non bada minimamente a questo risvolto. Meglio pochi ma buoni., possibilmente “estremi”.
L’ennesimo che in montagna non c’è mai stato e che pensa di averne una conoscenza superiore e innata solo perché ci è nato nel mezzo…
più che un estremista , direi che il Sig. Caveri è il rappresentante e il portavoce di un potere oscurantista, una specie di zombi che vive e si alimenta solo nelle tenebre. Perchè la luce emanata dalla bellezza della natura, linfa vitale, gli sarebbe fatale.
Auguri a Marco Albino Ferrari. Non ti far spaventare da questi ZOMBI, tira dritto !!!
Ambientalista: chi si occupa dei problemi dell’ambiente naturale, del suo equilibrio e della sua tutela e conservazione (cfr. vocabolario Hoepli).
Ambientalista “estremo”: che significa? Un ambientalista che si occupa dello sfascio di uno degli ultimi valloni del Monte Rosa è “estremo”? Un ambientalista che si occupa della distruzione delle Alpi Apuane è “estremo”? Un ambientalista che si occupa delle devastazioni della prossima funivia Doganaccia-Scaffaiolo è “estremo”?
… … …
Siamo sicuri che, con la sua stupida battuta, non sia invece estremista Caveri? Sí, estremista nella difficile arte del ciarlatano.
Ciao Marco. Complimenti e auguri.
Dal punto di vista dell’ecologia profonda – una prospettiva critica nei confronti dell’antropocentrismo – che dà alla terra piena dignità, indipendentemente dagli interessi e dai valori umani e vede in essa un organismo e una madre – le seguenti note: «[… ] rispettare la legge […] ascoltare le analisi socio economiche e le valutazioni tecnico scientifiche”» non le sono pertinenti.
Sono inoltre le parole e gli argomenti che chiunque pensi ai propri interessi adotterebbe. Dal costruttore a chi è attento all’ambiente.
Resta vero che chiunque – legittimamente, vista la cultura positivista in corso – ancora lontano dalle consapevolezze della cosiddetta ecologia profonda, consideri quest’ultima materia da estremisti. E con questa superficiale motivazione, liquidi il discorso e proceda con la fandonia del sostenibile.
Un po’ come torturare qualcuno senza fargli troppo male.
Speriamo, Marcello Cominetti.
È proprio necessario ad oggi, per ricoprire cariche istituzionali, come il nostro politicante valligiano di turno, sia necessario essere completamente inetti, superficiali nella riflessione e arroganti nel modo. Il MAF è stato fin troppo gentile, bisognerà cominciare a ridare ai mittenti queste loro peculiari caratteristiche.
Sono contento che Marco Albino Ferrari ricopra questo ruolo all’interno del Cai.
Già da questo intervento si capisce che potrà apportare molto di quello che al Cai manca da tanto tempo.
Speriamo bene! E auguri a Marco.
Dimenticavo di dire che Marco Albino Ferrari è uno che in montagna ci va ed è stato, tra l’altro, direttore di Alp (è lì che l’ho conosciuto) e di Meridiani Montagne. Insomma, uno che ha più esperienza legata al compito che deve svolgere che peso politico.
Che il Cai l’abbia capita?