Ladri di minerali a tremila metri

Tre persone si erano accampate a tremila metri alla base del ghiacciaio. Tutti arrestati, cercavano il quarzo.

Ladri di minerali a tremila metri
di Carlotta Rocci
(pubblicato su repubblica.it il 5 agosto 2022)

Tre tende colorate ancorate alla roccia appena sotto il punto in cui il ghiacciaio d’Arbola, in alta val Formazza, è arretrato ancora, scoprendo rocce e nuove vene di minerali. Chi, fino a qualche giorno fa, occupava quelle tende, poco sotto la cima, a tremila metri di altitudine, cercava proprio quelle: i filoni di quarzo di diverso tipo, anatasio, ematite, moscovite, minerali preziosi molto ricercati sul mercato nero e nel mondo dei collezionisti.

Erano le tende di tre cercatori abusivi che sono stati denunciati per aver devastato l’aspetto di un ettaro di montagna danneggiando per sempre un’area protetta e per il furto aggravato dei minerali.

«È uno dei ghiacciai che si sta ritirando più in fretta in queste zone perché tremila metri sono troppo pochi con queste temperature», spiegano gli esperti. Uno dei sintomi più evidenti dei cambiamenti climatici degli ultimi vent’anni è diventata una risorsa per i contrabbandieri di minerali. «È un grave fenomeno, spero che la crisi climatica non lo faccia diventare un’emergenza fuori controllo – dice a Repubblica la sindaca di Formazza Bruna Papa – Il mio ringraziamento va alle forze dell’ordine».

I finanzieri del soccorso alpino di Domodossola indagano su questo fenomeno da quasi una decina d’anni.  Non è stata un’indagine facile perché chi si occupa delle estrazioni lavora in fretta, monta il campo in una notte e scava per due giorni, poi sparisce. Per due volte sono andati vicinissimi a sorprendere i minatori in azione e li hanno mancati per un soffio.  Questa volta no, sono arrivati proprio nel momento in cui il materiale estratto veniva portato al campo base.

I ladri di quarzo pensavano di poter agire indisturbati: per anni chi ha trapanato e fatto saltare pezzi di montagna e ghiacciaio, lo ha fatto senza nessuna precauzione per non farsi sentire, convinto che a quella quota nessuno sarebbe mai andato a controllare.

E, forse, sarebbe stato così se si fossero serviti di martelli manuali e mazzette. Il rumore di un trapano a percussione o un demolitore che bucano la roccia, invece, si avvertono benissimo se c’è qualcuno in zona, e li hanno sentiti i finanzieri impegnati in un’attività di controllo doganale tra il monte Albrunhorn e la Punta del Sabbione, al confine tra Italia e Svizzera.

Erano poco lontano del passo Lebendun, hanno seguito il rumore, sapendo che non poteva essere che l’opera dei cercatori abusivi perché non ci sono rifugi o bivacchi su cui potessero essere in corso lavori di manutenzione. Così sono arrivati nella zona dell’accampamento: hanno trovato un uomo, italiano, che trasportava verso le tende un grosso sacco di iuta con il frutto di una mattinata di lavoro. I suoi due complici hanno provato a nascondersi dietro alle rocce ma sono stati scoperti.

L’accampamento aveva l’aspetto di un cantiere edile costruito a due passi da ghiacciaio. C’erano un gruppo elettrogeno, un demolitore elettrico, un grosso trapano a percussione e altri arnesi da scavo, una tanica di benzina per far funzionare il motore degli attrezzi.

Serviranno altri sopralluoghi e accertamenti per capire se per compiere uno scempio simile sia stato usato anche dell’esplosivo. E c’è un altro elemento su cui ora la finanza indaga, coordinata dalla procura di Verbania: tra il materiale sequestrato nell’accampamento c’era anche un sacco pieno di fettucce, del tipo usato dagli elicotteri per trasportare grossi carichi in quota. Il sospetto degli investigatori è che i cercatori siano soltanto il primo anello di un’organizzazione più grande capace di fornire anche elicotteri per il trasporto a valle del materiale.

Gli investigatori hanno calcolato che due giorni di scavo potevano fruttare 20 o 30 chili di minerali, moltiplicati per una decina d’anni, significa un business da centinaia di migliaia di euro perché alcuni dei minerali estratti sono molto pregiati.

La finanza di Domodossola ora indaga per ricostruire l’intera filiera. Sospetta che il gruppo di cercatori sia più volto, almeno sei persone. Sono tutti italiani, due dei tre denunciati arrivano dalla provincia di Verbania, il terzo lavorava in trasferta. Ma ora gli investigatori stanno cercando di ricostruire il giro dei collezionisti interessati al materiale estratto, i ricettatori incaricati di piazzarlo, i possibili complici impegnati nella logistica.

Chi conosce le Alpi dice che è già capitato, anche in passato, che si verificassero estrazioni non autorizzate. Anche se sembra uscita da qualche romanzo, quindi, questa storia non è un caso isolato.

Due anni fa i carabinieri denunciarono due persone accusate di aver estratto 20 chili di minerali dalle miniere di Rio Marina, la capitale del ferro dell’Isola d’Elba. Oggi quelle miniere sono proprietà demaniali, sottoposte a vincolo paesaggistico.

Il commento
di Carlo Crovella

L’occasione fa l’uomo ladro: è un detto vecchio come il mondo. A leggere bene l’articolo, pare che le estrazioni non autorizzate siano strutturali nel corso del tempo. La novità è che il ritiro dei ghiacciai rende più facile tale attività perché fa “emergere” filoni di minerali in precedenza coperti (e protetti) dai ghiacci. Quindi minore fatica estrattiva e maggiori quantitativi asportati. Certo la constatazione è desolante. Combattiamo strenuamente per la difesa dell’ambiente, ci impegniamo nelle più svariate petizioni, dibattiamo sull’inutilità di nuove opere umane e… e poi c’è sempre qualche “Sapiens” (si fa per dire…) che letteralmente scava la terra sotto ai piedi di tutti. Davvero la specie umana meriterebbe di scomparire. Così resterà solo la Natura a governare il pianeta: di sicuro lo saprebbe fare meglio dei Sapiens.

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Ladri di minerali a tremila metri ultima modifica: 2022-12-20T05:27:00+01:00 da GognaBlog

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23 pensieri su “Ladri di minerali a tremila metri”

  1. Un’amica mi ha segnalato il post e mi sento di scrivere due righe. Cresciuto alla scuola di due dei pilastri della mineralogia valtellinese, i professori Fulvio Grazioli e Francesco Bedogné devo dire che la cosa non sorprende perché già negli anni 80 comparve la moda di usare elicotteri e anche piccole cariche esplosive per estrarre minerali. Il malvezzo contagiò un poco anche il più giovane dei due mentre Grazioli, cresciuto a sua volta alla scuola dei primi del 900 di Pietro Sigismund, insegnava un rigore assoluto e non mi pare abbia mai sgarrato: spaccare con mazza e martello, caricare lo zaino (eventualmente se il materiale era troppo lasciare un deposito) e tornare giù anche ad ore ed ore di distanza dall’auto. Insomma c’era un che di “sportivo” in quella caccia alle gemme che la rendeva se vogliamo anche nobile e sicuramente più di soddisfazione. Oggi tutto ciò è quasi del tutto dimenticato e andrebbe riportato in auge anche se sono sicuro che ci sono ancora moltissimi cercatori vecchio stile. Credo ancora di essere membro “onorario” del IVM (Istituto Valtellinese di Mineralogia) ma anche in questo caso, come feci per le guide alpine, sto meditando di uscire visto le “gite” elitrasportate che ogni tanto organizzano.

  2. da ridere, sopratutto per le cavolate scritte come se questi tre si sono fatti miliardi di euro per qualche quarzo, poi leggi ste cavolatei filoni di quarzo di diverso tipo, anatasio, ematite, moscovite, minerali preziosi molto ricercati sul mercato nero e nel mondo dei collezionisti.e ridi ancora di più visto che nessuno di questi minerali è prezioso, ma si vede che certi personaggi pur di far scalpore devono scrivere cavolate a nastro, oltre con i nomi sbagliati.
    “danneggiando per sempre un’area protetta e per il furto aggravato dei minerali.”
    questa poi…..la natura ci pensa lei a tornare normale, oltre che basta chiudere gli scavi e torna tutto come prima. Comunque ocmplimenti, con tale articolo state facendo ridere quintali di gente del settore nei social

  3. Un tempo neanche tanto in la’ avrebbero avuto catene e miniere di salgemma per il resto della vita oltre che una vera gogna in pubblico per far sapere a tutti quello che li aspettava …altro che soldi facili e sconti pena. 

  4. Ciò  leggiamo ora non è che una goccia d’acqua in un oceano;vorrei ricordare che a proposito della zona veneta se ben ricordo negli anni 70/80 grazie a concessioni governative e stata distrutta la più importante e rara cristallizzazione basaltica veneta con colori particolari con cristalli esagonali alti oltre i sei metri  una rarità assoluta per il nostro paese .si tratta di Gambellara prov.vicenza . questo materiale estratto e stato impiegato dopo esser frantumato per farne massicciati delle ferrovie. Questa rarità geologica era stata pubblicata su di un libro di minerali   che non riesco più trovarne una coppia purtroppo altrimenti avrei potuto pabbliacare anche le foto. Ma penso di poter citare molti altri disastri fatti da scelte politiche scellerate  ma pure con uno scopo politico ben preciso che menzionerò in un mio prossimo articolo su questo sito sempre che mi venga concesso di poterlo pubblicare Adriano Bagne

  5. Il top è chiamarla coltivazione come se il marmo ricrescesse come un albero. Una delle tante ipocrisie. D’accordo con Benassi sulla parte storica dell’archeologia industrale.
    Consiglio in proposito una salita alla monorotaia di Piastreta (attiva dal 1922 al ‘36 e dal 1962 al ‘75) al monte Sella.
    buone feste a tutti

  6. Preservare il ricordo del passato, compreso il “bello” che l’uomo ha generato mentre faceva anche cose che oggi non rifaremmo (almeno in quel modo) è cosa diversa dall’apologia dello scempio e  della violenza verso la natura. Penso che questo valga anche per le apuane. Ogni volta che vado a Carrara resto sempre colpito e mi commuovono i ricordi del mondo dei cavatori, così diverso dalla Versilia dei russi e della Capannina degli anni .’60. Penso sia giusto tenere distinte le cose e non fare confusione e non mi vergogno di contribuire, nel mio piccolo come “foresto”, a questo lavoro di antropologia storico/ambientale.

    il mondo degli antichi cavatori, fatto di: mille pericoli, vita durissima, un pezzo di pane e un pezzo di lardo, camminate faticose sulle ripidissive vie di lizza per arrivare sulle cave, lizzature estremamente pericolose  per calare giù , anche per 1000 e più mt. di dislivello,   un blocco che se lo perdevi non venivi pagato, sono oramai storie di vita avvolte nella notte dei tempi. Fanno parte della storia di questi monti e dovrebbero essere preservate.
    Ma NON hanno nulla a che fare con quello che oggi sta avvenendo in Apuane.
    Le visite alle cave, ATTIVE!!! di oggi , con tanto di degustazione e proposte culinarie del cibo dei cavatori (qui siamo al ridicolo) non sono una testimonianza degli antichi cavatori.
    Vogliamo salvare il ricordo del mondo dei vecchi cavatori? 
    Allora ci sono le vecchie lizze, il muraglione che sostiene  la cava dei Colonnoni, della Tacca Bianca, il sentiero del Vaso Tondo, il sentiero dei Tavoloni,  la lizza meccanica, la lizza della Cave Cruze, ect, ect, ect. Tutte testimonanze di un mondo scomparso che meriterebbe un rispetto, una conservazione MA SE NE GUARDANO BENE!!
    Non si possono mettere spine nel fianco all’industria dell’escavazione.
     

  7. Nella zona dove sto adesso io, il Levante ligure, a ridosso di Lavagna l’estrazione dell’ardesia, ormai abbandonata, ha rovinato interi pendii usati come discarica di quelle che chiamano “ciappe”. Intorno all’attività di estrazione si era creata una comunità con la sua cultura e le sue abitudini di cui rimangono vaghe tracce. Forse qualcuno avrà sentito parlare della rete di sentieri lastricati percorsi dalle “lavagnine” (le ragazze che trasportavano al mare le lastre di ardesia, scalze per non scivolare). Con un gruppo di volontari che si chiama Pietre Parlanti (scusate se faccio un po’ di pubblicita’, ma è a fin di bene) abbiamo cercato di far riemergere questo mondo di fatica, di duro lavoro, di sofferenza ma anche di solidarietà e di passione . Oggi i percorsi e le cave sono luoghi di gite e le maestre ci portano i bambini della zona per ricordare la dura vita di chi li ha preceduti. Preservare il ricordo del passato, compreso il “bello” che l’uomo ha generato mentre faceva anche cose che oggi non rifaremmo (almeno in quel modo) è cosa diversa dall’apologia dello scempio e  della violenza verso la natura. Penso che questo valga anche per le apuane. Ogni volta che vado a Carrara resto sempre colpito e mi commuovono i ricordi del mondo dei cavatori, così diverso dalla Versilia dei russi e della Capannina degli anni .’60. Penso sia giusto tenere distinte le cose e non fare confusione e non mi vergogno di contribuire, nel mio piccolo come “foresto”, a questo lavoro di antropologia storico/ambientale. 

  8. Tenendo a mente che stiamo usando un mezzo che per funzionare si è servito di terre rare estratte (probabilmente) da bimbi schiavi. Vorrei capire io perché condannate le visite guidate alle cave sulle Apuane come riportato dal Sign. MG. Il mio intervento verteva sul fatto che, secondo me, è sbagliato accanirsi sul costruito per condannare la costruzione. La conoscenza è l’unica cosa che può farci capire quanto sia stato sbagliato fare la Domus Aurea, o le miniere realizzandole in schiavitù o per profitto personale. Pasolini scrisse di essere contro lo sviluppo ma non contro il progresso. Io la penso come lui nel senso che l’uomo per progredire ha bisogno di sviluppo, sviluppo che però deve diventare etico proprio in base agli errori fatti in passato che devono essere riconosciuti e conosciuti come tali. Quindi, non blocchiamo le visite guidate alle cave, ma accentuiamo  la loro valenza etica ed ecologica .
    Ancora per Sign. MG il fatto che una distruzione avvenga in 2 o 40 anni cambia qualcosa? Sui Colli Euganei si coltivano cave da sempre, per fare i pavimenti di piazza San Marco a Venezia, per fare abbeveratoi e san pietrini …..ma, in 2000 anni sono spariti due colli (San Felice e Monte Piccolo) . Quindi giusto visitare venezia, ma sapendo a spese di chi ora esista e con la speranza di non farne altre
     
     
     

  9. “Oggi si demolisce con gli attuali strumenti industriali in un giorno quello che solo quaranta anni fa si  si scavava in dieci anni.”
    e mica per estrarre marmo da scultura e nemmeno da edilizia (per i cessi, cioé) ma perlopiù per ottenere materiale filtrante per l’industria (alimentare e non solo)
     

  10. Ci spieghi cosa c’entra con la domus aurea o le miniere romane? 

    E le miglia di metri cubi di carbonato di calcio cosa centrano con la domus aurea e la Pietà di Michelangelo??

  11. @ 11 – “Così come si visita la Domus Aurea, la miniere romane della val Ridanna, quelle medievali dei Mocheni o qualsiasi museo o mostra del lavoro dell’uomo si fa cosa buona e giusta, così come è buono e giusto è visitare un museo della scienza e della tecnica”
    se hai voglia di fare il provocatore, nulla questio. l’ennesima riprova che il web è peggio del bar.
    Se invece si vuol affrontare in maniera seria il problema di un paese (e di un parco) che demolisce per mero profitto e interesse industriale un’intera catena montuosa ricca di peculiarità biologiche,  di storia, di bellezza, direi che il paragone è osceno (soprattutto per coloro che quei monti li amano profondamente).
    Nessuno contesta l’escavazione del blocco per il buon Buonarroti.
    Oggi (informati,  se solo vuoi provare a occuparti del fenomeno in maniera seria) si demolisce con gli attuali strumenti industriali in un giorno quello che solo quaranta anni fa si  si scavava in dieci anni.
    Ci spieghi cosa c’entra con la domus aurea o le miniere romane? 

  12. Come notizia:
    Una multinazionale australiana ha iniziato l’iter per estrarre minerali nell’alta valle del Mastallone, in posti ancora bellissimi. Se la cosa dovesse andare avanti, sarebbe un disastro. Dove arriva la civiltà industriale, arriva il brutto e la materia inerte prende il posto della sostanza vivente. Unica speranza: l’utopia, la fine dell’economia.

  13. Così come si visita la Domus Aurea, la miniere romane della val Ridanna, quelle medievali dei Mocheni o qualsiasi museo o mostra del lavoro dell’uomo si fa cosa buona e giusta, così come è buono e giusto è visitare un museo della scienza e della tecnica. Altra cosa è visitare le sculture di vaja o le panchinone o, come dite, le riedizioni dei capolavori dell’arte. Non me la sento di condannare l’escavazione del blocco in cui è stata scolpita la Pietà. Altra cosa è demolire le montagne per fare cemento o sanitari in marmo per ricchi giapponesi. È la misura che oramai è colma. E solo i giovani visitatori di musei e mostre, se ben condotti, potranno fermare questi scempi
     
     

  14. Pienamente d’accordo con Benassi.
    Sarebbe ora di mobilitarsi pacificamente ma fermamente contro lo scempio Apuano

  15. “mi piacerebbe leggere altrettanta sagacia sulla stoltezza del sapiens a proposito di questo fenomeno, ben più strutturale e grave di qualche decina di chili di quarzo…invece a vedere questi scempi si organizzano escursioni guidate per turisti.”
    Beh MG, a riguardo citerei il buon Merlo:
    “1.     Art.1. L’Italia è una repubblica vassalla fondata sullo sfruttamento ordoliberista dell’individu* …5.     Senza la volontà di liberazione dal capitalismo tutto è un palliativo dalla facciata sostenibile che nulla modificherà “
     
    Palliativo che ben spiega come siano possibili voli in elicottero per portare un gruppo elettrogeno, un demolitore elettrico, un grosso trapano a percussione e altri arnesi da scavo” in una zona mica poi così remota e fuori dal mondo senza che nessuno si accorgesse di nulla, se non due solerti finanzieri che stavano facendo tutt’altro.
    E che probabilmente finiranno trasferiti a Pantelleria

  16. Visite guidate alle cave, alle miniere son cose da condannare??… Mi sembra eccessivo

    Eccessivo?!?!?
    Certo qui c’è la glorificazione dello scempio,  la glorificazione della potenza e del dominio dell’uomo sulla natura.
    Ammira pure!!

  17. Il legame con la terra è stato stracciato dalla scienza.
    Il suo falso ritorno in forma sostenibile è pornografico e blasfemo.
    Al senso del sacro si è preferito il positivistico profano.
    E poi si offendono. Merde.

  18. Da sempre i “sapiens” furegano nella terra a cercar risorse. Forse proprio questa ricerca li ha resi unica specie umana. Al di là è confortante notare come siano ben sorvegliati i confini ,”forse”” sorvolati da elicotteri per portare in quota attrezzature (è cosi facile volare senza dirlo a nessuno??
    Visite guidate alle cave, alle miniere son cose da condannare??… Mi sembra eccessivo

  19. Per #1 e #2. Cari MG e Alberto Benassi, sapete bene entrambi il mio più che trentennale impegno per le cave apuaniche. L’articolo della Rapisardi l’avevo già messo in programma per le prox settimane.
    Quanto alle visite turistiche è una vergogna abietta. Vi prego entrambi di aiutarmi, se ne siete stati testimoni. Datemi una ricerca, una testimonianza, qualche dato, magari con l’aiuto di qualcun altro. E una foto.

  20. Mi associo al grido di Ginesi. Portano i turisti ad ammirare la distruzione come se fosse un opera magnifica.
    Un “artista” riproduce su un taglio di cava il David e tutti ad arrancare sopra Colonnata per andarlo ad ammirare:
    Ohhhh…che metaviglia, belloooo.
    Ma ci vedete??? Vedete l’infernale  devastazione che è li tutta intorno a voi e al David classica esca per i lucci…
     

  21. fatto certamente abusivo e da condannare.
    mi piacerebbe leggere altrettanta sagacia (si fa per dire) sulla stoltezza del sapiens a proposito di questo fenomeno, ben più strutturale e grave di qualche decina di chili di quarzo…
    https://www.corriere.it/cronache/20_ottobre_23/concessioni-abusive-cave-marmo-profitto-cosi-muoiono-alpi-apuane-2d40f7b0-14f7-11eb-b371-ea3047c1855f.shtml
    invece a vedere questi scempi si organizzano escursioni guidate per turisti. 

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